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Sentieri d’autore l Escursioni tra Brenta e Paganella
collanasentierid’autore 29
29
Escursionismo
consapevole
in Valle d’Aosta
Escursionismoconsapevole
inValled’Aosta
ideaMontagna
editoria e alpinismo
ideaMontagna
editoriaealpinismo
हरिगलासष्रव
MADE WITH SOLAR ENERGY
76
Sentieri d’autore l Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta l Indice
• Introduzione	5
• Carta generale	 10
• Struttura del libro	 12
• Guida alla consultazione	 12
• Come arrivare	 15
• Informazioni e numeri utili	 15
• In caso di emergenza: come effettuare una chiamata d’emergenza	 16
• Bibliografia 	 17
• Ringraziamenti 	 17
UNO • LA VALLE: INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, VALLI E GRUPPI MONTUOSI	19
• Una regione naturalmente alpina	 20
• L’asse della Dora Baltea e i suoi affluenti	 20
• I gruppi montuosi 	 22
• Alpi della Grande Sassière e del Rutor 	 22
• Alpi del Gran Paradiso 	 24
• Catena del Monte Bianco 	 27
• Alpi del Grand Combin 	 30
• Alpi del Weisshorn e del Cervino 	 32
• Alpi del Monte Rosa	 34
• Alpi Biellesi e Cusiane	 39
• Bibliografia 	 39
1.1 • TÊTE DE LICONY (TESTA DI LICONY) - Da Morge per il Vallon de Licony	 40
1.2 • PUNTA TERSIVA - Via Normale per il Vallon de Tessonet	 44
1.3 • BECCA DI NONA - Da Chamolé per Le Gran Sax	 49
1.4 • MONTE ZERBION - Da Barmasc per il Col Portola	 52
DUE • LA STORIA GEOLOGICA DELLA VALLE D’AOSTA	55
• Come si sono formate le montagne della Valle d’Aosta: uno scontro tra Titani	 56
• La cicatrice della Valle d’Aosta	 57
• Le rocce della Valle d’Aosta, quali sono e dove trovarle 	 59
• Bibliografia 	 65
2.1 • COL DE LA SEIGNE - Lungo il Fronte Pennidico	 66
2.2 • MINIERE COLONNA E MONT CREYA - Il passato geologico e minerario della Valle di Cogne	 71
2.3 • MOTTA DI PLETÉ OCCIDENTALE - Onde oceaniche davanti allo scoglio del Cervino	 75
2.4 • BARMET DI DONNAS - Un viaggio nel tempo della Terra e dell’uomo	 79
TRE • UNA STORIA DI GHIACCIO E DI ACQUA	83
• Manuale a cielo aperto	 86
• Il grande Ghiacciaio Balteo	 88
• Le variazioni in epoca storica 	 89
• Tra scienza e storia: l’esemplare caso del Ghiacciaio del Rutor	 89
• Il ritiro dei ghiacciai dalla Piccola Età Glaciale a oggi	 91
• Un percorso tra i ghiacciai della Valle d’Aosta 	 94
• Fiumi e laghi, figli dei ghiacciai	 97
• Specchi del cielo e delle montagne della Valle	 98
• Torbiere e zone umide	 101
• Bibliografia 	 101
3.1 • COL DE PLANAVAL - Un entusiasmante sentiero didattico	 101
3.2 • LAC DE GOLETTA E BECCA DELLA TRAVERSIÈRE - Un paesaggio in trasformazione	 108
3.3 • LAC MORT - Le forme dell’acqua	 113
3.4 • LAC BLEU E RIFUGIO MEZZALAMA - Passato e presente dei ghiacciai	 116
QUATTRO • AMBIENTI, FLORA E FAUNA IN VALLE D’AOSTA	121
• I piani altitudinali: dal fondovalle della Dora alle nevi perenni	 123
• Flora, uno scrigno di colori	 126
• Fauna, dallo stambecco al gipeto 	 136
• Bibliografia	 148
4.1 • MONT DE LA SAXE - Una distesa di colori ai piedi del Monte Bianco	 150
4.2 • COL FÊNETRE - Dai larici monumentali al regno della flora alpina	 154
4.3 • COL ENTRELOR - Le continue sorprese dei piani altitudinali	 157
4.4 • CASOLARI DELL’HERBÉTET E BIV. LEONESSA - Alle soglie dell’alta quota	 161
CINQUE • ATTRAVERSO I SECOLI	165
• Il cammino della storia in Valle d’Aosta	 166
• La preistoria	 166
• L’Età del Ferro, Celti e Salassi 	 167
• La Valle d’Aosta Romana	 168
• L’Alto Medioevo	 170
• Potere centrale e signorie locali 	 173
• Dal Rinascimento all’Età dei Lumi	 176
• Dall’epoca napoleonica all’età contemporanea	 178
• Bibliografia	 180
5.1 • LAC D’ARPY E COL DE LA CROIX - Le antiche fortificazioni della Valle	 181
5.2 • MONTE TANTANÉ - Un villaggio dell’Età del Ferro con vista sul Cervino	 185
5.3 • GEOSITO PONTE ROMANO-MONT TSAILLEUM - Millenni di storia alle porte di Saint Vincent	 189
5.4 • TÊTE DE COU - Dall’antico Santuario di Machaby alle linee di difesa di Bard	 193
SEI • IDENTITÀ E TRADIZIONE NEL CUORE DELL’EUROPA	199
• La base identitaria: la lingua	 200
• Il patois, la lingua del quotidiano	 200
• I Walser	 201
• La protezione dei santi 	 202
• San Martino, primo patrono della Vallée e la sua sfida con il diavolo		 202
• Sant’Orso, il suo prato, la sua collegiata e la sua fiera 	 203
• San Grato e la Magna Legenda	 204
• I ritmi sacri delle stagioni e le processioni ai santuari mariani	 205
• Le forze delle natura diventano demoni 	 206
• I cambiamenti climatici diventano punizioni divine		 207
• Le paure e le speranze dietro una maschera: il carnevale	 208
INDICE
98
Sentieri d’autore l Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta
• Veillà e désarpa, nel cuore della tradizione	 209
• La Bataille des Reines 	 209
• Gli sport regionali	 210
• Bibliografia	 210
6.1 • LAC DE SAINT GRAT - Sulle orme del santo protettore della Valle	 211
6.2 • MONT DE VERTOSAN E MONT FLASSIN - Il vallone delle Reines	 214
6.3 • PUNTA CHALIGNE - Un rito antico di 400 anni	 217
6.4 • LAC MISERIN - Lungo il Chemin du Roi fino al Santuario di Notre Dame de la Niege	 221
SETTE • LA GESTIONE DEL TERRITORIO	225
• La creazione di un paesaggio culturale	 226
• L’acqua bene prezioso: i rus	 226
• L’acqua fonte di energia: le centrali elettriche 	 227
• I boschi	 228
• Le coltivazioni	 229
• I pascoli e l’allevamento	 230
• Gli usi collettivi 	 233
• Il controverso rapporto con lo sviluppo turistico	 233
• Il passato minerario	 235
• Bibliografia	 235
7.1 • COL DE L’AROLLA - Pascoli e silenzi nei valloni di Bardoney e di Valeille	 236
7.2 • VALLON DE SAINT MARCEL - Dal passato minerario agli alpeggi	 240
7.3 • RU DOU PAN PERDU - L’acqua come risorsa vitale	 244
7.4 • VALLONE DI SAN GRATO - Nel cuore delle vallate Walser	 248
OTTO • TUTELA E PROTEZIONE AMBIENTALE	253
• Le aree protette in un regno della natura	 254
• Gran Paradiso, il primo parco nazionale istituito in Italia	 255
• Il Parco Naturale Regionale del Monte Avic 	 257
• Le Riserve Regionali, piccoli grandi scrigni di biodiversità 	 258
• Gli altri siti della Rete Natura 2000	 260
• I giardini botanici	 261
• Siti della rete VIVA 	 262
• Bibliografia 	 264
8.1 • MONT PAILASSE - Sulle tracce dell’aquila reale e dei camosci in Val di Rhêmes	 265
8.2 • PLAN DE NIVOLET - Nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso	 268
8.3 • GRAND LAC - I grandi laghi nel Parco Naturale del Mont Avic	 272
8.4 • COL DE LA BARMA - Natura e storia nella Riserva del Mont Mars	 276
NOVE • ALPINISMO IN VALLE D’AOSTA	281
• I primordi	 282
• Horace Bénédict de Saussure e la conquista del Monte Bianco	 284
• La fondazione della Società delle Guide di Courmayeur e la creazione del Club Alpino Italiano 	 286
• Il Cervino	 287
• La seconda metà del XIX secolo: le grandi vie dei pionieri e l’avvio dell’alpinismo invernale	 289
• Alpinismo senza guide 	 290
• Le direttrici di uno sviluppo 	 292
• La grande stagione delle pareti nord	 293
• Alpinisti valdostani 	 294
• Il secondo dopoguerra e Walter Bonatti 	 295
• La contemporaneità	 296
• Le cime della Valle d’Aosta e le prime salite 	 298
• Bibliografia	 304
9.1 • RIFUGIO BOCCALATTE-PIOLTI - Sulle tracce di Edward Whymper	 305
9.2 • MONT CRAMMONT - Il balcone sul Monte Bianco di De Saussure	 308
9.3 • RIF. CHABOD E RIF. VITTORIO EMANUELE - Ai piedi del 4000 più frequentato sulle orme dei pionieri	 312
9.4 • CROIX DE CARREL - Da Cervinia	 316
DIECI • RIFUGI E BIVACCHI FISSI IN VALLE D’AOSTA	321
• Gli antenati dei rifugi	 322
• Le prime strutture sulle montagne della Valle	 323
• Il rifugio della regina 	 325
• A ogni valle il suo rifugio	 326
• Vicende tormentate e favole a lieto fine	 327
• Un nuovo rinascimento dei rifugi valdostani 	 327
• I primi bivacchi fissi delle Alpi	 329
• Tra tradizione e alta tecnologia	 330
• Bibliografia 	 332
10.1 • RIFUGIO DEGLI ANGELI - Il rifugio rinato dalle sue ceneri	 333
10.2 • BIVACCO REGONDI - Un piccolo chalet sotto al Mont Gelé	 337
10.3 • RIF. CUNEY, BIV. REBOULAZ E RIF. MAGIÀ - Seguendo la storia di rifugi e bivacchi	 340
10.4 • RIFUGIO QUINTINO SELLA - Da Stafal	 345
UNDICI • VALLE D’AOSTA, TERRA DI SENTIERI	353
