24 itinerari tra mare e montagna
24 itinerari con scheda tecnica contenente dislivello, tempo richiesto, lunghezza, difficoltà, punti di appoggio, periodo consigliato e se adatto alle famiglie.
Inoltre caratteristiche generali, accesso itinerario e discesa.
Ogni relazione è completata da una scheda di approfondimento culturale nonché da bellissime foto del territorio.
Molto spesso si definiscono le Cinque Terre come il luogo per eccellenza dove camminare tra mare e montagna. Un'affermazione veritiera perché in questo tratto di costa ligure, scoscesi pendii si concludono bruscamente su strette calette, aspre scogliere e minuscole baie.
Nello stesso tempo però, non si possono definire le Cinque Terre un vero e proprio luogo di mare, se si pensa che alcuni borghi e frazioni sono lontani dalla costa, oppure se si considera che tra Portovenere e Monterosso non esiste una vera spiaggia se non quella di Corniglia e nemmeno un approdo sicuro se non quello di Vernazza. O, infine, se si pensa a quanto sia forte il legame con la terra, così eroicamente conquistata metro per metro per potere coltivare ulivi, vigne, agrumi, ortaggi. D'altro lato si possono chiamare montagne dei pendii solo perché ripidi e scoscesi e invece privi di tutte quelle caratteristiche che rendono tali le montagne “vere“?
Ebbene le Cinque Terre sono un luogo unico al mondo, che sfugge alle definizioni, dove acqua e terra, già di per sé straordinariamente ricche di contrasti, sono le basi su cui l'uomo ha per secoli modellato un paesaggio, rendendolo trama visibile di una storia di quotidiana fatica e di fragile bellezza.
2. “...amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.”
Eugenio Montale, ”I Limoni”
4. 5
l Introduzione
Molto spesso si definiscono le Cinque Terre come il luogo per eccellenza dove camminare tra
mare e montagna. Un’affermazione veritiera perché in questo tratto di costa ligure, scoscesi
pendii si concludono bruscamente su strette calette, aspre scogliere e minuscole baie. Nello
stesso tempo però, non si possono definire le Cinque Terre un vero e proprio luogo di mare,
se si pensa che alcuni borghi e frazioni sono lontani dalla costa, oppure se si considera che tra
Portovenere e Monterosso non esiste una vera spiaggia se non quella di Corniglia e nemmeno
un approdo sicuro se non quello di Vernazza. O, infine, se si pensa a quanto sia forte il legame
con la terra, così eroicamente conquistata metro per metro per poter coltivare ulivi, vigne, agru-
mi, ortaggi. D’altro lato, si possono chiamare montagne dei pendii solo perché ripidi e scoscesi
e invece privi di tutte quelle caratteristiche che rendono tali le montagne “vere”?
Ebbene le Cinque Terre sono un luogo unico al mondo, che sfugge alle definizioni, dove acqua
e terra, già di per sé straordinariamente ricche di contrasti, sono le basi su cui l’uomo ha per
secoli modellato un paesaggio, rendendolo trama visibile di una storia di quotidiana fatica e di
fragile bellezza.
Camminare alle Cinque Terre è, per tutti questi motivi, un viaggio emozionante e nello stesso
tempo “didattico”, contemporaneamente spensierato e ricco di spunti per riflettere. Ed è un
viaggio a piedi tra centinaia di chilometri di sentieri percorribili tutto l’anno, dove ogni stagione
permette di vivere sensazioni ed esperienze diverse. Se infatti l’estate concede lunghe giornate
di cammino e consente di concludere spesso l’escursione con un tuffo refrigerante in un mare
cristallino, la primavera regala i colori più accesi e lo spettacolo delle fioriture, l’autunno per-
mette di conoscere l’essenza più autentica dei borghi dove ritorna il silenzio e di immergersi nei
boschi dove si accendono i contrasti cromatici, mentre infine l’inverno apre visuali sconfinate
verso le Alpi e le isole del Mar Ligure. Come sempre accade, camminando con consapevolezza
e interesse, guardandosi intorno con curiosità e attenzione, si potrà percepire tutta la ricchezza
naturale e umana di luoghi ormai quasi scontati, rinchiusi spesso in immagini da cartolina, ste-
reotipate e codificate e che invece, al contrario, nascondono innumerevoli sorprese e atmosfere
inattese che, tra l’altro, possono essere provate e vissute da tutti gli escursionisti e quasi sempre
anche dalle famiglie, regalando esperienze indimenticabili e ricordi indelebili per grandi e piccoli
camminatori.
Andrea Greci
INTRODUZIONE
Prima edizione: marzo 2016
ISBN: 978-88-97299-71-4
Idea Montagna Editoria e Alpinismo
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Coordinamento generale: Francesco Cappellari
Progetto grafico: Rossella Benetollo - Officina Creativa - Padova
Impaginazione, elaborazione immagini, mappe: Irene Cappellari
Stampa: Litocenter Srl per conto di Idea Montagna Editoria e Alpinismo marchio di Officina Creativa Sas
Foto di copertina: ultime luci del giorno su Vernazza
Pagina 2: il suggestivo sentiero 586 che si inoltra tra i vigneti
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FOTOGRAFIE
Tutte le fotografie utilizzate sono dell’autore, dove non specificato in didascalia.
