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GIUGNO2013
Mi piace spiegare il tema del Grest di
quest’anno con un racconto che
prendo in prestito da un amico.
Una sera di inizio estate. Processione
del Corpus Domini. La via del centro
più frequentata, quelle “delle vasche”
– tanto per intenderci – è insolitamente
vuota e silenziosa. In mezzo passa la
processione. A un certo punto un’imma-
gine: l’ostensorio che passa in mezzo
alle vetrine; pur nel deserto inconsueto
di quella sera, erano ancora accese e
scintillanti. In bella vista i manichini ri-
vestiti con gli abiti all’ultimo grido. Non si
poteva fare a meno di pensarci; simpa-
tici appendiabiti in plastica, i manichini
non potevano nascondere l’inganno
sempre presente: per quanto costoso,
un vestito non potrà mai prendere il po-
sto di un corpo che, con gesti e parole,
può intrecciare relazioni, può dire di sé
e del mondo, può scrivere una storia. E
allora si poteva tornare, non senza te-
nerezza, a quel piccolo pezzo di pane,
memoria di un corpo che si offre per
amore. Quando l’hanno visto lassù, in
cima alla croce, molti avranno pensato
al fallimento. Nessuno avrebbe scom-
messo che dopo duemila anni, un pic-
colo drappello di cristiani, nel cuore di
una città, se ne sarebbero andati in
mezzo a una strada piena di vetrine e
manichini a portare un pezzo di pane,
dolce memoria dell’unico gesto per cui
vale la pena vivere: l’offerta di tutto se
stessi per amore.
Credo che questo racconto dica molto
più di tanti ragionamenti psicologici e
pedagogici. Attratti e ammaliati da ciò
che è esteriore dimentichiamo che ab-
biamo un corpo che ci è stato preparato.
Non per riempirlo di fronzoli e creme.
Ma ci è stato preparato per fare. Per
entrare in relazione con gli altri. Con
l’Altro. L’ambizione del Grest di que-
st’anno è proprio quella di ricordarci che
abbiamo un corpo. Un corpo che chiede
di intessere relazioni vere. Di stringere
alleanze forti. Di non svendere la propria
identità. Chissà che l’estate non sia l’oc-
casione per ricordarci le grandi poten-
zialità del nostro corpo. Bambini e adulti
insieme. Ma come sempre alle parole
devono seguire i fatti.
A tutti l’augurio di una estate bella e
piena, dando vita – vera – al nostro
corpo.
don Gabriele
Alla scoperta del corpo…
quello vero
CALENDARIO LITURGICO PASTORALE
GIUGNO
LUNEDÌ 17
Inizio del GREST
GIOVEDÌ 20
• Ore 21: Santa Messa e
Adorazione in Parrocchia
DOMENICA 23
• Ore 9.30:
Santa Messa in Oratorio
SABATO 29
• Ore 21, in Piazza:
Concerto d’estate della
Banda Parrocchiale
DOMENICA 30
• Ore 9.30:
Santa Messa in Oratorio
LUGLIO
DOMENICA 7
• Ore 9.30:
Santa Messa in Oratorio
SABATO 13
Serata finale del GREST
GIOVEDÌ 18
• Ore 21: Santa Messa e
Adorazione in Parrocchia
VENERDÌ 26
SANTI GIOACCHINO ED ANNA
• Ore 20.30: Rosario alla
Santella di via Rino
LUNEDÌ 29
FESTA DI SANTA MARTA
• Ore 8 e 21, in Santa Marta:
Santa Messa
AGOSTO
GIOVEDÌ 1
INDULGENZA DEL
PERDON D’ASSISI
VENERDÌ 2
• Da mezzogiorno di
mercoledì a tutto il giovedì:
visitando la Chiesa
Parrocchiale
Le Sante Messe:
ore 9.30 e 17.30
LUNEDÌ 5
FESTA DELLA
MADONNA DELLA NEVE –
SAGRA DEL COLOMBERONE
• Ore 8 e 11: Santa Messa al
Colomberone
• Ore 18.30: Santo Rosario e
benedizione con la reliquia
MARTEDÌ 6
• Ore 8, in Parrocchia:
Santa Messa
• Ore 20.30, Colomberone:
Santa Messa
per tutti i defunti
GIOVEDÌ 15
SOLENNITÀ DI
SANTA MARIA ASSUNTA
VENERDÌ 16
FESTA DI SAN ROCCO
• Ore 9.30: Santa Messa
• 20.30: Santa Messa e
Processione
LUNEDÌ 26
• Ore 20.30:
ultima S. Messa al Cimitero
GIOVEDÌ 29
APERTURA DELLA
FESTA DELL’ORATORIO
SETTEMBRE
DOMENICA 8
CHIUSURA DELLA
FESTA DELL’ORATORIO
• Ore 18: Messa solenne
e cena comunitaria
SABATO 14
FESTA DELL’ESALTAZIONE
DELLA SANTA CROCE
625° anniversario della
consacrazione della Chiesa
DOMENICA 15
• Ore 16: Battesimi
DOMENICA 22
SAGRA PARROCCHIALE
• Ore 11: Messa solenne
e benedizione del Paese
con la reliquia
della Santa Croce
10° ANNIVERSARIO DELLA
MORTE DI DON PIERO
Nel pomeriggio è aperta
la Pesca di Beneficienza
LUNEDÌ 23
• Ore 9.30: Messa per tutti
i defunti della parrocchia
mi hai preparato
Un corpo
Giugno 2013La Torre - 2
D
a diversi mesi il Ve-
scovo ha sollecitato gli
oratori cremonesi ad
avviare un ripensamento pro-
gettuale che li porti alla ste-
sura di un vero e proprio pro-
getto educativo. In verità la
sollecitazione risale alle Linee
progettuali del 2009 che de-
dicano l’intero quarto capitolo
alla progettazione pastorale.