• Una lunga linea gialla attraverso valli e montagne	 354
• Vernice gialla, triangoli e rombi	 354
• Le Alte Vie 	 356
• Intorno al Gigante: il Tour Mont Blanc	 357
• Cervino, Gran Combin e Monte Rosa	 358
• Altri trekking	 358
• La Via Francigena 	 359
• Le ferrate	 360
• Bibliografia	 361
11.1 • ARP GIUÉ DESOT E ARP NOUVA DI MEITEN - Il Tour Mont Blanc in Val Ferret	 362
11.2 • COL LAUSON - Il punto più alto delle Alte Vie della Valle d’Aosta	 366
11.3 • RIFUGIO AOSTA - Sentieri in movimento	 370
11.4 • CORNO VITELLO - Frecce gialle oltre 3000 metri	 373
ITINERARI PER SOTTOSEZIONI		 378
ITINERARI PER VALLE		 380
ITINERARI PER DIFFICOLTÀ		 382
l Indice
1110
Sentieri d’autore l Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta l Carta generale
PRÉ-SAINT-DIDIER
LA THUILE
PONT SERRAND
)(
PICCOLO
SAN BERNARDO
)(
GRAN
SAN BERNARDO
SURRIER RHÊMES
NOTRE DAME
DEGIOZ LILLAZ
BARD
VERRÈS
BRUSSON
MONTJOVET
ANTAGNOD
CHAMPOLUC
SAINT JACQUESVALTOURNENCHE
FÈNIS
SAINT MARCEL
VALPELLINE
GIGNOD
SAINT RHEMY EN BOSSES
DZOVENNOZ
PRARAYER
ANTEY-SAINT-ANDRÈ
BREUIL-CERVINIA
SAINT VINCENT
CHÂTILLON
ARNAD
GABY
ISSIME
FONTAINEMORE
GRESSONEY-SAINT-JEAN
GRESSONEY-LA TRINITÉ
STAFFAL
VALNONTEY
COGNE CHAMPORCHER
PONT-SANT-MARTIN
PLANAVAL
VALGRISENCHE
AVISE
INTRO
SAINT PIERRE
PILA
COURMAYEUR
MORGEX
ENTREVES
Mont Dolent
AOSTA
Grande RochèreVal Ferret
Valeille
Valpelline
Monte Fallere
Grand Golliaz
Grande Tête de By
Tête Blanche
Dent d’Hérens
Cervino
Polluce
Punta Gnifetti
Piramide Vincent
Punta Tre Vescovi
Mont Mars
Mont Zerbion
Mont Nery
Mont Avic
Punta Tersiva
Mont Emilius
Rosa dei Banchi
Gran Paradiso
Herbetet
Ciarforon
Becca di Monciair
Granta Parei
Grande Sassiére
Rutor
Grivola
Castore
Lyskamm
Breithorn
Occidentale
Breithorn
Orientale
Mont Morion
Becca de Viou
Grandes Jorasses
Monte Bianco
Pointe Léchaud
Dômes de Miage
Grand Assaly
Mont Paramont
Aiguilles des Trélatête
Mont Maudit
Dente del
Gigante
Dora
Baltea
Dora Baltea
Val Veny
Valle di Co
gneValno
n
tey
Valtournenche
VallediGressoney
Vald’Ayas
Valle di Champorcher
Valle di L
aThuile
Valle del Gran San Bernar
do
Valsavaranche
ValdiRhêmes
Valgrisenche
1.1
4.4
4.3
4.2
11.4
11.3
11.2
11.1
10.4
10.3
10.2
10.1
9.4
9.3
9.2
9.1
8.48.3
8.1
8.2
7.4
7.3
7.2
7.1
6.4
6.2
6.3
6.1
5.4
5.3
5.2
5.1
4.1
3.4
3.3
3.2
3.1
2.4
2.3
2.2
2.1
1.2
1.4
1.3
Tre l Una storia di ghiaccio e di acqua
8584
I primi venti ghiacciai valdostani per estensione (dato 2015)
Nome Estensione (km²) Sottosezione (SOIUSA)
Miage 10,47	 Monte Bianco
Lys 9,58 Monte Rosa
Rutor 8,29 Grande Sassière-Rutor
Verra Grande 6,6 Monte Rosa
Grandes Murailles 6,31 Weisshorn-Cervino
Brenva 5,77 Monte Bianco
Tribolazione 5,07 Gran Paradiso
Gilairetta-Vaudet 3,68 Grande Sassière-Rutor
Triolet 3,61 Monte Bianco
Ventina-Tzere 3,56 Monte Rosa
Lex Blanche 3,32 Monte Bianco
Tsa de Tsan 3,27 Weisshorn-Cervino
Prè de Bard 3,02 Monte Bianco
Soches-Tsanteleina 2,77 Grande Sassière-Rutor
Money	 2,66 Gran Paradiso
Trajo 2,23 Gran Paradiso
Verra Piccolo-Castore 2,10 Monte Rosa
Frébouge 2,07 Monte Bianco
Goletta 1,74 Grande Sassière-Rutor
Lavacieu 1,55	 Gran Paradiso
La Valle d’Aosta, come ha rilevato il Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani pubblicato nel 2015 (con
poche variazioni rispetto a quello eseguito dalla Regione), possiede ben 192 ghiacciai (6 vallivi,
142 montani e 44 glacionevati), che costituiscono il 36,10% dell’intera superficie glaciale italiana
e, per numero, il 21,2% dei ghiacciai italiani. La Valle è la regione con la maggiore estensione
glaciale d’Italia e la seconda per numero di ghiacciai censiti dietro la Lombardia. Cinque dei dieci
maggiori ghiacciai italiani si trovano in Valle d’Aosta. Ma oltre ai numeri, si può dire che questa
piccola regione alpina sia interamente “figlia dei ghiacci”, perché quasi completamente mo-
dellata dalle variazioni delle masse glaciali che si sono succedute da milioni di anni fa fino alla
Piccola Età Glaciale e che proseguono fino ad oggi. La stessa presenza umana in Valle è stata da
sempre profondamente condizionata dai mutamenti climatici e dalle trasformazioni delle coltri
glaciali. Conseguenza diretta della storia glaciale della Valle d’Aosta è anche lo stretto rapporto
della regione con l’acqua (fiumi, torrenti e laghi) anch’essa parte integrante del paesaggio ma
anche fondamento, limite e risorsa della vita vegetale, animale e umana tra queste montagne.
I primi dieci ghiacciai italiani per estensione (dato 2015)
Nome Estensione (km²) Regione
Adamello-Mandrone 16,44 Lombardia
Forni 11,34 Lombardia
Miage 10,47 Valle d’Aosta
Lys 9,58 Valle d’Aosta
Malavalle 8,71 Trentino-Alto Adige
Rutor 8,29 Valle d’Aosta
Verra Grande 6,6 Valle d’Aosta
Grandes Murailles 6,31 Valle d’Aosta
Solda 5,99 Trentino-Alto Adige
Lobbia 5,86 Trentino-Alto Adige
UNA STORIA DI GHIACCIO E DI ACQUA
In cammino sul Ghiacciaio del Lys.
Otto l Tutela e protezione ambientale
255254
Sentieri d’autore l Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta
Gran Paradiso, il primo parco nazionale istituito in Italia
Constatata l’esigua popolazione superstite di stambecchi, nel 1821 Carlo Felice emanò le cosid-
dette Patenti Reali, che vietavano, se non al sovrano, la caccia allo stambecco. Questo decreto,
non motivato certamente da sensibilità naturalistiche e conservative ma unicamente utilitaristi-
che, dato il grande prestigio della preda venatoria, consentì alla stambecco di sopravvivere nelle
Alpi Occidentali e di evitare la totale estinzione. Si può affermare che la storia della protezione
ambientale sulle Alpi e della lenta costruzione del Parco Nazionale del Gran Paradiso, nasca
paradossalmente proprio da questa attenzione per la caccia dei sovrani sabaudi. Quest’ultimi,
negli anni successivi, accrebbero la loro attenzione per queste valli proprio a causa dell’alto
numero di stambecchi presenti.
Nel 1850, Vittorio Emanuele II, che allora era ancora Re di Sardegna ma che diverrà Re d’Italia
nel 1861, incuriosito dai racconti del fratello Fernando che si era recato a caccia in Valle di Cogne
in occasione di una sua visita alle miniere, raggiunse per la prima volta la Valle di Champorcher,
valicò l’omonima Fenêtre e scese in Valle di Cogne, dove uccise il suo primo stambecco e si rese
conto dell’enorme potenziale venatorio di quest’area.
Nel 1856, il re Vittorio Emanuele II dichiarò queste montagne riserva reale di caccia, creando un
corpo di guardie specializzate e facendo costruire, tra il 1861 e il 1874, una rete di mulattiere di
quasi 300 chilometri che si sviluppavano tra Valsavaranche, Valle di Cogne e Valle di Champor-
cher e che, in parte, si possono ammirare e percorrere ancora oggi. Il sovrano individuò anche
numerose postazioni dove collocare accampamenti fissi, prima costituiti da tende e in seguito so-
stituiti da vere e proprie “case di caccia”, che fungevano da “campi base” per le battute di caccia.
Molti di questi edifici sono ancora conservati, quasi sempre riconvertiti a “case per escursionisti
Le aree protette in un regno della natura
La storia della protezione ambientale in Valle d’Aosta è fatta, come spesso accade, di luci e om-
bre. Se la Vallée, insieme al Piemonte, ha visto nascere tra le sue valli il primo parco nazionale
italiano, si sono dovuti attendere quasi settant’anni da quel fatidico 1922, per la creazione del
primo (e ancora unico) parco regionale, quello del Monte Avic, istituito nel 1989.
Le aree protette della Valle coprono comunque 43.266 ettari, pari al 13,2% della superficie re-
gionale, una percentuale poco superiore alla media nazionale (10,2%), ma relativamente bassa
se si pensa all’enorme patrimonio naturalistico, paesaggistico e geologico della regione. Consi-
derando tutte le aree facenti parte della Rete Natura 2000 si arriva però al 30,3% della superficie
regionale, dato percentuale inferiore in Italia sono a quello dell’Abruzzo. Significativo è che le
aree suddette sono state quasi tutte individuate negli ultimi due decenni, segno evidente di
una decisa tendenza a una maggiore consapevolezza e di una mutata sensibilità al tema della
protezione ambientale a tutti i livelli.
