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Concorso Da vite spezzate @ scuola di prevenzione
a.s. 2020 – ‘21
Obolo
Sceneggiatura teatrale
Studenti
Aurelia Roberto (5Bi)
Docenti referenti
Prof.ssa Marzia Cino
Prof. David Monopoli
Dirigente
Teresa Turi
IISS Luigi dell’Erba
Castellana Grotte (Ba)
Si ringraziano per le loro preziose testimonianze
il dottor Giangiuseppe Dalena
e la dott.ssa Irma Scarafino
Il presente testo teatrale è dedicato in particolare a loro
e a tutto il personale medico-ospedaliero
impegnato nella lotta contro il Covid 19
1
OBOLO
PERSONAGGI
RICCARDO
RAGAZZO VESTITO DI NERO
MYRIAM
STEFANO
ANASTASIA, infermiera, sorella di Riccardo
Fermata dell’autobus riconoscibile da una panchina e una tabella degli orari dei pullman con su scritto
LINEA C/19, fermata Ospedale.
Scena 1
Ragazzo vestito di nero, Riccardo
Un ragazzo è seduto sulla panchina, è completamente vestito di nero, anche la mascherina che indossa è
nera, il volto appena visibile; tra le mani ha un mughetto bianco.
Si sente il rumore di passi veloci da destra. Il ragazzo seduto sulla panchina guarda in quella direzione, da
dove arriva di corsa un ragazzo che si ferma poco prima della panchina, si aggiusta la mascherina che stava
scivolando e guarda il giovane seduto che continua a fissarlo.
RICCARDO (incerto): Ciao
Il ragazzo vestito di nero fa un cenno del capo in segno di saluto, ma rimane in silenzio.
RICCARDO (guardandosi intorno): Aspetti qualcuno?
Pausa, Riccardo si china verso il ragazzo per guardarlo in volto.
RICCARDO: Va tutto bene?
Mentre il ragazzo seduto abbassa la testa per non farsi guardare arriva una ragazza da sinistra.
Scena 2
Myriam, detti
MYRIAM (annoiata): Scusate, disturbo? Posso aspettare qui? Sto facendo la fila per entrare in ospedale…
RICCARDO (alzandosi velocemente per guardare la ragazza) Ciao! No, non è un problema per me. Lui
(guarda il ragazzo seduto che gira di nuovo la testa, incerto) è silenzioso… (si rivolge alla ragazza) Perché fai
la fila qui se devi entrare in ospedale?
2
Il ragazzo alla panchina torna a guardare i due. Continua a guardarli e a restare in silenzio per tutta la
durata della scena.
MYRIAM (preoccupata e ironica): C’è molta gente lì vicino. Sono venuta per fare dei test allergici, se ho
bisogno di soffiarmi il naso e sposto la mascherina, mi contagio di sicuro (mezza risatina).
RICCARDO (guardando verso sinistra dove dovrebbe trovarsi l’entrata dell’ospedale): Oh, capisco. Allora
aspetto qui anche io.
MYRIAM: Anche tu una visita?
RICCARDO: No, sto aspettando mia sorella, è un’infermiera e tra poco finisce il turno. Non voglio farla
tornare a casa da sola. Anzi, le scrivo che sono alla fermata del pullman così viene subito qui quando esce.
(Prende il telefono e inizia a digitare un messaggio)
MYRIAM: Oh, capsico. Be’, meglio così. In quale reparto lavora?
RICCARDO (mettendo il telefono al posto, tristemente): Reparto COVID, mi dispiace tanto per lei però: la
sera torna piena di segni sul viso a causa della loro bardatura, loro la chiamano così, ed è sempre esausta…
MYRIAM: Poverina… ho sempre pensato che ammalarsi sarebbe orribile, ma considerando la tristezza con
la quale ne parli deve essere pesante anche per lei, correre per il reparto per tutta la durata del turno…
RICCARDO: Già, sono sempre in pensiero per lei…
MYRIAM: Posso immaginare… Sembra di essere in uno di quei film assurdi americani…
RICCARDO (annuendo): Già, ho sempre paura quando la saluto la mattina… Non so se… Capito?
Myriam annuisce e guarda in basso.
RICCARDO: A cosa pensi?
MYRIAM: Chissà com’è… (scuote la testa) chissà come cambia il tuo atteggiamento quando sei consapevole,
(commossa) chissà come lo saluteresti…
RICCARDO (visibilmente a disagio): Ti stai riferendo… a qualcuno in particolare?
MYRIAM (commossa e triste): Mio padre… Stava bene, nessuno se lo aspettava… è stato… (pausa)
RICCARDO (con cautela): Oh… Mi dispiace molto… Ti va di…
MYRIAM (annuisce): Mio padre lavorava in un’azienda che lavora graminacee, lui si occupava del carico e
scarico della merce. Quel giorno doveva controllare il livello del grano in una cisterna, lì dentro è buio e si
scende in una specie di carrellino imbragati… Non sappiamo cosa sia successo di preciso ma… a quanto pare
3
non si era imbragato bene, non aveva messo il casco, la cisterna era quasi vuota e il carrello si è ribaltato…
(Molta commossa) Ha fatto un bel volo (prova a sdrammatizzare), da un po’ troppo in alto…
RICCARDO (cauto): Mi dispiace davvero tanto, deve essere stato orribile…
MYRIAM (annuisce): Mio padre era sbadato, sai (dalla voce si sente che sorride al ricordo del padre), era
buffo, io non… non pensavo gli sarebbe costato così caro.
