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n°27Maggio2014 STEEL
MARKET
OUTLOOKMaggio2014
pag.2
			
S
in dalla sua nascita, nel 2001, Siderweb ha
sempre seguito la «filosofia delle tre C». Sia-
mo infatti convinti che ogni azienda, ma
anche ogni settore industriale, per crescere e
svilupparsi non può rimanere chiusa in sé stes-
sa, ma deve necessariamente aprirsi. Come?
Seguendo, appunto, le tre C: conoscenza,
contaminazione e cooperazione. La cono-
scenza è un presupposto fondamentale in tut-
te le attività, così come la contaminazione, il
saper ciò trarre spunto ed ispirazione da espe-
rienze diverse dalla propria, può essere consi-
derata un driver irrinunciabile per avere idee
nuove e che differenziano rispetto alla con-
correnza. Infine la cooperazione risulta, oggi
più di ieri, un elemento chiave: come potrete
leggere anche nelle pagine dello speciale re-
alizzato dalla redazione di Siderweb sul con-
vegno Siderweb Outlook dedicato alle forge,
nell’era della globalizzazione e della crescita
delle economie emergenti non c’è più posto
(o ce n’è molto meno) per i «solitari», ma fa
strada chi sa o saprà trovare una collaborazio-
ne simbiotica con clienti o fornitori. Il Siderweb
Outlook, per noi, è stata una buona palestra
per mettere in campo le tre C in un comparto,
quello delle forge, che rappresenta un’eccel-
lenza della manifattura italiana. La conoscen-
za, la contaminazione e la cooperazione con
AIM, realtà da sempre vicina a Siderweb, sono
stati i pilastri su cui è stato possibile edificare
la struttura del convegno, un’occasione per
approfondire l’analisi e mettere a confronto la
visione dei diversi anelli della filiera. Per scopri-
re com’è andata, non resta che sfogliare il pdf
realizzato da Siderweb, che raccoglie le con-
clusioni del convegno. Buona lettura!
Le tre C di Siderweb
(anche nelle forge)
Emanuele Morandi
MORANDI
editore: Siderweb spa
via Don Milani, 5 - 25020 Flero (Bs)
Tel. 030 2540006 - Fax 030 2540041
e-mail: redazione@siderweb.com
Registrazione tribunale n. 11/2004
Direttore responsabile: Stefano Ferrari
Progetto grafico ed impaginazione:
Siderweb spa
Numero chiuso in redazione il:
30 - 05 - 2014
Sommario
n°27 Maggio 2014
2  	 Emanuele Morandi
	 Le tre C di Siderweb
	 (anche nelle forge)
4  	 Fabio Sdogati
	 Prospettive, non austerity
7  	 Gianfranco Tosini
	 Le forge italiane ai raggi x:
	 domanda interna cercasi
10  	 Achille Fornasini
	Dai prezzi delle materie prime
	 siderurgiche alle quotazioni dei
	 semilavorati destinati alla forgiatura
13  	 Matteo Neri
	 Opportunità dal nucleare
	
15  	 Tavola rotonda
	 La filiera a confronto
19  	 Il videoservizio di Siderweb
21  	 La photogallery
pag.4
L
a crisi dell’eurozona è
figlia di una visione ide-
ologica errata. Questa
è l’opinione di Fabio Sdo-
gati (Politecnico di Milano),
chiamato da Siderweb a tracciare un quadro
macroeconomico globale per la platea del Si-
derweb Outlook dedicato al settore delle forge.
«Cercherò di portarvi una rappresentazione del-
la situazione secondo la miglior teoria economi-
ca a disposizione, quella che ha garantito una
crescita costante dal 1936 al 2006, che è stata
abbandonata da personaggi come la Merkel o
Barroso, grazie ai quali l’Europa si trova in que-
ste condizioni». L’errore, secondo Sdogati, è sta-
to «di sostituire le cause di questa crisi con un
messaggio ideologico, secondo cui i motivi del-
la recessione erano da ricercarsi nell’eccesso
di debito pubblico. Questo non è vero, tutta la
teoria economica contraddice questa analisi.
Inoltre, grazie a questa politica assurda, il debi-
to dal 2008 ad oggi è salito». Il nostro continente
ha alle spalle sei anni di quella che gli economi-
sti americani chiamano «la grande recessione»,
che in Europa è la più imponente crisi dal 1929.
Una crisi nata dal settore bancario e che ha
portato, nel 2009, ad una drammatica riduzione
del Pil in tutti i Paesi sviluppati. «Oggi si dice che
c’è la luce in fondo al tunnel, che stiamo rico-
minciando a crescere. Non è vero: non stiamo
crescendo ma sta solo finendo la contrazione».
Per il 2014-2015 il tasso di incremento del Pil in
Europa, infatti, rimarrà su livelli contenuti (+1,2%
nel 2014, +1,5% nel 2015), mentre gli Stati Uniti
saliranno del 2,8% nel 2014 e del 3,0% nel 2015.
Il differenziale tra la crescita europea e quella
statunitense, «è da imputarsi alle politiche di
austerità dell’Ue, che hanno portato ad un mi-
nor sviluppo economico ed hanno anche fatto
salire il rapporto debito/pil. Di questa situazione
Prospettive, non austerity
SDOGATI
Fabio Sdogati (Politecnico di Milano)
(Fig. 1)
pag.5
hanno beneficiato solo le banche». Tornando al
mondo, i Paesi asiatici in via di sviluppo vedran-
no il proprio Pil aumentare del 6,7% nel 2014 e del
6,8% nel 2015, tassi «non più favolosi come quelli
dei primi anni 2000 ma certamente interessanti».
Guardando i singoli Paesi, in particolare quelli eu-
ropei, si nota che «la Germania non sarà più la
locomotiva continentale, mentre il Regno Unito
crescerà in maniera maggiore rispetto all’Ue, ma
per noi italiani è un paese di scarso interesse». Da
una prima analisi dei dati si evince che «la cresci-
ta non verrà dall’Europa per molti anni, mentre si
verificherà nei Paesi a basso reddito».
Una volta esaurito il quadro generale dell’econo-
mia, Sdogati ha approfondito le dinamiche dei
processi produttivi. «Quando tornai in Italia nel
1990 fui colpito dal dibattito in corso sulle sorti ma-
gnifiche della piccola e media impresa. Venen-
do da anni negli Stati Uniti, dove il messaggio era
“crescete e globalizzatevi” non riuscivo a capire
di cosa si stesse parlando. Tanto più che erano in
corso profondi cambiamenti dei processi produtti-
vi». Processi che ormai sono «frammentati a livello
internazionale: parti e componenti di merci o pro-
dotti oggi sono prodotti in molti stati diversi, non
solo nella “light industry”». Ciò ha avuto un influs-
so deciso anche sull’economia italiana, che da
metà degli anni ’90 vive la deindustrializzazione.
«È normale che in un Paese come l’Italia avvenga
questo processo – ha commentato Sdogati -. Ne-
gli stati ad alto reddito pro-capite l’80%-82% del
valore aggiunto arriva dai servizi, ed è così anche
da noi. Questo non significa che la manifattura
non potrà più essere profittevole, ma che con i
processi frammentati le parti di processo ad alta
intensità di lavoro sono ormai delocalizzate nei
Paesi dove il lavoro non qualificato ha un costo
particolarmente basso. Ciò non significa che si
chiude: noi possiamo ancora giocare un ruolo im-
portantissimo. Non è finito il mondo, è solo finito un
mondo, quello eurocentrico, ma potremo ancora
avere una parte non indifferente sul palcosceni-
co globale. Dobbiamo però ricercare la crescita,
non l’austerity, perché siamo noi, gli imprenditori,
gli accademici, il tessuto produttivo, la vera classe
dirigente». Per concludere, Sdogati ha fatto una
raccomandazione: «nel 2013 la Gran Bretagna ha
accolto 44.000 giovani italiani sotto i 35 anni. Sono
quasi tutti ragazzi laureati, bravi e competenti. È
un numero grande ed inaccettabile: se voglia-
mo tornare a crescere dobbiamo arrestare que-
sto flusso di emigrazione, dando ai giovani lavo-
ro, responsabilità, innovazione e strategia. L’Italia
starà bene non se avrà tagliato qualche punto di
debito, ma se saprà dare una prospettiva ai suoi
ragazzi». SDOGATI
pag.7
L
a domanda in-
terna è il «gran-
de assente»
nel settore italiano
delle forge. Que-
sta la conclusione di
Gianfranco Tosini, re-
sponsabile del centro
studi Siderweb, che
ha analizzato dati e
prospettive del com-
parto nazionale della
forgiatura.
