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Indice

       Prefazione                                        1
   1. Progettazione nello stato di emergenza             3
    Riprogettare il progetto                             3
    Progetto dal materiale, non materiale dal progetto   4
    Rifiuto = Cibo                                        5
   2. Il Pallet                                          6
   Tipologie di Pallet                                   7
   Il Pallet EUR EPAL                                    8
   Pallet fuori standard con travetti                    9
   Chemical Pallet (CP)                                  10
   Pallet leggeri a perdere                              11
   Legno e trattamenti                                   13
   Legno                                                 13
   Trattamenti                                           17
   3. Utensili (kit base)                                18
   4. Progettazione                                      19
   Disassemblaggio                                       20
   Montaggio                                             22
   Pulizia del legno                                     22
   Tecniche di giunzione                                 23
   Morsetti                                              23
   Tasselli                                              23
   Come realizzare un piano                              25
   Come realizzare un travetto                           27
   Taglio                                                28
   Taglio con dime                                       28
   Finiture superficiali                                  29
   5. Un esempio di progettazione: Mara                  30
   6. Conclusioni                                        32
       Bibliografia                                       34
Ringraziamenti




A Luigi Cuppone e a tutto il Laboratorio Linfa per essere stati fonte di ispirazione
e per aver condiviso il loro sapere e il loro saper fare con noi.

Allo Strike SPA, alla Fattoria Verde, al Collettivo Orizzontale, a Reworkshow e agli
organizzatori di Babel2 per averci permesso di mettere in pratica le nostre
conoscenze e per aver contribuito al loro sviluppo.

A tutti quei lettori che decideranno di contribuire allo sviluppo del sito web
diventando scrittori.
Prefazione


Questo manuale va inteso come una versione beta del progetto definitivo:
abbiamo incluso solo i contenuti principali attinenti al nostro lavoro, come semi pi-
antati per dar vita ad un'enciclopedia web in stile wiki. L’idea è quella di realizzare
un contenitore dei saperi e del saper fare nell'ambito dell'autoproduzione e del
riuso, che crescerà progressivamente grazie al contributo dei partecipanti.

Sul sito www.opencrafts.org, si potrà condividere con gli altri non solo le proprie
conoscenze teoriche, come avviene già all'interno dei grandi portali open content,
ma anche il proprio know how, frutto di esperienze e sperimentazioni vissute in
prima persona: in altre parole, sapere teorico per fare pratico.
Riteniamo infatti che la strada della condivisione potrebbe essere forse la
più indicata per uscire dallo stato di emergenza attuale. La crisi che stiamo
vivendo ha dimostrato la sostanziale inaffidabilità del sistema consumistico
attuale, dandoci la possibilità di ridefinire le strutture e i paradigmi culturali,
per orientare la progettazione in direzione eco-compatibile e sostenibile per le
prossime generazioni.

L'auto-produzione è semplicemente una modalità di realizzazione di manufatti,
non vincolata ad alcuna tecnica o materiale specifico. Non è perciò possibile
definire una metodologia standard, né un procedimento univoco, soprattutto
se i prodotti sono realizzati con materiale di recupero e progettati in base alla
disponibilità momentanea. Un approccio di tipo chiuso porterebbe quindi a
risultati insoddisfacenti e limitati, diffondendo esclusivamente le competenze di
un piccolo gruppo di progettisti riguardo un nucleo ristretto di tematiche. La parte-
cipazione open, invece, consente di arricchire il manuale grazie al coinvolgimento
diretto di una comunità eterogenea, passando così dal sapere particolare degli
individui ad un sapere collettivo libero, aperto a tutti ed in continua evoluzione.
Questo manuale è perciò solamente una piccola anticipazione di quel che, se tutti
vorremo, sarà. Più che fornire delle conoscenze di base sull'autoproduzione o sul
riuso del pallet, la sua funzione è l’essere testimone di un nuovo modo di pensare
aperto, e rendere finalmente “vivo” ed in continua evoluzione il sito web grazie
alla partecipazione dei veri interessati: tutti voi.

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English


This manual has to be intended as a beta of the whole project: concerning
our work, we included just the main contents, as seed planted to feed an
encyclopaedic wiki-style website. The idea is to realize a container of knowledge
and know-how around self-production and reuse that will grow up thanks to the
contribution of the users. On www.opencrafts.org, users will be able to share
with the others non just their own theoretical knowledge, as it already happens
on many open-content portals, but even their own practical know-how that
comes from personal experiences and experimentations lived by their-selves.
In other words, what we’re talking about is theoretical knowledge for practical
know-how. In fact, we’re convinced that sharing could be maybe the more
suitable way to get off from the actual emergency scenario. The financial crisis
we’re living demonstrated the substantial instability of the consuming system,
giving s the chance to redefine the cultural structures and paradigms, re-orienting
the design process in an eco-compatible and sustainable manner for the next
young generations. Self-production is just a way of making things, nor linked to
any technique not specific material. So, we’re not allowed to define a standard
methodology, nor an unique process, especially if we’re building something using
recovered materials, designing things on their momentary availability basis.
A closed approach would give us inconsistent and limited results, diffusing
only the know-how of a restricted group of designers, concerning just a little
list of themes. Instead, Open participation allows to enrich the manual thanks
to the effort of a huge heterogeneous community, overcoming the particular
knowledge of someone in favour of a free, collective knowledge, opened to
all and in continuous evolution. This manual is so just a little preview of what
will be, if we all want. Its primary function is not limited to the spread of some
self-production techniques, but it wants to be a witness of a new, open way of
thinking, that at the end will give life and continuously feed the relative website,
thanks to the participation of all the interested: you all. To the ones who want
to approach these themes more in depth, there is a rich bibliography at the end
of this manual. Enjoy it.because of time reasons. The final work, however, is
intended to be in more languages.
We are very sorry that we couldn’t translate all this work in English mainly because of time
reasons. The final work, however, is intended to be in more languages.
                                                                                        2
1. Progettazione nello stato di emergenza


Riprogettare il progetto

Molto spesso il design sostenibile viene associato alla progettazione e
realizzazione di oggetti con materiale di scarto, tipicamente rifiuti, riadattati
e assemblati per dar vita a nuovi prodotti. Questo tipo di approccio è tuttavia
l'ultimo gradino della catena produttiva, una progettazione di emergenza,
sintomo di una produzione di beni gravemente malata, che non è in grado di
riutilizzare e mettere in circolazione i propri output come nutrimento per altri
sistemi.

Limitarsi a considerare la progettazione sostenibile come auto-produzione
con materiale di recupero è sostanzialmente sbagliato. È bene tener presente
che questa modalità non è in grado di configurarsi come un' alternativa valida
all'attuale sistema di produzione: proprio perché consapevoli dei limiti, non
abbiamo intenzione di proporla come soluzione definitiva ad un problema ben
più ampio.

Nel frattempo, però, cosa fare di tutti gli scarti che stanno sommergendo il nostro
mondo? Invece di contribuire a saturare ulteriormente le discariche, potrebbero
essere recuperati e utilizzati, diventando così materia prima per nuovi prodotti.

Interpretato in questo modo, il riuso degli scarti si rivela quindi una pratica valida.
Si articola come una soluzione temporanea, parallela ad un cambio di paradigma
progettuale che porti una completa ridefinizione sistemica dell'intera catena
produttiva. Un’altra questione importante è la valenza estetica dei prodotti.
Molto spesso, i manufatti realizzati in questo modo non restituiscono una dignità
nuova alla materia prima recuperata, lasciando la sua natura di scarto sin troppo
evidente.

Per questo ci riferiamo sempre a materiale di scarto utilizzato come materia
prima: la ri-progettazione come proposta in questo manuale, implica infatti la


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destrutturazione dell'oggetto preesistente, così da ottenere una materia grezza
semilavorata che potrà essere plasmata e configurata in nuove combinazioni.
In questo modo l'identità di oggetto scartato verrà meno ed il progetto finito
avrà una propria estetica che sarà diversa sia da quella del tipico “rifiuto
recuperato” che da quella di un prodotto nuovo, essendo caratterizzato da tutti
quei particolari che inevitabilmente parleranno del materiale di partenza, in
grado di raccontare storie che difficilmente potremo ascoltare usando materie
prime vergini.




Progetto dal materiale, non materiale dal progetto

Nella progettazione con materiali di recupero, l'ideazione di un prodotto nasce
dall'incontro tra la creatività e la disponibilità contingente del materiale.
Possiamo quindi affermare di trovarci di fronte ad un'inversione della
metodologia rispetto all'approccio tradizionale: non più dal progetto al materiale,
ma dal materiale al progetto.

Questa è la modalità con cui si organizza il mondo naturale: le forme di vita
crescono, si sviluppano e incrementano il numero della propria specie a seconda
del contesto e dei nutrienti disponibili. Tramite la valorizzazione della ricchezza
locale e delle diversità culturali, recuperando le tradizioni autoctone, è possibile
offrire una produzione coerente con il contesto, in grado inoltre di ridurre
l’impatto ambientale.

Ricapitolando, la materia prima diventa il punto di partenza per le intuizioni
creative, generando un progetto flessibile in grado di modificare se stesso in
corso d'opera. Il progetto perciò non si chiude nel momento che precedente la
realizzazione fisica dei prodotti, ma rimane aperto ed in continua evoluzione,
diversamente da quanto accade nella produzione industriale.

Proprio per questo avremo dei pezzi unici, ognuno con le proprie peculiarità e
un linguaggio formale differente, a seconda delle tecniche e delle possibilità di
lavorazione. La differenza e l'unicità saranno dei valori aggiunti, soprattutto in


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un mercato saturo di merce standardizzata a livello globale.
La caratteristica principale che distingue questa metodologia di recupero da altre
vie percorribili è la volontà di dare ai prodotti auto-costruiti un valore estetico
ed una dignità nuova, attraverso un accurato trattamento e una lavorazione
competente delle materie prime.


Rifiuto = Cibo
La creatività come puro atto generativo, senza cioè riferimenti ad esperienze o
stimoli pregressi, non esiste. Questa, infatti, è sempre frutto di incontri/scontri
tra materia, energie e idee diverse: lo sa bene chi della creatività ne ha fatto un
mestiere.

Per quanto ricca possa essere la sua esperienza e per quanto ingegnosi possano
essere i suoi lavori, un progettista difficilmente potrà paragonare la propria
attività creativa con l'incredibile e meravigliosa attività della natura.

Da miliardi di anni il nostro pianeta si equilibra autonomamente seguendo i
principi che gli permettono di mantenere stabile la vita in esso. Alla base di ogni
meccanismo, sia nel particolare che nel generale, c'è la concezione del rifiuto
come cibo: gli scarti vengono reinseriti nelle strutture della vita sotto forma di
nutrimento per altri sistemi viventi.

Tutte le sostanze che circolano nel nostro pianeta sono state parte di altro: la
natura, dunque, non concepisce scarti, almeno come li intende l'uomo.

Confrontando il sistema produttivo industriale con le logiche che regolano da
millenni la natura, si fa presto a svelare tutti i suoi paradossi e la sua tremenda
incoerenza.Queste sono le ragioni che rendono inconcepibile continuare
a strutturare le dinamiche di produzione come se le materie prime fossero
inesauribili.
Per chi desideri approfondire in maniera più esaustiva questi concetti, è possibile
consultare a fine manuale una ricca bibliografia.


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2. Il Pallet


Per il tipo di applicazioni prese in esame da questa beta, il legno rappresenta la
materia di recupero principale. Le ragioni sono chiare: è necessario che il
materiale risponda a criteri quali la facilità di lavorazione, la reperibilità e non
ultimo, di prestazioni fisiche (resistenza, durevolezza) ed estetiche (colore,
finitura).

Recuperare legno in grandi quantità e a costo zero è abbastanza facile. Ad
esempio, ci si può appostare nei vari Brico/Taglio Legno e aspettare il momento
in cui viene svuotato il cassone degli scarti del taglio (una pratica che però
mostra presto i propri limiti).

Il legno così recuperato, pur essendo vergine, porta ad alcune pesanti limitazioni
progettuali dovute alle dimensioni differenti dei tranci, costringendo il
progettista a piccoli lavori o a singolari lavorazioni difficilmente eseguibili, se non
con l’ausilio di appositi, ingombranti e costosi macchinari.

In senso opposto, un’ottima e privilegiata fonte di recupero è rappresentata dal
pallet, che rappresenta un buon punto di partenza per questo tipo di
progettazione. Il pallet è una piattaforma in legno usata per il trasporto di carichi
dai 500 ai 1500 Kg. La standardizzazione sempre più diffusa dei formati permette
di reperire stecche di dimensioni, spessori e qualità sicuramente più omogenee
rispetto ad altre “fonti”, specie se ci si rifornisce sempre dagli stessi operatori. I
vantaggi sono intuitivi, potendo far leva su una maggiore modularità delle tavole
componenti i pancali.