Riccardo le si avvicina come per volerle mettere una mano sulla spalla, ma si blocca, invece si sistema la
mascherina.
MYRIAM: Adesso non fanno andare più nessuno là dentro, hanno un robot che controlla il livello del grano.
Sono… felice?... che ciò che è successo a mio padre abbia fatto sì che l’episodio non si debba più ripetere…
Non voglio che altri passino ciò che ha passato la mia famiglia.
RICCARDO: Questo ti fa molto onore, dico davvero.
Mentre Riccardo parla arriva un altro ragazzo da destra con la mascherina al polso, passo sicuro e un sorriso
sulle labbra.
Scena 3
Stefano, detti
STEFANO (confidente) Ehi!
MYRIAM (confusa): Ehm… Ciao… Potresti mettere la mascherina?
RICCARDO (tagliente): Già, sarebbe davvero il caso.
STEFANO (sbuffa): Perché?
RICCARDO (infastidito): Ehm… C’è un virus mortale in giro e la mascherina ci aiuta a non morire… Sai
com’è…
STEFANO: Sì, certo, mortale adesso. Assolutamente (ride). E poi siamo a distanza, si può stare senza
mascherina a distanza, sapete. Quanto era? (Ci pensa) Un metro?
RICCARDO (arrabbiato, alzando la voce): Ma stai scherzando?
STEFANO (con sufficienza): Senti, nella mia famiglia
un bel po’ di persone hanno preso il COVID e posso garantirti che è una passeggiata: stai in casa una
settimana, stai sul letto a non fare nulla. Hai solo un po’ di tosse e febbre, ma nulla di grave.
4
MYRIAM (allibita) Ma che dici?
RICCARDO: Ma sei scemo o cosa? Ci sono gli ospedali intasati, non senti i telegiornali? E poi dovresti
indossare la mascherina semplicemente per rispetto. Quindi mettiti immediatamente quella mascherina.
STEFANO (a Riccardo): Ma chi diavolo ti credi di essere tu? Non puoi dirmi cosa fare! E poi l’ho già detto,
questo virus è un’influenza!
Riccardo e Myriam indietreggiano e il ragazzo vestito di nero si sistema meglio sulla panchina, continuando
a fissare Stefano.
RICCARDO (ricomponendosi ma con tono duro): Vedi se la smetti di comportarti da idiota e ti metti la
mascherina, finché stiamo noi qui non tollero te senza. Noi la mettiamo e la metti anche tu, fine della
discussione.
MYRIAM (frapponendosi fra Riccardo e Stefano): Per favore, metti la mascherina, così possiamo parlare da
persone civili. Se ci sentono dall’entrata dell’ospedale ci mandano la sicurezza, che ci manda tutti a casa e io
devo fare degli esami.
Stefano guarda verso l’entrata dell’ospedale guardingo, poi si rivolge al ragazzo seduto sulla panchina che
lo sta fissando.
STEFANO: E tu che dici?
Tutti si girano verso il ragazzo vestito di nero, lui con calma guarda prima i due ragazzi alla sua destra e poi
Stefano alla sua sinistra. Quindi torna con lo sguardo verso i due, Riccardo si abbassa per cercare di
guardarlo in volto, ma lui si rigira verso Stefano e fa cenno con la testa verso i due. Quindi Stefano sbuffa
sonoramente e inizia a togliersi la mascherina dal braccio per calzarsela sul viso.
STEFANO: E va bene, ma solo perché altrimenti perdo il pullman e arrivo in ritardo al locale.
RICCARDO (girandosi di scatto verso Stefano alle sue parole): Locale? Ma tu non stai proprio bene…
MYRIAM (rivolta a Riccardo): Lascia perdere, non possiamo farci nulla, almeno ha messo la mascherina.
STEFANO (a Riccardo): Ecco bravo, ascolta la tua amica invece di giudicare gli altri. (Tra sé, aggiustandosi la
mascherina) ma quanto è scomoda ‘sta cosa, madonna mia.
Si sentono dei passi veloci da sinistra e tutti e quattro i ragazzi in scena si voltano in quella direzione,
Riccardo appena riconosce chi sta arrivando alza la mano a mo’ di saluto.
5
Scena 4
Anastasia, detti
ANASTASIA: Ciao Ric, ciao anche a voi!
MYRIAM: Ciao, tu sei sua sorella, giusto?
Contemporaneamente Stefano risponde con un cenno del capo e il ragazzo seduto si limita ad osservarla, lei
ricambia lo sguardo incuriosita.
ANASTASIA (girandosi verso Myriam): Sì, sono io, piacere.
MYRIAM: Oddio, che maleducata, non mi sono presentata. Mi chiamo Myriam.
RICCARDO: Neanche io, mi chiamo Riccardo.
STEFANO (guardando alla sua sinistra): Stefano.
Myriam, Anastasia e Riccardo guardano il ragazzo seduto che inizialmente li fissa poi si rivolge al suo
mughetto. Al che i tre si guardano tra di loro.