«Il settore italiano del-
le forge – ha esordito
– è il più importante in Europa insieme a quello te-
desco. Le aziende teutoniche, rispetto alle tricolori,
hanno dimensioni maggiori, ma il fatturato com-
plessivo è quasi pari. In Italia ci sono circa 40 impre-
se sotto forma di società di capitali ed un numero
più consistente di società di persone e ditte indivi-
duali. Le società di capitali italiane, nel 2012 (ultimi
dati disponibili), hanno avuto un fatturato di oltre 2
miliardi di euro e occupano circa 5.000 addetti».
Per ciò che concerne la produzione, nel confronto
tra Italia e Germania si notano due trend diversi dal
2000 ad oggi, con le imprese tedesche che hanno
avuto un tasso di sviluppo nettamente superiore
(+59,2% per la Germania contro il +16,9% dell’Ita-
lia). Questo differenziale si è venuto a creare già
nel periodo pre-crisi, tra il 2000 ed il 2007, quando
le forge tedesche hanno aumentato l’output del
53,8% e quelle italiane del 40,2%. La crisi è costa-
ta all’Italia il 43,0% della produzione ed alla Ger-
mania il 28,2%, tra il 2009 ed il 2011 il nostro Paese,
invece, ha recuperato più della Germania (60,4%
rispetto al 49,6%), ma negli anni successivi le forge
tedesche hanno tenuto costantemente un passo
più sostenuto. Perché? «La risposta si trova nei dati
della produzione dei settori utilizzatori di forgiati: in
Italia si è registrato un calo molto più forte rispetto
alla Germania, con un impatto diretto quindi an-
che sulla produzione delle forge».
E che il mercato interno sia penalizzante per le for-
ge nazionali lo si evince anche dai dati sul fatturato
delle aziende italiane. «Se prendiamo in conside-
razione l’evoluzione del fatturato interno ed estero
delle forge tricolori – ha proseguito Tosini – si vede
che prima della crisi il mercato nazionale era su li-
velli molto elevati. Durante la crisi c’è stato un vero
e proprio tracollo, mentre negli anni successivi la
domanda si è barcamenata sui minimi. L’export,
invece, ha avuto un calo minore ed una crescita
sostenuta tra il 2010 ed il 2011, ed oggi è su valo-
ri non troppo distanti dal livello pre-crisi. C’è stata
quindi una sostituzione della domanda interna con
la domanda estera». Confrontando gli exploit delle
forge italiane con quelle tedesche, si notano com-
portamenti diversi: «prima della crisi, il fatturato in-
terno italiano era molto elevato e la richiesta na-
zionale assorbiva più che in Germania. Il problema
è stato che la recessione ha colpito più noi di loro:
mentre la Germania è tornata quasi ai livelli prece-
denti, noi rimaniamo sul pavimento».
Approfondendo il discorso sulle forge italiane, «il
fatturato nel 2012 è stato di 2,042 miliardi di euro
(-16,0% rispetto al 2007), con una concentrazione
geografica soprattutto in Lombardia (70,7% del to-
tale nazionale). In particolare, la provincia di Bre-
scia “pesa” per il 25,1%, risultando il maggior polo,
seguito da Vicenza (20,0%)». Dal punto di vista dei
dati di bilancio, gli indici di redditività e solidità del
comparto mostrano «un drammatico calo della
redditività dal 2007 al 2012: il ROS è passato dal
18,1% al 5,0%, il ROE dal 48,1% al 4,0% ed il ROI dal
38,5% al 4,8%. Salta all’occhio, inoltre, un deciso
Le forge italiane ai raggi x:
domanda interna cercasi
TOSINI
Gianfranco Tosini (Responsabile Ufficio Studi Siderweb)
pag.8
aumento degli oneri finanziari sull’ebitda, saliti dal
4,0% al 7,6%, nonostante un indebitamento finan-
ziario tutto sommato normale. Il problema, quindi,
è il calo della redditività della gestione industriale,
che rappresenta la maggior preoccupazione per
il comparto». Mettendo a confronto le forge con
i rimanenti attori della filiera (produttori di lingotti,
produttori di macchine e apparecchi meccanici,
carpenterie pesanti, automotive, cantieri navali e
costruzioni), Tosini ha rilevato che tutte le catego-
rie considerate, con la sola eccezione dei cantieri
navali, hanno un ROI superiore, il che implica che
«parte della redditività delle forge è incamerata
da clienti e fornitori, il che può essere un punto di
riflessione per il comparto». Dal punto di vista della
solidità, il rapporto patrimonio/immobilizzazioni è
buono, sullo stesso livello della filiera, ed il rapporto
tra debiti finanziari e patrimonio è basso, migliore
rispetto a quello dei clienti.
Per ciò che concerne le prospettive future
«quest’anno i settori utilizzatori, nel primo bimestre,
hanno fatto registrare un andamento dell’attività
migliore rispetto al trimestre precedente. L’Italia, in
questo panorama, ha una performance peggiore
rispetto alla media dell’Ue: si conferma quindi che
chi è posizionato sui mercati esteri potrà godere di
una domanda migliore. La ripresa, almeno in par-
te, comunque è iniziata anche in Italia». Quest’an-
no, tra i settori utilizzatori di prodotti forgiati, in Italia
le costruzioni si contrarranno dell’1,0% rispetto al
2013, l’automotive salirà del 4,1%, le macchine ed
apparecchi meccanici del 2,5%, i prodotti in me-
tallo del 3,8% e gli altri mezzi di trasporto del 2,8%.
Con la sola eccezione dell’automotive e dei pro-
dotti in metallo, l’Europa crescerà maggiormente».
Appare quindi chiaro, ha concluso Tosini, «che la
crescita sarà concentrata soprattutto all’estero.
Anche se dal punto di vista della competitività in-
ternazionale l’Italia non ha nulla da invidiare a nes-
suno, appare però evidente che sarà necessario
un recupero del mercato interno, in quanto la con-
correnza sui mercati esteri, specialmente nei Paesi
emergenti, è molto più forte».
TOSINI
pag.10
Dai prezzi delle materie prime siderurgiche
alle quotazioni dei semilavorati
destinati alla forgiatura
I
ntendendo af-
frontare il tema
dei prezzi dei
semilavorati grezzi
d’acciaio destina-
ti alla forgiatura -
di norma prodotti
in varia forma (lin-
gotti, barre, blumi,
ecc.) e connotati
da diversa com-
posizione chimico-
fisica - si rischia di
essere dispersivi.
Troppo ampia, in-
fatti, è la potenziale rassegna dei “pezzi” impie-
gati nei processi tailor-made tipici della fucina-
tura.
Si focalizza pertanto l’attenzione sulle commo-
dities che intervengono nella produzione di ac-
ciai al carbonio, cioè non comprendenti alle-
ganti propriamente detti, di acciai cosiddetti
“legati”, nei quali sono invece presenti vari ele-
menti in lega con il ferro in grado di influenzarne
le proprietà e, infine, di acciai inossidabili, la cui
caratteristica principale, come ben noto, è la
resistenza alla corrosione.
