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LA PREVENZIONE DEL
SUICIDIO IN ETA’
ADOLESCENZIALE: GLI
INTERVENTI EDUCATIVI
Gloria Barutta
DATI DEGLI ULTIMI 10 ANNI
• il suicidio giovanile, è al giorno d’oggi, la seconda causa di
morte nella fascia compresa tra i 12 e i 19 anni.
• le adolescenti donne registrano un tasso generale di tentativi
suicidari da 2 a 4 volte superiore rispetto ai ragazzi.
• i giovani uomini sembrano avere il primato sui suicidi portati a
termine.
• le armi da fuoco sono tra i metodi più comuni e letali; al
secondo posto troviamo l’impiccagione seguita dall’overdose
nelle femmine e l’avvelenamento da monossido di carbonio
nei maschi.
• la metodologia del suicidio tra i giovani è diventata molto più
violenta rispetto che in passato.
.
MODELLI DI RAGGRUPPAMENTO
LA CRISI SUICIDARIA
• soggetti che cambiano il
proprio comportamento in
seguito ad un evento
particolare.
• essi perdono l’interesse
per le cose, diventano
disorganizzati, ostili e
aggressivi fino ad arrivare
ad avere una crisi da
portarli a tentare un
suicidio.
•La successione di tali
eventi avviene nell’arco di
non più di 6 settimane.
IL SOLITARIO
• giovane di sesso maschile
e razza bianca.
• Il suo malessere comincia
agli antipodi
dell’adolescenza mentre
l’atto del suicidio viene
compiuto al limite con l’età
adulta.
• pochi rapporti con i
coetanei, non ha molti
amici con cui confidarsi e
confrontarsi e crescendo
aumenta la sua insicurezza
nei confronti dell’altro
sesso.
• Il ragazzo decide di
suicidarsi perché non vede
speranza e possibilità di
essere salvato.
ACTING-OUT
• ragazze di varie etnie
che hanno
comportamenti
illegali,pericolosi e nella
maggior parte dei casi
sono ribelli ed abusano
di sostanze stupefacenti
e alcolici.
• Il problema si sviluppa
nell’adolescenza con
l’instaurarsi si sintomi
depressivi ai quali non
riescono a far fronte e
quindi reagiscono in
maniera violenta.
•Le famiglie in questo
caso sono poco presenti
e disorganizzate.
MITI DA SFATARE
• chi commette un suicidio raramente ne parla: spesso chi ha
intenzione di commettere tale atto da dei cenni verbali delle
proprie intenzioni.
• le persone suicide sono determinate a morire: molte persone
sono indecise sul vivere o morire e “scommettono” con la loro
morte, lasciando il compito agli altri di salvarli
SINTOMI COMUNI
• Tristezza
• frequente pianto
• ansia
• stanchezza
• difficoltà a prendere decisioni
• comportamenti auto-lesivi
CHI SI OCCUPA DI SUICIDIO?
Attualmente uno dei principali poli al mondo di ricerca scientifica
nel campo del suicidio adolescenziale è la U.O.C. di Psichiatria
dell’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma, Cattedra di
Psichiatria, Facoltà di Medicina e Psicologia, Sapienza Università
di Roma.
Tra i loro progetti più importanti c’è lo START Study che ha Il
compito di monitorare i dati riguardanti il suicidio, offrire
interventi di breve durata per coloro che hanno tentato il
suicidio, intervistare i famigliari che hanno subito una perdita in
seguito ad un suicidio ed infine monitorare i tentativi di suicidio
ad alta letalità.
PER GLI EDUCATORI
• Devono essere a conoscenza e soprattutto aggiornati sulle
nuove forme di prevenzione in quanto rientrano nella
categoria di coloro che sono maggiormente a contatto con gli
adolescenti e di conseguenza anche con possibili soggetti a
rischio.
• Devono saper riconoscere tali soggeti e in caso instaurare un
dialogo con loro in maniera tale da riuscire a comprendere a
pieno il problema.
• Intervenire in maniera tempestiva.
