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Disfunzioni sessuali
(II parte)
Dott. Claudia Orlandazzi
Psicologa
Psicoterapeuta
Consulente in Sessuologia Clinica
claudia.orlandazzi@gmail.com
Clinica delle
disfunzioni
sessuali
Sex counseling
“Attività di sostegno capace di aiutare individualmente
persone in difficoltà ad assimilare le loro conoscenze
e trasformarle in stili di vita sani e comportamenti
responsabili” (OMS, 1975).
Le funzioni del sex counseling sono:
FORNIRE INFORMAZIONI nei casi di ignoranza circa l’anatomia e la fisiologia della
risposta sessuale e per uscire da stereotipi o falsi miti che spesso sono veicolati dai
media. La corretta informazione porta ad una modificazione cognitiva (ad esempio di
certi pensieri o convinzioni) e ad un arricchimento dei comportamenti e delle opzioni
legate alla sessualità.
SCREENING PRELIMINARE dei casi di disfunzione sessuale, con l’obiettivo di un
corretto inquadramento diagnostico e l’invio allo specialista più adeguato.
L’evoluzione della sex therapy
Master e Johnson : furono i primi a sviluppare un
programma di terapia clinica per le disfunzioni
sessuali. In un primo momento il trattamento si
limitava a sessioni di terapia prolungate per un solo
membro della coppia. Dal 1959 cominciarono a
lavorare assieme per trattare entrambi i componenti
della coppia in un programma lungo due settimane,
con un follow-up di cinque anni. Le coppie
incontrarono un tasso di successo che supera l’80%.
Il trattamento fu descritto in “Human Sexual
Inadequacy” nel 1970.
L’evoluzione della sex therapy
H. Kaplan: Si deve a lei la promozione della terapia sessuale
integrata.
Nella sua proposta terapeutica ha coniugato i protocolli mansionali di
Masters e Johnson con la terapia sistemica e quella psicodinamica.
Le metodologie di intervento sono descritte dalla psichiatra e
sessuologa nel manuale “La nuova terapia sessuale” (1974)
La Terapia Mansionale Integrata
La Terapia Mansionale Integrata è una terapia
breve e strategica, direttiva, orientata a uno
scopo preciso quale modificare comportamenti,
emozioni e credenze sulla sessualità.
I primi colloqui vengono utilizzati per la
ricostruzione del problema e la sua definizione in
termini adeguati alla terapia cognitiva
comportamentale (definizione del contratto
terapeutico e degli obiettivi della terapia).
Può essere di coppia o individuale.
La Terapia Mansionale Integrata
4 aree specifiche di intervento
1) la conoscenza di sé
Riguarda la conoscenza personale e comportamentale del proprio corpo, delle
risposte sessuali a partire dall’esplorazione visiva e tattile. L’esplorazione dei
pensieri, del dialogo interno, del proprio immaginario e dei propri contenuti
emozionali, ottenuta con il processo di auto osservazione.
2) la conoscenza di sé con l’altro
Il partner diventa uno specchio in cui osservarsi, sempre sui tre livelli:
comportamentale
cognitivo
relazionale
3) la conoscenza del proprio piacere e dei propri vissuti
Possibilità di sperimentare il piacere sessuale, di scoprirlo nel suo aspetto individuale
e di entrare in contatto con le proprie emozioni.
4) la conoscenza dell’intimità di coppia
L’esplorazione dei comportamenti utili a procurare reciprocamente piacere, nonché
l’esposizione a livelli di intimità crescente con la condivisione delle emozioni sessuali,
allo scopo di sperimentare l’affidamento reciproco come traguardo in un processo di
cooperazione.
La Terapia Mansionale Integrata
Le mansioni
Le mansioni sessuali sono prescrizioni di comportamenti
sessuali date a scopo terapeutico. Non hanno il valore di
atti spontanei e il loro fine non è quello di provocare
piacere sessuale ma sono assimilabili a veri e propri
home work. Lo scopo è quello di fornire un territorio in cui
il terapista può guidare la coppia all’ esplorazione della
sessualità.
Vengono assegnate alla fine della seduta utilizzando una
comunicazione precisa, diretta e adeguata all’
interlocutore verificando di essere stati compresi.
Nell’esposizione della mansione è necessario specificare
come, dove, quanto, e quando nella maniera più precisa
possibile.
La Terapia Mansionale Integrata
Prescrizioni della prima fase
Autosservazione: consiste nel chiedere di effettuare un’ attenta osservazione del
proprio corpo dapprima visiva quindi tattile. Se l’ intervento è di coppia si prescrive di
farla separatamente.
Posti di fronte allo specchio ci si deve osservare “dalla testa ai piedi” con molta
attenzione per poter rispondere mentalmente a domande del tipo: “cosa non mi
piace del mio corpo?” “cosa vorrei cambiare?” “cosa mi piace?”
Dal punto di vista cognitivo l’autosservazione consiste nell’ addestramento al
riconoscimento di propri stati interni: “Cosa stavo pensando e cosa stavo provando
mentre…?”
Esercizi di Kegel: consiste in una serie di contrazioni e rilasciamenti che hanno lo
scopo di aumentare il tono del muscolo pubococcigeo e il controllo volontario di
questo muscolo particolarmente coinvolto nel coito e nell’orgasmo.
Scoperta del punto di inevitabilità orgasmica: consiste nell’indicare un
esercizio di masturbazione (non in presenza del partner) in cui l’ attenzione deve
essere rivolta alle sensazioni fisiche preorgasmiche, avvertite le quali si deve
interrompere o modificare la stimolazione in modo da non raggiungere l’orgasmo, che
potrà essere raggiunto se desiderato, in un secondo momento.
La Terapia Mansionale Integrata
Prescrizioni della seconda fase
Focalizzazione sensoriale: consiste in uno scambio di stimolazioni
(carezze) a fini non erotici. Il contatto tra partner è inesigente e la prescrizione si
articola sui seguenti punti cardine:
1) Lo scambio di carezze è un sistema di conoscenza, non è un gioco erotico e non è il
preludio a un atto sessuale.
2) I partner non devono accarezzarsi contemporaneamente, in modo tale che ognuno
possa più facilmente concentrarsi sulle proprie sensazioni.
3) Le carezze devono riguardare tutto il corpo.
4) Lo scambio di informazioni deve essere formulato in termini positivi e non distraenti.
Focalizzazione sensoriale 1: la mansione consiste nell’accarezzarsi a turno,
senza ricambiare le carezze e concentrandosi sulle sensazioni fisiche evitando la
zona genitale e il seno.
Focalizzazione sensoriale 2: espletata la F.S.1 alla coppia si chiederà di
includere anche i genitali e accarezzarli come qualsiasi altra parte del corpo.
Comunicazione 1: la prescrizione sarà quella di far presente al partner, almeno una
volta al giorno, un proprio desiderio in maniera esplicita usando il pronome IO al posto
del TU. Se per la coppia risulta troppo difficoltoso esprimere desideri sessuali iniziare
questo esercizio utilizzando temi più neutri come ad esempio i gusti alimentari.
La Terapia Mansionale Integrata
Prescrizioni della terza fase
Il quadro in cui le seguenti prescrizioni potranno essere espletate è quello dell’ egoistica
ricerca di piacere, ciò che la Kaplan chiama “permesso di essere egoisti”
Focalizzazione sensoriale 3: sarà diretta in questa fase esplicitamente alla
produzione del piacere sessuale e di un orgasmo, senza che avvenga un coito, chi
riceve ha il diritto/dovere di concentrarsi sul proprio piacere e di chiedere ciò che
desidera , chi “fa” può meglio conoscere il proprio compagno e sperimentare sé come
autore di piacere.
Stop/start: questa tecnica viene utilizzata durante la FS3. Appreso il “punto di non
ritorno”, una volta raggiunto, l’ uomo inviterà la compagna a fermarsi con le parole o
con un gesto
Comunicazione 2: consiste nell’ invitare la coppia a scambiarsi informazioni sui
propri desideri sessuali. I partner vengono quindi invitati a esplicitare quando hanno
desiderio sessuale e a prendere l’ iniziativa. Si chiede inoltre di “parlare” di quello che
si prova durante l’ attività sessuale.
La Terapia Mansionale Integrata
Prescrizioni della quarta fase
Le prescrizioni di queste fasi della terapia hanno lo scopo di far sperimentare alla coppia
il piacere sessuale condiviso in un’intimità crescente.
Focalizzazione sensoriale 4: questa prescrizione consiste nel chiedere alla
coppia di scambiarsi carezze, come per la FS3, ma contemporaneamente di
masturbarsi reciprocamente fino al raggiungimento dell’ orgasmo.
Coito inesigente: consiste nel chiedere alla coppia di avere una penetrazione allo
scopo di percepire unicamente le sensazioni di “contenere” ed “essere contenuti”,
escludendo la possibilità di un orgasmo coitale. I partner si muoveranno il minimo
sufficiente per mantenere l’erezione. L’orgasmo potrà essere ottenuto, se desiderato,
con una successiva masturbazione.
Comunicazione 3: si invita la coppia a comunicarsi e a manifestare le emozioni e le
sensazioni provate durante l’ attività sessuale, a esprimere i propri desideri e le
proprie fantasie
La Terapia Mansionale Integrata
I fase
La conoscenza di
sè
II fase
La conoscenza
dell’ altro e di sé
tramite l’ altro
III fase
La conoscenza del
piacere
IV fase
Il piacere di coppia
e l’ intimità
Autosservazione
(Visiva, tattile,
cognitiva,
relazionale)
Focalizzazione
sensoriale 1
Focalizzazione
sensoriale 3
Focalizzazione 4
Esercizio di Kegel Focalizzazione
sensoriale 2
Comportamenti
“egoistici”
Masturbazione
Coito inesigente
Ricerca del punto
di inevitabilità
orgasmica
Stop-start Comunicazione 2 Comunicazione 3
Comunicazione 1 Utilizzazione
fantasie
Il trattamento delle
disfunzioni sessuali
Disturbi dell’eccitamento sessuale
Disturbo dell’eccitamento femminile
Fase preliminare: prescrizione dell’ astinenza sessuale .
1° fase:
- Autosservazione fisica in contesto rilassato e tendente a far risaltare il piacere legato
al corpo.
- Autosservazione cognitiva con la finalità di far emergere emozioni e convinzioni del
circolo vizioso di automantenimento del sintomo.
- Esercizio di Kegel prescritto in associazione con immagini piacevoli.
2° fase:
- Focalizzazione sensoriale 1 e 2: sottolineando, durante la spiegazione delle mansioni,
il carattere di vicinanza e affetto e la finalità non sessuale delle carezze. E’ utile
definire prima il tempo che ognuno deve dedicare all’ altro.
- Comunicazione 1: incoraggiare il riconoscimento e la comunicazione degli stimoli
piacevoli al fine di aumentare la conoscenza che l’uomo ha della compagna.
Incoraggiare la donna a proseguire l’autosservazione e a comunicare al partner le
scoperte e i progressi fatti nella ricerca del piacere.
Disturbi dell’eccitamento sessuale
Disturbo dell’eccitamento femminile
3° fase:
- Masturbazione: si chiede alla donna di concentrarsi sulle proprie sensazioni fisiche
fino ad arrivare al massimo piacere facendo attenzione a cosa lo fa decrescere e cosa
lo fa aumentare. Deve essere scelto un luogo in cui la donna può essere comoda e
rilassata per almeno due volte a settimana per 45’-60’. Lo scopo dell’esercizio è quello
di far imparare alla donna a dedicare tempo a se stessa e alla ricerca del “suo”
piacere
- Focalizzazione sensoriale 3: la prima volta si proibirà di raggiungere l’ orgasmo, la
seconda solo se lo si desidera.
- Addestramento immaginativo: le prescrizioni sono volte alla costruzione e utilizzazione
d’immagini sessualmente stimolanti in particolare immagini in cui la donna “si vede”
mentre prova piacere. In questa fase possono essere prescritte amplificazione
sensoriale e simulazione dell’ orgasmo.
- Comunicazione 2: le prescrizioni sono rivolte all’ esplicitazione del desiderio di
contatto fisico o sessuale con lo scopo di interrompere eventuali circoli viziosi (“non
prendo mai l’ iniziativa di starti vicino perché se no tu vuoi sempre fare l’ amore”
oppure “chiedo sempre di fare l’ amore perché tu non vuoi mai”)
4°fase:
Focalizzazione sensoriale 4: ricerca della piacevolezza del contatto fisico, carezze
contemporanee solo dopo quelle inesigenti
Coito inesigente: l’orgasmo se desiderato sarà raggiunto solo con la masturbazione
Disturbi dell’eccitamento sessuale
Disturbo dell’eccitamento femminile
Tecniche cognitivo comportamentali impiegate nel trattamento
psicologico del disturbo dell’ eccitazione femminile (Kaplan, 1995)
 Insegnare l’automonitoraggio per incrementare la consapevolezza di
pensieri, emozioni e comportamenti controproducenti. Tale intervento è
particolarmente importante data la rilevanza della componente cognitiva
dell’eccitazione sessuale soprattutto nella donna.
 Uso di materiale erotico e fantasie sessuali.
 Compiti tendenti a riprendere (o talora a riapprendere) la masturbazione.
 Training di abilità sessuali.