Valutando l’andamento delle quotazioni delle
materie prime che generano la triplice tipolo-
gia di colata, insomma, riteniamo sia possibile
individuare le tendenze che orientano anche i
prezzi dei semilavorati destinati alla forgiatura.
Produzioni al carbonio
La figura 1 illustra l’evoluzione della media setti-
manale del prezzo del rottame quotato in dolla-
ri a livello europeo (curva nera riferita alla scala
di destra) a confronto con la media settimanale
delle quotazioni in dollari del minerale di ferro
(curva blu riferita alla scala di sinistra). Come si
può osservare, la depressione del settore side-
rurgico nell’ultimo triennio è ben rappresenta-
ta dai cali consistenti sia del rottame (-37%), sia
del minerale ferroso (-53,5%). Nel primo trimestre
2014 prende corpo un moderato rialzo del rot-
tame (+13,4%), mentre il minerale, pur avendo
recuperato rispetto ai minimi del 2012 (+11%), si
è nuovamente orientato al ribasso.
Acciai legati
La figura 2 mostra l’andamento dei prezzi rilevati
settimanalmente delle principali ferroleghe quo-
tate in dollari sui mercati internazionali. I massimi
relativi più recenti risalgono al primo semestre
2011, quando iniziò il trend declinante dei prezzi
di tutti gli alleganti: una flessione che culmina
nel terzo trimestre 2013 con flessioni comprese
tra il 23,3% del cromo e il 47,8% del molibdeno.
Interrottosi il moto ribassista dei prezzi, nei primi
mesi di quest’anno si osserva l’avvio di una fase
positiva che vede rialzi compresi tra il 4,5% del
titanio e il 32,8% del molibdeno. Anche i prezzi di
vanadio e tungsteno si allineano con quest’ul-
timo movimento, con aumenti rispettivamente
del 10% e del 21,5%.
Acciaio inossidabile
La figura 3 comprende due dinamiche: la me-
dia settimanale del prezzo settlement del nickel
quotato al London Metal Exchange (curva nera
riferita alla scala di destra) a confronto con la
media delle quotazioni del rottame inox - forma-
to da cascami nuovi, rottami vecchi e torniture
- rilevate dalla Camera di Commercio di Milano
(curva viola riferita alla scala di sinistra). Rispetto
ai massimi del 2011, entrambi i valori si riducono
della stessa entità (-53,4%), confermando la loro
perfetta concordanza evolutiva. A partire dal
mese di dicembre 2013 si avvia l’impennata dei
prezzi del nickel (+50%), causata dai timori che
il blocco dell’export indonesiano possa causare
un prossimo pesante deficit d’offerta, che trai-
na al rialzo il prezzo del rottame inox (+30,5%).
FORNASINI
Achille Fornasini (Chief analyst Siderweb)
pag.11
In definitiva, dunque, tenuto conto dell’anda-
mento delle commodities basilari, si profila il
proseguimento del blando aumento dei prezzi
dei semilavorati destinati alla forgiatura prodot-
ti in acciai al carbonio e in acciai legati, men-
tre appare del tutto realistico prospettare un
aumento dei prezzi dei semilavorati in acciaio
inox, ancorché in queste ultime settimane si os-
servi l’avvio di una correzione (-2,4%) del prezzo
del nickel.
FORNASINI
www.sideralba.it sideralba@grupporapullino.it
pag.13
Opportunità dal nucleare
D
ove andrà
il mercato
e n e r g e -
tico nei prossimi
anni? Quali sa-
ranno i segmenti
più promettenti
per i produttori di
forgiati? A que-
ste domande ha
risposto Matteo
Neri (EY) durante il
Siderweb Outlook.
«La base di par-
tenza per qualsiasi ragionamento – ha esordi-
to – è la contrazione della domanda italiana
e l’espansione dell’economia globale. Ciò ha
portato alla necessità per gli operatori naziona-
li di esportare: quella che prima era un’integra-
zione di margine ora è un elemento irrinuncia-
bile nella vita di un’azienda. Sinora le aziende
tricolori hanno avuto dei buoni risultati, grazie
al grande know-how sviluppato nel corso de-
gli anni, non solo nel settore dell’acciaio». Spo-
stando il ragionamento al comparto energeti-
co, di prima battuta Neri ha sottolineato che
«ci sono margini di sviluppo sia per i settori tradi-
zionali, come l’oil & gas ed il nucleare, sia per le
rinnovabili». Per tutti e tre i segmenti, però, l’Ita-
lia avrà un ruolo marginale. «Il nucleare, come
è noto, non esiste in Italia, e per le rinnovabili
penso che il treno sia già passato. Sarà fonda-
mentale, quindi, concentrarsi sull’export». En-
trando nel dettaglio dei segmenti, per ciò che
concerne il nucleare «tra il 2008 ed il 2012, a
causa del disastro di Fukushima, gli investimenti
mondiali nel settore hanno subito una battuta
d’arresto, con una riduzione annua dell’8,1%.
Tra il 2012 ed il 2017, però, questo trend si inver-
tirà, facendo registrare un incremento del 7,0%
annuo, che porta questa tecnologia ad essere
quella con il miglior tasso di sviluppo tra le tre
prese in considerazione». L’oil & gas, invece «ri-
mane il comparto più importante in termini di
volumi e tra il 2012 ed il 2017 crescerà dell’1,5%
annuo. L’incremento dell’attività avviene sia in
Paesi sviluppati, come gli Stati Uniti, sia in Paesi
in via di sviluppo (Mozambico, Costa d’Avorio,
Congo) inoltre è in corso uno sviluppo tecnolo-
gico non indifferente. Nel settore, infine, si sta
verificando un cambiamento che va nella di-
rezione del gas, a discapito del petrolio». L’era
del gas e del petrolio «facile» è finita: «c’è una
maggiore complessità estrattiva, con estrazioni
deep water, in aree estreme come l’Artico e
con tecnologie come il fracking, che porteran-
no ad investimenti, da oggi al 2035, per 15.000
miliardi di dollari». Un altro aspetto cruciale per
il settore siderurgico è la produzione di pipeli-
ne: «da oggi al 2035 saranno installate 100.000
miglia di tubazioni in tutto il mondo. È una pos-
sibilità da non farsi scappare». Nel settore del-
le rinnovabili «ci saranno tassi di sviluppo inte-
ressanti (+5,9% annuo fino al 2017), guidati dai
Paesi emergenti. In particolare la Cina investirà
più dell’Europa, degli Stati Uniti e del Giappone
messi insieme».
Concludendo, Neri ha ribadito che l’energia,
per la siderurgia e le forge, rimane un comparto
di grande importanza: «è in crescita e richiede
prodotti di qualità. Certamente gli incrementi
non saranno concentrati in Italia, ma nel mon-
do, ma l’entità degli investimenti a livello glo-
bale è così rilevante che rappresenta un driver
di sviluppo incredibile».
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ottimizzazione continua.
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• Rilevazione consumi energetici.
• Informatizzazione delle prove di laboratorio per l’emissione
dei certificati per colata.
• Integrazione con il Gestionale Aziendale per costi esatti.
pag.15
Tavola rotonda: La filiera a confronto
La filiera attorno ad un tavolo. Questo è ciò che è an-
dato in scena durante la tavola rotonda del conve-
gno Siderweb Outlook, dedicato al settore delle forge.
Vincenzo Mazzola (ASO Siderurgica), Jacopo Guzzoni
(FOMAS) e Michael Manning (GE Power & Water), mo-
derati da Carlo Mapelli (Politecnico di Milano) hanno
dato vita ad un confronto sulle tematiche più attuali per
la filiera della forgiatura, dalla sovraccapacità alle pro-
spettive future.
Mapelli: quale sarà secondo GE l’anno di ritorno della
domanda e quale segmento del settore generazione di
potenza è più promettente per i prodotti forgiati?
