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REPORT DI VALUTAZIONE DELL’ESPERIENZA VISITING 2014
TERNA: CTA SANT’ANTONIO, CENTRO SAN PAOLO, CAFEO
A conclusione della seconda edizione del Progetto Visiting ci sembra utile fare una breve sintesi
della esperienza svolta, indicando gli elementi osservati dai coordinatori della tripletta, costituita
dalle Comunità Terapeutiche Adulti Sant’Antonio, San Paolo e CAFEO, in riferimento all’impegno,
la motivazione, la sensibilizzazione degli attori coinvolti, la partecipazione gruppale, le dinamiche.
Tale report origina dunque dalle osservazioni dirette e riflessioni dei conduttori e dalle restituzioni
degli osservatori che hanno preso parte al processo.
Ciò al fine di favorire in ogni CTA un bilancio della esperienza che faccia emergere punti di forza e
di debolezza e che possa porre le basi rispetto al prosieguo.
Ci preme, tuttavia, fare preventivamente una premessa di carattere generale.
Quest’anno il Progetto Visiting si è svolto in un periodo di importanti trasformazioni delle pratiche
di salute mentale, che si sostanziano nella stesura ed emanazione del Piano Strategico per la Salute
Mentale della Regione Sicilia e successivi Decreti Legislativi. Tali strumenti prevedono
significative riorganizzazioni delle strutture residenziali deputate alla cura e riabilitazione delle
persone con patologie psichiatriche.
Le CTA partecipanti al Visiting, dunque si sono trovate ad affrontare, durante il percorso del
progetto, tali cambiamenti organizzativi e strutturali, non senza le fisiologiche fatiche e confusività.
Inoltre ognuna delle tre comunità partecipanti ha storia, processi evolutivi e trasformativi e
caratteristiche assolutamente peculiari, sia per quanto riguarda assetti organizzativi sia per quanto
riguarda la cultura fondativa e la storia della comunità stessa, sia per quanto riguarda l’accesso ed il
percorso all’interno del Progetto Visiting. Queste connotazioni, a nostro avviso, influiscono sul
significato che la partecipazione al Visiting assume per ogni Comunità, e sul modo di affrontare
l’esperienza.
La CTA Sant’Antonio è al secondo anno di partecipazione. Questa condizione ha certamente
favorito l’approccio all’esperienza, in particolare nella fase di pre-visiting, in quanto vi era già una
conoscenza pregressa sia delle fasi che delle procedure.
La familiarità con l’esperienza è stata alla base anche della iniziativa di proporsi per prima per
accogliere la visita delle delegazioni.
Un secondo elemento di agevolazione è caratterizzato dal fatto che il facilitatore interno della CTA
sta svolgendo il percorso di formazione individuale sul Visiting.
Possiamo dunque sostenere che lo stare dentro ai processi si configuri come importante elemento di
facilitazione alla fruizione della esperienza.
Inoltre la CTA effettua da anni un percorso di supervisione clinica con un membro dello staff
scientifico del Visiting e ciò ha certamente reso naturale l’avvicinamento e la sensibilizzazione
verso il Progetto.
La CTA ha mostrato una modalità organizzativa ed una cultura gruppale nella gestione dei compiti
della fase di pre-visiting che sembra essere stata caratterizzata dal coinvolgimento attivo dei vari
partecipanti target.
Ciò è confermato dal numero di questionari individuali compilati dalle varie categorie coinvolte: 24
operatori su 25; 19 ospiti su 20.
Risulta ancora complicato il coinvolgimento attivo dei familiari. I questionari VIVACOM compilati
da quest’ultima categoria sono solo 2. Ciò ha fatto si che fosse impossibile effettuare una analisi
statistica dei risultati relativi a questa categoria.
Ciò che colpisce è il fatto che tale difficoltà sussista nonostante la CTA abbia spazi strutturati di
coinvolgimento gruppale dei familiari; mi riferisco, tra gli altri, ai gruppi multifamiliari che si
tengono a cadenza mensile. Ciò sollecita riflessioni ed ulteriori approfondimenti.