In appendice alle linee per
l’anno pastorale in corso è
stata pubblicata una scheda di
accompagnamento all’elabo-
razione del progetto, che ri-
portiamo ancora una volta
quindi seguito.
Progettare significa condivi-
dere un pensiero, ma soprat-
tutto una presenza, quella di
diverse figure che in oratorio
concorrono alla realizzazione
di un cammino. Solo dalla
condivisione di una passione e
di uno slancio paziente prende
forma l’oratorio, espressione
di una comunità viva. Se la
comunità cristiana sopravvive
o langue… Che oratorio si po-
trà immaginare? Quale prete o
educatore potrà ben operare?
Progettare significa porsi
obiettivi, strumenti e tappe co-
muni, nella specificità dei lin-
guaggi e delle esperienze che
la tradizione oratoriana ci con-
segna e che le nuove sfide
educative ci richiedono. Solo
se gli obiettivi saranno chiari e
condivisi, si potrà camminare
insieme.
Progettare significa metterci
la testa, fare la fatica di valo-
rizzare, integrare, purificare,
senza assolutismi, ma a ser-
vizio della globalità educativa
che l’oratorio cerca di servire.
Solo un gruppo di giovani e
adulti disposti a riconoscersi e
stimarsi a servizio dello
stesso scopo può dar vita al-
l’oratorio.
Progettare significa sognare
con realismo, essere concreti
e carichi di speranza, guar-
dare al presente e al futuro
radicati in una tradizione che
guarda avanti, che non vive di
ricordi e non riedita solo
schemi consumati e logori.
Solo guardando al presente
e immaginando si qualcosa
di grande e di bello per il fu-
turo può esistere l’oratorio.
In definitiva, che cosa è il pro-
getto educativo dell’oratorio e
a cosa serve? È un bel ‘pre-
testo’ perché una comunità
adulta si interroghi e pensa
intelligenza e passione a ser-
vizio dei giovani; è occasione
da non perdere, uno stru-
mento utile, agile, pensato,
condiviso… Non un libro nè
un documento formale, ma
una pista di lettura, un “luogo”
di convergenza e di speranza.
Il progetto educativo ha al suo
cuore a dichiarazione di una
alleanza educativa dentro
l’oratorio, tra i suoi educatori
e le sue diverse anime di ser-
vizio, dell’oratorio con la co-
munità parrocchiale e la dio-
cesi, dell’oratorio con le
famiglie e il territorio…
Un buon progetto è realtà
viva, versatile, utile, non com-
plicata e involuta, non è una
censura né una lamentazione,
ma la condivisione creduta e
amata di un servizio ai più
giovani, chiamato oratorio.
Possiamo rispondere alle
tante crisi di motivazione e di
relazione, alle stanchezze e
alla scarsità di idee… Rimet-
tendo, in gioco i perché,
scommettendo ancora, desi-
derando ancora.
Costruire insieme
l’Oratorio
Il progetto educativo dell’Oratorio
P
erché Chiarina, sul ponte di
comando c è stata a lungo.
