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Out of Matrix
Enrico Giraudi
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è soggetta all’autorizzazione scritta da parte dell’editore.
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Viale Regina Margherita, 41 – Milano
1° edizione Ottobre 2011
3
A Nicolo
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4
Indice
PROLOGO 8
19 FEBBRAIO - LA GRANDE PAURA DEL VUOTO 9
27 FEBBRAIO - PRONTI VIA 11
28 FEBBRAIO - LO JOJO 15
4 MARZO - VISIONI 17
8 MARZO – IL BAR DELLA STAZIONE 20
9 MARZO – STRANIERO A MILANO 24
10 MARZO – LA CODA 26
12 MARZO – MARE CALMO 27
15 MARZO – CONFUSIONE MENTALE 30
20 MARZO – LA FINE DEL DIGIUNO 33
22 MARZO – A COLLOQUIO DAL LAMA 35
26 MARZO – LO ZAINO PER L’INDIA 40
31 MARZO - ATOLLO DI RASDHOO 42
3 APRILE - ISOLA DI MALÉ 46
5
4 APRILE - LA SPIAGGIA DI NEBANGO 52
5 APRILE - ASSALTO AL TRENO 55
6 APRILE - IL BUDDHA ROVENTE 66
7 APRILE - IL TOMBINO MALEDETTO 78
8 APRILE - A SPASSO PER NUWARA ELIYA 87
9 APRILE - IL BUDDHA D'ORO DI DAMBULLA 90
12 APRILE - VERSO HIKKADUWA 92
13 APRILE - LA VOCINA CHE VIENE DA DENTRO 96
14 APRILE - IO E IL MIO AMICO DAIMON 100
15 APRILE - VISIONI IN SPIAGGI 104
16 APRILE - LE ONEDE CHE PARLANO 108
18 APRILE - RIFLESSIONI DA MECCANICO 110
30 APRILE - ATTERRAGGIO 115
15 MAGGIO - CUPIDO SI METTE DI MEZZO 118
4 GIUGNO - IL GRANDE BOH 123
8 GIUGNO - I PRIMI 100 GIORNI 128
17 GIUGNO - OSLO 132
4 LUGLIO - UNA STRANA MATEMATICA 135
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Editoria Online
6
6 LUGLIO - QUEL BASTARDO DI CUPIDO 141
16 LUGLIO - SANTA LUCE 143
20 LUGLIO - VERSO CAPO NORD 146
21 LUGLIO - HILLEROD, VENT'ANNI DOPO 148
22 LUGLIO - COPENAGHEN - STOCCOLMA 150
24 LUGLIO - IL PONTICELLO FINLANDESE 153
25 LUGLIO - GIRO DI BOA 156
26 LUGLIO - QUANDO IL SOLE È A MEZZANOTTE 158
30 LUGLIO - VERSO SUD 160
10 AGOSTO - LA TRAPPOLA 162
17 AGOSTO - L'EROE DI CARTAPESTA 163
4 SETTEMBRE - LA BUSSOLA IMPAZZITA 168
12 SETTEMBRE - COLPI DI LUNA 172
23 OTTOBRE - LOST IN SABBATICAL 189
13 NOVEMBRE - COLPO DI SCENA 193
16 NOVEMBRE - DEAD MAN WALKING 195
7
14 MAGGIO - DOPO UNA LUNGA ASSENZA 197
7 AGOSTO 2008 - UN NUOVO INIZIO 199
8
Prologo
Quel tardo pomeriggio di gennaio, nel mio ufficio milanese, mi
alzai dalla scrivania, salii le scale fino al piano superiore e con il
cuore in gola bussai alla porta del direttore del personale. Mi
sedetti di fronte a lui e con voce poco ferma gli dissi che avrei
voluto prendermi un anno sabbatico.
Fu quando disse "non c’è problema" che mi sentii crollare il
mondo addosso, perché di fronte a quella porta spalancata, mi
venne una gran fifa di tutta quella potenziale libertà.
Credo che Matrix esista davvero. Non è esattamente come ci
hanno raccontato nel film, ma la metafora è calzante.
Ciò che segue è la cronaca di quello che è iniziato come un an-
no sabbatico e che poi si è trasformato in qualcos’altro; un dia-
rio che dedico a tutti coloro che, come me, ad un certo punto
della loro vita hanno avuto il sospetto di vivere quella di qual-
cun altro e che, di conseguenza, si sono messi a cercare la stra-
da di casa, la via per tornare a Zion.
9
19 Febbraio
La grande paura del vuoto
Un intero anno. Dodici mesi di fronte a me, nei quali potrò fare
quello che mi pare e in più risparmi sufficienti per un anno (se
gestiti con un minimo di cervello e con economie strategiche):
praticamente il sogno di tutti i lavoratori dipendenti del pianeta
Terra che sono ancora in buona salute, drasticamente singles e
quindi senza figli da mantenere.
Una situazione praticamente perfetta!
E allora perché me la sto facendo sotto?
Desideriamo fortemente la libertà, le diamo la caccia, la pro-
gettiamo tra intuito, impulsività e raziocinio e poi, quando ci
arriva, ne abbiamo una gran paura.
Eppure mi ero dato un progetto preciso: la decisione dell’anno
sabbatico l’avevo presa non per vagabondare per il mondo, ma
per fare una seria esperienza imprenditoriale o almeno è così
che me l’ero raccontata.“È ora che io la smetta di tenere i piedi
in due scarpe, facendo il pubblicitario durante la settimana e
progettando imprese mirabolanti nei week-end (nel campo dei
progetti di imprenditoria sociale e della mia seconda passione:
cortometraggi e documentari) è il momento che io trasformi i
miei sogni nel mio progetto di vita e di lavoro”. Questo obietti-
GiveMeAChance
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10
vo mi aveva fatto sentire autorizzato a “mandare a quel paese”
il mio lavoro, almeno per un po’ e tutto era filato liscio fino al
giorno in cui in ufficio mi era stato confermato e ufficializzato
che dal primo di marzo sarei stato “in aspettativa”.
Dopo cinque minuti, superata l’eccitazione del momento, ave-
va fatto capolino nella mia testa la domanda che mi avrebbe
perseguitato per i successivi trenta giorni: “aspettativa di che” ?
E così avevo cominciato a cercare risposte rassicuranti: “di un
nuovo lavoro, di mettere in piedi questi progetti nel campo del-
la responsabilità sociale di impresa e dei documentari”. In-
somma, “aspettativa” di trasformare le mie passioni in un lavo-
ro. Sì, tutto giusto. Ma al pensiero di farlo sul serio sentivo una
strana sensazione alla bocca dello stomaco: una specie di clau-
strofobia all’idea di essermi impegnato con troppe persone su
più progetti. Danilo mi aspettava nella sua società di consulen-
za sulla responsabilità sociale delle imprese, Mauro, Stefano e
Carlotta mi avevano preparato una scrivania nella loro casa di
produzione di documentari e con loro ed il mio amico Lorenzo,
mi ero preso l’impegno di lanciare un progetto video sulla do-
cumentazione dei progetti nel sociale nei quali si impegnano
molte aziende. Ma chi pensavo di essere, la Dea Shiva?
Poi un giorno mi era arrivata anche la telefonata di Paolo, che
si occupava di formazione e consulenza nel campo delle risorse
umane e che proprio io avevo tempo prima convinto a coinvol-
19 Febbraio – La grande paura del vuoto
11
germi nella redazione di un modello di consulenza sempre nel
campo della responsabilità sociale delle imprese: era tempo di
avviare il progetto e adesso aveva fretta che io iniziassi il lavo-
ro. Quella telefonata aveva scatenato una reazione emotiva
che si era conclusa con una domanda: “ma sono proprio sicuro
di voler spendere i miei dodici mesi di libertà uscendo da un uf-
ficio per entrare in un altro? Continuando a produrre documen-
ti in Powerpoint? Uscendo da una sala riunioni per entrare in al-
tre?