5. 6
Sentieri d’autore l Escursioni alle Cinque Terre
INDICE
• Introduzione 5
• Cinque Terre 8
• Guida alla consultazione 11
• Informazioni utili 13
UNO • Promontorio di Portovenere
e Costa di Tramonti 15
1 • Isola Palmaria 16
2 • Muzzerone 22
3 • Monte Castellana 28
4 • Spiaggia del Persico 34
5 • Schiara e Sant’Antonio 42
6 • Fossola e Monesteroli 46
DUE • Cinque Terre 53
7 • Santuario Madonna di Montenero.
Anello da Montenero 54
8 • Santuario Madonna di Montenero.
Anello dal Colle Telegrafo 60
9 • Strada dei Santuari 66
10 • Da Riomaggiore a Manarola 72
11 • Costa Galera 78
12 • Monte Capri 84
13 • Da Manarola a Corniglia 88
14 • Da Corniglia a Vernazza 94
15 • Monte Malpertuso 100
16 • Santuario Madonna di Reggio 106
17 • Da Vernazza a Monterosso 112
18 • Punta Mesco
Da Monterosso al Mare 118
19 • Punta Mesco. Da Colla di Gritta 124
TRE • Da Levanto a Deiva Marina 129
20 • Punta Mesco 130
21 • Da Levanto a Bonassola 136
22 • Monte Rossola 142
23 • Da Bonassola a Framura 148
24 • Da Framura a Deiva Marina 156
Pagina successiva: sul Sentiero Verde-Azzurro ormai in vista di Vernazza
6. 98
parte agli interventi seguiti all’arrivo del turismo di massa. Tutti i borghi sul mare sono docu-
mentati almeno a partire dall’XI–XII secolo. Più antiche (Alto Medioevo) sono le notizie di inse-
diamento nelle località dove oggi sorgono i santuari mariani e soprattutto nelle aree di crinale,
che furono frequentate fin dalla preistoria. A causa della loro collocazione e del loro isolamento i
borghi costieri restarono quasi sconosciuti fino alla costruzione della prima ferrovia litoranea nel
1874. Il turismo di massa arrivò però ben più tardi a partire dal 1970, all’indomani del raddoppio
della linea ferroviaria e alla costruzione delle strade asfaltate, per poi crescere esponenzialmente
nel corso dei decenni, anche grazie al riconoscimento dell’Unesco.
Un aspetto diverso e complementare, hanno la costa di Tramonti e il promontorio di Portove-
nere. La prima, situata nelle vicinanze del borgo di Campiglia, costituisce una delle zone più
silenziose e selvagge del Levante ligure, anche a causa dell’aspra conformazione della costa e
ai fitti boschi che ammantano l’entroterra. Portovenere è invece senza dubbio uno dei borghi
storici più spettacolari del versante tirrenico italiano, con il castello e la chiesa di San Pietro
protesi a picco sul mare.
I sentieri
Tutta l’area descritta in questo volume è attraversata da una fittissima rete di sentieri, che forma-
no una capillare trama escursionistica che permette possibilità quasi infinite di percorsi lineari o
ad anello, da compiersi sia in giornata che in più giorni. Il Sentiero Verde-Azzurro (SVA) collega
il Colle del Telegrafo a Deiva Marina, mantenendosi, tranne che nel primo tratto, sempre vicino
alla costa. Il suo settore centrale, quello compreso tra Riomaggiore e Monterosso è uno dei
percorsi più frequentati di tutto il Mediterraneo. Tra Riomaggiore e Manarola esso assume il
nome di “Via dell’Amore”.
Al momento della realizzazione di questo libro, questo tratto, così come quello che collega Ma-
narola a Corniglia, era chiuso e quindi non percorribile. Si ricorda che in caso venga ripristinato
nella sua interezza, il Sentiero Verde-Azzurro può essere affrontato solo previo acquisto di un
biglietto. Per informazioni si rimanda al sito del Parco Nazionale delle Cinque Terre. Un altro
sentiero a lunga percorrenza è l’Alta Via delle Cinque Terre (AV5T) che collega Portovenere a
Levanto, transitando sulla dorsale che separa il versante marittimo da quello della retrostante
Val Vara. Più impegnativo e meno panoramico del sentiero litoraneo, ha caratteristiche molto
più simili a un sentiero di montagna vero e proprio. Coincidente in gran parte con una comoda
sterrata, perfetta ad essere percorsa in mountain bike, è la Via (o Strada) dei Santuari, che col-
lega la Colla di Gritta, sopra Levanto, e Marola, a sud-est di La Spezia. Oltre agli itinerari a lunga
percorrenza, ogni escursionista potrà scegliere l’itinerario a lui più consono, considerando che
nella zona che ricade all’interno del Parco Nazionale delle Cinque Terre e nella zona di Portove-
nere, la tracciatura e la segnalazione dei sentieri è generalmente molto puntuale, mentre diventa
un po’ meno regolare nella costa di Tramonti e nel settore compreso tra Monterosso e Deiva.
Deficitaria è invece la segnatura dei percorsi nell’entroterra di Levanto.
Paesaggio culturale patrimonio dell’umanità
Le Cinque Terre sono un simbolo universale di un ambiente naturale sapientemente e tena-
cemente modellato dall’uomo nei secoli. Un paesaggio fatto di ripidi pendii, aspre scogliere
e piccole insenature, dove si inseriscono minuscoli borghi dalle caratteristiche case colorate,
terrazzamenti coltivati, orti, vigneti e uliveti che si intercalano ai fitti boschi di leccio e castagno.