GLI INTERVENTI EDUCATIVI
Tre tipi di prevenzione
• PRIMARIA: ha come scopo quello di creare interventi formativi ed educativi per
evitare il formarsi di condizioni a rischio; fondamentale è quindi l’ informazione
rivolta alla popolazione, la formazione degli operatori che verranno a contatto con
gruppi di soggetti a rischio, la promozione di campagne di prevenzione del disagio
giovanile e la collaborazione con le scuole.
• SECONDARIA: è rivolta a coloro che già appartengono ai gruppi a rischio;
all’interno di questo tipo di prevenzione bisogna in anzi tutto individuare tali
soggetti, eseguire un’analisi diagnostica e una conseguente terapia. Diventa quindi
necessaria un’organizzazione dei servizi che permetta il riconoscimento dei
soggetti e per questo motivo deve essere fondata sulla collaborazione tra operatori
sanitari di base, psichiatri e psicologi.
• TERZIARIA: è dedicata a coloro che hanno tentato il suicidio e che possono
ripeterlo ma anche a coloro che hanno subito una perdita in conseguenza a un
suicidio.
I FATTORI PROTETTIVI
Sono elementi che riducono la probabilità che un individuo metta in atto un suicidio.
Tra questi vi sono:
• Famiglia: è considerata il luogo di prevenzione primaria; infatti buone relazioni
famigliari, capacità di cura e sostegno unite a capacità di controllo e supervisione
riducono il rischio di suicidio. I genitori devono inoltre conoscere il territorio nel
quale i propri figli vivono ma anche i servizi di sostegno e cura in caso di necessità.
• Scuola: bisogna prevenire il bullismo e la violenza e i docenti devono saper fornire
informazioni sui servizi di assistenza.
• Gruppo dei pari: costituisce una delle fonti primarie di supporto sociale, è un
contesto di riferimento, di crescita e di esperienza tra i più significativi
• Fede religiosa: esiste una correlazione positiva tra spiritualità/ religiosità e
ambienti familiari sani, in quanto le famiglie con orientamento spirituale risultano
offrire ai loro figli disponibilità e sostegno.

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La prevenzione del suicidio in eta’ adolescenziale

  • 1. LA PREVENZIONE DEL SUICIDIO IN ETA’ ADOLESCENZIALE: GLI INTERVENTI EDUCATIVI Gloria Barutta
  • 2. DATI DEGLI ULTIMI 10 ANNI • il suicidio giovanile, è al giorno d’oggi, la seconda causa di morte nella fascia compresa tra i 12 e i 19 anni. • le adolescenti donne registrano un tasso generale di tentativi suicidari da 2 a 4 volte superiore rispetto ai ragazzi. • i giovani uomini sembrano avere il primato sui suicidi portati a termine. • le armi da fuoco sono tra i metodi più comuni e letali; al secondo posto troviamo l’impiccagione seguita dall’overdose nelle femmine e l’avvelenamento da monossido di carbonio nei maschi. • la metodologia del suicidio tra i giovani è diventata molto più violenta rispetto che in passato. .
  • 3. MODELLI DI RAGGRUPPAMENTO LA CRISI SUICIDARIA • soggetti che cambiano il proprio comportamento in seguito ad un evento particolare. • essi perdono l’interesse per le cose, diventano disorganizzati, ostili e aggressivi fino ad arrivare ad avere una crisi da portarli a tentare un suicidio. •La successione di tali eventi avviene nell’arco di non più di 6 settimane. IL SOLITARIO • giovane di sesso maschile e razza bianca. • Il suo malessere comincia agli antipodi dell’adolescenza mentre l’atto del suicidio viene compiuto al limite con l’età adulta. • pochi rapporti con i coetanei, non ha molti amici con cui confidarsi e confrontarsi e crescendo aumenta la sua insicurezza nei confronti dell’altro sesso. • Il ragazzo decide di suicidarsi perché non vede speranza e possibilità di essere salvato. ACTING-OUT • ragazze di varie etnie che hanno comportamenti illegali,pericolosi e nella maggior parte dei casi sono ribelli ed abusano di sostanze stupefacenti e alcolici. • Il problema si sviluppa nell’adolescenza con l’instaurarsi si sintomi depressivi ai quali non riescono a far fronte e quindi reagiscono in maniera violenta. •Le famiglie in questo caso sono poco presenti e disorganizzate.
