1. IL PERIODICO DI INFORMAZIONE SULLA SANITÀ INTEGRATIVA
HEALTH
IN EVIDENZA
febbraio 2015 - N°5
2. IL FUTURO È GIÀ QUI
a cura dell’Ing. Roberto Anzanello - Direttore responsabile
CELLULE STAMINALI:
PRIMO BRONCO RIPARATO
a cura di Manuela Fabbretti
TELEPSICHIATRIA
Limiti e possibilità
a cura di Francesca Raio
DEMENZA SENILE
Un problema sociale nel mondo occidentale
a cura di Erminia Iaconi
L’ASSISTENZA MUTUALISTICA
Possibili sinergie con il mondo imprenditoriale
a cura di Ivo Fiorelli
EDITORIALE pag. 1
SOMMARIO
IN EVIDENZA pag. 2
pag. 4
pag. 5
pag. 6
HEALTH ONLINE
PERIODICO BIMESTRALE DI
INFORMAZIONE SULLA SANITÀ
INTEGRATIVA
Anno 2° - Febbraio 2015 - N°5
DIRETTORE RESPONSABILE
Ing. Roberto Anzanello
COMITATO DI REDAZIONE
Manuela Fabbretti
Fabio Vitale
Luciano Dragonetti
REDAZIONE E PRODUZIONE
Fabio Vitale
DIREZIONE E PROPRIETÀ
HHG S.p.A.
Via di Santa Cornelia, 9
00060 - Formello (RM)
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REGISTRAZIONE DEL TRIBUNALE
CIVILE DI ROMA
N° 29 del 10 Marzo 2014
IMAGINAZIONE E GRAFICA
Fabio vitale
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HEALTH
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3. Il dibattito su quale sia la strada corretta per l’assistenza
sanitaria nel nostro paese è sempre molto acceso ed intenso.
Gli organi di stampa, i politici, gli addetti ai lavori
propongono ricette, ipotizzano soluzioni, si avventurano in
conteggi e valutazioni.
Come sempre rischiamo di incorrere nell’italico vizio della
discussione infinita per poi essere costretti a ricorrere
rapidamente a soluzioni mediate in un paese in cui non
siamo tutti solo “poeti, santi e navigatori” ma anche
commissari tecnici della nazionale di calcio, ministri,
filosofi, scienziati, esperti di qualsiasi argomento.
Certo tutto ciò ci caratterizza come popolo intelligente,
democratico e vivo ma dobbiamo divenire consapevoli
che non sempre è possibile far collimare le nostre capacità
di confronto con la variabile tempo, che oggi è uno degli
elementi di maggior valore.
Nel campo della sanità poi la variabile tempo diviene un
elemento imprescindibile e non dobbiamo assolutamente
rischiare di dilungarci in confronti prolungati per poi
effettuare scelte che ci portano su strade non corrette,
come accadde sempre nel settore della sanità negli anni
’70 ove il modello prescelto, costruito sui due pilastri della
sanita pubblica (divenuta insostenibile) e della sanità
privata (mai funzionante) ha dovuto poi essere ripensato,
con evidenti danni economici, strutturali, di efficienza per i
cittadini ed il paese tutto.
Non possiamo più discutere sul “perché” sia necessario
ristrutturare il welfare sanitario in quanto l’invecchiamento
della popolazione, l’ampliamento delle tecniche di
indagine medica, lo sviluppo della medicina, sono tutti
fattori che indicono positivamente sulla nostra qualità
di vita in un processo ormai irreversibile determinato da
variabile che non sono sotto il nostro controllo.
Non possiamo discutere sul “quando” cambiare il modello
perché l’impossibilità di sostenere i costi della sanità
pubblica, le esigenze sanitarie di tutta la popolazione e
lo sviluppo tecnologico in campo medico sono già una
realtà consolidata ed attendere significa non avere più le
risorse per procedere adeguatamente.
Non possiamo discutere sul “come” cambiare il modello
perché oltre 150 anni di storia ci dicono che solo un
servizio pubblico di base commisurato alla situazione
finanziaria di ognuno integrato da un sistema mutualistico
esercitato tramite fondi sanitari, società di mutuo soccorso
e casse di assistenza sanitaria ha dimostrato di poter
essere sostenibile in termini economici, corretto in termini
di qualità delle prestazioni, utile in termini di tempistiche.