ANASTASIA (rivolta al fratello): Scusa il ritardo, è arrivata una donna in emergenza.
RICCARDO (girandosi verso la sorella): COVID?
ANASTASIA: No, un incidente. Lavora in una macelleria e per sbaglio si è triturata la mano destra nel
tritacarne…
MYRIAM: Ahia… (sobbalza e si regge la mano destra, anche Riccardo ha una reazione simile ma non dice
nulla, aspettando che la sorella continui)
ANASTASIA (rivolta verso Myriam): Lo so, ma sta bene, tutto sommato. (Rivolgendosi al fratello) Ha perso
l’avambraccio, ma poteva morire dissanguata a causa della ferita. Nella sfortuna, ha avuto fortuna.
RICCARDO (lasciandosi la mano destra): Beh, almeno quello…
MYRIAM (mentre continua a reggersi la mano): Ma è possibile? Una cosa del genere?
ANASTASIA: No, con i macchinari attuali no. Non era a norma, credo pagheranno una multa. Il macchinario
era molto vecchio.
RICCARDO: Ah, bene… (sarcastico) divertente…
ANASTASIA (dà un colpetto al gomito del fratello): Purtroppo è la legge, va rispettata. Voi? Di cosa
parlavate, (guardando in direzione di Stefano) sembrava animata la conversazione.
6
Stefano, che durante la conversazione aveva guardato Anastasia, ora dà le spalle ai tre. Al che Anastasia
alza le sopracciglia e Riccardo alza il volto e gli occhi al cielo.
MYRIAM (ridacchiando alla reazione dei due): Stefano (enfatizzando il nome, azione che fa girare il
nominato) non voleva mettere la mascherina poiché secondo lui il COVID è cosa da poco perché i suoi
familiari che lo hanno preso avevano sintomi leggeri, quindi è (virgolettando con le mani e con ironia) “una
semplice influenza”.
STEFANO: Ehi! (rivolto verso Myriam) non ho detto che è (imitandola in falsetto) “una semplice influenza”,
ma un’influenza. Chiaro? In-flu-en-za, senza semplice.
RICCARDO (ironico): Ora sì che c’è differenza.
Myriam ride e Anastasia lo colpisce con il gomito.
ANASTASIA: Stefano, giusto? (Lui annuisce) Se hai avuto contatti con positivi dovresti fare il tampone,
quanto tempo fa è stato?
STEFANO: circa due settima…
RICCARDO (interrompendolo): Ma no, lascialo stare. Lui, deve andare al locale! (annuendo con molta ironia)
ANASTASIA (incredula) Ma ha appena detto che è passato poco tempo, lui DEVE…
MYRIAM: Anastasia, non ne vale davvero la pena. (rassegnata) Fidati…
Anastasia guarda il ragazzo vestito di nero che è tornato ad osservarli, lui le risponde facendo spallucce.
ANASTASIA (incalzando): No, lui DEVE fare il tampone, veramente. Può essere pericolosissimo! E poi…
Locale? Ma di che stiamo parlando!
STEFANO: Sentite, io ho bisogno di lavorare! (Con ovvietà) Non si può fermare il mondo.
ANASTASIA (allibita): Lavorare? Ma è tutto chiuso…
STEFANO: Ma non è chiuso nulla! (ride) Siamo tutti aperti, non possiamo morire di fame. Poi in campagna
non ci sono controlli.
MYRIAM: Stefano, non funziona così, lo sai bene…
STEFANO (arrabbiato): E come funziona allora? Che intere famiglie muoiono di fame? (Calmandosi) E poi
state tranquilli, ai tavoli servo con la mascherina, (con sufficienza) vi prometto che la indosso per tutta la
sera!
7
ANASTASIA (con tono calmo): Stefano, seriamente, non è così scontato. Capisco la difficoltà, ma la salute va
tutelata.
STEFANO (schietto): Ma cosa ne puoi capire tu? Tu non hai visto i soldi dal conto sparire al lockdown, hai
avuto il cibo in tavola. Non puoi parlare di cose che non capisci.
ANASTASIA (ferma): Stefano, è una malattia altamente distruttiva. Non solo per la salute ma è pesante
anche mentalmente. Dobbiamo limitare i contagi a tutti i costi!
MYRIAM (guardando Anastasia): Cosa significa?
ANASTASIA (ponderando le parole): Da un punto di vista psicologico… Supportare i pazienti, dargli forza
quando non la trovano, è estenuante. Si guarisce più in fretta quando si è psicologicamente forti e sereni,
quando si è felici o soddisfatti in parole povere. Buttarsi giù abbassa anche le difese immunitarie. Per
facilitare la guarigione bisogna vivere la malattia con forza, sperare o essere sicuri, se possibile, che la
malattia si può superare. Quando un paziente non riesce a trovare quella forza da sé, deve cercare il
medico di (cercando le parole) dargliela… di fargliela trovare! Non so se mi sono spiegata…
MYRIAM: Ti sei spiegata benissimo. Non sapevo questa cosa… Quindi i medici si fanno carico delle paure dei
malati? Ma anche voi avete paura di entrare in contatto con i malati di COVID… No?