Manning: «Di base il mercato sarà piatto nei prossimi
anni. Il settore della generazione di potenza sarà domi-
nato dal gas, in particolare con le turbine da 300-500
kWh, grazie all’apporto dello shale gas».
Mapelli: negli anni 2007-2008 le forge hanno sviluppato
una sovraccapacità che oggi si fa sentire. Quale crede
sia il fattore vincente sul mercato in questo frangente?
Guzzoni: «La sovraccapacità è un elemento cruciale
sul mercato, che non si può banalizzare, anche perché
ha portato ad una perdita della marginalità che, alla
lunga, potrebbe portare alla selezione della specie.
Ciò si innesta su un processo, quello della globalizzazio-
ne, che a mio avviso è in fase di esaurimento. I volumi
si sono ormai trasferiti nelle varie aree geografiche, ed
adesso la competizione è all’interno dei singoli conti-
nenti, anche perché i grossi gruppi industriali tendono
ad evitare il trasferimento dei componenti da un con-
tinente all’altro. Bisognerà quindi tendere alla massima
competitività all’interno della singola area geografica.
Inoltre, sarà fondamentale riuscire a seguire le esigenze
dei clienti con sempre maggior celerità. Per far questo,
però, è necessaria una delle cose che oggi manca, ov-
vero la visibilità. Non c’è possibilità di fare previsioni: se
si continuerà a vivere alla giornata sarà molto difficile
proseguire con la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti
e la competitività ne risentirà senza dubbio».
Mapelli: qual è il comportamento delle acciaierie di
fronte ad uno scenario così volatile?
Mazzola: «Prima di rispondere a questa domanda vor-
rei fare un confronto tra la sovraccapacità del settore
forge e quella del comparto delle acciaierie. Credo
che i produttori di acciaio abbiano riconosciuto que-
sto fenomeno con un po’ di anticipo rispetto alle forge
e, nonostante costi di struttura maggiori ed una minore
flessibilità, hanno reagito con qualche anno di anticipo.
Già nella seconda parte del 2008 le acciaierie hanno
iniziato a porre rimedio a questa situazione: sono stati
ridotti i costi di produzione, del personale e degli impian-
ti, una cosa che invece non è ancora stata fatta dalle
TAVOLAROTONDA
pag.17
TAVOLAROTONDA
forge. Per ciò che concerne il futuro, anche noi stiamo
soffrendo per la mancanza di programmazione, inol-
tre per la nostra posizione nella filiera vediamo i trend
con ritardo, cosa che rende il nostro compito ancor
più difficile. Fatte queste doverose premesse, ci sono
dei modi comunque per poter migliorare la situazione.
Per esempio, in Germania i produttori di acciaio sono
integrati o con le forge o con la distribuzione. In Italia
ciò non è possibile, in quanto le acciaierie non hanno
una capacità finanziaria sufficiente, ma credo che nel
futuro la cooperazione con la filiera sarà fondamentale.
In particolare, bisognerà puntare a delle collaborazioni
di lungo termine. Il nostro obiettivo alla ASO Siderurgica
è di concordare con i clienti delle quote di allocazione
mensili, che garantiscano ai forgiatori la necessaria fles-
sibilità ed a noi la copertura di una quota della capaci-
tà produttiva. Inoltre credo sarebbe importante, per le
acciaierie e le forge, andare insieme dal cliente finale
e capire quali sono le sue esigenze, in modo da com-
prendere di prima mano le sue esigenze».
Mapelli: crede che potrebbe essere d’aiuto sfruttare lo
strumento della rete d’impresa in quest’ottica? Sinora
non sono ancora stati fatti tra acciaierie e forge, crede
sarà possibile in futuro?
Mazzola: «Sicuramente può essere una possibilità an-
che per le acciaierie. Noi stiamo collaborando con i no-
stri clienti per cercare di individuare le massime sinergie,
andando nella stessa direzione per cooperare a livello
industriale. Questo è il nostro futuro, anche perché noi
senza i forgiatori non possiamo capire i trend del merca-
to ed i forgiatori senza di noi non possono produrre».
Guzzoni: «Noi non aderiamo ad alcuna rete d’impresa,
ma FOMAS nel corso degli anni ha intrapreso una stra-
da che va nella direzione di scegliere una rosa ristretta
di fornitori, con i quali ha fatto un percorso di crescita e
sviluppo per essere presenti insieme sul mercato. Con
loro abbiamo costruito negli anni un rapporto strettissi-
mo ed oggi abbiamo visioni condivise, che ci consen-
tono di affrontare con ottimismo il mercato».
Mapelli: quali sono le variabili che incidono maggior-
mente nella scelta dei prodotti forgiati? Richiedete ai
vostri fornitori una particolare modalità di produzione?
Manning: «Il driver principale per la scelta del materiale
è il prezzo, a cui segue a stretto giro la consegna. Noi
siamo produttori di turbine, non di acciaio, quindi per
noi non è importante il modo con cui il lingotto o il pezzo
forgiato sono prodotti, ma che forma e composizione
chimica siano corrispondenti alle nostre richieste».
Mapelli: qual è la situazione del mercato dei lingotti ri-
fusi?
Mazzola: «Nel 2007-2008 sembrava che nessuno avesse
impianti VARO o SR ed i tempi di consegna per i lingotti
rifusi arrivavano agli 8 mesi. Oggi, invece, la situazione è
molto diversa: la richiesta è piatta, anche perché l’ae-
rospaziale non sta tirando. Inoltre, l’offerta è più elevata
a causa della diffusione di queste tecnologie, e c’è più
concorrenza in quanto si è verificato un forte migliora-
mento delle tecniche legate alle colate tradizionali».
Mapelli: qual è invece l’andamento del mercato dei
forgiati in acciaio inossidabile?
Mazzola: «A livello globale si registra una crescita della
domanda annua del 4%-5%. Si registra inoltre una sosti-
tuzione degli acciai inossidabili “comuni” con i duplex e
superduplex.Alivellodiprezzi,alcunitipidiacciaiopochi
anni fa molto premianti, come F51, F53 e F55, oggi sono
agli stessi livelli degli austenitici. Dobbiamo interrogarci,
credo, se stiamo andando nella giusta direzione».
Mapelli: quali sono i punti di forza e di debolezza della
filiera della forgiatura italiana ed europea?
Guzzoni: «Credo che il principale punto di forza europeo
risieda nel know-how sviluppato nel corso dei decenni.
Dobbiamo puntare su questo aspetto ed andare nella
direzione della ricerca e dell’innovazione, che sono gli
elementi che ci consentiranno di resistere più a lungo.
Due elementi di debolezza, invece, sono lo spostamen-
to di volumi negli altri continenti e la crescita di nuovi
player, non solo in Asia. Gli Stati Uniti, per esempio, dopo
anni con bassi investimenti nelle forge oggi stanno ripar-
tendo e promettono di essere un competitor ostico. In
Italia, invece, un elemento aggiuntivo è la mancanza
nel corso dei decenni di una serie politica energetica:
finché non prenderemo decisioni forti in quest’ambito
continueremo a pagare dazio».
pag.19
Clicca sull’immagine sottostante per visualizzare il video
servizio realizzato dalla redazione di Siderweb al termine
del Siderweb Outlook, l’evento dedicato al settore del-
le forge. Mercato, prospettive e spunti di riflessione nelle
parole di: Michael Manning (GE Power & Water), Jacopo
Guzzoni (FOMAS) e Vincenzo Mazzola (ASO Siderurgica).
