Il ruolo del web nella ricerca di informazioni sulla salute, Isabella Cecchin...Eugenio Santoro
Intervento di Isabella Cecchini al convegno Comunicare e promuovere la Salute ai Tempi dei Social Media #salutesocial, IRCCS - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, 24 maggio 2016 http://www.marionegri.it/it_IT/home/archivio_news_focus/archivio_news/News_2016/Comunicare+e+promuovere+la+salute+ai+tempi+dei+social+media/135852,News.html
Dalle App di servizio alle App di relazione: come cambia il rapporto medico-p...Giuseppe Fattori
In base ai risultati dell'indagine i Social Media risultano essere largamente utilizzati a livello personale e le informazioni sulla salute trovate nel web sono spesso condivise con il medico.
Tuttavia, le risposte rilevano in generale la percezione di una scarsa propensione da parte dei professionisti sanitari nei confronti di queste tecnologie: i materiali recuperati da Internet non sembrano essere utili per l'infettivologo ed i social sono ritenuti di poca utilità sia come fonte di informazioni sia come strumento di comunicazione con il medico. Questi risultati riflettono alcune barriere nel rapporto tra i sanitari e l'uso dei social media dovute sia all'affidabilità delle informazioni presenti in rete sia alla tutela della privacy. Inoltre, lo scarso uso di blog e forum evidenzia come l'uso dei social non sembra funzionale ad alimentare una comunità di "peer" intesa come comunità di mutuo aiuto, come invece succede in altre patologie (diabete, cancro,
ecc.). Approfondimenti qualitativi con le associazioni che hanno partecipato al progetto hanno evidenziato la presenza in Italia di blog/forum "chiusi" e rivolti a popolazioni specifiche, a testimonianza dello stigma proprio di questa patologia.
L'adolescente oggi: la crisi, la ricerca di certezze, le statistiche sulla vita sessuale nel nostro Paese e i rischi che si possono correre; infine, delle possibili linee guida per i genitori!
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Tuttavia, le risposte rilevano in generale la percezione di una scarsa propensione da parte dei professionisti sanitari nei confronti di queste tecnologie: i materiali recuperati da Internet non sembrano essere utili per l'infettivologo ed i social sono ritenuti di poca utilità sia come fonte di informazioni sia come strumento di comunicazione con il medico. Questi risultati riflettono alcune barriere nel rapporto tra i sanitari e l'uso dei social media dovute sia all'affidabilità delle informazioni presenti in rete sia alla tutela della privacy. Inoltre, lo scarso uso di blog e forum evidenzia come l'uso dei social non sembra funzionale ad alimentare una comunità di "peer" intesa come comunità di mutuo aiuto, come invece succede in altre patologie (diabete, cancro,
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Infografica ehealth - gli italiani che navigano in reteappocrate
Italiani, sanità e internet. Come si comportano gli utenti online? Quali sono le fonti per le informazioni mediche e sanitarie? Guarda l'infografica di Appocrate
La crescita esponenziale del numero di ristoranti Fast Food avvenuta negli ultimi anni nel nostro paese evidenzia un cambiamento radicale nelle abitudini alimentari dei più giovani.
Dopo l’arrivo del colosso americano McDonald’s nel lontano 1985, oggi il mercato italiano dei Fast Food è caratterizzato da un crescente numero di player (tra cui Burger King, KFC e Five Guys) e da un costante incremento in termini di fatturato.
Corporate reputation e influenza sociale nel Social Media Pharmaeugenio iorio
La reputazione delle aziende farmaceutiche. L’influenza emotiva sui target del sistema sanitario: codice trasparenza, Pharma Social Media ed eticità.
Roma Senato della Repubblica Palazzo Giustiniani Sala Zuccari Via della Dogana Vecchia, 29
Lunedì 31 marzo 2014
Regione che vai, cura che trovi (forse). I principali risultati del XVII Rapporto sulle politiche della cronicità realizzato dal Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici di Cittadinanzattiva
Bisogni e costi delle persone con lesione midollare e dei nuclei famigliari d...ISTUD Business School
Risultati della ricerca "Bisogni e costi delle Persone con Lesione Midollare e dei nuclei famigliari di riferimento" di ISTUD e IAS - Istituto per gli Affari Sociali, presentata da Luigi Reale, docente e ricercatore della Practice Sanità e Salute di ISTUD, a Roma il 10 dicembre 2009
Come uscire dalla crisi. I risultati della ricerca.Endelab
La ricerca "Come uscire dalla crisi. Cosa ne pensano gli italiani" è stata condotta da Focus Marketing con metodologia CAWI su un campione di 600 intervistati. Presentata il 3 marzo a Napoli nell'ambito del Seminario Interregionale FQTS 2013, ha messo in luce il bisogno di una nuova classe dirigente per il Paese, sentito molto o abbastanza dal 93% degli italiani, che dovrebbe occuparsi innanzitutto dei temi legati a lavoro e crescita economica. Altri dati interessanti sono emersi da questa indagine: le Istituzioni nelle quali è riposta maggiore fiducia sono il Volontariato/Terzo Settore, le Forze dell'Ordine e la Magistratura.
