1. Aggiunte a
Lo sviluppo cognitivo: la teoria di Jean Piaget
Il periodo sensomotorio
Inizialmente il bambino possiede una serie di riflessi e delle modalità ereditate di interazione con l’ambiente
(tendenza del pensiero di organizzazione e di adattamento all’ambiente). È capace di esperienze
sensomotorie immediate, ma a 1–2 anni possiede già una forma rudimentale di pensiero simbolico.
Piaget individua 6 stadi che caratterizzano l’evoluzione del periodo sensomotorio:
Stadio 1
- l’esercizio dei riflessi -
da 0 a 1 mese
Già alla nascita i neonati mostrano, sotto forma di riflessi, schemi organizzati di attività. Piaget, in particolare,
studia i riflessi di suzione.
L’esercizio dei riflessi, esercitati e applicati a situazioni sempre più numerose, provoca gradualmente un
consolidamento, una modificazione e una differenziazione dei medesimi in base alle circostanze in cui
vengono attivati.
Quindi:
- il funzionamento del riflesso appare modificato dal contatto con l’ambiente
- l’esperienza rende il neonato sempre più abile nell’esercizio del riflesso
- l’esperienza di suzione produce la capacità di discriminare tra oggetti che possono produrre nutrimento e
oggetti che non possono.
Perché Piaget considera la suzione come un’organizzazione psichica o schema?
1) l’atto di suzione arriva a presentare una significazione. Infatti, differenziandosi dimostra di rivestire
un significato per il bambino. “Significazione” è inteso come capacità di differenziazione degli effetti.
2) Dal momento che l’atto di suzione si accompagna ad una ricerca orientata, ciò significa che ci
troviamo di fronte ad una prima manifestazione di dualismo tra desiderio e soddisfazione.
Questi primitivi schemi, o pattern di comportamenti organizzati, si rafforzano, si generalizzano e si
differenziano per tutto il restante periodo sensomotorio.
Stadio 2
- reazioni circolari primarie -
da 1 a 4 mesi
Si verifica uno sviluppo diffuso e rapido degli schemi perché possono avere luogo le reazioni circolari
primarie. Una reazione circolare primaria è un movimento che viene ripetuto più volte e così diventa
circolare. Il termine primario fa riferimento al fatto che il comportamento è basato su risposte riflesse o
motorie; circolare fa invece riferimento alla sua iterazione.
Le reazioni circolari primarie sono centrate sul corpo del bambino, e quello che vi sta attorno, piuttosto che
su altri oggetti.
Il bambino casualmente scopre che un suo determinato comportamento ha prodotto un risultato nuovo e
interessante e si sforza di ottenerlo nuovamente.
Una volta che il comportamento e il conseguente risultato sono ottenuti con successo, diventano una sorta di
“abitudine”. Classici esempi di reazioni circolari primarie sono la suzione del dito, l’ascolto dei propri vocalizzi
e l’esplorazione visiva degli oggetti.
Nonostante la suzione del dito appaia almeno fin dalla nascita, ora tale comportamento si sviluppa in modo
sistematico e coordinato.
Per Piaget il compimento di reazioni circolari primarie sembra essere accompagnato da un senso di piacere.
Stadio 3
- reazioni circolari secondarie -
2. da 4 a 8 mesi
Il bambino continua a ripetere le azioni, ma va oltre il semplice esercizio dei riflessi e mette in atto quei
comportamenti (schemi d’azione) che, sulla base delle esperienze precedenti, ha trovato gratificanti.
Caratteristica di queste azioni è quella di non essere dirette il corpo del bambino (ad esempio il caso della
suzione del pollice), ma piuttosto verso il mondo esterno.
Riflettono cioè il desiderio di intervenire sull’ambiente circostante. Ad esempio il bambino casualmente
colpisce un oggetto, e questo produce rumore oppure si muove. Nello stadio precedente lo scuotere o il
colpire erano interessanti di per se stessi. Ora l’interesse è per le loro conseguenze.