Naturalmente le forze “conservatrici” che vogliono
mantenere lo “status quo” dal quale traggono giovamento
mettono in campo tutte le loro armi per cercare di fermare
questo processo ineluttabile ed anche se non riescono a
bloccarlo certamente lo rallentano.
Ed allora dobbiamo superare le opposizioni strumentali
ed andare dritti al punto ed Health On Line cercherà
sempre di tenere fede a questa linea nell’interesse di tutti
gli individui per i quali la salute è un diritto inalienabile,
come definito dalla nostra costituzione.
Quindi come abbiamo già fatto e come facciamo in
questo numero e come faremo anche in futuro cerchiamo
di fornire ai nostri lettori le corrette informazioni sul futuro
della medicina affrontando il tema delle cellule staminali,
dell’evoluzione delle tecnologie medicali, dello sviluppo
della white economy, della telemedicina.
Le cure sanitarie, sacrosanto diritto di ognuno di noi, non
possono più essere elaborate con protocolli obsoleti,
studiate per la media della popolazione, svolte con
tecnologie superate e rese per questo impersonali.
Oggi esistono tutte le competenze tecnologiche, tutte
le capacità mediche, tutte le strategie sanitarie affinché
si possa studiare cure personalizzate su ogni singolo
individuo, svolte a domicilio con tecnologie evolute.
Per fare questo dobbiamo però stabilire senza esitazione
che solo tramite un sistema di sanità pubblico costruito
per fornire un’assistenza di base a chi ne ha necessità
integrato da sistemi basati sulla mutualità che consento
a tutti di personalizzare l’assistenza sanitaria sulle proprie
singole esigenze possiamo affrontare serenamente il
futuro sanitario del nostro paese, delle nostre famiglie,
nostro e dei nostri figli.
Ma dobbiamo farlo in fretta perché il futuro è già qui.
di Roberto Anzanello
IL FUTURO È GIÀ QUI
E
D
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R
IA
LE
HEALTH
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4. HEALTH
CELLULE STAMINALI:
PRIMO “BRONCO RIPARATO”
Le cellule staminali sono cellule non specializzate
che hanno la capacità di trasformarsi e che possono
originare vari tipi di cellule diverse attraverso un
processo denominato “differenziamento cellulare”.
Nelle fasi iniziali dello sviluppo umano, le cellule
staminali, situate nell’embrione, sono diverse da tutti i
tipi di cellule esistenti nell’organismo, ovvero da quelle
cerebrali, ossee, cardiache, muscolari, epidermiche...
La possibilità di controllare lo spettacolare potere
di queste cellule staminali embrionali, allo scopo di
curare vari tipi di malattie, entusiasma gli studiosi
da ormai molti anni.
Per esempio, il morbo di Parkinson e l’Alzheimer
sono il risultato di lesioni in gruppi determinati di
cellule cerebrali e con la realizzazione di un trapianto
Una tecnica tutta italiana ha portato al «primo caso mai realizzato di riparazione del
tessuto bronchiale con cellule staminali», è stata sviluppata da Francesco Petrella,
vice direttore della Chirurgia Toracica all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano.
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di staminali derivate da un embrione alla parte del
cervello colpita, gli scienziati sperano di sostituire la
parte di tessuto cerebrale danneggiata.
Una tecnica tutta italiana ha portato al «primo caso
mai realizzato di riparazione del tessuto bronchiale
con cellule staminali». La tecnica, pubblicata sul
New England Journal of Medicine, è stata sviluppata
da Francesco Petrella, vice direttore della Chirurgia
Toracica all’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di
Milano ed è stata eseguita su un paziente di 42 anni
operato per un tumore.
Secondo gli esperti, questo episodio segna in modo
definitivo il passaggio dal laboratorio alla clinica di
queste cellule studiate ovunque nel mondo per il loro
potere di rigenerarsi nei tessuti in cui sono trasferite.
