2. aprile 2011 11
la quotidianità. Mentre preparavo da
mangiare, per esempio, volevo tenerlo in
cucina con me, per non perderlo d’occhio.
Così ho cominciato a mettere per terra un
pentolone e delle patate, o a dargli in mano
una testa d’aglio, un mandarino. E mentre
lo osservavo, così attento e interessato,
cominciavo a intuire che la cucina di casa era
un laboratorio straordinario, alla portata di tutte
le tasche e che in cucina ci si poteva incontrare
davvero, stare bene insieme.
A poco a poco, attraverso tentativi, letture,
osservazioni ed esperienze, ho maturato idee e
competenze che ho voluto trasmettere e
condividere conaltre mamme. Gli interessi che mi guidavano? Tanti
e vari, soprattutto la pedagogia e le scienze naturali.
Cerchiamo di trasmettere ai bambini l’interesse e la passione per il
cibo e per la manualità della cucina, ma anche rassicurare gli adulti,
che fanno fatica a comprendere quanto sia utile e importante trasferire
ai bimbi la competenza pratica del cucinare. Spieghiamo ai genitori
a nutrirsi in modo semplice e rispettoso della propria salute, tutto a
vantaggio anche del portafoglio, perché chi sa cucinare sa anche rendere
“clima” in cucina, perché a tavola ci sediamo sia per mangiare sia per
stare insieme; dove non c’è serenità anche il boccone migliore diventa un
boccone amaro.
In Italia la maggior parte dei progetti di educazione alimentare sono attuati
nelle scuole, ma questo non basta. Noi desideriamo aiutare le famiglie a
curare l’educazione alimentare quotidiana, quella che si attua in casa tutti
di Carmela Giordano
Federica Buglioni
3. i giorni e di cui noi genitori siamo responsabili. Vediamo molte famiglie che
le stesse cose: un ventaglio alimentare spesso troppo ristretto.
L’esperienza ci dimostra che è proprio cucinando che i bambini vincono
i pregiudizi e si aprono alle novità. È questa la chiave per introdurre nuovi
alimenti. E quando mangiano meglio i bimbi, automaticamente mangiamo
meglio anche noi genitori.
questo il nucleo creativo della gastronomia italiana, che poi è un elemento
della nostra identità culturale. Penso che la cucina prima o poi diventerà
una materia scolastica. Un sogno? Nient’affatto: poche e straordinarie
scuole lo fanno già. Se domani una scuola ci chiedesse di istituire un
corso di cucina per bambini al suo interno, avremmo raggiunto un enorme
traguardo.
pubblico si rivolge maggiormente?
Il nostro metodo di lavoro è frutto dell’incontro e dell’amicizia tra persone
provenienti da campi professionali molto diversi: io lavoro in campo
editoriale, Fiorella s’interessa da sempre della relazione tra cibo e salute e di
ceramista, Alessandra è la responsabile dei progetti educativi dell’asilo
nido da lei fondato, sono solo esempi dei bizzarri ingredienti
della “ricetta Bambini in Cucina”. Attraverso le
pubblicazioni che appaiono settimanalmente sul
web, raggiungiamo molte famiglie – soprattutto
mamme–enumerosiinsegnanti,checiscrivonoper
esporre dubbi, chiedere consigli o semplicemente
per incoraggiarci. E l’incoraggiamento serve, perché
organizzare attività di cucina è costoso e, dal punto di
vista normativo, piuttosto complicato. I nostri laboratori
sono destinati ai bambini dai 2 agli 11 anni.
12 aprile 2011
4. Un Laboratorio tipico di “Bambini in Cucina” in
quantefasisidivideedoveèpiùconsonoorganizzarlo?
Abbiamo organizzato laboratori nelle case private, nelle
ben più insoliti, per esempio nei parchi pubblici e in un castello. In
teoria si può cucinare in qualsiasi luogo pulito, basta organizzarsi.
seguito individualmente, e la calma. Cominciamo sempre tutti insieme e
procediamo senza fretta, in modo che i bimbi abbiamo tempo di godersi
l’esperienza, di sbagliare e di correggere i propri errori, che vengono
valorizzati come opportunità per capire ed escogitare soluzioni: è questa
una delle lezioni educative più importanti che la cucina ci regala.
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5. Quale fascia d’età risponde in maniera maggiormente attiva e
collaborativa durante un Laboratorio?
Ai bambini cucinare piace molto, indipendentemente dall’età.
