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dei doni di Dio
Notiziario delle Parrocchie di CASTELPLANIO (San Sebastiano) e POGGIO SAN MARCELLO
La fedeltà non è solo quella dei cani
Raccoglie le edizioni precedenti di
CASTELPLANIO COMUNITA’ ANNO XXIV N° 1 - POGGIO PARROCCHIA , ANNO VIII°, N° 1
Parrocchie InForma
N° 171
30 AGOSTO 2015
IL PARROCO INFORMA
PAG. 1
LA FEDELTÀ NON È
SOLO QUELLA DEI
CANI
PAG. 2
VITA DELLE
PARROCCHIE
PAG. 4
OPINIONI E
DOMANDE :
«UNA VOLTA
SULLA NAVE
PIANGONO,
CANTANO
E PREGANO»
PAG. 5
SPIRITUALITA’:
50 ANNI FA’
PAG. 8
IN PROGRAMMA:
ESPOSIZIONE DEL
CROCIFISSO
Se digitate su Internet la parola “fedeltà” troverete tanti siti e files
dove si indica questo valore nel cane. Ma siamo una povera
umanità se dobbiamo mostrare solo i cani con questo valore della
fedeltà! “Se raccogliete un cane affamato e lo rifocillate, non vi
morderà. Questa è la principale differenza tra il cane e l'uomo”.
E’ una affermazione di Mark Twain.
La differenza è ben altra. Amare senza libertà è impossibile.
Essere fedeli senza libertà è ridicolo. C’è solo la stanca abitudine
e l’addomesticamento . E’ vero che gli animali nel circo sono stati
così ben addomesticati che obbediscono fedelmente al padrone.
Ma è questa la fedeltà che costruisce?
E’ vero che la fedeltà umana, non è idilliaca.
Passa attraverso prove, delusioni, e anche tradimenti ricuperati,
perdono donato e accolto. E, purtroppo, anche abbandoni. La
fedeltà tra gli esseri umani, tra coniugi, tra amici, tra colleghi, non
può appoggiarsi sull’istinto e il sentimento. Questi sono come la
sabbia. Non permettono di costruire. E’ fedeltà del giorno per
giorno.
Konrad Lorenz afferma: “Non esiste patto che non sia stato
spezzato, non esiste fedeltà che non sia stata tradita, all'infuori di
quella di un cane veramente fedele.” Ma è questa la fedeltà che
costruisce la comunità tra gli uomini?
Ecco perché Gesù ha vissuto la sua fedeltà a costo di essere
abbandonato da tutti. Non ha abbandonato il progetto, che aveva
interiorizzato bene, anche se non aveva subito dei riscontri.
Insomma la fedeltà nasce dal profondo delle convinzioni. Quali
erano per Gesù? Erano: Dio è amore; Dio è fedele alle sue
promesse; Dio, il Padre, vuole la salvezza (la vita, la verità!) di
tutti. Lui è inviato per questo. Il perdono è quel più di amore che,
come la pioggia, fa rivivere una pianta secca.
Quando nelle nostre comunità si celebra la fedeltà di una religiosa
che da 50 anni vive la sua consacrazione; o quando ogni anno si
celebra la fedeltà di due coniugi… è grande festa!
Certo non è la fedeltà del cane, perché non è fatta di paura e di
gratificazioni (Botte e pane fanno il cane – dice un proverbio).Ma
di umile riconoscimento di un DONO: l’amore e la fedeltà di Dio!!!
2 VITA DELLE PARROCCHIE
ATTORNO AL SANGUE
DI CRISTO, FESTA E GRUPPO!
Il 5 luglio era a
Castelplanio anche il
Vescovo Gerardo
per far festa. La
prima domenica è la
festa delle suore e
del centro. Una
coppia di Jesi, amici
delle suore ha voluto
festeggiare il 25° di
matrimonio. Eppoi 6
partecipanti agli
EVO (Esercizi
Spirituali nella Vita
Ordinaria) hanno
concluso il loro
percorso di due anni.
Al pomeriggio si è
radunato un gruppo
di una ventina di
persone che hanno
aderito al GRUPPO
di Spiritualità
“Sanguis Christi”.
Parteciperanno alla preparazione e alla gestione
del programma del Centro.
A PIAGGE SEMPRE
UNA BELLA FESTA!
Anche quest’anno la seconda domenica di luglio
siamo stati a Piagge, attorno alla Chiesa della
Madonna. Abbiamo trovato un grande cartello
che invitava a “Non lasciamoci rubare la
Domenica!”. La festa dei “consumati” richiama
sempre il valore del lavoro e della festa. Tante
sono le feste e le sagre che di fanno, di ogni tipo.
Ma – ha detto il Vescovo – nessuna deve
travolgere la Domenica. Ci sono molti motivi per
questo. La festa come ogni anno si è conclusa con
la Lotteria preparata da Angelo. Quest’anno 100
premi, tra cui un smartphone … e per accontentare
tutti (o molti!). Il nostro caro Giuseppe Rogen ci
ha offerto ancora i dolci che ha fatto preparare dal
nostro forno. Una bella squadra di uomini ha
preparato e gestito la porchetta. Grazie sempre.
ALLA FIGURETTA MARIANA!
Una bella messa, dopo il Rosario e
quindi tutti a casa di Gianluigi che ci
ha fatto la sorpresa dei prodotti sardi e
della fisarmonica del cugino. Si è
tornati a ballare sull’aia. Diversi
hanno potuto rivedere la casa della
loro infanzia.
“CIBO E SPIRITUALITÀ”
70 persone hanno accolto l’invito del Centro a
stare insieme sul terrazzo per mangiare qualcosa e
ragionare attorno al tema: Cibo e spiritualità!”
E’ stata una
bella scoperta
quella che il
monaco don
Lorenzo di ha
portato: la
regola di san
Benedetto dà
valore al cibo
per un
equilibrio del corpo e della mente.
Il medico nutrizionista (assente per malattia) dott.
Contadini ci ha mandato questo pensiero a partire
dai problemi che oggi ci sono come la bulimia e
l’anoressia.
“Effettivamente l'anoressia e la bulimia sono
richieste d'amore. La ragazza anoressica mette in
mostra il suo vuoto d'amore tentando di far
'scomparire' il proprio corpo evidenziando con la
magrezza la mancanza interiore.
La ragazza bulimica tenta di colmare quel vuoto
perdendosi nel cibo salvo poi tentare di
recuperare la condizione anoressica della
mancanza affettiva con vomito, uso di lassativi,
etc. La donna tende a spostare sul corpo le
proprie problematiche di auto-accettazione. Nella
condizione femminile è insita la necessità di
spostare il non piacersi come persona sull'aspetto
fisico.
Fino al punto chiaramente che questa domanda di
amor proprio non trova ovviamente risposta
perché non è il fisico il problema quanto se stessi.
Si pensi a quante donne magre si vedono
comunque grasse. Da questo nasce la patologia.
E la terapia deve riportare la concentrazione
della donna su di sè e le proprie esigenze
personali”
3 L’AURORA
SUL MONTE
C’erano le nubi sabato
15 agosto, nubi
desiderate da tutti per
un po’ di ristoro. Ma
alle 6 del mattino una
decina di persone,
compresa una bambina
è salita sul monte per
godere l’alba. Sempre
bello e sempre nuovo questo spettacolo.
Poi le lodi a Maria. E la colazione.
