2016 DOVE Corriere della sera - Guida alla nuova Barcellona - "La città della bellezza: Nuove Prospettive"
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L’interno della cupola del
Palau Nacional. Progettato
da Josep Puig i Cadafalch
per l’Esposizione Universale
del 1929, è sede del Museu
d’Art de Catalunya.
Una generazione emergente di artisti, galleristi e collezionisti
ridisegna la mappa della Barcellona creativa.
E i grandi musei puntano sulla tecnologia per attirare i giovani
di R o b e r t a B o s c o
LA CITTÀ DELLA BELLEZZA
NUOVE
PROSPETTIVEUna generazione emergente di artisti, galleristi e collezionisti
ridisegna la mappa della Barcellona creativa.
E i grandi musei puntano sulla tecnologia per attirare i giovani
2. Sembra quasi una diaspora. Dopo
aver fatto base per anni nell’Eixam-
ple, in pieno quartiere modernista,
intorno all’incrocio tra Consell
de Cent e Rambla Catalunya, il
nocciolo duro delle gallerie d’arte
contemporanea cerca altri territori,
capaci di riflettere nuove aspirazio-
ni. Uno dei prescelti è El Born, un
dedalo di viuzze imprigionate tra
palazzi gotici che si estende intor-
no alla cattedrale romanica di Santa
Maria del Mar, regno incontrastato
di Picasso, che lo scelse per aprire
il suo museo nel 1963.
Mezzo secolo e diversi ampliamen-
ti dopo, il Museo Picasso inizia
una nuova promettente tappa sotto
la direzione del francese Emman-
nuel Guigon, deciso a migliorare
la fruibilità dell’affollatissimo mu-
seo con percorsi più coerenti e
comprensibili (per evitare code, è
sempre meglio prenotare on line).
Guigon ha anche annunciato che si
servirà di allestimenti multimediali
e interattivi per allargare l’utenza e
che offrirà nuove letture dell’opera
di Picasso, mettendola in relazione
con la creazione contemporanea.
Un’ottima notizia per le gallerie
che lo circondano come Miguel
Marcos, il primo a scoprire il fa-
scino di questa zona; Rocio Santa-
Cruz, nota anche per aver fondato
Arts Libris, una prestigiosa fiera
di edizioni d’artista che si celebra
a fine aprile nel centro Arts Santa
Mònica; Senda di Carlos Duran,
fondatore, con Emilio Álvarez, pro-
prietario della galleria Àngels, di
Loop, l’unica fiera al mondo dedi-
cata esclusivamente alla videoarte,
che ogni giugno riunisce a Barcel-
lona specialisti di mezzo mondo.
Spazio ai giovani
La mappa artistica del quartiere El
Born e dei suoi dintorni si completa
con due fondazioni inaugurate di
recente, create da giovani ereditieri,
appassionati d’arte e anche social-
mente impegnati. Vanessa Salvi, di
padre italiano e madre norvegese,
nata a Miami, cresciuta tra la Sviz-
zera e l’Italia e cittadina del mondo
a tutti gli effetti, è l’anima di Blue-
project Foundation, che ha portato
a Barcellona Pistoletto e l’ha anche
convinto a realizzare una delle sue
sempre più rare performance. I
grandi nomi però sono sporadici,
quasi un richiamo per dare più vi-
sibilità a un programma centrato
sugli emergenti.
La Fundació Gaspar, invece, ap-
partiene al più giovane di una cele-
bre dinastia di galleristi.Il bisnonno
Joan fondò nel 1906 la mitica Sala
Gaspar che fino al 1996 rappre-
sentò la serie A dell’arte, da Calder
a Braque, da Dubuffet a Pollock e
Willem de Kooning. E, poi, Tàpies,
Dalí,Miró e Picasso,che qui ebbe la
sua prima mostra personale in Spa-
gna nel 1957.
Al giovane Moishan Gaspar spetta
il compito di stabilire un dialogo tra
gli ambienti gotici dello splendido
Palau Cervelló, sede della fonda-
zione, e le opere avanguardiste che
espone, come le sculture di luce e
nebbia di Anthony McCall, le in-
stallazioni di Paul McCarthy o la
macchina del tempo di Doctor Who,
che Mark Wallinger ricreò per la
Biennale di Venezia del 2001.
A breve, a questi si affiancherà la
Fundació Foto Colectania, un
punto di riferimento internazionale
per la fotografia spagnola e porto-
ghese, che abbandona la sua sede
nascosta nella parte alta della città
per stabilirsi in un vecchio, affasci-
nante magazzino di finimenti eque-
stri di fronte al Parc de la Ciutadella.
Il nuovo spazio, attualmente in ri-
strutturazione, si convertirà in un
centro dedicato alla cultura dell’im-
magine; oltre alle mostre monogra-
fiche e tematiche, accoglierà anche
le 3 mila foto della collezione, sem-
pre in continua evoluzione, del suo
fondatore Mario Rotllant, presi-
dente della Coca Cola España.