 Migliorare la comunicazione tra i partner , sessuale e non.
 Esercizi di focalizzazione sensoriale.
 Aumentare l’ intimità tra i membri della coppia.
 In taluni casi si può scegliere l’ uso dei vibratori.
Disturbi dell’ eccitamento sessuale
Convinzioni disfunzionali tipiche dei soggetti con disfunzione erettile
(Althof e Rosen, 2010)
Pensiero “tutto o nulla”: Se le mie erezioni non sono sempre al
massimo, sono un completo fallimento.
Iper-generalizzazione : Se ho dei problemi di erezione una volta, li
avrò per sempre.
Squalifica del positivo: Mia moglie dice che ho delle buone erezioni
solo perché non vuole ferirmi.
Lettura del pensiero: So cosa pensa mia moglie dell’altra notte anche
se non me lo ha detto.
Riferimento al destino: Sono sicuro che stanotte andrà male.
Ragionamento emotivo : Se mi sento così allora è vero.
Doverizzazioni : Devo essere migliore.
Catastrofizzazione: Se stanotte fallisco mia moglie mi lascerà.
Disturbi dell’eccitamento sessuale
Linee guida per il trattamento della disfunzione erettile
(Società Italiana di Urologia, Hatzimouratidis et al., 2014)
Primo livello:
 Psicoterapia sessuale
 Farmaci per via orale
 Vacuum device
 Onde d’urto a bassa intensità (LI-ESTW)
Secondo livello:
 Farmaci locali
Terzo livello:
 Terapia chirurgica
Vacuum device
Disturbi dell’ eccitamento sessuale
Disturbo dell’eccitamento maschile (deficit erettivo)
Fase preliminare: prescrizione dell’astinenza sessuale che per l’uomo è molto spesso
liberatoria verso l’obbligo della dimostrazione di virilità.
1° fase:
- Autosservazione fisica e cognitiva: sia visiva che tattile per almeno 30’ con uno
specchio a figura intera. Si chiederà, durante l’autosservazione, di ricercare e
registrare mentalmente immagini anticipatorie e pensieri relativi a valutazioni e i criteri
che le sostengono.
- Masturbazione: dovrà essere svolta da soli, dopo aver indotto un leggero
rilassamento, almeno due volte a settimana. Una volta raggiunta l’erezione l’uomo
dovrà fermarsi e “attivamente” farla scomparire per poi stimolarsi fino a una nuova
erezione, cosi per 3/4 volte. Lo scopo della prescrizione è conoscitivo e si sconsiglia
di raggiungere l’orgasmo.
2° fase:
- Focalizzazione sensoriale 1 e 2: lo scopo non è quello di ottenere un erezione e se
dovesse comparire si esplicita che è vietato avere un rapporto coitale. I partner
vengono invitati a scambiarsi istruzioni e preferenze.
- Comunicazione 1: incoraggiare la comunicazione sui desideri sessuali con lo scopo di
confrontare l’idea che l’uomo ha di come la donna lo vorrebbe come maschio e
viceversa.
Disturbi dell’ eccitamento sessuale
Disturbo dell’eccitamento maschile (deficit erettivo)
3° fase:
- Masturbazione: Le mansioni di questa fase hanno lo scopo principale di facilitar e la
percezione degli stimoli esogeni nell’ ambito della ricerca attiva del piacere. L’ uomo
viene invitato ad essere “egoista” e a non “verificare le proprie capacità”. Si prescrive
quindi la masturbazione , la prima volta da solo e successivamente con la compagna.
- Focalizzazione sensoriale 3: lo scopo non è raggiungere l’erezione o l’orgasmo. La
seconda volta è possibile raggiungere l’ orgasmo ma non attraverso il coito (almeno 2
volte a settimana)
- Addestramento immaginativo: lo scopo è quello di aumentare i livelli di eccitamento e
limitare la comparse di pensieri distraenti.
- Comunicazione 2: ha lo scopo di aumentare il livello di collaborazione nella coppia
attraverso la comunicazione di desideri e di sensazioni sessuali della donna all’ uomo.
4°fase:
Focalizzazione sensoriale 4: si sottolinea l’importanza delle carezze inesigenti e si
ricorda la prescrizione dell’astinenza dai tentativi di coito.
Coito inesigente: l’orgasmo se desiderato sarà raggiunto solo con la masturbazione
reciproca.
Le prescrizioni sulla comunicazione saranno volte a migliorare lo scambio esplicito sulle
sensazioni provate durante l’ incontro sessuale.
Disturbi dell’ eccitamento sessuale
Disturbo dell’eccitamento maschile (deficit erettivo)
Come gestire le “ricadute”?
Nei casi di disfunzione erettile vi è un miglioramento di circa il 70% dei casi ma
solo il 56% dopo 3 mesi mantiene i risultati (Hawton, Catalan e Faff, 1992).
McCarthy (1993) ha proposto un training di prevenzione delle ricadute che
prevede:
 occasionale programmazione di incontri sessuali inesigenti;
 Role playing per far fronte a esperienze sessuali insoddisfacenti o negative;
 Aumentare la gamma di comportamenti affettuosi o intimi diversi dal
rapporto sessuale
 Prevedere delle sedute di “mantenimento” o “booster” dopo il termine della
terapia
Rosen (2007) di lavorare sulla previsione realistica di eventuali erezioni
insoddisfacenti e su strategie cognitive di risposta da metterle in atto.
(distinzione tra insuccesso/ relapse o ricaduta/ lapse o scivolone).
-
Disturbi dell’ eccitamento sessuale
Disturbo del desiderio sessuale ipoattivo
Meana e Steiner (2014) propongono una terapia cognitivo-affettivo-
comportamentale per il Desiderio Sessuale ipoattivo. Essa consta delle seguenti
componenti:
Rifocalizzazione cognitiva: in questa fase della terapia il focus saranno l’identificazione
e la ristrutturazione dei pensieri e delle credenze disadattive. Dal punto di vista
comportamentale si agirà sui copioni sessuali stereotipati e limitati che interferiscono
con il desiderio di coppia.
Regolazione emotiva: alcuni soggetti hanno elevati livelli di emozioni negative (ansia,
rabbia, ostilità …) come conseguenza della loro mancanza di desiderio sessuale, altri
le sopprimono in quanto le considerano pericolose. Il lavoro terapeutico si concentrerà
sulla loro accettazione e modulazione. (esercizi di mindfulness, ACT)
Controllo dello stimolo e attivazione comportamentale: l’impiego della focalizzazione
sensoriale è utile per riprendere lo scambio sessuale in un ambiente rilassato,
inesigente e per desensibilizzare gradualmente le connotazioni negative degli scambi
sessuali.
Costruzione di abilità relazionali: il focus di questa parte di terapia sta nell’ affrontare
eventuali confitti di coppia. Ogni membro deve assumersi la responsabilità di lavorare
per migliorare la situazione e non incolpare l’ altro. Aumentare le manifestazioni di
affetto e le abilità di comunicazione porterà ad un incremento del desiderio sessuale.
Disturbi dell’ orgasmo
Disturbo dell’orgasmo femminile
1° fase:
- Autosservazione fisica e cognitiva: visiva, tattile e cognitiva. Lo scopo è quello di far
emergere emozioni disturbanti nei confronti della sessualità, del piacere, dell’orgasmo
e del partner.
- Esercizio di Kegel: è considerato importante in questa fase in quanto può essere un
fattore di scatenamento del riflesso orgasmico.
- Ricerca del punto di inevitabilità orgasmica: si chiede alla donna di masturbarsi senza
raggiungere l’orgasmo e facendo attenzione alle sensazioni pre-orgasmiche . Lo
scopo dell’ esercizio è conoscitivo: cosa inibisce o favorisce l’orgasmo, le immagini
erotiche, informazioni sul meccanismo patogenetico in atto .
2° fase:
- Focalizzazione sensoriale 1 e 2: il focus dell’esercizio è sempre l’aspetto esplorativo.
Nella FS2 invitare la donna affinché guidi attivamente il partner nell’ esplorazione e
nelle carezze nella zona genitale.
- Comunicazione 1: ha lo scopo di aumentare la capacità di “chiedere per sé”.
- Stop-start: per la donna orgasmica durante la masturbazione è utile al fine di
migliorare la conoscenza dei fattori scatenanti l’ orgasmo.
Disturbi dell’ orgasmo
Disturbo dell’orgasmo femminile
3° fase:
- Masturbazione: lo scopo dell’esercizio è quello di è quello di aumentare le conoscenze
della donna circa le modalità con cui procurarsi piacere.
- Focalizzazione sensoriale 3: la donna è invitata a guidare la mano del partner per
ottenere la stimolazione più piacevole. Si ricorda inoltre come la dimostrazione del
proprio piacere sia il modo migliore affinché il partner continui una stimolazione
adeguata.
- Addestramento immaginativo: lo scopo è quello di aumentare i livelli di eccitamento e
limitare la comparse di pensieri distraenti.
- Comunicazione 2: si invitano i partner a scambiarsi richieste esplicite circa
comportamenti sessuali e a comunicare all’ altro le proprie e mozioni e sensazioni
sessuali.
4°fase:
- Focalizzazione sensoriale 4: si invita la coppia a scambiarsi carezze e a masturbarsi
fio all’orgasmo.
- Comunicazione 3: si invita la coppia a comunicarsi emozioni, sensazioni e immagini
eccitanti durante il rapporto sessuale al fine di aumentare nella coppia lo spirito
cooperativo nella ricerca del piacere.
Disturbi dell’ orgasmo
Disturbo dell’orgasmo femminile
Il programma di Heiman, Lo Piccolo e Lo Piccolo, (1976)
Questo programma costituisce un misto di una desensibilizzazione sistematica in vivo
per abbassare l’ansia, un training di abilità sessuali, con la tecnica dello shaping in
cui ci si avvicina alla meta per passi graduali partendo da quello più lontano rispetto a
quello di arrivo.
 Informazioni di base sulla fisiologia e auto osservazione con lo specchio,
 Esplorazione dei genitali per individuare le aree più sensibile più piacevoli da toccare,
 Stimolazione manuale delle aree precedentemente individuate (locale tranquillo,
tecniche di rilassamento, esercizio di Kegel),
 In caso di raggiungimento dell’ orgasmo si chiede alla donna di aumentare l’ intensità
della stimolazione genitale. Si incoraggia il ricorso a fantasie sessuali,
 Se l’ orgasmo non viene raggiunto si viene prescritto l’ uso del vibratore,
 Una volta raggiunto l’ orgasmo la donna viene invitata a masturbarsi in presenza del
partner al fine di ridurre l’ ansia di di provare piacere di fronte a lui,
 L’ uomo stimola la donna nel modo in cui lei ha mostrato di preferire,
 Una volta raggiunto l’ orgasmo grazie alla stimolazione del partner si passa al coito.
Disturbi dell’ orgasmo
Disturbo dell’orgasmo maschile (eiaculazione precoce)
1° fase:
- Autosservazione fisica e cognitiva: è utile precisare la durata (almeno 20’) per evitare
esplorazioni frettolose. Sarà richiesto di esplorare cognitivamente le emozioni provate
e i pensieri durante l’ esplorazione.
- Ricerca del punto di inevitabilità orgasmica: questa prescrizione deve essere
preceduta da una spiegazione sul sistema di controllo del riflesso eiaculatorio e sulle
motivazioni del fallimento dei tentativi messi in atto (contare, distrarsi, evitare i
preliminari). Si sottolinea la necessità di percepire delle sensazioni fisiche precise e
non vaghe sensazioni erotiche. (3/4 volte a settimana).
2° fase:
- Focalizzazione sensoriale 1 e 2: in base al grado di controllo dell’eiaculazione
chiedere di fermarsi per evitare l’ orgasmo. Nel caso non si riuscisse continuare l’
esercizio fino a terminarlo.
- Stop-start: prescrivere questa mansione, coinvolgendo la partner, solo una volta che
l’uomo ha raggiunto un buon controllo sull’ eiaculazione. Ricordare all’uomo di
concentrarsi sul proprio piacere.
- Comunicazione 1: ha lo scopo di aumentare la capacità comunicare le sensazioni
fisiche.
Disturbi dell’ orgasmo
Disturbo dell’orgasmo maschile (eiaculazione precoce)
3° fase:
- Masturbazione: il focus è il piacere preorgasmico. La prescrizione è quella di
masturbarsi lentamente e di soffermarsi sulle sensazioni fisiche.
- Focalizzazione sensoriale 3: lo scopo è quello di far risaltare il piacere sessuale non
coitale e non orgasmico. Si chiede quindi ai partner di non avere, almeno le prime
volte, un orgasmo.
- Comunicazione 2: si invitano i partner a scambiarsi richieste esplicite circa
comportamenti sessuali e a comunicare all’ altro le proprie e mozioni e sensazioni
sessuali.
4°fase:
- Focalizzazione sensoriale 4: si invita la coppia a scambiarsi carezze e a masturbarsi
fino all’orgasmo. Sarà l’uomo, una volta appreso il controllo sull’ eiaculazione, a
chiedere di essere stimolato fino all’ orgasmo.
