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Disturbi Specifici
dell'Apprendimento
Le diverse tipologie di Dislessia
Como, 16 Gennaio 2013
Dr.ssa Ilaria Marelli
Medico Specialista in Neuropsichiatria Infantile
Ma che cos'è la DISLESSIA?
Ma che cos'è la DISLESSIA?
●
Abbiamo tutti una idea univoca e soprattutto
scientificamente corretta di che cosa sia e
cosa comporti questa difficoltà?
●
Esiste una sola modalità di essere
dislessici? O si può esserlo con
caratteristiche diverse?
●
I bambini/ragazzi con dislessia hanno
bisogno tutti degli stessi identici aiuti?
Ma che cos'è la DISLESSIA?
Facciamo un po' di chiarezza....
DEFINIZIONE ICD-10
(F81.0)
A. Deve essere presente almeno uno dei seguenti aspetti:
(1) un punteggio nell'accuratezza e/o nella comprensione della lettura che è
almeno due deviazioni standard al di sotto del livello atteso sulla base
dell'età cronologica e dell'intelligenza generale del bambino [….]
(2) una storia di gravi difficoltà nella lettura o punteggi a test che soddisfano i
criteri di A (1) per un'età inferiore, e un punteggio a un test di compitazione
che sia almeno due deviazioni standard al di sotto del livello atteso in base
all'età cronologica e al QI del bambino.
B. Il disturbo interferisce significativamente con il profitto scolastico o con le
attività quotidiane che richiedono attività di lettura.
C. Il disturbo non deriva da un difetto della vista, dell'udito o da una sindrome
neurologica.
D. Le esperienze scolastiche rientrano nella media (non ci sono state gravi
inadeguatezze nelle esperienze educative)
E. Criterio di esclusione frequentemente utilizzato: QI<70, valutato con test
standardizzato.
P.A.R.C.C.
(DSA Documento di intesa, PARCC 2011; www.lineeguidadsa.it)
A. Diagnosi di inclusione: nonostante sia auspicabile e consigliabile
utilizzare test multicomponenziali, è possibile utilizzare un quoziente
mono-componenziale (ad es. scala Leiter, Matrici Progressive di
Raven).
B. Il quoziente totale (multicomponenziale), oppure il migliore tra i
quozienti monocomponenziali rilevati, deve essere non inferiore a
85.
C. In presenza di risultati inferiori a 85 a test monocomponenziali
nonverbali (es. scala di Performance alla WISC, scala Leiter, Matrici
progressive o simili), prevedere l’applicazione anche di un test di tipo
verbale (almeno 3 subtest della scala Verbale della WISC-III), il cui
risultato deve essere non inferiore a 85 (o a 7 nella media dei punteggi
ponderati) per soddisfare il criterio di inclusione.
DEFINIZIONE
●
Si parla di DIFFICOLTA'/DISTURBO
NON
di MALATTIA mentale o fisica
●
Il bambino/ragazzo con dislessia ha
una intelligenza perfettamente
conservata, a volte anzi più
brillante in alcune aree
PROBLEMA
●
Il problema SERIO è che spesso si
sentono così....
PARENTESI
●
Noi adulti, genitori, insegnanti, operatori
del settore, DOBBIAMO essere i primi ad
avere fiducia in loro e nelle loro capacità
●
DOBBIAMO dare un rispecchiamento
positivo e non farli sentire ghettizzati
●
DOBBIAMO stare molto attenti a come ci
rivolgiamo a loro, a quali espressioni
usiamo
PARENTESI
●
Frasi del tipo: “Voi DSA (!!!!!!!) il
compito potete farlo più facile (!!!!!),
fanno sentire i bambini / ragazzi
così...
PARENTESI
●
I genitori, magari, la sottoscritta
sicuramente, così...
Circuiti cerebrali coinvolti
Circuiti cerebrali coinvolti
(tratto da “Le età della mente”di A.Oliverio e A. Oliverio-Ferraris)
● Le difficoltà di un bambino dislessico hanno origine
nel suo cervello, nell'emisfero di sinistra, che è
congegnato in modo da avere aree specifiche per le
diverse funzioni linguistiche:
-corteccia LOBO OCCIPITALE (parte) per
identificazione delle lettere scritte;
-corteccia LOBO TEMPORALE per identificazione
del significato delle parole;
-corteccia LOBO FRONTALE (parte inferiore) dove si
svolgono i processi di tipo fonologico.
Circuiti cerebrali coinvolti
(tratto da “Le età della mente”di A.Oliverio e A. Oliverio-Ferraris)
● Tuttavia c'è una certa differenza tra....
● ...nel senso che in gran parte delle femmine i processi fonologici
hanno luogo sia nella corteccia frontale inferiore di sx che in quella di
dx, sono cioè bilaterali. Questo sarebbe il motivo per cui la dislessia
è maggiormente frequente nei maschi, che risultano da questo punto
di vista più svantaggiati.
Circuiti cerebrali coinvolti
(tratto da “Le età della mente”di A.Oliverio e A. Oliverio-Ferraris)
● Perciò il deficit è situato nella corteccia
frontale inferiore di sinistra, che non è
danneggiata ma....
Circuiti cerebrali coinvolti
(tratto da “Le età della mente”di A.Oliverio e A. Oliverio-Ferraris)
● Il loro cervello elabora infatti l'informazione
con notevole lentezza, con tempi di 10
volte superiori rispetto alla norma
● La maggior parte dei banbini impiega circa
40 millisecondi per elaborare un fonema
● Un bambino con dislessia impiega circa
500 millesimi di secondo per svolgere lo
stesso compito!!
