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Sede del “Sole 24 Ore”, Renzo Piano Milano,Italia 1998-2004 Il progetto di Renzo Piano, realizzato nella zona nord-ovest di Milano per la sede principale del Sole 24 Ore, ha interessato un preesistente edificio industriale, strutturato in tre volumi disposti in modo da formare una corte interna. La scelta della trasparenza e della luminosità della facciata viene enfatizzata da altre componenti come il basamento dell'edificio rivestito in cotto, e la presenza di piccole torri che interrompono la linearità delle superfici; la soluzione della copertura in vetro, metallo, e lamelle frangisole, caratterizzata da una struttura sospesa, rinforza la volontà di smaterializzazione delle facciate (fig.3-4). Tale trattamento trasparente della pelle dell’intero complesso denuncia inoltre l’intento di voler rendere percepibile già dall’ingresso e dallo stesso fronte stradale, la massa di vegetazione che è presente nello spazio compreso tra i tre edifici. Tale spazio, esposto a sud, ospita una collina artificiale alberata contenuta in un parco di 10000 mc. al di sotto della quale, su più livelli, si trovano i locali di servizio, come i parcheggi, una mensa per 500 persone e un piccolo auditorium (fig.2). BUFFER ZONE ESTERNE Planimetria generale (fig.1) Sezione longitudinale (fig.2) Ingresso principale, immagine diurna (fig.3) Ingresso principale, immagine notturna (fig.4)
Sede del “Sole 24 Ore”, Renzo Piano Milano, Italia 1998-2004 Il trattamento di questo spazio esterno in  analogia al mondo della natura e la modellazione della copertura come una collina, alimentano l’obiettivo di sfruttare al massimo gli elementi naturali, riducendo in maniera sensibile l’incidenza di fattori ambientali come l’irraggiamento o l’esposizione a correnti sfavorevoli.   La presenza del terrapieno scherma infatti l’edificio e la piazza aperta circostante, alterando la velocità dell’aria e può fungere da “accumulatore” delle grosse quantità di calore che altrimenti investirebbero l’organismo architettonico. BUFFER ZONE ESTERNE Particolare copertura collina artificiale (fig.6) Ingresso auditorium (fig.7) Veduta collina artificiale(fig.5)
Swiss Re Office Building, BRT Architekten Monaco, Germania 2001 Il complesso di edifici per uffici di Monaco, è formato da una serie di volumi sollevati parzialmente dal terreno che possiedono un corpo comune centrale che li unifica a gruppi di quattro (fig.2). Le corti interne che si generano tra i diversi blocchi sono caratterizzate da elementi verdi e vasche d’acqua che raffrescano l’aria nei mesi estivi e la depurano, definendo già dall’interno il carattere bioclimatico dell’intero complesso (fig.3) . Il microclima che si genera dalla relazione dei blocchi con le loro corti naturali è preservato e amplificato da un sistema metallico che funge da confine dell’intero lotto e non solo ne definisce un deciso carattere estetico, ma diviene un vero e proprio filtro naturale, con la funzione bioclimatica di modificare gli scambi energetici tra la pelle dell’edificio e il suo intorno. Sulla gabbia metallica infatti crescono piante di vite e oltre 200 rampicanti di varie specie che, essendo a foglia caduca, permettono il passaggio dei raggi solari nei mesi invernali, nei mesi estivi invece, riducono il carico termico con l’ombreggiamento e contemporaneamente permettono la ventilazione. BUFFER ZONE ESTERNE Particolare gabbia metallica (fig.1) Particolare corte interna (fig.3) Pianta (fig.2) Sezione (fig.4)
