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LEGGENDA INVENTATA
INTORNO ALLA FIGURA
DEL BEATO INNOCENZO
DA BERZO

LEGEND INVENTED
AROUND BLESSED
BEATO INNOCENZO
DA BERZO
IL POVERO E IL CANE
     THE POOR MAN AND THE DOG
In quel di Berzo abitava un uomo chiamato
Giovanni Scalvinoni, soprannominato Giovannino
per la sua costituzione gracile e delicata egli era un
uomo molto devoto alla Madonna.

In that time in Berzo lived a man named Giovanni
(John) Scalvinoni who was called Giovannino (Little
John) for his fragile and delicate build. He was a
pious man devoted to our Lady.
1. Giovanny prays our Lady
Un giorno Giovanni, mentre passeggiava per le vie
del paese, incontrò un uomo molto povero senza
famiglia e senza casa, l’unico amico che aveva era il
suo cane. L’uomo era molto affranto perché il suo
cane era malato gravemente, da giorni non
camminava e non abbaiava più e lui non aveva il
denaro per pagare le cure del medico.

One day Giovanni was walking along the roads of
the village when he met a very poor homeless man
without family, who had only one friend, his dog.
The man was very sad because his dog was
seriously ill. It didn’t. walk and bark any longer and
he didn’t have the money for a doctor.
2. Giovanny meets a poor man who cries for his ill dog
Giovanni, rattristato, disse all’ uomo di pregare
molto la Madonna, gli regalò un rosario, accarezzò
il cane e se ne andò.
Il povero fece come gli fu chiesto per tre giorni,
tenendo sempre tra le mani il rosario.

Giovanni was touched and told the man to pray and
gave him a rosary, he caressed the dog and went
away.
The poor man did as he had been told for three
days always keeping the rosary in his hands.
3.
Giovanny
 gives a
 rosary
 to the
poor man
La mattina del quarto giorno il cane svegliò
l’uomo abbaiando e scodinzolando; il
povero fu sorpreso e incredulo ma felice
allo stesso tempo.

In the morning of the third day the dog
woke him up barking and wagging its tail.
The man was so surprised and happy that
he couldn’t believe his eyes,
4. The dog has recovered and wakes up his master
Alzò gli occhi al cielo, ringraziò
Giovannino e da quel giorno ogni
sera recitò il rosario.