SUL TERRAZZO “LAUDATO SII”
E’ venuto in mente al parroco dopo l’uscita della
enciclica del Papa. La “La voglio leggere con
qualcuno – disse – e anzi la regalo a chi viene.” E
così dopo cena del 6-7-8 luglio abbiamo letto
insieme un testo bellissimo. C’era qualcuno anche
da Jesi. Il confronto, il dialogo, la gioia di vedere
scritto anche il proprio pensiero e quanto si sta
facendo per vivere bene… è stato il tono delle tre
sere. Il parroco ripete: chi la vuol leggere, non ha
che da chiedergliela!”
ALL’EREMO DI SERRASANTA
Sopra Gualdo Tadino
a 1000 mt c’è un
bellissimo eremo
restaurato e custodito
dalla una
Confraternita. Tutti
possono andare e
anche fermarsi a
mangiare. C’è posto
anche per cucinare. Il
Centro di Spiritualità
ha organizzato un
sabato mattina per
salire all’Eremo e respirare il SILENZIO. E’ vero
che anche nei nostri paesi si respira il silenzio. Ma
questa volta doveva essere luogo dell’ascolto. Si
ascolta la natura, che è sempre una grande
maestra. Si ascolta l’amicizia tra i partecipanti,
che è sempre una esperienza necessaria. Si ascolta
la Parola di Dio e si loda all’Altissimo. Un
consiglio: andateci e sarà bello!
ALL’EREMO
SAN MICHELE
AD ARCEVIA
Ci accoglie un uomo
appassionato di questo luogo.
L’ha voluto restaurare. Da
lassù si domina la valle. Sotto
la Croce si sta bene. Era una
bella giornata limpida, anche
se calda, come tutto l’estate. Si chiama Molte
Camillone. Sopra il ristirante La Baita. Noi ci
siamo andati per respirare il silenzio. Sì ancora il
silenzio. E’ una esperienza da fare. Bibbia in
mano. Sguardo che avvolte la bellezza dei monti.
Eppoi apri e leggi. Capirai che la verità è nata dal
silenzio e si può capire nel silenzio. Perché Dio si
rivela ai cuori attenti, aperti, liberi e gioiosi.
AL MUSEO DELLA MINIERA A
CABERNARDI
Eravamo un bel gruppo, tutte famiglie desiderosi di
passare una domenica pomeriggio diversa e non solo
al mare o a giocare a carte al bar.
Per raggiungere
Cabernardi c’è
voluto un po’.
Ma poi tutti al
Museo e alla
raccolta
fotografica di una
attività estrattiva
che ha interessato
la zona per tanti anni.
Si è chiusa nel 1952. Entrare nelle viscere della terra,
lavorare nel pericolo costante, prendersi le malattie…
Ci hanno lavorato centinaia di persone. Poi si è chiusa.
Ora la cittadina ha aperto anche un percorso esterno
per conoscere cose si faceva per arrivare allo zolfo.
Una cosa interessantissima.
LA PARROCCHIA DI POGGIO HA MESSO IN
PROGRAMMA ANCHE UNA NUOVA VISITA
GUIDATA, QUESTA VOLTA A CASTELLEONE DI
SUASA – PARCO ARCHEOLOGICO.
Guida: Roberta Vico
DOMENICA 6 SETTEMBRE. PARTENZA ORE 15
DALLA PIAZZA DI POGGIO
4 OPINIONI E DOMANDE
OGNUNO PUÒ INVIARE DOMANDE O TESTI
Ti mando un racconto che nessuna TV
riporta. Fa bene a noi che siamo tentati
di giudizi paurosi e sbrigativi… disumani.
(Paolo)
«Una volta sulla nave
piangono, cantano
e pregano»
L’esperienza di Gaia Infermiera, 30
anni (Medici senza Frontiere) nel
Mediterraneo
ALESSANDRO BELTRAMI SU avvenire del 23 AGOSTO
Gaia ha 30 anni. È infermiera ed è alla sesta
missione con Medici senza Frontiere: il Congo, il
Sud Sudan durante il colpo di stato, tre volte in
Repubblica Centroafricana. Ma è la prima volta in
mare, sulla Bourbon Argos. C’è salita quasi un
mese fa, dopo un addestramento in Bretagna:
«Questa missione è una continuazione delle altre
– racconta Gaia Cortinovis al telefono satellitare
mentre la nave di Msf solca il Mediterraneo – le
storie che incontro sono la prosecuzione di quelle
che ho visto nei luoghi di origine». «Prima delle
operazione ci diciamo 'Stai calmo e resta
umano'». Gaia ha partecipato a diversi
salvataggi. «Ma nessuno è uguale all’altro». Molte
sono le variabili: il tipo di imbarcazione e il suo
stato, il numero di persone. «Il soccorso più
difficile è stato quello di un ex peschereccio con a
bordo 700 persone. L’imbarcazione era colma,
con le persone arrampicate ovunque, erano ag-
grappate fin sull’albero. E soprattutto a centinaia
erano nella stiva. Il barcone era instabile e si
inclinava a ogni spostamento di onda: il terrore
che si ribaltasse era fortissimo». Gaia accoglie i
profughi sulla nave e presta loro cure mediche.
«Per prima cosa li salutiamo, perché non si senta-
no numeri, ma persone. Preferiamo dividere
uomini dalle donne e i bambini. Li facciamo
sedere e diamo subito loro dell’acqua. Arrivano
tutti estremamente assetati». Come ogni soccorso
ha una storia diversa, così sono differenti le
reazioni di chi viene salvato. «Alcuni ci dicono
'Dio ti benedica', altri baciano il suolo, altri ancora
alzano braccia e occhi al cielo. Ho visto una fa-
miglia con padre, madre incinta e un bambino di
un anno mettersi in cerchio mano nella mano e
pregare. Alcuni cantano, altri piangono».
L’esperienza in mare unisce i profughi. Se
all’inizio, una volta in salvo, si raccolgono tra
connazionali, col tempo le cose si mescolano.
«Tra loro c’è molto rispetto. Si comportano bene.
Ti aiutano anche a pulire. E sono molto onesti:
quando arrivano a bordo distribuiamo loro dei
pacchetti di una barretta energetica. Se non le
finiscono, allo sbarco ce le rendono».
A bordo della nave il personale di MsF presta le
prime cure fisiche, mentre per il primo soccorso
psicologico
bisogna attendere
l’arrivo a terra. Ma
dai racconti dei
migranti
emergono
sofferenze di ogni
tipo. «Quando in
sala medicazioni
chiedi il perché di
una ferita, loro
parlano. In diversi
mi hanno raccontato di ciò che accade in Libia».
Un vero inferno: «Tanti mi chiedono dove
andiamo, se siamo davvero diretti in Italia: 'Se
torniamo in Libia mi butto in mare', dicono». In
uno degli ultimi soccorsi c’erano molti uomini con
ferite vecchie e altre fresche dovute a violenze
subite in Libia. «Un nigeriano mi ha raccontato di
essere stato rapito e picchiato durante il viaggio.
In Libia era finito prigioniero di aguzzini, per i quali
doveva lavorare o veniva seviziato. Hanno usato
anche una sbarra di ferro, con cui gli hanno
asportato un pezzo di orecchio». Ma a colpire
Gaia è anche il modo con cui quest’uomo
racconta la sua storia: «Era senza espressione.
A volte mi guardava negli occhi, a volte per terra.
Non provava né paura né ira. Era come se si
osservasse dall’esterno, se fosse lontano da sé».
