3. FORTUNATAMENTE NON HO PERSO IL SORRISO!!!!! E LA
VOGLIA DI VIVERE E DI “VINCERE”……
LAINI FLAVIA VITTORIA – ESTATE 2014
(fino qui sono arrivata!...)
4. 29.10.2013 Biopsia aspirato midollare
l’infiltrato è presente in popolazione minima
L'aspirato midollare ha mostrato un infiltrato
plasmacellulare del 2% - LINFOCITARIO DEL 15%
l'analisi immunofenotipica della componente
plasmacellulare,VALUTATA effettuando un gate
immunologico sulle cellule CD38 bright e valutando la
coespressione CD138/CD38 ha evidenziato lo 0,5% di
plasmacellule a fenotipo CD19+/CD56- con restrinzione
clonale delle Cigkappa. segnalando che il fenotipo di
queste plasmacellule è:
CD30+++Bright, CD19+,CD20-,CD27+,CD28-,CD117-
5. COESPRESSIONE cellulare
Il cd38L’antigene CD38 pur non essendo
un antigene di linea ed esprimendo lo
stato di attivazione cellulare si è rivelato
assai prezioso nella diagnostica in
quanto caratterizza la cellula
plasmocitoide anche in assenza di altri
marcatori della cellula B. Inoltre, nella
LLC l’espressione del CD38 è stata
associata a un decorso clinico più
aggressivo e a una configurazione non
mutata delle catene variabili delle Ig.
ILCD 138
COESPRIME UNA LLC
LEUCEMIA LINFATICACRONICA
Plasmacellule, linfociti B dei
centri germinativi, linfocitiT
attivati , monociti, linfociti NK
Linfomi
Plasmacellule (del midollo
osseo)
Mieloma plasmacellulare
6. COESPRESSIONE
LE CATENE KAPPA IL CD30+++
1) le catene KAPPA :
CELLULE
PLASMACELLULARI E
LINFOCITI B = MILELOMA
PLASMACELLULARE,
MGUS, LINFOMI
LINFOCITI B ET
ATTIVATI, NK, E
MONOCITI = LINFOMI,
LINFOMA DI HOTGKIN
http://www.airc.it/tumori/
linfoma-di-hodgkin.asp,
ANAPLASTICO,
CUTANEO
http://adjuntoponzi.blogs
pot.it/2012_06_01_archiv
e.html
7. COESPRESSIONE
bright CD 19
sono principalmente
cellule secernenti
citochine
CELLULE LINFOCITI B -
(Le difese immunitarie
sono mediate da
numerosi sistemi cellulari:
linfociti (T e B), fagociti e
cellule presentanti
l'antigene, cellule
tissutali, ecc
8. COESPRESSIONE
CD 56- CD 19 E CD 56
APPUNTI: (Le cellule
maligne CD56+non
coesprimevano il CD57 e il
CD16, e la negatività per il
CD56 è risultata associata
ad un quadro di malattia
aggressiva e all'istotipo
micromolecolare kappa
:http://www.ematologialasa
pienza.org/Download_file_s
ezione.asp?Chiave=0&ID_se
zione=159
E' stato concluso
che l'analisi del CD19 e del CD56
è in grado di discriminare le
plasmacellule normali da quelle
mielomatose
(Tabella 2) e consente di
identificare le plasmacellule
maligne anche nelle MGUS e
nelle forme precoci di mieloma e
la negatività per il CD56 è
risultata associata ad un quadro
di malattia aggressiva e
all'istotipo micromolecolare
kappa)
9. COESPRESSIONE
CD20- è UN MARCATORE
DELLE CELLULE B CD 27+
LASCIO QUESTO LINK:
http://www.ematologialasa
pienza.org/Download_file_
sezione.asp?ID_sezione=16
9
http://www.ematologialasa
pienza.org/Download_file_
sezione.asp?Chiave=&ID_s
ezione=159
12. il cd. 19 e cd 20 marca la LLC
– LEUCEMIA LINFATICA CRONICA
La diagnosi
La diagnosi di leucemia linfatica cronica è generalmente di facile esecuzione; il
sospetto viene posto sull’identificazione nel sangue periferico di un numero
elevato di linfociti, nella maggior parte compreso fra 10.000-100.000/mmc;
l’esame dello striscio periferico conferma la presenza di una popolazione
monomorfa per lo più costituita da piccoli linfociti e la presenza di eventuali
ombre nucleari (ombre di Gumprecht); la diagnosi viene in genere
confermata da una cosiddetta tipizzazione linfocitaria in grado di evidenziare
particolari caratteristiche di membrana dei linfociti quali un basso livello di
immunoglobuline di superficie, la presenza del CD19/CD5, del CD23 e del CD20;
una successiva biospia ossea potrà evidenziare un infiltrato midollare sempre da
parte di piccoli linfociti di tipo nodulare, interstiziale o diffuso; completano l’iter
diagnostico esami radiologici (rx torace, ecografia addome,TC torace ed
addome) che evidenziano la presenza o assenza di adenomegalie profonde,
l’esecuzione di un quadro proteico e un dosaggio delle immunoglobuline in
grado di segnalare la presenza di un deficit immunitario oppure, infine, esami più
specifici in grado di dimostrare un coinvolgimento dell’autoimmunità (test di
coombs etc ).