- Coito inesigente: si consiglia la posizione con la donna soprastante mentre l’uomo non
deve compiere alcun movimento. A mano a mano che il controllo migliora l’uomo può
compiere dei movimenti e successivamente cambiare posizione. Si invita la coppia a
ricercare la modalità in cui l’uomo riesce ad avere maggior controllo sull’ eiaculazione.
- Comunicazione 3: è centrata sul favorire l’esplicitazione, durante l’attività sessuale,
delle sensazioni erotiche provate.
Disturbi dell’orgasmo
Disturbo dell’orgasmo maschile (eiaculazione ritardata o assente)
1° fase:
- Autosservazione fisica e cognitiva: è prescritta ponendo il focus dell’esercizio sulle
sensazioni tattili e sui processi emotivi e cognitivi durante l’ esplorazione.
- Ricerca del punto di inevitabilità orgasmica: si chiederà di prestare la massima
attenzione alle sensazioni provate e al repertorio cognitivo con particolare attenzione
alle sensazioni preorgasmiche e ai fattori che precedono la diminuzione dell’
eccitazione.
2° fase:
- Focalizzazione sensoriale 1 e 2: L’attenzione deve essere posta agli aspetti esplorativi
e di scoperta e all’ acquisizione di nuove tecniche di stimolazione.
- Stop-start: durante questa mansione sarà richiesto di prestare particolare attenzione
alle stimolazione fisiche emotive e immaginative che facilitano l’orgasmo. Durante la
stimolazione da parte della partner si chiede all’uomo di sviluppare fantasie erotiche.
- Comunicazione 1: ha lo scopo di aumentare la capacità comunicare le sensazioni
piacevoli.
Disturbi dell’orgasmo
Disturbo dell’orgasmo maschile (eiaculazione ritardata o assente)
3° fase:
- Masturbazione: la stimolazione fisica si associa all’ uso di materiale erotico e vengono
incoraggiate le fantasie
- Focalizzazione sensoriale 3: lo scopo è quello di far risaltare il piacere sessuale non
coitale e non orgasmico. Si chiede alla coppia di scambiarsi sensazioni, emozioni e a
giocare. Qualora non fosse possibile per l’ uomo eiaculare stimolato dalla partner
dapprima potrà raggiungere l’orgasmo masturbandosi e successivamente guidando la
mano della partner. La Comunicazione 2 viene inclusa in questa mansione.
4°fase:
- Focalizzazione sensoriale 4: i partner sono invitati a svolgere la mansione esprimendo
nel modo più evidente possibile il proprio piacere vissuto egoisticamente. Si chiede di
fa avvenire l’ eiaculazione in prossimità della vulva.
- Coito inesigente: sia l’uomo che la donna, durante la penetrazione eseguiranno
l’esercizio di Kegel, l’indicazione sarà dapprima di eiaculare con la masturbazione in
prossimità della vulva, in seguito durante la penetrazione.
- Comunicazione 3: è centrata sul favorire l’esplicitazione, durante l’attività sessuale,
delle sensazioni erotiche provate.
Disturbi dell’orgasmo
Disturbo dell’orgasmo maschile (eiaculazione ritardata o assente)
La Kaplan nel 1974 ha sviluppato un programma di trattamento rivolto ai soggetti che
hanno difficoltà ad eiaculare in presenza della partner ma non riscontrano lo stesso
problema durante la masturbazione in solitudine. Il sintomo in questo caso viene
superato per mezzo di un’esposizione graduata che permette all’individuo di
avvicinare l’eiaculazione alla partner. Gli step dell’esposizione vanno concordati con il
paziente.
Un prototipo di trattamento potrebbe essere:
 Il paziente si masturba, solo in casa, fino all’orgasmo.
 Il paziente si masturba fino all’orgasmo con la partner nella stanza vicina.
 La coppia ha un rapporto senza eiaculazione e al termine va in bagno a masturbarsi.
 Dopo aver avuto un rapporto il paziente rimane nella stanza per masturbarsi fino
all’orgasmo
 Dopo un rapporto la partner stimola manualmente il partner fino all’ orgasmo.
 Dopo un rapporto la partner stimola manualmente il partner fino all’ orgasmo in
posizioni sempre più vicine alla vagina.
 La partner stimola manualmente il partner e la penetrazione avviene alla prossimità
dell’eiaculazione.
 …
Disturbi da dolore sessuale
I disturbi da dolore sessuale sono la dispareunia e il vaginismo.
L’attuale classificazione diagnostica dei disturbi sessuali nel DSM 5 prevede la
diagnosi di “disturbo da dolore genito/pelvico e della penetrazione”
Statisticamente il dolore sessuale è maggiormente presente nelle donne ma
studi ed evidenze di ricerca recenti evidenziano come la condizione di dolore
associata all’ attività sessuale possa riguardare anche il sesso maschile.
Possibili cause del dolore sessuale:
 Organiche
 Psicologiche
 Miste
In caso di dolore durante i rapporti o nell’ area genitale il primo intervento è
quello medico che ha la finalità di individuare le cause organiche o di
escluderle per indirizzare il paziente ad una terapia psicosessuologica.
In alcuni casi l’intervento psicoterapeutico affianca la terapia medico
farmacologica come nel caso della gestione del dolore.
Disturbi da dolore sessuale
Dispareunia
Persistente o ricorrente dolore genitale durante i tentativi di
penetrazione o durante la penetrazione completa vaginale nel
rapporto sessuale. Può interessare il vestibolo (dispareunia
superficiale o introitale o vestibolare), o comparire a penetrazione
completa (dispareunia profonda).
La dispareunia colpisce il 12-15% delle donne in età fertile e fino al
44% di quelle in post-menopausa sessualmente attive.
la dispareunia è caratterizzata dall’esperienza del dolore. (non è
coinvolto l’apparato muscolare come nel vaginismo ma i nervi
sensoriali)
Disturbi da dolore sessuale
Vaginismo
Il vaginismo indica la persistente o ricorrente difficoltà della donna ad
accettare la penetrazione vaginale del pene, di un dito o di un
oggetto, nonostante l’espresso desiderio della donna di farlo. Ci
sono spesso un evitamento fobico e una paura anticipatoria del
dolore.
Il vaginismo è causa di dolore nello 0.5-1% delle donne fertili e
costituisce il 15-17% della popolazione trattata per dolore coitale.
La caratteristica sintomatologica principale del vaginismo è la
contrazione muscolare che impedisce la penetrazione. L’
esperienza di dolore è secondaria ai tentativi di penetrazione o a
visite ginecologiche
Disturbi da dolore sessuale
Vulvodinia
E’ un disturbo con chiare e solide basi biologiche che si
manifestano nel dolore cronico (Leiblum e Graziottin
2004). Pur essendo un disturbo molto diffuso, la malattia
ancora non viene diagnosticata e curata con
tempestività. La diagnosi e complessa. Molto spesso e
rimandata erroneamente allo psicologo, ritenendo che la
causa sia psicogena (Graziottin 2005).
Disturbi da dolore sessuale
I disturbi sessuali non coitali
Si riferiscono alla clitoralgia e/o al dolore al vestibolo
vulvare durante il petting. (condizione rara).
Disturbi da dolore sessuale
La valutazione del dolore
Nel caso di un disturbo da dolore sessuale è bene, durante la fase di assessment,
svolgere un’indagine circa le caratteristiche del dolore:
Come descriverebbe il dolore che prova? (Es: bruciante, urente, pungente, sordo e
persistente, diffuso …)
Dove lo localizza? (Es.: nella parte esterna dei genitali, viscerale e profondo, alle pelvi,
diffuso, localizzato …)
Quando si verifica? (Es.: durante il petting, al solo contatto, durante la penetrazione,
durante la penetrazione profonda …)
Quanto dura? (Es.: termina appena finisce il contatto, si protrae anche alcune ore dopo,
perdura anche il giorno successivo e durante la minzione …)
TEST: McGill Pain Questionnaire, diario del dolore, mappa del dolore.
Il dolore è un meccanismo multifattoriale che può essere mantenuto e amplificato da
fattori cognitivi ed emotivi. Durante la fase di assessment è importante valutare sia
l’ansia che la depressione, fattori che possono amplificare e mantenere la sensazione
dolorosa.
TEST: BAI e BDI
Disturbi da dolore sessuale
Vaginismo
L’obiettivo del trattamento sarà la risoluzione della contrazione involontaria della
muscolatura perivaginale che impedisce la penetrazione.
1° fase:
- Autosservazione fisica e cognitiva: questa mansione è di particolare importanza e
viene prescritta a entrambi i partner. E’ importante procedere gradualmente (prima
visiva con l’ausilio di uno specchio, successivamente tattile) e stabilire un tempo
minimo (20’ almeno due volte a settimana9 al fine di limitare l’ evitamento. Si chiede di
prestare particolare attenzione a immagini o pensieri disturbanti durante il compito.
- Esercizio di kegel: ha lo scopo di dimostrare la possibilità del controllo volontario della
muscolatura perivaginale. Successivamente si chiederà alla donna e
successivamente all’ uomo la contrazione e il rilassamento ponendo un dito nel
vestibolo della vagina.
- L’osservazione dei contenuti cognitivi ed emotivi durante l’esercizio deve essere
condotto con estrema meticolosità.
2° fase:
- Focalizzazione sensoriale 1 e 2: utilizzando l’esercizio di Kegel e lasciando il massimo
controllo alla donna.
Disturbi da dolore sessuale
Vaginismo
3° fase:
- Masturbazione: questa prescrizione, allo scopo di ricavare piacere sessuale, può
suscitare forti resistenze. L’utilizzo di fantasie e della comunicazione con il partner
possono essere di aiuto alla donna nell’ affrontare il compito. La coppia deve diventare
una base sicura per affrontare la vita sessuale.
-
4°fase:
- Coito inesigente: E’ necessario precisare che rappresenta una piccola tappa, come
tutti i precedenti gradini della terapia. La mansione potrà essere divisa in piccoli
gradini. Sarà inoltre importante precisare la possibilità che compaia il dolore e la
possibilità di fermarsi se risulta eccessivo. Il controllo dell’ andamento della mansione
sarà lasciato alla donna.
Disturbi da dolore sessuale
Trattamento cognitivo comportamentale del vaginismo
Cosi come nelle fobie sessuali, si opera una strategia di esposizione graduata che
comporta una dilatazione vaginale effettuata per piccoli passi in vivo (Dennestein e
Burrows, 1977; Kuile e Reissing, 2014) o anche in immaginazione (Schnyder et al.,
1988), preceduta da un training di rilassamento, prima generale e poi focalizzato sui
muscoli vaginali. In generale il trattamento dura da 2 a 6 settimane.
L’ esposizione avviene tramite le dita o i dilatatori di Hegar che vengono inseriti in vagina
gradualmente.
Dilatatori vaginali
L’intervento per i
disturbi parafilici
Trattamento dei disturbi parafilici
Complessità nel
trattamento dei disturbi
parailici
Molteplicità di
cause
Motivazione
estrinseca
Negazione
- dei fatti
- della consapevolezza
- dell’impatto
- della responsabilità
- della progettazione
- dell’attivazione sessuale
- della negazione stessa
Trattamento dei disturbi parafilici
Tipologie di
intervento
“Relapse prevention”
(Marlatt, 1978;
Pithers, 1983,1990)
“Integrated Risk-
Need-
Responsivity”
(Abracen e Looman,
2016)
“Good Lives Model”
(Laws e Ward, 2001)
Trattamento dei disturbi parafilici
La Relapse Prevention per i disturbi parafilici
Il modello di Marlatt (1982) per le ricadute in comportamenti da Dipendenza da
Sostanze
Situazione ad alto rischio: ovvero di minaccia al controllo personale sul comportamento di
dipendenza da sostanze.
PIG (Problem of Immediate Gratification): caratterizzato dal focalizzarsi sulle caratteristiche
piacevoli immediate trascurando le conseguenze a lungo termine.
Lapse: occasionale, isolato e limitato episodio in cui il soggetto cede al comportamento di
dipendenza.
AVE (Abstinence Violation Effect): costituito da una complessa reazione cognitiva e affettiva alla
violazione di una regola di astinenza.
Relapse: il cedimento è importante e reiterato più volte in tempi ravvicinati. La modalità di
comportamento ritorna ad essere quella precedente al periodo di astinenza.
Situazione ad
alto rischio
PIG
(problema della
gratificazione
immediata)
Lapse
AVE
(Effetto di
violazione
dell’astinenza)
Relapse
Trattamento dei disturbi parafilici
La Relapse Prevention per i disturbi parafilici
Il modello di Pithers (1990) per le ricadute in comportamenti sessuali a rischio
Ridefinizione del concetto di “lapse” e “relapse”: la presenza di una vittima
nei casi di reati sessuali a differenza di quello di abuso di sostanze prevede
la ridefinizione dei concetti di scivolone e ricaduta vera e propria:
Pithers (1990) definisce il lapse come “il verificarsi di un comportamento a
rischio
(una fantasia sessuale deviante) considerato come il primo segno prevedibile di
perdita di controllo”. Il relapse invece è “l’attuazione di un reato sessuale”
senza che ciò implichi il ritorno ai livelli precedenti di comportamento di
abuso, come invece era proprio del modello di Marlatt.