Le donne invece parlano poco, pochissimo: «Di
solito quando le donne bussano alla porta vuol
dire che c’è un problema. Ma tante non arrivano
nemmeno bussare». Sono le più silenziose quelle
che nascondono una tragedia. «Ci avviciniamo a
loro con calma. Al secondo giorno si aprono di
più. C’è chi ci ha confessato di essere stata vio-
lentata due volte in Libia. Molte delle donne che
arrivano incinta sono vittime di stupri». Ma oltre ai
vivi, purtroppo, sui barconi si recuperano anche i
morti. «In un barcone abbiamo trovato cinque
profughi morti per disidratazione. Quattro erano
donne, una di loro era mamma di tre bambini
piccoli. Sono stata con questi piccoli per tutto il
viaggio, e uno di loro alla fine mi chiamava
mamma. E ti colpisce nel profondo una famiglia
che si mette in viaggio per una vita nuova e la
perde».
5 SPIRITUALITÀ
50 ANNI FA proprio il
12 settembre sr Anna Maria
ha fatto la sua prima
professione religiosa. Poi è
seguita qualche anno dopo la
professione solenne. Si fa così
in ogni consacrazione religiosa. Molti dei suoi anni
è stata nella nostra parrocchia. Ha aperto il
Centro di spiritualità nel 1986 (stiamo per fare i
30 anni). Poi è stata a Firenze come responsabile
provinciale e quindi 10 anni all’Eremo di Mulazzo.
Oggi è tra noi con la sua grinta, mai assopita e
con l’accresciuta esperienza e competenza.
Ha studiato tante cose: teologia morale, bioetica
alla Cattolica, Grafologia a Bologna. Tutta questa
competenza la unisce alla sua vita spirituale che
aiuta a crescere in tante persone. Recentemente
ha voluto un gruppo di spiritualità intitolato
“Sanguis Christi”, la spiritualità della Pasqua che
lo Spirito sta animando nel mondo e nel cuore
delle persone. Gli abbiamo chiesto:
Quando ti è venuta la vocazione?
L a mia vocazione ha avuto origine con la
celebrazione della Cresima. Avevo 11 anni!
Ricordo l’esortazione del mio parroco Don
Giulio: “Ascoltate la voce interiore! Il Signore ha
una parola per ognuno di voi!”. Tremavo per
l’ansia e il timore di ricevere la “parola” di Gesù.
Ebbi una sensazione generale di pace e di
benessere durante la celebrazione. Ma non
cercai altro! Dopo qualche mese chiesi a mio
nonno di cercare con me e per me un
“convento” per conoscere le suore e la loro vita.
Mi piaceva pregare, cercavo una dimensione
più grande del matrimonio per la mia riuscita.
Percepivo che il Signore sarebbe stato uno
Sposo luminoso come il sole che vedevo
tramontare ogni sera dietro la mia casa e che la
mia appartenenza era al di là dell’orizzonte.
A 16 anni ho fatto il passo decisivo di
consacrarmi al Signore nell’Istituto delle
Adoratrici del Sangue di Cristo. Un’età molto
precoce, si direbbe oggi! Ma 50 anni fa ogni
ragazza era abbastanza capace di decidere e di
guardare avanti! Ho sempre portato dentro di
me quella decisione iniziale di donarmi tutta al
Signore e senza remore.
2. Non hai mai dubitato della scelta che hai
fatto?
Dubbi e oscurità mi hanno accompagnata nel
cammino di maturazione umana e spirituale.
Ma in ogni circostanza mi sono lasciata
afferrare dalla Mano amorosa del mio Signore,
che incessantemente ha sussurrato al mio
cuore: “Non temere. Io sono con Te. Tu sei mia
per sempre!”.
Le provocazioni del mondo sono state sempre
in agguato, ma la fedeltà di Dio ha sostenuto la
mia fedeltà a Lui!
3. Come hai vissuto in questi 50 anni?
50 anni di vita consacrata sono stati un unico
dono di Grazia e di Pace interiore! Anni vissuti
nello studio, nell’insegnamento, nella
consolazione e sostegno umano e spirituale
delle persone: intensa attività giovanile, ascolto
e accampamento di coppie e adulti in genere.
Anche all’interno della mia Congregazione sono
stata chiamata a formare, guidare e consigliare
nelle comunità e nella Provincia Religiosa. Lo
studio ha favorito l’approfondimento della
Spiritualità del Sangue di Cristo e la costante
attualizzazione dentro la storia del Mistero
Pasquale, centro del nostro carisma di Ad.ci del
Sangue di Cristo.
In questo momento particolare vivo la gioia del
compimento o pienezza dell’agire di Dio nella
mia vita e lo ringrazio perché mi ha chiamata,
mi ha accompagnata e si è servito di me per
raggiungere tante persone in diversi luoghi e
circostanze.
4. Ti senti di aver fatto la scelta giusta?
La scelta è quella GIUSTA perché è la scelta di
Dio! Posso affermare che la scelta di essere
“Suora” non è mia, ma del Signore che mi ha
presa e custodita, mi ha plasmata con la sua
Grazia, mi ha guidata e condotta fin qui. Con
grande gioia ripeto il mio SI’ al suo Amore e il
mio grazie alla sua Bontà infinita.
5. E gli anni passati a Castelplanio? Come
sono stati?
A Castelplanio ho trascorso una parte di questi
50 anni di vita consacrata. Ho desiderato il
Centro di Spiritualità come risposta alle
richieste di tanti giovani, quando 30 anni fa ci
trovavamo a Jesi con l’attività vocazionale. Ho
vissuto qui la fatica degli inizi, l’entusiasmo dei
sogni, la maturazione delle iniziative spirituali
tutte rivolte verso le persone che oggi ritrovo,
dopo anni, fratelli e sorelle, compagni di viaggio
6
in impegni ecclesiali. Posso dire che gli anni vissuti qui nelle Marche, con
responsabilità anche regionali, sono stati ricchi di creatività e di dinamicità
spirituale e umana. L’ itineranza della nostra Vita Religiosa, il cambiare luogo e
molto spesso anche attività apostolica, mi ha permesso di fare esperienze di
vario tipo e di arricchire sempre di più la mia vita di relazione. So di aver
seminato molto, di aver consolato e sostenuto umanamente tantissime persone,
di aver spezzato la Parola di Dio in corsi e incontri spirituali e pastorali. Ho
sempre avuto la percezione che ciò che si semina con la preghiera e la
comunicazione spirituale è una sorgente di vita di cui non ci è dato conoscere
tutto il suo percorso. Appartiene a Dio la destinazione della sua Grazia
attraverso il nostro annuncio, l’Intercessione e l’offerta della vita.
UNA RIFLESSIONE DI SR ANNA MARIA
PLASMATI SUL TORNIO DELL’AMORE
La Pasqua cristiana è come un tornio su cui Cristo ha portato a compimento la sua vera forma fino a
dare il suo sangue di vita. E’ una immagine da rivedere, se si guarda a Colui che fa questa torchiatura: il
Padre. Ma è una immagine viva, che esprime la realtà del Mistero Pasquale; dalla sua morte per
amore, è scaturita per noi la vita immortale.
Mors tua, vita mea è scritto in un basamento del crocifisso del 1639, scolpito da Nofrischi e conservato
nella Chiesa attigua al Centro di Spiritualità a Castelplanio.
Noi, vivendo la vita con la sua alternanza di gioia e dolore, cadute e risurrezione, tutti, almeno
esperienzialmente, partecipiamo al mistero pasquale di Cristo. Ma quando questa partecipazione
avviene con adesione consapevole, essa tocca il cuore di ogni uomo e di ogni donna, lo plasma a
dimensione “divina”, attraverso la particolare azione dello Spirito Santo. E lo conduce a una speciale
comunione d’amore con la Trinità Santa.