Non a caso il valore di questo piccolo lembo di Mediterraneo ha avuto un riconoscimento
prima a livello globale, con l’inserimento nel 1997 nella lista dei siti “Patrimonio dell’Umanità”
dell’Unesco, e poi a livello nazionale, con l’istituzione del Parco Nazionale delle Cinque Terre
nel 1999. L’Unesco ha inserito le Cinque Terre, insieme al promontorio di Portovenere e alle sue
isole, nell’elenco dei “paesaggi culturali”.
Il Parco Nazionale delle Cinque Terre e il Parco Regionale di Portovenere
Quello delle Cinque Terre è il più piccolo parco nazionale italiano, estendendosi soltanto su
3868 ettari, e cope il settore di costa ligure compresa tra Punta Mesco e Scoglio Galera e l’im-
mediato entroterra, chiuso dalla modesta dorsale montuosa (la cima più elevata è il Monte
Malpertuso, 815 m) che la separa dal bacino idrografico del Fiume Vara. Nello stesso tempo
i suoi oltre 4000 abitanti ne fanno il parco nazionale italiano con la più alta densità abitativa,
mentre l’altissima presenza turistica lo rende anche il più densamente frequentato. Come viene
definito dallo stesso ente gestore, questo è un “parco dell’uomo”.
Quest’ultimo è il principale artefice dell’attuale affascinante aspetto di questa terra, ma nello
stesso tempo è anche responsabile del suo fragilissimo equilibrio. Attiguo al Parco Nazionale
delle Cinque Terre, si estende il piccolo Parco Regionale di Portovenere, istituito nel 1999 e
comprendente il tratto di costa compreso da Scoglio Galera e Portovenere, comprese le isole
Palmaria, Tino e Tinetto.
I borghi
Famosi in tutto il mondo per le loro case colorate a picco sul mare, i borghi delle Cinque Terre
sembrano provenire da una dimensione fuori dal tempo, anche se il loro aspetto si deve in gran
CINQUE TERRE
l Cinque Terre
7. 1110
24
23
22
3
2
1
21
20
19
18 17
16
15
14
13
12
10
9
8
7
6
5
4 3
2
1
11
Vernazza
Riomaggiore
Portovenere
La Spezia
Vezzano
Ligure
Borghetto di
Vara
Brugnato
Pignone
Riccò del Golfo
Biassa
Carrodano
Santo Stefano
Magra
Lerici
Isola
Palmaria
Manarola
Corniglia
Monterosso
Levanto
Bonassola
Framura
Moneglia
Deiva
Marina
LA SPEZIA
MASSA
IMPERIA
GENOVASAVONA
Sentieri d’autore l Escursioni alle Cinque Terre l Guida alla consultazione
Oltre a una sommaria descrizione dell’accesso al punto di partenza, a una breve presentazione
dell’itinerario descritto, le relazioni dei percorsi sono preceduti da una sintetica scheda dove
sono riassunte le loro caratteristiche.
Partenza: è indicato il punto di partenza dell’escursione con la relativa quota, raggiungibile in
auto o in treno.
Quota minima: indica il punto altimetricamente più basso dell’intera escursione.
Quota massima: indica il punto altimetricamente più elevato dell’intera escursione.
Tempo di percorrenza: espresso in ore e relative frazioni, si riferisce a un escursionista me-
diamente allenato e non considera le eventuali soste, nemmeno quelle per mangiare, bere e
scattare fotografie.
Lunghezza complessiva: espressa in chilometri, indica lo sviluppo complessivo dell’escursione,
da considerarsi comunque indicativo.
Dislivello complessivo: viene indicato il solo dislivello positivo (cioè in salita), conteggiando
anche saliscendi e variazioni di quota relativamente modeste. Anche in questo caso comunque
è da considerarsi indicativo.
Difficoltà: viene indicata la difficoltà tecnica complessiva del percorso, secondo la tradizionale
scala delle difficoltà escursionistiche del Club Alpino Italiano:
T = Turistico
Itinerari che si sviluppano su stradine, mulattiere o comodi sentieri. Sono percorsi abbastanza
brevi, ben evidenti e segnalati che non presentano particolari problemi di orientamento. I di-
slivelli sono usualmente inferiori ai 500 metri. Sono escursioni che non richiedono particolare
esperienza o preparazione fisica.
E = Escursionistico
Itinerari che si volgono quasi sempre su sentieri, oppure su tracce di passaggio in terreno vario
(pascoli, detriti, pietraie), di solito con segnalazioni. Richiedono un certo senso di orientamento,
come pure una certa esperienza e conoscenza del territorio montano, allenamento alla cammi-
nata, oltre a calzature ed equipaggiamento adeguati. Normalmente il dislivello è compreso tra
i 500 e i 1000 metri.
EE = Escursionisti Esperti
Itinerari non sempre segnalati e che richiedono una buona capacità di muoversi sui vari terreni
di montagna. Possono essere sentieri o anche labili tracce che si snodano su terreno impervio o
scosceso, con pendii ripidi e scivolosi, ghiaioni e brevi nevai superabili senza l’uso di attrezzatura
alpinistica. Necessitano di una buona esperienza di montagna, fermezza di piede e una buona
GUIDA ALLA CONSULTAZIONECamminare nelle Cinque Terre
L’affidabilità a lo stato di manutenzione dei sentieri è stato ovviamente un fattore fondamentale
per includere o meno un itinerario all’interno di questo libro, dove si sono descritte soltanto
le escursioni percorribili senza particolari problemi di orientamento e che non presentassero
chiari pericoli oggettivi. Considerando le ricorrenti frane e gli imprevedibili eventi atmosferici
che spesso investono questo settore di costa ligure, si invita comunque sempre alla massima
prudenza e a informarsi preventivamente dello stato di apertura e di manutenzione dei sentieri.