C’è chi l ha conosciuta come
giovane catechista e chi. Come ma-
tura catechista; c è chi l’ha cono-
sciuta come organizzatrice “ma-
gica” ,della pesca di beneficenza,
chi come organizzatrice di eventi
processionali, dove tutto era stu-
diato perché non ci fosse confu-
sione e tutto fosse bello, natural-
mente per il Signore. E che dire
quando, in orario scolastico, con di-
screzione e giovialità, bussava alla
porta delle classi, per prelevare i
chierichetti baciati dalla fortuna,
perché predestinati a servire una
celebrazione. Le maestre li vede-
vano allontanarsi con Chiarina, si-
curi e felici per essersi salvati dalle
noiose lezioni. C è anche chi l’ha
conosciuta come vera benefattrice,
insieme naturalmente alla mitica so-
rella Maria, che rimanendo nell’om-
bra le ha concesso di darsi tutta
alla vita della parrocchia. E chi, poi,
non è stato ospite della cucina delle
“sorelle Foppa”: sede ufficiale di
pubbliche relazioni, dove c era una
parola e un sorriso di sostegno per
tutti. Io ce la vedo, proprio come
nella pubblicità, ad aspettarci…
“Chiarina”, un nome,
una garanzia…e forse anche qualcosa in più, per i
Mozzanichesi come me, un pò più in su
e anche un po’ più in giù con l’età.
I
ricercatori ritengono che le
ragioni proposte comune-
mente per giustificare l’aborto
potrebbero essere estese an-
che al periodo successivo la
nascita. Le anomalie del feto o
il rischio per la salute fisica e
mentale della donna sono ra-
gioni valide per chiedere l’ucci-
sione del figlio, anche dopo il
parto. A queste motivazioni essi
ne aggiungono altre, come il ri-
schio per la salute mentale dei
figli che già ci sono, i quali po-
trebbero soffrire per la nascita
di un fratellino. Poi ci sono ano-
malie che risultano evidenti solo
dopo la nascita o lo stesso
parto potrebbe provocare danni
irreversibili al nascituro, come
nel caso dell’asfissia perinatale.
Come giungere a giustificare la
soppressione del neonato in
questi e in altri casi che potreb-
bero facilmente aggiungersi? I
due studiosi sono d’accordo
che, per esempio, i portatori da
sindrome di Down spesso pos-
sono vivere un’esistenza felice,
ma dichiarano che allevare
bambini così potrebbe essere
un peso economico insoppor-
tabile per la famiglia e per lo
Stato.
Inoltre il feto e il neonato – e
siamo alla tesi filosofica – sono
certamente esseri umani, in
quanto persone potenziali, ma
né l’uno né l’altro è persona nel
senso di un soggetto titolare del
diritto morale alla vita. Sarebbe,
infatti, persona un individuo in
grado di riconoscere la sua esi-
stenza come un valore e l’even-
tuale sua soppressione come
un danno. Il semplice essere
uomo, dunque, non è di per sé
una ragione sufficiente per ri-
conoscere a qualcuno il diritto
alla vita. Da questa argomenta-
zione ne conseguirebbe la li-
ceità, anzi l’opportunità dell’uc-
cisione di un neonato, perché
semplicemente incapace di ri-
conoscere un senso alla pro-
pria esistenza.
Ormai la mentalità odierna ri-
tiene degna di essere vissuta
una vita solo quando l’organi-
smo ha caratteristiche di salute,
di lucidità, di prestanza… È un
modo di pensare quantomeno
pericoloso, perché nessuno
possiede per sempre e total-
mente tali caratteristiche; nella
storia di ciascuno è scritta l’in-
sorgenza di una patologia, di
un evento debilitante. Che cosa
succederà se forse, per as-
surdo, un giorno si giungesse a
evidenziare già in fase precoce
tali complicanze? A chi po-
trebbe essere dato il “pass” per
entrare in un mondo di perfetti?
Sembra un’esagerazione, ma è
la logica ultima di una mentalità
che non è capace di confron-
tarsi e assumere con respon-
sabilità il senso del limite, che
pure appartiene costitutiva-
mente all’uomo reale. Allora il
progresso di una società non
dipende dalla purificazione
della razza – una nazione eu-
ropea ha recentemente annun-
ciato che per il 2030 non ci sa-
ranno più al suo interno
portatori della sindrome di
Down – ma dalla capacità di
accogliere e aiutare chi è fra-
gile. Le risorse economiche im-
piegate nell’assistenza e nella
cura dei malati dicono il livello di
civiltà al quale s’intende re-
stare.
C’è poi da essere indignati da-
vanti all’arroganza di chi in-
tende stabilire quando si è uo-
mini. Chi ha dato a queste per-
sone il diritto di decidere e,
ancora una volta, di discrimi-
nare tra uomo e uomo? Termini
come “persona in potenza” non
hanno fondamento scientifico.
La scienza – quella non piegata
a interessi di parte – dice altro:
e, cioè, che dal momento del
concepimento ci si trova dinanzi
a una cellula primigenia che si
evolverà senza soluzione di
continuità, passando attraverso
la fase di zigote, embrione, feto,
neonato sino a diventare
adulto. All’embrione è dovuto il
rispetto di persona, perché cia-
scuno di noi è stato embrione.
Questo è ragionevole!