Durante la visita svolta presso la Sant’Antonio, le delegazioni ospitate hanno riconosciuto come
punti di forza, oltre quelli descritti preventivamente dalla CTA:
- il fatto che la struttura sia aperta, che si percepisca un ambiente domestico, familiare più che
da struttura di ricovero.
- il coinvolgimento attivo degli utenti nella organizzazione delle attività quotidiane come, ad
es., la gestione della lavanderia.
- il seguire fin dalla fondazione un principio ispiratore.
- la gestione organizzata in modo democratico e la trasparenza.
Tra i punti di debolezza vengono segnalati dalle delegazioni:
- la mancanza di misure di sicurezza.
- il permesso accordato di fumare in camera e la mancanza di uno spazio fumatori comune.
- la mancanza di indicazioni stradali che rendano facilmente raggiungibile la struttura.
- la scarsezza di collegamenti tra la CTA e la Comunità locale.
Il Centro San Paolo è al primo anno di partecipazione al Visiting.
È una struttura con una storia antica, nata in una epoca storica caratterizzata da una cultura della
salute mentale e della riabilitazione profondamente diversa da quella attuale. Ne è un retaggio la
strutturazione, fino a poco tempo fa, dei moduli riabilitativi su 40 posti. Certamente è, tra le
comunità partecipanti, quella che ha subìto maggiori stravolgimenti dal Piano Strategico e dalle
trasformazioni degli standard strutturali connesse.
Ciò potrebbe spiegare alcune difficoltà nell’approccio alla esperienza relativa ad un progetto tarato
su strutture di 20 posti.
La fatica, espressa più volte dal facilitatore interno ma anche riportata da più voci degli operatori e
degli utenti stessi durante la visita, è stata proprio quella di ri-pensare la propria struttura su tali
nuovi standard e selezionare di conseguenza i partecipanti al Visiting, con un vissuto di
“esclusione” da parte degli altri.
Si sottolinea che tale processo più ampio di trasformazione, che non fa certamente riferimento solo
al Visiting, come precedentemente descritto, è iniziato proprio durante le fasi iniziali del progetto
stesso. Dunque si comprende come per il Centro San Paolo si sia configurato un processo di
adesione agli standard del progetto che a tratti ha avuto il sapore della forzatura, senza la possibilità
di una metabolizzazione ed elaborazione compiuta che probabilmente richiederà un tempo molto
più lungo.
Rispetto al modo di procedere del Centro durante le fasi del progetto, si è avuta la sensazione che in
una prima fase il pensiero e la organizzazione materiale della gestione fossero assunti solo dal
facilitatore interno, che ne portava tutto il carico materiale ed emotivo.
A questa difficoltà, oltre che alle considerazioni su esposte, potrebbe essere ricondotta la mancata
comprensione della consegna relativa alla compilazione dei Vivacom individuali per le 3 categorie
target.
Di fatto il Centro San Paolo ha compilato un unico Vivacom, come emerge dai dati statistici.
A nostro avviso una parte del futuro lavoro del Centro rispetto al Visiting dovrebbe andare nella
direzione del maggiore coinvolgimento e partecipazione gruppale ai processi.
Durante la visita le delegazioni hanno rintracciato, oltre a quelli descritti dal Centro stesso, i
seguenti punti di forza:
- la precisione rispetto alle procedure e la codifica scritta delle stesse, cosa che fornisce
sicurezza
- la pulizia della struttura e degli ambienti
- il clima emotivo e capacità di accoglienza
- la ubicazione della struttura al centro del paese
- il garantire agli ospiti uno spazio privato.
Le delegazioni hanno individuato altresì un punto “borderline” ossia il gruppo si domandava se il
funzionamento “istituzionale” e la elevata capacità contenitiva (es. pazienti OPG) non potesse
portare difficoltà rispetto alla dinamicità.