In questa direzione si colloca anche la creazione (2013) del marchio VIVA-Valle d’Aosta unica
per Natura, che ha lo scopo di valorizzare e promuovere la fruizione di tutte le aree protette
regionali nel loro complesso e in maniera eco-sostenibile e consapevole. Un’evoluzione quindi
assolutamente positiva, che lascia intravedere positivi sviluppi, ma che si è confrontata negli
anni anche con il naufragio di alcuni importanti progetti, primo tra tutti quello dell’Espace Mont
Blanc. Nel 1988 infatti i ministri dell’ambiente di Italia, Francia e Svizzera firmarono la Dichiara-
zione di Locarno, dove davano il loro sostegno all’idea di un “Parco internazionale del Monte
Bianco”. Si avviò da quel momento una lunga serie di incontri, concertazioni e scambi di idee
e di proposte tra tutte le istituzioni, le comunità e i soggetti coinvolti. L’idea di un Parco naturale
fu progressivamente accantonata e si tramutò “soltanto” nella creazione di una Cooperazione
trasfrontaliera, che coinvolge 35 comuni in quattro regioni alpine, Savoia e Alta Savoia in Francia,
Valle d’Aosta in Italia e Vallese in Svizzera, ponendosi come obiettivo lo sviluppo e il sostegno di
progetti in vari ambiti in un’ottica sostenibile.
TUTELA E PROTEZIONE AMBIENTALE
Veduta dall’alto della testata
del Plan de Nivolet chiuso dalle cime
del gruppo del Gran Paradiso.
Giovane stambecco. La storia della protezione ambientale in
Italia nasce proprio dalla salvaguardia di questo animale
(foto Maurizio Brini).
313312
Sentieri d’autore l Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta
Il Gran Paradiso è uno dei 4000 più frequentati
delle Alpi, costituendo per molti il primo ap-
proccio all’alpinismo su ghiacciaio e al mondo
dell’alta montagna. Questo itinerario ripercorre
quindi le speranze, i sogni e le paure di chi sale
per la prima volta verso un traguardo ambi-
to, ma offre anche la possibilità di ammirare
alcune pareti che hanno fatto la storia dell’al-
pinismo valdostano della prima metà del XX
secolo, come l’estetica parete nord-ovest del
Gran Paradiso, salita per la prima volta da
Renato Chabod e Amilcare Crétier nel 1930 o
la pareti nord del Ciarforon
(salita per prima volta per
la via diretta da Giacomo
Chiara, Enrico Chiara ed
Enrico Cattinelli nel 1939)
e ormai quasi completa-
mente scomparsa a causa
del ritiro della copertura
glaciale.
ACCESSO
Da Villeneuve si seguono
le indicazioni per la Val di
Rhêmes e la Valsavaranche.
Raggiunto e superato l’abi-
tato di Introd, si giunge al bi-
vio dove le strade per le due
vallate si dividono. Mante-
nendo la sinistra, si imbocca
la SR23 della Valsavaranche
e la si percorre fino alla loca-
lità Previou (ampio parcheg-
gio e cartelli che indicano
l’attacco del sentiero per il
Rifugio Chabod).
ITINERARIO
Dal parcheggio di Praviou,
si segue il segnavia 5, si
supera immediatamente il
Torrente Savara e si prose-
gue in direzione del Rifugio
SOTTOSEZIONE: Alpi del Gran Paradiso
VALLE: Valsavaranche
PARTENZA: Praviou (1829 m)
QUOTA MIN E MAX: 1829 m, 2719 m
DISLIVELLO: 1430 m
LUNGHEZZA: 21 km
TEMPO: 6,50 h
DIFFICOLTÀ: E
PUNTI DI APPOGGIO: Rif. Chabod,
Rif. Vittorio Emanuele II, Rif. Tètras Lyre
ACQUA: Rif. Vittorio Emanuele II, Pont
PERIODO CONSIGLIATO: luglio-ottobre
MOMENTO CONSIGLIATO: tutto il giorno
FAMIGLIA: >10
CARTOGRAFIA: Valsavaranche - Gran
Paradiso, Carta dei sentieri n. 9, 1:25.000,
L’escursionista editore
Ciarforon, Becca di Monciair e Punta Fourà
si riflettono nel piccolo
Lac de Moncorvé.
Alpinismo in Valle d’Aosta l Rif. Chabod e Rif. Vittorio Emanuele
RIF. CHABOD E RIF. VITTORIO EMANUELE
Ai piedi del 4000 più frequentato sulle orme dei pionieri
9.3 0 4 6 21208 10 12 14 18162
2000
2400
1800
2200
2600
Lavassey
Rif. Vittorio Emanuele II
Alpe Chanté
Rif. Tètras Lyre
Rif. Chabod
Rif. Chabod
Rif. Vittorio Emanuele II
Rif. Tètras Lyre Alpe Chanté
Praviou
Lavassey
Testa di Montcorvé
2869 m
5
5
5A
1A
1A
2
2
1
1
4
4
2A
2A
10A
10A
5A
5A
315314
Sentieri d’autore l Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta
Ignorata la traccia che si dirige a nord verso la
Côte Savolère, per poi biforcarsi in direzione
dell’Alpe Montandayné o del Passage de Grand
Neyron (segnavia 5A e 10A), si ritorna al bivio
incontrato poco a valle del rifugio, si supera il
Torrent de Côte Savolère grazie a un ponticello
e si iniziano a seguire i segnavia del sentiero
1A in direzione del Rifugio Vittorio Emanue-
le II (cartelli). Superati i depositi morenici del
Ghiacciaio di Laveciau, si affrontano numerosi
saliscendi, immersi in un affascinante ambiente
di alta montagna, dove si alternano rocce mon-
tonate, antichi e “nuovi” depositi morenici, af-
fidando molto spesso l’orientamento non solo
ai segnavia gialli ma anche agli ometti in pietra.
Lungo tutto il tragitto è molto alta la probabilità
di incontrare camosci, stambecchi, marmotte e
vedere volteggiare il corvo imperiale, l’aquila
reale e il gipeto. Aggirata la dorsale della Tête
de Montcorvé si perde quota per poi ricomin-
ciare a risalire verso la conca del Ghiacciaio di
Montcorvé. Ormai ai piedi dell’edifico, ci si ri-
congiunge al sentiero 1 proveniente da Pont e si
raggiunge il Rifugio Vittorio Emanuele II (2719
m, 5 h), dominato dall’estremità rocciosa della
cresta ovest della Becca di Moncorvé e magni-
fico punto panoramico sulla calotta glaciale del
Ciarforon, la piramide rocciosa della Becca di
Monciair, che copre in parte il seghettato pro-
filo dei Denti del Broglio, e sulla piccola catena
formata dalle Punte Fourà. Ai piedi del rifugio si
trova inoltre il piccolo Lac de Montcorvé, situa-
to ai piedi della morena formata dall’omonimo
ghiacciaio. Il rifugio più antico, eretto nel 1884
su una preesistente casa reale di caccia, è sta-
to affiancato da una nuova struttura costruita a
partire dal 1933 e conclusa nel 1961.
Senza possibilità di errore si imbocca il sentie-
ro 1 che inizia a scendere verso il fondovalle
(cartelli e indicazioni per Pont). Ammirando
ancora per molto tempo le vette del Ciarforon,
della Becca di Monciair, dei Denti del Broglio e
la testata della Valsavaranche, chiusa dalle tur-
rite sagome delle Punta Fourà, si segue l’antica
mulattiera reale che compie numerosi tornanti.
Giunti alle rovine dell’Alpe Chanté (2372 m,
5,40 h), la vegetazione inizia a farsi più fitta e,
superata un’impetuosa cascata, un ultimo tratto
di discesa nel bosco deposita sul fondovalle del
Torrente Savara, in corrispondenza del Rifugio
Tètras Lyre (1991 m, 6,10 h). Svoltando a destra
si segue una comoda strada sterrata e, in mo-
derata discesa, si raggiunge il ponte sul torrente
e il grande parcheggio di Pont (1952 m, 6,20
h). Da qui si può ritornare al punto di partenza
usufruendo dei mezzi pubblici. In alternativa si
deve percorrere la strada asfaltata (circa 2,5 km)
in discesa fino a ritornare al punto di partenza di
Praviou (6,50 h).
Chabod (cartelli). Con numerosi, brevi e rego-
lari tornanti, si guadagna quota tra i larici fino a
uscire dalla vegetazione in corrispondenza del
Casotto PNGP di Lavassey (2194 m, 1 h).
Ignorato a sinistra il sentiero 5A, si mantiene la
destra (segnavia 5) e si continua a salire restando
a destra della Côte Savolère, procedendo tra pa-
scoli cosparsi di massi e cespugli di rododendro,
mentre progressivamente emergono, in manie-
ra spettacolare, i profili di roccia e ghiaccio della
Becca di Montandayné, del Piccolo Paradiso, del
Gran Paradiso e della Becca di Moncorvé. Con
pendenza costante si guadagna quota avvicinan-
dosi progressivamente al corso del Torrente Côte
Savolere, per poi costeggiarlo per un breve tratto
fino al bivio con il sentiero 1A, proveniente dal
Rifugio Vittorio Emanuele II. Ignorata momen-
taneamente quest’ultima traccia si mantiene la
sinistra e si compie un ampio tornante, seguito
da un’altra svolta a destra, che deposita sulla
morena su cui sorge il Rifugio Chabod (2710
m, 2,40 h), affacciato sulle pareti nord delle già
citate cime e sui ghiacciai di Montandayné e di
Laveciau. Il rifugio situato sulla Côte Savolère,
ai piedi del Ghiacciaio di Laveciau, costruito nel
1985, è dedicato a Federico Chabod (Aosta 1901,
Roma 1960), storico, professore universitario,
partigiano, politico e alpinista, una delle figure
fondanti della storia contemporanea valdostana.
Oltre all’impegno politico e intellettuale (che lo
resero uno degli storici italiani più importanti del
XX secolo), Federico Chabod si dedicò, in giova-
ne età, anche a un’intensa attività alpinistica, con
alcune prime salite: Punta Judith (con Michele
Baratono, prima assoluta, 12 giugno 1921), cre-
sta sud della Dent d’Hérens (con Erasmo Bariso-
ne, 1921), cresta ovest della Becca Guin (con Mi-
chele Baratono e Mario Schiagno, 1922), Tours
de Notre Dame (con Michele Baratono, prima
assoluta, 1 settembre 1924).
Alpinismo in Valle d’Aosta l Rif. Chabod e Rif. Vittorio Emanuele
Luci del tramonto su Becca di Montadayné, Piccolo Paradiso e Gran Paradiso.
L’ampio sentiero che sale verso il Rifugio Chabod.
341340
Sentieri d’autore l Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta
Questo lungo itinerario ad anello consente di
camminare una giornata intera in ambienti
isolati e affascinanti, toccando in successio-
ne tre punti d’appoggio molto diversi tra loro
per storia e caratteristiche: il Rifugio Cuney
affianca infatti lo storico omonimo santuario,
perpetuando la secolare tradizione di ospitali-
tà che qui veniva fornita ai pellegrini nei secoli
passati; il Bivacco Reboulaz è invece un punto
d’appoggio non gestito costruito come un’ac-
cogliente piccola casa di pietra e legno sulle
sponde del Lac de Luseney mentre il Rifugio
Magià è uno degli ultimi nati tra i rifugi valdo-
stani, inaugurato nel 2016 e posizionato lungo
la strada poderale che risale la testata della
Valle di Saint Barthélemy.