Giugno 2013 La Torre - 3
All’embrione il rispetto
E T I C A E S O C I E T À
di persona“Aborto dopo la nascita: perché dovrebbe vivere
il bambino?” è il titolo di un articolo scritto da
Alberto Giubilini e Francesca Minerva,
due studiosi italiani all’estero, pubblicato dalla
rivista internazionale “Journal Medical Ethics”.
U
miltà e coraggio sono le parole
che più sono ritornate nella vi-
sita ai luoghi natali di Giovanni
XXIII a Sotto il Monte. Lo scorso 6
giugno un nutrito gruppo della nostra
parrocchia si è recato pellegrino nella
terra del grande Papa bergamasco.
Una giornata passata nella visita dei
luoghi più significativi della sua vita.
La casa natale, la chiesa dove ha ri-
cevuto il battesimo e ha celebrato la
sua prima messa, il museo della sua
residenza estiva.
Una giornata passata nella fraternità
e nella conoscenza di una figura
tanto importante per la Chiesa di tutti
i tempi, quale è stata quella di Angelo
Giuseppe Roncalli.
L’occasione del nostro pellegrinaggio
è stato quello del cinquantesimo an-
niversario della morte del Beato
Giovanni XXIII avvenuta il 3 giu-
gno 1963.
Il Papa dell’umiltà
e del coraggio
Pellegrini a Sotto il Monte
Giugno 2013La Torre - 4
S
iamo partiti il 7 maggio con un pullman carico di
intenzioni, curiosità, aspettative, richieste di gra-
zie… ognuno di noi portava nel cuore “un se-
greto” che avrebbe rivelato solo davanti alla statua
della Madonna. Il viaggio è stato lungo ma allietato da
una contagiosa voglia di stare insieme per pregare,
cantare e condividere qualche buon boccone. Dopo
una sosta ad Avignone eccoci giunti alla meta: Lour-
des, la città dove parlano il dolore e la speranza, Il sa-
cro delle funzioni, del santuario e il profano dei negozi
di souvenir. Lourdes è la linea di confine tra il cielo e la
terra ed in mezzo ci stiamo noi con la nostra umanità
,i nostri sentimenti e le nostre contraddizioni. Ad at-
tenderci la pioggia che non ha scoraggiato nessuno e
muniti di flambeaux abbiamo partecipato alla proces-
sione serale. Che emozione vedere tante piccole luci
alzarsi in lode a Maria! Il vento freddo ogni tanto ne
spegneva qualcuna… un po’ come la nostra fede che
ogni tanto si spegne e per riaccenderla ,non c’è niente
da fare, si ha bisogno dell’altro!
Da quella sera tanti sono stati i momenti emozionanti
che abbiamo vissuto e fissato come ricordo indelebile
nella nostra memoria e nel nostro cuore:
• la via Crucis, che si inerpica in salita per la collinetta,
a ricordare il monte Calvario, immersa in un pano-
rama dolcissimo. Meditare insieme le stazioni è
stato un vero atto penitenziale, di purificazione e
conversione.
• la grotta delle apparizioni, un angolo di paradiso, un
luogo di pace e raccoglimento dove il quotidiano si
spegne e il tempo si ferma e sei lì, a tu per tu, con
la nostra Madre Celeste. A Lei abbiamo affidato le
nostre sofferenze, le preghiere per i nostri cari e per
i fratelli meno fortunati.
• la visita ai luoghi dove visse Bernadette: vedere il ca-
chot, pochi metri quadrati bui e umidi dove un’intera
famiglia trascorreva le sue giornate ci ha fatto sicu-
ramente comprendere la predilezione che Dio ha per
i più piccoli e per gli umili.
Cosa dire ancora di Lourdes? Quello non detto lo do-
vremo manifestare con il nostro vivere quotidiano per-
ché nel nostro cuore, al momento del ritorno, c’è tutto
ciò che ognuno di noi ha lasciato entrare e che il Si-
gnore per mezzo di Maria ci ha voluto donare gratui-
tamente!
Una pellegrina
I L P E L L E G R I N A G G I O P A R R O C C H I A L E
Lourdes: un bagno
R
iconoscenza e gratitudine sono
parole che al giorno d’oggi sem-
brano passate di moda. I tempi
in cui viviamo ci allontanano sempre di
più da questi sentimenti. Il menefre-
ghismo, il pensare solo per sé, sembra
il modo abituale per vivere in questa
società.
Ma a volte ci dovremmo fermare.
Guardare le persone e i fatti positivi che
esistono intorno a noi. Mi riferisco a un
signore, che alcuni non conoscono, che
si chiama Grisa Giuseppe. Per molti
anni è stato il responsabile del gruppo
Croce Rossa di Mozzanica. Con co-
stanza e dedizione ha fatto funzionare
(senza chiedere nulla in cambio) in
modo pregevole la squadra agevo-
lando le esigenze di molti ammalati
mozzanichesi. Ora per motivi personali
ha deciso di lasciare l’incarico. A nome
mio, ma penso di interpretare il pen-
siero di molti, lo voglio ringraziare.