Tra i punti di debolezza le delegazioni hanno individuato:
- la promiscuità tra i due moduli da 20 posti
- la assenza dei familiari
- la mancanza di supervisione esterna
- la sensazione di poca condivisione con gli utenti sulle decisioni
- gli operatori sembrano poco visibili e partecipi
- l’ambiente delle camere poco personalizzato
- l’aspetto “istituzionale” sembra prevalente rispetto a quello “familiare”.
La CTA CAFEO è al primo anno di partecipazione al Visiting.
Sin dall’inizio delle attività di pre-visiting la Comunità si è attivata mostrando una certa capacità di
coinvolgimento degli operatori e degli utenti al processo.
19 operatori su 23 hanno compilato il questionario Vivacom e 16 utenti su 20.
Rimane pressochè nulla la partecipazione dei familiari. Nonostante il coinvolgimento attivo di
almeno uno di essi, il quale ha fatto parte della delegazione anche se in modo non assiduo, non è
stato compilato neanche il suo Vivacom. Ciò pone degli interrogativi sul modo in cui viene sentito e
pensato il rapporto con le famiglie.
Durante la visita le delegazioni hanno individuato i seguenti punti di forza ad integrazione di quelli
già rilevati dalla CAFEO stessa:
- le stanze si possono chiudere dall’ esterno in modo che nessuno possa entrare in assenza del
proprietario
- il lavaggio della biancheria avviene tutti i giorni
- si respira un buon clima relazionale
- il recupero della gestione della cucina precedentemente affidata a gestione esterna;
- lo scambio tra la CTA e la comunità alloggio;
- la tendenza alla normalità;
- buoni rapporti di collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale
Tra i punti di debolezza rilevati dalle delegazioni di sottolineano:
- l’accesso limitato al piano notte
- le imposte che non si possono aprire
- la separazione tra direzione/amministrazione e comunità;
- su alcune regole non sembra esserci una condivisione reale tra operatori e utenti
- la distanza dal paese
- la assenza di un bagno in camera
- la poca autonomia nelle uscite con la necessità di una turnazione.
Durante le tre visite si è osservato un transitare tra territori, dialetti, culture, visioni, caratterizzato
da curiosità, competizione, desiderio e timore dell’ incontro con l’altro, diffidenza, paura del
giudizio, bisogno di partecipazione, fatica.
Le visite sono state caratterizzate da un costante ritardo nell’inizio delle attività determinato dal
ritardo di alcune delegazioni. Ciò ha portato a volte alla necessità, da parte dei conduttori, di
apportare arbitrariamente delle modifiche al setting, che si è de-formato in alcune parti.
Si è registrata una certa difficoltà a seguire gli aspetti formali dell’esperienza, dagli orari di inizio,
al compito di dare la valutazione attraverso il Vivacom, vissuti dai partecipanti più come elementi
limitanti o come un compito ineludibile, piuttosto che come risorsa.
Si è percepito, invece, in modo trasversale, il piacere condiviso rispetto agli aspetti informali, quelli
dell’incontro e del confronto sulla dimensione pratica e sulla vita di comunità e quelli della
condivisione emotiva dei vissuti e delle storie che a volte è stata predominante ed ha necessitato di
un ri-orientamento al compito da parte dei conduttori.
Le tre comunità hanno operato tra loro un progressivo percorso di “avvicinamento”, caratterizzato
dal riconoscimento delle differenze (storiche, culturali, organizzative), inizialmente vissute con
ambivalenza e competizione, successivamente riconosciute come risorsa che può permettere,
attraverso la messa in comune ed il confronto, cambiamento in ognuna. Si è transitati dall’attacco
più o meno velato alla possibilità, emersa soprattutto nell’ultimo incontro, di scoprire desideri e
maggiore “intimità”, dalla distruttività alla costruzione, dalla staticità al cambiamento, così come
metaforicamente emerso, durante un community meeting dell’ultimo incontro, attraverso le
immagini simboliche di “eros e thanatos”.