He looked up towards the sky,
thanked Giovannino, and from that
day on he always recited the
rosary.
5. The poor man is praying
BEATO INNOCENZO DA BERZO
           Giovanni    Scalvinoni nasce   a    Niardo    in
           Valcamonica (Brescia) il 19 marzo 1844. Pochi
           mesi dopo il padre morì. Giovannino trascorse
           la fanciullezza semplicemente, facendo propria
           la fede forte della gente di montagna. Studiò,
           fino al 1861, con ottimi risultati, nel collegio
           municipale di Lovere (Bergamo), dopodiché
           passò al seminario di Brescia. Fu ordinato
           sacerdote il 2 giugno 1867 a Brescia. Dopo due
           anni fu nominato vicerettore del seminario
           diocesano, ma venne rimosso dall'ufficio quasi
           subito perché assolutamente privo di autorità.
           Allora va a Berzo come vice-parroco.
La sua sete d'interiorità lo portava a desiderare di vivere in
solitudine, tra preghiere e penitenze, e a guardare dall'altra
parte della valle, dove svettava il campanile e la sagoma del
romitorio cappuccino dell'Annunziata. Il 16 aprile 1874 don
Giovanni, con il consenso del suo vescovo, bussa al convento
dell'Annunziata di Borno (ora Piancogno in Valcamonica) e
inizia l'anno di noviziato tra i Cappuccini con il nome di fra'
Innocenzo da Berzo.
                      convento dell'Annunziata
Quattro anni più tardi, il 2
maggio      1878, emise       la
professione solenne e venne
nominato vicemaestro dei
novizi. L'incarico durò poco
tempo perché la casa di
noviziato nel novembre del
1879 fu trasferita a Lovere,
mentre fra' Innocenzo rimase
all'Annunziata. Tra il 1880 e il
1881 fu a Milano, dove fece
parte della redazione della
rivista "Annali Francescani".
Anche questo incarico, però,
durò poco tempo e già a
giugno del 1881 ritroviamo
fra' Innocenzo nella solitudine
dell'Annunziata.
Il suo punto d'attrazione è il
Tabernacolo, davanti al quale
trascorre le notti in orante silenzio, e
il Crocifisso, che lo sospinge alla
meditazione continua della Via Crucis.
I superiori nell'autunno del 1889 gli
affidarono la predicazione degli
esercizi     spirituali nei    principali
conventi della Provincia: a Milano, ad
Albino, a Bergamo, a Brescia. Lo
sforzo gli compromette una salute già
malferma e il 3 marzo 1890, a soli
quarantasei                 anni, morirà
nell'infermeria del convento di
Bergamo. Pochi mesi dopo le sue
spoglie mortali furono trasferite
solennemente a Berzo, circondate già
da una vasta fama di santità.
Fu beatificato il 12 novembre 1961
       da papa Giovanni XXIII
  Un sentiero che
porta al convento
 della Annunziata,
 da lui molte volte
    percorso per
 raggiungere varie
località della Valle
   Camonica, per
     confessare,
predicare o fare la
   questua per i
poveri, è oggi a lui
      intitolato.
BLESSED INNOCENT OF BERZO
Innocent was born of poor but devout parents. As a
small child he had great mercy for the poor, giving
generously to those who asked, even though his family
was in need.
He went to the secular seminary and was ordained to
the secular priesthood and was pastor in Berzo. We are
told that he preached with zeal and fervour and that his
confessional was a haven of many souls. The young
priest felt called to the Capuchin order and after great
struggles made his profession at the age of thirty.
He showed marked preference for humiliation and
solitude. He was cheerful and kind, he was the servant
of all and inspired the boys to devotion to Mary. He
preached at the church that was nearby on Sundays and
also heard confessions. Soon his name spread and many
people flocked to hear him.
He was considered an angel of peace.
Several times each day he would say the Stations of the
Cross. His fervour in meditation on the Passion was so
great that he touched even the most hardened sinners.
This priest was a man of prayer. For him it was his life
and joy, comfort and strength. To prayer he added
heroic penance. His fasts were almost perpetual and his
silence all encompassing. His recollection showed all that
he was in constant contact with God. By penance in
obedience he strove to please and appease Christ for the
sins of the world. By his penance the priest brought
many sinners to the grace of conversion.
He died when he was only forty five, but his example
and works live on. He died in 1890 and was beatified by
Pope John XXIII in 1961.There are two miracles
attributed to Innocenzo. The first is a cure of a boy of the
age of four from leukemia and the second the cure of a
boy of the age of five from peritonitis.
Bancarelle e giostre: 3 marzo
Filastrocche cantate                                  ( tratte dal volume “Tè cünte ‘na bòta”
    realizzato dalla scuola primaria di 2° grado di Berzo Inferiore anno scolastico 2011- 2012)
L‘ombelico Del Mondo" - Jovanotti   
Riff
e|---------------------------------------|
B|---------------------------------------|
G|---------------------------------------|
D|-----2-----------------2-----0--4--0---|
A|--0-----0-----2-----3-----3------------|
E|-----------3-----3---------------------| 
Altri racconti
Fin da bambino Giovanni andava tutti i giorni in chiesa a 
pregare, tanto che era deriso e lasciato in disparte dai suoi 
amici che gli facevano degli scherzi come ad esempio quando 
gli misero dell’acqua nel contenitore per fare il burro  
“l’ornel”, ma Giovannino riuscì ugualmente ad ottenere un bel 
panetto di burro.
Diventato adulto Giovanni divenne frate Cappuccino e 
continuò ad aiutare i poveri.
Morì il 3 marzo del 1980 nell’ infermeria del convento dei 
Cappuccini di Bergamo e cominciò a compiere alcuni miracoli.
Un giorno in piazza  a Berzo arrivarono alcune persone 
paralizzate, furono portate al cimitero davanti alla tomba del 
Beato Innocenzo e in poco tempo avvenne il prodigio.
Tutte le persone iniziarono a camminare, ci fu molto stupore 
e ancora oggi parecchie persone hanno fede e credono ai 
miracoli del Beato Innocenzo.
FIORI A MARIA
Giovannino Scalvinoni, d’estate, passava lunghi periodi a Niardo, in casa di zio Francesco (zio 
Checo) che lo amava come un padre. Il ragazzo accompagnava volentieri lo zio quando usciva 
nei campi o nei pascoli.
Un giorno, avrà avuto sì e no dieci anni,  Giovannino raccolse un mazzetto di fiorellini 
alpestri, i profumatissimi ciclamini del sottobosco: «Zio,questi li porto alla madonna del 
“Santèl” quando ritorniamo a casa». Ma poi ripensandoci: « Si appassiranno presto perché 
non ho niente da metterci l’acqua per tenerli freschi ». Lo zio lo incoraggiò: « Ti presterò il 
mio “codèr” » (il cosciale che contiene la cote). Era quello che ci voleva. Scavato nel legno 
dolce a forma conica allungata,poteva contenere un po’ d’acqua, come un vasetto. 
Giovannino s’illuminò di gioia. Andò al torrente, attinse un po’ di acqua e corse a mettere i 
fiori con il loro recipiente dinanzi alla madonna del “Santèl”. Qualche Ave Maria recitata con 
lo zio che s’era tolto il cappello e si tergeva il sudore dalla fronte e poi via, a casa per una 
parca cena e il meritato riposo. All’indomani, di buon ora, Giovannino con lo zio è già sulla 
strada sassosa che porta ai campi, tra i castagneti in fiore: «Ave Maria, benedeta stèla dela 
dè! ... Ave Maria stella benedetta del mattino … ».
Ma sul rozzo gradino della santella i 