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In alto: la Fundació Antoni
Tàpies organizza
retrospettive dell’opera
del pittore e mostre
temporanee di altri autori.
In basso: una sala della
Blueproject Foundation,
fondazione privata che
promuove artisti emergenti.
Pezzi unici
Concepito non come
un negozio, ma
come uno spazio
espositivo,
Roomservice organizza
mostre periodiche
di talenti del design
emergenti e consacrati
e distribuisce
pezzi unici o edizioni
limitate. Fra i nomi
rappresentati, gli
olandesi Piet Hein Eek,
Visser & Meijwaard o
Maaten Baas,
e designer nazionali
come Dionísio Peláez,
Pilar Líbano e gli
studi López-Rivera,
Mema, Zuzunaga
(roomsd.com).
LE DRITTE di
DOVE
3. secolo, rivela un marcato interesse
per la fotografia che si cristallizza
in mostre dedicate agli interpreti
più eterodossi di questa disciplina,
come Allan Sekula, Susan Meiselas
e Harun Farocki.
La fondazione, che organizza pe-
riodiche retrospettive dell’opera
del suo fondatore, merita una visita
anche solo per la splendida sede
in un edificio modernista di Lluís
Domènech i Montaner,sormontato
dalle volute metalliche di una scul-
tura di Tàpies, che si eleva dal tetto
verso il cielo, eterea e monumenta-
le allo stesso tempo. Tàpies è mor-
to nel 2012, ma il suo primogenito
Toni continua a vendere le opere
del padre nella galleria omonima.
Non è l’unico ad aver mantenuto
il bastione storico dell’Eixample.
In quello che fu il centro dell’arte
contemporanea barcellonese resta-
no una manciata di grandi nomi,tra
cui Joan Prats, che fu la galleria di
Joan Miró e ora rappresenta artisti
come Alfredo Jaar, Julião Sarmento
e Hannah Collins, e Marlborou-
gh, fondata a Londra nel 1946 con
sedi anche a New York, Parigi, Ma-
drid e Montecarlo.
Chi cerca nuove emozioni farà me-
glio a dirigersi da ADN, dove due
intraprendenti giovani galleristi, lo
spagnolo Miguel Ángel Sánchez e
l’italiana Susanna Corchia, presen-
Occhio allo scatto
La fotografia ha tutta l’aria di di-
ventare uno dei punti forti di
Barcellona. Non solo è ben rap-
presentata nelle collezioni dei
musei più importanti, iniziando
dal Museu Nacional d’Art de Ca-
talunya, sulla collina di Montjuïc,
e dal MACBA, il Museu d’Art
Contemporani de Barcelona, in
pieno centro, dietro alla Rambla,
che le dedicano mostre periodi-
che. Esiste in città anche un centro
pubblico dedicato in esclusiva al
suo studio e alla sua diffusione. Si
tratta de La Virreina Centre de la
Imatge, situato in piena Rambla,
a fianco del celebre mercato della
Boqueria. Dopo un periodo confu-
so, ha ritrovato la sua strada sotto
la direzione di Valentín Roma, un
giovane storico dell’arte che an-
nuncia una programmazione con
progetti sperimentali e una nuova
attenzione per gli archivi fotogra-
fici meno conosciuti, come quelli
del MUHBA (Museu d’Història de
Barcelona), del COAC (Col·legi
d’Arquitectes de Catalunya) e l’Ar-
xiu Fotogràfic de la Ciutat, l’Ar-
chivio fotografico di Barcellona,
con i quali sta già lavorando.
Anche la Fundació Antoni
Tàpies, creata dall’artista, proba-
bilmente il pittore spagnolo più
quotato della seconda metà del XX
Un’opera di Rosana Antolí
in mostra all’Espai 13,
lo spazio riservato alle
esposizioni temporanee
della Fundació Joan Miró.
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La Fundació Miró si rinnova e recupera il suo primo
allestimento, quello ideato dallo stesso artista con
la complicità dell’architetto Josep Maria Sert, che
disegnò l’edificio razionalista sulla collina di Montjuïc
per accogliere le opere dell'amico. L’allestimento si
modificò nel 1986 in occasione dell’ampliamento della
Fundació, che offre una delle migliori viste della città.
Ma la crescita della collezione e l’interesse sempre
maggiore per l’opera di Miró hanno reso necessario
un nuovo cambio. Adesso non sono più le mostre
temporanee ad accogliere il pubblico, ma le grandi
opere dell'artista disposte in un percorso cronologico
e tematico che offre nuove e appassionanti
interpretazioni iconografiche e stilistiche. Sono più di
150 elementi, tra pitture, disegni, sculture, ceramiche
e tappeti, esposti in otto ambiti che riassumono
la prolifica traiettoria dell’autore e recuperano
elementi architettonici creati con obiettivi specifici.