I coordinatori
A. Volpe
D. Mazzaglia
- la assenza di un bagno in camera
- la poca autonomia nelle uscite con la necessità di una turnazione.
Durante le tre visite si è osservato un transitare tra territori, dialetti, culture, visioni, caratterizzato
da curiosità, competizione, desiderio e timore dell’ incontro con l’altro, diffidenza, paura del
giudizio, bisogno di partecipazione, fatica.
Le visite sono state caratterizzate da un costante ritardo nell’inizio delle attività determinato dal
ritardo di alcune delegazioni. Ciò ha portato a volte alla necessità, da parte dei conduttori, di
apportare arbitrariamente delle modifiche al setting, che si è de-formato in alcune parti.
Si è registrata una certa difficoltà a seguire gli aspetti formali dell’esperienza, dagli orari di inizio,
al compito di dare la valutazione attraverso il Vivacom, vissuti dai partecipanti più come elementi
limitanti o come un compito ineludibile, piuttosto che come risorsa.
Si è percepito, invece, in modo trasversale, il piacere condiviso rispetto agli aspetti informali, quelli
dell’incontro e del confronto sulla dimensione pratica e sulla vita di comunità e quelli della
condivisione emotiva dei vissuti e delle storie che a volte è stata predominante ed ha necessitato di
un ri-orientamento al compito da parte dei conduttori.
Le tre comunità hanno operato tra loro un progressivo percorso di “avvicinamento”, caratterizzato
dal riconoscimento delle differenze (storiche, culturali, organizzative), inizialmente vissute con
ambivalenza e competizione, successivamente riconosciute come risorsa che può permettere,
attraverso la messa in comune ed il confronto, cambiamento in ognuna. Si è transitati dall’attacco
più o meno velato alla possibilità, emersa soprattutto nell’ultimo incontro, di scoprire desideri e
maggiore “intimità”, dalla distruttività alla costruzione, dalla staticità al cambiamento, così come
metaforicamente emerso, durante un community meeting dell’ultimo incontro, attraverso le
immagini simboliche di “eros e thanatos”.
I coordinatori
A. Volpe
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  • 1. REPORT DI VALUTAZIONE DELL’ESPERIENZA VISITING 2014 TERNA: CTA SANT’ANTONIO, CENTRO SAN PAOLO, CAFEO A conclusione della seconda edizione del Progetto Visiting ci sembra utile fare una breve sintesi della esperienza svolta, indicando gli elementi osservati dai coordinatori della tripletta, costituita dalle Comunità Terapeutiche Adulti Sant’Antonio, San Paolo e CAFEO, in riferimento all’impegno, la motivazione, la sensibilizzazione degli attori coinvolti, la partecipazione gruppale, le dinamiche. Tale report origina dunque dalle osservazioni dirette e riflessioni dei conduttori e dalle restituzioni degli osservatori che hanno preso parte al processo. Ciò al fine di favorire in ogni CTA un bilancio della esperienza che faccia emergere punti di forza e di debolezza e che possa porre le basi rispetto al prosieguo. Ci preme, tuttavia, fare preventivamente una premessa di carattere generale. Quest’anno il Progetto Visiting si è svolto in un periodo di importanti trasformazioni delle pratiche di salute mentale, che si sostanziano nella stesura ed emanazione del Piano Strategico per la Salute Mentale della Regione Sicilia e successivi Decreti Legislativi. Tali strumenti prevedono significative riorganizzazioni delle strutture residenziali deputate alla cura e riabilitazione delle persone con patologie psichiatriche. Le CTA partecipanti al Visiting, dunque si sono trovate ad affrontare, durante il percorso del progetto, tali cambiamenti organizzativi e strutturali, non senza le fisiologiche fatiche e confusività. Inoltre ognuna delle tre comunità partecipanti ha storia, processi evolutivi e trasformativi e caratteristiche assolutamente peculiari, sia per quanto riguarda assetti organizzativi sia per quanto riguarda la cultura fondativa e la storia della comunità stessa, sia per quanto riguarda l’accesso ed il percorso all’interno del Progetto Visiting. Queste connotazioni, a nostro avviso, influiscono sul significato che la partecipazione al Visiting assume per ogni Comunità, e sul modo di affrontare l’esperienza. La CTA Sant’Antonio è al secondo anno di partecipazione. Questa condizione ha certamente favorito l’approccio all’esperienza, in particolare nella fase di pre-visiting, in quanto vi era già una conoscenza pregressa sia delle fasi che delle procedure. La familiarità con l’esperienza è stata alla base anche della iniziativa di proporsi per prima per accogliere la visita delle delegazioni. Un secondo elemento di agevolazione è caratterizzato dal fatto che il facilitatore interno della CTA sta svolgendo il percorso di formazione individuale sul Visiting.