ANASTASIA (commossa) Assolutamente sì. Quando un medico, un infermiere o un operatore deve entrare o
uscire dal reparto c’è un rito meticoloso da seguire, per non contaminarsi, o meglio per cercare di non
contaminarsi… Quando entriamo in reparto… Non sappiamo se ne usciremo. Se risultiamo positivi non
possiamo, ovviamente, tornare a casa. Ne ho parlato con Riccardo sin dal primo momento.
Guarda il fratello che abbassa lo sguardo.
MYRIAM: Certo, capisco… (pausa) Io non riuscirei a fare una cosa così, una vita così… E se poi le persone a
cui dai speranza…
ANASTASIA (con cautela) L’uomo, in questo momento, può diventare letteralmente un’arma di distruzione
di massa. Può essere causa di una strage… Per quanto orribile possa sembrare, è così. Questa malattia
fisicamente può lasciarti strascichi e mentalmente ti annienta. Insomma ti distrugge in tutti i sensi. Sei solo,
non puoi avere contatti, quando un paziente cerca il contatto con noi il massimo che può fare è cercare di
abbracciare una tuta. Non può vedere un sorriso, vede solo degli occhi dietro uno strato di plastica. Quando
la speranza non basta… non c’è molto da fare. Una cosa è certa, gli occhi di quella persona rimarranno per
sempre nel cuore di chi l’ha assistita.
8
Myriam è commossa, Anastasia sta per mettergli una mano sulla spalla, ma si blocca. Stefano, che fino a
quel momento aveva ascoltato con molta attenzione Anastasia, guarda dall’altro lato, spostando il peso del
corpo da una gamba all’altra. Riccardo si passa velocemente una mano sugli occhi e fa un respiro profondo
ma rapido.
RICCARDO (si guarda intorno): Oh guarda, la fila si è sfoltita. Anastasia, accompagniamo Myriam verso l’
ospedale.
ANASTASIA (preoccupata, si gira di scatto verso il fratello): Ospedale? (Guarda Myriam) Perché?
MYRIAM (sorridendo): Tranquilla, sono solo test allergici. Abbastanza urgenti, ma test allergici.
ANASTASIA: Ah, ok… (visibilmente più tranquilla) Ma lui non possiamo lasciarlo qui (riferendosi a Stefano) …
Non può andarsene in giro.
STEFANO: Oh che nervi, siete una palla al piede! (Si gira completamente verso di loro) Ho già promesso che
terrò sempre la mascherina fino al lavoro e durante il turno, mi igienizzerò anche le mani. Ok? Contenti
così? Adesso andate in ospedale che voglio aspettare il pullman tranquillo (si gira di nuovo di spalle).
RICCARDO: Ma che cafone… Andiamo.
Anastasia indugia un attimo ma alla fine si rassegna.
MYRIAM (piegandosi in avanti per fare contatto visivo con il ragazzo seduto sulla panchina): Ciao. Anche se
non hai detto una parola, ti ringrazio per aver tenuto sempre la mascherina.
RICCARDO (cercando anche lui di vedergli il volto): Ciao… Perché non riesco a vederti in faccia?
ANASTASIA (dando un colpo al fratello): Non essere maleducato. (Rivolgendosi al ragazzo seduto, senza
piegarsi ) Bella la tua piantina di mughetto. So che nel linguaggio dei fiori simboleggia la memoria. Ciao, ti
auguro una buona serata.
Il ragazzo seduto risponde con un inchino del capo. Myriam e Anastasia iniziano a incamminarsi mentre
Riccardo continua a cercare di scorgergli il volto. Myriam lo nota e ridacchiando fa segno ad Anastasia che
torna indietro e lo trascina per il braccio facendolo quasi inciampare.
ANASTASIA (a Stefano): Ciao, e stai attento!
STEFANO (scocciato): Sì, Sì, va bene, ciao.
I tre ridacchiando escono a sinistra e si sente il loro vociare anche quando sono usciti di scena per un po’ di
tempo. Quando il loro vociare diventa inudibile il ragazzo seduto si alza dalla panchina, Stefano sobbalza e
9
si gira a guardarlo. Iniziano a sentirsi i rumori del traffico. Il ragazzo in nero gli si avvicina, Stefano
indietreggia.
Scena finale
Stefano, ragazzo vestito di nero
RAGAZZO VESTITO DI NERO (con voce ferma): Tieni.
Stefano indugia, ma alla fine con cautela prende il mughetto e lo guarda confuso. Il ragazzo vestito di nero
guarda verso la sua sinistra.
RAGAZZO VESTITO DI NERO (con voce ferma): Vieni. È arrivato il nostro mezzo.
STEFANO: Questo non è il mio…
RAGAZZO (solenne): Ti scorto io.
Stefano rimane un attimo fermo sul posto. Dopo pochi secondi il ragazzo vestito di nero inizia a
incamminarsi verso la destra del palco e Stefano lo segue poco dopo. Quando i due sono usciti dalla scena si
sente il rumore di ruote che partono sul bagnato… Come se stesse piovendo…
N.B.: Gli attori si sistemano la mascherina o la scostano allontanandosi dagli altri per dimostrare tristezza o
evidenziare altre espressioni quando se la sentono (a eccezione di quando il personaggio di Myriam parla
della perdita del proprio familiare che deve affrontare il COVID), quando ne hanno bisogno o quando
sentono che sia adeguato alle parole che stanno dicendo.