I difetti propri del legno recuperato passano così in secondo piano, soprattutto
tenendo conto del costo spesso nullo: ogni tanto si potranno trovare tavole un
po’ resinose, oppure “nodi” nel legno di dimensioni superiori rispetto a quanto
siamo abituati, mentre rimarranno sempre presenti i fori lasciati dai chiodi per
l’assemblaggio del pallet. Ma chi ha detto che tali difetti non possano poi essere
considerati, all’opposto dei pregi, testimoni di una vita precedente che quel
manufatto ha vissuto, fregi esteriori di un’estetica che nasce dalla storia stessa
del materiale recuperato?

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Tipologie di Pallet

Prima di parlare delle varie tipologie di pallet, è bene spiegare come sono fatti
e di quali parti si compongono.
Tipicamente, troviamo:




         Piano superiore
                                                               Traverse




     Cubotti




                                                               Piano inferiore




I vari componenti sono poi assemblati fra loro tramite chiodi zigrinati o elicoidali,
difficili da rimuovere. Nelle varianti più semplici e leggere, da graffette.
A seconda del pallet, poi, questi elementi possono variare la loro composizione.


                                                                                  7
Il Pallet EUR EPAL




Il pallet EPAL è sicuramente fra i più comuni da reperire. L’EPAL (European Pallet
Association) è un consorzio UE nato nel 1995 per garantire misure e proprietà
meccaniche standard, testate secondo la norma UIC 435-2, a seguito di un'
eccessiva frammentazione del mercato dei pallet che stava portando
lentamente a dimensioni e spessori del legno troppo diversificati fra loro. Il
vantaggio è presto detto: è possibile trovare gli EPAL 800 x 1200 in tutta Europa,
senza troppi sforzi ed essendo sicuri delle dimensioni di tutte le stecche.
Esistono anche altri formati EUR, come il 1000 x 1200 ed il 1200 x 1000, ma sono
meno diffusi. Di seguito una tabella riassuntiva.



                      Standard EUR       Dimensioni (mm)

                      EUR (EUR1)         800x1200

                      EUR2               1200x1000

                      EUR3               1000x1200

                      EUR6               800x600


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Componenti Pallet EUR        Dimensioni (mm)      Num.      Note

                                                             2 Tavole presentano
 Tavola legno resinoso          1200x145x22           4
                                                             anse per muletto
                                                             2 Tavole presentano
 Tavola legno resinoso          1200x100x22           4
                                                             anse per muletto

 Traversa                       800x100x22            3      -

                                                             Se in truciolato
 Cubotti legno o truciolato     145x145x78            3
                                                             il riuso è sconsigliabile*
                                                             Se in truciolato
 Cubotti legno o truciolato     145x100x78            6
                                                             il riuso è sconsigliabile*

* il truciolato contiene colle e altri impregnanti chimici dannosi per la salute,
per questo se ne sconsiglia la lavorazione prolungata


Pallet fuori standard con travetti




Il pallet con travetti, anche noto nei cataloghi come: “pallet parzialmente a 2/4
vie” o “pallet 2/4 vie con travetti scavati”. È una tipologia di recupero molto utile


                                                                                     9
per le caratteristiche del suo legno. Le dimensioni variano da 800x1000 nel caso
di pallet a 2 vie ribaltabili, ai 1200x1200 per i più grandi e resistenti. Si tratta in
genere di pallet usato per carichi pesanti, come possono essere sacchi di
cemento o altre polveri similari, per cui deve garantire una resistenza meccanica
eccezionale. Per fare questo, il piano superiore è fissato su dei travetti in legno
duro, lunghi tutta la lunghezza del pallet.

Questi travetti si possono usare per fare struttura, ad esempio nell’eventualità in
cui si volesse salire in alto per realizzare un armadio, oppure una libreria,
piuttosto che usarli come “traverse” portanti in una seduta. Un altro vantaggio
di questa tipologia è la facilità di disassemblaggio: non sono presenti infatti
chiodi ricurvi, e nelle varianti di dimensioni più piccole spesso le stecche
superiori e inferiori sono fissate con semplici graffette.



Chemical Pallet (CP)




I Chemical Pallet sono prodotti esplicitamente per l’uso nell’industria chimica.


                                                                                    10
Lo standard CP definisce nove diverse versioni, standardizzate sia per le
dimensioni che per le proprietà meccaniche del legno, seguendo questa tabella:




                Standard EUR             Dimensioni (mm)

                CP-1                  1000x1200

                CP-2                  800x1200

                CP-3                  1140x1140 (non reversibile)

                CP-4                  1100x1300

                CP-5                  760x1140

                CP-6                  1200x1000

                CP-7                  1300x1100

                CP-8                  1140x1140 (con foro centrale)

                CP-9                  1140x1140 (reversibile)



Pallet leggeri a perdere

Con Pallet leggeri a perdere si intende una grande varietà di formati diversi e
difficili da catalogare, ma che in genere non superano le dimensioni di 800 x
1000. Strutturalmente, sono composti da 5 tavole per il piano superiore fissate
su 3 traverse, con 9 cubotti di dimensioni inferiori rispetto a quelli degli EPAL,
uniti nel piano inferiore a 3 sole tavole.

                                                                               11
Standard EUR        Num. tavole     Larghezza tavola     Spessore tavola

      Piano superiore          5             4.5 - 8 cm           10 - 15 mm

      Traverse                 3              7 - 10 cm            10 -15 mm

      Piano inferiore          3              7 - 10 cm            10 - 15 mm



                         Num. cubotti           Lato

      Cubotti                  9              7 - 10 cm



Sono pallet molto facili da disassemblare se uniti con graffette, un po’ fastidiosi
in caso contrario perché lo spessore inferiore delle tavole rispetto ad altri pallet
a 4 vie porta a crepature se non si pone la giusta attenzione in fase di
smontaggio, soprattutto nel caso di chiodi ricurvi. L’uso ideale di questo tipo di
pallet è quello di copertura, ad esempio per sedute, schienali o altri piani
generici. Sono inoltre adatti alla realizzazione di oggetti più piccoli, come un cesti
o lampade, per via della leggerezza e della facilità di lavorazione del legno.




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Legno e trattamenti


Il Legno
Per quanto riguarda i materiali, i legni più utilizzati nella produzione dei pallet
EUR sono riassunti nella seguente tabella, presa proprio dalla norma UIC 435-2.



                  Conifere                      Latifoglie


                                         Morbide             Dure

                Abete Bianco             Ontano         Quercia
                Abete Rosso              Betulla        Frassino
                    Pino                 Pioppo          Faggio
                    Larice               Tremulo         Olmo
                   Hemlock                               Acacia
               (Pino canadese)
                                                         Acero
                                                        Platano
                                                       Castagno



È possibile poi usare anche altri tipi di legno, ed è anzi probabile che per i pallet
fuori standard sia cosa comune affidarsi alla disponibilità momentanea del
migliore offerente. Per gli EUR è comunque necessario attenersi ai requisiti di
resistenza meccanica indicati nella norma UIC, pena la mancata certificazione.

Il legno dei Pallet è costituito da tavole che non potrebbero essere piazzate sul
mercato normale, per via di fenomeni di crescita o sviluppo dell’albero
considerati inestetici o inadeguati per altri usi. Normalmente i tronchi privi della


                                                                                  13
corteccia vengono tagliati secondo uno schema detto “taglio di quarto a
ventaglio”, che garantisce la massima perpendicolarità del taglio rispetto agli
anelli di accrescimento. Questo non avviene sempre per le tavole dei pallet,
dove i tronchi ritenuti “difettosi” vengono tagliati secondo uno schema detto
radiale, più economico. Spesso non viene neppure tolta la corteccia, almeno per
quanto riguarda i fusti di diametro minore.




             Taglio di quarto a ventaglio         Taglio radiale




Con il taglio radiale si perde la perpendicolarità ideale fra taglio e anelli di
accrescimento nelle tavole periferiche che sono così maggiormente soggette a
deformazioni. Le assi centrali vengono quindi usate per i pallet che devono
sopportare carichi pesanti, mentre quelle periferiche, strette e meno
performanti, per i pallet leggeri “a perdere”. I tronchi usati sono poi affetti da
alterazioni nella fase crescita.

Ad esempio, se l’albero cresce su un terreno scosceso e quindi esposto al sole
solo da un lato, si ha un decentramento del midollo che porta ad anelli di crescita
oblunghi, oppure ad un midollo doppio, per cui il legno non si può considerare di
prima scelta.La stessa sorte tocca anche ai tronchi con fenditure radiali o
centrali, dove cioè sono presenti delle spaccature per tutta la lunghezza del
fusto, provenienti o dalla corteccia o dal midollo, e dovute essenzialmente a forti
sbalzi di temperatura o in fase di crescite o di essiccazione.

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Nodo vivo                Nodi morti                  Midollo doppio




Cipollatura   Lunatura          Tronco cavernoso        Tarlatura




Spaccature    Spaccature          Midollo spostato     Deviazione
  interne      esterne                                 delle fibre




                                                                     15
Si usano per i pallet anche legni con nodi morti (si ha un nodo morto quando
viene tagliato un ramo prima di abbattere l’albero, per cui il nodo ritirandosi si
stacca facilmente dal suo buco), legni tarlati, così come tavole provenienti da
tronchi parzialmente cavi o marci, ma in questi casi bisogna rispettare degli
standard minimi di garanzia che si possono riassumere nella seguente tabella.



 Difetti                                   Requisito minimo

 Midollo in vista                          Solo su una faccia


                                           Diametro Massimo:
 Nodi
                                           1/3 o 1/4 della larghezza della tavola


 Fessurazioni nelle tavole                 Non ammesse in prossimità dei chiodi


 Fessurazioni in travetti e cubotti        Non ammessi


                                           Ammessa solo se <50 mm e su
 Resina
                                           una sola faccia

                                           Non ammessa degli EPAL, talvolta presente
 Corteccia
                                           nei pallet a perdere e di piccole dimensioni
 Azzurramento
 (dovuto a un fungo, non modifica le        Ammesso per il 50% dello stock fornito se
 proprietà del legno, solo l’estetica,     superficiale, per il 25% se profondo
 talvolta rende difficile la verniciatura)

 Muffe, carie e infestazioni attive         Non ammesse


 Fori di insetti non attivi                Fino a 5 fori con diametro <3mm



                                                                                     16
Tutto sommato, il livello di qualità garantito è sicuramente più elevato di quanto
ci si potrebbe aspettare. Le modalità di taglio atipiche, poi, si traducono in
venature dal motivo inaspettato sulla superficie delle tavole, che contribuiscono
ad arricchire l’estetica dei manufatti realizzati con legno di recupero.

L’uso ideale per questo tipo di legname è sicuramente quello da interni. Se
debitamente lavorato e trattato, il legno dei pallet permette di ottenere mobili,
tavoli e quant’altro con una resistenza e durevolezza più che dignitosa,
estendendo la vita delle tavole non di poco. Il discorso si complica quando si
lavora all’esterno, dove è necessaria un' estrema cura in fase di verniciatura,
pena un rapido deterioramento dell’oggetto realizzato, soprattutto nel caso di
esposizione all’umidità o, peggio, alla pioggia. Usando impregnanti e flatting
naturali si può cercare di attenuare il problema, ma se ne parlerà nel paragrafo
opportuno..




Trattamenti
Dedicare un intero paragrafo solamente ai trattamenti è stata una scelta resa
necessaria dalle ultime variazioni apportate in questo campo dai produttori di
pallet, che hanno portato alla luce alcune problematiche derivanti dalla
normativa precedente. L’unico trattamento cui il legno dei pallet viene
sottoposto, oltre la naturale essiccazione per contenere l’umidità interna del
legno fra il 18 ed il 24%, è infatti la disinfestazione, effettuata secondo la
normativa ISPM-15.


Esistono due modalità di trattamento:
- Fumigazione con Bromuro di Metile (BM o MB): i pallet sono sottoposti al
bromuro di metile o bromometano, gas tossico per l’uomo e l’ambiente, oltre
che ritenuto un responsabile del buco nell’ozono. La fumigazione si riconosce
per l’apposizione della sigla MB accanto al marchio IPPC/FAO FITOK.
- Trattamento Termico (HT): i pallet sono riscaldati fino a raggiungere la
temperatura interna di 56°C per almeno 30 minuti. Viene apposta la sigla HT, che
sta per Heat Treatment, accanto al marchio IPPC/FAO FITOK.

                                                                               17
La fumigazione, fortunatamente, è stata bandita in UE dal 19 Marzo 2010, per
cui i pallet MB saranno sempre più rari. Il bromuro di metile è stato utilizzato in
passato anche per la disinfezione dei terreni agricoli e per i residui lasciati sui
materiali trattati esiste una soglia massima ritenuta “non dannosa per la salute”.
Tuttavia, è forse il caso di non recuperare i pallet con marchio MB, o comunque
limitarsi al più a qualche esemplare, evitando lavorazioni prolungate e
preferendo di gran lunga il semplice trattamento termico (HT).