AVE e PIG in questo modello si accompagnano e si potenziano a vicenda
Situazione ad
alto rischio
LAPSE
AVE
e
PIG
RELAPSE
o ricaduta
Trattamento dei disturbi parafilici
La Relapse Prevention per i disturbi parafilici
Interventi di tipo educativo e di ristrutturazione cognitiva
Si tratta di interventi di gruppo mirati alla sensibilizzazione circa gli
effetti dell’atto abusivo sulla vittima. La mancanza di empatia nei
confronti della vittima costituisce un bersaglio primario dell’
intervento ed ha la finalità di aumentare impegno e motivazione al
trattamento.
Le procedure per aumentare l’empatia nei confronti della vittima
consistono nell’ utilizzo di materiale videoregistrato in cui vittime
di abusi raccontano la loro esperienza e le conseguenze a breve e
lungo termine. Vengono presentati materiali scritti e invitati esperti
che trattano il tema dei problemi vissuti dalle vittime. Si
invitano, inoltre, i partecipanti al gruppo a scrivere lettere alle
vittime (che non verranno spedite) con la finalità di accettare e di
assumersi la responsabilità del proprio comportamento.
Trattamento dei disturbi parafilici
La Relapse Prevention per i disturbi parafilici
Un punto fondamentale nella conduzione di questi gruppi è la presentazione
del modello generale della relapse prevention. Questa parte opera a
livello metacognitivo, come sostiene Cornoldi (1995), aumentando le
conoscenze che l’individuo possiede sul proprio funzionamento mentale. Le
strategie per fronteggiare i lapse, descritte di seguito, rientrano nei processi
metacognitivi di controllo ovvero attività cognitive che regolano il
funzionamento cognitivo.
Presentazione del modello
“Relapse Prevention”
Aumenta le conoscenze del
soggetto circa il proprio
funzionamento cognitivo.
CONOSCENZA METACOGNITIVA
Strategie di
frontaggiamento dei lapse
Attività cognitive che regolano
il funzionamento cognitivo.
PROCESSI METACOGNITIVI
DI CONTROLLO
Trattamento dei disturbi parafilici
La Relapse Prevention per i disturbi parafilici
Interventi di modificazione dei moduli di attivazione dei lapse
Si tratta di procedure comportamentali che mirano ad alterare, con
tecniche di ricondizionamento o di estinzione, i moduli di attivazione
sessuale deviante che sono tra i precursori critici della ricaduta.
 Desensibilizzazione sistematica o esposizione graduata.
 Ricondizionamento orgasmico (Marquis, 1970),
 Terapia della vergogna,
 Tecniche di pratica massiva,
 La sensibilizzazione covert con avversione olfattiva,
 Saziazione in masturbazione(Marshall, 1979).
La maggior parte di queste tecniche comportamentali sono state
abbandonate dagli specialisti. Alcune di queste, come la
sensibilizzazione covert, il ricondizionamento orgasmico e la
saziazione in masturbazione, sono state mantenute ed utilizzate in
terapia individuale con l’accordo del paziente (de Silva, 1998).
Trattamento dei disturbi parafilici
La Relapse Prevention per i disturbi parafilici
Strategie di individuazione degli antecedenti dei lapse
Sono strategie volte ad aumentare le capacità del soggetto di
riconoscere i precursori della ricaduta.
Consta di una dettagliata procedura di assessment, attuata attraverso l’
automonitoraggio, degli eventi precursori e attivanti.
Tali eventi posso essere:
 Stati emozionali (rabbia, depressione …)
 Distorsioni cognitive,
 Fantasie di abuso,
 Comportamenti (cruising: impegnarsi nella ricerca di una vittima,
acquisto di materiale pornografico)
Trattamento dei disturbi parafilici
La Relapse Prevention per i disturbi parafilici
Strategie di coping dei lapse
Una volta individuati gli antecedenti sarà necessario preparare il
paziente a fronteggiarli incrementando il suo autocontrollo sull’
evento. Il lapse sarà concettualizzato come una occasione di
conoscenza e non come qualcosa di inevitabilmente negativo
(fallimento) . Questo aiuterà a combattere la “tendenza al
segreto” tipica di questi soggetti.
 Evitamento di situazioni potenzialmente pericolose
- procedure di controllo dello stimolo
- strategie di fuga
 Matrice decisionale
 Flash cards
Trattamento dei disturbi parafilici
La Relapse Prevention per i disturbi parafilici
Strategie di coping dei lapse
-Esempio di una matrice decisionale-
Decisione
Conseguenze
immediate
positive
Conseguenze
immediate
negative
Conseguenze
ritardate
positive
Conseguenze
ritardate
negative
Astinenza . + Self efficacy
. + Autostima
. + Rispetto del
coniuge
…
. Nessuna
gratificazione
. Frustrazione
. Ira
momentanea
…
. + autocontrollo
. + approvazione
sociale
. Minore
trattamento
. Nessuna
gratificazione
. Ira residua
Decisione di
mettere in atto il
comportamento
. Gratificazione
immediata
. Sollievo
momentaneo
da emozioni
negative …
. Senso di
colpa
. Perdita di
rispetto per sé
. Possibilità di
essere colto in
flagrante
.Continuazione
della
gratificazione
. Censura
sociale
. Senso di
colpa
.Etichettamento
come pervertito
…
Trattamento dei disturbi parafilici
La Relapse Prevention per i disturbi parafilici
Strategie di aumento delle abilità in generale
 Training di gestione dell’ansia (respirazione, rilassamento …)
 Training di abilità sociali
 Training di abilità di problem solving e di autocontrollo
 Training di gestione della rabbia
 Trattamento di eventuali disfunzioni sessuali
Trattamento dei disturbi parafilici
Il modello Integrated Risk-Need-Responsivity
(RNR-I, Abracen e Looman, 2016)
Questo modello pur riprendendo aspetti del modello della prevenzione delle ricadute considera uno
spettro più ampio di fattori da affrontare in terapia. I focus sono i rischi i bisogni e la
responsabilità.
Antecedenti post
traumatici
• Significative
difficoltà di salute
mentale,
• Problemi di abuso,
rifiuto,
attaccamento,
• Dipendenza da
sostanze
Fattori statici
• Persistenza di atti
criminali,
• Problemi
psicosociali,
• Malattie mentali
croniche
Fattori dinamici
stabili
• Difficoltà
d’impiego,
• Uso inefficace del
tempo libero,
• Personalità
antisociale,
• Compagni/amici
antisociali,
• Carente sostegno
sociale,
• Mancanza di
autoregolazione
sessuale,
• Cognizioni
favorevoli al reato,
• Basso livello di
funzionamento
interpersonale,
• Basso livello di
autoregolazione
generale
Fattori di
pressione esterni
• Accesso alla
vittima,
• Non cooperazione
con i servizi
giudiziari,
• Cambi di
abitazione,
• Abuso di sostanze,
• Conflitti relazionali
Fattori di
pressione interni
• Eventi stressanti ,
• Instabilità della
salute mentale,
• Pensieri /stimoli
devianti,
• Bisogno di
relazioni intime,
• Stati affettivi sia
positivi che
negativi
Trattamento dei disturbi parafilici
Il Good Lives Model
(GLM, Laws e Ward, 2011)
Nel GLM il focus del trattamento è l’ incremento delle abilità dei responsabili di reati
sessuali di ottenere i cosiddetti “beni umani primari”.
 Vita (esistenza sana , funzionamento e soddisfazione sessuale ottimali)
 Conoscenza
 Eccellenza nel gioco
 Eccellenza nel senso di agentività( autonomia e autodirezionalità)
 Pace interiore (libertà dalla sofferenza emotiva)
 Senso d’interrelazione (familiare, sociale)
 Comunità
 Spiritualità
 Felicità
 Creatività
Secondo questo modello i reati sessuali nascono quando alle persone mancano delle
risorse interne ed esterne necessarie per realizzare i propri valori impiegando mezzi
pro-sociali (il comportamento antisociale ne è un tentativo disadattivo).
Ipersessualità
e
cybersex addiction
Gli stati di ipersessualità
I disturbi di ipersessualità non hanno mai raggiunto la dignità di diagnosi
specifiche e non sono mai stati inclusi nelle varie e edizioni del DSM.
Concettualizzazioni diasgnostiche degli stati di ipersessualità
Sindrome
comportamentale a
carattere di dipendenza.
(Orford, 1978; 1985
Carnes, 1983; 1989; 1990; 1991)
Compulsività Sessuale
(Quadland, 1983; 1985
Coleman, 1986; 1987; 1992))
Disturbo Sessuale
Correlato alle Parafilie
(Kafka, 1991; 1997; 2000)
Gli stati di ipersessualità
Cociglio (1989) sostiene che la differenza principale nei casi
di ipersessualità è la presenza o assenza del piacere.
Se questo è presente si parlerà di una disregolazione del
desiderio sessuale “autentico” assimilando l’ipersessualità
alle parafilie (Kafka).
Quando il piacere è assente si è in presenza di una libido
“falsa” e il quadro clinico sarà quello ipotizzato da chi
sostiene che alla base ci siano processi simili alle
dipendenze o alla compulsività (Orford, Carnes, Quadland
e Coleman)
Trattamento degli stati di ipersessualità
 Trattamenti di gruppo ispirati ai “12 passi” (Quadland, 1985; Carnes, 1991)
- I trattamenti di gruppo sono utili a mitigare il senso di colpa, di segretezza e di
stigmatizzazione.
- Hanno un effetto positivo sulla motivazione a perseguire una terapia individuale che è
sempre consigliato affiancare a questi interventi.
 Livelli degli obiettivi terapeutici (Carnes, 1991; Lambiase, 2009)
A breve termine:
. motivare alla terapia,
. rompere l’isolamento,
instaurare e vivere la sobrietà,
superare le crisi di astinenza,
ridurre la vergogna
A medio termine:
. riconoscere e gestire le
emozioni,
. acquisire le competenze
comunicative e sociali,
. Sviluppare l’ autoaffermazione,
. Stile di vita equilibrato,
. Prevenzione delle ricadute
A lungo termine:
. Sviluppare una sessualità
sana,
. Migliorare le relazioni
familiari disfunzionali,
. Risolvere eventuali conflitti
o abusi subiti nell’
infanzia/fanciullezza
Cybersex addiction
Cybersex addiction
Tipologie di dipendenze sviluppate attraverso internet
 Cybersex Addiction
 Cyber-Relational Addiction
 Net-Compulsion
 Information Overload
 Computer Addiction (giochi di ruolo online)
Cybersex addiction
Comportamenti sessuali connessi al cybersesso (Carnes,
2001)
 Accessing online pornography, audio, video and text stories:
accesso tramite internet a materiale pornografico in formato audio, video
o testo.
 Real time with a fantasy partner: cybersesso messo in atto in tempo
reale con scambio di immaginie file durante una conversazione online
coadiuvata da dispositivi audio e video (webcam).
 Multimedia software: questa categoria di cybersesso non avviene
online e avveniva gia prima della possibilità di usare internet tramite CD-
Rom o videogiochi erotici
Cybersex addiction
10 criteri per determinare se un comportamento sessuale
online è da considerarsi problematico
(Carnes, 2001)
 Intense preoccupazioni riguardo al sesso su internet,
 Utilizzare internet a scopi sessuali sempre più spesso e per periodi sempre più
lunghi,
 Sforzi fallimentari di controllare il comportamento,
 Irritazione e irritabilità quando si tenta di controllare il comportamento,
 Utilizzare il cybersesso come via di fuga da problemi o emozioni negative,
 Ricerca di esperienze sessuali sempre più intense e pericolose,
 Mentire a familiari, datori di lavoro, terapeuta,
 Commettere azioni illegali online,
 Conseguenze negative o perdite in termini relazionali e lavorativi,
 Perdite finanziarie a seguito di attività sessuali online.
Cybersex addiction
“Triple A engine”
(Coope, 1999; 2002)
Cooper suggerisce l’ esistenza di 3 componenti centrali di Internet che
attraggono verso le attività sessuali online:
 Accessibility: (accessibilità) possibilità di potersi connettere in ogni
momento e da qualsiasi dispositivo,
 Affordability: (disponibilità) relativa al basso costo di acceso,
 Anonimity: (anonimato) caratteristica che gioca un ruolo centrale per
quanto riguarda la sessualità.
Carnes (2001) aggiunge altri due fattori:
 Isolamento: L’utente può separarsi dagli altri e crearsi giustificazioni e
razionalizzazioni circa il fatto che i suoi comportamenti non hanno
conseguenze,
 Fantasia: possibilità di agire le fantasie senza essere rifiutati e poter
presentare sé stessi diversamente da come si è.
Cybersex addiction
Conseguenze del cybersesso
 Depressione, ansia, difficoltà relazionali/affettive (Corley e Hook, 2012; Voon
et al., 2014)
 Problemi professionali ed economici (Voon et al., 2014)
 Isolamento interpersonale (Levin, Lillis e Hayes, 2012)
 Diminuzione della soddisfazione sessuale (Wéry e Billieux, 2017)
 Diminuzione dell’ interesse per la sessualità offline (Voon et al., 2014)
 Diminuzione della funzionalità erettile nelle relazioni fisiche (Voon et al.,
2014)
 Comportamenti sessuali a rischio (Carrol et al., 2008)
 Sentimenti di vergogna e di colpa (McBride, Reece e Sanders, 2007)
 A.P.A., Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (2013). Raffaello
Cortina Editore.