BUFFER ZONE ESTERNE Vivaldi Tower, Norman Foster Amsterdam, Olanda 2008 L’edificio sorge nella zona sud di Amsterdam e con i suoi 87 metri d’altezza ridisegna lo skyline della città. Consta di tre blocchi che si affacciano su un’ampia vasca d’acqua circondata da un porticato che serve a mitigare le correnti estive. In questo caso però il concetto di buffer zone va inteso in un'altra accezione: sorgendo su un polder (ovvero terreni strappati al mare o a lagune e paludi costiere) la vasca serve a trattenere parte dell’acqua piovana e ne ritarda il rilascio facendola passare attraverso delle superfici drenanti. In questo modo la vasca agisce come una buffer di accumulo con un filtro biologico di piante acquatiche autopulenti. Ogni aggiunta d’acqua piovana è diretta al servizio dell’edificio garantendo, oltre ad un minore impatto ambientale, un notevole guadagno energetico di circa il 10%. Planivolumetrico (fig.1) Sezione (fig.2) Modello dell’edificio (fig.4) Particolare della pelle dell’edificio  (fig.5-6) Veduta esterna dell’edificio (fig.3)
BUFFER ZONE ESTERNE Solar City Thomas Herzog + Partner Sir Norman Foster and Partners Richard Rogers Partnership Lintz, Austria 1995-2004 Il master plan per il quartiere residenziale Linz-Pichling, progettato dall’urbanista austriaco R.Rainer, è il più vasto esperimento insediativo per quanto riguarda la costruzione sostenibile.  Il principio base su cui si fonda è la volontà di promuovere metodi di costruzione a basso costo, nell’attuazione dei numerosi studi energetici. A  livello urbano si tratta anche della più grande applicazione del concetto della buffer zone, poiché l’area si serve degli elementi naturali in maniera che producano un elevato miglioramento delle condizioni di comfort e di risparmio energetico. La parte settentrionale della città è infatti protetta da terrapieni prismatici che rallentano i venti freddi provenienti da nord mentre la parte meridionale è circondata da filari di alberi che raffrescano i venti caldi provenienti dal sud (fig.2). La città è pensata inoltre per non dipendere dalla rete energetica esterna bensì sarà in grado di co-generare energia attraverso l'uso di impianti 'solari' che, in futuro, renderanno il quartiere in grado di divenire autonomo nonché di restituire una parte del surplus energetico alla rete urbana. Veduta aera (fig.1) Planimetria (fig.2) Differenti aggregazioni all’intern idel tessuto urbano (fig.3-4)

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  • 1. Sede del “Sole 24 Ore”, Renzo Piano Milano,Italia 1998-2004 Il progetto di Renzo Piano, realizzato nella zona nord-ovest di Milano per la sede principale del Sole 24 Ore, ha interessato un preesistente edificio industriale, strutturato in tre volumi disposti in modo da formare una corte interna. La scelta della trasparenza e della luminosità della facciata viene enfatizzata da altre componenti come il basamento dell'edificio rivestito in cotto, e la presenza di piccole torri che interrompono la linearità delle superfici; la soluzione della copertura in vetro, metallo, e lamelle frangisole, caratterizzata da una struttura sospesa, rinforza la volontà di smaterializzazione delle facciate (fig.3-4). Tale trattamento trasparente della pelle dell’intero complesso denuncia inoltre l’intento di voler rendere percepibile già dall’ingresso e dallo stesso fronte stradale, la massa di vegetazione che è presente nello spazio compreso tra i tre edifici. Tale spazio, esposto a sud, ospita una collina artificiale alberata contenuta in un parco di 10000 mc. al di sotto della quale, su più livelli, si trovano i locali di servizio, come i parcheggi, una mensa per 500 persone e un piccolo auditorium (fig.2). BUFFER ZONE ESTERNE Planimetria generale (fig.1) Sezione longitudinale (fig.2) Ingresso principale, immagine diurna (fig.3) Ingresso principale, immagine notturna (fig.4)
  • 2. Sede del “Sole 24 Ore”, Renzo Piano Milano, Italia 1998-2004 Il trattamento di questo spazio esterno in analogia al mondo della natura e la modellazione della copertura come una collina, alimentano l’obiettivo di sfruttare al massimo gli elementi naturali, riducendo in maniera sensibile l’incidenza di fattori ambientali come l’irraggiamento o l’esposizione a correnti sfavorevoli. La presenza del terrapieno scherma infatti l’edificio e la piazza aperta circostante, alterando la velocità dell’aria e può fungere da “accumulatore” delle grosse quantità di calore che altrimenti investirebbero l’organismo architettonico. BUFFER ZONE ESTERNE Particolare copertura collina artificiale (fig.6) Ingresso auditorium (fig.7) Veduta collina artificiale(fig.5)