La risposta era arrivata veloce come un treno Freccia Rossa
lanciato a massima velocità dal mio cuore al mio cervello: “Col
cavolo!”
E così avevo iniziato a dormire male la notte, a disdire tutti gli
impegni già presi, a rivedere le mie aspettative di guadagno
sulle quali avevo fatto affidamento, a rivedere di conseguenza
il budget e soprattutto ad arrovellarmi in un delirio notturno,
contraddistinto da una costante ed insopportabile paura per la
totale assenza di programmazione: un’incredibile e inaspettata
paura di essere totalmente libero di fare quello che mi pareva.
Ora, seduto nel salotto della casa di campagna di mio padre a
Montecastello, a meno di nove giorni dallo “sganciamento”,
non so assolutamente che cosa farò. Penso che potrei mettere
in pratica la filosofia Zen del “Doing without doing”, ma mi
rendo conto che è difficilissimo: infatti ho la costante tentazio-
GiveMeAChance
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12
ne di aprire un file excel e farmi una pianificazione temporale
nei minimi dettagli. E infatti ci casco, la faccio e quando la
guardo mi sento veramente un cretino. Ultima chance: decido
di fare ciò che nella vita non ho fatto mai: non pianificare,
aspettare semplicemente, restare in ascolto e vedere che occa-
sioni o idee arriveranno.
Anche perché, essendo l’unico furbo che riesce a pianificare per
sei mesi il proprio anno sabbatico e si accorge solo a pochi
giorni dal “decollo” di avere il passaporto scaduto, l’unica cosa
che posso fare è aspettare che la questura mi restituisca il do-
cumento di espatrio!
Una decisione però la prendo: il primo di Marzo non mi sveglie-
rò a Milano. Così subaffitto il mio bilocale ad un’amica (per
qualche mese) e mi trasferisco in campagna a Montecastello.
Una decisione strategica che mi consente di recuperare ben
seicentoquaranta euro di affitto al mese.
Tanto per dare l’idea delle mie condizioni mentali, a mezz’ora
dall’aver confermato alla mia amica Antonella la disponibilità
della casa, me ne pento e comincio a pormi i più deliranti inter-
rogativi:
a) come faccio ad andare in palestra tutti i giorni che in questo
anno di tempo libero mi volevo fare gli addominali che non ho
mai avuto!?
b) non è che poi, là sperduto in campagna, mi deprimo!?
19 Febbraio – La grande paura del vuoto
13
c) non è che poi mi sento uno sfigato che torna a vivere col pa-
dre a 39 anni!?
d) non è che poi magari mi chiama Danilo per lavorare con lui,
mi prende l’ansia dei soldi, ci vado e facendo su e giù da fuori
Milano spendo più di quanto guadagno?
e) Non è che poi smetto di cercare casa che è importantissimo
che me ne compri una?
In questo stato mentale guardo Sansone (il gatto nero che vive
con mio padre): sta sul davanzale, osserva le colline del torto-
nese avvolte nella foschia, fa uno sbadiglio, si liscia il pelo, si
sdraia, appoggia il muso sulla zampa e si mette a fissarmi. Gli si
legge sul muso questa frase scritta in sovraimpressione: “Godi-
tela, scemo!
15
27 Febbraio
Pronti, via!
Sono un po’ più tranquillo. Nell’ultima settimana mi sono abi-
tuato all’idea dell’anno sabbatico e sono riuscito a resistere al
pianificare i miei prossimi impegni.
Stanno accadendo delle cose strane.
Mi sento come in un’anticamera lunghissima che non finisce
mai. Quando penso ai miei prossimi dodici mesi la mia mente si
riempie di desideri, voglie, malinconie. So che voglio usare be-
ne questo periodo, ma so anche che non voglio viverlo come
un’impegno. Voglio essere tranquillo. Voglio essere “qui ed
ora”. Mi serve sentire quello che sono, e quindi quello che vo-
glio, e poi farlo.
Stasera è venuta a casa mia Antonia per prendere le chiavi del-
la casa di Milano. Che strano, dopo tutti questi anni ci rivedia-
mo, ci incrociamo e via. Ha un messaggio per me: il nostro co-
mune amico Roberto vuole aprire una società di consulenza
sulla Responsabilità Sociale delle Imprese. Strano questo input.
Come quello di oggi. Marta, che ho conosciuto un anno fa e che
lavorava nel reparto di progetti sociali di una banca, mi dice che
andrà a Londra per un corso sulla partnership tra profit e non
GiveMeAChance
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profit. È quello su cui ero indeciso! Decido che anche questo è
un messaggio. Mi dice “vai a Londra”. Non pensare ai soldi. Vai!
Di una cosa sono sicuro. Voglio aprirmi alla vita. Incontrare
gente. Trovare tutti i pretesti per mettere in condizione la mia
vita di mandarmi i suoi messaggi. E questo significa: usare il
mio rifugio campagnolo di Montecastello come una base, ma
non come una casa. Mi sforzo di non pensare. Aspettiamo gli
eventi. Domani ho una riunione nella società di Davide, non ne
ho molta voglia…ma vado. “Attento – mi dico - non ti impegna-
re, tieni tutte le porte aperte”. Sei solo all’inizio di questa stra-
na avventura…
Ieri mi ha risposto Neysan, il mio amico israeliano che mi aspet-
ta in Israele a Giugno. Bene bene, la giostra sta per iniziare.
Domani, ultimo giorno.
17
28 Febbraio
Lo yo-yo
Ho salutato più o meno tutti. Mi sento bene, nemmeno tanto
emozionato. Ho pranzato con Mauro (il mio capo), Alessandra
e Teresa. Sono molto emozionato ed eccitato. Alle 18.00 mi
aspetta Danilo per una riunione nella società di consulenza.
Voglia zero...vorrei scappare da qualunque cosa assomigli ad
un impegno lavorativo. Perché quando cerchiamo di seguire il
nostro istinto, tutto si mette di traverso?
Pochi saluti, nessun festeggiamento particolare. Ma leggo sul
viso dei miei colleghi la voglia di seguirmi. Ma dove? Non ho
veramente nessuna idea di quello che farò. Mi sento quasi pe-
sare sulle spalle tutte queste aspettative e mentre mi incammi-
no, continuo a vedermi su navi, aerei, posti dove non sono mai
stato. I progetti e le idee montano come la panna, ma per deci-
dere aspetto che venga su il latte.
Appena uscito dall’ufficio mi succede una cosa strana: mi sento
chiamare da una signora ben vestita, sulla cinquantina. Capisco
che non ci sta molto ocn la testa. “Scusi”, mi dice, “se le dò uno
yo-yo per bambini, lei mi darebbe due biglietti dell’autobus”?
GiveMeAChance
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Resto interdetto. In qualunque altro giorno avrei proseguito fa-
cendo finta di nulla. Invece questa volta mi fermo, tiro fuori il
mio carnet di biglietti dell’autobus settimanale (quelli che non
userò più) e gliene dò due. Portarle via lo yo-yo mi dispiace,
glielo lascio. Poi me ne pento, era bello.
Che cosa avrà voluto significare questo incontro? Tutto quello
che ci succede è un messaggio. Siamo tutti parole gli uni per gli
altri. Ma la frase intera non sempre si riesce a leggere.
Forse voleva invitarmi a giocare.
“Sì, devo accettare di giocare!”. Mi dico.
Più tardi prendo una birra con il mio amico Max che fa il regista
e il video-maker e si parla un po’ di tutto. Bello sorseggiare una
birretta senza pensieri. Ci si sente quasi in colpa a non avere
pensieri.
Passo a salutare Loredana. Mangiamo da lei un kebab. Una pa-
tatina di troppo intinta nel ketchup e ci ritroviamo dopo pochi
minuti in mezzo alla passione più sfrenata, con sottofondo
Jazz.