Teorie Scientifiche
(da Brain 2003, 16, 841-865; F. Ramus ed altri)
●
Diverse ed ancora molto dibattute sono
le teorie per cercare di spiegare la
causa della dislessia
●
Tuttavia, seppur qualcuna risulta più
riconosciuta delle altre, non c'è ancora
certezza ed accordo tra gli studiosi
Teorie Scientifiche
(da Brain 2003, 16, 841-865; F. Ramus ed altri)
●
Phonological theory
●
Rapid auditory processing theory
●
Visual theory
●
Cerebellar theory
●
Magnocellular theory
Phonological Theory
●
Deficit specifico di rappresentazione,
stoccaggio e recupero dei suoni della lingua
●
Imparare a leggere infatti richiede la
consapevolezza della corrispondenza
grafema-fonema (cioè la corrispondenza tra
le lettere ed i suoni della lingua)
Phonological Theory
●
Infatti i bambini dislessici presentano difficoltà:
- nella manipolazione dei suoni (sintesi e
segmentazione fonemica, ricognizione di rime....)
- nella memoria a breve termine
- nella capacità di denominazione dove risultano
particolarmente lenti
Phonological Theory
Basi neurobiologiche
●
Ad un livello neurobiologico gli studi anatomici e
funzionali (RMN fz encefalo) hanno evidenziato alla
base del deficit fonologico una disfunzione
congenita dell'area perisilviana dell'emisfero
sinistro del cervello
Auditory Processing Theory
●
Secondo Tallal e colleghi il deficit risiede nelle
scarse abilità di numerose abilità uditive, come la
discriminazione della frequenza dei suoni, portando
ad una anomala risposta a diversi stimoli uditivi
●
C'è una scorretta rappresentazione mentale dei
suoni brevi ed una difficoltà a distinguere suoni
simili (es. /ba/ vs /da/)
●
Gli studiosi che sostengono tale teoria riconoscono
tali deficit come la causa diretta del deficit
fonologico e di conseguenza delle difficoltà di
lettura
Visual Theory
●
I sostenitori di tale teoria ritengono che una
instabile fissazione binoculare e difficoltà di
convergenza oculare portino ad un “effetto
affollamento” (crowding) (Spinelli ed al. 2002)
nella pagina da cui originerebbe la difficoltà di
lettura.
●
Questa teoria NON esclude il deficit
fonologico, MA enfatizza il ruolo della visione
nelle difficoltà di lettura
Visual Theory
Basi neurobiologiche
Sistema visivo basato su DUE VIE con diversi ruoli e proprietà:
- magnocellulare (via del where; nucleo genicolato laterale): cellule
grandi, trasmissione rapida dello stimolo, non discrimina i colori, riconosce
la forma in movimento, alterato nei dislessici con anormalità del controllo
binoculare e nella attenzione visuo-spaziale;
- parvocellulare (via del what): cellule piccole, trasmissione lenta dello
stimolo, discrimina i colori e la forma
Cerebellar Theory
●
Sostenuta da Nicolson, Fawcett et al.
●
Il cervelletto gioca un ruolo, tra le molte
funzioni:
- nel controllo motorio, quindi nella
articolazione fonatoria e nei movimenti
oculari;
- nella automatizzazione di alcuni compiti tra
cui la capacità di guidare e di leggere.
Cerebellar Theory
●
Da qui la difficoltà che alcuni dislessici mostrano in
un certo numero di compiti motori singoli o in
doppio, di coordinazione motoria
●
Infine gli autori postulano che un ritardo o una
disfunzione articolatoria sottenderebbero il deficit di
rappresentazione fonologica
●
A livello neurobiologico gli studi di brain imaging
evidenzierebbero una attivazione metabolica
differente nel cervelletto dei soggetti dislessici
rispetto ai controlli.
Magnocellular Theory
●
Rappresenta il tentativo di integrare le precedenti teorie
(Stein e Walsh 1997)
●
Postula l'esistenza di una disfunzione NON ristretta
solo alla via visiva, MA generalizzata a tutte le modalità
percettive (tattile ed uditiva)
●
Perciò i sostenitori ritengono che tale teoria renda
conto di tutte le manifestazioni della dislessia
●
Il sistema magnocellulare (via del where) ha cellule
grandi, conduzione veloce dello stimolo, non discrimina
i colori, discrimina la forma in movimento
Disturbo NEUROBIOLOGICO
● Perciò i bambini / ragazzi NON sono....
“pigri”, “lazzaroni”, “distratti” (per scelta),
“intelligenti ma potrebbero dare di
più”...ecc.....
Disturbo NEUROBIOLOGICO
● Sono alcune aree del loro encefalo ad
essere “pigre”
● Il loro cervello perciò iperlavora per
compensare e va incontro ad un eccesso di
fatica
CONSEGUENZA
●
Le manifestazioni comportamentali
evidenti, spesso segnalate da
insegnanti e genitori, differiscono
molto da bambino a bambino a
seconda di numerosi fattori
CONSEGUENZA
●
C'è chi reagisce così...
●
O così...
CONSEGUENZA
●
Chi così....
CONSEGUENZA
●
Chi così....
CONSEGUENZA
●
Chi ancora così...