La salvezza o santità dipende dalla posizione che ciascuno prende di fronte a questo mistero. Non c’è
altra via. Il Cristo trafitto, servo del Signore, è la massima rivelazione dell’amore del Padre e della
nuova creazione nello Spirito Santo. Aderirvi o meno dipende dal nostro sì. Sì al Padre che ci ha creati
e ci attende nella sua infinita misericordia. Sì al Figlio che si è fatto servo per amore e ci invita a
seguirlo fino alla pienezza della sua Pasqua. Sì allo Spirito che, come fuoco trasformante, genera la
nuova creazione dei redenti nel sangue dell’Agnello. Tutto è raccolto nel dono del calice della nuova
alleanza. Questa è la via dello Spirito. La spiritualità.
CREDENTI E DUNQUE PERSONE SPIRITUALI
Giovanni Paolo II, all’inizio di questo nuovo millennio, esortando la Chiesa a ridare il giusto primato
alla spiritualità nella sua vita di fede e nell’evangelizzazione, così si esprime: Non è forse un segno dei
tempi che si registri oggi, nel mondo, nonostante gli ampi processi di secolarizzazione, una diffusa
esigenza di spiritualità, che in gran parte si esprime in un rinnovato bisogno di preghiera? (Giovanni
Paolo II, Novo Millennio Ineunte, 33). Il contesto sociale in cui siamo inseriti è in continua evoluzione e
non possiamo non tenerne conto. Nei paesi di antica cristianizzazione, come il nostro, si stanno
facendo strada altre religioni e sistemi di pensiero religioso, che offrono risposte nuove ai bisogni
interiori degli uomini e delle donne del nostro tempo. In questo contesto, la Chiesa è sfidata a ricercare
nuove vie di accesso al cuore tiepido dei cristiani di oggi e a riaccendervi il fuoco della fede. Una
autentica testimonianza di vita spirituale può far rinascere, in chi non ce l’ha ancora, il desiderio di
calare nelle profondità del proprio essere, per ricercarvi la presenza di Dio che ci viene incontro dal
mistero della vita. E il Papa, a questo proposito dice ancora: Noi che abbiamo la grazia di credere in
Cristo, rivelatore del Padre e Salvatore del mondo, abbiamo il dovere di mostrare a quali profondità
possa portare il rapporto con lui. La grande tradizione mistica della Chiesa, sia in oriente che in
occidente, può dire molto a tal proposito. Essa mostra come la preghiera possa progredire, quale vero e
proprio dialogo d’amore, fino a rendere la persona umana totalmente posseduta dall’amato divino,
vibrante al tocco dello Spirito, filialmente abbandonata nel cuore del Padre (Ib).
7 la vocazione tra DESIDERIO
e PAURA del cuore
Introduzione di SR Anna Maria al fascicolo IL PROFUMO DEL DONO
Vocazione: è la parola che, custodita nel cuore, diventa segno di
quanto sei importante agli occhi di Dio. È l'indice di gradimento,
presso di Lui, della tua fragile Vita. Sì, perché, se ti chiama, vuol dire
che ti ama. Gli stai a cuore, non c'è dubbio. In una turba sterminata
di gente, risuona un nome: il tuo! Stupore generale. Forse, credevi
che a te non ci pensava nessuno. Lui sì! Davanti ai microfoni della
storia ti affida un compito su misura... per Lui! Sì, per lui, non per te.
Più che una missione, sembra una scommessa. Una scommessa
sulla tua povertà e sulla tua possibilità. Con Lui puoi tutto! Ha scritto
“Ti amo” sulla roccia. E accanto ha messo il tuo nome. L’ha scritto di
notte. Nella tua notte! Puoi dire a tutti: non si é vergognato di me! Si
fida! (cfr. Tonino Bello)
Un giorno un monaco orientale chiese ad un giovane arrivato
al monastero per un dialogo spirituale: “qual è il nemico “del
bello”? “- Fu una domanda molto imbarazzante. Era spontaneo rispondere "il brutto". Il nemico del bello-
disse il monaco- è "il più bello": una risposta straordinaria! Una persona non lascia il bello per il brutto, ma
il bello, per "il più bello", cioè per qualche cosa di più grande, di dulcis, di particolarmente intenso.
Ma dove trovare ciò che è “più bello?”, come scoprire dove si annida? Paolo ci dice che il nostro Dio non è
lontano da ciascuno di noi, ma va cercato... "come a tentoni". È il cercare silenzioso, umile, rispettoso di
Dio, che non si impone, ma si propone sempre. Se desideri incontrarlo con il tuo cuore, anche nel buio della
notte, non smetterai mai di cercare: questa è la fiducia di chi brama raggiungere “il più bello”!
Qual è la via? La testimonianza personale di Paolo, nella lettera alla comunità di Filippi, mi ha sempre
affascinato: «Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per
conquistarla, perché anch'io sono stato conquistato da Cristo Gesù” (Fil 3,12). Ho capito che prima ancora
che io dicessi sì a Dio, lui l'aveva detto a me; prima ancora che io lo cercassi lui mi aveva conquistato e mi
aveva cercato, scelto, atteso e soprattutto... afferrato! La mia vita non era un rincorrere la meta, ma un
lasciarmi semplicemente trovare e amare!
La vocazione è lanciarsi fiduciosi nelle mani dell'Altro, sapendo di essere raccolti da lui. La vita non ha la
rete come ce l'hanno i trapezisti! Non possiamo non lanciarci! Il nostro salto non è un tuffarci nel buio: «so
infatti in chi ho posto la mia fede e sono convinto che egli è capace di custodire … ciò che mi è stato
affidato” (2Tm 1,12). Anche tu, fratello o sorella, giovane che cerchi Dio sai che ti puoi lanciare e lui
certamente ti afferra! Sei stato conquistato/a da Cristo Gesù. Lanciati! Perché molti amici coraggiosi, che si
sono messi alla sua sequela, testimoniano quanto papa Benedetto XVI dice a voi giovani: “Siate pienamente
convinti: Cristo nulla toglie di quanto avete in voi di bello e di grande, ma porta tutto a perfezione per la
gloria di Dio, la felicità degli uomini, la salvezza del mondo”.
(in alto: cripta del centro; sotto: la prima cappella con l’angolo della preghiera)
8 IN PROGRAMMA
a cura di d. Mariano
ESPOSIZIONE ANNUALE DEL CROCIFISSO
CASTELPLANIO
SAN SEBASTIANO
DAL 9 AL 13 SETTEMBRE 2015
Attorno alla festa della Esaltazione della Santa Croce la parrocchia di
Castelplanio, da anni si ritrova per ringraziare il Signore delle persone che
“restano a lui fedeli” e per avviare l’anno pastorale. Quest’anno in
particolare, il 50° di sr Anna Maria ci porta a riscoprire il valore della
vita consacrata. L’esposizione si svolgerà
presso la chiesa parrocchiale.
