Il Comandante Gerolamo Delfino - Borsa di studio classe 2A scuola F. De Andre' - Varazze.pdf
1. 1
Assessorato alla valorizzazione del patrimonio storico-culturale
I. C. Varazze - Celle "N. Mandela" - Scuola Secondaria di Primo Grado
"F. De André" - Varazze
Comitato Lanzarotto Malocello Varazze
Lanzarottus Day – XI^ Edizione
Sabato 1 ottobre 2022
Il Comandante Gerolamo Delfino:
un uomo di mare e un eroe dei tempi nostri
Borsa di studio a. s. 2021 – 2022
Istituita ogni anno dalle figlie Caterina, Rachele e nipoti del
Comandante Gerolamo Delfino, affinchè le nuove generazioni
possano trarre esempio dal comportamento del loro amato
congiunto.
2. 2
COMANDANTE GEROLAMO DELFINO:
L’EROE DEL “GALILEA”
BORSA DI STUDIO
PER L’ANNO SCOLASTICO 2021/22
Analisi e valutazione dei comportamenti
e delle reazioni umane di fronte alle emergenze
che a volte il destino ci riserva
Elaborato della classe 2^A (“sezione blu”)
Scuola secondaria di primo grado “F. De André” di Varazze
Istituto comprensivo Varazze – Celle
3. 3
CHE COSA SAPPIAMO NOI RAGAZZI DEL XXI SECOLO DI
GEROLAMO DELFINO?
(di Vanessa Fragapane e Idrees Haqim Bin Ashraf Aziz)
Gerolamo Delfino nacque a Varazze il
27 marzo 1898 da una famiglia semplice e
di sani principi. Il padre lavorava in un
cantiere navale e trascorreva le sue
giornate accanto alle barche in
allestimento o in riparazione. All’ora di
pranzo, per non abbandonare il lavoro,
aspettava che la moglie Caterina gli
portasse il cibo.
La madre di Gerolamo lo aveva partorito
sui paioli di una barca! Il comandante di
ciò andava molto fiero. Appena nato, il
bambino sembrava tanto minuto da essere
chiamato col vezzeggiativo "talalan", ossia "batuffolo di cotone"; in realtà, poi diventò grande,
raggiungendo una statura superiore alla media.
L’infanzia trascorse serena, in un ambiente a misura d’uomo, circondato dall’affetto dei familiari e dai
compagni di gioco. Gerolamo perse il padre a undici anni e fra i suoi ricordi più cari conservò sempre
le gite al cantiere dove egli lavorava. Andò a scuola dai Salesiani e adorava il calcio; ebbe la possibilità
di entrare nella squadra calcistica dello Spezia, ma una sfortunata caduta gli causò la rottura di un
ginocchio e la sua carriera sportiva venne interrotta.
Fece studi nautici e diventò Capitano di lungo corso. Nel 1918 venne chiamato al marittimo di Ancona,
mentre la prima guerra mondiale stava per finire. Egli ottenne diversi gradi militari, tra cui quello di
timoniere, capo gruppo e poi si imbarcò in diverse unità militari, tra cui quella dei sommergibili.
Alla fine della leva militare diventò sottotenente di vascello, tenente di vascello e capitano di corvetta
all’inizio della seconda guerra mondiale. Partecipò alla guerra in Africa orientale nel biennio 1935-36
e ottenne la medaglia di bronzo, croce di guerra al valor militare, medaglia d’oro per la lunga
navigazione e la croce di cavaliere della Repubblica.
Ma veniamo all’episodio destinato al fulcro della vicenda terrena del capitano Delfino.
Nel marzo del 1942, quando ormai la fortuna bellica italiana conosceva un irrimediabile declino, il
capitano di corvetta Delfino, al comando della torpediniera “Antonio Mosto", era incaricato di scortare
insieme con altre navi un convoglio composto dalla motonave “Galilea” e dalle cinque navi trasporto.
Gli ordini erano di non fermarsi per nessun motivo, neppure per un’eventuale opera di soccorso. Era
ammesso soltanto un eventuale combattimento, ma solo per rispondere ad un attacco nemico. Sul
"Galilea" era imbarcata la Brigata Gemona, appartenente all’ottavo reggimento Alpini, reduce della
Grecia, che viaggiava verso l’Italia, insieme a varie compagnie di bersaglieri, carabinieri e altri soldati,
per un totale di 1275 uomini.