ACCESSO
Da Aosta si segue la SR13 della Valle di Saint
Barthélemy fino a Lignan, dove si trova l’osser-
vatorio astronomico. Da qui si seguono le indi-
cazioni per Perliod e, poco prima di giungere
alla frazione, si lascia l’auto nel grande parcheg-
gio dell’area pic-nic che precede il minuscolo
abitato.
ITINERARIO
Dal parcheggio di Porliod si seguono le indica-
zioni per il Rifugio Cuney (segnavia 11B e 11C),
si sale su un’ampia traccia fino a un alpeggio
(Larset damon) e, poco prima di raggiungere il
soprastante punto di ristoro, si svolta a sinistra
proseguendo su sentiero verso il soprastante
Bois de Fontaney. Dopo aver intersecato un
tornante della strada poderale che collega Por-
liod agli alpeggi di Tsa de Fontaney, si esce dalla
vegetazione e si procede tra ampi pascoli fino
a un bivio (2234 m, 1 h), dove ci si ricollega al
sentiero 11 proveniente da Lignan. Proseguen-
do diritto verso il Col Salvé e il Rifugio Cuney
(cartelli), si attraversano i prati in moderata
salita (tutto questo settore presenta notevoli
problemi di orientamento in caso di scarsa vivi-
bilità) e si giunge all’allungato fabbricato di Tsa
de Fontaney (2307 m, 1,10 h).
Continuando a camminare su terreno aperto si
prosegue verso il Col Salvé, si aggira una piccola
pozza d’acqua e si giunge ai piedi del modesto
valico. Ignorata a destra la possibile deviazione
per il Monte Morion (segnavia 11D), si man-
tiene la sinistra e si raggiunge senza difficoltà
il Col Salvé (2569 m, 1,40 h), dove si trova una
piccola croce in legno e da dove la vista si spa-
lanca sulla severa sagoma rocciosa della Ermite
de Cuney.
Rifugi e bivacchi fissi in Valle d’Aosta l Rif. Cuney, Biv. Reboulaz e Rif. Magià
RIF. CUNEY, BIV. REBOULAZ E RIF. MAGIÀ
Seguendo la storia di rifugi e bivacchi
SOTTOSEZIONE: Alpi del Weisshorn e del
Cervino
VALLE: Valle di Saint Barthélemy
PARTENZA: Porliod (1882 m)
QUOTA MIN E MAX: 1882 m, 2780 m
DISLIVELLO: 1570 m
LUNGHEZZA: 21,2 km
TEMPO: 7,20 h
DIFFICOLTÀ: EE
PUNTI DI APPOGGIO: Rif. Cuney,
Biv. Reboulaz, Rif. Magià
ACQUA: Santuario di Cuney
PERIODO CONSIGLIATO: luglio-ottobre
MOMENTO CONSIGLIATO: tutto il giorno
FAMIGLIA: >10
CARTOGRAFIA: Valle Centrale - Saint Bar-
thélemy - Saint Marcel - Val Clavalité, Carta
dei sentieri n. 13, 1:25.000, L’Escursionista
editore
Rifugio e Santuario di Cuney.
10.3
Col Salvé
)(
Col Terray
)(
Tsa de Fontaney
Porliod
Santuario
di Cuney
Rif. Cuney
Rif. Magià
Champlaisant
Praz de Verney
Praz
Biv Reboulaz
Lac de
Luseney
10A
11C
11
11
11
12
15
15
13A
13
13B
1B
12
12
17
17
1
1
1C
11B
11
13
13
14
14
14
1
12
1C
11D
Mont Morion
2711 m
Pointe Montagnayes
3049 m
343342
Sentieri d’autore l Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta
erba, placche e detriti su un sentiero a tratti esile
ma mai veramente esposto, aggirando la costo-
la rocciosa orientale della Punta Montagnaya.
Perdendo ancora quota verso il successivo cola-
toio, si ignora a destra il sentiero 15, che scende
nuovamente verso Praz Terrey e il Rifugio Ma-
già, e si riprende a salire in traverso fino al Col
Terray (2780 m, 4,10 h).
Una ripida ma breve discesa (prestare attenzio-
ne in presenza di terreno bagnato) consente di
perdere quota verso la sottostante conca del
Lac de Luseney. Tra placche e detriti si procede
ora con pendenza meno accentuata (assecon-
dando con attenzione segnavia e ometti, molto
utili in caso di visibilità non ottimale), si supe-
rano le rovine degli alpeggi di Luseney (2606
m) e si arriva sulle sponde del Lac de Luseney
(2576 m), dominato dalla Becca di Luseney. At-
traversato l’emissario si giunge senza difficoltà
al Bivacco Reboulaz (2575 m, 4,40 h), inau-
gurato nel 1993 e quindi già costruito con una
concezione “contemporanea”, molto diversa da
quella delle storiche strutture in lamiera.
Ignorato a sinistra il sentiero che sale verso il Col
Livourneaz (segnavia 13), si continua a seguire
a destra il tracciato dell’Alta Via (cartelli) fino a
raggiungere poco dopo un altro crocevia (4,50
h). Questa volta si abbandonano i triangoli gialli
del trekking e si piega a destra in direzione di
Praz (segnavia 13, indicazioni sempre presen-
ti). Una breve ma ripida picchiata conduce ad
alcune rovine di alpeggi (Les Crottes, 2389 m).
Procedendo sulla sinistra orografica del Torrent
de Saint Barthélemy si perde quota fino al cro-
cevia (2189 m, 5,10 h) con la flebile traccia del
sentiero 1 che si dirige sempre verso Praz ma
procedendo a mezzacosta sotto alle estreme
propaggini di Cima Bianca. Continuando invece
a seguire il segnavia 13 (cartelli), si continua a
seguire il corso del torrente fino a mettere pie-
de su una strada poderale poco a monte di un
ponte. Ignorata la sterrata che piega a gomito in
Con alcuni saliscendi si superano piccole con-
che e modesti dossi erbosi giungendo a un bi-
vio. Ignorato il sentiero 11A (coincidente anche
con l’Alta Via n. 1) che si dirige a sinistra (ovest)
verso il Col de Chaléby e tralasciato il sentiero
11C che svolta a destra (est) verso Porliod, si ar-
riva pochi minuti dopo a un altro crocevia, que-
sta volta con la traccia che conduce all’attacco
del sentiero attrezzato del Passet (2547 m, 2 h).
Ignorata anche quest’ultima possibile deviazio-
ne, si prosegue verso il Rifugio Cuney seguendo
frecce, segnavia e triangoli gialli. Costeggiando
la cresta nord-orientale della Becca Fontaney
(dove corre appunto il sentiero del Passet) si
giunge ai piedi del risalto che sostiene la conca
che ospita il santuario e il rifugio. Piegando a si-
nistra si sale tra placche, rocce ed erba giungen-
do al Santuario di Cuney, affiancato dall’omo-
nimo rifugio (2656 m, 2,40 h). L’edificio sacro
risale alla metà del XVII secolo (secondo l’Abbé
Henry al 1650) ma è stato ricostruito nelle for-
me attuali nel 1869. Le pareti interne sono quasi
interamente ricoperte di ex-voto dipinti (in gran
parte risalenti al XIX secolo). Il santuario è meta
di tre processioni, che convergono qui da Saint
Barthélemy, da Torgnon e da Bionaz, il 5 agosto
di ogni anno. Il vicino piccolo Rifugio Cuney
è stato inaugurato nel 1994 e si inserisce nella
tradizione di ospitalità che questo luogo pos-
siede almeno dall’inizio del XX secolo quando
è documentato con certezza un ricovero per il
pellegrini.
Tralasciato il sentiero 11 che
permette di raggiungere la
vetta della Becca Fontaney,
si prosegue verso est sul
tracciato dell’Alta Via n. 1
in direzione del Bivacco Re-
bulaz (cartelli). Scendendo
lungo il corso del Torrent
de Cuney si giunge al bivio
(quota 2572 m, 2,50 h) con
il sentiero 12 che permette
di raggiungere il sottostante
Rifugio Magià. Per chi giun-
ge qui già affaticato è pos-
sibile chiudere un anello
più breve raggiungendo il
già citato rifugio per questa
via (1 h) e da lì chiudere l’a-
nello seguendo il percorso
descritto successivamente.
Mantenendo invece dire-
zione e segnavia si sale tra
Rifugi e bivacchi fissi in Valle d’Aosta l Rif. Cuney, Biv. Reboulaz e Rif. Magià
0 4 6 21,28 10 12 14 18162
2000
2400
1800
2200
2600
2800
Tsa de
Fontaney
Rif. Magià
Lac de Luseney
Col TerraySantuario di Cuney
In vista del Santuario di Cuney, sovrastato dalle vette della Bec du Merlo,
della Petite Bec du Merlo e dell’Ermite de Cuney. Uno dei laghetti a valle del Santuario di Cuney.
344
Sentieri d’autore l Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta
SOTTOSEZIONE: Alpi del Monte Rosa
VALLE: Valle di Gressoney
PARTENZA: Stafal (1822 m)
QUOTA MIN E MAX: 1822 m, 3585 m
DISLIVELLO: 1824 m
LUNGHEZZA: 15 km
TEMPO: 8,40 h
DIFFICOLTÀ: EE
PUNTI DI APPOGGIO: Rif. Quintino Sella
ACQUA: Stafal
PERIODO CONSIGLIATO: luglio-settembre
MOMENTO CONSIGLIATO: tutto il giorno
FAMIGLIA: >10
CARTOGRAFIA: Alte valli d’Ayas e del
Lys - Monte Rosa, Carta dei sentieri n. 8,
1:25.000, L’Escursionista editore
Ultimo ometto prima dell’arrivo
al Rifugio Quintino Sella.
Rifugi e bivacchi fissi in Valle d’Aosta l Rifugio Quintino Sella
RIFUGIO QUINTINO SELLA
Nel regno dell’alta quota
10.4
direzione degli alpeggi di Praz Terray (segnavia
15) si segue la strada principale e si giunge ai
piedi del Rifugio Magià (2005 m, 5,40 h), inau-
gurato nel 2016 e situato a fianco degli alpeggi
de La Servaz.
Proseguendo sulla sterrata, si segue fedelmente
il corso del torrente e poi, in corrispondenza di
un crocevia di sterrate, si tralascia quella princi-
pale a sinistra e anche un’altra mulattiera che
sale verso la località Vayoux e si prosegue diritto
tra i prati, superando ancora una volta il corso
del torrente grazie a un ponticello e giungendo
così all’Oratorio intitolato alla Visitazione (1924
m, 6,10 h) e agli alpeggi Champlaisant.