DIO E’ FEDELE ALLE
SUE PROMESSE
PROGRAMMA
MERCOLEDI 9 SETTEMBRE
ORE 20: pizza e Vangelo invito ai giovani
GIOVEDI 10 SETTEMBRE
ORE 18: Messa e Adorazione
invito particolare ai catechisti e ai genitori – segue breve riunione
VENERDI 11 SETTEMBRE
ORE 17: Confessioni
ORE 18: Messa e UNZIONE DEGLI INFERMI
SABATO 12 SETTEMBRE 2015
50° di professione religiosa di sr Anna Maria Vissani
Ore 17,00: Messa del Vescovo (anima il gruppo “Shalom”)
segue: breve concerto della corale “Maggiori”
Ore 19,00: cena a buffet nel giardino del Centro
Ore 21,00: LA DANZA E LA LUCE nuovo spettacolo presso la sala
polivalente del Comune (autori: Tittarelli, Donati, Piccotti)
DOMENICA 13 SETTEMBRE
Ore 11,15: Anniversari di Matrimonio
A conclusione: benedizione dei bambini, ragazzi e giovani per l’inizio della scuola
______________________________________________________________________________
PARROCCHIA DI SAN SEBASTIANO IN CASTELPLANIO – E SAN NICOLÒ A POGGIO SAN MARCELLO
COLLEGAMENTO TRA LE FAMIGLIE DELLE DUE PARROCCHIE PRO MANUSCRIPTO - AD USO INTERNO ALLA COMUNITA'
don Mariano Piccotti: tel 0731.813402 (8) 339.650 6124 e-mail: marianopic@libero.it

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Parrocchie Informa

  • 1. dei doni di Dio Notiziario delle Parrocchie di CASTELPLANIO (San Sebastiano) e POGGIO SAN MARCELLO La fedeltà non è solo quella dei cani Raccoglie le edizioni precedenti di CASTELPLANIO COMUNITA’ ANNO XXIV N° 1 - POGGIO PARROCCHIA , ANNO VIII°, N° 1 Parrocchie InForma N° 171 30 AGOSTO 2015 IL PARROCO INFORMA PAG. 1 LA FEDELTÀ NON È SOLO QUELLA DEI CANI PAG. 2 VITA DELLE PARROCCHIE PAG. 4 OPINIONI E DOMANDE : «UNA VOLTA SULLA NAVE PIANGONO, CANTANO E PREGANO» PAG. 5 SPIRITUALITA’: 50 ANNI FA’ PAG. 8 IN PROGRAMMA: ESPOSIZIONE DEL CROCIFISSO Se digitate su Internet la parola “fedeltà” troverete tanti siti e files dove si indica questo valore nel cane. Ma siamo una povera umanità se dobbiamo mostrare solo i cani con questo valore della fedeltà! “Se raccogliete un cane affamato e lo rifocillate, non vi morderà. Questa è la principale differenza tra il cane e l'uomo”. E’ una affermazione di Mark Twain. La differenza è ben altra. Amare senza libertà è impossibile. Essere fedeli senza libertà è ridicolo. C’è solo la stanca abitudine e l’addomesticamento . E’ vero che gli animali nel circo sono stati così ben addomesticati che obbediscono fedelmente al padrone. Ma è questa la fedeltà che costruisce? E’ vero che la fedeltà umana, non è idilliaca. Passa attraverso prove, delusioni, e anche tradimenti ricuperati, perdono donato e accolto. E, purtroppo, anche abbandoni. La fedeltà tra gli esseri umani, tra coniugi, tra amici, tra colleghi, non può appoggiarsi sull’istinto e il sentimento. Questi sono come la sabbia. Non permettono di costruire. E’ fedeltà del giorno per giorno. Konrad Lorenz afferma: “Non esiste patto che non sia stato spezzato, non esiste fedeltà che non sia stata tradita, all'infuori di quella di un cane veramente fedele.” Ma è questa la fedeltà che costruisce la comunità tra gli uomini? Ecco perché Gesù ha vissuto la sua fedeltà a costo di essere abbandonato da tutti. Non ha abbandonato il progetto, che aveva interiorizzato bene, anche se non aveva subito dei riscontri. Insomma la fedeltà nasce dal profondo delle convinzioni. Quali erano per Gesù? Erano: Dio è amore; Dio è fedele alle sue promesse; Dio, il Padre, vuole la salvezza (la vita, la verità!) di tutti. Lui è inviato per questo. Il perdono è quel più di amore che, come la pioggia, fa rivivere una pianta secca. Quando nelle nostre comunità si celebra la fedeltà di una religiosa che da 50 anni vive la sua consacrazione; o quando ogni anno si celebra la fedeltà di due coniugi… è grande festa! Certo non è la fedeltà del cane, perché non è fatta di paura e di gratificazioni (Botte e pane fanno il cane – dice un proverbio).Ma di umile riconoscimento di un DONO: l’amore e la fedeltà di Dio!!!
  • 2. 2 VITA DELLE PARROCCHIE ATTORNO AL SANGUE DI CRISTO, FESTA E GRUPPO! Il 5 luglio era a Castelplanio anche il Vescovo Gerardo per far festa. La prima domenica è la festa delle suore e del centro. Una coppia di Jesi, amici delle suore ha voluto festeggiare il 25° di matrimonio. Eppoi 6 partecipanti agli EVO (Esercizi Spirituali nella Vita Ordinaria) hanno concluso il loro percorso di due anni. Al pomeriggio si è radunato un gruppo di una ventina di persone che hanno aderito al GRUPPO di Spiritualità “Sanguis Christi”. Parteciperanno alla preparazione e alla gestione del programma del Centro. A PIAGGE SEMPRE UNA BELLA FESTA! Anche quest’anno la seconda domenica di luglio siamo stati a Piagge, attorno alla Chiesa della Madonna. Abbiamo trovato un grande cartello che invitava a “Non lasciamoci rubare la Domenica!”. La festa dei “consumati” richiama sempre il valore del lavoro e della festa. Tante sono le feste e le sagre che di fanno, di ogni tipo. Ma – ha detto il Vescovo – nessuna deve travolgere la Domenica. Ci sono molti motivi per questo. La festa come ogni anno si è conclusa con la Lotteria preparata da Angelo. Quest’anno 100 premi, tra cui un smartphone … e per accontentare tutti (o molti!). Il nostro caro Giuseppe Rogen ci ha offerto ancora i dolci che ha fatto preparare dal nostro forno. Una bella squadra di uomini ha preparato e gestito la porchetta. Grazie sempre. ALLA FIGURETTA MARIANA! Una bella messa, dopo il Rosario e quindi tutti a casa di Gianluigi che ci ha fatto la sorpresa dei prodotti sardi e della fisarmonica del cugino. Si è tornati a ballare sull’aia. Diversi hanno potuto rivedere la casa della loro infanzia. “CIBO E SPIRITUALITÀ” 70 persone hanno accolto l’invito del Centro a stare insieme sul terrazzo per mangiare qualcosa e ragionare attorno al tema: Cibo e spiritualità!” E’ stata una bella scoperta quella che il monaco don Lorenzo di ha portato: la regola di san Benedetto dà valore al cibo per un equilibrio del corpo e della mente. Il medico nutrizionista (assente per malattia) dott. Contadini ci ha mandato questo pensiero a partire dai problemi che oggi ci sono come la bulimia e l’anoressia. “Effettivamente l'anoressia e la bulimia sono richieste d'amore. La ragazza anoressica mette in mostra il suo vuoto d'amore tentando di far 'scomparire' il proprio corpo evidenziando con la magrezza la mancanza interiore. La ragazza bulimica tenta di colmare quel vuoto perdendosi nel cibo salvo poi tentare di recuperare la condizione anoressica della mancanza affettiva con vomito, uso di lassativi, etc. La donna tende a spostare sul corpo le proprie problematiche di auto-accettazione. Nella condizione femminile è insita la necessità di spostare il non piacersi come persona sull'aspetto fisico. Fino al punto chiaramente che questa domanda di amor proprio non trova ovviamente risposta perché non è il fisico il problema quanto se stessi. Si pensi a quante donne magre si vedono comunque grasse. Da questo nasce la patologia. E la terapia deve riportare la concentrazione della donna su di sè e le proprie esigenze personali”