Il videoservizio di Siderweb
… partire da fondazioni e pilastri per un
costruire sostenibile …
un marchio come garanzia di qualità
partners
Acciaierie di Sicilia Catania
Alfa Acciai Brescia
Feralpi Siderurgica Lonato (BS)
Ferriera Valsabbia Odolo (BS)
Industrie Riunite Odolesi I.R.O. Odolo (BS)
via A. Volta 27/a
25010 San Zeno Naviglio (Bs)
Tel. +39 030.3539354
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Siderweb Outlook Obiettivo Forge

  • 2. pag.2 S in dalla sua nascita, nel 2001, Siderweb ha sempre seguito la «filosofia delle tre C». Sia- mo infatti convinti che ogni azienda, ma anche ogni settore industriale, per crescere e svilupparsi non può rimanere chiusa in sé stes- sa, ma deve necessariamente aprirsi. Come? Seguendo, appunto, le tre C: conoscenza, contaminazione e cooperazione. La cono- scenza è un presupposto fondamentale in tut- te le attività, così come la contaminazione, il saper ciò trarre spunto ed ispirazione da espe- rienze diverse dalla propria, può essere consi- derata un driver irrinunciabile per avere idee nuove e che differenziano rispetto alla con- correnza. Infine la cooperazione risulta, oggi più di ieri, un elemento chiave: come potrete leggere anche nelle pagine dello speciale re- alizzato dalla redazione di Siderweb sul con- vegno Siderweb Outlook dedicato alle forge, nell’era della globalizzazione e della crescita delle economie emergenti non c’è più posto (o ce n’è molto meno) per i «solitari», ma fa strada chi sa o saprà trovare una collaborazio- ne simbiotica con clienti o fornitori. Il Siderweb Outlook, per noi, è stata una buona palestra per mettere in campo le tre C in un comparto, quello delle forge, che rappresenta un’eccel- lenza della manifattura italiana. La conoscen- za, la contaminazione e la cooperazione con AIM, realtà da sempre vicina a Siderweb, sono stati i pilastri su cui è stato possibile edificare la struttura del convegno, un’occasione per approfondire l’analisi e mettere a confronto la visione dei diversi anelli della filiera. Per scopri- re com’è andata, non resta che sfogliare il pdf realizzato da Siderweb, che raccoglie le con- clusioni del convegno. Buona lettura! Le tre C di Siderweb (anche nelle forge) Emanuele Morandi MORANDI editore: Siderweb spa via Don Milani, 5 - 25020 Flero (Bs) Tel. 030 2540006 - Fax 030 2540041 e-mail: redazione@siderweb.com Registrazione tribunale n. 11/2004 Direttore responsabile: Stefano Ferrari Progetto grafico ed impaginazione: Siderweb spa Numero chiuso in redazione il: 30 - 05 - 2014 Sommario n°27 Maggio 2014 2  Emanuele Morandi Le tre C di Siderweb (anche nelle forge) 4  Fabio Sdogati Prospettive, non austerity 7  Gianfranco Tosini Le forge italiane ai raggi x: domanda interna cercasi 10  Achille Fornasini Dai prezzi delle materie prime siderurgiche alle quotazioni dei semilavorati destinati alla forgiatura 13  Matteo Neri Opportunità dal nucleare 15  Tavola rotonda La filiera a confronto 19  Il videoservizio di Siderweb 21  La photogallery
  • 3.
  • 4. pag.4 L a crisi dell’eurozona è figlia di una visione ide- ologica errata. Questa è l’opinione di Fabio Sdo- gati (Politecnico di Milano), chiamato da Siderweb a tracciare un quadro macroeconomico globale per la platea del Si- derweb Outlook dedicato al settore delle forge. «Cercherò di portarvi una rappresentazione del- la situazione secondo la miglior teoria economi- ca a disposizione, quella che ha garantito una crescita costante dal 1936 al 2006, che è stata abbandonata da personaggi come la Merkel o Barroso, grazie ai quali l’Europa si trova in que- ste condizioni». L’errore, secondo Sdogati, è sta- to «di sostituire le cause di questa crisi con un messaggio ideologico, secondo cui i motivi del- la recessione erano da ricercarsi nell’eccesso di debito pubblico. Questo non è vero, tutta la teoria economica contraddice questa analisi. Inoltre, grazie a questa politica assurda, il debi- to dal 2008 ad oggi è salito». Il nostro continente ha alle spalle sei anni di quella che gli economi- sti americani chiamano «la grande recessione», che in Europa è la più imponente crisi dal 1929. Una crisi nata dal settore bancario e che ha portato, nel 2009, ad una drammatica riduzione del Pil in tutti i Paesi sviluppati. «Oggi si dice che c’è la luce in fondo al tunnel, che stiamo rico- minciando a crescere. Non è vero: non stiamo crescendo ma sta solo finendo la contrazione». Per il 2014-2015 il tasso di incremento del Pil in Europa, infatti, rimarrà su livelli contenuti (+1,2% nel 2014, +1,5% nel 2015), mentre gli Stati Uniti saliranno del 2,8% nel 2014 e del 3,0% nel 2015. Il differenziale tra la crescita europea e quella statunitense, «è da imputarsi alle politiche di austerità dell’Ue, che hanno portato ad un mi- nor sviluppo economico ed hanno anche fatto salire il rapporto debito/pil. Di questa situazione Prospettive, non austerity SDOGATI Fabio Sdogati (Politecnico di Milano) (Fig. 1)
  • 5. pag.5 hanno beneficiato solo le banche». Tornando al mondo, i Paesi asiatici in via di sviluppo vedran- no il proprio Pil aumentare del 6,7% nel 2014 e del 6,8% nel 2015, tassi «non più favolosi come quelli dei primi anni 2000 ma certamente interessanti». Guardando i singoli Paesi, in particolare quelli eu- ropei, si nota che «la Germania non sarà più la locomotiva continentale, mentre il Regno Unito crescerà in maniera maggiore rispetto all’Ue, ma per noi italiani è un paese di scarso interesse». Da una prima analisi dei dati si evince che «la cresci- ta non verrà dall’Europa per molti anni, mentre si verificherà nei Paesi a basso reddito». Una volta esaurito il quadro generale dell’econo- mia, Sdogati ha approfondito le dinamiche dei processi produttivi. «Quando tornai in Italia nel 1990 fui colpito dal dibattito in corso sulle sorti ma- gnifiche della piccola e media impresa. Venen- do da anni negli Stati Uniti, dove il messaggio era “crescete e globalizzatevi” non riuscivo a capire di cosa si stesse parlando. Tanto più che erano in corso profondi cambiamenti dei processi produtti- vi». Processi che ormai sono «frammentati a livello internazionale: parti e componenti di merci o pro- dotti oggi sono prodotti in molti stati diversi, non solo nella “light industry”». Ciò ha avuto un influs- so deciso anche sull’economia italiana, che da metà degli anni ’90 vive la deindustrializzazione. «È normale che in un Paese come l’Italia avvenga questo processo – ha commentato Sdogati -. Ne- gli stati ad alto reddito pro-capite l’80%-82% del valore aggiunto arriva dai servizi, ed è così anche da noi. Questo non significa che la manifattura non potrà più essere profittevole, ma che con i processi frammentati le parti di processo ad alta intensità di lavoro sono ormai delocalizzate nei Paesi dove il lavoro non qualificato ha un costo particolarmente basso. Ciò non significa che si chiude: noi possiamo ancora giocare un ruolo im- portantissimo. Non è finito il mondo, è solo finito un mondo, quello eurocentrico, ma potremo ancora avere una parte non indifferente sul palcosceni- co globale. Dobbiamo però ricercare la crescita, non l’austerity, perché siamo noi, gli imprenditori, gli accademici, il tessuto produttivo, la vera classe dirigente». Per concludere, Sdogati ha fatto una raccomandazione: «nel 2013 la Gran Bretagna ha accolto 44.000 giovani italiani sotto i 35 anni. Sono quasi tutti ragazzi laureati, bravi e competenti. È un numero grande ed inaccettabile: se voglia- mo tornare a crescere dobbiamo arrestare que- sto flusso di emigrazione, dando ai giovani lavo- ro, responsabilità, innovazione e strategia. L’Italia starà bene non se avrà tagliato qualche punto di debito, ma se saprà dare una prospettiva ai suoi ragazzi». SDOGATI