CONSEGUENZA
MESSAGGIO
●
Il messaggio che deve passare è che la
DISLESSIA non è una difficoltà scelta per
comodità o altra ragione, è una
CONDIZIONE INNATA, e come tale va
accettata, senza colpevolizzazioni, sensi di
colpa, rabbia o delusione.
●
E' così e come tale va affrontata con tutti gli
aiuti che oggi abbiamo a disposizione!
MESSAGGIO
●
Privereste vostro figlio o un vostro
alunno miope dello strumento per lui
indispensabile?
MESSAGGIO
●
Perchè allora spesso lo si fa con i
bambini / ragazzi con dislessia?
●
Perchè non gli si dà la possibilità di
usare quegli strumenti, o di accedere
a quei trattamenti riabilitativi, che gli
sarebbero di notevole aiuto?!
Quante DISLESSIE?
(documentazione tratta dal sito www.neuropsy.it)
●
Le parole possono essere lette attraverso due vie che
operano in maniera indipendente:
- via lessicale
- via fonologica
●
Nel modello standard (Sartori,1984) si ipotizza un primo
stadio del processo, comune ad entrambe le vie,
deputato all’analisi visiva dello stimolo. A questo livello
sarebbero codificate le caratteristiche distintive dello
stimolo oltre che la posizione delle lettere. Al secondo
livello si trova un sistema deputato al riconoscimento
delle lettere e a questo stadio le vie di lettura si
separano.
MODELLO A DUE VIE
(documentazione tratta dal sito www.neuropsy.it)
VIA FONOLOGICA
(documentazione tratta dal sito www.neuropsy.it)
Dall’identificazione astratta delle lettere lo
stimolo passa alla conversione grafema-
fonema e raggiunge il sistema
articolatorio. Attraverso questa via
vengono lette le non parole e le parole
non familiari secondo le regole di
pronuncia.
VIA LESSICALE
(documentazione tratta dal sito www.neuropsy.it)
Recupero della pronuncia della parola attraverso il lessico mentale.
Passa direttamente dal riconoscimento delle lettere ad un sistema di
riconoscimento delle parole senza bisogno di convertire i segni in
suoni.
Sistema composto di tanti riconoscitori quante sono le parole
conosciute dal soggetto. A questo livello la via lessicale si suddivide
ulteriormente a creare:
- via lessicale semantica, che prima di attivare il sistema di
produzione delle parole passa attraverso la comprensione delle
stesse;
- via lessicale non semantica che collega direttamente il sistema di
riconoscimento col sistema di produzione. Quest’ultima via permette
di spiegare l’esistenza di un’accurata lettura in assenza di
comprensione (iperlessia).
ESEMPIO
Quante DISLESSIE?
●
Una prima grande distinzione tra:
1) DISLESSIE ACQUISITE
2) DISLESSIE EVOLUTIVE
DISLESSIE ACQUISITE
●
PERIFERICHE: disturbi di elaborazione
della forma visiva della parola. Il disturbo
colpisce le prime fasi di elaborazione delle
parole, che sono le più periferiche:
- visiva (da neglect)
- attentiva
- lettera per lettera (alessia pura)
DISLESSIE ACQUISITE
●
CENTRALI: disturbi di lettura il cui deficit è a
carico delle due procedure necessarie per la
lettura ad alta voce, ovvero della via fonologica
e della via visiva:
- superficiale (o lettura fonologica): danno via lessicale
- fonologica (o lettura visiva): danno via fonologica
- profonda: disturbo multicomponenziale (via fonologica e via visiva)
- diretta (iperlessia o lettura senza comprensione): tipo di
dislessia fonologica; funziona la via lessicale non semantica)
DISLESSIE EVOLUTIVE
(documentazione tratta dal sito www.neuropsy.it)
ll modello di apprendimento della lettura di Uta Frith (1985) spiega
come i bambini passino da una totale ignoranza dei rapporti tra
linguaggio orale e linguaggio scritto, all’automatizzazione dei processi
di lettura.
L'acquisizione della lettura avviene attraversano 4 fasi tra loro
indipendenti.
DISLESSIE EVOLUTIVE
MODELLO UTA FRITH (1985)
1) Stadio logografico: coincide solitamente con l’età
prescolare. Il bambino riconosce e legge alcune parole in
modo globale, perché contengono delle lettere o degli
elementi che ha imparato a riconoscere, tuttavia egli non ha
né conoscenze ortografiche né fonologiche sulle parole che
legge.
2) Stadio alfabetico: il bambino impara a discriminare le varie
lettere ed è in grado di operare la conversione grafema-
fonema, potendo in questo modo leggere (attraverso la via
fonologica) le parole che non conosce.
DISLESSIE EVOLUTIVE
MODELLO UTA FRITH (1985)
3) Stadio ortografico: il bambino impara le regolarità proprie della
sua lingua. Il meccanismo di conversione grafema-fonema si fa più
complesso ed il bambino diviene capace di leggere suoni complessi
(sillabe) rendendo più veloce la lettura.
4) Stadio lessicale: il bambino riconosce in modo diretto le parole.
A questo livello ha formato un vocabolario lessicale che gli
permette di leggere le parole senza recuperare il fonema (suono)
associato ad ogni grafema (simbolo o lettera). Ora il bambino
controlla bene l'attività della lettura che é diventata automatica e
veloce. E' comunque ancora in grado di utilizzare le modalità di
lettura degli stadi precedenti e, in effetti, le utilizza quando si trova
ad affrontare la lettura di parole nuove, di cui non conosce il
significato, o la lettura di parole senza senso.