13. La stadiazione e la prognosi
Nel tempo sono stati proposti diversi sistemi di stadiazione di
malattia correlati con la prognosi della malattia; i più utilizzati
sono:classificazione secondo Rai che suddivide la LLC in cinque
stadi:
stadio 0: presenza della sola linfocitosi
stadio I: linfocitosi e adenomegalie
stadio II: linfocitosi+splenomegalia
stadio III: linfocitosi+anemia (Hb<10 g/dl)
stadio IV: linfocitosi+piastrinopenia (PLT <100.000/mmc)
classificazione secondo Binet che suddivide la LLC in tre stadi:
stadio A: assenza di anemia e piastrinopenia, interessamento minore o
uguale a 3 aree linfoidi
stadio B: assenza di anemia e piastrinopenia, interessamento maggiore o
uguale a 3 aree linfoidi
stadio C: presenza di anemia e/o piastrinopenia
14. sopravvivenza
La sopravvivenza mediana riportata è di > 10 anni per gli
stadi O di Rai o A di Binet, di 5-7 anni per gli stadi I-II di Rai e
B di Binet e < 2 anni per gli stadi III-IV di Rai e C di Binet;
tuttavia tali dati si riferiscono ad un periodo antecedente
all’uso delle terapie più moderne quali gli analoghi delle
purine.
Una prognosi più sfavorevole dipende, oltre che dagli stadi,
da altri fattori oggi noti.
Tra questi è opportuno ricordare:un tempo di
raddoppiamento dei linfociti < 12 mesi
un’aumentata espressione del CD38 di membrana
la presenza di anomali citogenetiche quali delezione del
17p, 11q
aumento della latticodeidrogenasi
16. I LINFOCITI B
Le difese immunitarie sono
mediate da numerosi sistemi
cellulari: linfociti (T e B), fagociti
e cellule presentanti l'antigene,
cellule tissutali, ecc
20. Da dove derivano i linfociti
B?
I linfociti B derivano da cellule progenitrici midollari. In seguito alla
secrezione di numerose citochine prodotte dalle cellule dello stroma
midollare, essi maturano e cioè producono ed espongono in membrana il
recettore per l’antigene. In seguito a maturazione entrano nel circolo
sanguino e nei tessuti linfoidi periferici, quali linfonodi, milza, tessuto
linfatico associato alle mucose (MALT), ai bronchi (BALT) e all’intestino
(GALT). Ogni giorno un individuo adulto produce circa 10 milioni di linfociti
maturi B vergini, cioè linfociti che non hanno ancora incontrato l’antigene e
che per questo non si sono ancora attivati. L’interazione con l’antigene e
la conseguente attivazione del linfocita B, avviene negli organi linfatici
secondari, dove i linfociti B si trasformano in plasmacellule e cominciano a
produrre gli anticorpi specifici per quell’antigene. Inoltre, i linfociti B, una
volta legato l’antigene presentano i peptidi derivati da quest’ultimo Ai linfocitiT che
quindi vengono attivati
http://www.slideshare.net/FLAVIAVITTORIA/i-linfociti-b
21. MIDOLLO OSSEO
• cellule emopoietiche
• vasi
• cellule stromali
adipociti
fibroblasti
macrofagi
mastociti
• matrice extracellulare
Il midollo osseo è un tessuto complesso
OSSO:
• matrice ossea (trabecole)
• osteoclasti
• osteoblasti
25. Causes of death in multiple myeloma
Progressive myeloma 45%
Sepsis 25%
Renal failure 10%
Other (old age) 20%
26.