3. UTENSILI (KIT BASE)
                                                             Elementi di
  Utensili manuali             Elettroutensili               collegamento


  Squadra da falegname         Avvitatore                    Chiodi

  Compasso                     Levigatrice orbitale          Colla vinilica

  Martello cavachiodi          Levigatrice a nastro          Cavicchi/tasselli

                                                             Viti
  Mazzuolo                     Pialla

  Morsetti                     Trapano
                                                             Accessori
  Pialla                       Seghetto alternativo

  Sega                         Sega circolare                Carta vetrata

  Taglioacornici

  Tenaglia

  Cacciavite

  Spatola

  Metro a nastro




                                                                                 18
4. Progettazione

Come iniziare a progettare con il pallet? Sicuramente come approccio di base
potrà servire un foglio di carta, una matita o ancora meglio una penna.
Sì, proprio una penna, perché non vi permetterà di usare la gomma da cancellare:
ogni segno che lascerete sulla carta, per quanto possa sembrare banale a
prima vista, potrebbe tornare utile magari a fine progetto o, chi può dirlo, in un
progetto del tutto differente. Ovviamente ci sono infiniti modi per avvicinarsi
alla progettazione: modelli in carta, in balsa, modellazione 3D e quant’altro.
Nessuno è migliore rispetto l'altro. Molto spesso vengono usati approcci diversi
contemporaneamente, basta solo trovare quello più adatto al momento e al
progetto specifico. Per progettare con il pallet occorre tenere a mente che il
legno recuperato non sarà sempre delle dimensioni volute, ma bisogna adattarsi
a quanto offerto dal materiale rimediato. È quindi opportuno progettare a
partire dal materiale, piuttosto che definire il materiale da utilizzare dal progetto.
In ogni caso, indifferentemente dall'oggetto che si vuole costruire, è sempre
utile fare una ricerca dell'esistente per vedere come gli altri hanno affrontato il
problema, come lo hanno risolto e magari cosa hanno sbagliato, oltre ad essere
un buon punto di partenza. Basta dare un'occhiata a cataloghi, internet o riviste
specializzate. Spesso le idee migliori non provengono dall'osservazione del lavoro
altrui, né tantomeno dopo ore (poco proficue) di sforzi davanti ad un foglio
bianco, ma in momenti del tutto inaspettati a seguito di collegamenti mentali
fortuiti. Il particolare di uno stelo di un fiore, una fotografia, un libro, un gesto
casuale o un errore possono diventare fonte di ispirazione inaspettata per il
vostro progetto. Siate quindi degli attenti e appassionati osservatori di tutto ciò
che vi circonda, e non lasciatevi sfuggire le idee che vi vengono in mente (anche
se in momenti poco adatti o imbarazzanti per prendere nota!). Qualsiasi fonte
è quindi bene accetta, perché sarà molto difficile disegnare un oggetto che non
sia stato già progettato: sul pianeta esistono migliaia di modelli di sedie, di tavoli,
di panchine che si differenziano tra loro solo per una gamba inclinata di qualche
grado in meno, ma questo non deve turbare il lavoro di ricerca. Progettare con
queste modalità non porta necessariamente a realizzare un oggetto mai visto,
perciò è bene sfruttare al meglio tutto gli stimoli possibili. Il prodotto realizzato
avrà comunque una propria estetica perché progettare con materiali di recupero
significa costruire qualcosa in evoluzione continua. In altre parole… prendete
spunto da qualsiasi cosa attiri la vostra attenzione!

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Provare a riprodurre con il pallet un oggetto già visto, capirne la struttura e le
regole che hanno portato quel progettista a disegnare la forma in quel modo
potrebbe essere una buona sfida personale. Nulla vieta che dopo un'attenta
analisi vi accorgerete che la forma di quell'oggetto è completamente svincolata
dalla sua funzione: le scelte progettuali sono molteplici e sta alla persona trovarne
una che più la rappresenti. Un altro elemento da tenere in considerazione nella
fase di progetto è la contestualizzazione d’uso: sarà un oggetto che dovrà stare
all'aperto? Rimarrà al chiuso? Chi lo userà? Come?

Sono fattori di grande importanza perché, a seconda del contesto in cui verrà
collocato, il prodotto potrebbe cambiare radicalmente, non solo per le varie
tecniche di verniciatura (di cui si parlerà più avanti), per l’estetica del pezzo e
per il linguaggio formale, ma anche e soprattutto nella struttura portante.
Ad esempio, nel caso in cui si progetti per esterni, bisogna tener conto che il
vostro oggetto sarà sottoposto alle intemperie, per cui creare una solida struttura
sarà fondamentale...a meno che non vogliate riportare in breve tempo la vostra
opera nel cassonetto da cui proveniva.




Disassemblaggio

Dopo la fase di progetto inizia la fase di lavoro e fatica vera e propria. Per il
disassemblaggio del bancale sono necessari semplici utensili: un piede di porco,
una mazzetta, un martello cavachiodi, una tenaglia, una pinza, tanta pazienza e
un po’ di forza! Sono necessarie anche delle precauzioni. Da questo momento
in poi, è obbligatorio lavorare con scarpe adeguate (quelle anti-infortunistica
sarebbero l’ideale, ma un paio di scarponi da trekking vanno bene comunque),
guanti, occhiali di sicurezza e jeans lunghi.


Non prendete sotto gamba queste indicazioni, perché potrebbero evitare
situazioni decisamente spiacevoli. Vestiti di tutto punto, iniziamo a fare pratica:
prendete il pallet e capovolgetelo, quindi con il piano superiore poggiato a terra.
Vi ritroverete con le tre tavole di appoggio del piano inferiore rivolte verso di voi.

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Con l' aiuto del piede di porco e della mazzetta, schiodate le tre tavole lasciando
quindi i cubotti attaccati ancora al resto del bancale. Tolte le tavole, togliete i
cubotti. In alternativa, potreste anche schiodare le tavole con i cubotti attaccati,
capovolgendole poi a terra per rimuovere poi i cubotti dalle tavole: con questi
rivolti verso l’alto, mettetevi con i piedi sulla tavola e martellate con la mazzetta i
lati di ogni cubotto, fino a farli saltare via, rimuovendo poi i chiodi dalla tavola con
il piede di porco o il martello cavachiodi. Questo metodo consente di ottenere il
più delle volte assi intere, anche se molto dipende dalla resistenza dei chiodi.




In entrambi casi l’obiettivo è ottenere la parte superiore del pallet staccata
dai cubotti. Schiodate quindi le assi una ad una, cercando di romperne il meno
possibile. Per questo siate pazienti e trovare i punti giusti su cui far leva, senza
avventarvi con irruenza sulle stecche.
Ottenuto il maggior numero di tavole integre, togliete i chiodi rimasti attaccati.
Per questa fase gli strumenti migliori da usare sono il martello cavachiodi e
sicuramente un buon paio di tenaglie. Se tutti i pezzi del pallet sono stati tolti
correttamente (cosa che di rado succede, anche nelle mani dei più esperti)
dovreste ritrovarvi con otto assi di uguale lunghezza, tre assi più corte e nove
cubotti, almeno per i pallet EUR EPAL.

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Montaggio
In fase di montaggio, occorre classificare le tavole di legno a disposizione.
Probabilmente non tutti i pallet recuperati saranno della stessa tipologia, per cui
si otterranno tavole di lunghezze diverse e, soprattutto, differenti spessori.
Il consiglio è quello di utilizzare il legno più spesso per realizzare la struttura
dell'oggetto, mentre quello più sottile per le parti superficiali, o di copertura.



Pulizia del legno

Ridurre il pallet in tavole e cubotti permette di poter lavorare il legno al meglio,
sia in fase di pulitura che in fase di trattamento. I semilavorati così ottenuti
saranno completamente decontestualizzati rispetto alla struttura del bancale
da cui provenivano, fatta eccezione per i fori lasciati dai chiodi.

Smontare e levigare le tavole una ad una permette di riportare in vista tutte
quelle peculiarità tipiche del legno (presenti anche nel pallet)che rimarrebbero
solitamente nascoste dietro chiodi arrugginiti e accumuli di polvere.

Questo modus operandi, per quanto complesso e dispendioso, garantisce
maggiore libertà creativa e restituisce dignità al legno, rappresentando di fatto
una metodologia differente e opposta rispetto ad altre modalità di recupero,
che in genere concepiscono il pallet come blocco unico. Le tavole disassemblate,
come ci si poteva aspettare, non saranno tutte perfette: diventa necessario
scartare le tavole che hanno crepe lungo le venature del legno. Talvolta, queste
crepe sono corte ma con una leggera pressione possono allungarsi per tutta
tavola. In questi casi, si può comunque recuperare la tavola tagliando con il
seghetto fino a dove arriva la crepa: meglio un’asse corta che una buttata.

Armatevi ora di levigatrici orbitali e/o a nastro per cominciare la pulizia delle
tavole. Iniziate con una carta a grana grossa (40-80) , per poi passare a una media
(80-100). Il lavoro potrebbe fermarsi qui, ma se volete rendere la superficie del
legno al meglio, passate un'ultima volta con la carta più fine (100-180) che avete
a disposizione. In questa fase della lavorazione è bene specificare un paio di cose.

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Le tavole andrebbero prima piallate, poi levigate con la levigatrice a nastro ed
infine rifinite con le orbitali, questo perché la loro superficie è spesso irregolare.
Nel caso non disponiate di una pialla a banco, si sconsiglia l’uso del pialletto
elettrico perché può portare a risultati inaspettati a causa della lama troppo
stretta rispetto alla larghezza delle tavole. Si può iniziare perciò con una levigatrice
a nastro con grana 60 o 80, conservando man mano i nastri consumati per usarli
più avanti: sarà come avere della carta vetrata di grana più fine. Se avete invece
solo levigatrici orbitali, il lavoro sarà più lungo, ma non c’è da disperarsi: riuscirete
comunque a cambiare faccia al vostro legno recuperato.


Tecniche di giunzione.


Morsetti

Il morsetto consente di tenere i pezzi uniti e in tiro ed è uno strumento
fondamentale per il lavoro. Vi potrà essere utile nella fase di pulizia del legno, per
ancorare la tavola al banco da lavoro, così che nessuno dovrà reggere il pezzo e voi
potrete lavorare con entrambe le mani. Quando dovrete unire due o più tavole
per realizzare un piano, invece, vi serviranno diversi morsetti per mantenere
la giusta pressione e permettere alla colla di penetrare in profondità nel legno,
rendendo l’assemblaggio più solido e duraturo. Usando i morsetti, è essenziale
fare attenzione che questi non tocchino le tavole che state lavorando, altrimenti
la pressione esercitata rovinerà il legno lasciando dei bolli. Basterà quindi mettere
un pezzo di legno scartato fra la tavola in lavorazione e il morsetto, così quando
leverete la morsa il legno non sarà rovinato.




Tasselli

Una tecnica importante per unire le assi è quella dei tasselli (o cavicchi), che
permettono di unire due o più assi per il loro spessore. A seconda dello spessore
del legno e dell'uso che ne farete, esistono tasselli di diametro differente.

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Come realizzare un piano

Capiterà spesso di dover realizzare un piano con le tavole recuperate dai pallet,
vuoi per un tavolo, vuoi per una seduta ed esistono almeno due metodi diversi
per raggiungere l’obiettivo. Partiamo dal più facile: servono due o più tavole,
a seconda delle necessità del progetto, che useremo come traverse, per cui è
bene che siano resistenti. Su queste fisseremo perpendicolarmente tutte le altre
stecche usando delle viti per legno, formando così il piano vero e proprio.




Una nota importante ora: ogni volta che mettiamo una vite, bisogna prima fare un
foro, questo per evitare facili crepe che potrebbero costringerci a buttare tutta la
tavola. Se usiamo ad esempio viti 35 x 4mm, dovremo prima forare con una punta
da 3mm.

Questo primo metodo porta con sé alcuni vantaggi: è veloce, i piani realizzati
sono resistenti e possiamo addirittura sostituire una stecca se questa si rovina
dopo alcuni mesi. Dall’altra parte, invece, avremo sempre le viti a vista, per
cui in determinati contesti potrebbero dare fastidio. A questo proposito, si
potrebbero mettere le viti dalla faccia inferiore del piano, cioè lato traverse,
ma è un accorgimento che ci costringerebbe ad usare tavole spesse (>15mm)
anche per le coperture.


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Il secondo metodo è sicuramente più macchinoso, ma permette di evitare le
viti, in favore della colla vinilica (che nel caso di mobili per esterni dovrà essere
resistente all’acqua). Andiamo avanti per passi, partendo da un piano realizzato
con due tavole, magari per una seduta.

Prendete i segni per i tasselli sullo spessore della prima tavola, distanziandoli
20/25 cm l'uno dall'altro. La punta da usare per il trapano dipende dal diametro
del tassello, mentre i fori dovranno essere profondi circa la metà della sua
lunghezza.

Mettete ora della colla vinilica nel foro e infilate il tassello. Potrebbe essere
necessario picchiettarlo con il martello: meglio un foro un po’ stretto che uno
un po’ largo. Sulla tavola successiva bucate in corrispondenza dei fori fatti in
precedenza. Per prendere i riferimenti esistono degli strumenti specifici in
ferramenta, ma il metodo più veloce ed economico consiste nello sporcare di
colla vinilica le punte dei tasselli infilati nella prima tavola, in modo tale che
avvicinando le tavole per il lato di giunzione, questi “sporchino” i punti dove poi
si faranno i buchi.