Nonostante ci si trovi spesso a camminare a breve distanza dal mare e a quote modeste, i
percorsi vanno comunque affrontati con scarpe da trekking e attrezzatura resistente all’acqua e
al vento. Una scorta di liquidi risulta indispensabile, soprattutto in estate e quando si affrontano
percorsi nell’entroterra dove sono molto più ridotte le possibilità di approvvigionamento idrico
rispetto alla costa, dove sono normalmente presenti numerose fontane pubbliche.
8. 1 • Isola Palmaria
2 • Muzzerone
3 • Monte Castellana
4 • Spiaggia del Persico
5 • Schiara e Sant’Antonio
6 • Fossola e Monesteroli
Promontorio di Portovenere
e Costa di Tramonti
UNO
9. Sentieri d’autore l Escursioni alle Cinque Terre
Isola Palmaria
Anello da Terrizzo
Promontorio di Portovenere e Costa di Tramonti l Isola Palmaria
L’anello della Palmaria permette di entrare in
contatto con il ricco patrimonio storico, natu-
ralistico e geologico di questa piccola isola e
consente di osservare sul lato meridionale le
vicine isole del Tino e del Tinetto, ultimi avam-
posti di terra prima del mare aperto e su quello
settentrionale il borgo di Portovenere, abbarbi-
cato alle pendici del Muzzerone.
ACCESSO
Da La Spezia si seguono le indicazioni per Porto-
venere, fino a raggiungere il promontorio dove
sorge il paese. Dal molo situato sotto alla antica
torre che segna l’ingresso del borgo, ci si im-
barca per Terrizzo (Isola Palmaria). Il trasporto
pubblico per l’isola è garantito per tutto l’anno
e le corse sono più intensificate in estate. Per in-
formazioni sugli orari delle imbarcazioni si può
consultare il sito del Comune di Portovenere.
Itinerario
Dal molo di Terrizzo si individuano immedia-
tamente i cartelli che indicano le direzione dei
diversi sentieri. Ignorato il Sentiero dei Condan-
nati che si dirige ripido verso la sommità dell’i-
sola e tralasciato lo stradello che piega a destra
verso la cava Carlo Alberto, ci si dirige a sinistra
verso Pozzale (cartelli), imboccando una pic-
cola strada asfaltata per poche decine di metri
e poi sterrata. Con andamento pressoché pia-
neggiante si giunge al bivio con il sentiero che,
con una breve deviazione, consente di scendere
Colori di primavera sull’Isola Palmaria (foto Roberto Piancastelli)
PUNTO DI PARTENZA: Terrizzo 1 m
QUOTA MINIMA: 0 m
QUOTA MASSIMA: 176 m
TEMPO TOTALE: 2,30 h
LUNGHEZZA TOTALE: 6,2 km
DISLIVELLO: +380 m
DIFFICOLTà: E
PUNTI DI APPOGGIO: nessuno
ACQUA: Terrizzo
PERIODO CONSIGLIATO: tutto l’anno
MOMENTO CONSIGLIATO: mattino
FAMIGLIE: >6
Sopra: il borgo di Portovenere dalla Palmaria
16
001
10. a sinistra al Forte Umberto I, eret-
to tra il 1887 e il 1889 dalla Regia
Marina sfruttando il lavoro coatto
dei detenuti. Mantenendo invece
la destra (indicazioni per Pozzale)
si continua su una mulattiera fino
ad arrivare a un piccolo spiazzo
con area pic-nic, dove un tempo si
trovava la batteria di cannoni detta
“Albini”. Tralasciata la strada asfalta-
ta che sale verso il Forte Cavour, si
mantiene la sinistra e si continuano
ad assecondare i segnavia bianchi e
rossi, si intravede l’antica Torre Sco-
la, eretta nel 1601 dalla Repubblica
di Genova a difesa di Portovenere,
fino a giungere a un edificio. Qui
la strada termina e si prosegue su sentiero,
piegando a destra, tra la macchia mediterranea
(segnavia sempre ben visibili). Una breve salita
conduce a un bivio. Ignorata la possibile devia-
zione a destra che consente di ritornare verso
la strada asfaltata e verso Terrizzo, si prosegue
a sinistra (cartelli) e si affronta un panoramico
traverso sul culmine di muri di contenimento,
tra quello che resta di vecchie coltivazioni e
prati trasformati in pascoli per le capre presenti
sull’isola. Ignorati due ravvicinati bivi che con-
sentono, piegando a destra, di evitare Pozzale
e di risparmiare circa 20 minuti di cammino
(indicazioni per la vetta dell’isola), si mantiene
per altrettante volte la sinistra (indicazioni per
Pozzale) e si perde quota su un ripido sentiero
(prestare attenzione in caso di terreno bagnato,
presenti lungo il percorso alcune corde sistema-
te come corrimano) fino al decadente approdo
di Pozzale (0 m, 1,10 h), in parte occupato dal
campeggio dell’aviazione e da un ristorante.