  • 2. Possiamo dunque sostenere che lo stare dentro ai processi si configuri come importante elemento di facilitazione alla fruizione della esperienza. Inoltre la CTA effettua da anni un percorso di supervisione clinica con un membro dello staff scientifico del Visiting e ciò ha certamente reso naturale l’avvicinamento e la sensibilizzazione verso il Progetto. La CTA ha mostrato una modalità organizzativa ed una cultura gruppale nella gestione dei compiti della fase di pre-visiting che sembra essere stata caratterizzata dal coinvolgimento attivo dei vari partecipanti target. Ciò è confermato dal numero di questionari individuali compilati dalle varie categorie coinvolte: 24 operatori su 25; 19 ospiti su 20. Risulta ancora complicato il coinvolgimento attivo dei familiari. I questionari VIVACOM compilati da quest’ultima categoria sono solo 2. Ciò ha fatto si che fosse impossibile effettuare una analisi statistica dei risultati relativi a questa categoria. Ciò che colpisce è il fatto che tale difficoltà sussista nonostante la CTA abbia spazi strutturati di coinvolgimento gruppale dei familiari; mi riferisco, tra gli altri, ai gruppi multifamiliari che si tengono a cadenza mensile. Ciò sollecita riflessioni ed ulteriori approfondimenti. Durante la visita svolta presso la Sant’Antonio, le delegazioni ospitate hanno riconosciuto come punti di forza, oltre quelli descritti preventivamente dalla CTA: - il fatto che la struttura sia aperta, che si percepisca un ambiente domestico, familiare più che da struttura di ricovero. - il coinvolgimento attivo degli utenti nella organizzazione delle attività quotidiane come, ad es., la gestione della lavanderia. - il seguire fin dalla fondazione un principio ispiratore. - la gestione organizzata in modo democratico e la trasparenza. Tra i punti di debolezza vengono segnalati dalle delegazioni: - la mancanza di misure di sicurezza. - il permesso accordato di fumare in camera e la mancanza di uno spazio fumatori comune. - la mancanza di indicazioni stradali che rendano facilmente raggiungibile la struttura. - la scarsezza di collegamenti tra la CTA e la Comunità locale. Il Centro San Paolo è al primo anno di partecipazione al Visiting. È una struttura con una storia antica, nata in una epoca storica caratterizzata da una cultura della salute mentale e della riabilitazione profondamente diversa da quella attuale. Ne è un retaggio la strutturazione, fino a poco tempo fa, dei moduli riabilitativi su 40 posti. Certamente è, tra le
  • 3. comunità partecipanti, quella che ha subìto maggiori stravolgimenti dal Piano Strategico e dalle trasformazioni degli standard strutturali connesse. Ciò potrebbe spiegare alcune difficoltà nell’approccio alla esperienza relativa ad un progetto tarato su strutture di 20 posti. La fatica, espressa più volte dal facilitatore interno ma anche riportata da più voci degli operatori e degli utenti stessi durante la visita, è stata proprio quella di ri-pensare la propria struttura su tali nuovi standard e selezionare di conseguenza i partecipanti al Visiting, con un vissuto di “esclusione” da parte degli altri. Si sottolinea che tale processo più ampio di trasformazione, che non fa certamente riferimento solo al Visiting, come precedentemente descritto, è iniziato proprio durante le fasi iniziali del progetto stesso. Dunque si comprende come per il Centro San Paolo si sia configurato un processo di adesione agli standard del progetto che a tratti ha avuto il sapore della forzatura, senza la possibilità di una metabolizzazione ed elaborazione compiuta che probabilmente richiederà un tempo molto più lungo. Rispetto al modo di procedere del Centro durante le fasi del