La differenziazione tra l’azione e il suo risultato significa che l’azione assume un significato.
Essa è il mezzo per raggiungere un determinato risultato che, a sua volta, è il fine dell’azione.
Questo inizio di differenziazione consente, secondo Piaget, di parlare della comparsa dei primi adattamenti
intelligenti e intenzionali.
L’intenzionalità, definibile come la distinzione tra mezzi e fini, è una delle caratteristiche fondamentali
dell’intelligenza.
L’intenzionalità è definita come differenziazione tra fra i mezzi e i fini. Un’attività intelligente è diretta alla
meta, e i mezzi impiegati devono essere adeguati al raggiungimento della meta.
In base a questa definizione le reazioni circolari primarie possono essere definite intenzionali o
intelligenti?
No, perché “la meta” dell’attività è l’attività stessa. Fino allo stadio 4 del periodo sensomotorio un bambino
non è pienamente capace di compiere un’azione come mezzo per poterne compiere un’altra (ad esempio
spostare un oggetto per poterne prendere un altro).
Le reazioni circolari secondarie si pongono ad un punto intermedio tra questi due estremi. Sono un tentativo
di ricreare un effetto prodotto sull’ambiente ripetendo l’azione che ha provocato quell’effetto. Comportano
quindi un inizio di differenziazione tra mezzi e fini. Il fine è ricreare l’effetto, il mezzo è costituito dalla
ripetizione dell’azione corrispondente. Il limite di questa distinzione è che il fine è solo la ripetizione di un
evento che si è appena verificato. Il fine quindi è selezionato post hoc e dunque non c’è piena intenzionalità,
perché l’attività non prende avvio dall’individuazione del fine, come invece succede nello stadio 4.
Il bambino è in grado di generalizzare le reazioni secondarie, facendole entrare nel proprio repertorio.
Durante gli stadi 2 e 3 il bambino arriva a compiere alcune semplici coordinazioni dei suoi schemi.
L’integrazione di visione e prensione è particolarmente utile per sviluppare le relazioni circolari. Il bambino
diventa in grado di vedere un oggetto, prenderlo e “agire” sull’oggetto sulla base del suo repertorio di
comportamenti. Questa coordinazione tra schemi si evolve per tutto il periodo sensomotorio ed è proprio
attraverso essa che le strutture cognitive diventano sempre più integrate e organizzate.
Stadio 4
- coordinazione degli schemi secondari -
da 8 a 12 mesi
Durante questo stadio il bambino diventa in grado di combinare i suoi schemi in modi complessi, attraverso
la subordinazione di uno schema all’altro. In particolare emerge la pianificazione e l’intenzionalità, in
particolare grazie alla capacità di differenziazione tra comportamenti strumentali (i mezzi) e comportamenti
finalizzati (i fini): il bambino sa quello che vuole e, di fronte ad un fine non direttamente accessibile, è ora in
grado di utilizzare le sue abilità per ottenerlo.
Come detto, nello stadio 3 la scoperta di un risultato o di uno spettacolo interessante era casuale e il
bambino cercava di raggiungere nuovamente quel risultato a posteriori.
Gli schemi ora sono “flessibili”, non più legati al contesto in cui sono nati e possono essere usati per
situazioni nuove per raggiungere una gran varietà di fini.
Un classico esempio è costituito dalla coordinazione di schemi che richiedono di spostare o aggirare un
ostacolo per raggiungere uno scopo.
Poiché anche la capacità di rappresentazione è ai suoi inizi, l’oggetto deve essere completamente visibile al
bambino. Lo schema di battere sopra l’ostacolo che si frappone tra il bambino e l’oggetto è un mezzo per
3. raggiungere un fine. Quindi tale comportamento richiede la coordinazione di due schemi, già presenti negli
stadi precedenti, dentro una nuova totalità: “battere per eliminare l’ostacolo” (che funge da strumento
dell’azione) e afferrare l’oggetto (che funge da scopo dell’azione).