Le condizioni climatiche erano pessime, il mare era agitato e la nave iniziò a sbandare, a causa di un
siluro lanciato dal sommergibile inglese HMS "Protheus"; grazie ad una radio portatile riuscirono a
mettersi a contatto con una delle torpediniere, la "Antonio Mosto": … Gerolamo Delfino non lasciò
morire i propri compatrioti ed invertita la rotta, si pose tra i naufraghi.
L’affondamento durò quattro ore e fino alla mattina seguente. Gerolamo salvo 246 uomini, di cui 117
Alpini.
4. 4
RACCONTO ROMANZATO DELL’AFFONDAMENTO DEL
GALILEA DAL PUNTO DI VISTA DI UN ALPINO
(di Daniele Danaidi Colombini)
Era la notte tra il 28 e il 29 marzo 1942:
io e i miei compagni del battaglione
“Gemona” degli alpini facevano ritorno
dalla Grecia verso l’Italia, insieme ad
altre dieci navi, tra cui il “Mosto”, un
cacciatorpediniere che faceva da scorta al
nostro piroscafo.
Era una notte cupa, il vento soffiava forte
e il mare era in burrasca; io e alcuni miei
compagni dormivamo sul ponte sotto la
tempesta, avvolti nelle mantelle e nelle
coperte inzuppate. Avevamo molto
freddo e pregavamo solo che la notte e la
burrasca passassero in fretta; ad un
tratto, ci svegliammo di soprassalto,
sentendo un colpo, come se la nave avesse
colpito qualcosa, ma nel buio non riuscivamo a capire cosa fosse.
Qualcuno cominciò a fare avanti e indietro sulla nave, finché qualcun altro urlò che eravamo stati colpiti
da un siluro sparato da un sommergibile e che la nave sarebbe presto andata giù a picco.
La nave iniziò a inclinarsi da una parte, cercammo di calare le scialuppe di salvataggio, ma quelle su
quel lato erano ormai impossibili da utilizzare, le altre erano insufficienti per contenerci tutti; eravamo
1300 soldati. Alcuni caddero in mare, tra cui io; l’acqua era gelida tutt’attorno, non si vedeva nulla e le
onde alte mi sbattevano da una parte all’altra. Fortunatamente avevo imparato a nuotare da piccolo,
ma alcuni miei compagni non erano capaci e li vidi sparire nelle acque gelide. Cominciai ad urlare
disperatamente che qualcuno ci venisse ad aiutare.
Mi si avvicinò una delle nostre scialuppe di salvataggio, ma non potevano farmi salire perchè era già
piena, così mi aggrappai al suo bordo con tutte le mie forze mentre quelli sopra mi incoraggiavano,
rassicurandomi che ci avrebbero salvato. Tuttavia sapevamo benissimo che le altre navi che viaggiavano
con noi avevano l’ordine tassativo di abbandonare la posizione di scorta in caso di attacco nemico.
All’improvviso, quando le forze ormai stavano per abbandonarmi, vidi una luce che avanzava verso di
noi e delle voci che ci chiamavano; era la nave comandata dal comandante Gerolamo Delfino.
I ragazzi a bordo della scialuppa urlavano di salvare prima me che ero in acqua, mi lanciarono un
salvagente, lo afferrai con le poche forze rimaste e, dopo poco, mi sentii trascinare verso la fiancata
della nave e issare su; non ricordo di preciso come avvenne e probabilmente svenni. Quando mi ripresi
ero in una cuccetta del “Mosto” insieme ad altri miei commilitoni, che come me avevano avuto la fortuna
di essere salvati.
Mi raccontarono che il comandante Delfino, vedendo il nostro piroscafo piegato su un lato, aveva dato
l’ordine ai suoi di fermarsi e soccorrerci, andando contro a tutto e tutti, rischiando la Corte Marziale,
ma che a lui non importava perché la vita di quasi trecento uomini (questi erano quanti riuscì a salvare)
era più importante della sua.
Non smetterò mai di ringraziare quel grande uomo che ha avuto il coraggio di salvarci la vita.