Messo piede nuovamente su una stradina, si
ignorano i segnavia del sentiero 1B che piega
a sinistra verso Pierrey e subito dopo si tralascia
anche la traccia che prosegue diritta verso Praz
(segnavia 13 e 14) mantenendo in ambedue i
casi la destra, proseguendo in direzione di Praz
e di Porliod. Un breve tratto in salita consente
di rimettere piede sulla poderale abbandona-
ta precedentemente (dal Rifugio Magià si può
giungere in questo punto anche seguendo
fedelmente la sterrata) e la si segue per un
lungo tratto, tra una vegetazione abbastanza
rada, superando alcuni alpeggi (Champ com-
bre, Nouva). Giunti a un ennesimo crocevia,
in prossimità della località Praz de Verney, si
ignora a sinistra la possibile deviazione per Praz
(segnavia 17) e si continua a camminare sulla
strada poderale (segnavia 14, indicazioni sem-
pre presenti) fino a giungere a Porliod e subito
dopo al punto di partenza (7,20 h).
Il Bivacco Reboulaz.
Arrivo al Col Terray.
345

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Escursionismo consapevole in Valle d'Aosta

  • 1. 2 Sentieri d’autore l Escursioni tra Brenta e Paganella collanasentierid’autore 29 29 Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta Escursionismoconsapevole inValled’Aosta ideaMontagna editoria e alpinismo ideaMontagna editoriaealpinismo हरिगलासष्रव MADE WITH SOLAR ENERGY
  • 2. 76 Sentieri d’autore l Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta l Indice • Introduzione 5 • Carta generale 10 • Struttura del libro 12 • Guida alla consultazione 12 • Come arrivare 15 • Informazioni e numeri utili 15 • In caso di emergenza: come effettuare una chiamata d’emergenza 16 • Bibliografia 17 • Ringraziamenti 17 UNO • LA VALLE: INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, VALLI E GRUPPI MONTUOSI 19 • Una regione naturalmente alpina 20 • L’asse della Dora Baltea e i suoi affluenti 20 • I gruppi montuosi 22 • Alpi della Grande Sassière e del Rutor 22 • Alpi del Gran Paradiso 24 • Catena del Monte Bianco 27 • Alpi del Grand Combin 30 • Alpi del Weisshorn e del Cervino 32 • Alpi del Monte Rosa 34 • Alpi Biellesi e Cusiane 39 • Bibliografia 39 1.1 • TÊTE DE LICONY (TESTA DI LICONY) - Da Morge per il Vallon de Licony 40 1.2 • PUNTA TERSIVA - Via Normale per il Vallon de Tessonet 44 1.3 • BECCA DI NONA - Da Chamolé per Le Gran Sax 49 1.4 • MONTE ZERBION - Da Barmasc per il Col Portola 52 DUE • LA STORIA GEOLOGICA DELLA VALLE D’AOSTA 55 • Come si sono formate le montagne della Valle d’Aosta: uno scontro tra Titani 56 • La cicatrice della Valle d’Aosta 57 • Le rocce della Valle d’Aosta, quali sono e dove trovarle 59 • Bibliografia 65 2.1 • COL DE LA SEIGNE - Lungo il Fronte Pennidico 66 2.2 • MINIERE COLONNA E MONT CREYA - Il passato geologico e minerario della Valle di Cogne 71 2.3 • MOTTA DI PLETÉ OCCIDENTALE - Onde oceaniche davanti allo scoglio del Cervino 75 2.4 • BARMET DI DONNAS - Un viaggio nel tempo della Terra e dell’uomo 79 TRE • UNA STORIA DI GHIACCIO E DI ACQUA 83 • Manuale a cielo aperto 86 • Il grande Ghiacciaio Balteo 88 • Le variazioni in epoca storica 89 • Tra scienza e storia: l’esemplare caso del Ghiacciaio del Rutor 89 • Il ritiro dei ghiacciai dalla Piccola Età Glaciale a oggi 91 • Un percorso tra i ghiacciai della Valle d’Aosta 94 • Fiumi e laghi, figli dei ghiacciai 97 • Specchi del cielo e delle montagne della Valle 98 • Torbiere e zone umide 101 • Bibliografia 101 3.1 • COL DE PLANAVAL - Un entusiasmante sentiero didattico 101 3.2 • LAC DE GOLETTA E BECCA DELLA TRAVERSIÈRE - Un paesaggio in trasformazione 108 3.3 • LAC MORT - Le forme dell’acqua 113 3.4 • LAC BLEU E RIFUGIO MEZZALAMA - Passato e presente dei ghiacciai 116 QUATTRO • AMBIENTI, FLORA E FAUNA IN VALLE D’AOSTA 121 • I piani altitudinali: dal fondovalle della Dora alle nevi perenni 123 • Flora, uno scrigno di colori 126 • Fauna, dallo stambecco al gipeto 136 • Bibliografia 148 4.1 • MONT DE LA SAXE - Una distesa di colori ai piedi del Monte Bianco 150 4.2 • COL FÊNETRE - Dai larici monumentali al regno della flora alpina 154 4.3 • COL ENTRELOR - Le continue sorprese dei piani altitudinali 157 4.4 • CASOLARI DELL’HERBÉTET E BIV. LEONESSA - Alle soglie dell’alta quota 161 CINQUE • ATTRAVERSO I SECOLI 165 • Il cammino della storia in Valle d’Aosta 166 • La preistoria 166 • L’Età del Ferro, Celti e Salassi 167 • La Valle d’Aosta Romana 168 • L’Alto Medioevo 170 • Potere centrale e signorie locali 173 • Dal Rinascimento all’Età dei Lumi 176 • Dall’epoca napoleonica all’età contemporanea 178 • Bibliografia 180 5.1 • LAC D’ARPY E COL DE LA CROIX - Le antiche fortificazioni della Valle 181 5.2 • MONTE TANTANÉ - Un villaggio dell’Età del Ferro con vista sul Cervino 185 5.3 • GEOSITO PONTE ROMANO-MONT TSAILLEUM - Millenni di storia alle porte di Saint Vincent 189 5.4 • TÊTE DE COU - Dall’antico Santuario di Machaby alle linee di difesa di Bard 193 SEI • IDENTITÀ E TRADIZIONE NEL CUORE DELL’EUROPA 199 • La base identitaria: la lingua 200 • Il patois, la lingua del quotidiano 200 • I Walser 201 • La protezione dei santi 202 • San Martino, primo patrono della Vallée e la sua sfida con il diavolo 202 • Sant’Orso, il suo prato, la sua collegiata e la sua fiera 203 • San Grato e la Magna Legenda 204 • I ritmi sacri delle stagioni e le processioni ai santuari mariani 205 • Le forze delle natura diventano demoni 206 • I cambiamenti climatici diventano punizioni divine 207 • Le paure e le speranze dietro una maschera: il carnevale 208 INDICE
  • 3. 98 Sentieri d’autore l Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta • Veillà e désarpa, nel cuore della tradizione 209 • La Bataille des Reines 209 • Gli sport regionali 210 • Bibliografia 210 6.1 • LAC DE SAINT GRAT - Sulle orme del santo protettore della Valle 211 6.2 • MONT DE VERTOSAN E MONT FLASSIN - Il vallone delle Reines 214 6.3 • PUNTA CHALIGNE - Un rito antico di 400 anni 217 6.4 • LAC MISERIN - Lungo il Chemin du Roi fino al Santuario di Notre Dame de la Niege 221 SETTE • LA GESTIONE DEL TERRITORIO 225 • La creazione di un paesaggio culturale 226 • L’acqua bene prezioso: i rus 226 • L’acqua fonte di energia: le centrali elettriche 227 • I boschi 228 • Le coltivazioni 229 • I pascoli e l’allevamento 230 • Gli usi collettivi 233 • Il controverso rapporto con lo sviluppo turistico 233 • Il passato minerario 235 • Bibliografia 235 7.1 • COL DE L’AROLLA - Pascoli e silenzi nei valloni di Bardoney e di Valeille 236 7.2 • VALLON DE SAINT MARCEL - Dal passato minerario agli alpeggi 240 7.3 • RU DOU PAN PERDU - L’acqua come risorsa vitale 244 7.4 • VALLONE DI SAN GRATO - Nel cuore delle vallate Walser 248 OTTO • TUTELA E PROTEZIONE AMBIENTALE 253 • Le aree protette in un regno della natura 254 • Gran Paradiso, il primo parco nazionale istituito in Italia 255 • Il Parco Naturale Regionale del Monte Avic 257 • Le Riserve Regionali, piccoli grandi scrigni di biodiversità 258 • Gli altri siti della Rete Natura 2000 260 • I giardini botanici 261 • Siti della rete VIVA 262 • Bibliografia 264 8.1 • MONT PAILASSE - Sulle tracce dell’aquila reale e dei camosci in Val di Rhêmes 265 8.2 • PLAN DE NIVOLET - Nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso 268 8.3 • GRAND LAC - I grandi laghi nel Parco Naturale del Mont Avic 272 8.4 • COL DE LA BARMA - Natura e storia nella Riserva del Mont Mars 276 NOVE • ALPINISMO IN VALLE D’AOSTA 281 • I primordi 282 • Horace Bénédict de Saussure e la conquista del Monte Bianco 284 • La fondazione della Società delle Guide di Courmayeur e la creazione del Club Alpino Italiano 286 • Il Cervino 287 • La seconda metà del XIX secolo: le grandi vie dei pionieri e l’avvio dell’alpinismo invernale 289 • Alpinismo senza guide 290 • Le direttrici di uno sviluppo 292 • La grande stagione delle pareti nord 293 • Alpinisti valdostani 294 • Il secondo dopoguerra e Walter Bonatti 295 • La contemporaneità 296 • Le cime della Valle d’Aosta e le prime salite 298 • Bibliografia 304 9.1 • RIFUGIO BOCCALATTE-PIOLTI - Sulle tracce di Edward Whymper 305 9.2 • MONT CRAMMONT - Il balcone sul Monte Bianco di De Saussure 308 9.3 • RIF. CHABOD E RIF. VITTORIO EMANUELE - Ai piedi del 4000 più frequentato sulle orme dei pionieri 312 9.4 • CROIX DE CARREL - Da Cervinia 316 DIECI • RIFUGI E BIVACCHI FISSI IN VALLE D’AOSTA 321 • Gli antenati dei rifugi 322 • Le prime strutture sulle montagne della Valle 323 • Il rifugio della regina 325 • A ogni valle il suo rifugio 326 • Vicende tormentate e favole a lieto fine 327 • Un nuovo rinascimento dei rifugi valdostani 327 • I primi bivacchi fissi delle Alpi 329 • Tra tradizione e alta tecnologia 330 • Bibliografia 332 10.1 • RIFUGIO DEGLI ANGELI - Il rifugio rinato dalle sue ceneri 333 10.2 • BIVACCO REGONDI - Un piccolo chalet sotto al Mont Gelé 337 10.3 • RIF. CUNEY, BIV. REBOULAZ E RIF. MAGIÀ - Seguendo la storia di rifugi e bivacchi 340 10.4 • RIFUGIO QUINTINO SELLA - Da Stafal 345 UNDICI • VALLE D’AOSTA, TERRA DI SENTIERI 353 • Una lunga linea gialla attraverso valli e montagne 354 • Vernice gialla, triangoli e rombi 354 • Le Alte Vie 356 • Intorno al Gigante: il Tour Mont Blanc 357 • Cervino, Gran Combin e Monte Rosa 358 • Altri trekking 358 • La Via Francigena 359 • Le ferrate 360 • Bibliografia 361 11.1 • ARP GIUÉ DESOT E ARP NOUVA DI MEITEN - Il Tour Mont Blanc in Val Ferret 362 11.2 • COL LAUSON - Il punto più alto delle Alte Vie della Valle d’Aosta 366 11.3 • RIFUGIO AOSTA - Sentieri in movimento 370 11.4 • CORNO VITELLO - Frecce gialle oltre 3000 metri 373 ITINERARI PER SOTTOSEZIONI 378 ITINERARI PER VALLE 380 ITINERARI PER DIFFICOLTÀ 382 l Indice