Con riconoscenza
e gratitudine
Un cittadino
Riconoscenza
e gratitudine
Croce Rossa di Mozzanica
di fedeMi è stato chiesto di scrivere “qualche riga” sul
pellegrinaggio a Lourdes che si è da poco concluso…
non è cosa facile perché tanto ci sarebbe da scrivere!

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La Torre - Giugno 2013

  • 1. GIUGNO2013 Mi piace spiegare il tema del Grest di quest’anno con un racconto che prendo in prestito da un amico. Una sera di inizio estate. Processione del Corpus Domini. La via del centro più frequentata, quelle “delle vasche” – tanto per intenderci – è insolitamente vuota e silenziosa. In mezzo passa la processione. A un certo punto un’imma- gine: l’ostensorio che passa in mezzo alle vetrine; pur nel deserto inconsueto di quella sera, erano ancora accese e scintillanti. In bella vista i manichini ri- vestiti con gli abiti all’ultimo grido. Non si poteva fare a meno di pensarci; simpa- tici appendiabiti in plastica, i manichini non potevano nascondere l’inganno sempre presente: per quanto costoso, un vestito non potrà mai prendere il po- sto di un corpo che, con gesti e parole, può intrecciare relazioni, può dire di sé e del mondo, può scrivere una storia. E allora si poteva tornare, non senza te- nerezza, a quel piccolo pezzo di pane, memoria di un corpo che si offre per amore. Quando l’hanno visto lassù, in cima alla croce, molti avranno pensato al fallimento. Nessuno avrebbe scom- messo che dopo duemila anni, un pic- colo drappello di cristiani, nel cuore di una città, se ne sarebbero andati in mezzo a una strada piena di vetrine e manichini a portare un pezzo di pane, dolce memoria dell’unico gesto per cui vale la pena vivere: l’offerta di tutto se stessi per amore. Credo che questo racconto dica molto più di tanti ragionamenti psicologici e pedagogici. Attratti e ammaliati da ciò che è esteriore dimentichiamo che ab- biamo un corpo che ci è stato preparato. Non per riempirlo di fronzoli e creme. Ma ci è stato preparato per fare. Per entrare in relazione con gli altri. Con l’Altro. L’ambizione del Grest di que- st’anno è proprio quella di ricordarci che abbiamo un corpo. Un corpo che chiede di intessere relazioni vere. Di stringere alleanze forti. Di non svendere la propria identità. Chissà che l’estate non sia l’oc- casione per ricordarci le grandi poten- zialità del nostro corpo. Bambini e adulti insieme. Ma come sempre alle parole devono seguire i fatti. A tutti l’augurio di una estate bella e piena, dando vita – vera – al nostro corpo. don Gabriele Alla scoperta del corpo… quello vero CALENDARIO LITURGICO PASTORALE GIUGNO LUNEDÌ 17 Inizio del GREST GIOVEDÌ 20 • Ore 21: Santa Messa e Adorazione in Parrocchia DOMENICA 23 • Ore 9.30: Santa Messa in Oratorio SABATO 29 • Ore 21, in Piazza: Concerto d’estate della Banda Parrocchiale DOMENICA 30 • Ore 9.30: Santa Messa in Oratorio LUGLIO DOMENICA 7 • Ore 9.30: Santa Messa in Oratorio SABATO 13 Serata finale del GREST GIOVEDÌ 18 • Ore 21: Santa Messa e Adorazione in Parrocchia VENERDÌ 26 SANTI GIOACCHINO ED ANNA • Ore 20.30: Rosario alla Santella di via Rino LUNEDÌ 29 FESTA DI SANTA MARTA • Ore 8 e 21, in Santa Marta: Santa Messa AGOSTO GIOVEDÌ 1 INDULGENZA DEL PERDON D’ASSISI VENERDÌ 2 • Da mezzogiorno di mercoledì a tutto il giovedì: visitando la Chiesa Parrocchiale Le Sante Messe: ore 9.30 e 17.30 LUNEDÌ 5 FESTA DELLA MADONNA DELLA NEVE – SAGRA DEL COLOMBERONE • Ore 8 e 11: Santa Messa al Colomberone • Ore 18.30: Santo Rosario e benedizione con la reliquia MARTEDÌ 6 • Ore 8, in Parrocchia: Santa Messa • Ore 20.30, Colomberone: Santa Messa per tutti i defunti GIOVEDÌ 15 SOLENNITÀ DI SANTA MARIA ASSUNTA VENERDÌ 16 FESTA DI SAN ROCCO • Ore 9.30: Santa Messa • 20.30: Santa Messa e Processione LUNEDÌ 26 • Ore 20.30: ultima S. Messa al Cimitero GIOVEDÌ 29 APERTURA DELLA FESTA DELL’ORATORIO SETTEMBRE DOMENICA 8 CHIUSURA DELLA FESTA DELL’ORATORIO • Ore 18: Messa solenne e cena comunitaria SABATO 14 FESTA DELL’ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE 625° anniversario della consacrazione della Chiesa DOMENICA 15 • Ore 16: Battesimi DOMENICA 22 SAGRA PARROCCHIALE • Ore 11: Messa solenne e benedizione del Paese con la reliquia della Santa Croce 10° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI DON PIERO Nel pomeriggio è aperta la Pesca di Beneficienza LUNEDÌ 23 • Ore 9.30: Messa per tutti i defunti della parrocchia mi hai preparato Un corpo