  • 4. MITI DA SFATARE • chi commette un suicidio raramente ne parla: spesso chi ha intenzione di commettere tale atto da dei cenni verbali delle proprie intenzioni. • le persone suicide sono determinate a morire: molte persone sono indecise sul vivere o morire e “scommettono” con la loro morte, lasciando il compito agli altri di salvarli
  • 5. SINTOMI COMUNI • Tristezza • frequente pianto • ansia • stanchezza • difficoltà a prendere decisioni • comportamenti auto-lesivi
  • 6. CHI SI OCCUPA DI SUICIDIO? Attualmente uno dei principali poli al mondo di ricerca scientifica nel campo del suicidio adolescenziale è la U.O.C. di Psichiatria dell’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma, Cattedra di Psichiatria, Facoltà di Medicina e Psicologia, Sapienza Università di Roma. Tra i loro progetti più importanti c’è lo START Study che ha Il compito di monitorare i dati riguardanti il suicidio, offrire interventi di breve durata per coloro che hanno tentato il suicidio, intervistare i famigliari che hanno subito una perdita in seguito ad un suicidio ed infine monitorare i tentativi di suicidio ad alta letalità.
  • 7. PER GLI EDUCATORI • Devono essere a conoscenza e soprattutto aggiornati sulle nuove forme di prevenzione in quanto rientrano nella categoria di coloro che sono maggiormente a contatto con gli adolescenti e di conseguenza anche con possibili soggetti a rischio. • Devono saper riconoscere tali soggeti e in caso instaurare un dialogo con loro in maniera tale da riuscire a comprendere a pieno il problema. • Intervenire in maniera tempestiva.
  • 8. GLI INTERVENTI EDUCATIVI Tre tipi di prevenzione • PRIMARIA: ha come scopo quello di creare interventi formativi ed educativi per evitare il formarsi di condizioni a rischio; fondamentale è quindi l’ informazione rivolta alla popolazione, la formazione degli operatori che verranno a contatto con gruppi di soggetti a rischio, la promozione di campagne di prevenzione del disagio giovanile e la collaborazione con le scuole. • SECONDARIA: è rivolta a coloro che già appartengono ai gruppi a rischio; all’interno di questo tipo di prevenzione bisogna in anzi tutto individuare tali soggetti, eseguire un’analisi diagnostica e una conseguente terapia. Diventa quindi necessaria un’organizzazione dei servizi che permetta il riconoscimento dei soggetti e per questo motivo deve essere fondata sulla collaborazione tra operatori sanitari di base, psichiatri e psicologi. • TERZIARIA: è dedicata a coloro che hanno tentato il suicidio e che possono ripeterlo ma anche a coloro che hanno subito una perdita in conseguenza a un suicidio.
  • 9. I FATTORI PROTETTIVI Sono elementi che riducono la probabilità che un individuo metta in atto un suicidio. Tra questi vi sono: • Famiglia: è considerata il luogo di prevenzione primaria; infatti buone relazioni famigliari, capacità di cura e sostegno unite a capacità di controllo e supervisione riducono il rischio di suicidio. I genitori devono inoltre conoscere il territorio nel quale i propri figli vivono ma anche i servizi di sostegno e cura in caso di necessità. • Scuola: bisogna prevenire il bullismo e la violenza e i docenti devono saper fornire informazioni sui servizi di assistenza. • Gruppo dei pari: costituisce una delle fonti primarie di supporto sociale, è un contesto di riferimento, di crescita e di esperienza tra i più significativi • Fede religiosa: esiste una correlazione positiva tra spiritualità/ religiosità e ambienti familiari sani, in quanto le famiglie con orientamento spirituale risultano offrire ai loro figli disponibilità e sostegno.