 Boccadoro L., Sessuologia. Assessment, consulenza e terapia. (2011).
Edizioni Simple.
 Consolo I., Il piacere femminile (2017). Giunti.
 Déttore D. e Lambiase L., La fluidità sessuale. (2011). Alpes.
 Dèttore D. Trattato di psicologia e psicopatologia del comportamento
sessuale (2018). Giunti
 Fenelli A., Lorenzini R., Clinica delle disfunzioni sessuali (1999). Carocci
Faber
 Lambiase E., La dipendenza sessuale. Nuovi modelli clinici e proposte di
intervento terapeutico. Las.
 Quattrini F., Parafilie e devianza. Psicologia e psicopatologia del
comportamento sessuale atipico. (2015). Giunti.
 Quattrini F., Il piacere maschile (2017). Giunti.
 Rifelli G., Psicologia e psicopatologia della sessualità (2007). Scione
Editore.

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  • 1. Disfunzioni sessuali (II parte) Dott. Claudia Orlandazzi Psicologa Psicoterapeuta Consulente in Sessuologia Clinica claudia.orlandazzi@gmail.com
  • 3. Sex counseling “Attività di sostegno capace di aiutare individualmente persone in difficoltà ad assimilare le loro conoscenze e trasformarle in stili di vita sani e comportamenti responsabili” (OMS, 1975). Le funzioni del sex counseling sono: FORNIRE INFORMAZIONI nei casi di ignoranza circa l’anatomia e la fisiologia della risposta sessuale e per uscire da stereotipi o falsi miti che spesso sono veicolati dai media. La corretta informazione porta ad una modificazione cognitiva (ad esempio di certi pensieri o convinzioni) e ad un arricchimento dei comportamenti e delle opzioni legate alla sessualità. SCREENING PRELIMINARE dei casi di disfunzione sessuale, con l’obiettivo di un corretto inquadramento diagnostico e l’invio allo specialista più adeguato.
  • 4. L’evoluzione della sex therapy Master e Johnson : furono i primi a sviluppare un programma di terapia clinica per le disfunzioni sessuali. In un primo momento il trattamento si limitava a sessioni di terapia prolungate per un solo membro della coppia. Dal 1959 cominciarono a lavorare assieme per trattare entrambi i componenti della coppia in un programma lungo due settimane, con un follow-up di cinque anni. Le coppie incontrarono un tasso di successo che supera l’80%. Il trattamento fu descritto in “Human Sexual Inadequacy” nel 1970.
  • 5. L’evoluzione della sex therapy H. Kaplan: Si deve a lei la promozione della terapia sessuale integrata. Nella sua proposta terapeutica ha coniugato i protocolli mansionali di Masters e Johnson con la terapia sistemica e quella psicodinamica. Le metodologie di intervento sono descritte dalla psichiatra e sessuologa nel manuale “La nuova terapia sessuale” (1974)
  • 6. La Terapia Mansionale Integrata La Terapia Mansionale Integrata è una terapia breve e strategica, direttiva, orientata a uno scopo preciso quale modificare comportamenti, emozioni e credenze sulla sessualità. I primi colloqui vengono utilizzati per la ricostruzione del problema e la sua definizione in termini adeguati alla terapia cognitiva comportamentale (definizione del contratto terapeutico e degli obiettivi della terapia). Può essere di coppia o individuale.
  • 7. La Terapia Mansionale Integrata 4 aree specifiche di intervento 1) la conoscenza di sé Riguarda la conoscenza personale e comportamentale del proprio corpo, delle risposte sessuali a partire dall’esplorazione visiva e tattile. L’esplorazione dei pensieri, del dialogo interno, del proprio immaginario e dei propri contenuti emozionali, ottenuta con il processo di auto osservazione. 2) la conoscenza di sé con l’altro Il partner diventa uno specchio in cui osservarsi, sempre sui tre livelli: comportamentale cognitivo relazionale 3) la conoscenza del proprio piacere e dei propri vissuti Possibilità di sperimentare il piacere sessuale, di scoprirlo nel suo aspetto individuale e di entrare in contatto con le proprie emozioni. 4) la conoscenza dell’intimità di coppia L’esplorazione dei comportamenti utili a procurare reciprocamente piacere, nonché l’esposizione a livelli di intimità crescente con la condivisione delle emozioni sessuali, allo scopo di sperimentare l’affidamento reciproco come traguardo in un processo di cooperazione.
  • 8. La Terapia Mansionale Integrata Le mansioni Le mansioni sessuali sono prescrizioni di comportamenti sessuali date a scopo terapeutico. Non hanno il valore di atti spontanei e il loro fine non è quello di provocare piacere sessuale ma sono assimilabili a veri e propri home work. Lo scopo è quello di fornire un territorio in cui il terapista può guidare la coppia all’ esplorazione della sessualità. Vengono assegnate alla fine della seduta utilizzando una comunicazione precisa, diretta e adeguata all’ interlocutore verificando di essere stati compresi. Nell’esposizione della mansione è necessario specificare come, dove, quanto, e quando nella maniera più precisa possibile.
  • 9. La Terapia Mansionale Integrata Prescrizioni della prima fase Autosservazione: consiste nel chiedere di effettuare un’ attenta osservazione del proprio corpo dapprima visiva quindi tattile. Se l’ intervento è di coppia si prescrive di farla separatamente. Posti di fronte allo specchio ci si deve osservare “dalla testa ai piedi” con molta attenzione per poter rispondere mentalmente a domande del tipo: “cosa non mi piace del mio corpo?” “cosa vorrei cambiare?” “cosa mi piace?” Dal punto di vista cognitivo l’autosservazione consiste nell’ addestramento al riconoscimento di propri stati interni: “Cosa stavo pensando e cosa stavo provando mentre…?” Esercizi di Kegel: consiste in una serie di contrazioni e rilasciamenti che hanno lo scopo di aumentare il tono del muscolo pubococcigeo e il controllo volontario di questo muscolo particolarmente coinvolto nel coito e nell’orgasmo. Scoperta del punto di inevitabilità orgasmica: consiste nell’indicare un esercizio di masturbazione (non in presenza del partner) in cui l’ attenzione deve essere rivolta alle sensazioni fisiche preorgasmiche, avvertite le quali si deve interrompere o modificare la stimolazione in modo da non raggiungere l’orgasmo, che potrà essere raggiunto se desiderato, in un secondo momento.
  • 10. La Terapia Mansionale Integrata Prescrizioni della seconda fase Focalizzazione sensoriale: consiste in uno scambio di stimolazioni (carezze) a fini non erotici. Il contatto tra partner è inesigente e la prescrizione si articola sui seguenti punti cardine: 1) Lo scambio di carezze è un sistema di conoscenza, non è un gioco erotico e non è il preludio a un atto sessuale. 2) I partner non devono accarezzarsi contemporaneamente, in modo tale che ognuno possa più facilmente concentrarsi sulle proprie sensazioni. 3) Le carezze devono riguardare tutto il corpo. 4) Lo scambio di informazioni deve essere formulato in termini positivi e non distraenti. Focalizzazione sensoriale 1: la mansione consiste nell’accarezzarsi a turno, senza ricambiare le carezze e concentrandosi sulle sensazioni fisiche evitando la zona genitale e il seno. Focalizzazione sensoriale 2: espletata la F.S.1 alla coppia si chiederà di includere anche i genitali e accarezzarli come qualsiasi altra parte del corpo. Comunicazione 1: la prescrizione sarà quella di far presente al partner, almeno una volta al giorno, un proprio desiderio in maniera esplicita usando il pronome IO al posto del TU. Se per la coppia risulta troppo difficoltoso esprimere desideri sessuali iniziare questo esercizio utilizzando temi più neutri come ad esempio i gusti alimentari.
  • 11. La Terapia Mansionale Integrata Prescrizioni della terza fase Il quadro in cui le seguenti prescrizioni potranno essere espletate è quello dell’ egoistica ricerca di piacere, ciò che la Kaplan chiama “permesso di essere egoisti” Focalizzazione sensoriale 3: sarà diretta in questa fase esplicitamente alla produzione del piacere sessuale e di un orgasmo, senza che avvenga un coito, chi riceve ha il diritto/dovere di concentrarsi sul proprio piacere e di chiedere ciò che desidera , chi “fa” può meglio conoscere il proprio compagno e sperimentare sé come autore di piacere. Stop/start: questa tecnica viene utilizzata durante la FS3. Appreso il “punto di non ritorno”, una volta raggiunto, l’ uomo inviterà la compagna a fermarsi con le parole o con un gesto Comunicazione 2: consiste nell’ invitare la coppia a scambiarsi informazioni sui propri desideri sessuali. I partner vengono quindi invitati a esplicitare quando hanno desiderio sessuale e a prendere l’ iniziativa. Si chiede inoltre di “parlare” di quello che si prova durante l’ attività sessuale.
  • 12. La Terapia Mansionale Integrata Prescrizioni della quarta fase Le prescrizioni di queste fasi della terapia hanno lo scopo di far sperimentare alla coppia il piacere sessuale condiviso in un’intimità crescente. Focalizzazione sensoriale 4: questa prescrizione consiste nel chiedere alla coppia di scambiarsi carezze, come per la FS3, ma contemporaneamente di masturbarsi reciprocamente fino al raggiungimento dell’ orgasmo. Coito inesigente: consiste nel chiedere alla coppia di avere una penetrazione allo scopo di percepire unicamente le sensazioni di “contenere” ed “essere contenuti”, escludendo la possibilità di un orgasmo coitale. I partner si muoveranno il minimo sufficiente per mantenere l’erezione. L’orgasmo potrà essere ottenuto, se desiderato, con una successiva masturbazione. Comunicazione 3: si invita la coppia a comunicarsi e a manifestare le emozioni e le sensazioni provate durante l’ attività sessuale, a esprimere i propri desideri e le proprie fantasie
  • 13. La Terapia Mansionale Integrata I fase La conoscenza di sè II fase La conoscenza dell’ altro e di sé tramite l’ altro III fase La conoscenza del piacere IV fase Il piacere di coppia e l’ intimità Autosservazione (Visiva, tattile, cognitiva, relazionale) Focalizzazione sensoriale 1 Focalizzazione sensoriale 3 Focalizzazione 4 Esercizio di Kegel Focalizzazione sensoriale 2 Comportamenti “egoistici” Masturbazione Coito inesigente Ricerca del punto di inevitabilità orgasmica Stop-start Comunicazione 2 Comunicazione 3 Comunicazione 1 Utilizzazione fantasie
  • 15. Disturbi dell’eccitamento sessuale Disturbo dell’eccitamento femminile Fase preliminare: prescrizione dell’ astinenza sessuale . 1° fase: - Autosservazione fisica in contesto rilassato e tendente a far risaltare il piacere legato al corpo. - Autosservazione cognitiva con la finalità di far emergere emozioni e convinzioni del circolo vizioso di automantenimento del sintomo. - Esercizio di Kegel prescritto in associazione con immagini piacevoli. 2° fase: - Focalizzazione sensoriale 1 e 2: sottolineando, durante la spiegazione delle mansioni, il carattere di vicinanza e affetto e la finalità non sessuale delle carezze. E’ utile definire prima il tempo che ognuno deve dedicare all’ altro. - Comunicazione 1: incoraggiare il riconoscimento e la comunicazione degli stimoli piacevoli al fine di aumentare la conoscenza che l’uomo ha della compagna. Incoraggiare la donna a proseguire l’autosservazione e a comunicare al partner le scoperte e i progressi fatti nella ricerca del piacere.
  • 16. Disturbi dell’eccitamento sessuale Disturbo dell’eccitamento femminile 3° fase: - Masturbazione: si chiede alla donna di concentrarsi sulle proprie sensazioni fisiche fino ad arrivare al massimo piacere facendo attenzione a cosa lo fa decrescere e cosa lo fa aumentare. Deve essere scelto un luogo in cui la donna può essere comoda e rilassata per almeno due volte a settimana per 45’-60’. Lo scopo dell’esercizio è quello di far imparare alla donna a dedicare tempo a se stessa e alla ricerca del “suo” piacere - Focalizzazione sensoriale 3: la prima volta si proibirà di raggiungere l’ orgasmo, la seconda solo se lo si desidera. - Addestramento immaginativo: le prescrizioni sono volte alla costruzione e utilizzazione d’immagini sessualmente stimolanti in particolare immagini in cui la donna “si vede” mentre prova piacere. In questa fase possono essere prescritte amplificazione sensoriale e simulazione dell’ orgasmo. - Comunicazione 2: le prescrizioni sono rivolte all’ esplicitazione del desiderio di contatto fisico o sessuale con lo scopo di interrompere eventuali circoli viziosi (“non prendo mai l’ iniziativa di starti vicino perché se no tu vuoi sempre fare l’ amore” oppure “chiedo sempre di fare l’ amore perché tu non vuoi mai”) 4°fase: Focalizzazione sensoriale 4: ricerca della piacevolezza del contatto fisico, carezze contemporanee solo dopo quelle inesigenti Coito inesigente: l’orgasmo se desiderato sarà raggiunto solo con la masturbazione
  • 17. Disturbi dell’eccitamento sessuale Disturbo dell’eccitamento femminile Tecniche cognitivo comportamentali impiegate nel trattamento psicologico del disturbo dell’ eccitazione femminile (Kaplan, 1995)  Insegnare l’automonitoraggio per incrementare la consapevolezza di pensieri, emozioni e comportamenti controproducenti. Tale intervento è particolarmente importante data la rilevanza della componente cognitiva dell’eccitazione sessuale soprattutto nella donna.  Uso di materiale erotico e fantasie sessuali.  Compiti tendenti a riprendere (o talora a riapprendere) la masturbazione.  Training di abilità sessuali.  Migliorare la comunicazione tra i partner , sessuale e non.  Esercizi di focalizzazione sensoriale.  Aumentare l’ intimità tra i membri della coppia.  In taluni casi si può scegliere l’ uso dei vibratori.