5. HEALTH
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I ricercatori hanno prelevato le staminali dal midollo
osseo del paziente, che era affetto da mesotelioma
pleurico (tumore raro che colpisce il sottile tessuto
che riveste la gran parte degli organi interni in questo
caso quello polmonare); le hanno lasciate moltiplicare
in laboratorio e poi le hanno reiniettate tramite una
procedura mininvasiva, per chiudere una ferita che si
era aperta tra il bronco e il cavo pleurico, dovuta a
una mancata cicatrizzazione a seguito di unintervento
chirurgico sul polmone.
La metodica si è rivelata efficace nello stimolare
la cicatrizzazione del bronco, evitando così altri
interventi invalidanti. Oggi, a otto mesi dal trapianto
distaminali,ilpazientestabeneenonhaavutorecidive.
Ora l’obiettivo è avviare ad una sperimentazione
clinica: sono necessari approfondimenti, studi e
protocolli sia clinici che sperimentali prima che possa
diventare standard. “In futuro pensiamo di estendere
i risultati ottenuti oggi sulle vie aeree anche ad altri
distretti anatomici” spiega il Dott. Petrella.
Andando avanti nel tempo, la ricerca sulle cellule
staminali potrà rivoluzionare il modo di curare tante
altre “malattie mortali” come l’ictus, il diabete, le
malattie cardiache e, addirittura, le paralisi.
Gli atteggiamenti verso l’uso di cellule staminali a
fini di ricerca o di cure mediche variano da un paese
all’altro. In Germania, per esempio, l’estrazione di
cellule staminali da un embrione umano è considerata
illegale.
In molti paesi non esistono ancora leggi esplicite atte
a disciplinare la ricerca sulle cellule staminali umane.
Essendo l’utilizzo di embrioni una questione di grande
controversia in termini etici, gli scienziati di tutto il
mondo cercano altre fonti di cellule staminali.
Il tipo di cellule staminali che si trova nel midollo
osseo degli adulti sembra essere una possibilità.
Queste cellule staminali sono potenzialmente già
capaci di differenziarsi in una gran varietà di globuli
rossi nell’arco del ciclo vitale.
La speranza degli scienziati è quella di manipolare
queste cellule staminali adulte affinché, invece di
produrre soltanto globuli rossi, possano dare origine a
cellule cerebrali, epatiche, cardiache e nervose.
In Italia oggi le leggi in merito al prelievo e all’utilizzo
delle cellule staminali sono ancora molto rigide e per
alcuni versi in contrapposizione, ad esempio non è
possibile prelevare le cellule staminaliembrionali,
poiché comporterebbe la distruzione del feto, ma è
invece possibile per i centri di ricerca comprare gli
embrioni all’estero e utilizzarli qui in Italia, in quanto
la legge non ne vieta l’acquisto.
Inoltre è vietata la creazione di banche private per la
conservazione, ad uso privato, delle staminali del
cordone su tutto il territorio italiano, ma sono ammesse
le banche pubbliche, dove si può donare il cordone del
proprio figlio, per usi futuri in ambito delle malattie del
sangue, per persone affette da queste malattie.
È anche vero però che molte persone sono ancora molto
scettiche sull’utilizzo di queste cellule, a causa di alcuni
risultati della ricerca che ha scoperto cellule staminali
adulte in grado di modificarsi e creare dei tumori.
Purtroppo a causa di queste importanti restrizioni,
anche la ricerca a “marchio” italiano rischia di
rimanere un passo indietro rispetto ai paesi esteri dove
grandi risultati si sono sviluppati in casi di utilizzo per
le malattie come il Parkinson.
Mantenendo alta la fiducia nei grandi ricercatori e nella
scienza, con la speranza che anche il nostro Governo
possa aiutare gli istituti di ricerca stanziando qualche
fondo in più, guardiamo al futuro con occhi positivi
in attesa che la scienza trovi una soluzione a molte di
queste patologie, salvando così milioni di vite e dando
un aspettativa di vita più lunga alle persone affette da
queste malattie ad oggi chiamate “incurabili”.
a cura di Manuela Fabbretti
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che spesso dividono il medico
ed il paziente, avvicinando
di fatto il servizio al fruitore,
appianando una situazione di
possibile disagio psichico derivante
da tale lontananza; in altri casi
permetterebbe al paziente di sentirsi
meno “condizionato” all’interno di
un rapporto vis à vis.
