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L’ITALIA a confronto con gli altri paesi 
Settembre 2014 
OECD Employment Outlook 2014 
The 2014 edition of the OECD Employment Outlook reviews recent labour 
market trends and short-term prospects in OECD and key emerging economies. 
It zooms in on how the crisis has affected earnings, provides country 
comparisons of job quality, examines the causes and consequences of non-regular 
employment, and estimates the impact of qualifications and skills on 
labour market outcomes. 
For further information: www.oecd.org/employment/outlook 
DOI: 10.1787/empl_outlook-2014-en 
OECD Employment Outlook 2014 
L’ITALIA a confront con gli altri paesi? © OECD September 2014 
1 
L’anemico tasso di crescita in Italia implica che la disoccupazione resterà elevata per il resto dell’anno 
Secondo le previsioni OCSE dello scorso maggio la crescita in Italia resterà modesta nel corso del 2014 per aumentare lievemente nel 2015. Il tasso di disoccupazione è cresciuto ancora per raggiungere il 12,6% nel luglio 2014 – 2,4 punti percentuali sopra la media UE – mentre risultava occupata solo il 55,5% della popolazione in età da lavoro. Per questo, l’OCSE non prevede che la disoccupazione si ridurrà di molto prima della fine del 2015. L’Italia è in ritardo anche in termini di qualità del lavoro 
Figura 1: Qualità e opportunità di lavoro (2010) 
Fonte: OECD Employment Outlook 2014. 
Nel confronto con gli altri paesi avanzati, in Italia non è solo elevata la quota di disoccupati, ma anche quella di occupati con un lavoro di scarsa qualità (Figura 1). In particolare, il lavoro in Italia sembra essere caratterizzato da un basso livello di sicurezza, a causa dell’elevato rischio di disoccupazione e di un sistema di protezione sociale caratterizzato, rispetto alla media OCSE, da un tasso di copertura relativamente ridotto e da un contributo economico poco generoso per gli aventi diritto. Anche la qualità dell’ambiente di lavoro è modesta. Un alto numero di persone ritiene di lavorare in condizioni difficili e stressanti, caratterizzate da un elevato livello di pressione e dalla necessità di svolgere mansioni complesse con risorse limitate. Le difficili condizioni del mercato del lavoro pesano soprattutto sui giovani 
La recente recessione ha implicato che, in tutti i paesi OCSE, la mancanza di lavoro e la precarietà sono particolarmente diffuse tra i giovani. Tra gli individui attivi con meno di 24 anni ne risulta disoccupato, nella media dei paesi avanzati, circa uno su quattro. Ma la crescita della disoccupazione giovanile è stata particolarmente rapida in Italia, dove il tasso di disoccupazione è raddoppiato dal 2007 per raggiungere il 43.4% nel secondo trimestre del 2014. Questa tendenza si accompagna con l’ancor più preoccupante aumento dei giovani inattivi che non frequentano corsi d'istruzione. Di conseguenza, la quota di giovani non occupati e non in istruzione e formazione (NEET) è salita di 6,1 punti percentuali, raggiungendo il 22,4% alla fine del 2013 (Figura 2). Questa dinamica contrasta con quella della maggior parte dei paesi OCSE, in cui i giovani hanno reagito alle scarse prospettive occupazionali aumentando l’investimento in istruzione (e l’incidenza dei NEET si è, in media, stabilizzata), o quella di paesi come la Germania, in cui la quota di 
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Qualitá del 
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Sicurezza del 
lavoro 
Qualitá 
dell'ambiente 
di lavoro 
Indice (0-1) 
Crescente nella performance 
Italia 
OCSE (mediana)
L’OECD Employment Outlook 2014 è disponibile ai giornalisti sul sito web protetto da password o, su richiesta, 
presso la Divisione Rapporti con i Media dell’OCSE. Per ulteriori commenti sull’Italia, i giornalisti sono invitati a 
contattare Stefano Scarpet ta (+33 1 45 24 19 88; stefano.scarpetta@oecd.org) o Andrea Bassanini (+33 
1 45 24 90 32; andrea.bassanini@oecd.org). 
OECD Employment Outlook 2014 
L’ITALIA a confront con gli altri paesi? © OECD September 2014 
2 
NEET è scesa più rapidamente rispetto al tasso di disoccupazione aggregato. Per i giovani Italiani NEET cresce il rischio di stigma, cioè di subire un calo permanente delle prospettive di occupazione e remunerazione. È essenziale implementare politiche di attivazione efficaci 
L’efficacia delle politiche attive sarà cruciale per il reinserimento dei disoccupati, in generale, e dei giovani, in particolare, nel mercato del lavoro. La creazione di nuove forme di apprendistato e gli sforzi profusi per avviare la Garanzia Giovani promossa dall’Unione Europea rappresentano passi importanti in tale direzione. La realizzazione e i risultati di quest’ultima iniziativa, in termini di avviamento al lavoro, l’istruzione o la formazione, dovranno peraltro essere attentamente monitorati per evitare che le risorse a disposizione finiscano per essere assorbite da servizi di scarsa efficacia. Le riforme dei contratti di lavoro, approvate e in discussione, potranno ridurre il dualismo 
A seguito della “riforma Fornero” del 2012, il mercato del lavoro italiano ha parzialmente 
ridotto la sua eccessiva dipendenza dai contratti atipici. Ma le imprese tendono ancora ad assumere lavoratori giovani e inesperti solo attraverso contratti a tempo determinato. La quota di nuovi assunti con tale contratto è pari al 70%, una delle più elevate tra i paesi OCSE. Pur rispondendo al bisogno di aumentare rapidamente l’occupazione, la recente liberalizzazione dei contratti a tempo determinato potrebbe condurre ad accrescere nuovamente il dualismo del mercato del lavoro. È pertanto importante che il “Jobs Act” sia approvato e reso operativo rapidamente, in modo da ridurre i costi di licenziamento e, in particolare, ridurre l’incertezza sull’esito dei licenziamenti economici. Un’opzione sul tavolo consiste nella sostituzione (salvo nel caso di discriminazione) del diritto di reinserimento con un’indennità crescente con l’anzianità di servizio. Tuttavia, tali nuove norme dovrebbero essere applicate allo stesso modo per l’interruzione di contratti permanenti e temporanei (anche se giunti a scadenza) come accade in Irlanda e nel Regno Unito. Infine, maggiore sforzo deve esser fatto per avanzare nella direzione di una ASPI universale, come indicato nelle riforma del 2012 e rinforzato nel progetto di Jobs Act. 