A questo punto le tavole si possono unire: mettete la colla lungo tutto il lato di
giunzione e nei fori fatti sulla seconda tavola. Usate ora un morsetto per stringere
le tavole e farle incollare al meglio: dopo un’oretta potrete maneggiare di nuovo
le tavole, ora unite in un unico piano.




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Costruzione di un piano
Volendo ottenere piani più lunghi, si procede esattamente allo stesso modo,
aggiungendo via via più tavole, con l’unica accortezza di morsare il piano secondo
il seguente schema.




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Come realizzare un travetto
Questa tecnica può tornare utile per realizzare la struttura del vostro oggetto: si
tratta di unire due tavole per ottenere un travetto dallo spessore doppio. Sempre
tramite l' uso dei cavicchi e della colla vinilica unite le tavole esattamente come
fatto in precedenza, ma in questo caso per la loro larghezza. In questo modo
avrete delle tavole molto più resistenti e adatte a svolgere il lavoro di sostegno.
Stringete le tavole con il morsetto e fate asciugare la colla.




                                                                                27
Taglio

Per le operazioni di taglio usate la massima attenzione e sicurezza. A seconda del
taglio che dovete fare esistono diversi tipi di seghe: per tagli curvilinei o
leggermente sagomati lo strumento ideale è il seghetto alternativo, mentre per
tagli rettilinei sarebbe opportuno usare una sega circolare, che consente tagli di
grande precisione con il minimo sforzo da parte dell'operatore.

Pensate sempre due volte al taglio che dovete fare, visto che non si dispone di
materiale infinito: per evitare di rovinare una tavola occorre pensare bene alla
tipologia di taglio che si vuole eseguire. Quando vi troverete a realizzare delle
sedute, dei tavoli o comunque oggetti con dei piani di ricopertura abbastanza
ampi, non è consigliabile tagliare una stecca alla volta perché non otterrete
tavole della stessa misura.

Difficilmente ci saranno tavole di pallet con i lati a squadro, per cui ognuna sarà
diversa dall'altra. Se a questo si aggiunge che ogni lavorazione porta con sé un
errore dovuto alla tolleranza, vi troverete con tante tavole diverse per quanti
tagli si faranno. È opportuno perciò montare prima la struttura portante e solo alla
fine, quando le tavole della copertura saranno fisse e disposte una accanto all'altra,
procedete al taglio.




Taglio con dime

Se non disponete di una sega circolare per tagli rettilinei, un ottimo escamotage
per realizzare dei tagli dritti con il seghetto alternativo è quello di usare una dima
che vi direzioni durante il taglio. Prendete il segno del taglio e posizionate il
seghetto all'inizio della linea tracciata. Con l'aiuto di due morsetti fissate una
tavola (meglio se un regolo) a fianco del seghetto: fate in modo che la piattina
del seghetto tocchi la tavola e iniziate a tagliare, stando bene attenti a far aderire
sempre la piattina con la tavola che vi fa da dima.

Quest'ultima non vi permetterà di spostare il seghetto e il taglio verrà dritto.
Attenzione però, perché si tratta di una tecnica utilizzabile solo per tagli

                                                                                   28
controfibra: in caso contrario, la lama del seghetto si sposterà seguendo le fibre
della tavola come fossero binari, il taglio verrà storto e sarà difficile rimediare,
oltre a rischiare di deformare la lama stessa.



Finiture superficiali

Per ottenere un oggetto che duri nel tempo e magari anche all'aria aperta,
occorre trattare il legno. Un buon modo di procedere è quello di dare una prima
mano di impregnante su tutti i lati delle tavole subito dopo averlo pulito il pezzo.
L' impregnante è un prodotto che impedisce l' infestazione di parassiti nel legno.
Di solito è meno denso del coppale (o flatting) perché è di vitale importanza che
penetri il più possibile nelle fibre. Le tavole che userete, ovviamente, non saranno
perfette e presenteranno buchi lasciati dai chiodi o altri tipi di imperfezioni sulla
superficie: per ovviare a questi problemi potete stuccare il pezzo.

Realizzare uno stucco duraturo senza comprarlo è cosa facile, garantendo
anche prestazioni migliori rispetto allo stucco bianco per legno e muro, che
con il tempo tende ad essere letteralmente “sputato” fuori dalle tavole per via
della sua poca elasticità. Per ovviare a questo inconveniente, sarà sufficiente
conservare la segatura che durante le operazioni di pulizia otterrete in grosse
quantità, specialmente usando una levigatrice a nastro. Unitela ora con della
colla vinilica fino ad ottenere una pasta elastica e morbida, ed infine riempite i
buchi con l' aiuto delle spatole.

Dopo il montaggio del vostro oggetto passate possibilmente altre due mani di
impregnante e, una volta asciutto, almeno due mani di flatting che garantirà
impermeabilità al legno. Nel caso di oggetti che dovranno stare all'aria aperta è
praticamente indispensabile arrivare a 3 mani di flatting, anche se la
manutenzione periodica del lavoro sarà fondamentale per evitare il rapido
deterioramento dei pezzi. In entrambi i casi, per rimanere coerenti con lo spirito
generale di questi progetti di recupero, si consigliano vernici a base d’acqua, o
comunque derivate da olii e sostanze naturali: oramai la loro diffusione è
abbastanza ampia e i prezzi più o meno simili alle alternative sintetiche, mentre
l’impatto ambientale rimane sensibilmente inferiore.


                                                                                  29
5. Un esempio di progettazione: El Topo




Abbiamo scelto El Topo, una panchina realizzata per STRIKE SPA nel workshop
Ri-creazione, come esempio di progetto realizzato con materiale di scarto.

Durante il workshop ci siamo presto accorti che una parte del pallet veniva
frequentemente scartata dagli altri progettisti: i cubotti. In quanto scarto degli
scarti, si è deciso di usare tali elementi per la realizzazione del progetto in
questione. Una delle prime e più complesse fasi progettuali è stata, quindi,
individuare una funzione che rispondesse in modo adeguato alle loro
caratteristiche. Per la loro particolare forma, i cubotti non sono facili da gestire:
lo spessore li rende difficili da collegare ad altri elementi, mentre la ridotta
superficie d’appoggio risulta spesso inutilizzabile.
Sono perciò stati usati come elementi strutturali, sovrapposti verticalmente così

                                                                                  30
da determinare l’altezza della superficie di appoggio.

La fase progettuale vera e propria inizia proprio con la raccolta di una serie di
dati necessari alla realizzazione di un oggetto confortevole e resistente:
l’inclinazione dello schienale e l’altezza della seduta, sempre adattati al meglio in
base al materiale a disposizione.

In base alle lunghezze delle assi di legno del pallet sono state progettate le
dimensioni e le misure delle varie parti dell'oggetto, ottimizzando il più possibile
l’uso del materiale per contenerne gli scarti. Dopo un rapido calcolo per vedere
quanti pallet sono necessari, si procede con la realizzazione pratica:

•   Disassemblaggio del pallet
•   Selezione degli elementi costitutivi del progetto
•   Tagli (quelli necessari prima di assemblare il prodotto finale)
•   Pulizia del legno
•   Assemblaggio delle parti
•   Tagli (per uniformare le lunghezze delle assi)
•   Rifiniture superficiali

Spesso in fase di realizzazione capita di rendersi conto che l’oggetto non
corrisponda esattamente a quello che ci si era immaginati. Questo accade
perché le assi di legno recuperato dal pallet sono spesso di dimensioni diverse
ed è difficile prevedere tutto al primo schizzo.

Rimane perciò necessario sperimentare e apportare di continuo modifiche
anche durante la fase di costruzione. Solo così è possibile ottenere un oggetto
stabile e resistente.




                                                                                  31
6. Conclusioni


Eccoci arrivati alla fine di questo esperimento. Cosa si è detto? Cosa si voleva
dimostrare? È indispensabile notare come, fino adesso, non si sia proposto
nulla di nuovo o di stravolgente da un punto di vista strettamente progettuale.
Fra i primi a recuperare il legno dei contenitori per trasporti, troviamo infatti
Gerrit Rietveld, che già nel 1934 realizzò un tavolo ed una poltrona con quel
che allora veniva chiamato “crate wood”.

Singolare è il fatto che rimangano anche altre similitudini fra questa e quella
realtà, soprattutto se si guarda al contesto in cui si sono sviluppate. Rietveld
progettò quei mobili proprio negli anni successivi alla crisi del ’29, che aveva
ridotto sul lastrico migliaia di persone, in un quadro emergenziale che definire
quantomeno affine a quello odierno è più che opportuno, pur con le dovute
differenze.

Ciò che effettivamente distingue quel tipo di progettazione da questo tipo di
progettazione è l’approccio open di quanto proponiamo in questo breve
manuale. L’obiettivo è condividere tutto il saper-fare in ottica costruttiva,
perché qualcun altro farà poi lo stesso, in un circolo virtuoso che porterà alla
realizzazione di una wiki autogenerante dell’auto-costruzione e del riuso,
liberamente consultabile e aggiornabile.

Chiaramente, Rietveld non avrebbe potuto fare nulla di tutto questo, se non
solo immaginandolo: a cambiare rispetto ad allora, perciò, sono anche gli
strumenti del contesto. Nello specifico è internet a fornire la chiave di volta per
diffondere in modo capillare questo sapere, poiché se così non fosse, il tutto
sarebbe molto più laborioso e di difficile realizzazione.

Dovremo forse riflettere sul periodo storico del tutto singolare che stiamo
vivendo per chiederci se davvero la direzione finora intrapresa sia quella
giusta. Sarebbe il caso di rivolgere ai “macchinisti” del sistema alcune domande
per ottenere delle risposte oneste, se questo fosse possibile. Davvero è
conveniente un modello di sviluppo incentrato esclusivamente sul profitto? È
ancora credibile sostenere che le materie prime della Terra siano infinite?

                                                                                32
Possiamo considerare come unico valore quello della crescita? Quale crescita?
Quella dei consumi? Osannati per ormai più di mezzo secolo, i consumi hanno
trasformato la vecchia società contadina in una nuova società energivora,
egoista e prodotto-centrica. Saperi e conoscenze accumulatesi nel corso dei
secoli si sono dissolti in un attimo, da una generazione all’altra, accompagnati da
un turbine di cambiamenti oramai inarrestabile.

D’altra parte, però, la conoscenza scientifica ha permesso di identificare nella
natura un modello di sviluppo iper-efficiente, se non il modello di sviluppo per
eccellenza, a cui forse bisognerebbe ispirarsi per il futuro, avvicinandosi a
concetti come la biomimesi, l’autopoiesi per arrivare fino all’assenza dello
scarto. Fare sintesi fra questi due modi di vedere la realtà, forse, potrebbe essere
un buon punto di partenza, anche perché rivolgere domande ai macchinisti
finora non ha portato a grandi risultati.

Non vogliamo però usare termini come “ritorno”, “recupero” o “ripresa” per non
legarci all’idea di “decrescita felice”, che ricalca forse troppo un senso di
privazione quasi estraneo a quanto si sta cercando di spiegare. Qui si parla più
che altro di sviluppo intelligente, evoluzione e conseguente nascita di un nuovo
modo di pensare, di fare e di essere che guarda all’uomo come essere senziente,
in grado di veicolare flussi di energia impensabili. Perché ciò avvenga, bisogna
anzitutto partire da una prospettiva umana.

È necessario che tutti prendano coscienza del proprio potere economico,
culturale e psichico. Bisogna partire anche dai piccoli gesti di ogni giorno,
smettere di essere dei consumatori passivi, impotenti di fronte al flusso di
stimoli che ci investe quotidianamente, per diventare dei co-produttori, cioè
attivi, riflessivi, attenti. In una sola parola, coscienti.

Purtroppo questo manuale non permette di affrontare con la dovuta precisione
questi temi, sia per ragioni di spazio che di tempo. Per questo vi lasciamo con
una buona lista di testi in Bibliografia, dove potrete approfondire meglio quel
che più vi interessa. Sperando di aver fatto cosa gradita, l’appuntamento rimane
ora sul web, all’indirizzo www.opencrafts.org .


A presto!

                                                                                 33
BIBLIOGRAFIA



Bistagnino Luigi, Design sistemico, 2009, Slow Food Editore
Capra Fritjof, La rete della vita, 1996, BUR
Capra Fritjof, La scienza della vita, 2002, BUR
Lovelock James, Gaia, 1979, Bollati Boringhieri
Mari Enzo, Autoprogettazione?, 2002, Corraini
McDonough William, Braungart Michael, Dalla culla alla culla, 2002, Filoderba
Munari Bruno, Fantasia, 1977, Laterza
Pauli Gunter, Blue Economy, 2010, Edizioni Ambiente
Tapscott Don, Williams Anthony, Wikinomics, 2006, BUR




                                                                            34
Studio Superfluo nasce nel Giugno del 2010 a Roma dall’idea di un eterogeneo
gruppo di studenti con attitudini diverse. Dopo un periodo iniziale di ricerca, il
collettivo si orienta sempre più verso la progettazione sostenibile ed il riuso di
materiali, realizzando iniziative culturali con l’obiettivo di riscoprire e promuovere
atteggiamenti compatibili con la natura.