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  • 7. pag.7 L a domanda in- terna è il «gran- de assente» nel settore italiano delle forge. Que- sta la conclusione di Gianfranco Tosini, re- sponsabile del centro studi Siderweb, che ha analizzato dati e prospettive del com- parto nazionale della forgiatura. «Il settore italiano del- le forge – ha esordito – è il più importante in Europa insieme a quello te- desco. Le aziende teutoniche, rispetto alle tricolori, hanno dimensioni maggiori, ma il fatturato com- plessivo è quasi pari. In Italia ci sono circa 40 impre- se sotto forma di società di capitali ed un numero più consistente di società di persone e ditte indivi- duali. Le società di capitali italiane, nel 2012 (ultimi dati disponibili), hanno avuto un fatturato di oltre 2 miliardi di euro e occupano circa 5.000 addetti». Per ciò che concerne la produzione, nel confronto tra Italia e Germania si notano due trend diversi dal 2000 ad oggi, con le imprese tedesche che hanno avuto un tasso di sviluppo nettamente superiore (+59,2% per la Germania contro il +16,9% dell’Ita- lia). Questo differenziale si è venuto a creare già nel periodo pre-crisi, tra il 2000 ed il 2007, quando le forge tedesche hanno aumentato l’output del 53,8% e quelle italiane del 40,2%. La crisi è costa- ta all’Italia il 43,0% della produzione ed alla Ger- mania il 28,2%, tra il 2009 ed il 2011 il nostro Paese, invece, ha recuperato più della Germania (60,4% rispetto al 49,6%), ma negli anni successivi le forge tedesche hanno tenuto costantemente un passo più sostenuto. Perché? «La risposta si trova nei dati della produzione dei settori utilizzatori di forgiati: in Italia si è registrato un calo molto più forte rispetto alla Germania, con un impatto diretto quindi an- che sulla produzione delle forge». E che il mercato interno sia penalizzante per le for- ge nazionali lo si evince anche dai dati sul fatturato delle aziende italiane. «Se prendiamo in conside- razione l’evoluzione del fatturato interno ed estero delle forge tricolori – ha proseguito Tosini – si vede che prima della crisi il mercato nazionale era su li- velli molto elevati. Durante la crisi c’è stato un vero e proprio tracollo, mentre negli anni successivi la domanda si è barcamenata sui minimi. L’export, invece, ha avuto un calo minore ed una crescita sostenuta tra il 2010 ed il 2011, ed oggi è su valo- ri non troppo distanti dal livello pre-crisi. C’è stata quindi una sostituzione della domanda interna con la domanda estera». Confrontando gli exploit delle forge italiane con quelle tedesche, si notano com- portamenti diversi: «prima della crisi, il fatturato in- terno italiano era molto elevato e la richiesta na- zionale assorbiva più che in Germania. Il problema è stato che la recessione ha colpito più noi di loro: mentre la Germania è tornata quasi ai livelli prece- denti, noi rimaniamo sul pavimento». Approfondendo il discorso sulle forge italiane, «il fatturato nel 2012 è stato di 2,042 miliardi di euro (-16,0% rispetto al 2007), con una concentrazione geografica soprattutto in Lombardia (70,7% del to- tale nazionale). In particolare, la provincia di Bre- scia “pesa” per il 25,1%, risultando il maggior polo, seguito da Vicenza (20,0%)». Dal punto di vista dei dati di bilancio, gli indici di redditività e solidità del comparto mostrano «un drammatico calo della redditività dal 2007 al 2012: il ROS è passato dal 18,1% al 5,0%, il ROE dal 48,1% al 4,0% ed il ROI dal 38,5% al 4,8%. Salta all’occhio, inoltre, un deciso Le forge italiane ai raggi x: domanda interna cercasi TOSINI Gianfranco Tosini (Responsabile Ufficio Studi Siderweb)
  • 8. pag.8 aumento degli oneri finanziari sull’ebitda, saliti dal 4,0% al 7,6%, nonostante un indebitamento finan- ziario tutto sommato normale. Il problema, quindi, è il calo della redditività della gestione industriale, che rappresenta la maggior preoccupazione per il comparto». Mettendo a confronto le forge con i rimanenti attori della filiera (produttori di lingotti, produttori di macchine e apparecchi meccanici, carpenterie pesanti, automotive, cantieri navali e costruzioni), Tosini ha rilevato che tutte le catego- rie considerate, con la sola eccezione dei cantieri navali, hanno un ROI superiore, il che implica che «parte della redditività delle forge è incamerata da clienti e fornitori, il che può essere un punto di riflessione per il comparto». Dal punto di vista della solidità, il rapporto patrimonio/immobilizzazioni è buono, sullo stesso livello della filiera, ed il rapporto tra debiti finanziari e patrimonio è basso, migliore rispetto a quello dei clienti. Per ciò che concerne le prospettive future «quest’anno i settori utilizzatori, nel primo bimestre, hanno fatto registrare un andamento dell’attività migliore rispetto al trimestre precedente. L’Italia, in questo panorama, ha una performance peggiore rispetto alla media dell’Ue: si conferma quindi che chi è posizionato sui mercati esteri potrà godere di una domanda migliore. La ripresa, almeno in par- te, comunque è iniziata anche in Italia». Quest’an- no, tra i settori utilizzatori di prodotti forgiati, in Italia le costruzioni si contrarranno dell’1,0% rispetto al 2013, l’automotive salirà del 4,1%, le macchine ed apparecchi meccanici del 2,5%, i prodotti in me- tallo del 3,8% e gli altri mezzi di trasporto del 2,8%. Con la sola eccezione dell’automotive e dei pro- dotti in metallo, l’Europa crescerà maggiormente». Appare quindi chiaro, ha concluso Tosini, «che la crescita sarà concentrata soprattutto all’estero. Anche se dal punto di vista della competitività in- ternazionale l’Italia non ha nulla da invidiare a nes- suno, appare però evidente che sarà necessario un recupero del mercato interno, in quanto la con- correnza sui mercati esteri, specialmente nei Paesi emergenti, è molto più forte». TOSINI
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  • 10. pag.10 Dai prezzi delle materie prime siderurgiche alle quotazioni dei semilavorati destinati alla forgiatura I ntendendo af- frontare il tema dei prezzi dei semilavorati grezzi d’acciaio destina- ti alla forgiatura - di norma prodotti in varia forma (lin- gotti, barre, blumi, ecc.) e connotati da diversa com- posizione chimico- fisica - si rischia di essere dispersivi. Troppo ampia, in- fatti, è la potenziale rassegna dei “pezzi” impie- gati nei processi tailor-made tipici della fucina- tura. Si focalizza pertanto l’attenzione sulle commo- dities che intervengono nella produzione di ac- ciai al carbonio, cioè non comprendenti alle- ganti propriamente detti, di acciai cosiddetti “legati”, nei quali sono invece presenti vari ele- menti in lega con il ferro in grado di influenzarne le proprietà e, infine, di acciai inossidabili, la cui caratteristica principale, come ben noto, è la resistenza alla corrosione. Valutando l’andamento delle quotazioni delle materie prime che generano la triplice tipolo- gia di colata, insomma, riteniamo sia possibile individuare le tendenze che orientano anche i prezzi dei