  • 2. Giugno 2013La Torre - 2 D a diversi mesi il Ve- scovo ha sollecitato gli oratori cremonesi ad avviare un ripensamento pro- gettuale che li porti alla ste- sura di un vero e proprio pro- getto educativo. In verità la sollecitazione risale alle Linee progettuali del 2009 che de- dicano l’intero quarto capitolo alla progettazione pastorale. In appendice alle linee per l’anno pastorale in corso è stata pubblicata una scheda di accompagnamento all’elabo- razione del progetto, che ri- portiamo ancora una volta quindi seguito. Progettare significa condivi- dere un pensiero, ma soprat- tutto una presenza, quella di diverse figure che in oratorio concorrono alla realizzazione di un cammino. Solo dalla condivisione di una passione e di uno slancio paziente prende forma l’oratorio, espressione di una comunità viva. Se la comunità cristiana sopravvive o langue… Che oratorio si po- trà immaginare? Quale prete o educatore potrà ben operare? Progettare significa porsi obiettivi, strumenti e tappe co- muni, nella specificità dei lin- guaggi e delle esperienze che la tradizione oratoriana ci con- segna e che le nuove sfide educative ci richiedono. Solo se gli obiettivi saranno chiari e condivisi, si potrà camminare insieme. Progettare significa metterci la testa, fare la fatica di valo- rizzare, integrare, purificare, senza assolutismi, ma a ser- vizio della globalità educativa che l’oratorio cerca di servire. Solo un gruppo di giovani e adulti disposti a riconoscersi e stimarsi a servizio dello stesso scopo può dar vita al- l’oratorio. Progettare significa sognare con realismo, essere concreti e carichi di speranza, guar- dare al presente e al futuro radicati in una tradizione che guarda avanti, che non vive di ricordi e non riedita solo schemi consumati e logori. Solo guardando al presente e immaginando si qualcosa di grande e di bello per il fu- turo può esistere l’oratorio. In definitiva, che cosa è il pro- getto educativo dell’oratorio e a cosa serve? È un bel ‘pre- testo’ perché una comunità adulta si interroghi e pensa intelligenza e passione a ser- vizio dei giovani; è occasione da non perdere, uno stru- mento utile, agile, pensato, condiviso… Non un libro nè un documento formale, ma una pista di lettura, un “luogo” di convergenza e di speranza. Il progetto educativo ha al suo cuore a dichiarazione di una alleanza educativa dentro l’oratorio, tra i suoi educatori e le sue diverse anime di ser- vizio, dell’oratorio con la co- munità parrocchiale e la dio- cesi, dell’oratorio con le famiglie e il territorio… Un buon progetto è realtà viva, versatile, utile, non com- plicata e involuta, non è una censura né una lamentazione, ma la condivisione creduta e amata di un servizio ai più giovani, chiamato oratorio. Possiamo rispondere alle tante crisi di motivazione e di relazione, alle stanchezze e alla scarsità di idee… Rimet- tendo, in gioco i perché, scommettendo ancora, desi- derando ancora. Costruire insieme l’Oratorio Il progetto educativo dell’Oratorio P erché Chiarina, sul ponte di comando c è stata a lungo. C’è chi l ha conosciuta come giovane catechista e chi. Come ma- tura catechista; c è chi l’ha cono- sciuta come organizzatrice “ma- gica” ,della pesca di beneficenza, chi come organizzatrice di eventi processionali, dove tutto era stu- diato perché non ci fosse confu- sione e tutto fosse bello, natural- mente per il Signore. E che dire quando, in orario scolastico, con di- screzione e giovialità, bussava alla porta delle classi, per prelevare i chierichetti baciati dalla fortuna, perché predestinati a servire una celebrazione. Le maestre li vede- vano allontanarsi con Chiarina, si- curi e felici per essersi salvati dalle noiose lezioni. C è anche chi l’ha conosciuta come vera benefattrice, insieme naturalmente alla mitica so- rella Maria, che rimanendo nell’om- bra le ha concesso di darsi tutta alla vita della parrocchia. E chi, poi, non è stato ospite della cucina delle “sorelle Foppa”: sede ufficiale di pubbliche relazioni, dove c era una parola e un sorriso di sostegno per tutti. Io ce la vedo, proprio come nella pubblicità, ad aspettarci… “Chiarina”, un nome, una garanzia…e forse anche qualcosa in più, per i Mozzanichesi come me, un pò più in su e anche un po’ più in giù con l’età.