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  • 1. Concorso Da vite spezzate @ scuola di prevenzione a.s. 2020 – ‘21 Obolo Sceneggiatura teatrale Studenti Aurelia Roberto (5Bi) Docenti referenti Prof.ssa Marzia Cino Prof. David Monopoli Dirigente Teresa Turi IISS Luigi dell’Erba Castellana Grotte (Ba)
  • 2. Si ringraziano per le loro preziose testimonianze il dottor Giangiuseppe Dalena e la dott.ssa Irma Scarafino Il presente testo teatrale è dedicato in particolare a loro e a tutto il personale medico-ospedaliero impegnato nella lotta contro il Covid 19
  • 3. 1 OBOLO PERSONAGGI RICCARDO RAGAZZO VESTITO DI NERO MYRIAM STEFANO ANASTASIA, infermiera, sorella di Riccardo Fermata dell’autobus riconoscibile da una panchina e una tabella degli orari dei pullman con su scritto LINEA C/19, fermata Ospedale. Scena 1 Ragazzo vestito di nero, Riccardo Un ragazzo è seduto sulla panchina, è completamente vestito di nero, anche la mascherina che indossa è nera, il volto appena visibile; tra le mani ha un mughetto bianco. Si sente il rumore di passi veloci da destra. Il ragazzo seduto sulla panchina guarda in quella direzione, da dove arriva di corsa un ragazzo che si ferma poco prima della panchina, si aggiusta la mascherina che stava scivolando e guarda il giovane seduto che continua a fissarlo. RICCARDO (incerto): Ciao Il ragazzo vestito di nero fa un cenno del capo in segno di saluto, ma rimane in silenzio. RICCARDO (guardandosi intorno): Aspetti qualcuno? Pausa, Riccardo si china verso il ragazzo per guardarlo in volto. RICCARDO: Va tutto bene? Mentre il ragazzo seduto abbassa la testa per non farsi guardare arriva una ragazza da sinistra. Scena 2 Myriam, detti MYRIAM (annoiata): Scusate, disturbo? Posso aspettare qui? Sto facendo la fila per entrare in ospedale… RICCARDO (alzandosi velocemente per guardare la ragazza) Ciao! No, non è un problema per me. Lui (guarda il ragazzo seduto che gira di nuovo la testa, incerto) è silenzioso… (si rivolge alla ragazza) Perché fai la fila qui se devi entrare in ospedale?
  • 4. 2 Il ragazzo alla panchina torna a guardare i due. Continua a guardarli e a restare in silenzio per tutta la durata della scena. MYRIAM (preoccupata e ironica): C’è molta gente lì vicino. Sono venuta per fare dei test allergici, se ho bisogno di soffiarmi il naso e sposto la mascherina, mi contagio di sicuro (mezza risatina). RICCARDO (guardando verso sinistra dove dovrebbe trovarsi l’entrata dell’ospedale): Oh, capisco. Allora aspetto qui anche io. MYRIAM: Anche tu una visita? RICCARDO: No, sto aspettando mia sorella, è un’infermiera e tra poco finisce il turno. Non voglio farla tornare a casa da sola. Anzi, le scrivo che sono alla fermata del pullman così viene subito qui quando esce. (Prende il telefono e inizia a digitare un messaggio) MYRIAM: Oh, capsico. Be’, meglio così. In quale reparto lavora? RICCARDO (mettendo il telefono al posto, tristemente): Reparto COVID, mi dispiace tanto per lei però: la sera torna piena di segni sul viso a causa della loro bardatura, loro la chiamano così, ed è sempre esausta… MYRIAM: Poverina… ho sempre pensato che ammalarsi sarebbe orribile, ma considerando la tristezza con la quale ne parli deve essere pesante anche per lei, correre per il reparto per tutta la durata del turno… RICCARDO: Già, sono sempre in pensiero per lei… MYRIAM: Posso immaginare… Sembra di essere in uno di quei film assurdi americani… RICCARDO (annuendo): Già, ho sempre paura quando la saluto la mattina… Non so se… Capito? Myriam annuisce e guarda in basso. RICCARDO: A cosa pensi? MYRIAM: Chissà com’è… (scuote la testa) chissà come cambia il tuo atteggiamento quando sei consapevole, (commossa) chissà come lo saluteresti… RICCARDO (visibilmente a disagio): Ti stai riferendo… a qualcuno in particolare? MYRIAM (commossa e triste): Mio padre… Stava bene, nessuno se lo aspettava… è stato… (pausa) RICCARDO (con cautela): Oh… Mi dispiace molto… Ti va di… MYRIAM (annuisce): Mio padre lavorava in un’azienda che lavora graminacee, lui si occupava del carico e scarico della merce. Quel giorno doveva controllare il livello del grano in una cisterna, lì dentro è buio e si scende in una specie di carrellino imbragati… Non sappiamo cosa sia successo di preciso ma… a quanto pare