progetto, si è avuta la sensazione che in una prima fase il pensiero e la organizzazione materiale della gestione fossero assunti solo dal facilitatore interno, che ne portava tutto il carico materiale ed emotivo. A questa difficoltà, oltre che alle considerazioni su esposte, potrebbe essere ricondotta la mancata comprensione della consegna relativa alla compilazione dei Vivacom individuali per le 3 categorie target. Di fatto il Centro San Paolo ha compilato un unico Vivacom, come emerge dai dati statistici. A nostro avviso una parte del futuro lavoro del Centro rispetto al Visiting dovrebbe andare nella direzione del maggiore coinvolgimento e partecipazione gruppale ai processi. Durante la visita le delegazioni hanno rintracciato, oltre a quelli descritti dal Centro stesso, i seguenti punti di forza: - la precisione rispetto alle procedure e la codifica scritta delle stesse, cosa che fornisce sicurezza - la pulizia della struttura e degli ambienti - il clima emotivo e capacità di accoglienza - la ubicazione della struttura al centro del paese - il garantire agli ospiti uno spazio privato. Le delegazioni hanno individuato altresì un punto “borderline” ossia il gruppo si domandava se il funzionamento “istituzionale” e la elevata capacità contenitiva (es. pazienti OPG) non potesse portare difficoltà rispetto alla dinamicità.
  • 4. Tra i punti di debolezza le delegazioni hanno individuato: - la promiscuità tra i due moduli da 20 posti - la assenza dei familiari - la mancanza di supervisione esterna - la sensazione di poca condivisione con gli utenti sulle decisioni - gli operatori sembrano poco visibili e partecipi - l’ambiente delle camere poco personalizzato - l’aspetto “istituzionale” sembra prevalente rispetto a quello “familiare”. La CTA CAFEO è al primo anno di partecipazione al Visiting. Sin dall’inizio delle attività di pre-visiting la Comunità si è attivata mostrando una certa capacità di coinvolgimento degli operatori e degli utenti al processo. 19 operatori su 23 hanno compilato il questionario Vivacom e 16 utenti su 20. Rimane pressochè nulla la partecipazione dei familiari. Nonostante il coinvolgimento attivo di almeno uno di essi, il quale ha fatto parte della delegazione anche se in modo non assiduo, non è stato compilato neanche il suo Vivacom. Ciò pone degli interrogativi sul modo in cui viene sentito e pensato il rapporto con le famiglie. Durante la visita le delegazioni hanno individuato i seguenti punti di forza ad integrazione di quelli già rilevati dalla CAFEO stessa: - le stanze si possono chiudere dall’ esterno in modo che nessuno possa entrare in assenza del proprietario - il lavaggio della biancheria avviene tutti i giorni - si respira un buon clima relazionale - il recupero della gestione della cucina precedentemente affidata a gestione esterna; - lo scambio tra la CTA e la comunità alloggio; - la tendenza alla normalità; - buoni rapporti di collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale Tra i punti di debolezza rilevati dalle delegazioni di sottolineano: - l’accesso limitato al piano notte - le imposte che non si possono aprire - la separazione tra direzione/amministrazione e comunità; - su alcune regole non sembra esserci una condivisione reale tra operatori e utenti - la distanza dal paese