semilavorati destinati alla forgiatura. Produzioni al carbonio La figura 1 illustra l’evoluzione della media setti- manale del prezzo del rottame quotato in dolla- ri a livello europeo (curva nera riferita alla scala di destra) a confronto con la media settimanale delle quotazioni in dollari del minerale di ferro (curva blu riferita alla scala di sinistra). Come si può osservare, la depressione del settore side- rurgico nell’ultimo triennio è ben rappresenta- ta dai cali consistenti sia del rottame (-37%), sia del minerale ferroso (-53,5%). Nel primo trimestre 2014 prende corpo un moderato rialzo del rot- tame (+13,4%), mentre il minerale, pur avendo recuperato rispetto ai minimi del 2012 (+11%), si è nuovamente orientato al ribasso. Acciai legati La figura 2 mostra l’andamento dei prezzi rilevati settimanalmente delle principali ferroleghe quo- tate in dollari sui mercati internazionali. I massimi relativi più recenti risalgono al primo semestre 2011, quando iniziò il trend declinante dei prezzi di tutti gli alleganti: una flessione che culmina nel terzo trimestre 2013 con flessioni comprese tra il 23,3% del cromo e il 47,8% del molibdeno. Interrottosi il moto ribassista dei prezzi, nei primi mesi di quest’anno si osserva l’avvio di una fase positiva che vede rialzi compresi tra il 4,5% del titanio e il 32,8% del molibdeno. Anche i prezzi di vanadio e tungsteno si allineano con quest’ul- timo movimento, con aumenti rispettivamente del 10% e del 21,5%. Acciaio inossidabile La figura 3 comprende due dinamiche: la me- dia settimanale del prezzo settlement del nickel quotato al London Metal Exchange (curva nera riferita alla scala di destra) a confronto con la media delle quotazioni del rottame inox - forma- to da cascami nuovi, rottami vecchi e torniture - rilevate dalla Camera di Commercio di Milano (curva viola riferita alla scala di sinistra). Rispetto ai massimi del 2011, entrambi i valori si riducono della stessa entità (-53,4%), confermando la loro perfetta concordanza evolutiva. A partire dal mese di dicembre 2013 si avvia l’impennata dei prezzi del nickel (+50%), causata dai timori che il blocco dell’export indonesiano possa causare un prossimo pesante deficit d’offerta, che trai- na al rialzo il prezzo del rottame inox (+30,5%). FORNASINI Achille Fornasini (Chief analyst Siderweb)
  • 11. pag.11 In definitiva, dunque, tenuto conto dell’anda- mento delle commodities basilari, si profila il proseguimento del blando aumento dei prezzi dei semilavorati destinati alla forgiatura prodot- ti in acciai al carbonio e in acciai legati, men- tre appare del tutto realistico prospettare un aumento dei prezzi dei semilavorati in acciaio inox, ancorché in queste ultime settimane si os- servi l’avvio di una correzione (-2,4%) del prezzo del nickel. FORNASINI
  • 13. pag.13 Opportunità dal nucleare D ove andrà il mercato e n e r g e - tico nei prossimi anni? Quali sa- ranno i segmenti più promettenti per i produttori di forgiati? A que- ste domande ha risposto Matteo Neri (EY) durante il Siderweb Outlook. «La base di par- tenza per qualsiasi ragionamento – ha esordi- to – è la contrazione della domanda italiana e l’espansione dell’economia globale. Ciò ha portato alla necessità per gli operatori naziona- li di esportare: quella che prima era un’integra- zione di margine ora è un elemento irrinuncia- bile nella vita di un’azienda. Sinora le aziende tricolori hanno avuto dei buoni risultati, grazie al grande know-how sviluppato nel corso de- gli anni, non solo nel settore dell’acciaio». Spo- stando il ragionamento al comparto energeti- co, di prima battuta Neri ha sottolineato che «ci sono margini di sviluppo sia per i settori tradi- zionali, come l’oil & gas ed il nucleare, sia per le rinnovabili». Per tutti e tre i segmenti, però, l’Ita- lia avrà un ruolo marginale. «Il nucleare, come è noto, non esiste in Italia, e per le rinnovabili penso che il treno sia già passato. Sarà fonda- mentale, quindi, concentrarsi sull’export». En- trando nel dettaglio dei segmenti, per ciò che concerne il nucleare «tra il 2008 ed il 2012, a causa del disastro di Fukushima, gli investimenti mondiali nel settore hanno subito una battuta d’arresto, con una riduzione annua dell’8,1%. Tra il 2012 ed il 2017, però, questo trend si inver- tirà, facendo registrare un incremento del 7,0% annuo, che porta questa tecnologia ad essere quella con il miglior tasso di sviluppo tra le tre prese in considerazione». L’oil & gas, invece «ri- mane il comparto più importante in termini di volumi e tra il 2012 ed il 2017 crescerà dell’1,5% annuo. L’incremento dell’attività avviene sia in Paesi sviluppati, come gli Stati Uniti, sia in Paesi in via di sviluppo (Mozambico, Costa d’Avorio, Congo) inoltre è in corso uno sviluppo tecnolo- gico non indifferente. Nel settore, infine, si sta verificando un cambiamento che va nella di- rezione del gas, a discapito del petrolio». L’era del gas e del petrolio «facile» è finita: «c’è una maggiore complessità estrattiva, con estrazioni deep water, in aree estreme come l’Artico e con tecnologie come il fracking, che porteran- no ad investimenti, da oggi al 2035, per 15.000 miliardi di dollari». Un altro aspetto cruciale per il settore siderurgico è la produzione di pipeli- ne: «da oggi al 2035 saranno installate 100.000 miglia di tubazioni in tutto il mondo. È una pos- sibilità da non farsi scappare». Nel settore del- le rinnovabili «ci saranno tassi di sviluppo inte- ressanti (+5,9% annuo fino al 2017), guidati dai Paesi emergenti. In particolare la Cina investirà più dell’Europa, degli Stati Uniti e del Giappone messi insieme». Concludendo, Neri ha ribadito che l’energia, per la siderurgia e le forge, rimane un comparto di grande importanza: «è in crescita e richiede prodotti di qualità. Certamente gli incrementi non saranno concentrati in Italia, ma nel mon- do, ma l’entità degli investimenti a livello glo- bale è così rilevante che rappresenta un driver di sviluppo incredibile». NERI Matteo Neri (Executive Director Ernst & Young)
  • 14. Da oltre 20 anni realizziamo prodotti standard e soluzioni software m.e.s. integrate, semplici ed efficaci che aumentano la produttività e riducono i costi occulti. Con il nostro approccio abbiamo reso i processi produttivi dei nostri clienti più redditizi e più efficienti. LA SOLUZIONE STA NEL SOFTWARE STAIN UNA SUITE UNICA CHE HA TUTTI GLI STRUMENTI PER IL VOSTRO PROGETTO MES ALCUNE NOSTRE PRINCIPALI REFERENZE NEL METAL VIA DELLA MUSIA, 52 BRESCIA - TEL. 030.36.40.30 - WWW.STAIN.IT LE PRINCIPALI FUNZIONALITÁ DI MILL+: • Controllo ingresso materia prima. • Gestione campionatura e parco rottami. • Pianificazione delle colate da produrre. • Scarico in tempo reale delle giacenze di rottami e ferroleghe con le quantità effettivamente utilizzate. • Ottimizzazione al costo minimo delle aggiunte di ferroleghe alla colata. • Gestione della preparazione delle cariche ai forni EAF. • Raccolta dati di produzione e processo in automatico. • Analisi sullo storico dei dati delle colate per ottimizzazione continua. •Tracciabilità in tempo reale di ogni colata sui vari impianti. • Gestione stampi, siviere, refrattari, placche, attrezzature. • Rilevazione consumi energetici. • Informatizzazione delle prove di laboratorio per l’emissione dei certificati per colata. • Integrazione con il Gestionale Aziendale per costi esatti.
