2. DATI DEGLI ULTIMI 10 ANNI
• il suicidio giovanile, è al giorno d’oggi, la seconda causa di
morte nella fascia compresa tra i 12 e i 19 anni.
• le adolescenti donne registrano un tasso generale di tentativi
suicidari da 2 a 4 volte superiore rispetto ai ragazzi.
• i giovani uomini sembrano avere il primato sui suicidi portati a
termine.
• le armi da fuoco sono tra i metodi più comuni e letali; al
secondo posto troviamo l’impiccagione seguita dall’overdose
nelle femmine e l’avvelenamento da monossido di carbonio
nei maschi.
• la metodologia del suicidio tra i giovani è diventata molto più
violenta rispetto che in passato.
.
3. MODELLI DI RAGGRUPPAMENTO
LA CRISI SUICIDARIA
• soggetti che cambiano il
proprio comportamento in
seguito ad un evento
particolare.
• essi perdono l’interesse
per le cose, diventano
disorganizzati, ostili e
aggressivi fino ad arrivare
ad avere una crisi da
portarli a tentare un
suicidio.
•La successione di tali
eventi avviene nell’arco di
non più di 6 settimane.
IL SOLITARIO
• giovane di sesso maschile
e razza bianca.
• Il suo malessere comincia
agli antipodi
dell’adolescenza mentre
l’atto del suicidio viene
compiuto al limite con l’età
adulta.
• pochi rapporti con i
coetanei, non ha molti
amici con cui confidarsi e
confrontarsi e crescendo
aumenta la sua insicurezza
nei confronti dell’altro
sesso.
• Il ragazzo decide di
suicidarsi perché non vede
speranza e possibilità di
essere salvato.
ACTING-OUT
• ragazze di varie etnie
che hanno
comportamenti
illegali,pericolosi e nella
maggior parte dei casi
sono ribelli ed abusano
di sostanze stupefacenti
e alcolici.
• Il problema si sviluppa
nell’adolescenza con
l’instaurarsi si sintomi
depressivi ai quali non
riescono a far fronte e
quindi reagiscono in
maniera violenta.
•Le famiglie in questo
caso sono poco presenti
e disorganizzate.
4. MITI DA SFATARE
• chi commette un suicidio raramente ne parla: spesso chi ha
intenzione di commettere tale atto da dei cenni verbali delle
proprie intenzioni.
• le persone suicide sono determinate a morire: molte persone
sono indecise sul vivere o morire e “scommettono” con la loro
morte, lasciando il compito agli altri di salvarli
5. SINTOMI COMUNI
• Tristezza
• frequente pianto
• ansia
• stanchezza
• difficoltà a prendere decisioni
• comportamenti auto-lesivi
6. CHI SI OCCUPA DI SUICIDIO?
Attualmente uno dei principali poli al mondo di ricerca scientifica
nel campo del suicidio adolescenziale è la U.O.C. di Psichiatria
dell’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma, Cattedra di
Psichiatria, Facoltà di Medicina e Psicologia, Sapienza Università
di Roma.
Tra i loro progetti più importanti c’è lo START Study che ha Il
compito di monitorare i dati riguardanti il suicidio, offrire
interventi di breve durata per coloro che hanno tentato il
suicidio, intervistare i famigliari che hanno subito una perdita in
seguito ad un suicidio ed infine monitorare i tentativi di suicidio
ad alta letalità.
7. PER GLI EDUCATORI
• Devono essere a conoscenza e soprattutto aggiornati sulle
nuove forme di prevenzione in quanto rientrano nella
categoria di coloro che sono maggiormente a contatto con gli
adolescenti e di conseguenza anche con possibili soggetti a
rischio.
• Devono saper riconoscere tali soggeti e in caso instaurare un
dialogo con loro in maniera tale da riuscire a comprendere a
pieno il problema.
• Intervenire in maniera tempestiva.
8. GLI INTERVENTI EDUCATIVI
Tre tipi di prevenzione
• PRIMARIA: ha come scopo quello di creare interventi formativi ed educativi per
evitare il formarsi di condizioni a rischio; fondamentale è quindi l’ informazione
rivolta alla popolazione, la formazione degli operatori che verranno a contatto con
gruppi di soggetti a rischio, la promozione di campagne di prevenzione del disagio
giovanile e la collaborazione con le scuole.
• SECONDARIA: è rivolta a coloro che già appartengono ai gruppi a rischio;
all’interno di questo tipo di prevenzione bisogna in anzi tutto individuare tali
soggetti, eseguire un’analisi diagnostica e una conseguente terapia. Diventa quindi
necessaria un’organizzazione dei servizi che permetta il riconoscimento dei
soggetti e per questo motivo deve essere fondata sulla collaborazione tra operatori
sanitari di base, psichiatri e psicologi.
• TERZIARIA: è dedicata a coloro che hanno tentato il suicidio e che possono
ripeterlo ma anche a coloro che hanno subito una perdita in conseguenza a un
suicidio.
9. I FATTORI PROTETTIVI
Sono elementi che riducono la probabilità che un individuo metta in atto un suicidio.
Tra questi vi sono:
• Famiglia: è considerata il luogo di prevenzione primaria; infatti buone relazioni
famigliari, capacità di cura e sostegno unite a capacità di controllo e supervisione
riducono il rischio di suicidio. I genitori devono inoltre conoscere il territorio nel
quale i propri figli vivono ma anche i servizi di sostegno e cura in caso di necessità.
• Scuola: bisogna prevenire il bullismo e la violenza e i docenti devono saper fornire
informazioni sui servizi di assistenza.
• Gruppo dei pari: costituisce una delle fonti primarie di supporto sociale, è un
contesto di riferimento, di crescita e di esperienza tra i più significativi
• Fede religiosa: esiste una correlazione positiva tra spiritualità/ religiosità e
ambienti familiari sani, in quanto le famiglie con orientamento spirituale risultano
offrire ai loro figli disponibilità e sostegno.