  • 5. - la assenza di un bagno in camera - la poca autonomia nelle uscite con la necessità di una turnazione. Durante le tre visite si è osservato un transitare tra territori, dialetti, culture, visioni, caratterizzato da curiosità, competizione, desiderio e timore dell’ incontro con l’altro, diffidenza, paura del giudizio, bisogno di partecipazione, fatica. Le visite sono state caratterizzate da un costante ritardo nell’inizio delle attività determinato dal ritardo di alcune delegazioni. Ciò ha portato a volte alla necessità, da parte dei conduttori, di apportare arbitrariamente delle modifiche al setting, che si è de-formato in alcune parti. Si è registrata una certa difficoltà a seguire gli aspetti formali dell’esperienza, dagli orari di inizio, al compito di dare la valutazione attraverso il Vivacom, vissuti dai partecipanti più come elementi limitanti o come un compito ineludibile, piuttosto che come risorsa. Si è percepito, invece, in modo trasversale, il piacere condiviso rispetto agli aspetti informali, quelli dell’incontro e del confronto sulla dimensione pratica e sulla vita di comunità e quelli della condivisione emotiva dei vissuti e delle storie che a volte è stata predominante ed ha necessitato di un ri-orientamento al compito da parte dei conduttori. Le tre comunità hanno operato tra loro un progressivo percorso di “avvicinamento”, caratterizzato dal riconoscimento delle differenze (storiche, culturali, organizzative), inizialmente vissute con ambivalenza e competizione, successivamente riconosciute come risorsa che può permettere, attraverso la messa in comune ed il confronto, cambiamento in ognuna. Si è transitati dall’attacco più o meno velato alla possibilità, emersa soprattutto nell’ultimo incontro, di scoprire desideri e maggiore “intimità”, dalla distruttività alla costruzione, dalla staticità al cambiamento, così come metaforicamente emerso, durante un community meeting dell’ultimo incontro, attraverso le immagini simboliche di “eros e thanatos”. I coordinatori A. Volpe D. Mazzaglia
  • 6. - la assenza di un bagno in camera - la poca autonomia nelle uscite con la necessità di una turnazione. Durante le tre visite si è osservato un transitare tra territori, dialetti, culture, visioni, caratterizzato da curiosità, competizione, desiderio e timore dell’ incontro con l’altro, diffidenza, paura del giudizio, bisogno di partecipazione, fatica. Le visite sono state caratterizzate da un costante ritardo nell’inizio delle attività determinato dal ritardo di alcune delegazioni. Ciò ha portato a volte alla necessità, da parte dei conduttori, di apportare arbitrariamente delle modifiche al setting, che si è de-formato in alcune parti. Si è registrata una certa difficoltà a seguire gli aspetti formali dell’esperienza, dagli orari di inizio, al compito di dare la valutazione attraverso il Vivacom, vissuti dai partecipanti più come elementi limitanti o come un compito ineludibile, piuttosto che come risorsa. Si è percepito, invece, in modo trasversale, il piacere condiviso rispetto agli aspetti informali, quelli dell’incontro e del confronto sulla dimensione pratica e sulla vita di comunità e quelli della condivisione emotiva dei vissuti e delle storie che a volte è stata predominante ed ha necessitato di un ri-orientamento al compito da parte dei conduttori. Le tre comunità hanno operato tra loro un progressivo percorso di “avvicinamento”, caratterizzato dal riconoscimento delle differenze (storiche, culturali, organizzative), inizialmente vissute con ambivalenza e competizione, successivamente riconosciute come risorsa che può permettere, attraverso la messa in comune ed il confronto, cambiamento in ognuna. Si è transitati dall’attacco più o meno velato alla possibilità, emersa soprattutto nell’ultimo incontro, di scoprire desideri e maggiore “intimità”, dalla distruttività alla costruzione, dalla staticità al cambiamento, così come metaforicamente emerso, durante un community meeting dell’ultimo incontro, attraverso le immagini simboliche di “eros e thanatos”. I coordinatori A. Volpe D. Mazzaglia