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I LUOGHI DI
PIERO
CHIARA
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Città di Luino
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UE Comune di Valsolda Città di Luino
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PIERO CHIARA
Piero Chiara nasce a Luino il 23 marzo 1913: suo padre Eugenio, siciliano d’origine, si era
trasferito sul Lago Maggiore nel 1908, come impiegato di dogana, la madre, Virginia
Maffei, era di Comnago, sopra Lesa. In seguito ad un percorso di studi irregolare e trava-
gliato (dopo le prime tre classi elementari a Luino, si trasferisce al Collegio Salesiano di
Intra e, concluse le elementari, al Collegio De Filippi di Arona), Chiara consegue la licen-
za media da privatista solo nel 1932, dopo aver già affrontato varie esperienze lavorative,
prima presso un fotografo di Luino, poi in un’officina meccanica di Novara, di nuovo in un
laboratorio fotografico di Milano ed infine, nel 1930-31, in Francia, dove si dedica a vari
mestieri. Interessato alle vicende delle persone e della realtà, curioso e attento osservatore
dell’ambiente che lo circonda, Chiara non trascura in questi anni letture sempre più inten-
se di autori italiani e stranieri, da Dante e Petrarca a Manzoni, Leopardi e Pirandello, da
Stevenson e Melville a Dostoewskij. Nel 1936 si sposa una prima volta, con la svizzera-
tedesca Jula Scherb, da cui ha il figlio Marco; il secondo matrimonio, in anni più tardi, è
con la varesina Mimma Bozzetti. Superato un concorso statale per aiutante di cancelleria
inizia la sua carriera in preture del Friuli, fino al trasferimento a Varese (dove presterà ser-
vizio fino al raggiungimento dell’età minima per la pensione). Nel 1940 viene richiamato
alle armi, ma nell’ottobre dello stesso anno è congedato; nel 1943, superato clandestina-
mente il confine in seguito ad un mandato di cattura nei suoi confronti, si rifugia in
Svizzera. Dopo il periodo dell’internamento militare, dal ’43 al ’45, inizia la sua attività di
collaboratore di quotidiani e periodici (tra cui “Il Caffè” e “Paragone”), mentre dà alle stam-
pe un libro di versi (Incantavi, 1945) e una serie di prose che ripercorrono le vicende del-
l’internamento (Itinerario svizzero, 1950). Solo in età matura, anche grazie all’incoraggia-
mento di Vittorio Sereni, si scopre narratore capace di creare storie ricche d’ingredienti bef-
fardi, burleschi, sensuali, causticamente ironici che rivelano il volto nascosto della realtà,
specie di quella provinciale, particolarmente presa di mira nei primi romanzi, Il piatto pian-
ge (1962) e La spartizione (1964). Ma l’osservazione disincantata dei costumi provinciali
non esaurisce la ricerca dello scrittore, il quale già l’anno seguente pubblica Con la faccia
per terra e altre storie (1965), volume dai riflessi autobiografici. Nel 1967 appare Il balor-
do, romanzo incentrato sull’enorme e sgraziata figura di un profeta buono, ma involontario,
in un mondo indifferente, appena uscito dalla guerra. Seguono i racconti di I ladri (1967),
“Ella, signor giudice…” e Un turco tra noi (1970), e i romanzi I giovedì della signora
Giulia (1970, ma apparso già nel 1962 a puntate sul “Corriere del Ticino”) e Il pretore di
Cuvio (1973), opera ambientata ancora nella provincia degli anni Trenta. A partire da La
stanza del vescovo (1976) Chiara rafforza il tema della ricerca di un’identità personale,
avviata sin dalla raccolta di racconti L’uovo al cianuro e altre storie (1969) e proseguita con
l’omogenea trilogia di Sotto la sua mano (1974). Il tema dell’identità improbabile, oltre che
in diversi racconti de Le corna del diavolo (1977), riemerge in Il cappotto di astrakan
(1978), romanzo ambientato a Parigi, il cui protagonista riconosce nel figlio della padrona
di casa, personaggio in realtà ambiguo, un suo possibile alter ego, tentando pure di seguir-
ne le orme sentimentali. Alla provincia luinese Chiara torna con Una spina nel cuore
(1979), mentre con Vedrò Singapore? (1981) riprende il gusto per la divagazione, con un
protagonista insicuro e confusionario anche nell’esprimersi e nel pensare. Negli ultimi rac-
conti toni irreali, beffardi o satirici, e scorci di vita convivono con note malinconiche, come
nella storia del reduce di Viva Migliavacca! e altri 12 racconti (1982) o come in quella di
un rifugiato politico in Il capostazione di Casalino e altri 15 racconti (1985). Da ricordare
ancora – oltre a un’edizione dell’autobiografia di Giacomo Casanova (Storia della mia vita,
7 voll., 1964-65), alla biografia Il vero Casanova (1977) e alla singolare Vita di Gabriele
D’Annunzio (1979) – Le avventure di Pierino al mercato di Luino (1980), Diario 1940
(1981) e Il banco degli asini, nonché le raccolte postume Saluti notturni dal passo della
Cisa (1987) e Pierino non farne più (1987), mentre i volumi Di casa in casa, la vita e Gli
anni e i giorni (1988) riuniscono racconti già apparsi , anche in anni lontani, su quotidiani
e riviste. Muore a Varese il 31 dicembre 1986.