  • 18. Disturbi dell’ eccitamento sessuale Convinzioni disfunzionali tipiche dei soggetti con disfunzione erettile (Althof e Rosen, 2010) Pensiero “tutto o nulla”: Se le mie erezioni non sono sempre al massimo, sono un completo fallimento. Iper-generalizzazione : Se ho dei problemi di erezione una volta, li avrò per sempre. Squalifica del positivo: Mia moglie dice che ho delle buone erezioni solo perché non vuole ferirmi. Lettura del pensiero: So cosa pensa mia moglie dell’altra notte anche se non me lo ha detto. Riferimento al destino: Sono sicuro che stanotte andrà male. Ragionamento emotivo : Se mi sento così allora è vero. Doverizzazioni : Devo essere migliore. Catastrofizzazione: Se stanotte fallisco mia moglie mi lascerà.
  • 19. Disturbi dell’eccitamento sessuale Linee guida per il trattamento della disfunzione erettile (Società Italiana di Urologia, Hatzimouratidis et al., 2014) Primo livello:  Psicoterapia sessuale  Farmaci per via orale  Vacuum device  Onde d’urto a bassa intensità (LI-ESTW) Secondo livello:  Farmaci locali Terzo livello:  Terapia chirurgica Vacuum device
  • 20. Disturbi dell’ eccitamento sessuale Disturbo dell’eccitamento maschile (deficit erettivo) Fase preliminare: prescrizione dell’astinenza sessuale che per l’uomo è molto spesso liberatoria verso l’obbligo della dimostrazione di virilità. 1° fase: - Autosservazione fisica e cognitiva: sia visiva che tattile per almeno 30’ con uno specchio a figura intera. Si chiederà, durante l’autosservazione, di ricercare e registrare mentalmente immagini anticipatorie e pensieri relativi a valutazioni e i criteri che le sostengono. - Masturbazione: dovrà essere svolta da soli, dopo aver indotto un leggero rilassamento, almeno due volte a settimana. Una volta raggiunta l’erezione l’uomo dovrà fermarsi e “attivamente” farla scomparire per poi stimolarsi fino a una nuova erezione, cosi per 3/4 volte. Lo scopo della prescrizione è conoscitivo e si sconsiglia di raggiungere l’orgasmo. 2° fase: - Focalizzazione sensoriale 1 e 2: lo scopo non è quello di ottenere un erezione e se dovesse comparire si esplicita che è vietato avere un rapporto coitale. I partner vengono invitati a scambiarsi istruzioni e preferenze. - Comunicazione 1: incoraggiare la comunicazione sui desideri sessuali con lo scopo di confrontare l’idea che l’uomo ha di come la donna lo vorrebbe come maschio e viceversa.
  • 21. Disturbi dell’ eccitamento sessuale Disturbo dell’eccitamento maschile (deficit erettivo) 3° fase: - Masturbazione: Le mansioni di questa fase hanno lo scopo principale di facilitar e la percezione degli stimoli esogeni nell’ ambito della ricerca attiva del piacere. L’ uomo viene invitato ad essere “egoista” e a non “verificare le proprie capacità”. Si prescrive quindi la masturbazione , la prima volta da solo e successivamente con la compagna. - Focalizzazione sensoriale 3: lo scopo non è raggiungere l’erezione o l’orgasmo. La seconda volta è possibile raggiungere l’ orgasmo ma non attraverso il coito (almeno 2 volte a settimana) - Addestramento immaginativo: lo scopo è quello di aumentare i livelli di eccitamento e limitare la comparse di pensieri distraenti. - Comunicazione 2: ha lo scopo di aumentare il livello di collaborazione nella coppia attraverso la comunicazione di desideri e di sensazioni sessuali della donna all’ uomo. 4°fase: Focalizzazione sensoriale 4: si sottolinea l’importanza delle carezze inesigenti e si ricorda la prescrizione dell’astinenza dai tentativi di coito. Coito inesigente: l’orgasmo se desiderato sarà raggiunto solo con la masturbazione reciproca. Le prescrizioni sulla comunicazione saranno volte a migliorare lo scambio esplicito sulle sensazioni provate durante l’ incontro sessuale.
  • 22. Disturbi dell’ eccitamento sessuale Disturbo dell’eccitamento maschile (deficit erettivo) Come gestire le “ricadute”? Nei casi di disfunzione erettile vi è un miglioramento di circa il 70% dei casi ma solo il 56% dopo 3 mesi mantiene i risultati (Hawton, Catalan e Faff, 1992). McCarthy (1993) ha proposto un training di prevenzione delle ricadute che prevede:  occasionale programmazione di incontri sessuali inesigenti;  Role playing per far fronte a esperienze sessuali insoddisfacenti o negative;  Aumentare la gamma di comportamenti affettuosi o intimi diversi dal rapporto sessuale  Prevedere delle sedute di “mantenimento” o “booster” dopo il termine della terapia Rosen (2007) di lavorare sulla previsione realistica di eventuali erezioni insoddisfacenti e su strategie cognitive di risposta da metterle in atto. (distinzione tra insuccesso/ relapse o ricaduta/ lapse o scivolone). -
  • 23. Disturbi dell’ eccitamento sessuale Disturbo del desiderio sessuale ipoattivo Meana e Steiner (2014) propongono una terapia cognitivo-affettivo- comportamentale per il Desiderio Sessuale ipoattivo. Essa consta delle seguenti componenti: Rifocalizzazione cognitiva: in questa fase della terapia il focus saranno l’identificazione e la ristrutturazione dei pensieri e delle credenze disadattive. Dal punto di vista comportamentale si agirà sui copioni sessuali stereotipati e limitati che interferiscono con il desiderio di coppia. Regolazione emotiva: alcuni soggetti hanno elevati livelli di emozioni negative (ansia, rabbia, ostilità …) come conseguenza della loro mancanza di desiderio sessuale, altri le sopprimono in quanto le considerano pericolose. Il lavoro terapeutico si concentrerà sulla loro accettazione e modulazione. (esercizi di mindfulness, ACT) Controllo dello stimolo e attivazione comportamentale: l’impiego della focalizzazione sensoriale è utile per riprendere lo scambio sessuale in un ambiente rilassato, inesigente e per desensibilizzare gradualmente le connotazioni negative degli scambi sessuali. Costruzione di abilità relazionali: il focus di questa parte di terapia sta nell’ affrontare eventuali confitti di coppia. Ogni membro deve assumersi la responsabilità di lavorare per migliorare la situazione e non incolpare l’ altro. Aumentare le manifestazioni di affetto e le abilità di comunicazione porterà ad un incremento del desiderio sessuale.
  • 24. Disturbi dell’ orgasmo Disturbo dell’orgasmo femminile 1° fase: - Autosservazione fisica e cognitiva: visiva, tattile e cognitiva. Lo scopo è quello di far emergere emozioni disturbanti nei confronti della sessualità, del piacere, dell’orgasmo e del partner. - Esercizio di Kegel: è considerato importante in questa fase in quanto può essere un fattore di scatenamento del riflesso orgasmico. - Ricerca del punto di inevitabilità orgasmica: si chiede alla donna di masturbarsi senza raggiungere l’orgasmo e facendo attenzione alle sensazioni pre-orgasmiche . Lo scopo dell’ esercizio è conoscitivo: cosa inibisce o favorisce l’orgasmo, le immagini erotiche, informazioni sul meccanismo patogenetico in atto . 2° fase: - Focalizzazione sensoriale 1 e 2: il focus dell’esercizio è sempre l’aspetto esplorativo. Nella FS2 invitare la donna affinché guidi attivamente il partner nell’ esplorazione e nelle carezze nella zona genitale. - Comunicazione 1: ha lo scopo di aumentare la capacità di “chiedere per sé”. - Stop-start: per la donna orgasmica durante la masturbazione è utile al fine di migliorare la conoscenza dei fattori scatenanti l’ orgasmo.
  • 25. Disturbi dell’ orgasmo Disturbo dell’orgasmo femminile 3° fase: - Masturbazione: lo scopo dell’esercizio è quello di è quello di aumentare le conoscenze della donna circa le modalità con cui procurarsi piacere. - Focalizzazione sensoriale 3: la donna è invitata a guidare la mano del partner per ottenere la stimolazione più piacevole. Si ricorda inoltre come la dimostrazione del proprio piacere sia il modo migliore affinché il partner continui una stimolazione adeguata. - Addestramento immaginativo: lo scopo è quello di aumentare i livelli di eccitamento e limitare la comparse di pensieri distraenti. - Comunicazione 2: si invitano i partner a scambiarsi richieste esplicite circa comportamenti sessuali e a comunicare all’ altro le proprie e mozioni e sensazioni sessuali. 4°fase: - Focalizzazione sensoriale 4: si invita la coppia a scambiarsi carezze e a masturbarsi fio all’orgasmo. - Comunicazione 3: si invita la coppia a comunicarsi emozioni, sensazioni e immagini eccitanti durante il rapporto sessuale al fine di aumentare nella coppia lo spirito cooperativo nella ricerca del piacere.
  • 26. Disturbi dell’ orgasmo Disturbo dell’orgasmo femminile Il programma di Heiman, Lo Piccolo e Lo Piccolo, (1976) Questo programma costituisce un misto di una desensibilizzazione sistematica in vivo per abbassare l’ansia, un training di abilità sessuali, con la tecnica dello shaping in cui ci si avvicina alla meta per passi graduali partendo da quello più lontano rispetto a quello di arrivo.  Informazioni di base sulla fisiologia e auto osservazione con lo specchio,  Esplorazione dei genitali per individuare le aree più sensibile più piacevoli da toccare,  Stimolazione manuale delle aree precedentemente individuate (locale tranquillo, tecniche di rilassamento, esercizio di Kegel),  In caso di raggiungimento dell’ orgasmo si chiede alla donna di aumentare l’ intensità della stimolazione genitale. Si incoraggia il ricorso a fantasie sessuali,  Se l’ orgasmo non viene raggiunto si viene prescritto l’ uso del vibratore,  Una volta raggiunto l’ orgasmo la donna viene invitata a masturbarsi in presenza del partner al fine di ridurre l’ ansia di di provare piacere di fronte a lui,  L’ uomo stimola la donna nel modo in cui lei ha mostrato di preferire,  Una volta raggiunto l’ orgasmo grazie alla stimolazione del partner si passa al coito.
  • 27. Disturbi dell’ orgasmo Disturbo dell’orgasmo maschile (eiaculazione precoce) 1° fase: - Autosservazione fisica e cognitiva: è utile precisare la durata (almeno 20’) per evitare esplorazioni frettolose. Sarà richiesto di esplorare cognitivamente le emozioni provate e i pensieri durante l’ esplorazione. - Ricerca del punto di inevitabilità orgasmica: questa prescrizione deve essere preceduta da una spiegazione sul sistema di controllo del riflesso eiaculatorio e sulle motivazioni del fallimento dei tentativi messi in atto (contare, distrarsi, evitare i preliminari). Si sottolinea la necessità di percepire delle sensazioni fisiche precise e non vaghe sensazioni erotiche. (3/4 volte a settimana). 2° fase: - Focalizzazione sensoriale 1 e 2: in base al grado di controllo dell’eiaculazione chiedere di fermarsi per evitare l’ orgasmo. Nel caso non si riuscisse continuare l’ esercizio fino a terminarlo. - Stop-start: prescrivere questa mansione, coinvolgendo la partner, solo una volta che l’uomo ha raggiunto un buon controllo sull’ eiaculazione. Ricordare all’uomo di concentrarsi sul proprio piacere. - Comunicazione 1: ha lo scopo di aumentare la capacità comunicare le sensazioni fisiche.
  • 28. Disturbi dell’ orgasmo Disturbo dell’orgasmo maschile (eiaculazione precoce) 3° fase: - Masturbazione: il focus è il piacere preorgasmico. La prescrizione è quella di masturbarsi lentamente e di soffermarsi sulle sensazioni fisiche. - Focalizzazione sensoriale 3: lo scopo è quello di far risaltare il piacere sessuale non coitale e non orgasmico. Si chiede quindi ai partner di non avere, almeno le prime volte, un orgasmo. - Comunicazione 2: si invitano i partner a scambiarsi richieste esplicite circa comportamenti sessuali e a comunicare all’ altro le proprie e mozioni e sensazioni sessuali. 4°fase: - Focalizzazione sensoriale 4: si invita la coppia a scambiarsi carezze e a masturbarsi fino all’orgasmo. Sarà l’uomo, una volta appreso il controllo sull’ eiaculazione, a chiedere di essere stimolato fino all’ orgasmo. - Coito inesigente: si consiglia la posizione con la donna soprastante mentre l’uomo non deve compiere alcun movimento. A mano a mano che il controllo migliora l’uomo può compiere dei movimenti e successivamente cambiare posizione. Si invita la coppia a ricercare la modalità in cui l’uomo riesce ad avere maggior controllo sull’ eiaculazione. - Comunicazione 3: è centrata sul favorire l’esplicitazione, durante l’attività sessuale, delle sensazioni erotiche provate.