Questo sistema può risultare utile
anche grazie alla riduzione dei
tempi di intervento dei medici
nell’elaborazione di diagnosi. La
stessa strumentazione necessaria
inoltre – banda larga, impianti
audio-video adeguati, sistemi di
trasmissione satellitare, solo per
citarne alcuni – ormai non propone più costi proibitivi.
Sotto questo punto di vista quindi l’utilizzo della
tecnologia sembrerebbe agevolare la fruizione di servizi
in alcuni casi materialmente inaccessibili, permettendo
di sviluppare piani di trattamento più flessibili.
Senza escludere l’appeal che il progresso della tecnologia
ha sulle nuove e vecchie generazioni e che quindi,
magari anche solo per curiosità, potrebbe avvicinare il
paziente a dei servizi di consulenza a sua disposizione.
D’altra parte sorgono spontanee alcune domande
sull’effettiva efficacia in termini di terapia di questa
pratica e soprattutto sulla sua applicabilità al contesto
italiano.
In tal senso svariate limitazioni hanno riguardato
innanzitutto gli studi – ed i progressi - condotti
oltreoceano, che hanno mostrato dei contrasti con
quella che era la normativa italiana in materia, in
particolare quella contenuta all’interno del Codice
Deontologico degli Psicologi Italiani - utilizzo
di tecnologie per la comunicazione a distanza
nell’attività Professionale degli Psicologi.
Questo ha portato – e porterà ancora - ad una
ridefinizione dei campi di applicazione della
telemedicina e della relativa regolamentazione, nonché
ad una determinazione di nuovi sistemi di sicurezza e
trattamento di informazioni.
Il rapporto medico-paziente, in qualsiasi branca della
medicinaessosiainserito,èunadinamicaestremamente
delicata, basata sulla fiducia, la considerazione e la
competenza del proprio dottore, elementi che trovano
la propria ragion d’essere in una complessa relazione
sociale che si crea tra i due soggetti coinvolti.
In un contesto in cui gran parte della nostra vita è
asservita alla tecnologia ed i rapporti umani sempre
più spesso nascono (e muoiono) on-line, anche la
Medicina non poteva che esserne coinvolta.
Tutto viene digitalizzato con notevoli vantaggi – ed a
volte svantaggi – sia in campo medico che economico.
La telemedicina nasce con l’intento di migliorare e
potenziare le prestazioni al servizio dei cittadini,
associando a questo un risparmio in termini economici
da parte delle strutture pubbliche.
In questo quadro si inserisce la telepsichiatria,
una pratica il cui raggio d’azione sta diffondendosi
considerevolmente soprattutto in Nord Europa, in
Canada e negli Stati Uniti, con una sperimentazione
in corso in circa 13 paesi (fonte: Corriere.it).
Alcuni studi hanno dimostrato che, tra i vari campi
di applicazione, questa è risultata essere una delle
discipline con la migliore efficacia ed il miglior
rapporto costo/beneficio (1).
Permetterebbe infatti di ridurre le distanze fisiche
TELEPSICHIATRIA
Limiti e possibilità
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Un altro aspetto riguarda più strettamente il rapporto
diretto medico-paziente.
Alcuni studi (2) hanno infatti dimostrato quanto questo
risulti fondamentale all’interno di una dinamica di cura,
in cui il contatto visivo e la presenza fisica del medico
diventano gli elementi essenziali che distinguono di
fatto il consulente/diagnosta dal terapeuta.
Può un’immagine proiettata su uno schermo
sostituirsi alla concretezza di una figura umana? Può
la comunicazione digitale, per quanto siano avanzati
oggi i sistemi di trasmissione, sostituirsi a quella
puramente verbale e fisica? Può davvero un medico,
a prescindere da tutti gli studi sostenuti ed i risultati
ottenuti, entrare realmente in contatto con il proprio
paziente ed interpretarne l’inconscio attraverso il filtro
di un video?
La medicina ha fatto e continuerà a fare passi da
gigante nei prossimi anni e la tecnologia in questo
senso diventa la base imprescindibile del progresso
sotto tutti i punti di vista, medici e non.