  • 4. 1110 Sentieri d’autore l Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta l Carta generale PRÉ-SAINT-DIDIER LA THUILE PONT SERRAND )( PICCOLO SAN BERNARDO )( GRAN SAN BERNARDO SURRIER RHÊMES NOTRE DAME DEGIOZ LILLAZ BARD VERRÈS BRUSSON MONTJOVET ANTAGNOD CHAMPOLUC SAINT JACQUESVALTOURNENCHE FÈNIS SAINT MARCEL VALPELLINE GIGNOD SAINT RHEMY EN BOSSES DZOVENNOZ PRARAYER ANTEY-SAINT-ANDRÈ BREUIL-CERVINIA SAINT VINCENT CHÂTILLON ARNAD GABY ISSIME FONTAINEMORE GRESSONEY-SAINT-JEAN GRESSONEY-LA TRINITÉ STAFFAL VALNONTEY COGNE CHAMPORCHER PONT-SANT-MARTIN PLANAVAL VALGRISENCHE AVISE INTRO SAINT PIERRE PILA COURMAYEUR MORGEX ENTREVES Mont Dolent AOSTA Grande RochèreVal Ferret Valeille Valpelline Monte Fallere Grand Golliaz Grande Tête de By Tête Blanche Dent d’Hérens Cervino Polluce Punta Gnifetti Piramide Vincent Punta Tre Vescovi Mont Mars Mont Zerbion Mont Nery Mont Avic Punta Tersiva Mont Emilius Rosa dei Banchi Gran Paradiso Herbetet Ciarforon Becca di Monciair Granta Parei Grande Sassiére Rutor Grivola Castore Lyskamm Breithorn Occidentale Breithorn Orientale Mont Morion Becca de Viou Grandes Jorasses Monte Bianco Pointe Léchaud Dômes de Miage Grand Assaly Mont Paramont Aiguilles des Trélatête Mont Maudit Dente del Gigante Dora Baltea Dora Baltea Val Veny Valle di Co gneValno n tey Valtournenche VallediGressoney Vald’Ayas Valle di Champorcher Valle di L aThuile Valle del Gran San Bernar do Valsavaranche ValdiRhêmes Valgrisenche 1.1 4.4 4.3 4.2 11.4 11.3 11.2 11.1 10.4 10.3 10.2 10.1 9.4 9.3 9.2 9.1 8.48.3 8.1 8.2 7.4 7.3 7.2 7.1 6.4 6.2 6.3 6.1 5.4 5.3 5.2 5.1 4.1 3.4 3.3 3.2 3.1 2.4 2.3 2.2 2.1 1.2 1.4 1.3
  • 5. Tre l Una storia di ghiaccio e di acqua 8584 I primi venti ghiacciai valdostani per estensione (dato 2015) Nome Estensione (km²) Sottosezione (SOIUSA) Miage 10,47 Monte Bianco Lys 9,58 Monte Rosa Rutor 8,29 Grande Sassière-Rutor Verra Grande 6,6 Monte Rosa Grandes Murailles 6,31 Weisshorn-Cervino Brenva 5,77 Monte Bianco Tribolazione 5,07 Gran Paradiso Gilairetta-Vaudet 3,68 Grande Sassière-Rutor Triolet 3,61 Monte Bianco Ventina-Tzere 3,56 Monte Rosa Lex Blanche 3,32 Monte Bianco Tsa de Tsan 3,27 Weisshorn-Cervino Prè de Bard 3,02 Monte Bianco Soches-Tsanteleina 2,77 Grande Sassière-Rutor Money 2,66 Gran Paradiso Trajo 2,23 Gran Paradiso Verra Piccolo-Castore 2,10 Monte Rosa Frébouge 2,07 Monte Bianco Goletta 1,74 Grande Sassière-Rutor Lavacieu 1,55 Gran Paradiso La Valle d’Aosta, come ha rilevato il Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani pubblicato nel 2015 (con poche variazioni rispetto a quello eseguito dalla Regione), possiede ben 192 ghiacciai (6 vallivi, 142 montani e 44 glacionevati), che costituiscono il 36,10% dell’intera superficie glaciale italiana e, per numero, il 21,2% dei ghiacciai italiani. La Valle è la regione con la maggiore estensione glaciale d’Italia e la seconda per numero di ghiacciai censiti dietro la Lombardia. Cinque dei dieci maggiori ghiacciai italiani si trovano in Valle d’Aosta. Ma oltre ai numeri, si può dire che questa piccola regione alpina sia interamente “figlia dei ghiacci”, perché quasi completamente mo- dellata dalle variazioni delle masse glaciali che si sono succedute da milioni di anni fa fino alla Piccola Età Glaciale e che proseguono fino ad oggi. La stessa presenza umana in Valle è stata da sempre profondamente condizionata dai mutamenti climatici e dalle trasformazioni delle coltri glaciali. Conseguenza diretta della storia glaciale della Valle d’Aosta è anche lo stretto rapporto della regione con l’acqua (fiumi, torrenti e laghi) anch’essa parte integrante del paesaggio ma anche fondamento, limite e risorsa della vita vegetale, animale e umana tra queste montagne. I primi dieci ghiacciai italiani per estensione (dato 2015) Nome Estensione (km²) Regione Adamello-Mandrone 16,44 Lombardia Forni 11,34 Lombardia Miage 10,47 Valle d’Aosta Lys 9,58 Valle d’Aosta Malavalle 8,71 Trentino-Alto Adige Rutor 8,29 Valle d’Aosta Verra Grande 6,6 Valle d’Aosta Grandes Murailles 6,31 Valle d’Aosta Solda 5,99 Trentino-Alto Adige Lobbia 5,86 Trentino-Alto Adige UNA STORIA DI GHIACCIO E DI ACQUA In cammino sul Ghiacciaio del Lys.
  • 6. Otto l Tutela e protezione ambientale 255254 Sentieri d’autore l Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta Gran Paradiso, il primo parco nazionale istituito in Italia Constatata l’esigua popolazione superstite di stambecchi, nel 1821 Carlo Felice emanò le cosid- dette Patenti Reali, che vietavano, se non al sovrano, la caccia allo stambecco. Questo decreto, non motivato certamente da sensibilità naturalistiche e conservative ma unicamente utilitaristi- che, dato il grande prestigio della preda venatoria, consentì alla stambecco di sopravvivere nelle Alpi Occidentali e di evitare la totale estinzione. Si può affermare che la storia della protezione ambientale sulle Alpi e della lenta costruzione del Parco Nazionale del Gran Paradiso, nasca paradossalmente proprio da questa attenzione per la caccia dei sovrani sabaudi. Quest’ultimi, negli anni successivi, accrebbero la loro attenzione per queste valli proprio a causa dell’alto numero di stambecchi presenti. Nel 1850, Vittorio Emanuele II, che allora era ancora Re di Sardegna ma che diverrà Re d’Italia nel 1861, incuriosito dai racconti del fratello Fernando che si era recato a caccia in Valle di Cogne in occasione di una sua visita alle miniere, raggiunse per la prima volta la Valle di Champorcher, valicò l’omonima Fenêtre e scese in Valle di Cogne, dove uccise il suo primo stambecco e si rese conto dell’enorme potenziale venatorio di quest’area. Nel 1856, il re Vittorio Emanuele II dichiarò queste montagne riserva reale di caccia, creando un corpo di guardie specializzate e facendo costruire, tra il 1861 e il 1874, una rete di mulattiere di quasi 300 chilometri che si sviluppavano tra Valsavaranche, Valle di Cogne e Valle di Champor- cher e che, in parte, si possono ammirare e percorrere ancora oggi. Il sovrano individuò anche numerose postazioni dove collocare accampamenti fissi, prima costituiti da tende e in seguito so- stituiti da vere e proprie “case di caccia”, che fungevano da “campi base” per le battute di caccia. Molti di questi edifici sono ancora conservati, quasi sempre riconvertiti a “case per escursionisti Le aree protette in un regno della natura La storia della protezione ambientale in Valle d’Aosta è fatta, come spesso accade, di luci e om- bre. Se la Vallée, insieme al Piemonte, ha visto nascere tra le sue valli il primo parco nazionale italiano, si sono dovuti attendere quasi settant’anni da quel fatidico 1922, per la creazione del primo (e ancora unico) parco regionale, quello del Monte Avic, istituito nel 1989. Le aree protette della Valle coprono comunque 43.266 ettari, pari al 13,2% della superficie re- gionale, una percentuale poco superiore alla media nazionale (10,2%), ma relativamente bassa se si pensa all’enorme patrimonio naturalistico, paesaggistico e geologico della regione. Consi- derando tutte le aree facenti parte della Rete Natura 2000 si arriva però al 30,3% della superficie regionale, dato percentuale inferiore in Italia sono a quello dell’Abruzzo. Significativo è che le aree suddette sono state quasi tutte individuate negli ultimi due decenni, segno evidente di una decisa tendenza a una maggiore consapevolezza e di una mutata sensibilità al tema della protezione ambientale a tutti i livelli. In questa direzione si colloca anche la creazione (2013) del marchio VIVA-Valle d’Aosta unica per Natura, che ha lo scopo di valorizzare e promuovere la fruizione di tutte le aree protette regionali nel loro complesso e in maniera eco-sostenibile e consapevole. Un’evoluzione quindi assolutamente positiva, che lascia intravedere positivi sviluppi, ma che si è confrontata negli anni anche con il naufragio di alcuni importanti progetti, primo tra tutti quello dell’Espace Mont Blanc. Nel 1988 infatti i ministri dell’ambiente di Italia, Francia e Svizzera firmarono la Dichiara- zione di Locarno, dove davano il loro sostegno all’idea di un “Parco internazionale del Monte Bianco”. Si avviò da quel momento una lunga serie di incontri, concertazioni e scambi di idee e di proposte tra tutte le istituzioni, le comunità e i soggetti coinvolti. L’idea di un Parco naturale fu progressivamente accantonata e si tramutò “soltanto” nella creazione di una Cooperazione trasfrontaliera, che coinvolge 35 comuni in quattro regioni alpine, Savoia e Alta Savoia in Francia, Valle d’Aosta in Italia e Vallese in Svizzera, ponendosi come obiettivo lo sviluppo e il sostegno di progetti in vari ambiti in un’ottica sostenibile. TUTELA E PROTEZIONE AMBIENTALE Veduta dall’alto della testata del Plan de Nivolet chiuso dalle cime del gruppo del Gran Paradiso. Giovane stambecco. La storia della protezione ambientale in Italia nasce proprio dalla salvaguardia di questo animale (foto Maurizio Brini).