Mezzanotte. In auto con un faro rotto, porco cane!
Viaggio molto veloce. Troppo. Ci metto solo trentacinque mi-
nuti ad arrivare a Montecastello. Perché corro? Da cosa sto
scappando? Non lo so. Crollo a letto dopo aver sistemato delle
cose e aver cantilenato il mio mantra buddista.
19
4 Marzo
Visioni
Sveglia alle sei. Colazione. Un’ora di meditazione. Sono pieno
di energia, prendo la bici e faccio un giro. Mi fermo, scendo e
mi siedo per terra. La mia bici si staglia sulle colline dipinte del
marrone della terra appena arata. Da foto.
Mi viene un’idea: partire con la mia bici. Fare un lungo viaggio.
Sì bello, mi piace. Vado a sedermi sul mio sasso preferito, en-
trando di straforo nel parco del piccolo castello che sovrasta
casa mia e guardo la campagna. L’idea si fa ancora più pazza:
“vado in bici in Israele”. Parto il primo aprile, mi fermo a Roma
a maggio per un incontro che mi interessa sull’etica e la re-
sponsabilità sociale di impresa, per arrivare in Israele a Giugno.
Tempo poche ore mi sembra un’idea assolutamente folle e ca-
pisco che nessuno dei miei pensieri è attendibile. Devo stare
calmo. Non so nemmeno scegliere tra andare alle Maldive (do-
ve una coppia di amici, Fabio e Manuela, mi ha proposto di se-
guirli) per poi “perdermi” in India e andare in Israele.
GiveMeAChance
Editoria Online
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Quello che non riesco a capire è se dare ascolto alle mie sensa-
zioni e buttarmi nel fare tutto quello che la mia fantasia ed il
mio conto in banca mi permettono, oppure no.
Come devo usare questo anno?
Che cosa voglio ottenere?
La risposta è: proprio non lo so.
Ok. Va bene in fondo il sabbatico è appena iniziato.
Decido di proseguire nel mio programma che prevede di incon-
trare persone, confrontarsi, lasciare passare un po’ di tempo
per eliminare la tensione.
Siamo come bicchieri con dentro acqua e sabbia: più ci agitia-
mo meno riusciamo a vedere lucidamente, più ci calmiamo più
acquisiamo chiarezza.
Perché mi sento spaesato? Perché, fuori dal mio ritmo lavorati-
vo mi pare di essere vuoto, di non poter riempire il tempo? Ci
sono molte cose che desidero, ma non riesco ad afferrarle. For-
se mi hanno addestrato a tenerle dentro e basta, perché se
ognuno di noi facesse veramente quello che sente il sistema
economico attuale, fondato sulla “coercizione dolce”,
sull’illusione e sui condizionamenti, non funzionerebbe più.
Troppe persone libere manderebbero il mondo in “default”.
Non penso di aver perso la bussola, ma ho la sensazione che la
strada per arrivare da quel “qualche parte” sarà più lunga e im-
prevedibile del previsto. Devo ragionare come se mi fossi licen-
4 Marzo - Visioni
21
ziato. È fondamentale, ma devo lasciare a me stesso il tempo
di riprendere aderenza con la mia realtà. La mia vita mi sta aiu-
tando, lo so.
Sono sospeso tra cuore, ragione e spirito. Staremo a vedere.
“Sii paziente – mi dico -, ascolta tutti, ma con distacco, lascia
che venga tutto a galla. Fai un atto di coraggio (il viaggio), non
tenere più i conti. Spendi tutto quello che è necessa-
rio...coraggio e soprattutto, fai tutto con gioia!
Non c’è nulla di cui aver paura.
22
8 Marzo
Il bar della stazione
Quando mi sveglio alle sei per fare colazione prima dell’alba,
tanto per mettere altra carne al fuoco ho deciso di osservare un
digiuno tipo il Ramadan, sento di essere sulla strada giusta.
Tutti i “no” che ho detto tirandomi indietro dai vari progetti e
impegni mi fanno male, mi mettono in crisi, ma quando sono
solo e in silenzio, assaporo il piacere di fare quello che mi sento,
di seguire l’istinto, senza preoccuparmi di quello che accadrà.
Quando il mondo si sveglia, inizia la battaglia con il lato oscuro,
quello che ci governa nello stato di veglia. Mi sento tornato in-
dietro a scroccare vitto e alloggio dai genitori, vedo gli elettrici-
sti che lavorano e io mi sento un disoccupato, cammino per la
strada come una marionetta sentendomi fuori posto. Dove va-
do? Questa mattina sono entrato nel negozio Vodafone-One e
mi sono messo a chiedere informazioni al tipo dietro il banco.
Mi ha trattato come uno sprovveduto o come un pensionato,
forse perché nella confusione cerebrale gli ho chiesto tre volte
la stessa cosa. Mi sono sentito come quegli sfaccendati che
9 Marzo – Il bar della stazione
23
stanno sulla panchina ad aspettare che accada qualcosa. È una
settimana che devo decidere se fare il contratto che mi consen-
te di navigare 60 ore al mese in internet via cellulare. Ma le use-
rò tutte? E poi te li prendono in anticipo! Ma forse dovrei pren-
dere un cell UMTS perché da Montecastello non piglia nem-
meno un’antenna della Nasa. Questa mattina l’operatrice della
Telecom mi ha rifiutato la linea ISDN: a Montecastello non fun-
ziona! Mi ha detto che il sistema non accettava la richiesta di
appuntamento. Accidenti ma dove mi sono rintanato? Devo
uscire e inventarmi qualcosa! E infatti oggi sto andando in tre-
no a Genova a trovare Maria Laura. Un’eclettica PR genovese
che organizza eventi, calorosa e amichevole. Ci siamo cono-
sciuti due anni fa ad un convegno a Zurigo dove miliardari di
tutto il mondo parlavano di spiritualità al lavoro. Ieri sera mi ha
chiamato Danilo e mi devo segnare quello che mi ha detto per-
ché credo che sia stato saggio e sincero: sono troppo volubile,
poco determinato, confuso e mi gestisco in maniera immatura
(gli ho comunicato che non avrei collaborato con lui via sms, in
effetti potevo almeno chiamarlo...). Non mi devo crocifiggere,
ma devo riflettere. Danilo forse ha ragione. Sono troppo di-
spersivo e superficiale nella gestione della mia vita. Ho fatto
con lui quello che faccio da cinque anni con le donne: affascino,
spremo il primo succo, poi mollo la presa e …
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24
Una telefonata. È arrivata una telefonata mentre stavo scri-
vendo, è Antonella, una mia ex cliente.
Antonella mi dice che non mi ha mai dimenticato perché le
avevo parlato di una mia esperienza di volontariato in Africa
nella baraccopoli di Soweto nel 2001. Dice che sono stato
l’ispirazione che l’ha portata a fare una serie di esperienze in
progetti di cooperazione allo sviluppo in questi ultimi quattro
anni. Ora si occupa di un progetto italiano, un ospedale, a Na-
zareth. È una struttura in cui palestinesi, israeliani e italiani la-
vorano insieme e si occupano di assistenza medica ai bambini.
Ora, una ragazza che lavora nel private banking a Milano, che
ha superato un tumore, si è affezionata al progetto e ha deciso
di supportarlo. Sta cercando qualcuno che si occupi della co-
municazione a scopo raccolta fondi.
È pazzesco. Proprio ieri sera pensavo due cose: devo vincere la
paura, l’insicurezza in me stesso, devo tirare fuori le palle, ma
devo farlo per uno scopo in cui credo veramente. Rafforzare le
mie capacità, mantenendo la mia purezza di spirito. Sì, potreb-
be essere proprio questa la sfida di questo anno sabbatico.
Danilo me lo sono bruciato, il mio primo “no” ha creato disagio
e imbarazzo, ma anche spazio e aria pura dentro di me. Devo
pensarci.