  • 3. 3 L’AURORA SUL MONTE C’erano le nubi sabato 15 agosto, nubi desiderate da tutti per un po’ di ristoro. Ma alle 6 del mattino una decina di persone, compresa una bambina è salita sul monte per godere l’alba. Sempre bello e sempre nuovo questo spettacolo. Poi le lodi a Maria. E la colazione. SUL TERRAZZO “LAUDATO SII” E’ venuto in mente al parroco dopo l’uscita della enciclica del Papa. La “La voglio leggere con qualcuno – disse – e anzi la regalo a chi viene.” E così dopo cena del 6-7-8 luglio abbiamo letto insieme un testo bellissimo. C’era qualcuno anche da Jesi. Il confronto, il dialogo, la gioia di vedere scritto anche il proprio pensiero e quanto si sta facendo per vivere bene… è stato il tono delle tre sere. Il parroco ripete: chi la vuol leggere, non ha che da chiedergliela!” ALL’EREMO DI SERRASANTA Sopra Gualdo Tadino a 1000 mt c’è un bellissimo eremo restaurato e custodito dalla una Confraternita. Tutti possono andare e anche fermarsi a mangiare. C’è posto anche per cucinare. Il Centro di Spiritualità ha organizzato un sabato mattina per salire all’Eremo e respirare il SILENZIO. E’ vero che anche nei nostri paesi si respira il silenzio. Ma questa volta doveva essere luogo dell’ascolto. Si ascolta la natura, che è sempre una grande maestra. Si ascolta l’amicizia tra i partecipanti, che è sempre una esperienza necessaria. Si ascolta la Parola di Dio e si loda all’Altissimo. Un consiglio: andateci e sarà bello! ALL’EREMO SAN MICHELE AD ARCEVIA Ci accoglie un uomo appassionato di questo luogo. L’ha voluto restaurare. Da lassù si domina la valle. Sotto la Croce si sta bene. Era una bella giornata limpida, anche se calda, come tutto l’estate. Si chiama Molte Camillone. Sopra il ristirante La Baita. Noi ci siamo andati per respirare il silenzio. Sì ancora il silenzio. E’ una esperienza da fare. Bibbia in mano. Sguardo che avvolte la bellezza dei monti. Eppoi apri e leggi. Capirai che la verità è nata dal silenzio e si può capire nel silenzio. Perché Dio si rivela ai cuori attenti, aperti, liberi e gioiosi. AL MUSEO DELLA MINIERA A CABERNARDI Eravamo un bel gruppo, tutte famiglie desiderosi di passare una domenica pomeriggio diversa e non solo al mare o a giocare a carte al bar. Per raggiungere Cabernardi c’è voluto un po’. Ma poi tutti al Museo e alla raccolta fotografica di una attività estrattiva che ha interessato la zona per tanti anni. Si è chiusa nel 1952. Entrare nelle viscere della terra, lavorare nel pericolo costante, prendersi le malattie… Ci hanno lavorato centinaia di persone. Poi si è chiusa. Ora la cittadina ha aperto anche un percorso esterno per conoscere cose si faceva per arrivare allo zolfo. Una cosa interessantissima. LA PARROCCHIA DI POGGIO HA MESSO IN PROGRAMMA ANCHE UNA NUOVA VISITA GUIDATA, QUESTA VOLTA A CASTELLEONE DI SUASA – PARCO ARCHEOLOGICO. Guida: Roberta Vico DOMENICA 6 SETTEMBRE. PARTENZA ORE 15 DALLA PIAZZA DI POGGIO
  • 4. 4 OPINIONI E DOMANDE OGNUNO PUÒ INVIARE DOMANDE O TESTI Ti mando un racconto che nessuna TV riporta. Fa bene a noi che siamo tentati di giudizi paurosi e sbrigativi… disumani. (Paolo) «Una volta sulla nave piangono, cantano e pregano» L’esperienza di Gaia Infermiera, 30 anni (Medici senza Frontiere) nel Mediterraneo ALESSANDRO BELTRAMI SU avvenire del 23 AGOSTO Gaia ha 30 anni. È infermiera ed è alla sesta missione con Medici senza Frontiere: il Congo, il Sud Sudan durante il colpo di stato, tre volte in Repubblica Centroafricana. Ma è la prima volta in mare, sulla Bourbon Argos. C’è salita quasi un mese fa, dopo un addestramento in Bretagna: «Questa missione è una continuazione delle altre – racconta Gaia Cortinovis al telefono satellitare mentre la nave di Msf solca il Mediterraneo – le storie che incontro sono la prosecuzione di quelle che ho visto nei luoghi di origine». «Prima delle operazione ci diciamo 'Stai calmo e resta umano'». Gaia ha partecipato a diversi salvataggi. «Ma nessuno è uguale all’altro». Molte sono le variabili: il tipo di imbarcazione e il suo stato, il numero di persone. «Il soccorso più difficile è stato quello di un ex peschereccio con a bordo 700 persone. L’imbarcazione era colma, con le persone arrampicate ovunque, erano ag- grappate fin sull’albero. E soprattutto a centinaia erano nella stiva. Il barcone era instabile e si inclinava a ogni spostamento di onda: il terrore che si ribaltasse era fortissimo». Gaia accoglie i profughi sulla nave e presta loro cure mediche. «Per prima cosa li salutiamo, perché non si senta- no numeri, ma persone. Preferiamo dividere uomini dalle donne e i bambini. Li facciamo sedere e diamo subito loro dell’acqua. Arrivano tutti estremamente assetati». Come ogni soccorso ha una storia diversa, così sono differenti le reazioni di chi viene salvato. «Alcuni ci dicono 'Dio ti benedica', altri baciano il suolo, altri ancora alzano braccia e occhi al cielo. Ho visto una fa- miglia con padre, madre incinta e un bambino di un anno mettersi in cerchio mano nella mano e pregare. Alcuni cantano, altri piangono». L’esperienza in mare unisce i profughi. Se all’inizio, una volta in salvo, si raccolgono tra connazionali, col tempo le cose si mescolano. «Tra loro c’è molto rispetto. Si comportano bene. Ti aiutano anche a pulire. E sono molto onesti: quando arrivano a bordo distribuiamo loro dei pacchetti di una barretta energetica. Se non le finiscono, allo sbarco ce le rendono». A bordo della nave il personale di MsF presta le prime cure fisiche, mentre per il primo soccorso psicologico bisogna attendere l’arrivo a terra. Ma dai racconti dei migranti emergono sofferenze di ogni tipo. «Quando in sala medicazioni chiedi il perché di una ferita, loro parlano. In diversi mi hanno raccontato di ciò che accade in Libia». Un vero inferno: «Tanti mi chiedono dove andiamo, se siamo davvero diretti in Italia: 'Se torniamo in Libia mi butto in mare', dicono». In uno degli ultimi soccorsi c’erano molti uomini con ferite vecchie e altre fresche dovute a violenze subite in Libia. «Un nigeriano mi ha raccontato di essere stato rapito e picchiato durante il viaggio. In Libia era finito prigioniero di aguzzini, per i quali doveva lavorare o veniva seviziato. Hanno usato anche una sbarra di ferro, con cui gli hanno asportato un pezzo di orecchio». Ma a colpire Gaia è anche il modo con cui quest’uomo racconta la sua storia: «Era senza espressione. A volte mi guardava negli occhi, a volte per terra. Non provava né paura né ira. Era come se si osservasse dall’esterno, se fosse lontano da sé». Le donne invece parlano poco, pochissimo: «Di solito quando le donne bussano alla porta vuol dire che c’è un problema. Ma tante non arrivano nemmeno bussare». Sono le più silenziose quelle che nascondono una tragedia. «Ci avviciniamo a loro con calma. Al secondo giorno si aprono di più. C’è chi ci ha confessato di essere stata vio- lentata due volte in Libia. Molte delle donne che arrivano incinta sono vittime di stupri». Ma oltre ai vivi, purtroppo, sui barconi si recuperano anche i morti. «In un barcone abbiamo trovato cinque profughi morti per disidratazione. Quattro erano donne, una di loro era mamma di tre bambini piccoli. Sono stata con questi piccoli per tutto il viaggio, e uno di loro alla fine mi chiamava mamma. E ti colpisce nel profondo una famiglia che si mette in viaggio per una vita nuova e la perde».