  • 15. pag.15 Tavola rotonda: La filiera a confronto La filiera attorno ad un tavolo. Questo è ciò che è an- dato in scena durante la tavola rotonda del conve- gno Siderweb Outlook, dedicato al settore delle forge. Vincenzo Mazzola (ASO Siderurgica), Jacopo Guzzoni (FOMAS) e Michael Manning (GE Power & Water), mo- derati da Carlo Mapelli (Politecnico di Milano) hanno dato vita ad un confronto sulle tematiche più attuali per la filiera della forgiatura, dalla sovraccapacità alle pro- spettive future. Mapelli: quale sarà secondo GE l’anno di ritorno della domanda e quale segmento del settore generazione di potenza è più promettente per i prodotti forgiati? Manning: «Di base il mercato sarà piatto nei prossimi anni. Il settore della generazione di potenza sarà domi- nato dal gas, in particolare con le turbine da 300-500 kWh, grazie all’apporto dello shale gas». Mapelli: negli anni 2007-2008 le forge hanno sviluppato una sovraccapacità che oggi si fa sentire. Quale crede sia il fattore vincente sul mercato in questo frangente? Guzzoni: «La sovraccapacità è un elemento cruciale sul mercato, che non si può banalizzare, anche perché ha portato ad una perdita della marginalità che, alla lunga, potrebbe portare alla selezione della specie. Ciò si innesta su un processo, quello della globalizzazio- ne, che a mio avviso è in fase di esaurimento. I volumi si sono ormai trasferiti nelle varie aree geografiche, ed adesso la competizione è all’interno dei singoli conti- nenti, anche perché i grossi gruppi industriali tendono ad evitare il trasferimento dei componenti da un con- tinente all’altro. Bisognerà quindi tendere alla massima competitività all’interno della singola area geografica. Inoltre, sarà fondamentale riuscire a seguire le esigenze dei clienti con sempre maggior celerità. Per far questo, però, è necessaria una delle cose che oggi manca, ov- vero la visibilità. Non c’è possibilità di fare previsioni: se si continuerà a vivere alla giornata sarà molto difficile proseguire con la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti e la competitività ne risentirà senza dubbio». Mapelli: qual è il comportamento delle acciaierie di fronte ad uno scenario così volatile? Mazzola: «Prima di rispondere a questa domanda vor- rei fare un confronto tra la sovraccapacità del settore forge e quella del comparto delle acciaierie. Credo che i produttori di acciaio abbiano riconosciuto que- sto fenomeno con un po’ di anticipo rispetto alle forge e, nonostante costi di struttura maggiori ed una minore flessibilità, hanno reagito con qualche anno di anticipo. Già nella seconda parte del 2008 le acciaierie hanno iniziato a porre rimedio a questa situazione: sono stati ridotti i costi di produzione, del personale e degli impian- ti, una cosa che invece non è ancora stata fatta dalle TAVOLAROTONDA
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  • 17. pag.17 TAVOLAROTONDA forge. Per ciò che concerne il futuro, anche noi stiamo soffrendo per la mancanza di programmazione, inol- tre per la nostra posizione nella filiera vediamo i trend con ritardo, cosa che rende il nostro compito ancor più difficile. Fatte queste doverose premesse, ci sono dei modi comunque per poter migliorare la situazione. Per esempio, in Germania i produttori di acciaio sono integrati o con le forge o con la distribuzione. In Italia ciò non è possibile, in quanto le acciaierie non hanno una capacità finanziaria sufficiente, ma credo che nel futuro la cooperazione con la filiera sarà fondamentale. In particolare, bisognerà puntare a delle collaborazioni di lungo termine. Il nostro obiettivo alla ASO Siderurgica è di concordare con i clienti delle quote di allocazione mensili, che garantiscano ai forgiatori la necessaria fles- sibilità ed a noi la copertura di una quota della capaci- tà produttiva. Inoltre credo sarebbe importante, per le acciaierie e le forge, andare insieme dal cliente finale e capire quali sono le sue esigenze, in modo da com- prendere di prima mano le sue esigenze». Mapelli: crede che potrebbe essere d’aiuto sfruttare lo strumento della rete d’impresa in quest’ottica? Sinora non sono ancora stati fatti tra acciaierie e forge, crede sarà possibile in futuro? Mazzola: «Sicuramente può essere una possibilità an- che per le acciaierie. Noi stiamo collaborando con i no- stri clienti per cercare di individuare le massime sinergie, andando nella stessa direzione per cooperare a livello industriale. Questo è il nostro futuro, anche perché noi senza i forgiatori non possiamo capire i trend del merca- to ed i forgiatori senza di noi non possono produrre». Guzzoni: «Noi non aderiamo ad alcuna rete d’impresa, ma FOMAS nel corso degli anni ha intrapreso una stra- da che va nella direzione di scegliere una rosa ristretta di fornitori, con i quali ha fatto un percorso di crescita e sviluppo per essere presenti insieme sul mercato. Con loro abbiamo costruito negli anni un rapporto strettissi- mo ed oggi abbiamo visioni condivise, che ci consen- tono di affrontare con ottimismo il mercato». Mapelli: quali sono le variabili che incidono maggior- mente nella scelta dei prodotti forgiati? Richiedete ai vostri fornitori una particolare modalità di produzione? Manning: «Il driver principale per la scelta del materiale è il prezzo, a cui segue a stretto giro la consegna. Noi siamo produttori di turbine, non di acciaio, quindi per noi non è importante il modo con cui il lingotto o il pezzo forgiato sono prodotti, ma che forma e composizione chimica siano corrispondenti alle nostre richieste». Mapelli: qual è la situazione del mercato dei lingotti ri- fusi? Mazzola: «Nel 2007-2008 sembrava che nessuno avesse impianti VARO o SR ed i tempi di consegna per i lingotti rifusi arrivavano agli 8 mesi. Oggi, invece, la situazione è molto diversa: la richiesta è piatta, anche perché l’ae- rospaziale non sta tirando. Inoltre, l’offerta è più elevata a causa della diffusione di queste tecnologie, e c’è più concorrenza in quanto si è verificato un forte migliora- mento delle tecniche legate alle colate tradizionali». Mapelli: qual è invece l’andamento del mercato dei forgiati in acciaio inossidabile? Mazzola: «A livello globale si registra una crescita della domanda annua del 4%-5%. Si registra inoltre una sosti- tuzione degli acciai inossidabili “comuni” con i duplex e superduplex.Alivellodiprezzi,alcunitipidiacciaiopochi anni fa molto premianti, come F51, F53 e F55, oggi sono agli stessi livelli degli austenitici. Dobbiamo interrogarci, credo, se stiamo andando nella giusta direzione». Mapelli: quali sono i punti di forza e di debolezza della filiera della forgiatura italiana ed europea? Guzzoni: «Credo che il principale punto di forza europeo risieda nel know-how sviluppato nel corso dei decenni. Dobbiamo puntare su questo aspetto ed andare nella direzione della ricerca e dell’innovazione, che sono gli elementi che ci consentiranno di resistere più a lungo. Due elementi di debolezza, invece, sono lo spostamen- to di volumi negli altri continenti e la crescita di nuovi player, non solo in Asia. Gli Stati Uniti, per esempio, dopo anni con bassi investimenti nelle forge oggi stanno ripar- tendo e promettono di essere un competitor ostico. In Italia, invece, un elemento aggiuntivo è la mancanza nel corso dei decenni di una serie politica energetica: finché non prenderemo decisioni forti in quest’ambito continueremo a pagare dazio».
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  • 19. pag.19 Clicca sull’immagine sottostante per visualizzare il video servizio realizzato dalla redazione di Siderweb al termine del Siderweb Outlook, l’evento dedicato al settore del- le forge. Mercato, prospettive e spunti di riflessione nelle parole di: Michael Manning (GE Power & Water), Jacopo Guzzoni (FOMAS) e Vincenzo Mazzola (ASO Siderurgica). Il videoservizio di Siderweb
  • 20. … partire da fondazioni e pilastri per un costruire sostenibile … un marchio come garanzia di qualità partners Acciaierie di Sicilia Catania Alfa Acciai Brescia Feralpi Siderurgica Lonato (BS) Ferriera Valsabbia Odolo (BS) Industrie Riunite Odolesi I.R.O. Odolo (BS) via A. Volta 27/a 25010 San Zeno Naviglio (Bs) Tel. +39 030.3539354 fax. +39 030.3546766 info@assosismic.it www.assosismic.it