Produzione artigianale, condivisione del sapere e del saper fare sono alla base
di workshop e incontri organizzati nel corso del primo anno di attività: rendere
il pubblico consapevole del valore aggiunto che un oggetto auto-prodotto può
avere, non solo a livello strettamente economico o emozionale, ma anche
affettivo e culturale.

Si creano così le basi per pensare in una prospettiva più ampia, dove la
consapevolezza della necessità di ridefinire i paradigmi dell’attuale processo
produttivo rappresenta il primo passo verso una riprogettazione più sostenibile
ed ecologica della catena produttiva, prendendo ispirazione dallo sviluppo
naturale in cui non esistono scarti, ma solo input per altri processi. Studio
Superfluo è un punto d’incontro di una rete in forte sviluppo basata sulla
condivisione di idee, risorse, pensieri e sulla diffusione libera di cultura e
competenze.
CONDIVIDERE
                         IL SAPERE


                     UTILIZZARE
                     MATERIE DI SCARTO


                        IMITARE
            I SISTEMI PRODUTTIVI DELLA NATURA


                     PROGETTARE
                NELLO STATO DI EMERGENZA




studiosuperfluo.com      babelbabel.net      fortepressa.net
   opencrafts.org

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  • 1.
  • 2. Indice Prefazione 1 1. Progettazione nello stato di emergenza 3 Riprogettare il progetto 3 Progetto dal materiale, non materiale dal progetto 4 Rifiuto = Cibo 5 2. Il Pallet 6 Tipologie di Pallet 7 Il Pallet EUR EPAL 8 Pallet fuori standard con travetti 9 Chemical Pallet (CP) 10 Pallet leggeri a perdere 11 Legno e trattamenti 13 Legno 13 Trattamenti 17 3. Utensili (kit base) 18 4. Progettazione 19 Disassemblaggio 20 Montaggio 22 Pulizia del legno 22 Tecniche di giunzione 23 Morsetti 23 Tasselli 23 Come realizzare un piano 25 Come realizzare un travetto 27 Taglio 28 Taglio con dime 28 Finiture superficiali 29 5. Un esempio di progettazione: Mara 30 6. Conclusioni 32 Bibliografia 34
  • 3. Ringraziamenti A Luigi Cuppone e a tutto il Laboratorio Linfa per essere stati fonte di ispirazione e per aver condiviso il loro sapere e il loro saper fare con noi. Allo Strike SPA, alla Fattoria Verde, al Collettivo Orizzontale, a Reworkshow e agli organizzatori di Babel2 per averci permesso di mettere in pratica le nostre conoscenze e per aver contribuito al loro sviluppo. A tutti quei lettori che decideranno di contribuire allo sviluppo del sito web diventando scrittori.
  • 4. Prefazione Questo manuale va inteso come una versione beta del progetto definitivo: abbiamo incluso solo i contenuti principali attinenti al nostro lavoro, come semi pi- antati per dar vita ad un'enciclopedia web in stile wiki. L’idea è quella di realizzare un contenitore dei saperi e del saper fare nell'ambito dell'autoproduzione e del riuso, che crescerà progressivamente grazie al contributo dei partecipanti. Sul sito www.opencrafts.org, si potrà condividere con gli altri non solo le proprie conoscenze teoriche, come avviene già all'interno dei grandi portali open content, ma anche il proprio know how, frutto di esperienze e sperimentazioni vissute in prima persona: in altre parole, sapere teorico per fare pratico. Riteniamo infatti che la strada della condivisione potrebbe essere forse la più indicata per uscire dallo stato di emergenza attuale. La crisi che stiamo vivendo ha dimostrato la sostanziale inaffidabilità del sistema consumistico attuale, dandoci la possibilità di ridefinire le strutture e i paradigmi culturali, per orientare la progettazione in direzione eco-compatibile e sostenibile per le prossime generazioni. L'auto-produzione è semplicemente una modalità di realizzazione di manufatti, non vincolata ad alcuna tecnica o materiale specifico. Non è perciò possibile definire una metodologia standard, né un procedimento univoco, soprattutto se i prodotti sono realizzati con materiale di recupero e progettati in base alla disponibilità momentanea. Un approccio di tipo chiuso porterebbe quindi a risultati insoddisfacenti e limitati, diffondendo esclusivamente le competenze di un piccolo gruppo di progettisti riguardo un nucleo ristretto di tematiche. La parte- cipazione open, invece, consente di arricchire il manuale grazie al coinvolgimento diretto di una comunità eterogenea, passando così dal sapere particolare degli individui ad un sapere collettivo libero, aperto a tutti ed in continua evoluzione. Questo manuale è perciò solamente una piccola anticipazione di quel che, se tutti vorremo, sarà. Più che fornire delle conoscenze di base sull'autoproduzione o sul riuso del pallet, la sua funzione è l’essere testimone di un nuovo modo di pensare aperto, e rendere finalmente “vivo” ed in continua evoluzione il sito web grazie alla partecipazione dei veri interessati: tutti voi. 1
  • 5. English This manual has to be intended as a beta of the whole project: concerning our work, we included just the main contents, as seed planted to feed an encyclopaedic wiki-style website. The idea is to realize a container of knowledge and know-how around self-production and reuse that will grow up thanks to the contribution of the users. On www.opencrafts.org, users will be able to share with the others non just their own theoretical knowledge, as it already happens on many open-content portals, but even their own practical know-how that comes from personal experiences and experimentations lived by their-selves. In other words, what we’re talking about is theoretical knowledge for practical know-how. In fact, we’re convinced that sharing could be maybe the more suitable way to get off from the actual emergency scenario. The financial crisis we’re living demonstrated the substantial instability of the consuming system, giving s the chance to redefine the cultural structures and paradigms, re-orienting the design process in an eco-compatible and sustainable manner for the next young generations. Self-production is just a way of making things, nor linked to any technique not specific material. So, we’re not allowed to define a standard methodology, nor an unique process, especially if we’re building something using recovered materials, designing things on their momentary availability basis. A closed approach would give us inconsistent and limited results, diffusing only the know-how of a restricted group of designers, concerning just a little list of themes. Instead, Open participation allows to enrich the manual thanks to the effort of a huge heterogeneous community, overcoming the particular knowledge of someone in favour of a free, collective knowledge, opened to all and in continuous evolution. This manual is so just a little preview of what will be, if we all want. Its primary function is not limited to the spread of some self-production techniques, but it wants to be a witness of a new, open way of thinking, that at the end will give life and continuously feed the relative website, thanks to the participation of all the interested: you all. To the ones who want to approach these themes more in depth, there is a rich bibliography at the end of this manual. Enjoy it.because of time reasons. The final work, however, is intended to be in more languages. We are very sorry that we couldn’t translate all this work in English mainly because of time reasons. The final work, however, is intended to be in more languages. 2
  • 6. 1. Progettazione nello stato di emergenza Riprogettare il progetto Molto spesso il design sostenibile viene associato alla progettazione e realizzazione di oggetti con materiale di scarto, tipicamente rifiuti, riadattati e assemblati per dar vita a nuovi prodotti. Questo tipo di approccio è tuttavia l'ultimo gradino della catena produttiva, una progettazione di emergenza, sintomo di una produzione di beni gravemente malata, che non è in grado di riutilizzare e mettere in circolazione i propri output come nutrimento per altri sistemi. Limitarsi a considerare la progettazione sostenibile come auto-produzione con materiale di recupero è sostanzialmente sbagliato. È bene tener presente che questa modalità non è in grado di configurarsi come un' alternativa valida all'attuale sistema di produzione: proprio perché consapevoli dei limiti, non abbiamo intenzione di proporla come soluzione definitiva ad un problema ben più ampio. Nel frattempo, però, cosa fare di tutti gli scarti che stanno sommergendo il nostro mondo? Invece di contribuire a saturare ulteriormente le discariche, potrebbero essere recuperati e utilizzati, diventando così materia prima per nuovi prodotti. Interpretato in questo modo, il riuso degli scarti si rivela quindi una pratica valida. Si articola come una soluzione temporanea, parallela ad un cambio di paradigma progettuale che porti una completa ridefinizione sistemica dell'intera catena produttiva. Un’altra questione importante è la valenza estetica dei prodotti. Molto spesso, i manufatti realizzati in questo modo non restituiscono una dignità nuova alla materia prima recuperata, lasciando la sua natura di scarto sin troppo evidente. Per questo ci riferiamo sempre a materiale di scarto utilizzato come materia prima: la ri-progettazione come proposta in questo manuale, implica infatti la 3
  • 7. destrutturazione dell'oggetto preesistente, così da ottenere una materia grezza semilavorata che potrà essere plasmata e configurata in nuove combinazioni. In questo modo l'identità di oggetto scartato verrà meno ed il progetto finito avrà una propria estetica che sarà diversa sia da quella del tipico “rifiuto recuperato” che da quella di un prodotto nuovo, essendo caratterizzato da tutti quei particolari che inevitabilmente parleranno del materiale di partenza, in grado di raccontare storie che difficilmente potremo ascoltare usando materie prime vergini. Progetto dal materiale, non materiale dal progetto Nella progettazione con materiali di recupero, l'ideazione di un prodotto nasce dall'incontro tra la creatività e la disponibilità contingente del materiale. Possiamo quindi affermare di trovarci di fronte ad un'inversione della metodologia rispetto all'approccio tradizionale: non più dal progetto al materiale, ma dal materiale al progetto. Questa è la modalità con cui si organizza il mondo naturale: le forme di vita crescono, si sviluppano e incrementano il numero della propria specie a seconda del contesto e dei nutrienti disponibili. Tramite la valorizzazione della ricchezza locale e delle diversità culturali, recuperando le tradizioni autoctone, è possibile offrire una produzione coerente con il contesto, in grado inoltre di ridurre l’impatto ambientale. Ricapitolando, la materia prima diventa il punto di partenza per le intuizioni creative, generando un progetto flessibile in grado di modificare se stesso in corso d'opera. Il progetto perciò non si chiude nel momento che precedente la realizzazione fisica dei prodotti, ma rimane aperto ed in continua evoluzione, diversamente da quanto accade nella produzione industriale. Proprio per questo avremo dei pezzi unici, ognuno con le proprie peculiarità e un linguaggio formale differente, a seconda delle tecniche e delle possibilità di lavorazione. La differenza e l'unicità saranno dei valori aggiunti, soprattutto in 4
  • 8. un mercato saturo di merce standardizzata a livello globale. La caratteristica principale che distingue questa metodologia di recupero da altre vie percorribili è la volontà di dare ai prodotti auto-costruiti un valore estetico ed una dignità nuova, attraverso un accurato trattamento e una lavorazione competente delle materie prime. Rifiuto = Cibo La creatività come puro atto generativo, senza cioè riferimenti ad esperienze o stimoli pregressi, non esiste. Questa, infatti, è sempre frutto di incontri/scontri tra materia, energie e idee diverse: lo sa bene chi della creatività ne ha fatto un mestiere. Per quanto ricca possa essere la sua esperienza e per quanto ingegnosi possano essere i suoi lavori, un progettista difficilmente potrà paragonare la propria attività creativa con l'incredibile e meravigliosa attività della natura. Da miliardi di anni il nostro pianeta si equilibra autonomamente seguendo i principi che gli permettono di mantenere stabile la vita in esso. Alla base di ogni meccanismo, sia nel particolare che nel generale, c'è la concezione del rifiuto come cibo: gli scarti vengono reinseriti nelle strutture della vita sotto forma di nutrimento per altri sistemi viventi. Tutte le sostanze che circolano nel nostro pianeta sono state parte di altro: la natura, dunque, non concepisce scarti, almeno come li intende l'uomo. Confrontando il sistema produttivo industriale con le logiche che regolano da millenni la natura, si fa presto a svelare tutti i suoi paradossi e la sua tremenda incoerenza.Queste sono le ragioni che rendono inconcepibile continuare a strutturare le dinamiche di produzione come se le materie prime fossero inesauribili. Per chi desideri approfondire in maniera più esaustiva questi concetti, è possibile consultare a fine manuale una ricca bibliografia. 5