È il caso delle “cappelle”, che offrono il raccoglimento
necessario per ammirare i trittici politici dipinti
durante il tardo franchismo e gli “spazi di riposo”,
concepiti proprio da Miró affinché il pubblico avesse
la possibilità di riflettere e di elaborare un discorso
personale senza stimoli visivi intorno.
La Fundació Miró ritorna alle origini
4. tano progetti, spesso site specific, di
artisti impegnati sul fronte del so-
ciale come Nùria Güell.
Un nuovo polo
Agli antipodi dell’elegante quartie-
re modernista ci sono i palazzoni
proletari de L’Hospitalet de Llo-
bregat, al limite sud dell’area me-
tropolitana.
In questo quartiere dove fiorì il
movimento anarchico catalano e si
formarono i movimenti sociali del-
la Transizione, è sorto un nuovo
polo artistico grazie all’iniziativa
di Albert Mercadé, direttore della
Fundació Arranz Bravo, dedicata
al pittore omonimo. La nuova ispi-
tuzione ha aviuto il meritodi attiva-
re un circuito di eventi in vecchie
fabbriche in disuso e un program-
ma di street art e graffiti sui muri
intorno alla fermata della metro-
politana Torrassa. A quest’effer-
vescenza si sono sommati nuovi
luoghi di creazione, indipendenti
e autogestiti, come l’Espacio Sa-
lamina e due gallerie di tendenza,
presenti in tutte le grandi fiere in-
ternazionali: Nogueras Blanchard
(noguerasblanchard.com) e Ana
Mas (anamasprojects.com).
La visita a L’Hospitalet richiede
solo un pizzico di spirito d’avven-
tura in più, ma chi preferisce un
programma meno radicale può fer-
marsi in plaça Espanya per visitare
il polo di Montjuïc. Idealmente
si sviluppa a partire dalle eleganti
linee del Padiglione che l’architet-
to Mies van der Rohe costruì per
l’Expo Universale del 1929 e che
ora ospita la fondazione a lui inti-
tolata.
Oltre alle installazioni olimpiche,
lo stadio, le piscine e il Palau Sant
Jordi della star giapponese Arata
Isozaki, il piccolo promontorio
offre opzioni culturali per tutti i
gusti, dal castello con il museo
militare alla Fundació Joan Miró,
passando per le mostre di arte et-
nica di CaixaForum e la storia
dell’arte catalana che si raccon-
ta nel MNAC, Museu Nacional
d’Art de Catalunya.
C’è addirittura la possibilità di sen-
tirsi per un momento a New York,
visitando la galleria Carles Taché
(carrer de Mèxic 19) ricavata dal
giovane architetto Jorge Vidal in
un enorme magazzino industriale.
Lo spazio accoglie i lavori di gran-
de formato di artisti come Sean
Scully, americano di origini irlan-
desi, che recentemente ha realizza-
to anche un progetto per l’Abbazia
di Montserrat. Nel monastero, che
Scully definisce “un ambiente di
pace e di amore”, raccoglie la sua
interpretazione della Via Crucis
attraverso imponenti opere di allu-
minio e rame.
In alto: il centro Arts Santa
Monica e Senda, sede
di una prestigiosa fiera
di edizioni d’artista.
In basso: a sinistra, un’opera
di Dannis Hollingsworth
alla galleria Miguel Marcos;
a destra, una sala
del Museu d’Història
de Catalunya.
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Sedici anni dopo aver stupito il mondo dell’arte con
l’audace allestimento di Gae Aulenti, il Museu Nacional
d’Art de Catalunya (MNAC), che conserva la collezione di
pittura romanica più importante del mondo, ci riprova.
Le straordinarie absidi e le decorazioni murali che furono
letteralmente strappate dalle chiesette dei Pirenei
ai primi del Novecento dagli Steffanoni, una stirpe di
restauratori-avventurieri italiani che inventò una tecnica
rivoluzionaria (denominata, appunto, strappo), restano
esposte nelle armature che Aulenti aveva concepito
affinché si potessero ammirare da tutti i lati. Per il
resto il cambiamento è radicale. L’illuminazione, che
si concentra sulle opere riunite per tipologie (scultura
monumentale, pittura su tavola, scultura di legno e
oreficeria), dà risalto alle linee severe e ieratiche di
capolavori come l’insieme scultoreo di Santa Maria
di Taüll, di cui si conserva anche l’abside. Chi volesse
visitare la chiesa nella Vall de Bohí da cui furono
asportati, dopo un viaggio di quattro ore da Barcellona,
al posto degli originali troverà il primo mapping
permanente d’Europa, una proiezione 3D che riproduce
nei minimi dettagli gli elementi esposti al MNAC.
Il romanico più bello del mondo