Ma resta una domanda: vi immaginate uno psichiatra
mentre fa la spesa al mercato che interpreta un sogno
ad un paziente in videoconferenza sul proprio Ipad?
a cura di Francesca Raio
BIBLIOGRAFIA:
(1)_Roine R, Ohinmaa A, Hailey D: Assessing telemedicine: a sys-
tematic review of the literature. Canadian Medical Association.
Journal, 2001, 165, 765-771
(2)_”Nuove possibilità di valutazioni psichiatriche con sistemi web-
based: uno studio pilota” - Dipartimento di Scienze Psichiatriche e
Medicina Psicologica, Università La Sapienza, Roma - 2005
DEMENZA SENILE
Un problema sociale nel mondo occidentale
La demenza senile è diventata un serio problema
sociale nel mondo occidentale nel corso degli ultimi
decenni, sia a causa dell’aumento percentuale della
popolazione anziana dovuta questa, all’allungamento
costante della vita, sia per la più alta incidenza dei
disturbi vascolari.
La demenza senile è una sindrome che colpisce il 30%
circa delle persone che hanno superato i 65 anni di età.
È stata riscontrata una percentuale minore, circa il 5%,
in quelle persone che hanno invece superato gli 85 anni.
La demenza senile è una malattia progressiva, che porta
nel tempo la persona colpita ad avere una diminuzione
delle facoltà di linguaggio, di memoria e di logica.
Nonesisteuntempostandardstimatoperlaprogressione
della demenza senile, a influire su questo processo
sono diversi fattori. È difficile indicare quali individui
sono più a rischio di sviluppare durante l’anzianità la
demenza senile. Le statistiche indicano che la donna,
anche a causa della maggior durata della vita, ha una
tendenza superiore rispetto agli uomini. Altri ancora
hanno ipotizzato anche il grado di istruzione.
Man mano che la demenza procede, i disturbi di
memoria si fanno più evidenti, e il soggetto sbaglia
e/o dimentica nomi e persone. Al disorientamento,
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nel tempo, segue inoltre lo smarrimento nei luoghi,
aumentando così sempre più, la confusione mentale.
Questi fattori combinati insieme, hanno portato alla
conclusione che le cellule che compongono il cervello
quando muoiono non lasciano spazio ad una “nuova
generazione”, ma lasciano un vuoto. Questa incapacità
di riformarsi porta ad una progressiva perdita della
memoria, difficoltà a relazionarsi con il mondo esterno
e difficoltà di linguaggio.
La demenza senile tuttavia è la conseguenza di altre
malattie. Quasi il 60% delle persone colpite da questa
sindrome hanno la malattia di Alzheimer. Anche
questa patologia, progressiva porta con il tempo ad una
perdita della memoria molto elevata, dimostrando un
atrofia celebrale. Sono capaci di ricordare fatti avvenuti
anche 40 anni prima con un incredibile lucidità,
dimenticandosi cos’è successo il giorno prima. Non
è raro quindi vedere una persona con la malattia di
Alzheimer parlare della sua gioventù come se fossero
passati pochi giorni.
La demenza senile è una malattia degenerativa che
non può essere curata. Tuttavia, esistono tre diverse
terapie che permettono di rallentare il corso della
demenza senile, che, in ogni caso, non potrà essere
fermato completamente.
Grazie alle cure e farmaci per la demenza senile il
paziente avrà la possibilità di proseguire normalmente
la sua vita più a lungo, sentendo meno il peso della
propria malattia.
Questi farmaci hanno la capacità di, per la loro
composizione, rafforzare la memoria in alcuni casi ed
in altri di rallentare il processo della morte di alcune
cellule cerebrali.
Oltre le cure ed ai farmaci per la demenza senile, ci
sono altre cose che i famigliari del paziente dovrebbero
sapere.
Spesso tutti i sintomi caratteristici della demenza
senile vengono aggravati dallo stile di vita del paziente.
Se la persona viene lasciata sola, viene messa in
disparte, non si sente capita e nessuno vuole più
comunicare con lei, crederà con maggior intensità
che le cose che vede e sente sono la realtà. Per tanto
se vogliamo davvero aiutare i nostri cari, affetti da
demenza senile, dovremmo dedicare loro del tempo,
programmare accuratamente le loro giornate e non
farli mai sentire “un peso”.