  • 9. 2. Il Pallet Per il tipo di applicazioni prese in esame da questa beta, il legno rappresenta la materia di recupero principale. Le ragioni sono chiare: è necessario che il materiale risponda a criteri quali la facilità di lavorazione, la reperibilità e non ultimo, di prestazioni fisiche (resistenza, durevolezza) ed estetiche (colore, finitura). Recuperare legno in grandi quantità e a costo zero è abbastanza facile. Ad esempio, ci si può appostare nei vari Brico/Taglio Legno e aspettare il momento in cui viene svuotato il cassone degli scarti del taglio (una pratica che però mostra presto i propri limiti). Il legno così recuperato, pur essendo vergine, porta ad alcune pesanti limitazioni progettuali dovute alle dimensioni differenti dei tranci, costringendo il progettista a piccoli lavori o a singolari lavorazioni difficilmente eseguibili, se non con l’ausilio di appositi, ingombranti e costosi macchinari. In senso opposto, un’ottima e privilegiata fonte di recupero è rappresentata dal pallet, che rappresenta un buon punto di partenza per questo tipo di progettazione. Il pallet è una piattaforma in legno usata per il trasporto di carichi dai 500 ai 1500 Kg. La standardizzazione sempre più diffusa dei formati permette di reperire stecche di dimensioni, spessori e qualità sicuramente più omogenee rispetto ad altre “fonti”, specie se ci si rifornisce sempre dagli stessi operatori. I vantaggi sono intuitivi, potendo far leva su una maggiore modularità delle tavole componenti i pancali. I difetti propri del legno recuperato passano così in secondo piano, soprattutto tenendo conto del costo spesso nullo: ogni tanto si potranno trovare tavole un po’ resinose, oppure “nodi” nel legno di dimensioni superiori rispetto a quanto siamo abituati, mentre rimarranno sempre presenti i fori lasciati dai chiodi per l’assemblaggio del pallet. Ma chi ha detto che tali difetti non possano poi essere considerati, all’opposto dei pregi, testimoni di una vita precedente che quel manufatto ha vissuto, fregi esteriori di un’estetica che nasce dalla storia stessa del materiale recuperato? 6
  • 10. Tipologie di Pallet Prima di parlare delle varie tipologie di pallet, è bene spiegare come sono fatti e di quali parti si compongono. Tipicamente, troviamo: Piano superiore Traverse Cubotti Piano inferiore I vari componenti sono poi assemblati fra loro tramite chiodi zigrinati o elicoidali, difficili da rimuovere. Nelle varianti più semplici e leggere, da graffette. A seconda del pallet, poi, questi elementi possono variare la loro composizione. 7
  • 11. Il Pallet EUR EPAL Il pallet EPAL è sicuramente fra i più comuni da reperire. L’EPAL (European Pallet Association) è un consorzio UE nato nel 1995 per garantire misure e proprietà meccaniche standard, testate secondo la norma UIC 435-2, a seguito di un' eccessiva frammentazione del mercato dei pallet che stava portando lentamente a dimensioni e spessori del legno troppo diversificati fra loro. Il vantaggio è presto detto: è possibile trovare gli EPAL 800 x 1200 in tutta Europa, senza troppi sforzi ed essendo sicuri delle dimensioni di tutte le stecche. Esistono anche altri formati EUR, come il 1000 x 1200 ed il 1200 x 1000, ma sono meno diffusi. Di seguito una tabella riassuntiva. Standard EUR Dimensioni (mm) EUR (EUR1) 800x1200 EUR2 1200x1000 EUR3 1000x1200 EUR6 800x600 8
  • 12. Componenti Pallet EUR Dimensioni (mm) Num. Note 2 Tavole presentano Tavola legno resinoso 1200x145x22 4 anse per muletto 2 Tavole presentano Tavola legno resinoso 1200x100x22 4 anse per muletto Traversa 800x100x22 3 - Se in truciolato Cubotti legno o truciolato 145x145x78 3 il riuso è sconsigliabile* Se in truciolato Cubotti legno o truciolato 145x100x78 6 il riuso è sconsigliabile* * il truciolato contiene colle e altri impregnanti chimici dannosi per la salute, per questo se ne sconsiglia la lavorazione prolungata Pallet fuori standard con travetti Il pallet con travetti, anche noto nei cataloghi come: “pallet parzialmente a 2/4 vie” o “pallet 2/4 vie con travetti scavati”. È una tipologia di recupero molto utile 9
  • 13. per le caratteristiche del suo legno. Le dimensioni variano da 800x1000 nel caso di pallet a 2 vie ribaltabili, ai 1200x1200 per i più grandi e resistenti. Si tratta in genere di pallet usato per carichi pesanti, come possono essere sacchi di cemento o altre polveri similari, per cui deve garantire una resistenza meccanica eccezionale. Per fare questo, il piano superiore è fissato su dei travetti in legno duro, lunghi tutta la lunghezza del pallet. Questi travetti si possono usare per fare struttura, ad esempio nell’eventualità in cui si volesse salire in alto per realizzare un armadio, oppure una libreria, piuttosto che usarli come “traverse” portanti in una seduta. Un altro vantaggio di questa tipologia è la facilità di disassemblaggio: non sono presenti infatti chiodi ricurvi, e nelle varianti di dimensioni più piccole spesso le stecche superiori e inferiori sono fissate con semplici graffette. Chemical Pallet (CP) I Chemical Pallet sono prodotti esplicitamente per l’uso nell’industria chimica. 10
  • 14. Lo standard CP definisce nove diverse versioni, standardizzate sia per le dimensioni che per le proprietà meccaniche del legno, seguendo questa tabella: Standard EUR Dimensioni (mm) CP-1 1000x1200 CP-2 800x1200 CP-3 1140x1140 (non reversibile) CP-4 1100x1300 CP-5 760x1140 CP-6 1200x1000 CP-7 1300x1100 CP-8 1140x1140 (con foro centrale) CP-9 1140x1140 (reversibile) Pallet leggeri a perdere Con Pallet leggeri a perdere si intende una grande varietà di formati diversi e difficili da catalogare, ma che in genere non superano le dimensioni di 800 x 1000. Strutturalmente, sono composti da 5 tavole per il piano superiore fissate su 3 traverse, con 9 cubotti di dimensioni inferiori rispetto a quelli degli EPAL, uniti nel piano inferiore a 3 sole tavole. 11
  • 15. Standard EUR Num. tavole Larghezza tavola Spessore tavola Piano superiore 5 4.5 - 8 cm 10 - 15 mm Traverse 3 7 - 10 cm 10 -15 mm Piano inferiore 3 7 - 10 cm 10 - 15 mm Num. cubotti Lato Cubotti 9 7 - 10 cm Sono pallet molto facili da disassemblare se uniti con graffette, un po’ fastidiosi in caso contrario perché lo spessore inferiore delle tavole rispetto ad altri pallet a 4 vie porta a crepature se non si pone la giusta attenzione in fase di smontaggio, soprattutto nel caso di chiodi ricurvi. L’uso ideale di questo tipo di pallet è quello di copertura, ad esempio per sedute, schienali o altri piani generici. Sono inoltre adatti alla realizzazione di oggetti più piccoli, come un cesti o lampade, per via della leggerezza e della facilità di lavorazione del legno. 12
  • 16. Legno e trattamenti Il Legno Per quanto riguarda i materiali, i legni più utilizzati nella produzione dei pallet EUR sono riassunti nella seguente tabella, presa proprio dalla norma UIC 435-2. Conifere Latifoglie Morbide Dure Abete Bianco Ontano Quercia Abete Rosso Betulla Frassino Pino Pioppo Faggio Larice Tremulo Olmo Hemlock Acacia (Pino canadese) Acero Platano Castagno È possibile poi usare anche altri tipi di legno, ed è anzi probabile che per i pallet fuori standard sia cosa comune affidarsi alla disponibilità momentanea del migliore offerente. Per gli EUR è comunque necessario attenersi ai requisiti di resistenza meccanica indicati nella norma UIC, pena la mancata certificazione. Il legno dei Pallet è costituito da tavole che non potrebbero essere piazzate sul mercato normale, per via di fenomeni di crescita o sviluppo dell’albero considerati inestetici o inadeguati per altri usi. Normalmente i tronchi privi della 13
  • 17. corteccia vengono tagliati secondo uno schema detto “taglio di quarto a ventaglio”, che garantisce la massima perpendicolarità del taglio rispetto agli anelli di accrescimento. Questo non avviene sempre per le tavole dei pallet, dove i tronchi ritenuti “difettosi” vengono tagliati secondo uno schema detto radiale, più economico. Spesso non viene neppure tolta la corteccia, almeno per quanto riguarda i fusti di diametro minore. Taglio di quarto a ventaglio Taglio radiale Con il taglio radiale si perde la perpendicolarità ideale fra taglio e anelli di accrescimento nelle tavole periferiche che sono così maggiormente soggette a deformazioni. Le assi centrali vengono quindi usate per i pallet che devono sopportare carichi pesanti, mentre quelle periferiche, strette e meno performanti, per i pallet leggeri “a perdere”. I tronchi usati sono poi affetti da alterazioni nella fase crescita. Ad esempio, se l’albero cresce su un terreno scosceso e quindi esposto al sole solo da un lato, si ha un decentramento del midollo che porta ad anelli di crescita oblunghi, oppure ad un midollo doppio, per cui il legno non si può considerare di prima scelta.La stessa sorte tocca anche ai tronchi con fenditure radiali o centrali, dove cioè sono presenti delle spaccature per tutta la lunghezza del fusto, provenienti o dalla corteccia o dal midollo, e dovute essenzialmente a forti sbalzi di temperatura o in fase di crescite o di essiccazione. 14
  • 18. Nodo vivo Nodi morti Midollo doppio Cipollatura Lunatura Tronco cavernoso Tarlatura Spaccature Spaccature Midollo spostato Deviazione interne esterne delle fibre 15
  • 19. Si usano per i pallet anche legni con nodi morti (si ha un nodo morto quando viene tagliato un ramo prima di abbattere l’albero, per cui il nodo ritirandosi si stacca facilmente dal suo buco), legni tarlati, così come tavole provenienti da tronchi parzialmente cavi o marci, ma in questi casi bisogna rispettare degli standard minimi di garanzia che si possono riassumere nella seguente tabella. Difetti Requisito minimo Midollo in vista Solo su una faccia Diametro Massimo: Nodi 1/3 o 1/4 della larghezza della tavola Fessurazioni nelle tavole Non ammesse in prossimità dei chiodi Fessurazioni in travetti e cubotti Non ammessi Ammessa solo se <50 mm e su Resina una sola faccia Non ammessa degli EPAL, talvolta presente Corteccia nei pallet a perdere e di piccole dimensioni Azzurramento (dovuto a un fungo, non modifica le Ammesso per il 50% dello stock fornito se proprietà del legno, solo l’estetica, superficiale, per il 25% se profondo talvolta rende difficile la verniciatura) Muffe, carie e infestazioni attive Non ammesse Fori di insetti non attivi Fino a 5 fori con diametro <3mm 16
  • 20. Tutto sommato, il livello di qualità garantito è sicuramente più elevato di quanto ci si potrebbe aspettare. Le modalità di taglio atipiche, poi, si traducono in venature dal motivo inaspettato sulla superficie delle tavole, che contribuiscono ad arricchire l’estetica dei manufatti realizzati con legno di recupero. L’uso ideale per questo tipo di legname è sicuramente quello da interni. Se debitamente lavorato e trattato, il legno dei pallet permette di ottenere mobili, tavoli e quant’altro con una resistenza e durevolezza più che dignitosa, estendendo la vita delle tavole non di poco. Il discorso si complica quando si lavora all’esterno, dove è necessaria un' estrema cura in fase di verniciatura, pena un rapido deterioramento dell’oggetto realizzato, soprattutto nel caso di esposizione all’umidità o, peggio, alla pioggia. Usando impregnanti e flatting naturali si può cercare di attenuare il problema, ma se ne parlerà nel paragrafo opportuno.. Trattamenti Dedicare un intero paragrafo solamente ai trattamenti è stata una scelta resa necessaria dalle ultime variazioni apportate in questo campo dai produttori di pallet, che hanno portato alla luce alcune problematiche derivanti dalla normativa precedente. L’unico trattamento cui il legno dei pallet viene sottoposto, oltre la naturale essiccazione per contenere l’umidità interna del legno fra il 18 ed il 24%, è infatti la disinfestazione, effettuata secondo la normativa ISPM-15. Esistono due modalità di trattamento: - Fumigazione con Bromuro di Metile (BM o MB): i pallet sono sottoposti al bromuro di metile o bromometano, gas tossico per l’uomo e l’ambiente, oltre che ritenuto un responsabile del buco nell’ozono. La fumigazione si riconosce per l’apposizione della sigla MB accanto al marchio IPPC/FAO FITOK. - Trattamento Termico (HT): i pallet sono riscaldati fino a raggiungere la temperatura interna di 56°C per almeno 30 minuti. Viene apposta la sigla HT, che sta per Heat Treatment, accanto al marchio IPPC/FAO FITOK. 17
  • 21. La fumigazione, fortunatamente, è stata bandita in UE dal 19 Marzo 2010, per cui i pallet MB saranno sempre più rari. Il bromuro di metile è stato utilizzato in passato anche per la disinfezione dei terreni agricoli e per i residui lasciati sui materiali trattati esiste una soglia massima ritenuta “non dannosa per la salute”. Tuttavia, è forse il caso di non recuperare i pallet con marchio MB, o comunque limitarsi al più a qualche esemplare, evitando lavorazioni prolungate e preferendo di gran lunga il semplice trattamento termico (HT). 3. UTENSILI (KIT BASE) Elementi di Utensili manuali Elettroutensili collegamento Squadra da falegname Avvitatore Chiodi Compasso Levigatrice orbitale Colla vinilica Martello cavachiodi Levigatrice a nastro Cavicchi/tasselli Viti Mazzuolo Pialla Morsetti Trapano Accessori Pialla Seghetto alternativo Sega Sega circolare Carta vetrata Taglioacornici Tenaglia Cacciavite Spatola Metro a nastro 18