  • 3. Swiss Re Office Building, BRT Architekten Monaco, Germania 2001 Il complesso di edifici per uffici di Monaco, è formato da una serie di volumi sollevati parzialmente dal terreno che possiedono un corpo comune centrale che li unifica a gruppi di quattro (fig.2). Le corti interne che si generano tra i diversi blocchi sono caratterizzate da elementi verdi e vasche d’acqua che raffrescano l’aria nei mesi estivi e la depurano, definendo già dall’interno il carattere bioclimatico dell’intero complesso (fig.3) . Il microclima che si genera dalla relazione dei blocchi con le loro corti naturali è preservato e amplificato da un sistema metallico che funge da confine dell’intero lotto e non solo ne definisce un deciso carattere estetico, ma diviene un vero e proprio filtro naturale, con la funzione bioclimatica di modificare gli scambi energetici tra la pelle dell’edificio e il suo intorno. Sulla gabbia metallica infatti crescono piante di vite e oltre 200 rampicanti di varie specie che, essendo a foglia caduca, permettono il passaggio dei raggi solari nei mesi invernali, nei mesi estivi invece, riducono il carico termico con l’ombreggiamento e contemporaneamente permettono la ventilazione. BUFFER ZONE ESTERNE Particolare gabbia metallica (fig.1) Particolare corte interna (fig.3) Pianta (fig.2) Sezione (fig.4)
  • 4. BUFFER ZONE ESTERNE Vivaldi Tower, Norman Foster Amsterdam, Olanda 2008 L’edificio sorge nella zona sud di Amsterdam e con i suoi 87 metri d’altezza ridisegna lo skyline della città. Consta di tre blocchi che si affacciano su un’ampia vasca d’acqua circondata da un porticato che serve a mitigare le correnti estive. In questo caso però il concetto di buffer zone va inteso in un'altra accezione: sorgendo su un polder (ovvero terreni strappati al mare o a lagune e paludi costiere) la vasca serve a trattenere parte dell’acqua piovana e ne ritarda il rilascio facendola passare attraverso delle superfici drenanti. In questo modo la vasca agisce come una buffer di accumulo con un filtro biologico di piante acquatiche autopulenti. Ogni aggiunta d’acqua piovana è diretta al servizio dell’edificio garantendo, oltre ad un minore impatto ambientale, un notevole guadagno energetico di circa il 10%. Planivolumetrico (fig.1) Sezione (fig.2) Modello dell’edificio (fig.4) Particolare della pelle dell’edificio (fig.5-6) Veduta esterna dell’edificio (fig.3)
  • 5. BUFFER ZONE ESTERNE Solar City Thomas Herzog + Partner Sir Norman Foster and Partners Richard Rogers Partnership Lintz, Austria 1995-2004 Il master plan per il quartiere residenziale Linz-Pichling, progettato dall’urbanista austriaco R.Rainer, è il più vasto esperimento insediativo per quanto riguarda la costruzione sostenibile. Il principio base su cui si fonda è la volontà di promuovere metodi di costruzione a basso costo, nell’attuazione dei numerosi studi energetici. A livello urbano si tratta anche della più grande applicazione del concetto della buffer zone, poiché l’area si serve degli elementi naturali in maniera che producano un elevato miglioramento delle condizioni di comfort e di risparmio energetico. La parte settentrionale della città è infatti protetta da terrapieni prismatici che rallentano i venti freddi provenienti da nord mentre la parte meridionale è circondata da filari di alberi che raffrescano i venti caldi provenienti dal sud (fig.2). La città è pensata inoltre per non dipendere dalla rete energetica esterna bensì sarà in grado di co-generare energia attraverso l'uso di impianti 'solari' che, in futuro, renderanno il quartiere in grado di divenire autonomo nonché di restituire una parte del surplus energetico alla rete urbana. Veduta aera (fig.1) Planimetria (fig.2) Differenti aggregazioni all’intern idel tessuto urbano (fig.3-4)

Editor's Notes

  1. vf