La degenza in un struttura medica andrebbe evitata,
ove spesso le famiglie cercano di risolvere il problema
con l’aiuto di una badante a tempo pieno ma questo
non sempre è possibile pero,’ andando il costo ad
incidere notevolmente sul bilancio familiare.
È qui che ci possono essere di grande aiuto le forme di
assistenza sanitaria domiciliare e ambulatoriale ad oggi
molto carenti nel nostro Paese.
Alcune indagini rilevano che nella maggior parte dei
casi ad occuparsi dei malati sono gli stessi familiari,
dedicando a questo mediamente 7 ore al giorno.
a cura di Erminia Iacomi
L’ASSISTENZA MUTUALISTICA
Possibili sinergie con il mondo imprenditoriale
L’incessante, rapida evoluzione tecnologica che
investe ogni settore rende oggi possibili interazioni
fra diverse attività, interazioni impensabili anche non
molto tempo fa.
È sotto l’attenzione di tutti, per diversi motivi,
il progressivo invecchiamento della popolazione,
particolarmente evidente in Europa, e
significativamente in Italia: ciò è reso possibile dalla
prevenzione, ovvero dall’attenzione che la medicina
mette in atto per, appunto, prevenire le patologie che il
procedere dell’età inevitabilmente rende più probabili.
Oggi sono disponibili sul mercato tecniche e
soluzioni tecnologiche di elevata specializzazione
che agevolano, se adottate con cautela e attenzione,
un invecchiamento più sicuro, evitando la possibilità
di insorgenza e sviluppo di patologie, per così dire,
debilitanti e invalidanti, il cui costo poi si riflette sia
sulla sanità pubblica che sull’assistenza integrativa, in
rapida espansione per ovvi motivi.
Queste terapie di prevenzione hanno ovviamente un
costo, a volte elevato, che può ostacolarne la fruizione a
9. HEALTH
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chi, invece, potrebbe migliorare, o mantenere stabile, nel
tempo la propria condizione di salute.
Come riuscire a integrare questa medicina preventiva con
le prestazioni mutualistiche, a vantaggio di entrambe?
Nei diversi Sussidi previsti dalle Mutue, si potrebbe
introdurre la possibilità di ottenere vantaggi economici
nello stipulare contratti assistenziali con riduzioni
del relativo contributo, mentre l’impresa fornitrice
di tali tecnologie e/o terapie, potrebbe ridurne
convenzionalmente il costo se abbinato a un contratto
assistenziale.
Detto così appare semplice, ma sorgono dei problemi,
e di non poco conto: come verificare che una certa
modalità di prevenzione sia effettivamente efficace, e
non un semplice placebo che non risponde alle finalità
preposte, annullando di fatto quelle finalità che sono
all’origine della sinergia proposta?
Come verificare che colui che accetta tale prevenzione,
la utilizzi poi al meglio, sì da conseguire i risultati
previsti, e non si limiti ad approfittare della possibilità
del risparmio economico senza poi conseguirne il
mantenimento della propria “buona salute”?
E’ una situazione da valutare con molta attenzione,
magari interessando un team di esperti (medici, fisici,
gerontologi, etc.) che esaminino approfonditamente
le nuove tecnologie, le terapie innovative, le eventuali
apparecchiature di ultima generazione, verificandone
le applicazioni in corso, i risultati ottenuti dalle
strutture pubbliche che le usano, dietro autorizzazione
del Ministero della Salute, studiando i risultati della
ricerca che ne ha permesso la realizzazione, unitamente
con la validità dei ricercatori e dei loro studi.
Resta inoltre il problema della verifica del corretto uso
di queste tecnologie da parte dei fruitori, studiando le
clausole contrattuali che permettano la salvaguardia –
necessaria – del previsto raggiungimento del risultato
voluto, con attenzione all’equilibrio economico
dell’operazione, certamente da perfezionare nel tempo
sulla base dell’andamento statisticamente verificabile
della complessa operazione.
E’ una sfida, ma è affrontando e possibilmente
superando, le sfide che si merita il successo!
a cura di Ivo Fiorelli