Lambendo le case (segnavia) si prosegue verso
l’enorme cava di Pozzale, situata proprio di fron-
te all’Isola del Tino. Seguendo la linea di costa
(si noti la banchina semidistrutta dalle operazio-
ni di carico del marmo e la prospiciente parete
rocciosa completamente scavata), si giunge in
prossimità degli edifici della cava, dismessa sol-
tanto nel 1982. Voltando a destra (segnavia e
indicazioni per la vetta) ci si inoltra su un ripido
sentiero che guadagna quota in un fitto bosco
di lecci, raggiungendo in breve uno spettacolare
pulpito roccioso, che permette di dominare l’an-
fiteatro roccioso di Cala Piccola, traforato e sca-
vato nei secoli di attività estrattiva per prelevare
il prezioso marmo Portoro. Proseguendo verso
l’evidente edificio del Semaforo (faro) si supera-
no, a distanza di pochi metri, le immissioni dei
due sentieri che avrebbero permesso di evitare
Pozzale, come indicato precedentemente. In
questo tratto di costa, non raggiungibile a piedi,
si trova la Grotta dei Colombi, importante sito
archeologico dove sono stati rinvenuti numerosi
reperti risalenti al Mesolitico, ora conservati nel
Museo Civico di La Spezia. Mantenendo ovvia-
mente la sinistra si raggiunge la sella compre-
sa tra il Semaforo a sinistra e il Forte Cavour a
destra (176 m), situata a pochissimi metri dalla
massima elevazione dell’isola (186 m). Ignora-
ta la strada asfaltata che si dirige a destra verso
Portovenere osservata da Terrizzo (foto Roberto Piancastelli)
Un facile tratto di sentiero in prossimità di Terrizzo
(foto Roberto Piancastelli)
Promontorio di Portovenere e Costa di Tramonti l Isola Palmaria
1918
Punta
Marinella
Cala della
Fornace
Punta
dell’Isola
Punta
del Pittone
Punta
Secco
Terrizzo
Forte Cavour
Grotta
Azzurra
S. Pietro
Pozzale
510
510
510
11. Eremiti e benedettini sulle isole del Tino e del Tinetto
Pur essendo piccoli scogli rocciosi situati a sud della Palmaria, Tino e Tinetto conservano
testimonianze storiche millenarie, avendo ospitato durante il Medioevo eremiti e comunità
religiose benedettine. Sull’Isola del Tino si trovano le rovine della romanica Abbazia di San
Venerio, costruita nell’XI secolo su una preesistente cappella del VII secolo, eretta sul luogo
del ritrovamento del corpo del santo titolare, nato sull’Isola Palmaria e qui morto dopo aver
trascorso la vita in romitaggio. La minuscola Isola del Tino ospita addirittura le rovine di due
edifici, un piccolo oratorio absidato del VI secolo sul lato occidentale e una chiesa anch’essa
altomedievale, distrutta nel XI secolo dai saraceni.
L’isola del Tino dall’Isola Palmaria (foto Roberto Piancastelli)
il Forte Cavour e Terrizzo, si mantiene la sini-
stra (segnavia e cartelli), si costeggia il Centro
Educazione Ambientale del Parco Regionale di
Portovenere (ricavato anch’esso in un antico
forte militare) e si giunge all’imbocco di un ri-
pido sentiero. Senza farsi spaventare dai cartelli
che indicano il percorso come “difficile”, occorre
comunque prestare attenzione in tutto il tratto
successivo, non solo per la significativa penden-
za, ma anche perché il fondo, di terra o di rocce
levigate, è molto spesso scivoloso, soprattutto
dopo recenti piogge. Dopo una ripida picchiata,
alcuni scoscesi gradini rocciosi, precedono l’ul-
timo tratto di discesa che necessita attenzione,
mentre la vista comincia ad aprirsi sulla chiesa
di San Pietro e il borgo storico di Portovenere,
fino a quando non si esce definitivamente dalla
vegetazione, ormai quasi a livello del mare, sul-
la spettacolare Punta del Befettuccio. Ignorata
una flebile traccia a destra, si compie uno stret-
to tornante scendendo verso il mare (segnavia
molto chiari), raggiungendo così la costa. Pie-
gando a destra si prosegue su una più ampia
mulattiera, che lambisce le imponenti cave Car-
lo Alberto, e poi si incunea tra le piccole spiagge
e gli stabilimenti balneari, fino a raggiungere
nuovamente il molo di Terrizzo (2,30 h).
Variante
Dal molo di Terrizzo si può compiere una devia-
zione lungo la cosiddetta “strada dei condanna-
ti”, che ricorda i galeotti utilizzati per la costru-
zione dei forti presenti sull’isola. Seguendo le
indicazioni di questo sentiero, si sale una scali-
nata per poi mettere piede sulla strada asfaltata
che si dirige verso Forte Cavour. La si segue per
un breve tratto voltando a sinistra poi la si ab-
bandona per salire nuovamente su gradini in
pietra. Attraversata la strada una seconda vol-
ta, si prosegue sulla mulattiera con pendenza
abbastanza sostenuta fino a raggiungere il ter-
rapieno del fossato del Forte Cavour (186 m,
0,30 h), costruito sulla sommità dell’isola dalla
Regia Marina nella seconda metà del XIX seco-
lo. Da qui si può proseguire a destra, mettendo
piede sull’asfalto fino a immettersi sul sentiero
che compie il periplo dell’isola nei pressi del se-
maforo, oppure si può tornare a Terrizzo com-
piendo a ritroso il cammino percorso all’andata.