5. 5
DIALOGO IMMAGINARIO FRA GEROLAMO DELFINO E
SUOI COLLABORATORI PERPLESSI ALL’IDEA DI
PROCEDERE AL SALVATAGGIO
(di Lorenzo Panarelli)
Gerolamo: «Dobbiamo
andare a salvare gli alpini sulla
nave "Galilea": rispetto agli
ordini sono più importanti le
vite di altri italiani che hanno
aiutato a salvare il paese e hanno
combattuto sui monti fra la
Grecia e l’Albania; sono stati
valorosi sul campo di battaglia.
"VIRA DE BORDU"!».
Collaboratore 1: «Non
possiamo infrangere le regole; il
sottomarino potrebbe colpire
anche noi e rischieremmo di
avere ancora più morti di quanti
ce ne siano già. Non possiamo
virare "de Bordu"!».
Gerolamo: «Noi andiamo, è
deciso; lo so che in seguito ci
saranno delle conseguenze, ma
non ce la faccio a lasciare morire
persone che hanno combattuto per il nostro Paese. "VIRA DE BORDU"! E’ un ordine!».
Collaboratore 2: «Noi non ci muoviamo da qua, non possiamo rischiare la nostra vita per quegli
alpini che stanno affogando!».
Gerolamo: «Io sono disposto a rischiare la vita per salvare altre persone, è così che si diventa
valorosi in battaglia; se il siluro ci colpirà e moriremo, lo faremo da eroi, cercando di prestare soccorso
a chi ne ha bisogno. "VIRA DE BORDU"!».
Collaboratore 1: «Ma verremo processati o potrebbero ucciderci alla Corte Marziale per non
aver obbedito agli ordini, che sono quelli di non andare a prestare soccorso, ma procedere verso la
costa!».
Gerolamo: «Lo so, saremo processati, ma ora andiamo a salvare gli alpini sulla "Galilea". Per
l’ultima volta, "VIRA DE BORDU"!».
Collaboratori 1-2: «Sì, signore; ne è sicuro?».
Gerolamo: «Sì, sono sicurissimo della mia scelta e non cambierò idea».
6. 6
DIFESA IMMAGINARIA DI GEROLAMO DELFINO DINANZI
ALLA CORTE MARZIALE
(di Maria Teresa Del Gobbo)
Corte Marziale: «Comandante Delfino, ci
racconti cosa è accaduto la notte del 28 marzo
1942 nelle acque del Mar Ionio».
Comandante Delfino: «Mi trovavo al
comando del cacciatorpediniere "Antonio
Mosto" e stavo scortando il "Galilea", a bordo
del quale era imbarcata la brigata "Gemona"
dell’ottavo reggimento alpini della compagnia
"Julia". Vi era una terribile tempesta con il
mare a forza sei e, ad un tratto, il Galilea venne
silurato da un sommergibile inglese a causa del
quale la fiancata dell’imbarcazione si
squarciò. Il "Galilea" iniziò a sbandare e ad
inclinarsi, al punto che le lance di salvataggio
diventarono inaccessibili. Molti soldati, in
preda al panico, si gettarono o caddero in
mare, altri invece rimasero sulla nave che
stava affondando».
Corte Marziale: «Comandante Delfino,
ricorda quale fosse l’ordine tassativo del
Comando Superiore della Marina?».
Comandante Delfino: «Assolutamente
sì! Dovevamo proseguire verso l’Italia senza
mai fermarci, neppure per prestare aiuto».
Corte Marziale: «Per quale motivo ha violato l’ordine?».
Comandante Delfino: «Lei ha figli?».
Corte Marziale: «Comandante! Qui le domande le faccio io! Le ripeto per l’ultima volta: per quale
motivo ha violato l’ordine?».
Comandante Delfino: «Io di figlie ne ho due, Caterina e Rachele, e non ho potuto fare a
meno di pensare ai genitori di quei giovani che già avevano patito gli orrori della guerra. Ecco perché,
senza pensare alle conseguenze, ho ordinato al mio equipaggio di virare la nave in soccorso del Galilea!».
Corte Marziale: «Lei sa che questo avrà gravissime ripercussioni su di lei e sulla sua carriera
militare?».