27. AMILIOIDOSI CARDIACA IN CORSO DI MM
AMILOIDOSI = termine generico per un gruppo di patologie causate
dall’accumulo di depositi di proteine fibrillari in diversi tessuti, identificate con la
colorazione rosso-Congo.
Sono conosciute più di 25 proteine con potenziale amiloidogenico
AMILOIDOSI AL è IL SOTTOTIPO PIU’ FREQUENTE
IL 94% DEI PZ CON AMILOIDOSI AL PRESENTA UNA
DISCRASIA PLASMACELLULARE SOTTOSTANTE
10-20% dei pz con amiloidosi
AL soddisfa i criteri diagnostici
per MM
31% dei pz con MM presenta depositi
di amiloide AL anche senza
manifestazioni cliniche
28. AMILIOIDOSI CARDIACA
È la più frequente tra le cardiomiopatie infiltrative
I depositi di sostanza amiloide nello spazio extracellulare provocano una
RESTRIZIONE FUNZIONALE
I miociti rimangono
“strutturalmente normali”
e mantengono la loro
capacità contrattile, ma
quando i depositi di
amiloide diventano
cospicui perdono lo spazio
extracellulare, necessario
al rilasciamento diastolico
Danno nell’architettura
del tessuto
Danno ischemico per
coinvolgimento dei vasi
epicardici ed intramurali
Danno citotossico
(costituenti non amiloide:
SAP, proteoglicani,GAG)
36. Manifestazioni cliniche:
Dipendono dall'estensione dei depositi
Inizialmente disfunzione diastolica
(CARDIOMIOPATIA RESTRITTIVA)
Successivamente può venir meno anche la funzione
sistolica (CARDIOMIOPATIA DILATATIVA)
Andamento ingravescente, talvolta rapidamente
progressivo
Angina
Morte cardiaca improvvisa
Aritmie
Sincope
37. OPZIONI TERAPEUTICHE
Chemioterapia sistemica: scelta più appropriata nella maggior parte dei pz
ASCT: RR > terapia standard MA ristretti criteri di elegibilità a tale
procedura
“GOLD STANDARD”TERAPEUTICO
Ma la diagnosi precoce è fondamentale per maggiori chance terapeutiche
.
40. LE CELLULE DEL TESSUTO CONNETTIVO
tessuto connettivo
I tessuti connettivi sono costituiti da
cellule
Separate da una notevole quantità di
matrice extracellulare ECM
fibrosa amorfa
41. TESSUTO CONNETTIVO
Gruppo di tessuti con caratteristiche comuni:
Origine embrionale (mesoderma mesenchima)
Organizzazione strutturale
Funzioni:
connessione di altri tessuti,
fz. meccanica (sostegno),
fz. trofica (nutritiva)
fz. difensiva
N.B.: in ogni tipo di tessuto connettivo sono più rappresentate alcune
delle funzioni indicate
42. TESSUTO CONNETTIVO
Funzioni: connessione di altri tessuti, fz.