Il bambino diventa inoltre in grado di usare oggetti come strumenti per ottenere un fine (ad esempio il
bambino è in grado di usare la mano di un adulto per prendere qualcosa che è fuori dalla sua portata).
Rispetto allo stadio 3, dunque, il fine non è più la mera ripetizione di un effetto già prodotto ma è un’azione
vera e propria. I mezzi sono totalmente separati dai fini e costituiscono schemi d’azione separati (battere,
tirare, ecc. sono mezzi per potere applicare lo schema di afferrare).
Stadio 5
- reazioni circolari terziarie -
da 12 a 18 mesi
Lo stadio 5 è caratterizzato da due modelli di comportamento:
1) la reazione circolare terziaria
2) la scoperta di mezzi nuovi mediante sperimentazione attiva
Dalle esplorazioni e dalle reazioni circolari secondarie è facile passare alle reazioni circolari terziarie.
L’essenza di quest’ultima consiste nella ricerca del nuovo: il bambino non cercherà più di scoprire in cosa un
certo oggetto assomiglierà a quelli noti, ma in cosa è diverso.
Secondo Piaget il bambino inizia ad agire come uno “scienziato”, formulando ipotesi, variando
sistematicamente e deliberatamente le sue azioni, per vedere che effetto hanno sul risultato.
Attraverso i tentativi per prove ed errori il bambino amplia i comportamenti dello stadio precedente, volti a
differenziare mezzi-fini, per sviluppare nuovi mezzi.
Per questo si parla di questo stadio anche come “scoperta di nuovi mezzi attraverso la sperimentazione
attiva” (ad esempio tirare una coperta per ottenere un oggetto).
Anche grazie all’aumento della sua mobilità, il bambino diventa in grado di esplorare e sperimentare sempre
più efficacemente.
Stadio 6
- rappresentazioni interne -
da 12 a 18 mesi
Segna la fine del periodo sensomotorio e apre la strada al periodo preoperazionale.
Il grande cambiamento che si verifica in questo stadio è la capacità di utilizzare simboli mentali per
rappresentarsi eventi ed oggetti.
Questo comporta che il bambino:
• abbandoni i tentativi per prove ed errori in quanto non più necessari.
• in risposta ad un dato problema riesce a trovare nuove soluzioni (mezzi e fini) sul momento
• manipola immagini mentali che corrispondono ad eventi esterni
Il bambino diventa quindi capace di rappresentazioni mentali e non si limita ad interagire col mondo esterno
tramite i propri schemi fisici o motori. Questo comporta che dall’azione diretta si passa ad un’azione indiretta,
resa possibile dalla capacità di costruire rappresentazioni mentali del mondo.
Perché si parla di azione indiretta?
Perché oltre a manipolare direttamente l’ambiente che lo circonda, il bambino è in grado di manipolare la
sua rappresentazione mentale dell’ambiente, cioè pensare e pianificare le azioni. Quindi agisce direttamente
non soltanto sulle cose, ma anche sui pensieri, cioè sulle immagini mentali.
Alla base di tale assunzioni vi sono numerose evidenze empiriche legate all’acquisizione della nozione di
permanenza dell’oggetto (18-24 mesi) e dell’imitazione differita.
4. Per oggetto permanente si intende la conoscenza che ci sono delle entità che possiedono una propria realtà,
indipendentemente dalle azioni del bambino. richiede che il bambino gradualmente comprenda che le sue
azioni sull’oggetto sono separate dall’oggetto stesso
Per imitazione differita si intende la capacità di riprodurre azioni osservate qualche tempo prima, poiché la
successiva ripetizione richiede una rappresentazione mentale di ciò che si è visto in precedenza.
Aggiunte a
Lo sviluppo percettivo
La preferenza per il volto umano alla nascita.
Gli studi di Simion, Valenza e colleghi.