Comandante Delfino: «Sì, è possibile, ma io so anche di non aver del tutto trasgredito all’ordine
del Comando Superiore della Marina».
Corte Marziale: «Che cosa intende? Ci spieghi meglio!».
Comandante Delfino: «L’ordine prevedeva che, nel caso di un attacco nemico alla propria nave,
sarebbe stato possibile, anzi doveroso, fermarsi».
7. 7
Corte Marziale: «Temo di non capire. Sta cercando di dirmi che siete stati attaccati?».
Comandante Delfino: «In un certo senso, sì! Il sommergibile inglese aveva silurato il Galilea e
probabilmente anche noi saremmo potuti essere attaccati».
Corte Marziale: «Beh, questo cambierebbe decisamente la sua posizione. Continui comandante, che
cosa fece?».
Comandante Delfino: «Ordinai al mio equipaggio di gettare bombe in profondità contro il
sommergibile inglese, e così riuscimmo a metterlo in fuga».
Corte Marziale: «Comandante Delfino, sono felice di dirle che, trattandosi di una risposta ad un
attacco nemico, lei è prosciolto dall’accusa di aver disubbidito agli ordini, e sicuramente il suo gesto
eroico sarà ricordato dalle generazioni future!».
(Giorgia Bongiovanni e Asia Martini: L’arte del navigare)
8. 8
PAGINA DI DIARIO DI UNA RAGAZZINA DI OGGI
CHE VIENE A CONOSCENZA DELLA VICENDA
DEL COMANDANTE GEROLAMO DELFINO
(di Giorgia Bongiovanni)
14 maggio 2022 - Caro diario,
oggi sono venuta a conoscenza di un
fatto incredibile: durante l’ora di
Italiano, il nostro prof. ci ha
raccontato della vita di Gerolamo
Delfino, varazzino nato nel 1898 che
si diplomò come capitano di lungo
corso, in seguito fu chiamato a fare
la leva militare ad Ancona, mentre
stava finendo la prima guerra
mondiale.
La sua carriera si sviluppò in
maniera interessante, portando ad
acquisire diversi titoli militari: da
timoniere a guardia marina, da
tenente di vascello a capitano di
Corvette. Penso sia stato difficile
durante la guerra partire, lasciare
tutto, senza sapere quale destino lo attendesse e senza poter comunicare con la sua famiglia.
Si imbarcò parecchie volte e ottenne molte onorificenze, ma il fatto drammatico che ti voglio raccontare
riguarda un atto eroico che il comandante compì nel marzo 1942, quando al comando della torpediniera
"Mosto", insieme ad altre navi, aveva il compito di scortare un convoglio di navi passeggeri, tra cui il
“Galilea”, con a bordo i militari di
ritorno in Italia, senza dover, per
alcun motivo, fermarsi, neanche
per scorrere gli equipaggi che
fossero in difficoltà.
Questo ordine, secondo il mio
parere, era molto difficile da
accettare per una persona come
Delfino che, per quello che
abbiamo potuto apprendere dalla
sua storia, era un uomo molto
generoso.
Infatti, successe che il “Galilea”
venne colpita da un siluro di un
sommergibile inglese. La nave
cominciò ad imbarcare acqua e ad
inclinarsi.
9. 9
(Federico Iaccheri e Chiara Protto: Le operazioni di salvataggio)
Molti soldati si gettarono in acqua anche senza saper nuotare. Insomma, tanta gente stava morendo
annegata o si trovava ancora sulla nave
che stava affondando.
Quel tragico spettacolo si stava
svolgendo sotto gli occhi del comandante
Delfino, che era rimasto vicino, mentre
tutte le altre navi avevano seguito
l’ordine di non fermarsi. Non solo,
nonostante sapesse che avrebbe subito
delle conseguenze per non aver
obbedito, ordinò al suo equipaggio
“VIRA DE BORDU!”, per poter così
soccorrere più persone possibili.
Questo gesto mi emoziona e mi rende anche orgogliosa che un mio
concittadino ci abbia lasciato un messaggio così forte di coraggio e altruismo.
Con questo gesto, caro diario, egli riuscì a salvare circa trecento naufraghi: credo che Gerolamo Delfino
non sia mai stato così contento di aver disobbedito ad un comando di un suo superiore e di aver rischiato
la vita per salvarne tante. A presto!