Premesso che ogni bimbo è diverso, i più piccoli (2-5 anni) dimostrano
una sorprendente capacità di concentrazione, che spesso stupisce gli
stessi genitori. Per loro ogni cosa è nuova e interessante – gli odori,
le consistenze, l’uso degli utensili e soprattutto della propria mano – e
i bambini più grandi, ormai sensibili al giudizio dei compagni (segno
inequivocabile dell’imminente adolescenza) che accettano di mettersi
e poi a poco a poco apprendono i gesti corretti e trovano una nuova
più grandi sanno essere molto premurosi verso i piccoli.
in base alla sua esperienza, crede sia possibile un’azione preventiva e/o
specialistiche di riferimento, ad eventuali disturbi alimentari, quali
anoressia, bulimia, obesità?
Penso che i disturbi del comportamento alimentare abbiano poco a
che fare col cibo ma siano piuttosto l’espressione di un dolore, di una
sofferenza, che attraverso il cibo viene portata alla luce, resa visibile a se
stessi e agli altri. Penso però che talvolta siamo noi genitori a “insegnare”
ai bambini a usare il cibo, anziché le parole, per esprimere il nostro stato
d’animo. Premiare un bambino con caramelle anziché con abbracci,
ricattare con frasi come “se non mangi la mamma piange” o “se mangi
la carnina dopo ti do il gelato” è pericoloso: il cibo è solo cibo, non è un
linguaggio e tantomeno uno strumento di ricatto. Se noi lo usiamo invece
come ricompensa o castigo, i nostri bambini impareranno a fare la stessa
cosa, talvolta danneggiando se stessi.
14 aprile 2011
6. Ilrapportarsiconicibiattraversolamanipolazionetattile,ilriconoscimento
del gusto, degli odori, dei colori dei vari cibi, potrebbe essere intesa
anche come un’educazione sensoriale-emotiva dei bambini?
un’educazione sensoriale ed emotiva: i piatti migliori sono quelli buoni,
belli da vedere, con consistenze interessanti, capaci magari di evocare
paesaggi, luoghi e atmosfere, di fare vibrare le emozioni. Cucinando, i
bambini imparano a “usare” i sensi, ad allenarli, e questo li aiuterà, in futuro,
a diventare consumatori più attenti e consapevoli, capaci di scegliere bene
senza lasciarsi sedurre dall’apparenza.
Quali altri organismi collaborano con “Bambini in Cucina”?
A Milano collaboriamo con un meraviglioso asilo nido, il Naviglio a Vapore,
che ospita molte nostre attività, con il sito Milanoperibambini e con la
cooperativa Tempo per l’Infanzia. Stiamo avviando proprio in questi mesi
nuove collaborazioni, in particolare con l’Associazione Pollicino Onlus e
con l’Associazione Aiuto ai giovani diabetici. Abbiamo poi un’interessante
collaborazione con Piccolo Chef, una fantastica scuola di cucina italiana
per bambini che si trova a Los Angeles: ci scambiamo idee, consigli ed
esperienze.
L’Associazione promuove anche dei corsi di formazione? A chi si
rivolgono e perché la formazione è importante?
I corsi e i laboratori di cucina, se ben fatti, sono costosi: a fare lievitare i
prezzi sono ingredienti e materiali di qualità (guai a risparmiare su ciò che
si offre ai bambini!) ed educatori capaci, che meritano di essere retribuiti
in modo dignitoso. Per questo motivo portare i laboratori nelle scuole è
in classe, in piena autonomia, le attività di cucina. Oggi gli insegnanti che
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“ci credono” sono pochi, ma i tempi sono maturi per una svolta verso
il laboratorio autogestito. Per questo la nostra formazione si rivolge agli
insegnanti di nidi, scuole materne e primarie.
Per concludere, mi potrebbe raccontare un aneddoto divertente,
Nelcorsodeilaboratoricisonostatimoltimomentitoccanti,comequando,
durante un incontro organizzato per la Regione Lombardia, abbiamo fatto
la pasta con una bimba non vedente. A commuovermi, comunque, non
sono tanto i bambini, perché so bene che sono bravi e quindi anche il
progresso più sorprendente, paradossalmente, non mi sorprende. Mi
commuovono invece quelle mamme che, per i motivi più diversi, nutrono
una forte preoccupazione rispetto alle capacità del proprio bimbo e che
poi, vedendolo fare qualcosa di nuovo (toccare il cibo, assaggiare, portare
a termine un progetto), ritrovano di colpo la speranza e l’ottimismo. Ci
sono anche molti momenti divertenti. Vado pazza per il modo in cui i
bimbi storpiano le parole, come il povero lievito di birra, che puntualmente
Per contattare Bambini in Cucina:
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La nostra rubrica settimanale è su
www.milanoperibambini.it
E. Bussolati, F. Buglioni, “Cuochi col sale in
zucca”, Editoriale Scienza
F. Buglioni,” In cucina con mamma e papà”,
San Paolo
F. Buglioni, M. Gallorini, “In cucina con i nostri
bambini”, FrancoAngeli