The collective alexithymia is a psychosocial phenomenon due, individually, to alexithymia psychological disorder. You can talk about collective alexithymia when this disorder is found in a specific section of the population, through the analysis of language and the media, or in a specific segment (cluster) of a social group (such as the human resources of a company ). In particular, through the analysis of Web content, it may be a correlation between the "intensive" use of social media and the collective alexithymia.
L’Insonnia è un problema sempre più frequente nella società: si stima che ne soffra in modo cronico 1 persona su 10, mentre 3 su 10 incontrano difficoltà a dormire almeno una volta nel corso della vita.
La finalità del webinar è di presentare il protocollo CBT-I: Cognitive Behavioural Therapy for Insomnia, mutuato dalla Psicoterapia Cognitivo Comportamentale, che consente un’alternativa al farmaco senza comportare effetti collaterali e riducendo significativamente tempi e costi di gestione del problema, l’abuso/dipendenza da farmaci e la diffusione quasi endemia dell’Insonnia nella popolazione generale per quanto riguarda le sue componenti psicologiche. Applicabile sia da Psicologi che da Psicoterapeuti il Protocollo si sta rivelando un presidio di cura richiesto e gradito anche per la sua brevità e specificità sul sintomo.
Opposizione alla trasmissione dei dati delle spese sanitarie per la dichiarazione dei redditi precompilata. Locandina predisposta dall'Ordine degli Psicologi della Lombardia (OPL) ed esposta in adempimento alla normativa.
Ipnosi per tutti a Roma - Calendario degli incontriMarco Mozzoni
Calendario del Ciclo di incontri tematici su ipnosi e autoipnosi, con esperienze pratiche, che si svolgerà tutti i giovedì sera, dalle 19 alle 20:30, a "Villa Pirandello", in via Antonio Bosio 15, Roma.
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Ciclo di incontri tematici su ipnosi e autoipnosi, con esperienze pratiche, che si svolgerà tutti i giovedì sera, dalle 19 alle 20:30, a "Villa Pirandello", in via Antonio Bosio 15, Roma.
Gli psicologi in Italia: chi sono, che cosa fanno - Sintesi risultati indagine pilota
1. Gli psicologi in Italia. Chi sono, che cosa fanno
Indagine pilota realizzata da Marco Mozzoni del “Gruppo Psicologi Indipendenti per la Lombardia”
Sintesi dei risultat
Che lavori fanno gli psicologi italiani?
La stragrande maggioranza degli psicologi intervistati (76%) lavora o ha lavorato come libero
professionista nel proprio studio privato.
Le esperienze di lavoro più significative degli psicologi italiani risultano nell’ambito della
formazione (37%), della psicologia scolastica (37%), della selezione del personale (20%), della
neuropsicologia (20%), della valutazione delle competenze (14%); pochi invece lavorano nella
psicologia sostenibile (8%), nella psicologia dello sport (4%) e pressoché nessuno nella psicologia
del traffico (0% del campione).
Solo il 28% lavora o ha lavorato come psicologo nel terzo settore (cooperative ecc.), mentre gran
parte (62%) lo ha fatto come non psicologo, ossia nel ruolo di educatore (52%) e di animatore
(10%); circa un terzo degli intervistati (30%) non ha mai lavorato nel terzo settore. Soltanto il 21%
ha lavorato in ambito scolastico come insegnante.
Relativamente alle strutture pubbliche, ha avuto esperienze lavorative negli ospedali il 24% degli
intervistati, l’8% in un centro di salute mentale (Csm), il 3% presso un centro psicosociale (Cps). Il
48% dichiara di avere partecipato ad almeno un bando di concorso per accedere alla sanità
pubblica: il 94% non ne ha mai “vinto” uno.
Oltre il 93% degli intervistati non ha mai operato presso una farmacia.
Il 60% circa degli psicologi intervistati ha svolto o svolge lavori da non psicologo, pur restando
iscritto all’Ordine di appartenenza: in particolare nel campo dell’editoria e dell’educazione, ma
anche come commesso e nei call center.
Il 69% degli intervistati lavora con contratti a tempo determinato.
Con chi collabora lo psicologo nel suo lavoro?
Nello svolgere il proprio lavoro il 24% collabora con i medici psichiatri, il 20% con i medici in
genere, il 19% con gli educatori, l’11% con i counselor, il 10% con gli assistenti sociali, il 9% con altri
operatori sanitari (es. fisioterapisti), il 9% con i medici neurologi, il 4% con operatori della c.d.
“medicina alternativa” (es. omeopati), il 2% con gli infermieri, il 24% collabora con altri
professionisti.
2. Ricerca e rapport con la comunità scientfica internazionale
Il 96% degli psicologi intervistati non ha mai svolto attività di ricerca all’estero, mentre il 41%
dichiara di aver fatto ricerca in Italia. Comunque, soltanto il 19% ha pubblicato o partecipato alla
pubblicazione di uno studio su riviste scientifiche internazionali e solo il 20% è iscritto a una società
scientifica.