La cosa incredibile è che tutto questo mi sembra il prodotto di
qualcosa che sta scattando dentro di me. Una sorta di processo
9 Marzo – Il bar della stazione
25
di purificazione. Quando dici “no”, rifiutando senza compro-
messi ciò che non senti tuo e accettando di pagarne il prezzo,
fai un passo verso di te, affermi la parte più autentica di te stes-
so. Il “no” vale più del “sì” per il semplice fatto che crea frizione
e con questa si genera energia, si crea una distanza tra il mon-
do esterno e il mondo interiore che fa chiarezza e disegna i
confini del tuo vero Io e tu ti puoi riconoscere. Se a questo ag-
giungi l’ingrediente straordinario “dell’affidarsi”, esattamente
come quando ai corsi di teatro ti lasci cadere all’indietro e gli al-
tri ti afferrano all’ultimo, l’effetto lo senti fin sulla punta delle
orecchie.
Purezza di intenti, il coraggio di affidarsi e fare della tua vita la
tua personale pennellata sulla tela. E la vita comincia a rispon-
dere.
Terminata la telefonata, mi passa vicino un ragazzo indiano
che lascia un accendino sul sedile del treno, con un biglietto.
Sto per fare come sempre, finta di nulla, poi mi fermo e tiro
fuori tutte le monete che ho, tre euro, e compro l’accendino. È
color senape, come i miei pantaloni.
26
9 Marzo
Straniero a Milano
Sono in giro per Milano e non posso nemmeno andare a casa
mia perché ci è già entrata Antonella. Non riesco ad abituarmi
all’idea di essere in giro mentre gli altri lavorano. Ho ancora le
tossine da lavoro addosso. Mi riempio di appuntamenti per non
stare fermo. Per fortuna alla sera vedo Inbar e Gianluca, il suo
ragazzo. Birretta nella mia birreria di periferia preferita. Il pen-
siero di oggi è molto lucido: l’opportunità che ho davanti non è
quella di cambiare le cose che faccio, ma il modo in cui le fac-
cio. A questo devo dedicare il mio anno. Inbar mi consiglia di
approfittare del mio viaggio in Israele a maggio per andare in
un Kibbutz. E mettiamoci anche questa. In più mi dice che scri-
verà una rubrica quindicinale sul mio anno sabbatico su una ri-
vista di vela. Pensa te, incredibile.
Giornata pesante: mi sono guardato dentro e ci vedo le cose
che devo cambiare di me. Soprattutto riflettendo su come mi
sono bruciato il mio primo contatto di lavoro con Danilo, mi di-
co un pò di cosette:
9 Marzo – Straniero a Milano
27
- Concentrazione su quello che faccio: una cosa per volta. Fatta
bene.
- Valutare con calma: non reagire impulsivamente, riflettere e
poi decidere.
- Tenere duro sulle decisioni, non cambiare idea.
- Scegliere e selezionare persone, situazioni e attività.
- Lasciare uscire tutte le tossine.
E il 26 marzo ho deciso che parto per le Maldive (se mi danno in
tempo il passaporto) con Fabio e Manuela.
Devo smetterla di pensare ai soldi. Infatti ho pagato il mio co-
stoso corso in Inghilterra che ha per oggetto “come rendere
l’azienda in cui lavori più socialmente responsabile”...e via.
28
10 Marzo
La coda
La giornata inizia benissimo. Vado in Questura e consegno la
dichiarazione dell’agenzia di viaggi per la procedura urgente di
rinnovo del passaporto. Le code agli uffici pubblici sono esila-
ranti, se hai tempo di fermarti ad osservare la gente. Sono or-
ganismi viventi in cui si crea una mentalità collettiva. Un tizio
che esce incazzato genera preoccupazione nei primi dieci in
coda, che diventa terrore verso il ventesimo e disperazione pu-
ra negli ultimi arrivati. Meraviglioso!
Comincio a godermi il tempo, il presente.
Scopro che tra le nove del mattino e le sette di sera esiste un
mondo di gente viva, che respira, mangia, va in giro. Sono tutte
persone normali.
29
12 Marzo
Mare calmo.
La mia mente si sta lentamente calmando. Le preoccupazioni
si fanno sempre più leggere. Se lascio passare i momenti di an-
sia del tipo “gli altri stanno producendo e tu cosa stai facendo?”
riesco a sentire che a “fermarsi” non c’è nulla di male. Noi non
siamo sempre quello che facciamo. Noi siamo, molto più spes-
so, quello che resta dopo che abbiamo buttato via le cose che
facciamo. Ho la sensazione che, una volta superata l’ansia da
ozio, inizi una sorta di percorso “verso casa”. Inizi a riscoprire le
attività che ti piacevano: ieri in giardino ho suonato la chitarra
dopo molto tempo. L’ho suonata cercando di fermare il piacere
delle piccole cose: essere seduto al sole, il suono delle corde un
po’ consumate, il vento. Ho la sensazione che quando smetti di
correre, la vita cominci a lavorare per rigenerare la tua parte
vera, tutto si mette in opera per mettere le cose a posto. Il dif-
ficile è mantenersi collegati con questa parte di noi. Per farlo è
importante selezionare quello che fai, i luoghi dove vai e le per-
sone che vedi. Devi stare lontano dalle cose pesanti che ti por-
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tano “verso il basso” (guardare la TV, le vetrine dei telefonini, le
grandi città, gli amici ossessionati dal lavoro o quelli iperattivi)
e cercare quelle “leggere”, quell’aria calda che ti solleva (legge-
re, ascoltare buona musica, passeggiare, la campagna, un ami-
co in fase di ricerca). Ieri è venuto a trovarmi il mio amico An-
drea. Lui è un creativo, separato, con una figlia piccola. Doveva
fermarsi solo a cena ma è rimasto a dormire e il giorno dopo a
pranzo. Abbiamo parlato un pò di tutto, passeggiando per
Alessandria e poi suonando la chitarra davanti al fuoco: futuro,
donne, amore, lavoro, spiritualità, politica. Questa casa è un
buon posto dove stare con i buoni amici. Ieri ho lavorato per
cinque ore in giardino. Il lavoro manuale è un ottimo antidoto
contro il lavorio mentale. Ed è il mio punto di partenza per fare
il mio “tagliando” personale: poche cose fatte bene. Voglio
mettere più testa e concentrazione nelle cose e anche nel mo-
do in cui vivo le relazioni con gli altri. Voglio resistere alla ten-
tazione di rimettermi in marcia, voglio vincere la mia paura di
spendere troppi soldi. La mia priorità è quella di fare tutte le
esperienze necessarie per tornare a nutrirmi l’anima e non solo
la panza. I soldi vengono dopo. Voglio lasciarmi andare e impa-
rare ad aspettare. La mia risposta a Mauro per iniziare quel
progetto di consulenza è lì, che aspetta di essergli comunicata.
Ho scritto l’sms più volte, ma non l’ho spedito. C’è qualcosa che
mi dice: aspetta. La mia vita sta espellendo le cose non giuste
7 Agosto 2008 – Un nuovo inizio
31
per me. Non riesco a guardare la TV, non è più nelle mie corde.
Ma quanto è bello vivere secondo il mio ritmo, senza adeguar-
mi a quello della società che mi circonda. Ecco, quest’anno mi
deve servire per recuperare il mio ritmo. Poi troverò il modo di
agganciarlo al ritmo del mondo nel quale tornerò, ma con un
aggancio morbido e flessibile.
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Editoria Online
32
Grazie per aver letto questa parte di ebook
gratuita!