ciclamini sono sparsi alla rinfusa, ormai 

appassiti, e il “coder” di zio Checo è sparito.

Giovannino ha gli occhi pieni di lacrime.: 

«Beh, pazienza!» Dice zio Checo, « Ne 

costruirò un altro col mio falcetto affilato … 

e di fiori ce ne sono tanti nel bosco». Ma 

Giovannino continua a camminare con la 

testa bassa. Non gli importava che 

qualcuno avesse rubato il “codèr”e 

disperso i suoi fiorellini, gli rincresceva 

molto che ci fosse qualcuno al mondo che 

non volesse bene a Maria, la madre del 

Signore
IL CACCIATORE E LA VOLPE
Giovannino era molto devoto alla Madonna e quando litigava con i suoi
compagni, non continuava a contestare, ma si recava in chiesa a farsi
perdonare dalla Madonna. Giovannino non giocava quasi mai con i suoi
amici perché lui andava sempre in chiesa ad adorare la Madonna, è per
questo che molti momenti della sua vita erano occupati dalla preghiera.
Su Giovannino si racconta che abbia fatto molti miracoli, uno è quello di
un “regalo” di una volpe ad un cacciatore povero. Un giorno un cacciatore
molto conosciuto in paese andò in montagna a cacciare, come avveniva la
maggior parte delle mattine, per procurare cibo per se e per la sua
famiglia. Il cacciatore passò tutta la mattina sul colle di quella montagna
senza trovare prede.
Arrivata ora di pranzo il cacciatore si mise in cammino verso la sua casa
pensando a cosa poteva dare da mangiare quel giorno ai suoi figli quando
incontrò Giovannino con suo padre; il cacciatore si mise a parlare con i due
della brutta mattinata che aveva passato. Allora Giovannino fece comparire
una bella e grossa volpe e lo fece notare al cacciatore che caricò il fucile e
sparò contro la volpe; quest’ultima morì e il cacciatore tutto contento corse
a casa facendo vedere alla sua famiglia la volpe che aveva ucciso.
Il nome di Maria
Giovanni veniva chiamato Giovannino perché era piccolo, gracile e
piuttosto timido, ma si rivelò sin da bambino educato saggio e
intelligente, tanto che a scuola era invidiato dai compagni che a volte
lo prendevano in giro per fargli fare brutta figura con gli educatori.
Giovannino compiva azioni a volte un po' strane pur di non offendere il
nome di Maria e di mantenere un atteggiamento esemplare .
 Mentre Giovanni era in collegio a Lovere , durante il mese di Maggio
(mese dedicato alla Madonna ),era abitudine che tutti gli alunni ogni
settimana dovessero fare un fioretto assegnatogli dagli istitutori.
Quella settimana bisognava baciare il nome di Maria ovunque esso si
trovasse i suoi compagni di collegio ,che conoscevano il suo impegno,
la sua dedizione e la sua buona volontà nel rispettare le regole, gli
fecero uno scherzo , scrivendo il nome di Maria sulla sua ciabatta.
Giovannino come sempre rispettò l'incarico che gli venne affidato,
anche se gli sembrava una cosa da pazzi baciare la ciabatta, ma
poiché c'era scritto il nome di Maria l'incarico venne portato a
termine baciandola .
Nonostante tutto lui non provava rancore nei confronti dei
compagni che si prendevano gioco di lui, anzi era sempre disposto
ad aiutarli quando gli chiedevano un consiglio o un aiuto nel fare i
compiti …
Perciò ricordiamo con ammirazione e stima il Beato Innocenzo,
che non era né egoista né orgoglioso, ma generoso e altruista e
preferì vivere nella povertà perché il suo unico esempio di vita era
Gesù Cristo.
Volete sapere perché scelse di chiamarsi “da Berzo” ?
Una sera come tutte le altre il nostro Beato si infila velocemente nel letto ed inizia a
pregare finché si addormenta. Quella notte fece un sogno molto strano: gli comparve
una chiesetta del lontano Brasile sul cui portone vi era scritto: “Beato Innocenzo da
Berzo “. Quando si svegliò pensò che quello fosse un messaggio inviato da Dio stesso e
decise quindi di chiamarsi “da Berzo.