Promontorio di Portovenere e Costa di Tramonti l Isola Palmaria
Cala Piccola (foto Roberto Piancastelli)
2120
12. DUE
Cinque Terre
7 • Santuario Madonna di Montenero.
Anello da Riomaggiore
8 • Santuario Madonna di Montenero.
Anello dal Colle Telegrafo
9 • Strada dei Santuari
10 • Da Riomaggiore a Manarola
11 • Costa Galera
12 • Monte Capri
13 • Da Manarola a Corniglia
14 • Da Corniglia a Vernazza
15 • Monte Malpertuso
16 • Santuario Madonna di Reggio
17 • Da Vernazza a Monterosso
18 • Punta Mesco. Da Monterosso al Mare
19 • Punta Mesco. Da Colla di Gritta
Pagina precedente: il promontorio di Corniglia
emerge oltre i terrazzamenti
13. Sentieri d’autore l Escursioni alle Cinque Terre
Il panorama e l’atmosfera che
si possono respirare sull’ampio
ripiano che ospita il Santuario
della Madonna di Montenero,
ne fanno una delle più consi-
gliabili escursioni con partenza
da Riomaggiore, affrontabile tra
l’altro da tutti gli escursionisti e
anche dalle famiglie.
ACCESSO
Da La Spezia si seguono le indi-
cazioni per Portovenere e le Cin-
que Terre. Giunti sulla sponda
meridionale della baia si ignorano le indicazioni
per Portovenere e si seguono quelle per la stra-
da panoramica delle Cinque Terre, che si segue
fino al bivio con la strada che in pochi minuti
conduce a Riomaggiore, raggiungibile comoda-
mente anche con il treno.
Itinerario
Dalla stazione di Riomaggiore (42 m) si imboc-
ca la strada che taglia tutto il borgo, fino a rag-
giungerne l’estremità a monte (alcuni segnavia
sulle case). Abbandonato l’asfalto si imbocca
il sentiero che inizia a costeggiare il torrente
Scogli e gabbiani a Riomaggiore
PUNTO DI PARTENZA: Riomaggiore 42 m
QUOTA MINIMA: 26 m
QUOTA MASSIMA: 343 m
TEMPO TOTALE: 1,30 h
LUNGHEZZA TOTALE: 3,9 km
DISLIVELLO: +390 m
DIFFICOLTà: E
PUNTI DI APPOGGIO: nessuno
ACQUA: Riomaggiore
PERIODO CONSIGLIATO: tutto l’anno
MOMENTO CONSIGLIATO: tutto il giorno
FAMIGLIE: >0
Sopra: luci e ombre di fine estate nel piazzale del
Santuario di Montenero
Santuario Madonna di Montenero
Anello da Riomaggiore
Cinque Terre l Santuario Madonna di Montenero
5554
007
Riomaggiore
Cala di
Montenero
Madonna di
Montenero
Scoglio
de’ Pesci
SP delle 5 TerreSVA
593V
593V
14. Sopra: fico d’India
Pagina precedente: la marina di Riomaggiore
Pagina successiva: le scogliere di Riomaggiore
(segnavia Sentiero Verde-Azzurro, cartelli). Con
pendenza costante si guadagna quota su quella
che viene chiamata “Via Grande”, cioè la mu-
lattiera da sempre utilizzata per raggiungere le
coltivazioni e per trasportare le merci, ma an-
che per salire da Riomaggiore al Santuario di
Montenero. La strada è spesso chiusa almeno
da un lato da un muro a secco ed è circondata
da viti, alberi da frutto e ulivi. Lungo il percorso
sono presenti numerose edicole votive dedi-
cate alla Madonna (collocate nel 2009). Con
un’ampia svolta a destra, il sentiero abbandona
il corso del torrente e sale a mezza costa fino a
raggiungere l’ampio ripiano, orlato di pini ma-
rittimi, della Madonna di Montenero (343 m,
1 h), magnifico punto panoramico. Dopo una
sosta nei pressi della chiesa si imbocca, proprio
di fronte alla facciata, la scalinata che scende
tra la vegetazione in direzione di Riomaggiore
(segnavia 593V). Con un percorso abbastanza
ripido ma privo di difficoltà, si perde rapida-
mente quota fino a mettere piede sulla strada
panoramica delle Cinque Terre. Con moltissima
attenzione, si volta a destra e si costeggia per
un breve tratto il muro di contenimento della
strada fino a raggiungere il bivio con la carroz-
zabile che volta a destra verso Riomaggiore,
Ancora un breve tratto di asfalto conduce a un
ennesimo crocevia di strade. Ancora una volta
con molta attenzione si attraversa la strada e
si ritorna finalmente su sentiero. Camminando
tra macchie di vegetazione e le prime case di
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15. La leggenda della Madonna di Montenero
Secondo un’antica leggenda, tramandata in maniera orale per secoli e trascritta soltanto nel
1865 da Ambrogio Raffellini, un gruppo di greci sfuggiti alla repressione iconoclasta dell’im-
peratore bizantino Leone III l’Isaurico (VIII secolo), sbarcarono alla foce del Rio Major (Rio Mag-
giore), dove ancora non esisteva alcun insediamento, portando con loro una piccola immagine
sacra raffigurante l’Assunzione della Vergine. I fuggiaschi, secondo la leggenda, fondarono sul
crinale l’insediamento di Cacinagora e una piccola cappella sulla collina di Montenero per con-
servare l’immagine della Madonna. La storia racconta che in seguito quest’ultima fu nascosta
per metterla al sicuro dalle devastazioni operate dal re longobardo Rotari, in verità antecedenti
di un secolo rispetto all’iconoclastia di Leone III. Il piccolo dipinto fu miracolosamente ritrova-
to da una giovane pastorella che mentre portava le sue pecore a pascolare nei pressi delle
rovine dell’antica cappella, sentì un profumo di fiori che la guidò al ritrovamento dell’icona ed
ebbe una visione di una nuova chiesa e di una messa solenne. L’evento fu interpretato come
un segno divino e le popolazioni delle frazioni circostanti eressero così l’attuale santuario. La
leggenda, al di là dei consueti agganci alla realtà storica (l’area delle Cinque Terre era nell’VIII
secolo ancora sotto il dominio bizantino), presenta non pochi elementi storicamente inatten-
dibili ma attesta probabilmente l’antichità di questo luogo di culto che, ricostruito già nel XIV
secolo, deve le sue forme attuali alla completa riedificazione avvenuta alla fine del XIX secolo.