Puoi liberamente distribuirlo a tutte le persone a te vicine
che ritieni possano essere interessate a questo argomento,
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  • 2. GiveMeAChance Editoria Online Tutti i diritti riservati La riproduzione parziale o totale del presenti libro è soggetta all’autorizzazione scritta da parte dell’editore. La presente pubblicazione contiene le opinioni dell’autore e ha lo scopo di fornire informazioni che, benché curate con scrupo- losa attenzione, non possono comportare specifiche responsabilità in capo all’autore e all’editore per eventuali inesattezze. GiveMeAChance s.r.l. – Editoria Online Viale Regina Margherita, 41 – Milano 1° edizione Ottobre 2011
  • 4. GiveMeAChance Editoria Online 4 Indice PROLOGO 8 19 FEBBRAIO - LA GRANDE PAURA DEL VUOTO 9 27 FEBBRAIO - PRONTI VIA 11 28 FEBBRAIO - LO JOJO 15 4 MARZO - VISIONI 17 8 MARZO – IL BAR DELLA STAZIONE 20 9 MARZO – STRANIERO A MILANO 24 10 MARZO – LA CODA 26 12 MARZO – MARE CALMO 27 15 MARZO – CONFUSIONE MENTALE 30 20 MARZO – LA FINE DEL DIGIUNO 33 22 MARZO – A COLLOQUIO DAL LAMA 35 26 MARZO – LO ZAINO PER L’INDIA 40 31 MARZO - ATOLLO DI RASDHOO 42 3 APRILE - ISOLA DI MALÉ 46
  • 5. 5 4 APRILE - LA SPIAGGIA DI NEBANGO 52 5 APRILE - ASSALTO AL TRENO 55 6 APRILE - IL BUDDHA ROVENTE 66 7 APRILE - IL TOMBINO MALEDETTO 78 8 APRILE - A SPASSO PER NUWARA ELIYA 87 9 APRILE - IL BUDDHA D'ORO DI DAMBULLA 90 12 APRILE - VERSO HIKKADUWA 92 13 APRILE - LA VOCINA CHE VIENE DA DENTRO 96 14 APRILE - IO E IL MIO AMICO DAIMON 100 15 APRILE - VISIONI IN SPIAGGI 104 16 APRILE - LE ONEDE CHE PARLANO 108 18 APRILE - RIFLESSIONI DA MECCANICO 110 30 APRILE - ATTERRAGGIO 115 15 MAGGIO - CUPIDO SI METTE DI MEZZO 118 4 GIUGNO - IL GRANDE BOH 123 8 GIUGNO - I PRIMI 100 GIORNI 128 17 GIUGNO - OSLO 132 4 LUGLIO - UNA STRANA MATEMATICA 135
  • 6. GiveMeAChance Editoria Online 6 6 LUGLIO - QUEL BASTARDO DI CUPIDO 141 16 LUGLIO - SANTA LUCE 143 20 LUGLIO - VERSO CAPO NORD 146 21 LUGLIO - HILLEROD, VENT'ANNI DOPO 148 22 LUGLIO - COPENAGHEN - STOCCOLMA 150 24 LUGLIO - IL PONTICELLO FINLANDESE 153 25 LUGLIO - GIRO DI BOA 156 26 LUGLIO - QUANDO IL SOLE È A MEZZANOTTE 158 30 LUGLIO - VERSO SUD 160 10 AGOSTO - LA TRAPPOLA 162 17 AGOSTO - L'EROE DI CARTAPESTA 163 4 SETTEMBRE - LA BUSSOLA IMPAZZITA 168 12 SETTEMBRE - COLPI DI LUNA 172 23 OTTOBRE - LOST IN SABBATICAL 189 13 NOVEMBRE - COLPO DI SCENA 193 16 NOVEMBRE - DEAD MAN WALKING 195
  • 7. 7 14 MAGGIO - DOPO UNA LUNGA ASSENZA 197 7 AGOSTO 2008 - UN NUOVO INIZIO 199
  • 8. 8 Prologo Quel tardo pomeriggio di gennaio, nel mio ufficio milanese, mi alzai dalla scrivania, salii le scale fino al piano superiore e con il cuore in gola bussai alla porta del direttore del personale. Mi sedetti di fronte a lui e con voce poco ferma gli dissi che avrei voluto prendermi un anno sabbatico. Fu quando disse "non c’è problema" che mi sentii crollare il mondo addosso, perché di fronte a quella porta spalancata, mi venne una gran fifa di tutta quella potenziale libertà. Credo che Matrix esista davvero. Non è esattamente come ci hanno raccontato nel film, ma la metafora è calzante. Ciò che segue è la cronaca di quello che è iniziato come un an- no sabbatico e che poi si è trasformato in qualcos’altro; un dia- rio che dedico a tutti coloro che, come me, ad un certo punto della loro vita hanno avuto il sospetto di vivere quella di qual- cun altro e che, di conseguenza, si sono messi a cercare la stra- da di casa, la via per tornare a Zion.
  • 9. 9 19 Febbraio La grande paura del vuoto Un intero anno. Dodici mesi di fronte a me, nei quali potrò fare quello che mi pare e in più risparmi sufficienti per un anno (se gestiti con un minimo di cervello e con economie strategiche): praticamente il sogno di tutti i lavoratori dipendenti del pianeta Terra che sono ancora in buona salute, drasticamente singles e quindi senza figli da mantenere. Una situazione praticamente perfetta! E allora perché me la sto facendo sotto? Desideriamo fortemente la libertà, le diamo la caccia, la pro- gettiamo tra intuito, impulsività e raziocinio e poi, quando ci arriva, ne abbiamo una gran paura. Eppure mi ero dato un progetto preciso: la decisione dell’anno sabbatico l’avevo presa non per vagabondare per il mondo, ma per fare una seria esperienza imprenditoriale o almeno è così che me l’ero raccontata.“È ora che io la smetta di tenere i piedi in due scarpe, facendo il pubblicitario durante la settimana e progettando imprese mirabolanti nei week-end (nel campo dei progetti di imprenditoria sociale e della mia seconda passione: cortometraggi e documentari) è il momento che io trasformi i miei sogni nel mio progetto di vita e di lavoro”. Questo obietti-
  • 10. GiveMeAChance Editoria Online 10 vo mi aveva fatto sentire autorizzato a “mandare a quel paese” il mio lavoro, almeno per un po’ e tutto era filato liscio fino al giorno in cui in ufficio mi era stato confermato e ufficializzato che dal primo di marzo sarei stato “in aspettativa”. Dopo cinque minuti, superata l’eccitazione del momento, ave- va fatto capolino nella mia testa la domanda che mi avrebbe perseguitato per i successivi trenta giorni: “aspettativa di che” ? E così avevo cominciato a cercare risposte rassicuranti: “di un nuovo lavoro, di mettere in piedi questi progetti nel campo del- la responsabilità sociale di impresa e dei documentari”. In- somma, “aspettativa” di trasformare le mie passioni in un lavo- ro. Sì, tutto giusto. Ma al pensiero di farlo sul serio sentivo una strana sensazione alla bocca dello stomaco: una specie di clau- strofobia all’idea di essermi impegnato con troppe persone su più progetti. Danilo mi aspettava nella sua società di consulen- za sulla responsabilità sociale delle imprese, Mauro, Stefano e Carlotta mi avevano preparato una scrivania nella loro casa di produzione di documentari e con loro ed il mio amico Lorenzo, mi ero preso l’impegno di lanciare un progetto video sulla do- cumentazione dei progetti nel sociale nei quali si impegnano molte aziende. Ma chi pensavo di essere, la Dea Shiva? Poi un giorno mi era arrivata anche la telefonata di Paolo, che si occupava di formazione e consulenza nel campo delle risorse umane e che proprio io avevo tempo prima convinto a coinvol-
  • 11. 19 Febbraio – La grande paura del vuoto 11 germi nella redazione di un modello di consulenza sempre nel campo della responsabilità sociale delle imprese: era tempo di avviare il progetto e adesso aveva fretta che io iniziassi il lavo- ro. Quella telefonata aveva scatenato una reazione emotiva che si era conclusa con una domanda: “ma sono proprio sicuro di voler spendere i miei dodici mesi di libertà uscendo da un uf- ficio per entrare in un altro? Continuando a produrre documen- ti in Powerpoint? Uscendo da una sala riunioni per entrare in al- tre? La risposta era arrivata veloce come un treno Freccia Rossa lanciato a massima velocità dal mio cuore al mio cervello: “Col cavolo!” E così avevo iniziato a dormire male la notte, a disdire tutti gli impegni già presi, a rivedere le mie aspettative di guadagno sulle quali avevo fatto affidamento, a rivedere di conseguenza il budget e soprattutto ad arrovellarmi in un delirio notturno, contraddistinto da una costante ed insopportabile paura per la totale assenza di programmazione: un’incredibile e inaspettata paura di essere totalmente libero di fare quello che mi pareva. Ora, seduto nel salotto della casa di campagna di mio padre a Montecastello, a meno di nove giorni dallo “sganciamento”, non so assolutamente che cosa farò. Penso che potrei mettere in pratica la filosofia Zen del “Doing without doing”, ma mi rendo conto che è difficilissimo: infatti ho la costante tentazio-