                                              Morì il 3 marzo del 1980 nell’
Fin da bambino Giovanni andava                infermeria del convento dei
tutti i giorni in chiesa a pregare,           Cappuccini di Bergamo e cominciò a
tanto che era deriso e lasciato in            compiere alcuni miracoli.
disparte dai suoi amici che gli               Un giorno in piazza a Berzo
facevano degli scherzi come ad                arrivarono alcune persone
esempio quando gli misero                     paralizzate, furono portate al cimitero
dell’acqua nel contenitore per fare il        davanti alla tomba del Beato
burro “l’ornel”, ma Giovannino                Innocenzo e in poco tempo avvenne il
riuscì ugualmente ad ottenere un              prodigio.
bel panetto di burro.
                                              Tutte le persone iniziarono a
Diventato adulto Giovanni divenne             camminare, ci fu molto stupore e
frate Cappuccino e continuò ad                ancora oggi parecchie persone hanno
aiutare i poveri.                             fede e credono ai miracoli del Beato
                                              Innocenzo.
Al convento dell’Annunciata tanti anni fa c’erano molti frati tra i quali
un fratino minuto nel corpo, ma dal cuore grande e senza limiti, tanto
da voler essere solo per Dio e per gli altri.
Un piccolo frate di nome Innocenzo consumatosi e dileguatosi nel
vortice dell’amore divino.
Il frate che ha vissuto dedicandosi a tanta preghiera e penitenza, tutti i
giorni scendeva dal convento dell’Annunciata fino a Cogno a piedi
nudi, fino a che gli sanguinavano.
Girava tutta la Valle aiutando tutti i poveri e dando tante benedizioni.
Un giorno mentre passava davanti ad un campo vide un bimbo di circa
tre anni che piangeva dentro a un cesto di vimini che si usava per
trasportare le patate.
Il bimbo era solo, il frate si guardò in giro scorgendo la mamma in
fondo al campo, zappando, raccoglieva le patate.
Il frate diede la manina al bimbo e lo condusse pian piano dalla
mamma la quale rimase stupita e meravigliata perché il bimbo era
paralizzato dalla nascita.
Ora davanti ai suoi occhi il figlio camminava.
Al giorno d’oggi la sua testimonianza ora è più viva che mai e la gente
lo prega chiedendo grazie, aiuti e miracoli.
Elaborato dalla classe I C di Berzo Inferiore – Brescia Italia
Bressanelli Francesca, Cajo Yasmine,
Celpica Artur, Cere Diego,
Cominini Anna, Contessi Luca,
Dellanoce Denis, Entrade Michela,
Fabiani Greta, Levi Davide,
Menolfi Laura, Minute Alessandro,
Moscardi Sabrina, Panteghini Mirco,
Rebaioli Nicolò, Romagnoli Chiara,
Rossi Livio, Savoldelli Antonio,
Scalvinoni Elena, Scalvinoni Elisa,
Simonetti Giada, Testa Denis,
Vaccinoni Fabio.
Proff.: Bonafini Caterina, Minolfi Daniela
Musica : “The Mission” di Ennio Morricone

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