  • 22. 4. Progettazione Come iniziare a progettare con il pallet? Sicuramente come approccio di base potrà servire un foglio di carta, una matita o ancora meglio una penna. Sì, proprio una penna, perché non vi permetterà di usare la gomma da cancellare: ogni segno che lascerete sulla carta, per quanto possa sembrare banale a prima vista, potrebbe tornare utile magari a fine progetto o, chi può dirlo, in un progetto del tutto differente. Ovviamente ci sono infiniti modi per avvicinarsi alla progettazione: modelli in carta, in balsa, modellazione 3D e quant’altro. Nessuno è migliore rispetto l'altro. Molto spesso vengono usati approcci diversi contemporaneamente, basta solo trovare quello più adatto al momento e al progetto specifico. Per progettare con il pallet occorre tenere a mente che il legno recuperato non sarà sempre delle dimensioni volute, ma bisogna adattarsi a quanto offerto dal materiale rimediato. È quindi opportuno progettare a partire dal materiale, piuttosto che definire il materiale da utilizzare dal progetto. In ogni caso, indifferentemente dall'oggetto che si vuole costruire, è sempre utile fare una ricerca dell'esistente per vedere come gli altri hanno affrontato il problema, come lo hanno risolto e magari cosa hanno sbagliato, oltre ad essere un buon punto di partenza. Basta dare un'occhiata a cataloghi, internet o riviste specializzate. Spesso le idee migliori non provengono dall'osservazione del lavoro altrui, né tantomeno dopo ore (poco proficue) di sforzi davanti ad un foglio bianco, ma in momenti del tutto inaspettati a seguito di collegamenti mentali fortuiti. Il particolare di uno stelo di un fiore, una fotografia, un libro, un gesto casuale o un errore possono diventare fonte di ispirazione inaspettata per il vostro progetto. Siate quindi degli attenti e appassionati osservatori di tutto ciò che vi circonda, e non lasciatevi sfuggire le idee che vi vengono in mente (anche se in momenti poco adatti o imbarazzanti per prendere nota!). Qualsiasi fonte è quindi bene accetta, perché sarà molto difficile disegnare un oggetto che non sia stato già progettato: sul pianeta esistono migliaia di modelli di sedie, di tavoli, di panchine che si differenziano tra loro solo per una gamba inclinata di qualche grado in meno, ma questo non deve turbare il lavoro di ricerca. Progettare con queste modalità non porta necessariamente a realizzare un oggetto mai visto, perciò è bene sfruttare al meglio tutto gli stimoli possibili. Il prodotto realizzato avrà comunque una propria estetica perché progettare con materiali di recupero significa costruire qualcosa in evoluzione continua. In altre parole… prendete spunto da qualsiasi cosa attiri la vostra attenzione! 19
  • 23. Provare a riprodurre con il pallet un oggetto già visto, capirne la struttura e le regole che hanno portato quel progettista a disegnare la forma in quel modo potrebbe essere una buona sfida personale. Nulla vieta che dopo un'attenta analisi vi accorgerete che la forma di quell'oggetto è completamente svincolata dalla sua funzione: le scelte progettuali sono molteplici e sta alla persona trovarne una che più la rappresenti. Un altro elemento da tenere in considerazione nella fase di progetto è la contestualizzazione d’uso: sarà un oggetto che dovrà stare all'aperto? Rimarrà al chiuso? Chi lo userà? Come? Sono fattori di grande importanza perché, a seconda del contesto in cui verrà collocato, il prodotto potrebbe cambiare radicalmente, non solo per le varie tecniche di verniciatura (di cui si parlerà più avanti), per l’estetica del pezzo e per il linguaggio formale, ma anche e soprattutto nella struttura portante. Ad esempio, nel caso in cui si progetti per esterni, bisogna tener conto che il vostro oggetto sarà sottoposto alle intemperie, per cui creare una solida struttura sarà fondamentale...a meno che non vogliate riportare in breve tempo la vostra opera nel cassonetto da cui proveniva. Disassemblaggio Dopo la fase di progetto inizia la fase di lavoro e fatica vera e propria. Per il disassemblaggio del bancale sono necessari semplici utensili: un piede di porco, una mazzetta, un martello cavachiodi, una tenaglia, una pinza, tanta pazienza e un po’ di forza! Sono necessarie anche delle precauzioni. Da questo momento in poi, è obbligatorio lavorare con scarpe adeguate (quelle anti-infortunistica sarebbero l’ideale, ma un paio di scarponi da trekking vanno bene comunque), guanti, occhiali di sicurezza e jeans lunghi. Non prendete sotto gamba queste indicazioni, perché potrebbero evitare situazioni decisamente spiacevoli. Vestiti di tutto punto, iniziamo a fare pratica: prendete il pallet e capovolgetelo, quindi con il piano superiore poggiato a terra. Vi ritroverete con le tre tavole di appoggio del piano inferiore rivolte verso di voi. 20
  • 24. Con l' aiuto del piede di porco e della mazzetta, schiodate le tre tavole lasciando quindi i cubotti attaccati ancora al resto del bancale. Tolte le tavole, togliete i cubotti. In alternativa, potreste anche schiodare le tavole con i cubotti attaccati, capovolgendole poi a terra per rimuovere poi i cubotti dalle tavole: con questi rivolti verso l’alto, mettetevi con i piedi sulla tavola e martellate con la mazzetta i lati di ogni cubotto, fino a farli saltare via, rimuovendo poi i chiodi dalla tavola con il piede di porco o il martello cavachiodi. Questo metodo consente di ottenere il più delle volte assi intere, anche se molto dipende dalla resistenza dei chiodi. In entrambi casi l’obiettivo è ottenere la parte superiore del pallet staccata dai cubotti. Schiodate quindi le assi una ad una, cercando di romperne il meno possibile. Per questo siate pazienti e trovare i punti giusti su cui far leva, senza avventarvi con irruenza sulle stecche. Ottenuto il maggior numero di tavole integre, togliete i chiodi rimasti attaccati. Per questa fase gli strumenti migliori da usare sono il martello cavachiodi e sicuramente un buon paio di tenaglie. Se tutti i pezzi del pallet sono stati tolti correttamente (cosa che di rado succede, anche nelle mani dei più esperti) dovreste ritrovarvi con otto assi di uguale lunghezza, tre assi più corte e nove cubotti, almeno per i pallet EUR EPAL. 21
  • 25. Montaggio In fase di montaggio, occorre classificare le tavole di legno a disposizione. Probabilmente non tutti i pallet recuperati saranno della stessa tipologia, per cui si otterranno tavole di lunghezze diverse e, soprattutto, differenti spessori. Il consiglio è quello di utilizzare il legno più spesso per realizzare la struttura dell'oggetto, mentre quello più sottile per le parti superficiali, o di copertura. Pulizia del legno Ridurre il pallet in tavole e cubotti permette di poter lavorare il legno al meglio, sia in fase di pulitura che in fase di trattamento. I semilavorati così ottenuti saranno completamente decontestualizzati rispetto alla struttura del bancale da cui provenivano, fatta eccezione per i fori lasciati dai chiodi. Smontare e levigare le tavole una ad una permette di riportare in vista tutte quelle peculiarità tipiche del legno (presenti anche nel pallet)che rimarrebbero solitamente nascoste dietro chiodi arrugginiti e accumuli di polvere. Questo modus operandi, per quanto complesso e dispendioso, garantisce maggiore libertà creativa e restituisce dignità al legno, rappresentando di fatto una metodologia differente e opposta rispetto ad altre modalità di recupero, che in genere concepiscono il pallet come blocco unico. Le tavole disassemblate, come ci si poteva aspettare, non saranno tutte perfette: diventa necessario scartare le tavole che hanno crepe lungo le venature del legno. Talvolta, queste crepe sono corte ma con una leggera pressione possono allungarsi per tutta tavola. In questi casi, si può comunque recuperare la tavola tagliando con il seghetto fino a dove arriva la crepa: meglio un’asse corta che una buttata. Armatevi ora di levigatrici orbitali e/o a nastro per cominciare la pulizia delle tavole. Iniziate con una carta a grana grossa (40-80) , per poi passare a una media (80-100). Il lavoro potrebbe fermarsi qui, ma se volete rendere la superficie del legno al meglio, passate un'ultima volta con la carta più fine (100-180) che avete a disposizione. In questa fase della lavorazione è bene specificare un paio di cose. 22
  • 26. Le tavole andrebbero prima piallate, poi levigate con la levigatrice a nastro ed infine rifinite con le orbitali, questo perché la loro superficie è spesso irregolare. Nel caso non disponiate di una pialla a banco, si sconsiglia l’uso del pialletto elettrico perché può portare a risultati inaspettati a causa della lama troppo stretta rispetto alla larghezza delle tavole. Si può iniziare perciò con una levigatrice a nastro con grana 60 o 80, conservando man mano i nastri consumati per usarli più avanti: sarà come avere della carta vetrata di grana più fine. Se avete invece solo levigatrici orbitali, il lavoro sarà più lungo, ma non c’è da disperarsi: riuscirete comunque a cambiare faccia al vostro legno recuperato. Tecniche di giunzione. Morsetti Il morsetto consente di tenere i pezzi uniti e in tiro ed è uno strumento fondamentale per il lavoro. Vi potrà essere utile nella fase di pulizia del legno, per ancorare la tavola al banco da lavoro, così che nessuno dovrà reggere il pezzo e voi potrete lavorare con entrambe le mani. Quando dovrete unire due o più tavole per realizzare un piano, invece, vi serviranno diversi morsetti per mantenere la giusta pressione e permettere alla colla di penetrare in profondità nel legno, rendendo l’assemblaggio più solido e duraturo. Usando i morsetti, è essenziale fare attenzione che questi non tocchino le tavole che state lavorando, altrimenti la pressione esercitata rovinerà il legno lasciando dei bolli. Basterà quindi mettere un pezzo di legno scartato fra la tavola in lavorazione e il morsetto, così quando leverete la morsa il legno non sarà rovinato. Tasselli Una tecnica importante per unire le assi è quella dei tasselli (o cavicchi), che permettono di unire due o più assi per il loro spessore. A seconda dello spessore del legno e dell'uso che ne farete, esistono tasselli di diametro differente. 23
  • 27. Come realizzare un piano Capiterà spesso di dover realizzare un piano con le tavole recuperate dai pallet, vuoi per un tavolo, vuoi per una seduta ed esistono almeno due metodi diversi per raggiungere l’obiettivo. Partiamo dal più facile: servono due o più tavole, a seconda delle necessità del progetto, che useremo come traverse, per cui è bene che siano resistenti. Su queste fisseremo perpendicolarmente tutte le altre stecche usando delle viti per legno, formando così il piano vero e proprio. Una nota importante ora: ogni volta che mettiamo una vite, bisogna prima fare un foro, questo per evitare facili crepe che potrebbero costringerci a buttare tutta la tavola. Se usiamo ad esempio viti 35 x 4mm, dovremo prima forare con una punta da 3mm. Questo primo metodo porta con sé alcuni vantaggi: è veloce, i piani realizzati sono resistenti e possiamo addirittura sostituire una stecca se questa si rovina dopo alcuni mesi. Dall’altra parte, invece, avremo sempre le viti a vista, per cui in determinati contesti potrebbero dare fastidio. A questo proposito, si potrebbero mettere le viti dalla faccia inferiore del piano, cioè lato traverse, ma è un accorgimento che ci costringerebbe ad usare tavole spesse (>15mm) anche per le coperture. 24
  • 28. Il secondo metodo è sicuramente più macchinoso, ma permette di evitare le viti, in favore della colla vinilica (che nel caso di mobili per esterni dovrà essere resistente all’acqua). Andiamo avanti per passi, partendo da un piano realizzato con due tavole, magari per una seduta. Prendete i segni per i tasselli sullo spessore della prima tavola, distanziandoli 20/25 cm l'uno dall'altro. La punta da usare per il trapano dipende dal diametro del tassello, mentre i fori dovranno essere profondi circa la metà della sua lunghezza. Mettete ora della colla vinilica nel foro e infilate il tassello. Potrebbe essere necessario picchiettarlo con il martello: meglio un foro un po’ stretto che uno un po’ largo. Sulla tavola successiva bucate in corrispondenza dei fori fatti in precedenza. Per prendere i riferimenti esistono degli strumenti specifici in ferramenta, ma il metodo più veloce ed economico consiste nello sporcare di colla vinilica le punte dei tasselli infilati nella prima tavola, in modo tale che avvicinando le tavole per il lato di giunzione, questi “sporchino” i punti dove poi si faranno i buchi. A questo punto le tavole si possono unire: mettete la colla lungo tutto il lato di giunzione e nei fori fatti sulla seconda tavola. Usate ora un morsetto per stringere le tavole e farle incollare al meglio: dopo un’oretta potrete maneggiare di nuovo le tavole, ora unite in un unico piano. 25
  • 29. Costruzione di un piano Volendo ottenere piani più lunghi, si procede esattamente allo stesso modo, aggiungendo via via più tavole, con l’unica accortezza di morsare il piano secondo il seguente schema. 26