  • 12. GiveMeAChance Editoria Online 12 ne di aprire un file excel e farmi una pianificazione temporale nei minimi dettagli. E infatti ci casco, la faccio e quando la guardo mi sento veramente un cretino. Ultima chance: decido di fare ciò che nella vita non ho fatto mai: non pianificare, aspettare semplicemente, restare in ascolto e vedere che occa- sioni o idee arriveranno. Anche perché, essendo l’unico furbo che riesce a pianificare per sei mesi il proprio anno sabbatico e si accorge solo a pochi giorni dal “decollo” di avere il passaporto scaduto, l’unica cosa che posso fare è aspettare che la questura mi restituisca il do- cumento di espatrio! Una decisione però la prendo: il primo di Marzo non mi sveglie- rò a Milano. Così subaffitto il mio bilocale ad un’amica (per qualche mese) e mi trasferisco in campagna a Montecastello. Una decisione strategica che mi consente di recuperare ben seicentoquaranta euro di affitto al mese. Tanto per dare l’idea delle mie condizioni mentali, a mezz’ora dall’aver confermato alla mia amica Antonella la disponibilità della casa, me ne pento e comincio a pormi i più deliranti inter- rogativi: a) come faccio ad andare in palestra tutti i giorni che in questo anno di tempo libero mi volevo fare gli addominali che non ho mai avuto!? b) non è che poi, là sperduto in campagna, mi deprimo!?
  • 13. 19 Febbraio – La grande paura del vuoto 13 c) non è che poi mi sento uno sfigato che torna a vivere col pa- dre a 39 anni!? d) non è che poi magari mi chiama Danilo per lavorare con lui, mi prende l’ansia dei soldi, ci vado e facendo su e giù da fuori Milano spendo più di quanto guadagno? e) Non è che poi smetto di cercare casa che è importantissimo che me ne compri una? In questo stato mentale guardo Sansone (il gatto nero che vive con mio padre): sta sul davanzale, osserva le colline del torto- nese avvolte nella foschia, fa uno sbadiglio, si liscia il pelo, si sdraia, appoggia il muso sulla zampa e si mette a fissarmi. Gli si legge sul muso questa frase scritta in sovraimpressione: “Godi- tela, scemo!
  • 14.
  • 15. 15 27 Febbraio Pronti, via! Sono un po’ più tranquillo. Nell’ultima settimana mi sono abi- tuato all’idea dell’anno sabbatico e sono riuscito a resistere al pianificare i miei prossimi impegni. Stanno accadendo delle cose strane. Mi sento come in un’anticamera lunghissima che non finisce mai. Quando penso ai miei prossimi dodici mesi la mia mente si riempie di desideri, voglie, malinconie. So che voglio usare be- ne questo periodo, ma so anche che non voglio viverlo come un’impegno. Voglio essere tranquillo. Voglio essere “qui ed ora”. Mi serve sentire quello che sono, e quindi quello che vo- glio, e poi farlo. Stasera è venuta a casa mia Antonia per prendere le chiavi del- la casa di Milano. Che strano, dopo tutti questi anni ci rivedia- mo, ci incrociamo e via. Ha un messaggio per me: il nostro co- mune amico Roberto vuole aprire una società di consulenza sulla Responsabilità Sociale delle Imprese. Strano questo input. Come quello di oggi. Marta, che ho conosciuto un anno fa e che lavorava nel reparto di progetti sociali di una banca, mi dice che andrà a Londra per un corso sulla partnership tra profit e non
  • 16. GiveMeAChance Editoria Online 16 profit. È quello su cui ero indeciso! Decido che anche questo è un messaggio. Mi dice “vai a Londra”. Non pensare ai soldi. Vai! Di una cosa sono sicuro. Voglio aprirmi alla vita. Incontrare gente. Trovare tutti i pretesti per mettere in condizione la mia vita di mandarmi i suoi messaggi. E questo significa: usare il mio rifugio campagnolo di Montecastello come una base, ma non come una casa. Mi sforzo di non pensare. Aspettiamo gli eventi. Domani ho una riunione nella società di Davide, non ne ho molta voglia…ma vado. “Attento – mi dico - non ti impegna- re, tieni tutte le porte aperte”. Sei solo all’inizio di questa stra- na avventura… Ieri mi ha risposto Neysan, il mio amico israeliano che mi aspet- ta in Israele a Giugno. Bene bene, la giostra sta per iniziare. Domani, ultimo giorno.
  • 17. 17 28 Febbraio Lo yo-yo Ho salutato più o meno tutti. Mi sento bene, nemmeno tanto emozionato. Ho pranzato con Mauro (il mio capo), Alessandra e Teresa. Sono molto emozionato ed eccitato. Alle 18.00 mi aspetta Danilo per una riunione nella società di consulenza. Voglia zero...vorrei scappare da qualunque cosa assomigli ad un impegno lavorativo. Perché quando cerchiamo di seguire il nostro istinto, tutto si mette di traverso? Pochi saluti, nessun festeggiamento particolare. Ma leggo sul viso dei miei colleghi la voglia di seguirmi. Ma dove? Non ho veramente nessuna idea di quello che farò. Mi sento quasi pe- sare sulle spalle tutte queste aspettative e mentre mi incammi- no, continuo a vedermi su navi, aerei, posti dove non sono mai stato. I progetti e le idee montano come la panna, ma per deci- dere aspetto che venga su il latte. Appena uscito dall’ufficio mi succede una cosa strana: mi sento chiamare da una signora ben vestita, sulla cinquantina. Capisco che non ci sta molto ocn la testa. “Scusi”, mi dice, “se le dò uno yo-yo per bambini, lei mi darebbe due biglietti dell’autobus”?
  • 18. GiveMeAChance Editoria Online 18 Resto interdetto. In qualunque altro giorno avrei proseguito fa- cendo finta di nulla. Invece questa volta mi fermo, tiro fuori il mio carnet di biglietti dell’autobus settimanale (quelli che non userò più) e gliene dò due. Portarle via lo yo-yo mi dispiace, glielo lascio. Poi me ne pento, era bello. Che cosa avrà voluto significare questo incontro? Tutto quello che ci succede è un messaggio. Siamo tutti parole gli uni per gli altri. Ma la frase intera non sempre si riesce a leggere. Forse voleva invitarmi a giocare. “Sì, devo accettare di giocare!”. Mi dico. Più tardi prendo una birra con il mio amico Max che fa il regista e il video-maker e si parla un po’ di tutto. Bello sorseggiare una birretta senza pensieri. Ci si sente quasi in colpa a non avere pensieri. Passo a salutare Loredana. Mangiamo da lei un kebab. Una pa- tatina di troppo intinta nel ketchup e ci ritroviamo dopo pochi minuti in mezzo alla passione più sfrenata, con sottofondo Jazz. Mezzanotte. In auto con un faro rotto, porco cane! Viaggio molto veloce. Troppo. Ci metto solo trentacinque mi- nuti ad arrivare a Montecastello. Perché corro? Da cosa sto scappando? Non lo so. Crollo a letto dopo aver sistemato delle cose e aver cantilenato il mio mantra buddista.