Solo il 2% degli psicologi ha un dottorato di ricerca conseguito all’estero (PhD) e solo il 4% ha un
dottorato di ricerca conseguito in Italia.
Il 48% ammette di non essere in grado di tradurre correttamente uno studio scientifico dall’inglese
verso l’Italiano; dato che raggiunge il 76% per quanto riguarda l’incapacità di scrivere uno studio o
un testo scientifico in inglese. Lo stesso dicasi per le presentazioni in lingua inglese a congressi
scientifici: il 70% ammette di non esserne in grado.
Formazione e aggiornamento
Il 31% non si ritiene soddisfatto della formazione ricevuta.
Se potesse “tornare indietro”, ben il 19% degli intervistati non si iscriverebbe nuovamente al corso
di laurea in Psicologia, oltre a un 28% che “non sa” se lo rifarebbe o meno, a fronte di un 52% che
invece rifarebbe lo stesso corso di studi.
Il 20% del campione inoltre “non sa, sinceramente” se frequenterebbe ancora l’Università o se
cercherebbe invece subito un lavoro da diplomato.
Il 71% ha frequentato corsi di specializzazione post-laurea, mentre il 49% ha conseguito dei master:
il 59% di chi ha frequentato i master ammette che non gli hanno portato lavoro.
L’aggiornamento professionale avviene principalmente mediante corsi (65% degli intervistati),
congressi (58%), editoria specializzata (54%), grazie alla propria “pratica clinica” (52%), sul web
(50%), leggendo riviste scientifiche italiane (35%), leggendo riviste scientifiche internazionali (27%),
leggendo riviste divulgative (23%).
Il 50% degli intervistati ammette di non avere l’abitudine di leggere studi scientifici pubblicati su
riviste scientifiche peer reviewed internazionali, a fronte di un 12% che ne legge in media uno al
mese, di un 15% da 2 a 5, di un 12% da 6 a 10, di un 8% più di 10.
Quanto uno psicologo fa uso di finanziament e contribut comunitari?
Per svolgere la propria attività professionale soltanto il 15% è ricorso a finanziamenti privati
(Banche).
3. Il 62% ammette di non sapere come individuare fondi e/o contributi di ricerca di matrice
comunitaria (un 4% si chiede addirittura che cosa siano); solo il 13% si ricorda di avere utilizzato o
fatto parte di gruppi di ricerca finanziati con risorse messe a disposizione dalla Commissione
Europea.
Gli psicologi italiani e le opportunità all’estero
Fare esperienze professionali all’estero non interessa per niente al 32% degli intervistati, mentre il
50% dice di essere interessato ma di non averne mai avuto la possibilità, contro il 18% che dichiara
di avere fatto esperienze di lavoro all’estero.
Il 48% non ha mai preso in considerazione di lasciare l’Italia alla ricerca di lavoro, mentre il 29%
dice di averci pensato ma restando in Europa, il 7% alla volta del Nord America (USA e Canada), il
5% dell’Australia.
Il 78% dichiara di avere pronto un curriculum vitae nel formato europeo, ma solo il 28% di avere
pronto un curriculum in lingua inglese.
Come prova a “farsi conoscere” lo psicologo?
Il 45% ha un sito web personale col quale si propone come psicologo, mentre il 16% ha una o più
pagine personali su siti di terzi. Il 50% utilizza i social media per proporsi come psicologo. Il 20%
collabora con riviste, periodici, testate divulgative, anche online.
Composizione del campione
Il 54% è nella fascia di età dai 31 ai 40 anni, il 35% dai 20 ai 30, il 19% dai 41 ai 50, il 2% dai 51 ai 60. Il 34% è
iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia, il 28% a quello del Piemonte, l’8% a quello della Toscana, il
4% a quello del Lazio, il 4% a quello della Puglia, il 4% a quello della Sardegna, il 4% a quello dell’Emilia
Romagna, il 4% a quello del Veneto, il 2% a quello della Sicilia, il 2% a quello della Valle d’Aosta, il 2% a
quello del Friuli Venezia Giulia, il 2% a quello della Sicilia. Il 19% lavora a Milano, il 6% in provincia di Milano,
l’8% in altri territori della Lombardia, mentre il 62% opera fuori dalla Lombardia e il 5% all’estero. Il 28% del
campione ha dichiarato di avere figli.
Metodo
L’indagine pilota è stata realizzata mediante questionario strutturato online realizzato su piattaforma
SurveyMonkey ® con accesso da http://brainfactor.it/indagine-psicologi.html nel periodo dal 1 febbraio
2014 al 25 marzo 2014. Il totale del campione dell'indagine pilota è stato di 100 soggetti. Ideato, progettato
e realizzato dal Dott. Marco Mozzoni del “Gruppo Psicologi Indipendenti per la Lombardia”.
4. Contatto per la stampa:
Marco Mozzoni
Telefono 349-1499620
Email marcomozzoni@gmail.com