  • 3. I ricercatori ritengono che le ragioni proposte comune- mente per giustificare l’aborto potrebbero essere estese an- che al periodo successivo la nascita. Le anomalie del feto o il rischio per la salute fisica e mentale della donna sono ra- gioni valide per chiedere l’ucci- sione del figlio, anche dopo il parto. A queste motivazioni essi ne aggiungono altre, come il ri- schio per la salute mentale dei figli che già ci sono, i quali po- trebbero soffrire per la nascita di un fratellino. Poi ci sono ano- malie che risultano evidenti solo dopo la nascita o lo stesso parto potrebbe provocare danni irreversibili al nascituro, come nel caso dell’asfissia perinatale. Come giungere a giustificare la soppressione del neonato in questi e in altri casi che potreb- bero facilmente aggiungersi? I due studiosi sono d’accordo che, per esempio, i portatori da sindrome di Down spesso pos- sono vivere un’esistenza felice, ma dichiarano che allevare bambini così potrebbe essere un peso economico insoppor- tabile per la famiglia e per lo Stato. Inoltre il feto e il neonato – e siamo alla tesi filosofica – sono certamente esseri umani, in quanto persone potenziali, ma né l’uno né l’altro è persona nel senso di un soggetto titolare del diritto morale alla vita. Sarebbe, infatti, persona un individuo in grado di riconoscere la sua esi- stenza come un valore e l’even- tuale sua soppressione come un danno. Il semplice essere uomo, dunque, non è di per sé una ragione sufficiente per ri- conoscere a qualcuno il diritto alla vita. Da questa argomenta- zione ne conseguirebbe la li- ceità, anzi l’opportunità dell’uc- cisione di un neonato, perché semplicemente incapace di ri- conoscere un senso alla pro- pria esistenza. Ormai la mentalità odierna ri- tiene degna di essere vissuta una vita solo quando l’organi- smo ha caratteristiche di salute, di lucidità, di prestanza… È un modo di pensare quantomeno pericoloso, perché nessuno possiede per sempre e total- mente tali caratteristiche; nella storia di ciascuno è scritta l’in- sorgenza di una patologia, di un evento debilitante. Che cosa succederà se forse, per as- surdo, un giorno si giungesse a evidenziare già in fase precoce tali complicanze? A chi po- trebbe essere dato il “pass” per entrare in un mondo di perfetti? Sembra un’esagerazione, ma è la logica ultima di una mentalità che non è capace di confron- tarsi e assumere con respon- sabilità il senso del limite, che pure appartiene costitutiva- mente all’uomo reale. Allora il progresso di una società non dipende dalla purificazione della razza – una nazione eu- ropea ha recentemente annun- ciato che per il 2030 non ci sa- ranno più al suo interno portatori della sindrome di Down – ma dalla capacità di accogliere e aiutare chi è fra- gile. Le risorse economiche im- piegate nell’assistenza e nella cura dei malati dicono il livello di civiltà al quale s’intende re- stare. C’è poi da essere indignati da- vanti all’arroganza di chi in- tende stabilire quando si è uo- mini. Chi ha dato a queste per- sone il diritto di decidere e, ancora una volta, di discrimi- nare tra uomo e uomo? Termini come “persona in potenza” non hanno fondamento scientifico. La scienza – quella non piegata a interessi di parte – dice altro: e, cioè, che dal momento del concepimento ci si trova dinanzi a una cellula primigenia che si evolverà senza soluzione di continuità, passando attraverso la fase di zigote, embrione, feto, neonato sino a diventare adulto. All’embrione è dovuto il rispetto di persona, perché cia- scuno di noi è stato embrione. Questo è ragionevole! Giugno 2013 La Torre - 3 All’embrione il rispetto E T I C A E S O C I E T À di persona“Aborto dopo la nascita: perché dovrebbe vivere il bambino?” è il titolo di un articolo scritto da Alberto Giubilini e Francesca Minerva, due studiosi italiani all’estero, pubblicato dalla rivista internazionale “Journal Medical Ethics”. U miltà e coraggio sono le parole che più sono ritornate nella vi- sita ai luoghi natali di Giovanni XXIII a Sotto il Monte. Lo scorso 6 giugno un nutrito gruppo della nostra parrocchia si è recato