  • 5. 3 non si era imbragato bene, non aveva messo il casco, la cisterna era quasi vuota e il carrello si è ribaltato… (Molta commossa) Ha fatto un bel volo (prova a sdrammatizzare), da un po’ troppo in alto… RICCARDO (cauto): Mi dispiace davvero tanto, deve essere stato orribile… MYRIAM (annuisce): Mio padre era sbadato, sai (dalla voce si sente che sorride al ricordo del padre), era buffo, io non… non pensavo gli sarebbe costato così caro. Riccardo le si avvicina come per volerle mettere una mano sulla spalla, ma si blocca, invece si sistema la mascherina. MYRIAM: Adesso non fanno andare più nessuno là dentro, hanno un robot che controlla il livello del grano. Sono… felice?... che ciò che è successo a mio padre abbia fatto sì che l’episodio non si debba più ripetere… Non voglio che altri passino ciò che ha passato la mia famiglia. RICCARDO: Questo ti fa molto onore, dico davvero. Mentre Riccardo parla arriva un altro ragazzo da destra con la mascherina al polso, passo sicuro e un sorriso sulle labbra. Scena 3 Stefano, detti STEFANO (confidente) Ehi! MYRIAM (confusa): Ehm… Ciao… Potresti mettere la mascherina? RICCARDO (tagliente): Già, sarebbe davvero il caso. STEFANO (sbuffa): Perché? RICCARDO (infastidito): Ehm… C’è un virus mortale in giro e la mascherina ci aiuta a non morire… Sai com’è… STEFANO: Sì, certo, mortale adesso. Assolutamente (ride). E poi siamo a distanza, si può stare senza mascherina a distanza, sapete. Quanto era? (Ci pensa) Un metro? RICCARDO (arrabbiato, alzando la voce): Ma stai scherzando? STEFANO (con sufficienza): Senti, nella mia famiglia un bel po’ di persone hanno preso il COVID e posso garantirti che è una passeggiata: stai in casa una settimana, stai sul letto a non fare nulla. Hai solo un po’ di tosse e febbre, ma nulla di grave.
  • 6. 4 MYRIAM (allibita) Ma che dici? RICCARDO: Ma sei scemo o cosa? Ci sono gli ospedali intasati, non senti i telegiornali? E poi dovresti indossare la mascherina semplicemente per rispetto. Quindi mettiti immediatamente quella mascherina. STEFANO (a Riccardo): Ma chi diavolo ti credi di essere tu? Non puoi dirmi cosa fare! E poi l’ho già detto, questo virus è un’influenza! Riccardo e Myriam indietreggiano e il ragazzo vestito di nero si sistema meglio sulla panchina, continuando a fissare Stefano. RICCARDO (ricomponendosi ma con tono duro): Vedi se la smetti di comportarti da idiota e ti metti la mascherina, finché stiamo noi qui non tollero te senza. Noi la mettiamo e la metti anche tu, fine della discussione. MYRIAM (frapponendosi fra Riccardo e Stefano): Per favore, metti la mascherina, così possiamo parlare da persone civili. Se ci sentono dall’entrata dell’ospedale ci mandano la sicurezza, che ci manda tutti a casa e io devo fare degli esami. Stefano guarda verso l’entrata dell’ospedale guardingo, poi si rivolge al ragazzo seduto sulla panchina che lo sta fissando. STEFANO: E tu che dici? Tutti si girano verso il ragazzo vestito di nero, lui con calma guarda prima i due ragazzi alla sua destra e poi Stefano alla sua sinistra. Quindi torna con lo sguardo verso i due, Riccardo si abbassa per cercare di guardarlo in volto, ma lui si rigira verso Stefano e fa cenno con la testa verso i due. Quindi Stefano sbuffa sonoramente e inizia a togliersi la mascherina dal braccio per calzarsela sul viso. STEFANO: E va bene, ma solo perché altrimenti perdo il pullman e arrivo in ritardo al locale. RICCARDO (girandosi di scatto verso Stefano alle sue parole): Locale? Ma tu non stai proprio bene… MYRIAM (rivolta a Riccardo): Lascia perdere, non possiamo farci nulla, almeno ha messo la mascherina. STEFANO (a Riccardo): Ecco bravo, ascolta la tua amica invece di giudicare gli altri. (Tra sé, aggiustandosi la mascherina) ma quanto è scomoda ‘sta cosa, madonna mia. Si sentono dei passi veloci da sinistra e tutti e quattro i ragazzi in scena si voltano in quella direzione, Riccardo appena riconosce chi sta arrivando alza la mano a mo’ di saluto.