DISLESSIE EVOLUTIVE
MODELLO UTA FRITH (1985)
La completa acquisizione delle prime tre
fasi rende completa la modalità di lettura
tramite la via fonologica.
Il raggiungimento della quarta fase
permette al bambino di utilizzare
correttamente la via lessicale e di leggere
le parole conosciute senza bisogno di
operare la conversione grafema-fonema.
DISLESSIE EVOLUTIVE
CLASSIFICAZIONE MODELLO SEYMOUR
Seymour (1985) utilizza un modello molto simile a questo
per riclassificare le dislessie evolutive sulla base del
mancato raggiungimento dei vari stadi di apprendimento
della lettura.
Si possono osservare TRE TIPOLOGIE di dislessia
evolutiva:
●
dislessia fonologica
●
dislessia morfologica-lessicale (detta anche
superficiale)
●
dislessia mista
DISLESSIA FONOLOGICA
Caratteristiche:
●
simili a quelli della dislessia fonologica acquisita, sebbene si
presentino in forma più sfumata e le dissociazioni sono meno
marcate;
●
lettura delle parole regolari migliore di quella delle parole irregolari
con errori di generalizzazione, cioè la parola viene letta come se
fosse regolare (soprattutto in inglese);
●
nella lettura delle parole polisillabiche viene spesso sbagliato
l’accento (questo errore è caratteristico della dislessia superficiale
dei pazienti italiani);
●
la lettura silente di parole omofone non omografe è deficitaria (in
italiano esistono poche parole omofone non omografe che vengono
sostituite nei test per la diagnosi da parole del tipo L’AGO-LAGO);
DISLESSIA FONOLOGICA
Caratteristiche (continua):
●
errori ortografici, cioè sostituzioni, eliminazioni o aggiunte di lettere
●
le parole scritte sono fonologicamente corrette, ma
ortograficamente scorrette (es A DOGNI invece che AD OGNI);
●
maggior difficoltà nel leggere le non parole rispetto alle parole
frequenti e a quelle che costituiscono eccezioni di pronuncia o di
accentazione;
●
conseguenza di un arresto dello sviluppo nel processo di
apprendimento della lettura a livello del passaggio dallo stadio
alfabetico a quello ortografico. Lo sviluppo della lettura rimarrebbe
fermo a livello della conversione grafema-fonema delle singole
lettere, non riuscendo a raggiungere la fase in cui tali regole
vengono applicate a gruppi di lettere corrispondenti a sillabe.
DISLESSIA
MORFOLOGICO-LESSICALE
Detta anche superficiale. Presente sia come disturbo evolutivo che
come disturbo acquisito, sebbene in letteratura siano stati descritti
pochi casi di dislessia evolutiva superficiale.
Caratteristiche:
●
sostanziale inefficienza della lettura di parole contenenti
eccezioni di pronuncia o di accentate in modo irregolare;
●
vengono lette bene le non parole;
●
sarebbe il risultato di un blocco dello sviluppo a livello dello
stadio ortografico, per cui il bambino non ha problemi a
compiere le conversioni grafema-fonema, ma non ha costruito il
vocabolario lessicale necessario ad automatizzare la lettura.
DISLESSIA MISTA
Caratteristiche:
●
si può osservare più frequentemente;
●
tipiche di entrambe le categorie precedenti;
●
sarebbe il frutto di un arresto alle prime fasi
dello stadio alfabetico dello sviluppo.
QUANTE DISLESSIE?
Dal punto di vista del trattamento (es. secondo
il modello di Bakker) si parla di:
Dislessia P (percettiva)
Dislessia L (linguistica)
Dislessia M (mista)
DISLESSIA P
Caratteristiche:
●
I soggetti si avvalgono di strategie visuo-
spaziali
●
Lettura lenta
●
Nel trattamento si stimola l'emisfero
cerebrale sinistro e i processi di tipo
linguistico-anticipatorio, per migliorare la
rapidità di lettura
DISLESSIA L
Caratteristiche:
●
I soggetti si avvalgono di strategie di tipo
linguistico
●
Lettura scorretta
●
Nel trattamento si stimola l'emisfero
cerebrale destro e i processi di tipo
percettivo-decifratorio, per migliorare la
correttezza di lettura
DISLESSIA M
Caratteristiche:
●
I soggetti non si avvalgono né di strategie di tipo
linguistico, né visuo-percettive
●
Lettura lenta e scorretta
●
Nel trattamento si ripercorrono le tappe evolutive
fisiologiche dell'apprendimento della lettura
(secondo Bakker), stimolando prima le strategie
visuo-spaziali (emisferodx), poi le strategie di tipo
linguistico (emisfero sx)
CONCLUSIONI
●
QUALSIASI SIA LA DISLESSIA MAI COME IN
QUESTO CASO....L'UNIONE FA LA FORZA!
●
E' fondamentale “fare rete”, le cui maglie DEVONO
essere formate dalla famiglia, che riveste il ruolo
principale, insieme alla scuola ed al sistema
sanitario
CONCLUSIONI
CONCLUSIONI
●
Il BIVIO davanti a cui ci si trova è tra i più importanti
nella vita di un individuo....
●
e la scuola ha un ruolo fondamentale in questo....
CONCLUSIONI
●
Perciò avremo davvero raggiunto questo importante
obiettivo....
●
Se e quando.....
CONCLUSIONI
●
Vedremo i nostri bambini e ragazzi così.....