  • 29. Disturbi dell’orgasmo Disturbo dell’orgasmo maschile (eiaculazione ritardata o assente) 1° fase: - Autosservazione fisica e cognitiva: è prescritta ponendo il focus dell’esercizio sulle sensazioni tattili e sui processi emotivi e cognitivi durante l’ esplorazione. - Ricerca del punto di inevitabilità orgasmica: si chiederà di prestare la massima attenzione alle sensazioni provate e al repertorio cognitivo con particolare attenzione alle sensazioni preorgasmiche e ai fattori che precedono la diminuzione dell’ eccitazione. 2° fase: - Focalizzazione sensoriale 1 e 2: L’attenzione deve essere posta agli aspetti esplorativi e di scoperta e all’ acquisizione di nuove tecniche di stimolazione. - Stop-start: durante questa mansione sarà richiesto di prestare particolare attenzione alle stimolazione fisiche emotive e immaginative che facilitano l’orgasmo. Durante la stimolazione da parte della partner si chiede all’uomo di sviluppare fantasie erotiche. - Comunicazione 1: ha lo scopo di aumentare la capacità comunicare le sensazioni piacevoli.
  • 30. Disturbi dell’orgasmo Disturbo dell’orgasmo maschile (eiaculazione ritardata o assente) 3° fase: - Masturbazione: la stimolazione fisica si associa all’ uso di materiale erotico e vengono incoraggiate le fantasie - Focalizzazione sensoriale 3: lo scopo è quello di far risaltare il piacere sessuale non coitale e non orgasmico. Si chiede alla coppia di scambiarsi sensazioni, emozioni e a giocare. Qualora non fosse possibile per l’ uomo eiaculare stimolato dalla partner dapprima potrà raggiungere l’orgasmo masturbandosi e successivamente guidando la mano della partner. La Comunicazione 2 viene inclusa in questa mansione. 4°fase: - Focalizzazione sensoriale 4: i partner sono invitati a svolgere la mansione esprimendo nel modo più evidente possibile il proprio piacere vissuto egoisticamente. Si chiede di fa avvenire l’ eiaculazione in prossimità della vulva. - Coito inesigente: sia l’uomo che la donna, durante la penetrazione eseguiranno l’esercizio di Kegel, l’indicazione sarà dapprima di eiaculare con la masturbazione in prossimità della vulva, in seguito durante la penetrazione. - Comunicazione 3: è centrata sul favorire l’esplicitazione, durante l’attività sessuale, delle sensazioni erotiche provate.
  • 31. Disturbi dell’orgasmo Disturbo dell’orgasmo maschile (eiaculazione ritardata o assente) La Kaplan nel 1974 ha sviluppato un programma di trattamento rivolto ai soggetti che hanno difficoltà ad eiaculare in presenza della partner ma non riscontrano lo stesso problema durante la masturbazione in solitudine. Il sintomo in questo caso viene superato per mezzo di un’esposizione graduata che permette all’individuo di avvicinare l’eiaculazione alla partner. Gli step dell’esposizione vanno concordati con il paziente. Un prototipo di trattamento potrebbe essere:  Il paziente si masturba, solo in casa, fino all’orgasmo.  Il paziente si masturba fino all’orgasmo con la partner nella stanza vicina.  La coppia ha un rapporto senza eiaculazione e al termine va in bagno a masturbarsi.  Dopo aver avuto un rapporto il paziente rimane nella stanza per masturbarsi fino all’orgasmo  Dopo un rapporto la partner stimola manualmente il partner fino all’ orgasmo.  Dopo un rapporto la partner stimola manualmente il partner fino all’ orgasmo in posizioni sempre più vicine alla vagina.  La partner stimola manualmente il partner e la penetrazione avviene alla prossimità dell’eiaculazione.  …
  • 32. Disturbi da dolore sessuale I disturbi da dolore sessuale sono la dispareunia e il vaginismo. L’attuale classificazione diagnostica dei disturbi sessuali nel DSM 5 prevede la diagnosi di “disturbo da dolore genito/pelvico e della penetrazione” Statisticamente il dolore sessuale è maggiormente presente nelle donne ma studi ed evidenze di ricerca recenti evidenziano come la condizione di dolore associata all’ attività sessuale possa riguardare anche il sesso maschile. Possibili cause del dolore sessuale:  Organiche  Psicologiche  Miste In caso di dolore durante i rapporti o nell’ area genitale il primo intervento è quello medico che ha la finalità di individuare le cause organiche o di escluderle per indirizzare il paziente ad una terapia psicosessuologica. In alcuni casi l’intervento psicoterapeutico affianca la terapia medico farmacologica come nel caso della gestione del dolore.
  • 33. Disturbi da dolore sessuale Dispareunia Persistente o ricorrente dolore genitale durante i tentativi di penetrazione o durante la penetrazione completa vaginale nel rapporto sessuale. Può interessare il vestibolo (dispareunia superficiale o introitale o vestibolare), o comparire a penetrazione completa (dispareunia profonda). La dispareunia colpisce il 12-15% delle donne in età fertile e fino al 44% di quelle in post-menopausa sessualmente attive. la dispareunia è caratterizzata dall’esperienza del dolore. (non è coinvolto l’apparato muscolare come nel vaginismo ma i nervi sensoriali)
  • 34. Disturbi da dolore sessuale Vaginismo Il vaginismo indica la persistente o ricorrente difficoltà della donna ad accettare la penetrazione vaginale del pene, di un dito o di un oggetto, nonostante l’espresso desiderio della donna di farlo. Ci sono spesso un evitamento fobico e una paura anticipatoria del dolore. Il vaginismo è causa di dolore nello 0.5-1% delle donne fertili e costituisce il 15-17% della popolazione trattata per dolore coitale. La caratteristica sintomatologica principale del vaginismo è la contrazione muscolare che impedisce la penetrazione. L’ esperienza di dolore è secondaria ai tentativi di penetrazione o a visite ginecologiche
  • 35. Disturbi da dolore sessuale Vulvodinia E’ un disturbo con chiare e solide basi biologiche che si manifestano nel dolore cronico (Leiblum e Graziottin 2004). Pur essendo un disturbo molto diffuso, la malattia ancora non viene diagnosticata e curata con tempestività. La diagnosi e complessa. Molto spesso e rimandata erroneamente allo psicologo, ritenendo che la causa sia psicogena (Graziottin 2005).
  • 36. Disturbi da dolore sessuale I disturbi sessuali non coitali Si riferiscono alla clitoralgia e/o al dolore al vestibolo vulvare durante il petting. (condizione rara).
  • 37. Disturbi da dolore sessuale La valutazione del dolore Nel caso di un disturbo da dolore sessuale è bene, durante la fase di assessment, svolgere un’indagine circa le caratteristiche del dolore: Come descriverebbe il dolore che prova? (Es: bruciante, urente, pungente, sordo e persistente, diffuso …) Dove lo localizza? (Es.: nella parte esterna dei genitali, viscerale e profondo, alle pelvi, diffuso, localizzato …) Quando si verifica? (Es.: durante il petting, al solo contatto, durante la penetrazione, durante la penetrazione profonda …) Quanto dura? (Es.: termina appena finisce il contatto, si protrae anche alcune ore dopo, perdura anche il giorno successivo e durante la minzione …) TEST: McGill Pain Questionnaire, diario del dolore, mappa del dolore. Il dolore è un meccanismo multifattoriale che può essere mantenuto e amplificato da fattori cognitivi ed emotivi. Durante la fase di assessment è importante valutare sia l’ansia che la depressione, fattori che possono amplificare e mantenere la sensazione dolorosa. TEST: BAI e BDI
  • 38. Disturbi da dolore sessuale Vaginismo L’obiettivo del trattamento sarà la risoluzione della contrazione involontaria della muscolatura perivaginale che impedisce la penetrazione. 1° fase: - Autosservazione fisica e cognitiva: questa mansione è di particolare importanza e viene prescritta a entrambi i partner. E’ importante procedere gradualmente (prima visiva con l’ausilio di uno specchio, successivamente tattile) e stabilire un tempo minimo (20’ almeno due volte a settimana9 al fine di limitare l’ evitamento. Si chiede di prestare particolare attenzione a immagini o pensieri disturbanti durante il compito. - Esercizio di kegel: ha lo scopo di dimostrare la possibilità del controllo volontario della muscolatura perivaginale. Successivamente si chiederà alla donna e successivamente all’ uomo la contrazione e il rilassamento ponendo un dito nel vestibolo della vagina. - L’osservazione dei contenuti cognitivi ed emotivi durante l’esercizio deve essere condotto con estrema meticolosità. 2° fase: - Focalizzazione sensoriale 1 e 2: utilizzando l’esercizio di Kegel e lasciando il massimo controllo alla donna.
  • 39. Disturbi da dolore sessuale Vaginismo 3° fase: - Masturbazione: questa prescrizione, allo scopo di ricavare piacere sessuale, può suscitare forti resistenze. L’utilizzo di fantasie e della comunicazione con il partner possono essere di aiuto alla donna nell’ affrontare il compito. La coppia deve diventare una base sicura per affrontare la vita sessuale. - 4°fase: - Coito inesigente: E’ necessario precisare che rappresenta una piccola tappa, come tutti i precedenti gradini della terapia. La mansione potrà essere divisa in piccoli gradini. Sarà inoltre importante precisare la possibilità che compaia il dolore e la possibilità di fermarsi se risulta eccessivo. Il controllo dell’ andamento della mansione sarà lasciato alla donna.
  • 40. Disturbi da dolore sessuale Trattamento cognitivo comportamentale del vaginismo Cosi come nelle fobie sessuali, si opera una strategia di esposizione graduata che comporta una dilatazione vaginale effettuata per piccoli passi in vivo (Dennestein e Burrows, 1977; Kuile e Reissing, 2014) o anche in immaginazione (Schnyder et al., 1988), preceduta da un training di rilassamento, prima generale e poi focalizzato sui muscoli vaginali. In generale il trattamento dura da 2 a 6 settimane. L’ esposizione avviene tramite le dita o i dilatatori di Hegar che vengono inseriti in vagina gradualmente. Dilatatori vaginali
  • 42. Trattamento dei disturbi parafilici Complessità nel trattamento dei disturbi parailici Molteplicità di cause Motivazione estrinseca Negazione - dei fatti - della consapevolezza - dell’impatto - della responsabilità - della progettazione - dell’attivazione sessuale - della negazione stessa
  • 43. Trattamento dei disturbi parafilici Tipologie di intervento “Relapse prevention” (Marlatt, 1978; Pithers, 1983,1990) “Integrated Risk- Need- Responsivity” (Abracen e Looman, 2016) “Good Lives Model” (Laws e Ward, 2001)
  • 44. Trattamento dei disturbi parafilici La Relapse Prevention per i disturbi parafilici Il modello di Marlatt (1982) per le ricadute in comportamenti da Dipendenza da Sostanze Situazione ad alto rischio: ovvero di minaccia al controllo personale sul comportamento di dipendenza da sostanze. PIG (Problem of Immediate Gratification): caratterizzato dal focalizzarsi sulle caratteristiche piacevoli immediate trascurando le conseguenze a lungo termine. Lapse: occasionale, isolato e limitato episodio in cui il soggetto cede al comportamento di dipendenza. AVE (Abstinence Violation Effect): costituito da una complessa reazione cognitiva e affettiva alla violazione di una regola di astinenza. Relapse: il cedimento è importante e reiterato più volte in tempi ravvicinati. La modalità di comportamento ritorna ad essere quella precedente al periodo di astinenza. Situazione ad alto rischio PIG (problema della gratificazione immediata) Lapse AVE (Effetto di violazione dell’astinenza) Relapse
  • 45. Trattamento dei disturbi parafilici La Relapse Prevention per i disturbi parafilici Il modello di Pithers (1990) per le ricadute in comportamenti sessuali a rischio Ridefinizione del concetto di “lapse” e “relapse”: la presenza di una vittima nei casi di reati sessuali a differenza di quello di abuso di sostanze prevede la ridefinizione dei concetti di scivolone e ricaduta vera e propria: Pithers (1990) definisce il lapse come “il verificarsi di un comportamento a rischio (una fantasia sessuale deviante) considerato come il primo segno prevedibile di perdita di controllo”. Il relapse invece è “l’attuazione di un reato sessuale” senza che ciò implichi il ritorno ai livelli precedenti di comportamento di abuso, come invece era proprio del modello di Marlatt. AVE e PIG in questo modello si accompagnano e si potenziano a vicenda Situazione ad alto rischio LAPSE AVE e PIG RELAPSE o ricaduta
  • 46. Trattamento dei disturbi parafilici La Relapse Prevention per i disturbi parafilici Interventi di tipo educativo e di ristrutturazione cognitiva Si tratta di interventi di gruppo mirati alla sensibilizzazione circa gli effetti dell’atto abusivo sulla vittima. La mancanza di empatia nei confronti della vittima costituisce un bersaglio primario dell’ intervento ed ha la finalità di aumentare impegno e motivazione al trattamento. Le procedure per aumentare l’empatia nei confronti della vittima consistono nell’ utilizzo di materiale videoregistrato in cui vittime di abusi raccontano la loro esperienza e le conseguenze a breve e lungo termine. Vengono presentati materiali scritti e invitati esperti che trattano il tema dei problemi vissuti dalle vittime. Si invitano, inoltre, i partecipanti al gruppo a scrivere lettere alle vittime (che non verranno spedite) con la finalità di accettare e di assumersi la responsabilità del proprio comportamento.