  • 5. 5 SPIRITUALITÀ 50 ANNI FA proprio il 12 settembre sr Anna Maria ha fatto la sua prima professione religiosa. Poi è seguita qualche anno dopo la professione solenne. Si fa così in ogni consacrazione religiosa. Molti dei suoi anni è stata nella nostra parrocchia. Ha aperto il Centro di spiritualità nel 1986 (stiamo per fare i 30 anni). Poi è stata a Firenze come responsabile provinciale e quindi 10 anni all’Eremo di Mulazzo. Oggi è tra noi con la sua grinta, mai assopita e con l’accresciuta esperienza e competenza. Ha studiato tante cose: teologia morale, bioetica alla Cattolica, Grafologia a Bologna. Tutta questa competenza la unisce alla sua vita spirituale che aiuta a crescere in tante persone. Recentemente ha voluto un gruppo di spiritualità intitolato “Sanguis Christi”, la spiritualità della Pasqua che lo Spirito sta animando nel mondo e nel cuore delle persone. Gli abbiamo chiesto: Quando ti è venuta la vocazione? L a mia vocazione ha avuto origine con la celebrazione della Cresima. Avevo 11 anni! Ricordo l’esortazione del mio parroco Don Giulio: “Ascoltate la voce interiore! Il Signore ha una parola per ognuno di voi!”. Tremavo per l’ansia e il timore di ricevere la “parola” di Gesù. Ebbi una sensazione generale di pace e di benessere durante la celebrazione. Ma non cercai altro! Dopo qualche mese chiesi a mio nonno di cercare con me e per me un “convento” per conoscere le suore e la loro vita. Mi piaceva pregare, cercavo una dimensione più grande del matrimonio per la mia riuscita. Percepivo che il Signore sarebbe stato uno Sposo luminoso come il sole che vedevo tramontare ogni sera dietro la mia casa e che la mia appartenenza era al di là dell’orizzonte. A 16 anni ho fatto il passo decisivo di consacrarmi al Signore nell’Istituto delle Adoratrici del Sangue di Cristo. Un’età molto precoce, si direbbe oggi! Ma 50 anni fa ogni ragazza era abbastanza capace di decidere e di guardare avanti! Ho sempre portato dentro di me quella decisione iniziale di donarmi tutta al Signore e senza remore. 2. Non hai mai dubitato della scelta che hai fatto? Dubbi e oscurità mi hanno accompagnata nel cammino di maturazione umana e spirituale. Ma in ogni circostanza mi sono lasciata afferrare dalla Mano amorosa del mio Signore, che incessantemente ha sussurrato al mio cuore: “Non temere. Io sono con Te. Tu sei mia per sempre!”. Le provocazioni del mondo sono state sempre in agguato, ma la fedeltà di Dio ha sostenuto la mia fedeltà a Lui! 3. Come hai vissuto in questi 50 anni? 50 anni di vita consacrata sono stati un unico dono di Grazia e di Pace interiore! Anni vissuti nello studio, nell’insegnamento, nella consolazione e sostegno umano e spirituale delle persone: intensa attività giovanile, ascolto e accampamento di coppie e adulti in genere. Anche all’interno della mia Congregazione sono stata chiamata a formare, guidare e consigliare nelle comunità e nella Provincia Religiosa. Lo studio ha favorito l’approfondimento della Spiritualità del Sangue di Cristo e la costante attualizzazione dentro la storia del Mistero Pasquale, centro del nostro carisma di Ad.ci del Sangue di Cristo. In questo momento particolare vivo la gioia del compimento o pienezza dell’agire di Dio nella mia vita e lo ringrazio perché mi ha chiamata, mi ha accompagnata e si è servito di me per raggiungere tante persone in diversi luoghi e circostanze. 4. Ti senti di aver fatto la scelta giusta? La scelta è quella GIUSTA perché è la scelta di Dio! Posso affermare che la scelta di essere “Suora” non è mia, ma del Signore che mi ha presa e custodita, mi ha plasmata con la sua Grazia, mi ha guidata e condotta fin qui. Con grande gioia ripeto il mio SI’ al suo Amore e il mio grazie alla sua Bontà infinita. 5. E gli anni passati a Castelplanio? Come sono stati? A Castelplanio ho trascorso una parte di questi 50 anni di vita consacrata. Ho desiderato il Centro di Spiritualità come risposta alle richieste di tanti giovani, quando 30 anni fa ci trovavamo a Jesi con l’attività vocazionale. Ho vissuto qui la fatica degli inizi, l’entusiasmo dei sogni, la maturazione delle iniziative spirituali tutte rivolte verso le persone che oggi ritrovo, dopo anni, fratelli e sorelle, compagni di viaggio
  • 6. 6 in impegni ecclesiali. Posso dire che gli anni vissuti qui nelle Marche, con responsabilità anche regionali, sono stati ricchi di creatività e di dinamicità spirituale e umana. L’ itineranza della nostra Vita Religiosa, il cambiare luogo e molto spesso anche attività apostolica, mi ha permesso di fare esperienze di vario tipo e di arricchire sempre di più la mia vita di relazione. So di aver seminato molto, di aver consolato e sostenuto umanamente tantissime persone, di aver spezzato la Parola di Dio in corsi e incontri spirituali e pastorali. Ho sempre avuto la percezione che ciò che si semina con la preghiera e la comunicazione spirituale è una sorgente di vita di cui non ci è dato conoscere tutto il suo percorso. Appartiene a Dio la destinazione della sua Grazia attraverso il nostro annuncio, l’Intercessione e l’offerta della vita. UNA RIFLESSIONE DI SR ANNA MARIA PLASMATI SUL TORNIO DELL’AMORE La Pasqua cristiana è come un tornio su cui Cristo ha portato a compimento la sua vera forma fino a dare il suo sangue di vita. E’ una immagine da rivedere, se si guarda a Colui che fa questa torchiatura: il Padre. Ma è una immagine viva, che esprime la realtà del Mistero Pasquale; dalla sua morte per amore, è scaturita per noi la vita immortale. Mors tua, vita mea è scritto in un basamento del crocifisso del 1639, scolpito da Nofrischi e conservato nella Chiesa attigua al Centro di Spiritualità a Castelplanio. Noi, vivendo la vita con la sua alternanza di gioia e dolore, cadute e risurrezione, tutti, almeno esperienzialmente, partecipiamo al mistero pasquale di Cristo. Ma quando questa partecipazione avviene con adesione consapevole, essa tocca il cuore di ogni uomo e di ogni donna, lo plasma a dimensione “divina”, attraverso la particolare azione dello Spirito Santo. E lo conduce a una speciale comunione d’amore con la Trinità Santa. La salvezza o santità dipende dalla posizione che ciascuno prende di fronte a questo mistero. Non c’è altra via. Il Cristo trafitto, servo del Signore, è la massima rivelazione dell’amore del Padre e della nuova creazione nello Spirito Santo. Aderirvi o meno dipende dal nostro sì. Sì al Padre che ci ha creati e ci attende nella sua infinita misericordia. Sì al Figlio che si è fatto servo per amore e ci invita a seguirlo fino alla pienezza della sua Pasqua. Sì allo Spirito che, come fuoco trasformante, genera la nuova creazione dei redenti nel sangue dell’Agnello. Tutto è raccolto nel dono del calice della nuova alleanza. Questa è la via dello Spirito. La spiritualità. CREDENTI E DUNQUE PERSONE SPIRITUALI Giovanni Paolo II, all’inizio di questo nuovo millennio, esortando la Chiesa a ridare il giusto primato alla spiritualità nella sua vita di fede e nell’evangelizzazione, così si esprime: Non è forse un segno dei tempi che si registri oggi, nel mondo, nonostante gli ampi processi di secolarizzazione, una diffusa esigenza di spiritualità, che in gran parte si esprime in un rinnovato bisogno di preghiera? (Giovanni Paolo II, Novo Millennio Ineunte, 33). Il contesto sociale in cui siamo inseriti è in continua evoluzione e non possiamo non tenerne conto. Nei paesi di antica cristianizzazione, come il nostro, si stanno facendo strada altre religioni e sistemi di pensiero religioso, che offrono risposte nuove ai bisogni interiori degli uomini e delle donne del nostro tempo. In questo contesto, la Chiesa è sfidata a ricercare nuove vie di accesso al cuore tiepido dei cristiani di oggi e a riaccendervi il fuoco della fede. Una autentica testimonianza di vita spirituale può far rinascere, in chi non ce l’ha ancora, il desiderio di calare nelle profondità del proprio essere, per ricercarvi la presenza di Dio che ci viene incontro dal mistero della vita. E il Papa, a questo proposito dice ancora: Noi che abbiamo la grazia di credere in Cristo, rivelatore del Padre e Salvatore del mondo, abbiamo il dovere di mostrare a quali profondità possa portare il rapporto con lui. La grande tradizione mistica della Chiesa, sia in oriente che in occidente, può dire molto a tal proposito. Essa mostra come la preghiera possa progredire, quale vero e proprio dialogo d’amore, fino a rendere la persona umana totalmente posseduta dall’amato divino, vibrante al tocco dello Spirito, filialmente abbandonata nel cuore del Padre (Ib).