GRAZIE A TUTTI VOI PER
L'ATTENZIONE!
Dr.ssa ILARIA MARELLI, Medico Specialista in Neuropsichiatria Infantile e Nutrizionista
Cell. 328-17.80.806 - E-mail : dott.marelli.ilaria@gmail.com

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  • 1. Disturbi Specifici dell'Apprendimento Le diverse tipologie di Dislessia Como, 16 Gennaio 2013 Dr.ssa Ilaria Marelli Medico Specialista in Neuropsichiatria Infantile
  • 2. Ma che cos'è la DISLESSIA?
  • 3. Ma che cos'è la DISLESSIA? ● Abbiamo tutti una idea univoca e soprattutto scientificamente corretta di che cosa sia e cosa comporti questa difficoltà? ● Esiste una sola modalità di essere dislessici? O si può esserlo con caratteristiche diverse? ● I bambini/ragazzi con dislessia hanno bisogno tutti degli stessi identici aiuti?
  • 4. Ma che cos'è la DISLESSIA? Facciamo un po' di chiarezza....
  • 5. DEFINIZIONE ICD-10 (F81.0) A. Deve essere presente almeno uno dei seguenti aspetti: (1) un punteggio nell'accuratezza e/o nella comprensione della lettura che è almeno due deviazioni standard al di sotto del livello atteso sulla base dell'età cronologica e dell'intelligenza generale del bambino [….] (2) una storia di gravi difficoltà nella lettura o punteggi a test che soddisfano i criteri di A (1) per un'età inferiore, e un punteggio a un test di compitazione che sia almeno due deviazioni standard al di sotto del livello atteso in base all'età cronologica e al QI del bambino. B. Il disturbo interferisce significativamente con il profitto scolastico o con le attività quotidiane che richiedono attività di lettura. C. Il disturbo non deriva da un difetto della vista, dell'udito o da una sindrome neurologica. D. Le esperienze scolastiche rientrano nella media (non ci sono state gravi inadeguatezze nelle esperienze educative) E. Criterio di esclusione frequentemente utilizzato: QI<70, valutato con test standardizzato.
  • 6. P.A.R.C.C. (DSA Documento di intesa, PARCC 2011; www.lineeguidadsa.it) A. Diagnosi di inclusione: nonostante sia auspicabile e consigliabile utilizzare test multicomponenziali, è possibile utilizzare un quoziente mono-componenziale (ad es. scala Leiter, Matrici Progressive di Raven). B. Il quoziente totale (multicomponenziale), oppure il migliore tra i quozienti monocomponenziali rilevati, deve essere non inferiore a 85. C. In presenza di risultati inferiori a 85 a test monocomponenziali nonverbali (es. scala di Performance alla WISC, scala Leiter, Matrici progressive o simili), prevedere l’applicazione anche di un test di tipo verbale (almeno 3 subtest della scala Verbale della WISC-III), il cui risultato deve essere non inferiore a 85 (o a 7 nella media dei punteggi ponderati) per soddisfare il criterio di inclusione.
  • 7. DEFINIZIONE ● Si parla di DIFFICOLTA'/DISTURBO NON di MALATTIA mentale o fisica ● Il bambino/ragazzo con dislessia ha una intelligenza perfettamente conservata, a volte anzi più brillante in alcune aree
  • 8. PROBLEMA ● Il problema SERIO è che spesso si sentono così....
  • 9. PARENTESI ● Noi adulti, genitori, insegnanti, operatori del settore, DOBBIAMO essere i primi ad avere fiducia in loro e nelle loro capacità ● DOBBIAMO dare un rispecchiamento positivo e non farli sentire ghettizzati ● DOBBIAMO stare molto attenti a come ci rivolgiamo a loro, a quali espressioni usiamo
  • 10. PARENTESI ● Frasi del tipo: “Voi DSA (!!!!!!!) il compito potete farlo più facile (!!!!!), fanno sentire i bambini / ragazzi così...
  • 11. PARENTESI ● I genitori, magari, la sottoscritta sicuramente, così...
  • 13. Circuiti cerebrali coinvolti (tratto da “Le età della mente”di A.Oliverio e A. Oliverio-Ferraris) ● Le difficoltà di un bambino dislessico hanno origine nel suo cervello, nell'emisfero di sinistra, che è congegnato in modo da avere aree specifiche per le diverse funzioni linguistiche: -corteccia LOBO OCCIPITALE (parte) per identificazione delle lettere scritte; -corteccia LOBO TEMPORALE per identificazione del significato delle parole; -corteccia LOBO FRONTALE (parte inferiore) dove si svolgono i processi di tipo fonologico.
  • 14. Circuiti cerebrali coinvolti (tratto da “Le età della mente”di A.Oliverio e A. Oliverio-Ferraris) ● Tuttavia c'è una certa differenza tra.... ● ...nel senso che in gran parte delle femmine i processi fonologici hanno luogo sia nella corteccia frontale inferiore di sx che in quella di dx, sono cioè bilaterali. Questo sarebbe il motivo per cui la dislessia è maggiormente frequente nei maschi, che risultano da questo punto di vista più svantaggiati.
  • 15. Circuiti cerebrali coinvolti (tratto da “Le età della mente”di A.Oliverio e A. Oliverio-Ferraris) ● Perciò il deficit è situato nella corteccia frontale inferiore di sinistra, che non è danneggiata ma....