  • 7. 5 Scena 4 Anastasia, detti ANASTASIA: Ciao Ric, ciao anche a voi! MYRIAM: Ciao, tu sei sua sorella, giusto? Contemporaneamente Stefano risponde con un cenno del capo e il ragazzo seduto si limita ad osservarla, lei ricambia lo sguardo incuriosita. ANASTASIA (girandosi verso Myriam): Sì, sono io, piacere. MYRIAM: Oddio, che maleducata, non mi sono presentata. Mi chiamo Myriam. RICCARDO: Neanche io, mi chiamo Riccardo. STEFANO (guardando alla sua sinistra): Stefano. Myriam, Anastasia e Riccardo guardano il ragazzo seduto che inizialmente li fissa poi si rivolge al suo mughetto. Al che i tre si guardano tra di loro. ANASTASIA (rivolta al fratello): Scusa il ritardo, è arrivata una donna in emergenza. RICCARDO (girandosi verso la sorella): COVID? ANASTASIA: No, un incidente. Lavora in una macelleria e per sbaglio si è triturata la mano destra nel tritacarne… MYRIAM: Ahia… (sobbalza e si regge la mano destra, anche Riccardo ha una reazione simile ma non dice nulla, aspettando che la sorella continui) ANASTASIA (rivolta verso Myriam): Lo so, ma sta bene, tutto sommato. (Rivolgendosi al fratello) Ha perso l’avambraccio, ma poteva morire dissanguata a causa della ferita. Nella sfortuna, ha avuto fortuna. RICCARDO (lasciandosi la mano destra): Beh, almeno quello… MYRIAM (mentre continua a reggersi la mano): Ma è possibile? Una cosa del genere? ANASTASIA: No, con i macchinari attuali no. Non era a norma, credo pagheranno una multa. Il macchinario era molto vecchio. RICCARDO: Ah, bene… (sarcastico) divertente… ANASTASIA (dà un colpetto al gomito del fratello): Purtroppo è la legge, va rispettata. Voi? Di cosa parlavate, (guardando in direzione di Stefano) sembrava animata la conversazione.
  • 8. 6 Stefano, che durante la conversazione aveva guardato Anastasia, ora dà le spalle ai tre. Al che Anastasia alza le sopracciglia e Riccardo alza il volto e gli occhi al cielo. MYRIAM (ridacchiando alla reazione dei due): Stefano (enfatizzando il nome, azione che fa girare il nominato) non voleva mettere la mascherina poiché secondo lui il COVID è cosa da poco perché i suoi familiari che lo hanno preso avevano sintomi leggeri, quindi è (virgolettando con le mani e con ironia) “una semplice influenza”. STEFANO: Ehi! (rivolto verso Myriam) non ho detto che è (imitandola in falsetto) “una semplice influenza”, ma un’influenza. Chiaro? In-flu-en-za, senza semplice. RICCARDO (ironico): Ora sì che c’è differenza. Myriam ride e Anastasia lo colpisce con il gomito. ANASTASIA: Stefano, giusto? (Lui annuisce) Se hai avuto contatti con positivi dovresti fare il tampone, quanto tempo fa è stato? STEFANO: circa due settima… RICCARDO (interrompendolo): Ma no, lascialo stare. Lui, deve andare al locale! (annuendo con molta ironia) ANASTASIA (incredula) Ma ha appena detto che è passato poco tempo, lui DEVE… MYRIAM: Anastasia, non ne vale davvero la pena. (rassegnata) Fidati… Anastasia guarda il ragazzo vestito di nero che è tornato ad osservarli, lui le risponde facendo spallucce. ANASTASIA (incalzando): No, lui DEVE fare il tampone, veramente. Può essere pericolosissimo! E poi… Locale? Ma di che stiamo parlando! STEFANO: Sentite, io ho bisogno di lavorare! (Con ovvietà) Non si può fermare il mondo. ANASTASIA (allibita): Lavorare? Ma è tutto chiuso… STEFANO: Ma non è chiuso nulla! (ride) Siamo tutti aperti, non possiamo morire di fame. Poi in campagna non ci sono controlli. MYRIAM: Stefano, non funziona così, lo sai bene… STEFANO (arrabbiato): E come funziona allora? Che intere famiglie muoiono di fame? (Calmandosi) E poi state tranquilli, ai tavoli servo con la mascherina, (con sufficienza) vi prometto che la indosso per tutta la sera!
  • 9. 7 ANASTASIA (con tono calmo): Stefano, seriamente, non è così scontato. Capisco la difficoltà, ma la salute va tutelata. STEFANO (schietto): Ma cosa ne puoi capire tu? Tu non hai visto i soldi dal conto sparire al lockdown, hai avuto il cibo in tavola. Non puoi parlare di cose che non capisci. ANASTASIA (ferma): Stefano, è una malattia altamente distruttiva. Non solo per la salute ma è pesante anche mentalmente. Dobbiamo limitare i contagi a tutti i costi! MYRIAM (guardando Anastasia): Cosa significa? ANASTASIA (ponderando le parole): Da un punto di vista psicologico… Supportare i pazienti, dargli forza quando non la trovano, è estenuante. Si guarisce più in fretta quando si è psicologicamente forti e sereni, quando si è felici o soddisfatti in parole povere. Buttarsi giù abbassa anche le difese immunitarie. Per facilitare la guarigione bisogna vivere la malattia con forza, sperare o essere sicuri, se possibile, che la malattia si può superare. Quando un paziente non riesce a trovare quella forza da sé, deve cercare il medico di (cercando le parole) dargliela… di fargliela trovare! Non so se mi sono spiegata… MYRIAM: Ti sei spiegata benissimo. Non sapevo questa cosa… Quindi i medici si fanno carico delle paure dei malati? Ma anche voi avete paura di entrare in contatto con i malati di COVID… No? ANASTASIA (commossa) Assolutamente sì. Quando un medico, un infermiere o un operatore deve entrare o uscire dal reparto c’è un rito meticoloso da seguire, per non contaminarsi, o meglio per cercare di non contaminarsi… Quando entriamo in reparto… Non sappiamo se ne usciremo. Se risultiamo positivi non possiamo, ovviamente, tornare a casa. Ne ho parlato con Riccardo sin dal primo momento. Guarda il fratello che abbassa lo sguardo. MYRIAM: Certo, capisco… (pausa) Io non riuscirei a fare una cosa così, una vita così… E se poi le persone a cui dai speranza… ANASTASIA (con cautela) L’uomo, in questo momento, può diventare letteralmente un’arma di distruzione di massa. Può essere causa di una strage… Per quanto orribile possa sembrare, è così. Questa malattia fisicamente può lasciarti strascichi e mentalmente ti annienta. Insomma ti distrugge in tutti i sensi. Sei solo, non puoi avere contatti, quando un paziente cerca il contatto con noi il massimo che può fare è cercare di abbracciare una tuta. Non può vedere un sorriso, vede solo degli occhi dietro uno strato di plastica. Quando la speranza non basta… non c’è molto da fare. Una cosa è certa, gli occhi di quella persona rimarranno per sempre nel cuore di chi l’ha assistita.
