1.
L’organizzazione delle cave
Di Nicolò La Porta e Maria Chiara Liberto
Classe II I Liceo classico “F. Scaduto” - Bagheria
2. Questo tipo di coltivazione
venne diffusamente praticata
nei secoli passati, perché i
coltivatori delle pirriere
intesero danneggiare il meno
possibile il soprasuolo.
3. Le coltivazioni in sotterraneo avveniva mediante il sistema
dei pilieri, ovvero, gallerie e pilastri.
Ciò produceva
profondi
sotterranei
sviluppati
perpendicolar
mente nelle
pianure di
Palermo e
Bagheria.
4. In questo modo si
individuavano e si
cavavano strade
migliori di
calcarenite, definiti
in dialetto « tizza
d’u ntagghiu ».Tizza d’u ntagghiu
5. Giuseppe Fricano, studioso flavese, ne descrive
efficacemente il ciclo lavorativo e la metodologia estrattiva:
« Penetrati nel sottosuolo ed identificati gli strati di calcarenite sfruttabili
si procedeva alla realizzazione di un complesso di gallerie e di cavità
disposte in semplice o doppio ordine sovrastante, secondo la potenza
del banco di roccia da sfruttare […] Normalmente nel cavare materiale i
cavatori realizzavano dei pilastri per sostenere le volte delle gallerie;
quest’ultime dopo l’estrazione servivano come deposito dei detriti di
lavorazione ».
6. Successivamente fu sperimentato il metodo
dello
scavo a cielo aperto, meno costoso e più
sicuro.
Questo metodo si diffuse anche a Girgenti,
Caltanissetta, Enna, Trapani e a
7. Il terreno su cui insisteva la cava era diviso in «campi»
rettangolari che venivano poi «coltivati».
I vuoti derivanti
dalla coltivazione
erano riempiti con
materiale di rifiuto
della lavorazione
del campo
precedente
Le fronti di taglio erano suddivise in gradini, di altezza uguale ai conci
che ne sarebbero derivati. I pirriatori in piedi sui gradini «tracciavano con
la mannaia parallelamente alla fronte e distante da essa tanto quanto è la
larghezza del concio un primo intaglio nella roccia».
8. Seguivano altri intagli «ad una distanza tra di essi
eguale alla lunghezza dei conci che si vogliono
ottenere. In modo che su ciascun gradino viene ad
individuarsi una fila di conci che rimangono
attaccati soltanto per la loro basealla roccia
sottostante, dalla quale sono staccati in seguito
facendoli saltare con dei cunei.
Cugnu
9. Afferma Francesco Cipolla:
«[…] Allo scopo di cavare maggiore quantità di materiale i
cavatori allungano i gradini quanto è più loro possibile.
Sono perciò comuni gli strapiombi nelle pareti delle cave
[…] I gradini sono tagliati in direzione perpendicolare ai
cosiddetti peli diretti, che spesso presentano le rocce in cui
sogliono aprirsi le cave. Localmente si chiamano peli le
fratture che di frequente interessano gli strati tufacei della
pianura di Bagheria, di Aspra e della costa meridionale
della Sicilia.»
10. Secondo l’analisi di Salvatore Caronia Roberti:
«La pietra d’Aspra è di colore gialletto. La grana è variabile. Si cava
sempre in conci dell’altezza tra i 22 e i 25 cm. Gli spessori sono: 0, 25, 0,
32, 0, 40, 0, 52, 0, 65 e corrispondenti… Tre sono le qualità della pietra:
la normale, più scadente, la qualità X, e la qualità intaglio, la migliore
per compattezza e finezza. La valutazione di volume viene calcolata a
palmo e a carrozzata».
11. «L’abbondanza di questa pietra, il basso costo del trasporto, la speciale
attrezzatura ferroviaria della contrada, le sue caratteristiche di resistenza e di
coibenza, ne fanno un materiale di grande risorsa per le costruzioni di Palermo e
provincia».