La facciata del Santuario di Montenero
Riomaggiore, si supera il cimitero del paese e
poi si assecondano i segnavia bianchi e rossi.
Numerose scalinate e piccole svolte permetto-
no di scendere nuovamente fino alla marina di
Riomaggiore, uno dei luoghi più spettacolari,
conosciuti e frequentati delle Cinque Terre e da
qui si fa ritorno alla stazione del paese (1,30 h).
Cinque Terre l Santuario Madonna di Montenero
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16. TRE
Da Levanto a Deiva Marina
20 • Punta Mesco
21 • Da Levanto a Bonassola
22 • Monte Rossola
23 • Da Bonassola a Framura
24 • Da Framura a Deiva Marina
Pagina precedente: barche a Bonassola
17. Sentieri d’autore l Escursioni alle Cinque Terre
Il sentiero che collega Levanto a Punta Mesco
attraversa nella prima parte fitti boschi lecceti
e poi una vasta area, nei pressi di Case Lova-
ra, dove gli alberi si stanno progressivamente
riappropriando del terreno, sconvolto nei de-
cenni passati dagli incendi. L’arrivo sulla costa
di Sant’Antonio e alle rovine dell’omonimo
convento, rendono l’escursione estremamente
interessante dal punto di vista storico e pae-
saggistico.
ACCESSO
Dall’uscita della A12 di Carrodano, si seguono
le indicazioni per Levanto fino a raggiungere il
lungomare del paese (parcheggi). Levanto è fa-
cilmente raggiungibile anche in treno. In questo
caso dalla stazione ferroviaria si scende fino al
mare con circa 20 minuti di cammino.
Itinerario
Dal lungomare di Levanto ci si dirige verso il
centro antico, giungendo nella piazza della log-
gia medievale. Qui sono presenti alcune scritte
di vernice sulle case con le indicazioni per Pun-
ta Mesco (Sentiero Verde-Azzurro e segnavia
591). Si entra nel borgo antico, si raggiunge la
piazzetta della chiesa di Sant’Andrea e si sale
fino al castello dei Malaspina (cartelli), ampia-
mente rimaneggiato anche se originario del
XII secolo. Costeggiando il fianco meridionale
della fortezza si seguono vecchie indicazioni
per Punta Mesco, si prosegue su una stradina
in salita, prima asfaltata e poi selciata, che poi
si trasforma in una comoda mulattiera, in parte
gradinata. Lungo il percorso si transita davanti
a Villa Massola (detta la “Casa Rossa”), dove
Guglielmo Marconi, tra il 1930 e il 1931, compì
i primi esperimenti di trasmissioni a onde corte
(targa). Un breve strappo più ripido permette di
raggiungere la strada asfaltata che sale da Le-
vanto verso il Ristorante Giada del Mesco. Vol-
tando a destra (cartelli) si segue per un breve
tratto l’asfalto per poi abbandonarlo proprio nei
pressi del ristorante (indicazioni per Monteros-
so). Il sentiero attraversa in un primo momento
macchie di vegetazione non molto fitta, inter-
vallate da alcune case, poi si inoltra in un fitto
bosco di lecci, seguendo un vecchio sentiero in
Le indicazioni poco sotto alla vetta del Monte Focone,
dove occorre ignorare il sentiero per Colla di Gritta e
piegare verso Levanto
’’La Pietra’’
PUNTO DI PARTENZA: Levanto 7 m
QUOTA MINIMA: 4 m
QUOTA MASSIMA: 479 m
TEMPO TOTALE: 3,50 h
LUNGHEZZA TOTALE: 11,4 km
DISLIVELLO: +880 m
DIFFICOLTà: E
PUNTI DI APPOGGIO: nessuno
ACQUA: Levanto
PERIODO CONSIGLIATO: tutto l’anno
MOMENTO CONSIGLIATO: pomeriggio
FAMIGLIE: >10
Sopra: panorama sulla scoscesa costa
delle Cinque Terre
Punta Mesco
Da Levanto
Da Levanto a Deiva Marina l Punta Mesco
131130
020
18. Sentieri d’autore l Escursioni alle Cinque Terre
stra si raggiunge in breve tempo un magnifico
punto panoramico sul golfo di Monterosso e su
tutta la costa delle Cinque Terre, situato a brevis-
sima distanza dalle affascinanti rovine dell’anti-
co convento di Sant’Antonio (292 m, 1,50 h) e
dai ruderi, senza dubbio meno coinvolgenti, del
cosiddetto “semaforo”. Ritornati al bivio a quota
325 m, si presentano due possibilità per ritorna-
re a Levanto: la prima consiste nel ripercorrere
a ritroso il cammino percorso all’andata (questa
soluzione è consigliata alle famiglie), la secon-
da è di salire invece verso Colla Bagari. Si risale
la panoramica Costa di Sant’Antonio su un ot-
timo sentiero fino ad arrivare a un bivio (360
m, 2,10 m). Voltando a sinistra, si abbandona
il sentiero 591 e si piega a sinistra sul sentiero
571 (cartelli), in direzione del Monte Focone e
di Levanto. Il sentiero, ripristinato nell’autunno
del 2015, abbastanza esile ma ben segnato, si fa
strada tra la fitta vegetazione fino a raggiungere
la vetta del Monte Focone (486 m, 2,30 h), in
parte occupata da alcune piccole installazioni.