  • 16. Circuiti cerebrali coinvolti (tratto da “Le età della mente”di A.Oliverio e A. Oliverio-Ferraris) ● Il loro cervello elabora infatti l'informazione con notevole lentezza, con tempi di 10 volte superiori rispetto alla norma ● La maggior parte dei banbini impiega circa 40 millisecondi per elaborare un fonema ● Un bambino con dislessia impiega circa 500 millesimi di secondo per svolgere lo stesso compito!!
  • 17. Teorie Scientifiche (da Brain 2003, 16, 841-865; F. Ramus ed altri) ● Diverse ed ancora molto dibattute sono le teorie per cercare di spiegare la causa della dislessia ● Tuttavia, seppur qualcuna risulta più riconosciuta delle altre, non c'è ancora certezza ed accordo tra gli studiosi
  • 18. Teorie Scientifiche (da Brain 2003, 16, 841-865; F. Ramus ed altri) ● Phonological theory ● Rapid auditory processing theory ● Visual theory ● Cerebellar theory ● Magnocellular theory
  • 19. Phonological Theory ● Deficit specifico di rappresentazione, stoccaggio e recupero dei suoni della lingua ● Imparare a leggere infatti richiede la consapevolezza della corrispondenza grafema-fonema (cioè la corrispondenza tra le lettere ed i suoni della lingua)
  • 20. Phonological Theory ● Infatti i bambini dislessici presentano difficoltà: - nella manipolazione dei suoni (sintesi e segmentazione fonemica, ricognizione di rime....) - nella memoria a breve termine - nella capacità di denominazione dove risultano particolarmente lenti
  • 21. Phonological Theory Basi neurobiologiche ● Ad un livello neurobiologico gli studi anatomici e funzionali (RMN fz encefalo) hanno evidenziato alla base del deficit fonologico una disfunzione congenita dell'area perisilviana dell'emisfero sinistro del cervello
  • 22. Auditory Processing Theory ● Secondo Tallal e colleghi il deficit risiede nelle scarse abilità di numerose abilità uditive, come la discriminazione della frequenza dei suoni, portando ad una anomala risposta a diversi stimoli uditivi ● C'è una scorretta rappresentazione mentale dei suoni brevi ed una difficoltà a distinguere suoni simili (es. /ba/ vs /da/) ● Gli studiosi che sostengono tale teoria riconoscono tali deficit come la causa diretta del deficit fonologico e di conseguenza delle difficoltà di lettura
  • 23. Visual Theory ● I sostenitori di tale teoria ritengono che una instabile fissazione binoculare e difficoltà di convergenza oculare portino ad un “effetto affollamento” (crowding) (Spinelli ed al. 2002) nella pagina da cui originerebbe la difficoltà di lettura. ● Questa teoria NON esclude il deficit fonologico, MA enfatizza il ruolo della visione nelle difficoltà di lettura
  • 24. Visual Theory Basi neurobiologiche Sistema visivo basato su DUE VIE con diversi ruoli e proprietà: - magnocellulare (via del where; nucleo genicolato laterale): cellule grandi, trasmissione rapida dello stimolo, non discrimina i colori, riconosce la forma in movimento, alterato nei dislessici con anormalità del controllo binoculare e nella attenzione visuo-spaziale; - parvocellulare (via del what): cellule piccole, trasmissione lenta dello stimolo, discrimina i colori e la forma
  • 25. Cerebellar Theory ● Sostenuta da Nicolson, Fawcett et al. ● Il cervelletto gioca un ruolo, tra le molte funzioni: - nel controllo motorio, quindi nella articolazione fonatoria e nei movimenti oculari; - nella automatizzazione di alcuni compiti tra cui la capacità di guidare e di leggere.
  • 26. Cerebellar Theory ● Da qui la difficoltà che alcuni dislessici mostrano in un certo numero di compiti motori singoli o in doppio, di coordinazione motoria ● Infine gli autori postulano che un ritardo o una disfunzione articolatoria sottenderebbero il deficit di rappresentazione fonologica ● A livello neurobiologico gli studi di brain imaging evidenzierebbero una attivazione metabolica differente nel cervelletto dei soggetti dislessici rispetto ai controlli.
  • 27. Magnocellular Theory ● Rappresenta il tentativo di integrare le precedenti teorie (Stein e Walsh 1997) ● Postula l'esistenza di una disfunzione NON ristretta solo alla via visiva, MA generalizzata a tutte le modalità percettive (tattile ed uditiva) ● Perciò i sostenitori ritengono che tale teoria renda conto di tutte le manifestazioni della dislessia ● Il sistema magnocellulare (via del where) ha cellule grandi, conduzione veloce dello stimolo, non discrimina i colori, discrimina la forma in movimento
  • 28. Disturbo NEUROBIOLOGICO ● Perciò i bambini / ragazzi NON sono.... “pigri”, “lazzaroni”, “distratti” (per scelta), “intelligenti ma potrebbero dare di più”...ecc.....
  • 29. Disturbo NEUROBIOLOGICO ● Sono alcune aree del loro encefalo ad essere “pigre” ● Il loro cervello perciò iperlavora per compensare e va incontro ad un eccesso di fatica
  • 30. CONSEGUENZA ● Le manifestazioni comportamentali evidenti, spesso segnalate da insegnanti e genitori, differiscono molto da bambino a bambino a seconda di numerosi fattori
  • 31. CONSEGUENZA ● C'è chi reagisce così... ● O così...