meccanica, fz. trofica, fz. difensiva
ghiandola
derma
connessione di altri tessuti
fz. meccanica
fz. trofica
capillare
fz. meccanica
fz. trofica (vasi)
fz. difensiva (cellule del sistema immunitario)
43. Tessuticonnettivi PROPRIAMENTE DETTI
• Popolazione cellulare
eterogenea
• Vari tipi di fibre
• Sostanza fondamentale
amorfa
DI SOSTEGNO
• Pochi tipi cellulari
• Fibre e sostanza fondamentale
formano matrice compatta
LASSO
Poche fibre, molte cellule
DENSO
Molte fibre, poche cellule
LIQUIDI
• Popolazione cellulare tipica
• Fibre assenti
• Sostanza fondamentale
acquosa
SANGUE
Contenuto nell’apparato
circolatorio
LINFA
Contenuta nel sistema
linfatico
CARTILAGINE
Matrice fibrosa gelatinosa
OSSO
Matrice fibrosa e
mineralizzata
44. Connettivo propriamente detto
Fibre più o meno organizzate
Sostanza fondamentale viscosa
Cellule
Fisse
Omeostasi, riparazione, difesa, immagazzinamento
di energia
Migranti
Numero variabile in relazione alla situazione
ambientale
Matrice extracellulare
45. Cellule del connettivo propr. detto
Fisse
Fibroblasti
Macrofagi fissi
Adipociti
Melanociti
Migranti
Macrofagi liberi
Mastociti
Granulociti
Linfociti
Plasmacellule
• Cellule pluripotenti: capaci di originare
altre cellule del connettivo
46. Cellule del connettivo propr. detto
(fisse)
Fibroblasti
Macrofagi fissi
Adipociti
isolati o a gruppi
Melanociti
(derma)
Cellule fusate o stellate che sono
deputate alla sintesi della matrice
extracellulare
accrescimento
riparazione
Cellule fusate o stellate (anche dette
istiociti), nascono per differenziazione dai
monociti circolanti (da cellule staminali del
midollo osseo)
Fagocitano cellule danneggiate e particelle
estranee, inclusi batteri patogeni
Reagiscono a stimoli rilasciando sostanze
attivanti del sistema immunitario
47. Cellule del connettivo propr. detto (mobili)
Macrofagi liberi
Mastociti
Stessa funzione dei macrofagi fissi, ma
sono molto mobili
Migrano nel connettivo attratti da un
focolaio d’infezione
Derivano da cellule staminali del midollo osseo
Cellule mobili situate spesso vicine
ai vasi sanguigni
Producono
istamina (dilata i vasi favorendo l’afflusso di
sangue)
eparina (previene la coagulazione del sangue)
48. Cellule del connettivo propr. detto (mobili)
Plasmacellule (producono anticorpi,
derivano da linfociti B)
Linfociti
Granulociti neutrofili
Rare nel connettivo, si accumulano in alcune
sedi o durante fenomeni infiammatori
49. Fibre dei tessuti connettivi
funzione meccanica
Fibre collagene
Fibre reticolari
Fibre elastiche
Costituite dalle proteine
del collagene
Formate da elastina e
fibrillina
51. TROPOCOLLAGENE
È una proteina fibrosa
Costituita da tre catene
polipeptidiche (a)
Le molecole di
tropocollagene si
aggregano tra loro, e
formano le fibrille
(microfibrille) collagene
(b)
MF
53. La sovrapposizione scalare
del tropocollagene dà
origine ad una
bandeggiatura di 64 nm
Le fibrille si associano a
formare fibre (collagene o
reticolari)
Le fibre di associano a
formare fasci…
solo per le fibre collagene
(spessi nastri)
e non per le reticolari (fine
reticolo)
54. Nei fibroblasti si ha la
sintesi e la secrezione del
procollagene
una volta secreto, questo
viene convertito in
tropocollagene, che si
aggrega formando le
fibrille
I fibroblasti sintetizzano
e secernono anche la
parte amorfa della ECM
(proteoglicani e
glicoproteine)
55. FIBRE COLLAGENE
Diametro: 1-20 µm
Flessibili e molto resistenti alla trazione
Si aggregano a formare fasci più o meno spessi
Sono quasi sempre presenti nei connettivi
propriamente detti
Sono componenti essenziali della cartilagine ialina e
fibrosa e del tessuto osseo
56. FIBRE RETICOLARI
Costituite da collagene (tipo III)
Fibre sottili (diametro 0,5-2 µm)
Associate a glicoproteine
Colorabili con sali d’argento e PAS positive
Presenti in gran quantità nel:
Endonevrio, endomisio
Tessuto periendoteliale
Stroma degli organi ghiandolari
Stroma di sostegno degli organi linfoidi e del
midollo osseo
57. FIBRE ELASTICHE
Costituite da fibrillina ed
elastina
Sotto trazione si allungano,
per riprendere poi le
dimensioni di partenza
Determinano la necessaria
deformabilità in molti tess.