Oltrepassata la cima si trova invece un piccolo
risalto roccioso che permette di ammirare un
bel panorama sul golfo di Levanto. Continuan-
do a scendere lungo la cresta settentrionale del
Monte Focone si giunge a un bivio, privo di se-
gnaletica verticale, ma dove si trova un sasso
con scritte e segnavia. Tralasciando la traccia
che piega a destra verso Colla Bagari, si volta
a sinistra (indicazioni per Levanto) e si segue
un piccolo sentiero che inizialmente procede
a mezza costa e poi scende con più decisione
verso Levanto. Giunti a un piccolo crocevia, si
nota a destra il vecchio sentiero 571C (chiuso
al transito) e si prosegue a sinistra, senza pos-
parte sostenuto da muretti a secco. In moderata
salita si giunge a un panoramico sperone roc-
cioso a picco sul mare, poi con alcuni saliscendi
si prosegue verso Punta Mesco inoltrandosi tra
una vegetazione mediterranea, resa
discontinua dagli incendi che hanno
colpito la zona tra la fine del XX e l’i-
nizio del XXI secolo. Si costeggiano le
Case Lovara (248 m) e si continua
a salire fino a raggiungere la Costa
di Sant’Antonio (325 m). Ignorato
momentaneamente il sentiero che
sale a sinistra verso la Colla Bagari
e la Colla di Gritta (segnavia 591) si
piega a destra e camminando sulle
“Arenarie del Monte Gottero”, che
formano Punta Mesco, si giunge
a un altro bivio, questa volta con il
sentiero che scende a sinistra verso
Monterosso. Mantenendo la de-
Arrivo sulla Costa di Sant’Antonio
Da Levanto a Deiva Marina l Punta Mesco
Il campanile della chiesa di Sant’Andrea salendo da Levanto verso Punta Mesco
133132
Punta Mesco
Monterosso
al Mare
Fontona
Chiesa
Nuova
Sant’Antonio
Levanto
Valle
Santa
M. Focone
M. Negro
SVA
SVASVA
591
571
19. Luogo della Fede e sentinella del mare
Il Convento di Sant’Antonio al Mesco, detto anche Eremo per la sua posizione isolata, fu
fondato dagli agostiniani nell’XI secolo. Oltre a luogo di preghiera ed eremitaggio esso ri-
spondeva anche a una funzione difensiva poiché segnalava, mediante l’accensione di fuochi
su questo promontorio, visibile da gran parte del Levante ligure, l’avvistamento dei pirati
o dei saraceni che si stavano avvicinando alla costa. Il convento perse importanza a par-
tire dal 1610, quando gli Agostiniani costruirono il loro nuovo convento a Levanto e fu poi
definitivamente abbandonato nel XVIII secolo. Le rovine del convento, ancora oggi visibili,
appartengono all’edificio medievale e sono risalenti al XIII secolo. A brevissima distanza dal-
le rovine dell’eremo si trovano i ruderi del cosiddetto “semaforo”, un edificio costruito dalla
Marina Militare all’inizio del XX secolo, utilizzato come segnalatore luminoso (da qui il nome)
e, durante la Seconda Guerra Mondiale, anche come postazione per l’artiglieria anti-aerea.
sibilità di errore, perdendo infine quota fino a
immettersi su una comoda mulattiera. Quest’ul-
tima si trasforma successivamente in una vera e
propria piccola strada, prima sterrata e poi sel-
ciata che, con numerosi piccoli tornanti, costeg-
gia case, orti, piccoli campi coltivati e porzioni
di bosco. I segnavia non sono abbondanti in
questo settore, ma la presenza di alcuni cartelli
e l’andamento logico della strada, non consente
di avere problemi di orientamento. Seguendo
fedelmente in discesa la carrozzabile si mette
infine piede sulla strada asfaltata, già incontra-
ta all’inizio della salita, che collega Levanto alla
Giada del Mesco (3,30 h). Voltando a sinistra si
compie un breve tratto in salita che consente
di raggiungere il punto dove il sentiero 591 si
immette sulla strada. Imboccando quest’ultima
traccia, si segue a ritroso il cammino percorso
all’inizio dell’escursione, ritornando così al pun-
to di partenza (3,50 h).
Da Levanto a Deiva Marina l Punta Mesco
Pagina precedente: sul sentiero per Punta Mesco
Sotto: le strutture medievali del Convento (o Eremo) di Sant’Antonio
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