  • 36. MESSAGGIO ● Il messaggio che deve passare è che la DISLESSIA non è una difficoltà scelta per comodità o altra ragione, è una CONDIZIONE INNATA, e come tale va accettata, senza colpevolizzazioni, sensi di colpa, rabbia o delusione. ● E' così e come tale va affrontata con tutti gli aiuti che oggi abbiamo a disposizione!
  • 37. MESSAGGIO ● Privereste vostro figlio o un vostro alunno miope dello strumento per lui indispensabile?
  • 38. MESSAGGIO ● Perchè allora spesso lo si fa con i bambini / ragazzi con dislessia? ● Perchè non gli si dà la possibilità di usare quegli strumenti, o di accedere a quei trattamenti riabilitativi, che gli sarebbero di notevole aiuto?!
  • 39. Quante DISLESSIE? (documentazione tratta dal sito www.neuropsy.it) ● Le parole possono essere lette attraverso due vie che operano in maniera indipendente: - via lessicale - via fonologica ● Nel modello standard (Sartori,1984) si ipotizza un primo stadio del processo, comune ad entrambe le vie, deputato all’analisi visiva dello stimolo. A questo livello sarebbero codificate le caratteristiche distintive dello stimolo oltre che la posizione delle lettere. Al secondo livello si trova un sistema deputato al riconoscimento delle lettere e a questo stadio le vie di lettura si separano.
  • 40. MODELLO A DUE VIE (documentazione tratta dal sito www.neuropsy.it)
  • 41. VIA FONOLOGICA (documentazione tratta dal sito www.neuropsy.it) Dall’identificazione astratta delle lettere lo stimolo passa alla conversione grafema- fonema e raggiunge il sistema articolatorio. Attraverso questa via vengono lette le non parole e le parole non familiari secondo le regole di pronuncia.
  • 42. VIA LESSICALE (documentazione tratta dal sito www.neuropsy.it) Recupero della pronuncia della parola attraverso il lessico mentale. Passa direttamente dal riconoscimento delle lettere ad un sistema di riconoscimento delle parole senza bisogno di convertire i segni in suoni. Sistema composto di tanti riconoscitori quante sono le parole conosciute dal soggetto. A questo livello la via lessicale si suddivide ulteriormente a creare: - via lessicale semantica, che prima di attivare il sistema di produzione delle parole passa attraverso la comprensione delle stesse; - via lessicale non semantica che collega direttamente il sistema di riconoscimento col sistema di produzione. Quest’ultima via permette di spiegare l’esistenza di un’accurata lettura in assenza di comprensione (iperlessia).
  • 44. Quante DISLESSIE? ● Una prima grande distinzione tra: 1) DISLESSIE ACQUISITE 2) DISLESSIE EVOLUTIVE
  • 45. DISLESSIE ACQUISITE ● PERIFERICHE: disturbi di elaborazione della forma visiva della parola. Il disturbo colpisce le prime fasi di elaborazione delle parole, che sono le più periferiche: - visiva (da neglect) - attentiva - lettera per lettera (alessia pura)
  • 46. DISLESSIE ACQUISITE ● CENTRALI: disturbi di lettura il cui deficit è a carico delle due procedure necessarie per la lettura ad alta voce, ovvero della via fonologica e della via visiva: - superficiale (o lettura fonologica): danno via lessicale - fonologica (o lettura visiva): danno via fonologica - profonda: disturbo multicomponenziale (via fonologica e via visiva) - diretta (iperlessia o lettura senza comprensione): tipo di dislessia fonologica; funziona la via lessicale non semantica)
  • 47. DISLESSIE EVOLUTIVE (documentazione tratta dal sito www.neuropsy.it) ll modello di apprendimento della lettura di Uta Frith (1985) spiega come i bambini passino da una totale ignoranza dei rapporti tra linguaggio orale e linguaggio scritto, all’automatizzazione dei processi di lettura. L'acquisizione della lettura avviene attraversano 4 fasi tra loro indipendenti.
  • 48. DISLESSIE EVOLUTIVE MODELLO UTA FRITH (1985) 1) Stadio logografico: coincide solitamente con l’età prescolare. Il bambino riconosce e legge alcune parole in modo globale, perché contengono delle lettere o degli elementi che ha imparato a riconoscere, tuttavia egli non ha né conoscenze ortografiche né fonologiche sulle parole che legge. 2) Stadio alfabetico: il bambino impara a discriminare le varie lettere ed è in grado di operare la conversione grafema- fonema, potendo in questo modo leggere (attraverso la via fonologica) le parole che non conosce.
  • 49. DISLESSIE EVOLUTIVE MODELLO UTA FRITH (1985) 3) Stadio ortografico: il bambino impara le regolarità proprie della sua lingua. Il meccanismo di conversione grafema-fonema si fa più complesso ed il bambino diviene capace di leggere suoni complessi (sillabe) rendendo più veloce la lettura. 4) Stadio lessicale: il bambino riconosce in modo diretto le parole. A questo livello ha formato un vocabolario lessicale che gli permette di leggere le parole senza recuperare il fonema (suono) associato ad ogni grafema (simbolo o lettera). Ora il bambino controlla bene l'attività della lettura che é diventata automatica e veloce. E' comunque ancora in grado di utilizzare le modalità di lettura degli stadi precedenti e, in effetti, le utilizza quando si trova ad affrontare la lettura di parole nuove, di cui non conosce il significato, o la lettura di parole senza senso.