  • 19. 19 4 Marzo Visioni Sveglia alle sei. Colazione. Un’ora di meditazione. Sono pieno di energia, prendo la bici e faccio un giro. Mi fermo, scendo e mi siedo per terra. La mia bici si staglia sulle colline dipinte del marrone della terra appena arata. Da foto. Mi viene un’idea: partire con la mia bici. Fare un lungo viaggio. Sì bello, mi piace. Vado a sedermi sul mio sasso preferito, en- trando di straforo nel parco del piccolo castello che sovrasta casa mia e guardo la campagna. L’idea si fa ancora più pazza: “vado in bici in Israele”. Parto il primo aprile, mi fermo a Roma a maggio per un incontro che mi interessa sull’etica e la re- sponsabilità sociale di impresa, per arrivare in Israele a Giugno. Tempo poche ore mi sembra un’idea assolutamente folle e ca- pisco che nessuno dei miei pensieri è attendibile. Devo stare calmo. Non so nemmeno scegliere tra andare alle Maldive (do- ve una coppia di amici, Fabio e Manuela, mi ha proposto di se- guirli) per poi “perdermi” in India e andare in Israele.
  • 20. GiveMeAChance Editoria Online 20 Quello che non riesco a capire è se dare ascolto alle mie sensa- zioni e buttarmi nel fare tutto quello che la mia fantasia ed il mio conto in banca mi permettono, oppure no. Come devo usare questo anno? Che cosa voglio ottenere? La risposta è: proprio non lo so. Ok. Va bene in fondo il sabbatico è appena iniziato. Decido di proseguire nel mio programma che prevede di incon- trare persone, confrontarsi, lasciare passare un po’ di tempo per eliminare la tensione. Siamo come bicchieri con dentro acqua e sabbia: più ci agitia- mo meno riusciamo a vedere lucidamente, più ci calmiamo più acquisiamo chiarezza. Perché mi sento spaesato? Perché, fuori dal mio ritmo lavorati- vo mi pare di essere vuoto, di non poter riempire il tempo? Ci sono molte cose che desidero, ma non riesco ad afferrarle. For- se mi hanno addestrato a tenerle dentro e basta, perché se ognuno di noi facesse veramente quello che sente il sistema economico attuale, fondato sulla “coercizione dolce”, sull’illusione e sui condizionamenti, non funzionerebbe più. Troppe persone libere manderebbero il mondo in “default”. Non penso di aver perso la bussola, ma ho la sensazione che la strada per arrivare da quel “qualche parte” sarà più lunga e im- prevedibile del previsto. Devo ragionare come se mi fossi licen-
  • 21. 4 Marzo - Visioni 21 ziato. È fondamentale, ma devo lasciare a me stesso il tempo di riprendere aderenza con la mia realtà. La mia vita mi sta aiu- tando, lo so. Sono sospeso tra cuore, ragione e spirito. Staremo a vedere. “Sii paziente – mi dico -, ascolta tutti, ma con distacco, lascia che venga tutto a galla. Fai un atto di coraggio (il viaggio), non tenere più i conti. Spendi tutto quello che è necessa- rio...coraggio e soprattutto, fai tutto con gioia! Non c’è nulla di cui aver paura.
  • 22. 22 8 Marzo Il bar della stazione Quando mi sveglio alle sei per fare colazione prima dell’alba, tanto per mettere altra carne al fuoco ho deciso di osservare un digiuno tipo il Ramadan, sento di essere sulla strada giusta. Tutti i “no” che ho detto tirandomi indietro dai vari progetti e impegni mi fanno male, mi mettono in crisi, ma quando sono solo e in silenzio, assaporo il piacere di fare quello che mi sento, di seguire l’istinto, senza preoccuparmi di quello che accadrà. Quando il mondo si sveglia, inizia la battaglia con il lato oscuro, quello che ci governa nello stato di veglia. Mi sento tornato in- dietro a scroccare vitto e alloggio dai genitori, vedo gli elettrici- sti che lavorano e io mi sento un disoccupato, cammino per la strada come una marionetta sentendomi fuori posto. Dove va- do? Questa mattina sono entrato nel negozio Vodafone-One e mi sono messo a chiedere informazioni al tipo dietro il banco. Mi ha trattato come uno sprovveduto o come un pensionato, forse perché nella confusione cerebrale gli ho chiesto tre volte la stessa cosa. Mi sono sentito come quegli sfaccendati che
  • 23. 9 Marzo – Il bar della stazione 23 stanno sulla panchina ad aspettare che accada qualcosa. È una settimana che devo decidere se fare il contratto che mi consen- te di navigare 60 ore al mese in internet via cellulare. Ma le use- rò tutte? E poi te li prendono in anticipo! Ma forse dovrei pren- dere un cell UMTS perché da Montecastello non piglia nem- meno un’antenna della Nasa. Questa mattina l’operatrice della Telecom mi ha rifiutato la linea ISDN: a Montecastello non fun- ziona! Mi ha detto che il sistema non accettava la richiesta di appuntamento. Accidenti ma dove mi sono rintanato? Devo uscire e inventarmi qualcosa! E infatti oggi sto andando in tre- no a Genova a trovare Maria Laura. Un’eclettica PR genovese che organizza eventi, calorosa e amichevole. Ci siamo cono- sciuti due anni fa ad un convegno a Zurigo dove miliardari di tutto il mondo parlavano di spiritualità al lavoro. Ieri sera mi ha chiamato Danilo e mi devo segnare quello che mi ha detto per- ché credo che sia stato saggio e sincero: sono troppo volubile, poco determinato, confuso e mi gestisco in maniera immatura (gli ho comunicato che non avrei collaborato con lui via sms, in effetti potevo almeno chiamarlo...). Non mi devo crocifiggere, ma devo riflettere. Danilo forse ha ragione. Sono troppo di- spersivo e superficiale nella gestione della mia vita. Ho fatto con lui quello che faccio da cinque anni con le donne: affascino, spremo il primo succo, poi mollo la presa e …
  • 24. GiveMeAChance Editoria Online 24 Una telefonata. È arrivata una telefonata mentre stavo scri- vendo, è Antonella, una mia ex cliente. Antonella mi dice che non mi ha mai dimenticato perché le avevo parlato di una mia esperienza di volontariato in Africa nella baraccopoli di Soweto nel 2001. Dice che sono stato l’ispirazione che l’ha portata a fare una serie di esperienze in progetti di cooperazione allo sviluppo in questi ultimi quattro anni. Ora si occupa di un progetto italiano, un ospedale, a Na- zareth. È una struttura in cui palestinesi, israeliani e italiani la- vorano insieme e si occupano di assistenza medica ai bambini. Ora, una ragazza che lavora nel private banking a Milano, che ha superato un tumore, si è affezionata al progetto e ha deciso di supportarlo. Sta cercando qualcuno che si occupi della co- municazione a scopo raccolta fondi. È pazzesco. Proprio ieri sera pensavo due cose: devo vincere la paura, l’insicurezza in me stesso, devo tirare fuori le palle, ma devo farlo per uno scopo in cui credo veramente. Rafforzare le mie capacità, mantenendo la mia purezza di spirito. Sì, potreb- be essere proprio questa la sfida di questo anno sabbatico. Danilo me lo sono bruciato, il mio primo “no” ha creato disagio e imbarazzo, ma anche spazio e aria pura dentro di me. Devo pensarci. La cosa incredibile è che tutto questo mi sembra il prodotto di qualcosa che sta scattando dentro di me. Una sorta di processo
  • 25. 9 Marzo – Il bar della stazione 25 di purificazione. Quando dici “no”, rifiutando senza compro- messi ciò che non senti tuo e accettando di pagarne il prezzo, fai un passo verso di te, affermi la parte più autentica di te stes- so. Il “no” vale più del “sì” per il semplice fatto che crea frizione e con questa si genera energia, si crea una distanza tra il mon- do esterno e il mondo interiore che fa chiarezza e disegna i confini del tuo vero Io e tu ti puoi riconoscere. Se a questo ag- giungi l’ingrediente straordinario “dell’affidarsi”, esattamente come quando ai corsi di teatro ti lasci cadere all’indietro e gli al- tri ti afferrano all’ultimo, l’effetto lo senti fin sulla punta delle orecchie. Purezza di intenti, il coraggio di affidarsi e fare della tua vita la tua personale pennellata sulla tela. E la vita comincia a rispon- dere. Terminata la telefonata, mi passa vicino un ragazzo indiano che lascia un accendino sul sedile del treno, con un biglietto. Sto per fare come sempre, finta di nulla, poi mi fermo e tiro fuori tutte le monete che ho, tre euro, e compro l’accendino. È color senape, come i miei pantaloni.