  • 7. 313312 Sentieri d’autore l Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta Il Gran Paradiso è uno dei 4000 più frequentati delle Alpi, costituendo per molti il primo ap- proccio all’alpinismo su ghiacciaio e al mondo dell’alta montagna. Questo itinerario ripercorre quindi le speranze, i sogni e le paure di chi sale per la prima volta verso un traguardo ambi- to, ma offre anche la possibilità di ammirare alcune pareti che hanno fatto la storia dell’al- pinismo valdostano della prima metà del XX secolo, come l’estetica parete nord-ovest del Gran Paradiso, salita per la prima volta da Renato Chabod e Amilcare Crétier nel 1930 o la pareti nord del Ciarforon (salita per prima volta per la via diretta da Giacomo Chiara, Enrico Chiara ed Enrico Cattinelli nel 1939) e ormai quasi completa- mente scomparsa a causa del ritiro della copertura glaciale. ACCESSO Da Villeneuve si seguono le indicazioni per la Val di Rhêmes e la Valsavaranche. Raggiunto e superato l’abi- tato di Introd, si giunge al bi- vio dove le strade per le due vallate si dividono. Mante- nendo la sinistra, si imbocca la SR23 della Valsavaranche e la si percorre fino alla loca- lità Previou (ampio parcheg- gio e cartelli che indicano l’attacco del sentiero per il Rifugio Chabod). ITINERARIO Dal parcheggio di Praviou, si segue il segnavia 5, si supera immediatamente il Torrente Savara e si prose- gue in direzione del Rifugio SOTTOSEZIONE: Alpi del Gran Paradiso VALLE: Valsavaranche PARTENZA: Praviou (1829 m) QUOTA MIN E MAX: 1829 m, 2719 m DISLIVELLO: 1430 m LUNGHEZZA: 21 km TEMPO: 6,50 h DIFFICOLTÀ: E PUNTI DI APPOGGIO: Rif. Chabod, Rif. Vittorio Emanuele II, Rif. Tètras Lyre ACQUA: Rif. Vittorio Emanuele II, Pont PERIODO CONSIGLIATO: luglio-ottobre MOMENTO CONSIGLIATO: tutto il giorno FAMIGLIA: >10 CARTOGRAFIA: Valsavaranche - Gran Paradiso, Carta dei sentieri n. 9, 1:25.000, L’escursionista editore Ciarforon, Becca di Monciair e Punta Fourà si riflettono nel piccolo Lac de Moncorvé. Alpinismo in Valle d’Aosta l Rif. Chabod e Rif. Vittorio Emanuele RIF. CHABOD E RIF. VITTORIO EMANUELE Ai piedi del 4000 più frequentato sulle orme dei pionieri 9.3 0 4 6 21208 10 12 14 18162 2000 2400 1800 2200 2600 Lavassey Rif. Vittorio Emanuele II Alpe Chanté Rif. Tètras Lyre Rif. Chabod Rif. Chabod Rif. Vittorio Emanuele II Rif. Tètras Lyre Alpe Chanté Praviou Lavassey Testa di Montcorvé 2869 m 5 5 5A 1A 1A 2 2 1 1 4 4 2A 2A 10A 10A 5A 5A
  • 8. 315314 Sentieri d’autore l Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta Ignorata la traccia che si dirige a nord verso la Côte Savolère, per poi biforcarsi in direzione dell’Alpe Montandayné o del Passage de Grand Neyron (segnavia 5A e 10A), si ritorna al bivio incontrato poco a valle del rifugio, si supera il Torrent de Côte Savolère grazie a un ponticello e si iniziano a seguire i segnavia del sentiero 1A in direzione del Rifugio Vittorio Emanue- le II (cartelli). Superati i depositi morenici del Ghiacciaio di Laveciau, si affrontano numerosi saliscendi, immersi in un affascinante ambiente di alta montagna, dove si alternano rocce mon- tonate, antichi e “nuovi” depositi morenici, af- fidando molto spesso l’orientamento non solo ai segnavia gialli ma anche agli ometti in pietra. Lungo tutto il tragitto è molto alta la probabilità di incontrare camosci, stambecchi, marmotte e vedere volteggiare il corvo imperiale, l’aquila reale e il gipeto. Aggirata la dorsale della Tête de Montcorvé si perde quota per poi ricomin- ciare a risalire verso la conca del Ghiacciaio di Montcorvé. Ormai ai piedi dell’edifico, ci si ri- congiunge al sentiero 1 proveniente da Pont e si raggiunge il Rifugio Vittorio Emanuele II (2719 m, 5 h), dominato dall’estremità rocciosa della cresta ovest della Becca di Moncorvé e magni- fico punto panoramico sulla calotta glaciale del Ciarforon, la piramide rocciosa della Becca di Monciair, che copre in parte il seghettato pro- filo dei Denti del Broglio, e sulla piccola catena formata dalle Punte Fourà. Ai piedi del rifugio si trova inoltre il piccolo Lac de Montcorvé, situa- to ai piedi della morena formata dall’omonimo ghiacciaio. Il rifugio più antico, eretto nel 1884 su una preesistente casa reale di caccia, è sta- to affiancato da una nuova struttura costruita a partire dal 1933 e conclusa nel 1961. Senza possibilità di errore si imbocca il sentie- ro 1 che inizia a scendere verso il fondovalle (cartelli e indicazioni per Pont). Ammirando ancora per molto tempo le vette del Ciarforon, della Becca di Monciair, dei Denti del Broglio e la testata della Valsavaranche, chiusa dalle tur- rite sagome delle Punta Fourà, si segue l’antica mulattiera reale che compie numerosi tornanti. Giunti alle rovine dell’Alpe Chanté (2372 m, 5,40 h), la vegetazione inizia a farsi più fitta e, superata un’impetuosa cascata, un ultimo tratto di discesa nel bosco deposita sul fondovalle del Torrente Savara, in corrispondenza del Rifugio Tètras Lyre (1991 m, 6,10 h). Svoltando a destra si segue una comoda strada sterrata e, in mo- derata discesa, si raggiunge il ponte sul torrente e il grande parcheggio di Pont (1952 m, 6,20 h). Da qui si può ritornare al punto di partenza usufruendo dei mezzi pubblici. In alternativa si deve percorrere la strada asfaltata (circa 2,5 km) in discesa fino a ritornare al punto di partenza di Praviou (6,50 h). Chabod (cartelli). Con numerosi, brevi e rego- lari tornanti, si guadagna quota tra i larici fino a uscire dalla vegetazione in corrispondenza del Casotto PNGP di Lavassey (2194 m, 1 h). Ignorato a sinistra il sentiero 5A, si mantiene la destra (segnavia 5) e si continua a salire restando a destra della Côte Savolère, procedendo tra pa- scoli cosparsi di massi e cespugli di rododendro, mentre progressivamente emergono, in manie- ra spettacolare, i profili di roccia e ghiaccio della Becca di Montandayné, del Piccolo Paradiso, del Gran Paradiso e della Becca di Moncorvé. Con pendenza costante si guadagna quota avvicinan- dosi progressivamente al corso del Torrente Côte Savolere, per poi costeggiarlo per un breve tratto fino al bivio con il sentiero 1A, proveniente dal Rifugio Vittorio Emanuele II. Ignorata momen- taneamente quest’ultima traccia si mantiene la sinistra e si compie un ampio tornante, seguito da un’altra svolta a destra, che deposita sulla morena su cui sorge il Rifugio Chabod (2710 m, 2,40 h), affacciato sulle pareti nord delle già citate cime e sui ghiacciai di Montandayné e di Laveciau. Il rifugio situato sulla Côte Savolère, ai piedi del Ghiacciaio di Laveciau, costruito nel 1985, è dedicato a Federico Chabod (Aosta 1901, Roma 1960), storico, professore universitario, partigiano, politico e alpinista, una delle figure fondanti della storia contemporanea valdostana. Oltre all’impegno politico e intellettuale (che lo resero uno degli storici italiani più importanti del XX secolo), Federico Chabod si dedicò, in giova- ne età, anche a un’intensa attività alpinistica, con alcune prime salite: Punta Judith (con Michele Baratono, prima assoluta, 12 giugno 1921), cre- sta sud della Dent d’Hérens (con Erasmo Bariso- ne, 1921), cresta ovest della Becca Guin (con Mi- chele Baratono e Mario Schiagno, 1922), Tours de Notre Dame (con Michele Baratono, prima assoluta, 1 settembre 1924). Alpinismo in Valle d’Aosta l Rif. Chabod e Rif. Vittorio Emanuele Luci del tramonto su Becca di Montadayné, Piccolo Paradiso e Gran Paradiso. L’ampio sentiero che sale verso il Rifugio Chabod.