Figura 2: Incidenza dei NEET tra i giovani 
Percentuale della popolazione in età 15-24, T4 2007-T4 2013 
A. Quota di NEET nel 4° trim. 2013 
B. Variazione della quota di NEET dall’inizio della crisi 
(4° trim. 2007- 4° trim.2013) 
a) OECD è la media ponderata di 31 paesi (esclusi Cile, Israele and Corea del Sud). 
Fonte: Elaborazioni OCSE sulla base di inchieste nazionali sulle forze di lavoro. 
Giovani inattivi, non in istruzione o formazione 
Giovani disoccupati, non in istruzione o formazione 
Quota di NEET 
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Italia 
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Italia 
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  • 2. L’OECD Employment Outlook 2014 è disponibile ai giornalisti sul sito web protetto da password o, su richiesta, presso la Divisione Rapporti con i Media dell’OCSE. Per ulteriori commenti sull’Italia, i giornalisti sono invitati a contattare Stefano Scarpet ta (+33 1 45 24 19 88; stefano.scarpetta@oecd.org) o Andrea Bassanini (+33 1 45 24 90 32; andrea.bassanini@oecd.org). OECD Employment Outlook 2014 L’ITALIA a confront con gli altri paesi? © OECD September 2014 2 NEET è scesa più rapidamente rispetto al tasso di disoccupazione aggregato. Per i giovani Italiani NEET cresce il rischio di stigma, cioè di subire un calo permanente delle prospettive di occupazione e remunerazione. È essenziale implementare politiche di attivazione efficaci L’efficacia delle politiche attive sarà cruciale per il reinserimento dei disoccupati, in generale, e dei giovani, in particolare, nel mercato del lavoro. La creazione di nuove forme di apprendistato e gli sforzi profusi per avviare la Garanzia Giovani promossa dall’Unione Europea rappresentano passi importanti in tale direzione. La realizzazione e i risultati di quest’ultima iniziativa, in termini di avviamento al lavoro, l’istruzione o la formazione, dovranno peraltro essere attentamente monitorati per evitare che le risorse a disposizione finiscano per essere assorbite da servizi di scarsa efficacia. Le riforme dei contratti di lavoro, approvate e in discussione, potranno ridurre il dualismo A seguito della “riforma Fornero” del 2012, il mercato del lavoro italiano ha parzialmente ridotto la sua eccessiva dipendenza dai contratti atipici. Ma le imprese tendono ancora ad assumere lavoratori giovani e inesperti solo attraverso contratti a tempo determinato. La quota di nuovi assunti con tale contratto è pari al 70%, una delle più elevate tra i paesi OCSE. Pur rispondendo al bisogno di aumentare rapidamente l’occupazione, la recente liberalizzazione dei contratti a tempo determinato potrebbe condurre ad accrescere nuovamente il dualismo del mercato del lavoro. È pertanto importante che il “Jobs Act” sia approvato e reso operativo rapidamente, in modo da ridurre i costi di licenziamento e, in particolare, ridurre l’incertezza sull’esito dei licenziamenti economici. Un’opzione sul tavolo consiste nella sostituzione (salvo nel caso di discriminazione) del diritto di reinserimento con un’indennità crescente con l’anzianità di servizio. Tuttavia, tali nuove norme dovrebbero essere applicate allo stesso modo per l’interruzione di contratti permanenti e temporanei (anche se giunti a scadenza) come accade in Irlanda e nel Regno Unito. Infine, maggiore sforzo deve esser fatto per avanzare nella direzione di una ASPI universale, come indicato nelle riforma del 2012 e rinforzato nel progetto di Jobs Act. Figura 2: Incidenza dei NEET tra i giovani Percentuale della popolazione in età 15-24, T4 2007-T4 2013 A. Quota di NEET nel 4° trim. 2013 B. Variazione della quota di NEET dall’inizio della crisi (4° trim. 2007- 4° trim.2013) a) OECD è la media ponderata di 31 paesi (esclusi Cile, Israele and Corea del Sud). Fonte: Elaborazioni OCSE sulla base di inchieste nazionali sulle forze di lavoro. Giovani inattivi, non in istruzione o formazione Giovani disoccupati, non in istruzione o formazione Quota di NEET 0 4 8 12 16 20 24 Italia OCSE (a) Germania % -4 -2 0 2 4 6 8 Italia OCSE (a) Germania %