  • 26. 26 9 Marzo Straniero a Milano Sono in giro per Milano e non posso nemmeno andare a casa mia perché ci è già entrata Antonella. Non riesco ad abituarmi all’idea di essere in giro mentre gli altri lavorano. Ho ancora le tossine da lavoro addosso. Mi riempio di appuntamenti per non stare fermo. Per fortuna alla sera vedo Inbar e Gianluca, il suo ragazzo. Birretta nella mia birreria di periferia preferita. Il pen- siero di oggi è molto lucido: l’opportunità che ho davanti non è quella di cambiare le cose che faccio, ma il modo in cui le fac- cio. A questo devo dedicare il mio anno. Inbar mi consiglia di approfittare del mio viaggio in Israele a maggio per andare in un Kibbutz. E mettiamoci anche questa. In più mi dice che scri- verà una rubrica quindicinale sul mio anno sabbatico su una ri- vista di vela. Pensa te, incredibile. Giornata pesante: mi sono guardato dentro e ci vedo le cose che devo cambiare di me. Soprattutto riflettendo su come mi sono bruciato il mio primo contatto di lavoro con Danilo, mi di- co un pò di cosette:
  • 27. 9 Marzo – Straniero a Milano 27 - Concentrazione su quello che faccio: una cosa per volta. Fatta bene. - Valutare con calma: non reagire impulsivamente, riflettere e poi decidere. - Tenere duro sulle decisioni, non cambiare idea. - Scegliere e selezionare persone, situazioni e attività. - Lasciare uscire tutte le tossine. E il 26 marzo ho deciso che parto per le Maldive (se mi danno in tempo il passaporto) con Fabio e Manuela. Devo smetterla di pensare ai soldi. Infatti ho pagato il mio co- stoso corso in Inghilterra che ha per oggetto “come rendere l’azienda in cui lavori più socialmente responsabile”...e via.
  • 28. 28 10 Marzo La coda La giornata inizia benissimo. Vado in Questura e consegno la dichiarazione dell’agenzia di viaggi per la procedura urgente di rinnovo del passaporto. Le code agli uffici pubblici sono esila- ranti, se hai tempo di fermarti ad osservare la gente. Sono or- ganismi viventi in cui si crea una mentalità collettiva. Un tizio che esce incazzato genera preoccupazione nei primi dieci in coda, che diventa terrore verso il ventesimo e disperazione pu- ra negli ultimi arrivati. Meraviglioso! Comincio a godermi il tempo, il presente. Scopro che tra le nove del mattino e le sette di sera esiste un mondo di gente viva, che respira, mangia, va in giro. Sono tutte persone normali.
  • 29. 29 12 Marzo Mare calmo. La mia mente si sta lentamente calmando. Le preoccupazioni si fanno sempre più leggere. Se lascio passare i momenti di an- sia del tipo “gli altri stanno producendo e tu cosa stai facendo?” riesco a sentire che a “fermarsi” non c’è nulla di male. Noi non siamo sempre quello che facciamo. Noi siamo, molto più spes- so, quello che resta dopo che abbiamo buttato via le cose che facciamo. Ho la sensazione che, una volta superata l’ansia da ozio, inizi una sorta di percorso “verso casa”. Inizi a riscoprire le attività che ti piacevano: ieri in giardino ho suonato la chitarra dopo molto tempo. L’ho suonata cercando di fermare il piacere delle piccole cose: essere seduto al sole, il suono delle corde un po’ consumate, il vento. Ho la sensazione che quando smetti di correre, la vita cominci a lavorare per rigenerare la tua parte vera, tutto si mette in opera per mettere le cose a posto. Il dif- ficile è mantenersi collegati con questa parte di noi. Per farlo è importante selezionare quello che fai, i luoghi dove vai e le per- sone che vedi. Devi stare lontano dalle cose pesanti che ti por-
  • 30. GiveMeAChance Editoria Online 30 tano “verso il basso” (guardare la TV, le vetrine dei telefonini, le grandi città, gli amici ossessionati dal lavoro o quelli iperattivi) e cercare quelle “leggere”, quell’aria calda che ti solleva (legge- re, ascoltare buona musica, passeggiare, la campagna, un ami- co in fase di ricerca). Ieri è venuto a trovarmi il mio amico An- drea. Lui è un creativo, separato, con una figlia piccola. Doveva fermarsi solo a cena ma è rimasto a dormire e il giorno dopo a pranzo. Abbiamo parlato un pò di tutto, passeggiando per Alessandria e poi suonando la chitarra davanti al fuoco: futuro, donne, amore, lavoro, spiritualità, politica. Questa casa è un buon posto dove stare con i buoni amici. Ieri ho lavorato per cinque ore in giardino. Il lavoro manuale è un ottimo antidoto contro il lavorio mentale. Ed è il mio punto di partenza per fare il mio “tagliando” personale: poche cose fatte bene. Voglio mettere più testa e concentrazione nelle cose e anche nel mo- do in cui vivo le relazioni con gli altri. Voglio resistere alla ten- tazione di rimettermi in marcia, voglio vincere la mia paura di spendere troppi soldi. La mia priorità è quella di fare tutte le esperienze necessarie per tornare a nutrirmi l’anima e non solo la panza. I soldi vengono dopo. Voglio lasciarmi andare e impa- rare ad aspettare. La mia risposta a Mauro per iniziare quel progetto di consulenza è lì, che aspetta di essergli comunicata. Ho scritto l’sms più volte, ma non l’ho spedito. C’è qualcosa che mi dice: aspetta. La mia vita sta espellendo le cose non giuste
  • 31. 7 Agosto 2008 – Un nuovo inizio 31 per me. Non riesco a guardare la TV, non è più nelle mie corde. Ma quanto è bello vivere secondo il mio ritmo, senza adeguar- mi a quello della società che mi circonda. Ecco, quest’anno mi deve servire per recuperare il mio ritmo. Poi troverò il modo di agganciarlo al ritmo del mondo nel quale tornerò, ma con un aggancio morbido e flessibile.
  • 32. GiveMeAChance Editoria Online 32 Grazie per aver letto questa parte di ebook gratuita! Puoi liberamente distribuirlo a tutte le persone a te vicine che ritieni possano essere interessate a questo argomento, purché senza modifiche ... … e se ti è piaciuto, acquista l’opera completa in formato eBook edita da GiveMeAChance s.r.l. - Editoria OnLine www.givemeachance.it Link all’opera: http://www.givemeachance.it/autori/enrico-giraudi/GMC-enrico- giraudi-out-of-matrix.php