  • 50. DISLESSIE EVOLUTIVE MODELLO UTA FRITH (1985) La completa acquisizione delle prime tre fasi rende completa la modalità di lettura tramite la via fonologica. Il raggiungimento della quarta fase permette al bambino di utilizzare correttamente la via lessicale e di leggere le parole conosciute senza bisogno di operare la conversione grafema-fonema.
  • 51. DISLESSIE EVOLUTIVE CLASSIFICAZIONE MODELLO SEYMOUR Seymour (1985) utilizza un modello molto simile a questo per riclassificare le dislessie evolutive sulla base del mancato raggiungimento dei vari stadi di apprendimento della lettura. Si possono osservare TRE TIPOLOGIE di dislessia evolutiva: ● dislessia fonologica ● dislessia morfologica-lessicale (detta anche superficiale) ● dislessia mista
  • 52. DISLESSIA FONOLOGICA Caratteristiche: ● simili a quelli della dislessia fonologica acquisita, sebbene si presentino in forma più sfumata e le dissociazioni sono meno marcate; ● lettura delle parole regolari migliore di quella delle parole irregolari con errori di generalizzazione, cioè la parola viene letta come se fosse regolare (soprattutto in inglese); ● nella lettura delle parole polisillabiche viene spesso sbagliato l’accento (questo errore è caratteristico della dislessia superficiale dei pazienti italiani); ● la lettura silente di parole omofone non omografe è deficitaria (in italiano esistono poche parole omofone non omografe che vengono sostituite nei test per la diagnosi da parole del tipo L’AGO-LAGO);
  • 53. DISLESSIA FONOLOGICA Caratteristiche (continua): ● errori ortografici, cioè sostituzioni, eliminazioni o aggiunte di lettere ● le parole scritte sono fonologicamente corrette, ma ortograficamente scorrette (es A DOGNI invece che AD OGNI); ● maggior difficoltà nel leggere le non parole rispetto alle parole frequenti e a quelle che costituiscono eccezioni di pronuncia o di accentazione; ● conseguenza di un arresto dello sviluppo nel processo di apprendimento della lettura a livello del passaggio dallo stadio alfabetico a quello ortografico. Lo sviluppo della lettura rimarrebbe fermo a livello della conversione grafema-fonema delle singole lettere, non riuscendo a raggiungere la fase in cui tali regole vengono applicate a gruppi di lettere corrispondenti a sillabe.
  • 54. DISLESSIA MORFOLOGICO-LESSICALE Detta anche superficiale. Presente sia come disturbo evolutivo che come disturbo acquisito, sebbene in letteratura siano stati descritti pochi casi di dislessia evolutiva superficiale. Caratteristiche: ● sostanziale inefficienza della lettura di parole contenenti eccezioni di pronuncia o di accentate in modo irregolare; ● vengono lette bene le non parole; ● sarebbe il risultato di un blocco dello sviluppo a livello dello stadio ortografico, per cui il bambino non ha problemi a compiere le conversioni grafema-fonema, ma non ha costruito il vocabolario lessicale necessario ad automatizzare la lettura.
  • 55. DISLESSIA MISTA Caratteristiche: ● si può osservare più frequentemente; ● tipiche di entrambe le categorie precedenti; ● sarebbe il frutto di un arresto alle prime fasi dello stadio alfabetico dello sviluppo.
  • 56. QUANTE DISLESSIE? Dal punto di vista del trattamento (es. secondo il modello di Bakker) si parla di: Dislessia P (percettiva) Dislessia L (linguistica) Dislessia M (mista)
  • 57. DISLESSIA P Caratteristiche: ● I soggetti si avvalgono di strategie visuo- spaziali ● Lettura lenta ● Nel trattamento si stimola l'emisfero cerebrale sinistro e i processi di tipo linguistico-anticipatorio, per migliorare la rapidità di lettura
  • 58. DISLESSIA L Caratteristiche: ● I soggetti si avvalgono di strategie di tipo linguistico ● Lettura scorretta ● Nel trattamento si stimola l'emisfero cerebrale destro e i processi di tipo percettivo-decifratorio, per migliorare la correttezza di lettura
  • 59. DISLESSIA M Caratteristiche: ● I soggetti non si avvalgono né di strategie di tipo linguistico, né visuo-percettive ● Lettura lenta e scorretta ● Nel trattamento si ripercorrono le tappe evolutive fisiologiche dell'apprendimento della lettura (secondo Bakker), stimolando prima le strategie visuo-spaziali (emisferodx), poi le strategie di tipo linguistico (emisfero sx)
  • 60. CONCLUSIONI ● QUALSIASI SIA LA DISLESSIA MAI COME IN QUESTO CASO....L'UNIONE FA LA FORZA! ● E' fondamentale “fare rete”, le cui maglie DEVONO essere formate dalla famiglia, che riveste il ruolo principale, insieme alla scuola ed al sistema sanitario
  • 62. CONCLUSIONI ● Il BIVIO davanti a cui ci si trova è tra i più importanti nella vita di un individuo.... ● e la scuola ha un ruolo fondamentale in questo....
  • 63. CONCLUSIONI ● Perciò avremo davvero raggiunto questo importante obiettivo.... ● Se e quando.....
  • 64. CONCLUSIONI ● Vedremo i nostri bambini e ragazzi così.....
  • 65. GRAZIE A TUTTI VOI PER L'ATTENZIONE! Dr.ssa ILARIA MARELLI, Medico Specialista in Neuropsichiatria Infantile e Nutrizionista Cell. 328-17.80.806 - E-mail : dott.marelli.ilaria@gmail.com