connettivi (limitate e
protette dalle fibre
collagene)
Abbondanti nella tonaca
elastica delle arterie e nei
legamenti
Prodotte dai fibroblasti
58. Sostanza fondamentale amorfa
FUNZIONI
trofica: attraverso di essa si compiono gli
scambi nutritivi e respiratori tra il sangue e
le cellule dei tessuti
difensiva:la viscosità è un ostacolo alla
diffusione di sostanze estranee (batteri)
meccanica: resistenza alla compressione,
cementa le fibre
59. MATRICE EXTRACELLULARE
Sostanza fondamentale amorfa
Soluzione molto viscosa nella quale sono
immerse le cellule e le fibre
Quantità variabile di acqua legata ai
componenti macromolecolari (proteoglicani)
Diminuisce con l’età
Grande accumulo nell’edema e
nell’infiammazione
Glicoproteine (interazione cellule-matrice,
fibronectina)
In soluzione sono presenti ioni, enzimi,
ormoni
61. TESSUTO CONNETTIVO propriamente
detto CONNETTIVO LASSO
Poche fibre
Abbondante la ECM amorfa (PG e
GP)
Sono presenti molte cellule, per lo
più fibroblasti e macrofagi
Lo troviamo:
generalmente al di sotto degli
epiteli
intorno ai vasi sanguigni
intorno ai fasci di fibre muscolari
ghiandole
62. Tessuto connettivo denso
Occupato per la maggior parte da fibre
(le cellule sono piuttosto scarse)
Si distingue in
Regolare
Irregolare
63. Connettivo denso regolare
Le fibre sono strettamente
impacchettate e allineate
lungo le linee di trazione
La sua grande resistenza lo
rende adatto a formare
Tendini
Legamenti (che mostrano
anche abbondanti fibre
elastiche)
Stroma della cornea
64. Connettivo denso irregolare
Le fibre sono intrecciate fra
loro senza un disegno preciso
Dove lo troviamo?
Derma
Capsula fibrosa che
avvolge gli organi
Guaine di tendini e nervi
Periostio (strato esterno)
65. TESSUTO CONNETTIVO
Organizzazione strutturale
Funzioni:
connessione di altri tessuti
fz. meccanica: fibre collagene, fibre elastiche,
proteoglicani
fz. trofica: diffusione attraverso la sostanza
fondamentale di sostanze nutritive dai vasi ai tessuti
fz. difensiva: barriera viscosa (sost. fondamentale);
cellule che partecipano ai fenomeni infiammatori
66. TESSUTO ADIPOSO
Cellule più rappresentate: adipociti:
dimensioni 50-150 µm, accumulano grandi quantità
di lipidi (trigliceridi)
In base alla morfologia degli adipociti lo si divide in:
Uniloculare o bianco (costituisce quasi tutto il
tessuto adiposo dell’adulto)
Multiloculare o bruno (alla nascita è presente in
alcune sedi: interscapolare, ascellare, perirenale)
68. TESSUTO ADIPOSO
Funzioni: uniloculare Funzioni: multiloculare
Deposito di energia Produzione di calore
(trigliceridi ATP) (trigliceridi calore)
Modella la superficie del corpo
Ammortizza gli urti (piede e mano)
Isolamento termico
(modesto conduttore termico)
Sostegno di alcuni organi (es. il rene)
69. TESSUTO CONNETTIVO
Sindrome di Marfan: alterazione della fibrillina (fibre
elastiche) che porta una alterazione di tutti i
connettivi in particolare dei vasi
Morte a ~40 anni per rottura dell’aorta
Sindrome di Ehlers-Daulos: anomalie nelle fibre
collagene del derma e tendini (muscolo-ossa).
Dislocazione delle articolazioni e deformazioni della
pelle
Scorbuto: carenza di Vit C. Anomala sintesi di
collagene; minore resistenza dei tessuti; incapacità di
riparare ferite; perdita dei denti
70. Amiloidosi – tessuto connettivo
AMILOIDOSI (dal gr. ἄμυλον "amido" e εἴδος
"forma"; sinonimi: degenerazione
amiloidea; degenerazione lardacea). - In anatomia
patologica si chiama così un processo che
colpisce i tessuti connettivi e gli stromi degli
organi con la precipitazione dal sangue di un
prodotto abnorme (sostanza amiloide), che,
come massa cristallina, infiltra i tessuti quando
essa giunge a saturazione nei liquidi organici.