Quali meccanismi sono presenti
alla nascita per elaborare i volti ?
MECCANISMI
GENERALI
MECCANISMI
SPECIFICI
MECCANISMI
SPECIFICI
MODULI
Alcuni autori (Farah et al., 2000; Kanwisher, 2000)
sostengono che l’elaborazione dei volti
si basa su meccanismi dominio specifici
non richiedono esperienza
il meccanismo è innato e si attiva per la
geometria della faccia
Altri autori (Tarr & Gauthier, 2000; Gauthier &
Logothetis, 2000) sostengono che l’elaborazione
dei volti…
si basa su meccanismi dominio-generali
è il risultato di processi esperienziali.
Inseguimento
visivo
Preferenza visiva
Valenza, Simion, Macchi Cassia, & Umiltà, 1996
Morton & Johnson, 1991
Goren, Sarty, & Wu, 1975
Dati della letteratura con neonati Modello di Johnson & Morton, 1991
Esiste un meccanismo specifico,
sottocorticale, innato che si
attiva con la geometria del volto
A 2 mesi questo meccanismo
viene sostituito da un
meccanismo corticale
specializzato per l’elaborazione
dei volti
CONSPEC
CONLERN
5. La preferenza per i volti alla nascita è
mediata da un meccanismo specifico
(CONSPEC)
o
esiste un meccanismo generale che si attiva
con proprietà che il volto condivide con altri
stimoli visivi?
1.
DOMANDE
I volti possiedono alcune caratteristiche
strutturali e configurali presenti anche in altri
stimoli visivi
Nel volto è presente
un’assimmetria
alto/basso nella
distribuzione degli
elementi interni (infatti
vi è un maggior numero
di elementi nella parte
alta della
configurazionei )
Nel volto esiste una
relazione di congruenza
tra tra la disposizione
degli elementi interni e il
contorno esterno
Entrambe queste
proprietà non sono
presenti in questa
configurazione visiva
Queste proprietà risultano preferite alla nascita
anche con altri stimoli visivi?
Stimoli geometrici
Tecnica
• preferenza visiva
Variabili dipendenti:
• numero di orientamenti
• tempo totale di fissazione
Risultati:
Numero di orientamenti:
ALTO 21.8
p<.01
BASSO 18.4
Tempo totale di fissazione:
ALTO 85.5 s
p<.005
BASSO 54.2 s
ALTO BASSO
Simion et al., 2002 Developmental Science.
.
(Turati et al., 2002 Developmental Psychology)
Numero di
orientamenti:
ALTO 20
BASSO 16
p<.05
Esperimento 1
Esperimento 2
Tempo totale
di fissazione:
107.8 s
75.2 s
p<.05
ALTO 20
BASSO 12
p<.01
88.2 s
45.8 s
p<.005
ALTO BASSO
ALTO BASSO
Esperimento 3
ALTO 16
FACEDNESS 16
n.s. n.s.
82.0 s
69.4 s
ALTO FACEDNESS
VOLTI SCHEMATICI
6. Volti reali
Volto dritto
Volto inverso
Alto
Basso
Volto dritto
Alto.
Tempi di
fissazione
101.8
67.5
112.4
83.11
91.1
78.1
20 newborns
24 newborns
20 newborns
p<.02
p<.05
n.s.
>
=
>
Alla nascita è presente una preferenza per
gli stimoli che presentano un maggior numero
di elementi interni nella parte alta della
configurazione
Tra i possibili stimoli visivi che un neonato
ha occasione di vedere, i volti sono quelli che
con più probabilità presentano un’assimetria
alto/basso.
Pertanto la preferenza per il volto presente
alla nascita può essere spiegata come una
preferenza per gli stimoli che presentano un
maggior numero di elementi in alto.
Conclusioni
Quali meccanismi sono presenti
alla nascita per elaborare i volti ?
MECCANISMI
GENERALI
MECCANISMI
SPECIFICI
MECCANISMI
SPECIFICI
MODULI