  • 10. 8 Myriam è commossa, Anastasia sta per mettergli una mano sulla spalla, ma si blocca. Stefano, che fino a quel momento aveva ascoltato con molta attenzione Anastasia, guarda dall’altro lato, spostando il peso del corpo da una gamba all’altra. Riccardo si passa velocemente una mano sugli occhi e fa un respiro profondo ma rapido. RICCARDO (si guarda intorno): Oh guarda, la fila si è sfoltita. Anastasia, accompagniamo Myriam verso l’ ospedale. ANASTASIA (preoccupata, si gira di scatto verso il fratello): Ospedale? (Guarda Myriam) Perché? MYRIAM (sorridendo): Tranquilla, sono solo test allergici. Abbastanza urgenti, ma test allergici. ANASTASIA: Ah, ok… (visibilmente più tranquilla) Ma lui non possiamo lasciarlo qui (riferendosi a Stefano) … Non può andarsene in giro. STEFANO: Oh che nervi, siete una palla al piede! (Si gira completamente verso di loro) Ho già promesso che terrò sempre la mascherina fino al lavoro e durante il turno, mi igienizzerò anche le mani. Ok? Contenti così? Adesso andate in ospedale che voglio aspettare il pullman tranquillo (si gira di nuovo di spalle). RICCARDO: Ma che cafone… Andiamo. Anastasia indugia un attimo ma alla fine si rassegna. MYRIAM (piegandosi in avanti per fare contatto visivo con il ragazzo seduto sulla panchina): Ciao. Anche se non hai detto una parola, ti ringrazio per aver tenuto sempre la mascherina. RICCARDO (cercando anche lui di vedergli il volto): Ciao… Perché non riesco a vederti in faccia? ANASTASIA (dando un colpo al fratello): Non essere maleducato. (Rivolgendosi al ragazzo seduto, senza piegarsi ) Bella la tua piantina di mughetto. So che nel linguaggio dei fiori simboleggia la memoria. Ciao, ti auguro una buona serata. Il ragazzo seduto risponde con un inchino del capo. Myriam e Anastasia iniziano a incamminarsi mentre Riccardo continua a cercare di scorgergli il volto. Myriam lo nota e ridacchiando fa segno ad Anastasia che torna indietro e lo trascina per il braccio facendolo quasi inciampare. ANASTASIA (a Stefano): Ciao, e stai attento! STEFANO (scocciato): Sì, Sì, va bene, ciao. I tre ridacchiando escono a sinistra e si sente il loro vociare anche quando sono usciti di scena per un po’ di tempo. Quando il loro vociare diventa inudibile il ragazzo seduto si alza dalla panchina, Stefano sobbalza e
  • 11. 9 si gira a guardarlo. Iniziano a sentirsi i rumori del traffico. Il ragazzo in nero gli si avvicina, Stefano indietreggia. Scena finale Stefano, ragazzo vestito di nero RAGAZZO VESTITO DI NERO (con voce ferma): Tieni. Stefano indugia, ma alla fine con cautela prende il mughetto e lo guarda confuso. Il ragazzo vestito di nero guarda verso la sua sinistra. RAGAZZO VESTITO DI NERO (con voce ferma): Vieni. È arrivato il nostro mezzo. STEFANO: Questo non è il mio… RAGAZZO (solenne): Ti scorto io. Stefano rimane un attimo fermo sul posto. Dopo pochi secondi il ragazzo vestito di nero inizia a incamminarsi verso la destra del palco e Stefano lo segue poco dopo. Quando i due sono usciti dalla scena si sente il rumore di ruote che partono sul bagnato… Come se stesse piovendo… N.B.: Gli attori si sistemano la mascherina o la scostano allontanandosi dagli altri per dimostrare tristezza o evidenziare altre espressioni quando se la sentono (a eccezione di quando il personaggio di Myriam parla della perdita del proprio familiare che deve affrontare il COVID), quando ne hanno bisogno o quando sentono che sia adeguato alle parole che stanno dicendo.