Conosciuta in antico (Bonetus, sec. XVII) come
"lignificazione" e indicata poi come
"degenerazione lardacea" (Rokitanski, 1842), o
"degenerazione cerea
71. AMILOIDOSI
L'amiloidosi si forma lentamente ed ha evoluzione ordinariamente
cronica e progressiva senza alcuna manifesta tendenza a riassorbirsi: la
morte avviene per cachessia. La sostanza precipita nelle pareti dei
piccoli vasi e si estende progressivamente nei tessuti. nelle arteriole si
accumula prima tra le fibre muscolari, che, degenerando o
atrofizzandosi, scompaiono; nelle venule si raccoglie immediatamente
al disotto dell'intima e nei precapillari e nei capillari essa è a diretto
contatto con gli endotelî: si osservano notevoli fasi degenerative del
tessuto elastico (che da qualcuno, con estensione ad altri tessuti che ne
sono ricchi, s'è voluto anche mettere in rapporto genetico con
l'amiloide). Gli organi affetti ne restano ingranditi, ma non deformati,
anche quando raggiungono volume e peso enormi: induriscono e sulla
superficie di taglio, asciutta, esangue, grigia o grigio-rossastra, hanno
una particolare lucentezza cristallina, in forma diffusa, o ad aree
circoscritte. La presenza di questa sostanza, che va sempre
accrescendosi, comprime i vasi e i parenchimi, donde l'anemia e l'atrofia
o la degenerazione (per lo più grassa) degli organi ammalati.
72. AMILOIDOSI-CELLULE PARENCHIMALI
Antiche ricerche istochimiche, riprese più
tardi da qualcuno (Maximoff), che tendevano
ad avvalorare l'ipotesi di un processo iniziale
di amiloidosi dalle cellule parenchimali o di
una diretta partecipazione loro al processo,
non sono più seguite. Allo stesso modo non
trova più credito l'ipotesi che i globuli bianchi
e gli eritrociti abbiano importanza come
vettori (granulazioni iodofile o eosinofile)
della sostanza nei tessuti (Finzi).
73. AMILOIDOSI
Riguardo alla sua distribuzione, la degenerazione amiloidea si
generalizza nello stesso tempo in più organi, o si localizza in uno solo, o
in parte di esso. Gli organi che più facilmente ne restano colpiti sono la
milza, il fegato, i reni, le linfoghiandole, i surreni, la mucosa dell'intestino
crasso, in secondo ordine gli altri: nessuno ne è rispettato, sebbene
alcuni (midollo osseo, sistema nervoso, ecc.) si mostrino solo di rado e
scarsamente affetti. In alcuni organi, per la loro stessa tessitura, il
processo può assumere di posizione nodosa o diffusa: così nella milza,
per amiloidosi dei follicoli (milza sagù), o generalizzata (milza prosciutto
o lardacea); così nel rene, per la più frequente degenerazione amiloidea
esclusiva dei glomeruli (noduli splendenti e sottili linee lucide), o per una
diffusione, più rara, del processo a tutto l'organo (cilindri amiloidei
nell'urina); il fegato ne è di solito invaso diffusamente, ma lo stato di
sanguificazione dell'organo, eventuali processi di cirrosi, ecc., o di
steatosi spesso associata, modificano sensibilmente il quadro
macroscopico complessivo. L'amiloidosi generalizzata, che in passato
era frequente, va facendosi sempre più rara.
74. AMILOIDOSI
LINEE GUIDA PER LA
DIAGNOSI DI AMILOIDOSI
AMILOIDOSI LAINI FLAVIA
VITTORIA
http://www.slideshare.net/
FLAVIAVITTORIA/linee-
guida-per-la-diagnosi-di-
amiloidosi-43377441
http://www.slideshare.net/
FLAVIAVITTORIA/amiloido
si-laini-flavia-vittoria