  • 47. Trattamento dei disturbi parafilici La Relapse Prevention per i disturbi parafilici Un punto fondamentale nella conduzione di questi gruppi è la presentazione del modello generale della relapse prevention. Questa parte opera a livello metacognitivo, come sostiene Cornoldi (1995), aumentando le conoscenze che l’individuo possiede sul proprio funzionamento mentale. Le strategie per fronteggiare i lapse, descritte di seguito, rientrano nei processi metacognitivi di controllo ovvero attività cognitive che regolano il funzionamento cognitivo. Presentazione del modello “Relapse Prevention” Aumenta le conoscenze del soggetto circa il proprio funzionamento cognitivo. CONOSCENZA METACOGNITIVA Strategie di frontaggiamento dei lapse Attività cognitive che regolano il funzionamento cognitivo. PROCESSI METACOGNITIVI DI CONTROLLO
  • 48. Trattamento dei disturbi parafilici La Relapse Prevention per i disturbi parafilici Interventi di modificazione dei moduli di attivazione dei lapse Si tratta di procedure comportamentali che mirano ad alterare, con tecniche di ricondizionamento o di estinzione, i moduli di attivazione sessuale deviante che sono tra i precursori critici della ricaduta.  Desensibilizzazione sistematica o esposizione graduata.  Ricondizionamento orgasmico (Marquis, 1970),  Terapia della vergogna,  Tecniche di pratica massiva,  La sensibilizzazione covert con avversione olfattiva,  Saziazione in masturbazione(Marshall, 1979). La maggior parte di queste tecniche comportamentali sono state abbandonate dagli specialisti. Alcune di queste, come la sensibilizzazione covert, il ricondizionamento orgasmico e la saziazione in masturbazione, sono state mantenute ed utilizzate in terapia individuale con l’accordo del paziente (de Silva, 1998).
  • 49. Trattamento dei disturbi parafilici La Relapse Prevention per i disturbi parafilici Strategie di individuazione degli antecedenti dei lapse Sono strategie volte ad aumentare le capacità del soggetto di riconoscere i precursori della ricaduta. Consta di una dettagliata procedura di assessment, attuata attraverso l’ automonitoraggio, degli eventi precursori e attivanti. Tali eventi posso essere:  Stati emozionali (rabbia, depressione …)  Distorsioni cognitive,  Fantasie di abuso,  Comportamenti (cruising: impegnarsi nella ricerca di una vittima, acquisto di materiale pornografico)
  • 50. Trattamento dei disturbi parafilici La Relapse Prevention per i disturbi parafilici Strategie di coping dei lapse Una volta individuati gli antecedenti sarà necessario preparare il paziente a fronteggiarli incrementando il suo autocontrollo sull’ evento. Il lapse sarà concettualizzato come una occasione di conoscenza e non come qualcosa di inevitabilmente negativo (fallimento) . Questo aiuterà a combattere la “tendenza al segreto” tipica di questi soggetti.  Evitamento di situazioni potenzialmente pericolose - procedure di controllo dello stimolo - strategie di fuga  Matrice decisionale  Flash cards
  • 51. Trattamento dei disturbi parafilici La Relapse Prevention per i disturbi parafilici Strategie di coping dei lapse -Esempio di una matrice decisionale- Decisione Conseguenze immediate positive Conseguenze immediate negative Conseguenze ritardate positive Conseguenze ritardate negative Astinenza . + Self efficacy . + Autostima . + Rispetto del coniuge … . Nessuna gratificazione . Frustrazione . Ira momentanea … . + autocontrollo . + approvazione sociale . Minore trattamento . Nessuna gratificazione . Ira residua Decisione di mettere in atto il comportamento . Gratificazione immediata . Sollievo momentaneo da emozioni negative … . Senso di colpa . Perdita di rispetto per sé . Possibilità di essere colto in flagrante .Continuazione della gratificazione . Censura sociale . Senso di colpa .Etichettamento come pervertito …
  • 52. Trattamento dei disturbi parafilici La Relapse Prevention per i disturbi parafilici Strategie di aumento delle abilità in generale  Training di gestione dell’ansia (respirazione, rilassamento …)  Training di abilità sociali  Training di abilità di problem solving e di autocontrollo  Training di gestione della rabbia  Trattamento di eventuali disfunzioni sessuali
  • 53. Trattamento dei disturbi parafilici Il modello Integrated Risk-Need-Responsivity (RNR-I, Abracen e Looman, 2016) Questo modello pur riprendendo aspetti del modello della prevenzione delle ricadute considera uno spettro più ampio di fattori da affrontare in terapia. I focus sono i rischi i bisogni e la responsabilità. Antecedenti post traumatici • Significative difficoltà di salute mentale, • Problemi di abuso, rifiuto, attaccamento, • Dipendenza da sostanze Fattori statici • Persistenza di atti criminali, • Problemi psicosociali, • Malattie mentali croniche Fattori dinamici stabili • Difficoltà d’impiego, • Uso inefficace del tempo libero, • Personalità antisociale, • Compagni/amici antisociali, • Carente sostegno sociale, • Mancanza di autoregolazione sessuale, • Cognizioni favorevoli al reato, • Basso livello di funzionamento interpersonale, • Basso livello di autoregolazione generale Fattori di pressione esterni • Accesso alla vittima, • Non cooperazione con i servizi giudiziari, • Cambi di abitazione, • Abuso di sostanze, • Conflitti relazionali Fattori di pressione interni • Eventi stressanti , • Instabilità della salute mentale, • Pensieri /stimoli devianti, • Bisogno di relazioni intime, • Stati affettivi sia positivi che negativi
  • 54. Trattamento dei disturbi parafilici Il Good Lives Model (GLM, Laws e Ward, 2011) Nel GLM il focus del trattamento è l’ incremento delle abilità dei responsabili di reati sessuali di ottenere i cosiddetti “beni umani primari”.  Vita (esistenza sana , funzionamento e soddisfazione sessuale ottimali)  Conoscenza  Eccellenza nel gioco  Eccellenza nel senso di agentività( autonomia e autodirezionalità)  Pace interiore (libertà dalla sofferenza emotiva)  Senso d’interrelazione (familiare, sociale)  Comunità  Spiritualità  Felicità  Creatività Secondo questo modello i reati sessuali nascono quando alle persone mancano delle risorse interne ed esterne necessarie per realizzare i propri valori impiegando mezzi pro-sociali (il comportamento antisociale ne è un tentativo disadattivo).
  • 56. Gli stati di ipersessualità I disturbi di ipersessualità non hanno mai raggiunto la dignità di diagnosi specifiche e non sono mai stati inclusi nelle varie e edizioni del DSM. Concettualizzazioni diasgnostiche degli stati di ipersessualità Sindrome comportamentale a carattere di dipendenza. (Orford, 1978; 1985 Carnes, 1983; 1989; 1990; 1991) Compulsività Sessuale (Quadland, 1983; 1985 Coleman, 1986; 1987; 1992)) Disturbo Sessuale Correlato alle Parafilie (Kafka, 1991; 1997; 2000)
  • 57. Gli stati di ipersessualità Cociglio (1989) sostiene che la differenza principale nei casi di ipersessualità è la presenza o assenza del piacere. Se questo è presente si parlerà di una disregolazione del desiderio sessuale “autentico” assimilando l’ipersessualità alle parafilie (Kafka). Quando il piacere è assente si è in presenza di una libido “falsa” e il quadro clinico sarà quello ipotizzato da chi sostiene che alla base ci siano processi simili alle dipendenze o alla compulsività (Orford, Carnes, Quadland e Coleman)
  • 58. Trattamento degli stati di ipersessualità  Trattamenti di gruppo ispirati ai “12 passi” (Quadland, 1985; Carnes, 1991) - I trattamenti di gruppo sono utili a mitigare il senso di colpa, di segretezza e di stigmatizzazione. - Hanno un effetto positivo sulla motivazione a perseguire una terapia individuale che è sempre consigliato affiancare a questi interventi.  Livelli degli obiettivi terapeutici (Carnes, 1991; Lambiase, 2009) A breve termine: . motivare alla terapia, . rompere l’isolamento, instaurare e vivere la sobrietà, superare le crisi di astinenza, ridurre la vergogna A medio termine: . riconoscere e gestire le emozioni, . acquisire le competenze comunicative e sociali, . Sviluppare l’ autoaffermazione, . Stile di vita equilibrato, . Prevenzione delle ricadute A lungo termine: . Sviluppare una sessualità sana, . Migliorare le relazioni familiari disfunzionali, . Risolvere eventuali conflitti o abusi subiti nell’ infanzia/fanciullezza
  • 60. Cybersex addiction Tipologie di dipendenze sviluppate attraverso internet  Cybersex Addiction  Cyber-Relational Addiction  Net-Compulsion  Information Overload  Computer Addiction (giochi di ruolo online)
  • 61. Cybersex addiction Comportamenti sessuali connessi al cybersesso (Carnes, 2001)  Accessing online pornography, audio, video and text stories: accesso tramite internet a materiale pornografico in formato audio, video o testo.  Real time with a fantasy partner: cybersesso messo in atto in tempo reale con scambio di immaginie file durante una conversazione online coadiuvata da dispositivi audio e video (webcam).  Multimedia software: questa categoria di cybersesso non avviene online e avveniva gia prima della possibilità di usare internet tramite CD- Rom o videogiochi erotici
  • 62. Cybersex addiction 10 criteri per determinare se un comportamento sessuale online è da considerarsi problematico (Carnes, 2001)  Intense preoccupazioni riguardo al sesso su internet,  Utilizzare internet a scopi sessuali sempre più spesso e per periodi sempre più lunghi,  Sforzi fallimentari di controllare il comportamento,  Irritazione e irritabilità quando si tenta di controllare il comportamento,  Utilizzare il cybersesso come via di fuga da problemi o emozioni negative,  Ricerca di esperienze sessuali sempre più intense e pericolose,  Mentire a familiari, datori di lavoro, terapeuta,  Commettere azioni illegali online,  Conseguenze negative o perdite in termini relazionali e lavorativi,  Perdite finanziarie a seguito di attività sessuali online.
  • 63. Cybersex addiction “Triple A engine” (Coope, 1999; 2002) Cooper suggerisce l’ esistenza di 3 componenti centrali di Internet che attraggono verso le attività sessuali online:  Accessibility: (accessibilità) possibilità di potersi connettere in ogni momento e da qualsiasi dispositivo,  Affordability: (disponibilità) relativa al basso costo di acceso,  Anonimity: (anonimato) caratteristica che gioca un ruolo centrale per quanto riguarda la sessualità. Carnes (2001) aggiunge altri due fattori:  Isolamento: L’utente può separarsi dagli altri e crearsi giustificazioni e razionalizzazioni circa il fatto che i suoi comportamenti non hanno conseguenze,  Fantasia: possibilità di agire le fantasie senza essere rifiutati e poter presentare sé stessi diversamente da come si è.
  • 64. Cybersex addiction Conseguenze del cybersesso  Depressione, ansia, difficoltà relazionali/affettive (Corley e Hook, 2012; Voon et al., 2014)  Problemi professionali ed economici (Voon et al., 2014)  Isolamento interpersonale (Levin, Lillis e Hayes, 2012)  Diminuzione della soddisfazione sessuale (Wéry e Billieux, 2017)  Diminuzione dell’ interesse per la sessualità offline (Voon et al., 2014)  Diminuzione della funzionalità erettile nelle relazioni fisiche (Voon et al., 2014)  Comportamenti sessuali a rischio (Carrol et al., 2008)  Sentimenti di vergogna e di colpa (McBride, Reece e Sanders, 2007)
  • 65.  A.P.A., Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (2013). Raffaello Cortina Editore.  Boccadoro L., Sessuologia. Assessment, consulenza e terapia. (2011). Edizioni Simple.  Consolo I., Il piacere femminile (2017). Giunti.  Déttore D. e Lambiase L., La fluidità sessuale. (2011). Alpes.  Dèttore D. Trattato di psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale (2018). Giunti  Fenelli A., Lorenzini R., Clinica delle disfunzioni sessuali (1999). Carocci Faber  Lambiase E., La dipendenza sessuale. Nuovi modelli clinici e proposte di intervento terapeutico. Las.  Quattrini F., Parafilie e devianza. Psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale atipico. (2015). Giunti.  Quattrini F., Il piacere maschile (2017). Giunti.  Rifelli G., Psicologia e psicopatologia della sessualità (2007). Scione Editore.