  • 9. 341340 Sentieri d’autore l Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta Questo lungo itinerario ad anello consente di camminare una giornata intera in ambienti isolati e affascinanti, toccando in successio- ne tre punti d’appoggio molto diversi tra loro per storia e caratteristiche: il Rifugio Cuney affianca infatti lo storico omonimo santuario, perpetuando la secolare tradizione di ospitali- tà che qui veniva fornita ai pellegrini nei secoli passati; il Bivacco Reboulaz è invece un punto d’appoggio non gestito costruito come un’ac- cogliente piccola casa di pietra e legno sulle sponde del Lac de Luseney mentre il Rifugio Magià è uno degli ultimi nati tra i rifugi valdo- stani, inaugurato nel 2016 e posizionato lungo la strada poderale che risale la testata della Valle di Saint Barthélemy. ACCESSO Da Aosta si segue la SR13 della Valle di Saint Barthélemy fino a Lignan, dove si trova l’osser- vatorio astronomico. Da qui si seguono le indi- cazioni per Perliod e, poco prima di giungere alla frazione, si lascia l’auto nel grande parcheg- gio dell’area pic-nic che precede il minuscolo abitato. ITINERARIO Dal parcheggio di Porliod si seguono le indica- zioni per il Rifugio Cuney (segnavia 11B e 11C), si sale su un’ampia traccia fino a un alpeggio (Larset damon) e, poco prima di raggiungere il soprastante punto di ristoro, si svolta a sinistra proseguendo su sentiero verso il soprastante Bois de Fontaney. Dopo aver intersecato un tornante della strada poderale che collega Por- liod agli alpeggi di Tsa de Fontaney, si esce dalla vegetazione e si procede tra ampi pascoli fino a un bivio (2234 m, 1 h), dove ci si ricollega al sentiero 11 proveniente da Lignan. Proseguen- do diritto verso il Col Salvé e il Rifugio Cuney (cartelli), si attraversano i prati in moderata salita (tutto questo settore presenta notevoli problemi di orientamento in caso di scarsa vivi- bilità) e si giunge all’allungato fabbricato di Tsa de Fontaney (2307 m, 1,10 h). Continuando a camminare su terreno aperto si prosegue verso il Col Salvé, si aggira una piccola pozza d’acqua e si giunge ai piedi del modesto valico. Ignorata a destra la possibile deviazione per il Monte Morion (segnavia 11D), si man- tiene la sinistra e si raggiunge senza difficoltà il Col Salvé (2569 m, 1,40 h), dove si trova una piccola croce in legno e da dove la vista si spa- lanca sulla severa sagoma rocciosa della Ermite de Cuney. Rifugi e bivacchi fissi in Valle d’Aosta l Rif. Cuney, Biv. Reboulaz e Rif. Magià RIF. CUNEY, BIV. REBOULAZ E RIF. MAGIÀ Seguendo la storia di rifugi e bivacchi SOTTOSEZIONE: Alpi del Weisshorn e del Cervino VALLE: Valle di Saint Barthélemy PARTENZA: Porliod (1882 m) QUOTA MIN E MAX: 1882 m, 2780 m DISLIVELLO: 1570 m LUNGHEZZA: 21,2 km TEMPO: 7,20 h DIFFICOLTÀ: EE PUNTI DI APPOGGIO: Rif. Cuney, Biv. Reboulaz, Rif. Magià ACQUA: Santuario di Cuney PERIODO CONSIGLIATO: luglio-ottobre MOMENTO CONSIGLIATO: tutto il giorno FAMIGLIA: >10 CARTOGRAFIA: Valle Centrale - Saint Bar- thélemy - Saint Marcel - Val Clavalité, Carta dei sentieri n. 13, 1:25.000, L’Escursionista editore Rifugio e Santuario di Cuney. 10.3 Col Salvé )( Col Terray )( Tsa de Fontaney Porliod Santuario di Cuney Rif. Cuney Rif. Magià Champlaisant Praz de Verney Praz Biv Reboulaz Lac de Luseney 10A 11C 11 11 11 12 15 15 13A 13 13B 1B 12 12 17 17 1 1 1C 11B 11 13 13 14 14 14 1 12 1C 11D Mont Morion 2711 m Pointe Montagnayes 3049 m
  • 10. 343342 Sentieri d’autore l Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta erba, placche e detriti su un sentiero a tratti esile ma mai veramente esposto, aggirando la costo- la rocciosa orientale della Punta Montagnaya. Perdendo ancora quota verso il successivo cola- toio, si ignora a destra il sentiero 15, che scende nuovamente verso Praz Terrey e il Rifugio Ma- già, e si riprende a salire in traverso fino al Col Terray (2780 m, 4,10 h). Una ripida ma breve discesa (prestare attenzio- ne in presenza di terreno bagnato) consente di perdere quota verso la sottostante conca del Lac de Luseney. Tra placche e detriti si procede ora con pendenza meno accentuata (assecon- dando con attenzione segnavia e ometti, molto utili in caso di visibilità non ottimale), si supe- rano le rovine degli alpeggi di Luseney (2606 m) e si arriva sulle sponde del Lac de Luseney (2576 m), dominato dalla Becca di Luseney. At- traversato l’emissario si giunge senza difficoltà al Bivacco Reboulaz (2575 m, 4,40 h), inau- gurato nel 1993 e quindi già costruito con una concezione “contemporanea”, molto diversa da quella delle storiche strutture in lamiera. Ignorato a sinistra il sentiero che sale verso il Col Livourneaz (segnavia 13), si continua a seguire a destra il tracciato dell’Alta Via (cartelli) fino a raggiungere poco dopo un altro crocevia (4,50 h). Questa volta si abbandonano i triangoli gialli del trekking e si piega a destra in direzione di Praz (segnavia 13, indicazioni sempre presen- ti). Una breve ma ripida picchiata conduce ad alcune rovine di alpeggi (Les Crottes, 2389 m). Procedendo sulla sinistra orografica del Torrent de Saint Barthélemy si perde quota fino al cro- cevia (2189 m, 5,10 h) con la flebile traccia del sentiero 1 che si dirige sempre verso Praz ma procedendo a mezzacosta sotto alle estreme propaggini di Cima Bianca. Continuando invece a seguire il segnavia 13 (cartelli), si continua a seguire il corso del torrente fino a mettere pie- de su una strada poderale poco a monte di un ponte. Ignorata la sterrata che piega a gomito in Con alcuni saliscendi si superano piccole con- che e modesti dossi erbosi giungendo a un bi- vio. Ignorato il sentiero 11A (coincidente anche con l’Alta Via n. 1) che si dirige a sinistra (ovest) verso il Col de Chaléby e tralasciato il sentiero 11C che svolta a destra (est) verso Porliod, si ar- riva pochi minuti dopo a un altro crocevia, que- sta volta con la traccia che conduce all’attacco del sentiero attrezzato del Passet (2547 m, 2 h). Ignorata anche quest’ultima possibile deviazio- ne, si prosegue verso il Rifugio Cuney seguendo frecce, segnavia e triangoli gialli. Costeggiando la cresta nord-orientale della Becca Fontaney (dove corre appunto il sentiero del Passet) si giunge ai piedi del risalto che sostiene la conca che ospita il santuario e il rifugio. Piegando a si- nistra si sale tra placche, rocce ed erba giungen- do al Santuario di Cuney, affiancato dall’omo- nimo rifugio (2656 m, 2,40 h). L’edificio sacro risale alla metà del XVII secolo (secondo l’Abbé Henry al 1650) ma è stato ricostruito nelle for- me attuali nel 1869. Le pareti interne sono quasi interamente ricoperte di ex-voto dipinti (in gran parte risalenti al XIX secolo). Il santuario è meta di tre processioni, che convergono qui da Saint Barthélemy, da Torgnon e da Bionaz, il 5 agosto di ogni anno. Il vicino piccolo Rifugio Cuney è stato inaugurato nel 1994 e si inserisce nella tradizione di ospitalità che questo luogo pos- siede almeno dall’inizio del XX secolo quando è documentato con certezza un ricovero per il pellegrini. Tralasciato il sentiero 11 che permette di raggiungere la vetta della Becca Fontaney, si prosegue verso est sul tracciato dell’Alta Via n. 1 in direzione del Bivacco Re- bulaz (cartelli). Scendendo lungo il corso del Torrent de Cuney si giunge al bivio (quota 2572 m, 2,50 h) con il sentiero 12 che permette di raggiungere il sottostante Rifugio Magià. Per chi giun- ge qui già affaticato è pos- sibile chiudere un anello più breve raggiungendo il già citato rifugio per questa via (1 h) e da lì chiudere l’a- nello seguendo il percorso descritto successivamente. Mantenendo invece dire- zione e segnavia si sale tra Rifugi e bivacchi fissi in Valle d’Aosta l Rif. Cuney, Biv. Reboulaz e Rif. Magià 0 4 6 21,28 10 12 14 18162 2000 2400 1800 2200 2600 2800 Tsa de Fontaney Rif. Magià Lac de Luseney Col TerraySantuario di Cuney In vista del Santuario di Cuney, sovrastato dalle vette della Bec du Merlo, della Petite Bec du Merlo e dell’Ermite de Cuney. Uno dei laghetti a valle del Santuario di Cuney.
  • 11. 344 Sentieri d’autore l Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta SOTTOSEZIONE: Alpi del Monte Rosa VALLE: Valle di Gressoney PARTENZA: Stafal (1822 m) QUOTA MIN E MAX: 1822 m, 3585 m DISLIVELLO: 1824 m LUNGHEZZA: 15 km TEMPO: 8,40 h DIFFICOLTÀ: EE PUNTI DI APPOGGIO: Rif. Quintino Sella ACQUA: Stafal PERIODO CONSIGLIATO: luglio-settembre MOMENTO CONSIGLIATO: tutto il giorno FAMIGLIA: >10 CARTOGRAFIA: Alte valli d’Ayas e del Lys - Monte Rosa, Carta dei sentieri n. 8, 1:25.000, L’Escursionista editore Ultimo ometto prima dell’arrivo al Rifugio Quintino Sella. Rifugi e bivacchi fissi in Valle d’Aosta l Rifugio Quintino Sella RIFUGIO QUINTINO SELLA Nel regno dell’alta quota 10.4 direzione degli alpeggi di Praz Terray (segnavia 15) si segue la strada principale e si giunge ai piedi del Rifugio Magià (2005 m, 5,40 h), inau- gurato nel 2016 e situato a fianco degli alpeggi de La Servaz. Proseguendo sulla sterrata, si segue fedelmente il corso del torrente e poi, in corrispondenza di un crocevia di sterrate, si tralascia quella princi- pale a sinistra e anche un’altra mulattiera che sale verso la località Vayoux e si prosegue diritto tra i prati, superando ancora una volta il corso del torrente grazie a un ponticello e giungendo così all’Oratorio intitolato alla Visitazione (1924 m, 6,10 h) e agli alpeggi Champlaisant. Messo piede nuovamente su una stradina, si ignorano i segnavia del sentiero 1B che piega a sinistra verso Pierrey e subito dopo si tralascia anche la traccia che prosegue diritta verso Praz (segnavia 13 e 14) mantenendo in ambedue i casi la destra, proseguendo in direzione di Praz e di Porliod. Un breve tratto in salita consente di rimettere piede sulla poderale abbandona- ta precedentemente (dal Rifugio Magià si può giungere in questo punto anche seguendo fedelmente la sterrata) e la si segue per un lungo tratto, tra una vegetazione abbastanza rada, superando alcuni alpeggi (Champ com- bre, Nouva). Giunti a un ennesimo crocevia, in prossimità della località Praz de Verney, si ignora a sinistra la possibile deviazione per Praz (segnavia 17) e si continua a camminare sulla strada poderale (segnavia 14, indicazioni sem- pre presenti) fino a giungere a Porliod e subito dopo al punto di partenza (7,20 h). Il Bivacco Reboulaz. Arrivo al Col Terray. 345