  • 7. 7 la vocazione tra DESIDERIO e PAURA del cuore Introduzione di SR Anna Maria al fascicolo IL PROFUMO DEL DONO Vocazione: è la parola che, custodita nel cuore, diventa segno di quanto sei importante agli occhi di Dio. È l'indice di gradimento, presso di Lui, della tua fragile Vita. Sì, perché, se ti chiama, vuol dire che ti ama. Gli stai a cuore, non c'è dubbio. In una turba sterminata di gente, risuona un nome: il tuo! Stupore generale. Forse, credevi che a te non ci pensava nessuno. Lui sì! Davanti ai microfoni della storia ti affida un compito su misura... per Lui! Sì, per lui, non per te. Più che una missione, sembra una scommessa. Una scommessa sulla tua povertà e sulla tua possibilità. Con Lui puoi tutto! Ha scritto “Ti amo” sulla roccia. E accanto ha messo il tuo nome. L’ha scritto di notte. Nella tua notte! Puoi dire a tutti: non si é vergognato di me! Si fida! (cfr. Tonino Bello) Un giorno un monaco orientale chiese ad un giovane arrivato al monastero per un dialogo spirituale: “qual è il nemico “del bello”? “- Fu una domanda molto imbarazzante. Era spontaneo rispondere "il brutto". Il nemico del bello- disse il monaco- è "il più bello": una risposta straordinaria! Una persona non lascia il bello per il brutto, ma il bello, per "il più bello", cioè per qualche cosa di più grande, di dulcis, di particolarmente intenso. Ma dove trovare ciò che è “più bello?”, come scoprire dove si annida? Paolo ci dice che il nostro Dio non è lontano da ciascuno di noi, ma va cercato... "come a tentoni". È il cercare silenzioso, umile, rispettoso di Dio, che non si impone, ma si propone sempre. Se desideri incontrarlo con il tuo cuore, anche nel buio della notte, non smetterai mai di cercare: questa è la fiducia di chi brama raggiungere “il più bello”! Qual è la via? La testimonianza personale di Paolo, nella lettera alla comunità di Filippi, mi ha sempre affascinato: «Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch'io sono stato conquistato da Cristo Gesù” (Fil 3,12). Ho capito che prima ancora che io dicessi sì a Dio, lui l'aveva detto a me; prima ancora che io lo cercassi lui mi aveva conquistato e mi aveva cercato, scelto, atteso e soprattutto... afferrato! La mia vita non era un rincorrere la meta, ma un lasciarmi semplicemente trovare e amare! La vocazione è lanciarsi fiduciosi nelle mani dell'Altro, sapendo di essere raccolti da lui. La vita non ha la rete come ce l'hanno i trapezisti! Non possiamo non lanciarci! Il nostro salto non è un tuffarci nel buio: «so infatti in chi ho posto la mia fede e sono convinto che egli è capace di custodire … ciò che mi è stato affidato” (2Tm 1,12). Anche tu, fratello o sorella, giovane che cerchi Dio sai che ti puoi lanciare e lui certamente ti afferra! Sei stato conquistato/a da Cristo Gesù. Lanciati! Perché molti amici coraggiosi, che si sono messi alla sua sequela, testimoniano quanto papa Benedetto XVI dice a voi giovani: “Siate pienamente convinti: Cristo nulla toglie di quanto avete in voi di bello e di grande, ma porta tutto a perfezione per la gloria di Dio, la felicità degli uomini, la salvezza del mondo”. (in alto: cripta del centro; sotto: la prima cappella con l’angolo della preghiera)
  • 8. 8 IN PROGRAMMA a cura di d. Mariano ESPOSIZIONE ANNUALE DEL CROCIFISSO CASTELPLANIO SAN SEBASTIANO DAL 9 AL 13 SETTEMBRE 2015 Attorno alla festa della Esaltazione della Santa Croce la parrocchia di Castelplanio, da anni si ritrova per ringraziare il Signore delle persone che “restano a lui fedeli” e per avviare l’anno pastorale. Quest’anno in particolare, il 50° di sr Anna Maria ci porta a riscoprire il valore della vita consacrata. L’esposizione si svolgerà presso la chiesa parrocchiale. DIO E’ FEDELE ALLE SUE PROMESSE PROGRAMMA MERCOLEDI 9 SETTEMBRE ORE 20: pizza e Vangelo invito ai giovani GIOVEDI 10 SETTEMBRE ORE 18: Messa e Adorazione invito particolare ai catechisti e ai genitori – segue breve riunione VENERDI 11 SETTEMBRE ORE 17: Confessioni ORE 18: Messa e UNZIONE DEGLI INFERMI SABATO 12 SETTEMBRE 2015 50° di professione religiosa di sr Anna Maria Vissani Ore 17,00: Messa del Vescovo (anima il gruppo “Shalom”) segue: breve concerto della corale “Maggiori” Ore 19,00: cena a buffet nel giardino del Centro Ore 21,00: LA DANZA E LA LUCE nuovo spettacolo presso la sala polivalente del Comune (autori: Tittarelli, Donati, Piccotti) DOMENICA 13 SETTEMBRE Ore 11,15: Anniversari di Matrimonio A conclusione: benedizione dei bambini, ragazzi e giovani per l’inizio della scuola ______________________________________________________________________________ PARROCCHIA DI SAN SEBASTIANO IN CASTELPLANIO – E SAN NICOLÒ A POGGIO SAN MARCELLO COLLEGAMENTO TRA LE FAMIGLIE DELLE DUE PARROCCHIE PRO MANUSCRIPTO - AD USO INTERNO ALLA COMUNITA' don Mariano Piccotti: tel 0731.813402 (8) 339.650 6124 e-mail: marianopic@libero.it