riflessioni su come possiamo modificare i nostri sistemi per prendere le decisioni democraticamente
[il video utilizzato è qui: https://youtu.be/OfxJgtr3stw]
2. Dobbiamo fare trasformazioni profonde.
Questa immagine evocativa ci aiuta a capire la portata delle trasformazioni necessarie.
E ci fa anche comprendere che è necessaria una grande dose di immaginazione per
riportare in equilibrio un sistema nel quale abbiamo vissuto e propserato per molti
decenni.
Ci aiuta a capire la distanza che c’è dal nostro sistema attuale (città, produzione,
trasporti, rapporto con la natura, rapporti sociali….) a quello a cui dobbiamo tendere.
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3. Come illustrato durante il corso dobbiamo smettere di concentrarci solo su cose che non
risolvono il problema (e non modificano il sistema) e orientarci velocemente sulle cose
che lo modificano strutturalmente.
(nella slide solo alcuni esempi che, tra l’altro, evidenziano come sia ampio il margine
attuale per il green washing)
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4. Servono strumenti diversi e i Comuni, che sono il mio terreno quotidiano, nonostante la
nostra costituzione gli assegni un mero mandato amministrativo, stanno organizzando
nostra costituzione gli assegni un mero mandato amministrativo, stanno organizzando
diversamente le proprie strutture, le proprie società, nascono nuovi regolamenti che
nessuna legge prevede, qualcuno sta già sperimentando l’affiancamento ai meccanismi
decisionali istituzionali nuovi modi di assumere le decisioni.
Ed è proprio sul modo di prendere le decisioni che dobbiamo riflettere.
Sono decenni che sappiamo che non andrà a finire bene. Ma, nonostante questo, ancora
non abbiamo deciso di fare quello che serve.
E il motivo è che il nostro sistema decisionale non è adeguato a prendere le decisioni
necessarie. Quindi serve affiancare ai nostri sistemi di governance altri strumenti, più
adeguati alla situazione.
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5. E se “ibridare la democrazioa rappresentativa” può far venire i brividi a qualcuno, vorrei
rassicurare a tutti che sono cose molto tranquille e, soprattutto, molto efficaci e utili per
rassicurare a tutti che sono cose molto tranquille e, soprattutto, molto efficaci e utili per
la collettività
A Parigi li abbiamo usati per raggiungere l’accordo, ma è stato poco raccontato e
nessuno, di fatto, se ne è accorto.
Sono strumenti sociali che l’uomo antico si è inventato e che sono stati spazzati via dalla
globalizzazione dei meccanismi che noi oggi chiamiamo per convenzione democratici
(elezioni, rappresentanti delegati che decidono) ma che non possono essere considerati
esaustivi del concetto di democrazia: sono un sistema che ci siamo inventati e che per
anni ha funzionato abbastanza bene ma che adesso, cambiate le condizioni al contorno,
va aiutato con altri meccanismi.
Ma non dobbiamo rifarci solo al passato per capire quali sono: oggi le conoscenze che
abbiamo nel campo delle neuroscienze e delle tecnologie sociali ci permettono di
disegnare meccanismi decisionali diversi. Ne esistono già diversi e se volessimo
potremmo perfezionarli, scalarli, aumentarne l’efficacia. Serve volerlo fare.
Cosa abbiamo da perdere se ci proviamo?
Fino ad ora non ha funzionato: sono passati almeno 50 anni da quando la
consapevolezza è diventata collettiva e da allora le emissioni sono aumentate del 60% e
sono ancora in aumento. Dobbiamo prenderne atto e fare almeno qualche prova (forti
delle tante evidenze scientifiche che ce lo dicono).
Provare a livello locale (municipi) forse aiuta ad avere coraggio per i livelli sovraordinati.
E i Comuni lo stanno facendo: vanno incoraggiati e supportati anche con la creazione di
nuove professionalità in grado di facilitare le decisioni
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6. In due minuti Jorgen Randers ci spiega come il nostro modo di ragionare singolarmente
si riflette anche nei nostri sistemi decisionali.
si riflette anche nei nostri sistemi decisionali.
Lo “statista”che vede oltre il proprio mandato”, a cui tutti ci rifacciamo quando parliamo
di visione di breve termine, di fatto viene cancellato dal sistema e, se per caso è riuscito
a fare qualcosa durante il proprio mandato, quel qualcosa viene subito corretto.
Siamo al paradosso che i sistemi totalitari hanno un vantaggio competitivo: possono
decidere di fare quello che serve (o anche esattamente il contrario) senza nessun
problema di consenso.
Mentre i sistemi democratici sono ancora impastati dalla incapacità strutturale di
decidere quello che serve sul serio e quindi di evolvere assumendo la leadership del
cambiamento.
Dobbiamo darci strumenti decisionali, adottare tecnologie sociali adeguate che ci
consentano di mantenere i diritti sociali e i limiti del pianeta sullo stesso piano in modo
permanente nel tempo.
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7. Se vogliamo trasformare il sistema nel quale siamo dobbiamo usare strumenti
decisionali diversi.
decisionali diversi.
Esistono, bisogna avere il coraggio di usarli e di costruire una classe di professionisti in
grado di facilitare la transizione. Imparando dai Comuni che stanno, molto
faticosamente, cercando di farlo
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