pellegrino nella terra del grande Papa bergamasco. Una giornata passata nella visita dei luoghi più significativi della sua vita. La casa natale, la chiesa dove ha ri- cevuto il battesimo e ha celebrato la sua prima messa, il museo della sua residenza estiva. Una giornata passata nella fraternità e nella conoscenza di una figura tanto importante per la Chiesa di tutti i tempi, quale è stata quella di Angelo Giuseppe Roncalli. L’occasione del nostro pellegrinaggio è stato quello del cinquantesimo an- niversario della morte del Beato Giovanni XXIII avvenuta il 3 giu- gno 1963. Il Papa dell’umiltà e del coraggio Pellegrini a Sotto il Monte
  • 4. Giugno 2013La Torre - 4 S iamo partiti il 7 maggio con un pullman carico di intenzioni, curiosità, aspettative, richieste di gra- zie… ognuno di noi portava nel cuore “un se- greto” che avrebbe rivelato solo davanti alla statua della Madonna. Il viaggio è stato lungo ma allietato da una contagiosa voglia di stare insieme per pregare, cantare e condividere qualche buon boccone. Dopo una sosta ad Avignone eccoci giunti alla meta: Lour- des, la città dove parlano il dolore e la speranza, Il sa- cro delle funzioni, del santuario e il profano dei negozi di souvenir. Lourdes è la linea di confine tra il cielo e la terra ed in mezzo ci stiamo noi con la nostra umanità ,i nostri sentimenti e le nostre contraddizioni. Ad at- tenderci la pioggia che non ha scoraggiato nessuno e muniti di flambeaux abbiamo partecipato alla proces- sione serale. Che emozione vedere tante piccole luci alzarsi in lode a Maria! Il vento freddo ogni tanto ne spegneva qualcuna… un po’ come la nostra fede che ogni tanto si spegne e per riaccenderla ,non c’è niente da fare, si ha bisogno dell’altro! Da quella sera tanti sono stati i momenti emozionanti che abbiamo vissuto e fissato come ricordo indelebile nella nostra memoria e nel nostro cuore: • la via Crucis, che si inerpica in salita per la collinetta, a ricordare il monte Calvario, immersa in un pano- rama dolcissimo. Meditare insieme le stazioni è stato un vero atto penitenziale, di purificazione e conversione. • la grotta delle apparizioni, un angolo di paradiso, un luogo di pace e raccoglimento dove il quotidiano si spegne e il tempo si ferma e sei lì, a tu per tu, con la nostra Madre Celeste. A Lei abbiamo affidato le nostre sofferenze, le preghiere per i nostri cari e per i fratelli meno fortunati. • la visita ai luoghi dove visse Bernadette: vedere il ca- chot, pochi metri quadrati bui e umidi dove un’intera famiglia trascorreva le sue giornate ci ha fatto sicu- ramente comprendere la predilezione che Dio ha per i più piccoli e per gli umili. Cosa dire ancora di Lourdes? Quello non detto lo do- vremo manifestare con il nostro vivere quotidiano per- ché nel nostro cuore, al momento del ritorno, c’è tutto ciò che ognuno di noi ha lasciato entrare e che il Si- gnore per mezzo di Maria ci ha voluto donare gratui- tamente! Una pellegrina I L P E L L E G R I N A G G I O P A R R O C C H I A L E Lourdes: un bagno R iconoscenza e gratitudine sono parole che al giorno d’oggi sem- brano passate di moda. I tempi in cui viviamo ci allontanano sempre di più da questi sentimenti. Il menefre- ghismo, il pensare solo per sé, sembra il modo abituale per vivere in questa società. Ma a volte ci dovremmo fermare. Guardare le persone e i fatti positivi che esistono intorno a noi. Mi riferisco a un signore, che alcuni non conoscono, che si chiama Grisa Giuseppe. Per molti anni è stato il responsabile del gruppo Croce Rossa di Mozzanica. Con co- stanza e dedizione ha fatto funzionare (senza chiedere nulla in cambio) in modo pregevole la squadra agevo- lando le esigenze di molti ammalati mozzanichesi. Ora per motivi personali ha deciso di lasciare l’incarico. A nome mio, ma penso di interpretare il pen- siero di molti, lo voglio ringraziare. Con riconoscenza e gratitudine Un cittadino Riconoscenza e gratitudine Croce Rossa di Mozzanica di fedeMi è stato chiesto di scrivere “qualche riga” sul pellegrinaggio a Lourdes che si è da poco concluso… non è cosa facile perché tanto ci sarebbe da scrivere!