  • 30. Come realizzare un travetto Questa tecnica può tornare utile per realizzare la struttura del vostro oggetto: si tratta di unire due tavole per ottenere un travetto dallo spessore doppio. Sempre tramite l' uso dei cavicchi e della colla vinilica unite le tavole esattamente come fatto in precedenza, ma in questo caso per la loro larghezza. In questo modo avrete delle tavole molto più resistenti e adatte a svolgere il lavoro di sostegno. Stringete le tavole con il morsetto e fate asciugare la colla. 27
  • 31. Taglio Per le operazioni di taglio usate la massima attenzione e sicurezza. A seconda del taglio che dovete fare esistono diversi tipi di seghe: per tagli curvilinei o leggermente sagomati lo strumento ideale è il seghetto alternativo, mentre per tagli rettilinei sarebbe opportuno usare una sega circolare, che consente tagli di grande precisione con il minimo sforzo da parte dell'operatore. Pensate sempre due volte al taglio che dovete fare, visto che non si dispone di materiale infinito: per evitare di rovinare una tavola occorre pensare bene alla tipologia di taglio che si vuole eseguire. Quando vi troverete a realizzare delle sedute, dei tavoli o comunque oggetti con dei piani di ricopertura abbastanza ampi, non è consigliabile tagliare una stecca alla volta perché non otterrete tavole della stessa misura. Difficilmente ci saranno tavole di pallet con i lati a squadro, per cui ognuna sarà diversa dall'altra. Se a questo si aggiunge che ogni lavorazione porta con sé un errore dovuto alla tolleranza, vi troverete con tante tavole diverse per quanti tagli si faranno. È opportuno perciò montare prima la struttura portante e solo alla fine, quando le tavole della copertura saranno fisse e disposte una accanto all'altra, procedete al taglio. Taglio con dime Se non disponete di una sega circolare per tagli rettilinei, un ottimo escamotage per realizzare dei tagli dritti con il seghetto alternativo è quello di usare una dima che vi direzioni durante il taglio. Prendete il segno del taglio e posizionate il seghetto all'inizio della linea tracciata. Con l'aiuto di due morsetti fissate una tavola (meglio se un regolo) a fianco del seghetto: fate in modo che la piattina del seghetto tocchi la tavola e iniziate a tagliare, stando bene attenti a far aderire sempre la piattina con la tavola che vi fa da dima. Quest'ultima non vi permetterà di spostare il seghetto e il taglio verrà dritto. Attenzione però, perché si tratta di una tecnica utilizzabile solo per tagli 28
  • 32. controfibra: in caso contrario, la lama del seghetto si sposterà seguendo le fibre della tavola come fossero binari, il taglio verrà storto e sarà difficile rimediare, oltre a rischiare di deformare la lama stessa. Finiture superficiali Per ottenere un oggetto che duri nel tempo e magari anche all'aria aperta, occorre trattare il legno. Un buon modo di procedere è quello di dare una prima mano di impregnante su tutti i lati delle tavole subito dopo averlo pulito il pezzo. L' impregnante è un prodotto che impedisce l' infestazione di parassiti nel legno. Di solito è meno denso del coppale (o flatting) perché è di vitale importanza che penetri il più possibile nelle fibre. Le tavole che userete, ovviamente, non saranno perfette e presenteranno buchi lasciati dai chiodi o altri tipi di imperfezioni sulla superficie: per ovviare a questi problemi potete stuccare il pezzo. Realizzare uno stucco duraturo senza comprarlo è cosa facile, garantendo anche prestazioni migliori rispetto allo stucco bianco per legno e muro, che con il tempo tende ad essere letteralmente “sputato” fuori dalle tavole per via della sua poca elasticità. Per ovviare a questo inconveniente, sarà sufficiente conservare la segatura che durante le operazioni di pulizia otterrete in grosse quantità, specialmente usando una levigatrice a nastro. Unitela ora con della colla vinilica fino ad ottenere una pasta elastica e morbida, ed infine riempite i buchi con l' aiuto delle spatole. Dopo il montaggio del vostro oggetto passate possibilmente altre due mani di impregnante e, una volta asciutto, almeno due mani di flatting che garantirà impermeabilità al legno. Nel caso di oggetti che dovranno stare all'aria aperta è praticamente indispensabile arrivare a 3 mani di flatting, anche se la manutenzione periodica del lavoro sarà fondamentale per evitare il rapido deterioramento dei pezzi. In entrambi i casi, per rimanere coerenti con lo spirito generale di questi progetti di recupero, si consigliano vernici a base d’acqua, o comunque derivate da olii e sostanze naturali: oramai la loro diffusione è abbastanza ampia e i prezzi più o meno simili alle alternative sintetiche, mentre l’impatto ambientale rimane sensibilmente inferiore. 29
  • 33. 5. Un esempio di progettazione: El Topo Abbiamo scelto El Topo, una panchina realizzata per STRIKE SPA nel workshop Ri-creazione, come esempio di progetto realizzato con materiale di scarto. Durante il workshop ci siamo presto accorti che una parte del pallet veniva frequentemente scartata dagli altri progettisti: i cubotti. In quanto scarto degli scarti, si è deciso di usare tali elementi per la realizzazione del progetto in questione. Una delle prime e più complesse fasi progettuali è stata, quindi, individuare una funzione che rispondesse in modo adeguato alle loro caratteristiche. Per la loro particolare forma, i cubotti non sono facili da gestire: lo spessore li rende difficili da collegare ad altri elementi, mentre la ridotta superficie d’appoggio risulta spesso inutilizzabile. Sono perciò stati usati come elementi strutturali, sovrapposti verticalmente così 30
  • 34. da determinare l’altezza della superficie di appoggio. La fase progettuale vera e propria inizia proprio con la raccolta di una serie di dati necessari alla realizzazione di un oggetto confortevole e resistente: l’inclinazione dello schienale e l’altezza della seduta, sempre adattati al meglio in base al materiale a disposizione. In base alle lunghezze delle assi di legno del pallet sono state progettate le dimensioni e le misure delle varie parti dell'oggetto, ottimizzando il più possibile l’uso del materiale per contenerne gli scarti. Dopo un rapido calcolo per vedere quanti pallet sono necessari, si procede con la realizzazione pratica: • Disassemblaggio del pallet • Selezione degli elementi costitutivi del progetto • Tagli (quelli necessari prima di assemblare il prodotto finale) • Pulizia del legno • Assemblaggio delle parti • Tagli (per uniformare le lunghezze delle assi) • Rifiniture superficiali Spesso in fase di realizzazione capita di rendersi conto che l’oggetto non corrisponda esattamente a quello che ci si era immaginati. Questo accade perché le assi di legno recuperato dal pallet sono spesso di dimensioni diverse ed è difficile prevedere tutto al primo schizzo. Rimane perciò necessario sperimentare e apportare di continuo modifiche anche durante la fase di costruzione. Solo così è possibile ottenere un oggetto stabile e resistente. 31
  • 35. 6. Conclusioni Eccoci arrivati alla fine di questo esperimento. Cosa si è detto? Cosa si voleva dimostrare? È indispensabile notare come, fino adesso, non si sia proposto nulla di nuovo o di stravolgente da un punto di vista strettamente progettuale. Fra i primi a recuperare il legno dei contenitori per trasporti, troviamo infatti Gerrit Rietveld, che già nel 1934 realizzò un tavolo ed una poltrona con quel che allora veniva chiamato “crate wood”. Singolare è il fatto che rimangano anche altre similitudini fra questa e quella realtà, soprattutto se si guarda al contesto in cui si sono sviluppate. Rietveld progettò quei mobili proprio negli anni successivi alla crisi del ’29, che aveva ridotto sul lastrico migliaia di persone, in un quadro emergenziale che definire quantomeno affine a quello odierno è più che opportuno, pur con le dovute differenze. Ciò che effettivamente distingue quel tipo di progettazione da questo tipo di progettazione è l’approccio open di quanto proponiamo in questo breve manuale. L’obiettivo è condividere tutto il saper-fare in ottica costruttiva, perché qualcun altro farà poi lo stesso, in un circolo virtuoso che porterà alla realizzazione di una wiki autogenerante dell’auto-costruzione e del riuso, liberamente consultabile e aggiornabile. Chiaramente, Rietveld non avrebbe potuto fare nulla di tutto questo, se non solo immaginandolo: a cambiare rispetto ad allora, perciò, sono anche gli strumenti del contesto. Nello specifico è internet a fornire la chiave di volta per diffondere in modo capillare questo sapere, poiché se così non fosse, il tutto sarebbe molto più laborioso e di difficile realizzazione. Dovremo forse riflettere sul periodo storico del tutto singolare che stiamo vivendo per chiederci se davvero la direzione finora intrapresa sia quella giusta. Sarebbe il caso di rivolgere ai “macchinisti” del sistema alcune domande per ottenere delle risposte oneste, se questo fosse possibile. Davvero è conveniente un modello di sviluppo incentrato esclusivamente sul profitto? È ancora credibile sostenere che le materie prime della Terra siano infinite? 32
  • 36. Possiamo considerare come unico valore quello della crescita? Quale crescita? Quella dei consumi? Osannati per ormai più di mezzo secolo, i consumi hanno trasformato la vecchia società contadina in una nuova società energivora, egoista e prodotto-centrica. Saperi e conoscenze accumulatesi nel corso dei secoli si sono dissolti in un attimo, da una generazione all’altra, accompagnati da un turbine di cambiamenti oramai inarrestabile. D’altra parte, però, la conoscenza scientifica ha permesso di identificare nella natura un modello di sviluppo iper-efficiente, se non il modello di sviluppo per eccellenza, a cui forse bisognerebbe ispirarsi per il futuro, avvicinandosi a concetti come la biomimesi, l’autopoiesi per arrivare fino all’assenza dello scarto. Fare sintesi fra questi due modi di vedere la realtà, forse, potrebbe essere un buon punto di partenza, anche perché rivolgere domande ai macchinisti finora non ha portato a grandi risultati. Non vogliamo però usare termini come “ritorno”, “recupero” o “ripresa” per non legarci all’idea di “decrescita felice”, che ricalca forse troppo un senso di privazione quasi estraneo a quanto si sta cercando di spiegare. Qui si parla più che altro di sviluppo intelligente, evoluzione e conseguente nascita di un nuovo modo di pensare, di fare e di essere che guarda all’uomo come essere senziente, in grado di veicolare flussi di energia impensabili. Perché ciò avvenga, bisogna anzitutto partire da una prospettiva umana. È necessario che tutti prendano coscienza del proprio potere economico, culturale e psichico. Bisogna partire anche dai piccoli gesti di ogni giorno, smettere di essere dei consumatori passivi, impotenti di fronte al flusso di stimoli che ci investe quotidianamente, per diventare dei co-produttori, cioè attivi, riflessivi, attenti. In una sola parola, coscienti. Purtroppo questo manuale non permette di affrontare con la dovuta precisione questi temi, sia per ragioni di spazio che di tempo. Per questo vi lasciamo con una buona lista di testi in Bibliografia, dove potrete approfondire meglio quel che più vi interessa. Sperando di aver fatto cosa gradita, l’appuntamento rimane ora sul web, all’indirizzo www.opencrafts.org . A presto! 33
  • 37. BIBLIOGRAFIA Bistagnino Luigi, Design sistemico, 2009, Slow Food Editore Capra Fritjof, La rete della vita, 1996, BUR Capra Fritjof, La scienza della vita, 2002, BUR Lovelock James, Gaia, 1979, Bollati Boringhieri Mari Enzo, Autoprogettazione?, 2002, Corraini McDonough William, Braungart Michael, Dalla culla alla culla, 2002, Filoderba Munari Bruno, Fantasia, 1977, Laterza Pauli Gunter, Blue Economy, 2010, Edizioni Ambiente Tapscott Don, Williams Anthony, Wikinomics, 2006, BUR 34
  • 38. Studio Superfluo nasce nel Giugno del 2010 a Roma dall’idea di un eterogeneo gruppo di studenti con attitudini diverse. Dopo un periodo iniziale di ricerca, il collettivo si orienta sempre più verso la progettazione sostenibile ed il riuso di materiali, realizzando iniziative culturali con l’obiettivo di riscoprire e promuovere atteggiamenti compatibili con la natura. Produzione artigianale, condivisione del sapere e del saper fare sono alla base di workshop e incontri organizzati nel corso del primo anno di attività: rendere il pubblico consapevole del valore aggiunto che un oggetto auto-prodotto può avere, non solo a livello strettamente economico o emozionale, ma anche affettivo e culturale. Si creano così le basi per pensare in una prospettiva più ampia, dove la consapevolezza della necessità di ridefinire i paradigmi dell’attuale processo produttivo rappresenta il primo passo verso una riprogettazione più sostenibile ed ecologica della catena produttiva, prendendo ispirazione dallo sviluppo naturale in cui non esistono scarti, ma solo input per altri processi. Studio Superfluo è un punto d’incontro di una rete in forte sviluppo basata sulla condivisione di idee, risorse, pensieri e sulla diffusione libera di cultura e competenze.
  • 39. CONDIVIDERE IL SAPERE UTILIZZARE MATERIE DI SCARTO IMITARE I SISTEMI PRODUTTIVI DELLA NATURA PROGETTARE NELLO STATO DI EMERGENZA studiosuperfluo.com babelbabel.net fortepressa.net opencrafts.org