La tua Gio
10. 10
RICERCA SULLA CITTA’ DI GEMONA, CHE ANCORA OGGI
COMMEMORA L’EROISMO DEL COMANDANTE DELFINO
(di Lorenzo Panarelli)
Gemona sorge a 272 m.s.l.m., su un conoide alluvionale alle pendici delle Prealpi Giulie. Il territorio
comunale comprende zone geograficamente molto diverse. In quest’area scorre il torrente Vegliato, che,
dopo aver percorso le pendici del monte Cjampon, giunge fino alla zona pianeggiante della cittadina per
poi essere incanalato prima in un alveo artificiale e per poi diventare la cosiddetta “Roggia dei molini”.
Il territorio di Gemona del Friuli ha un clima subcontinentale, con inverni piuttosto freddi, ma
relativamente miti per la latitudine, estati moderatamente calde; le nevicate sono molto variabili.
Gemona viene menzionata nella “Historia Longobardorum” da Paolo Diacono, il quale riporta che nel
611 essa era considerata un castello inespugnabile. Nella seconda metà del XII secolo fu libero comune,
con propri statuti. Dalla Preistoria Gemona era uno dei punti di passaggio più importanti per chi
dall’Adriatico si dirigeva verso i valichi alpini nord-orientali.
La pianura, dove oggi sono sviluppati gran parte degli insediamenti urbani, una volta era dominata
dalle paludi del Tagliamento e il percorso più sicuro e obbligato era quello che prevedeva il passaggio
per l’odierno centro storico, per poi proseguire verso l’alto Friuli. I primi insediamenti celtici possono
essere collocati attorno al 500 a.C., nell’attuale borgata che oggi prende il nome di Godo.
Nel 1976 Gemona fu devastata dai terremoti del 6 maggio e del 15 settembre, che provocarono il crollo
di una parte del Duomo, punto di riferimento della città. Molti crolli furono favoriti dall’età avanzata
degli edifici, che erano stati risparmiati dalle devastazioni delle guerre mondiali. Dopo il terremoto il
paese venne riedificato completamente con criteri antisismici.
A MURIS RAGOGNA: IL RICORDO DELLA STRAGE DEL GALILEA
Cerimonia per l'80mo anniversario dell'affondamento del piroscafo, il 28 marzo 1942
«La commemorazione a 80 anni dalla strage del piroscafo Galilea.
Si è svolta questa mattina la cerimonia in occasione dell’ottantesimo anniversario della strage a seguito
dell‘affondamento del piroscafo Galilea. L’evento commemorativo si è tenuto a Muris di Ragogna nei
pressi del monumento ai caduti sul fronte greco albanese. Del monumento, che riporta i nomi dei tanti
alpini del Gemona e le lapidi dei bersaglieri del 2° Reggimento e del I e XXI Battaglione Carabinieri,
quest’anno si celebra anche il 50mo dall’inaugurazione.» - (https://www.friulioggi.it)
11. 11
QUALI INSEGNAMENTI TRARRE DALLA VICENDA DEL
COMANDANTE DELFINO OGGI?
(di Pietro Pillitteri)
Durante la Seconda Guerra
Mondiale, nella notte tra il 28 e il 29
marzo 1942, nel Mar Ionio, avvenne
il naufragio della nave “Galilea” a
causa di un siluro lanciato da un
sommergibile inglese.
La nave “Galilea” trasportava il
battaglione degli Alpini di Gemona,
più di 900 soldati, che, in gran parte,
morirono nel naufragio, annegati nel
mare in tempesta.
Solamente il cacciatorpediniere
“Antonio Mosto” si fermò a
soccorrere il “Galilea”.
Il Comandante del “Mosto” era il
varazzino Gerolamo Delfino.
Egli compì un’azione eroica: salvò
quasi trecento Alpini del “Galilea” disubbidendo all’ordine che gli era stato impartito dai suoi superiori,
di non fermarsi, nemmeno se una nave fosse stata colpita.
Il Comandante Delfino si trovò di fronte a una scelta: obbedire all’ordine, lasciando morire molti soldati
e non avere conseguenze, oppure salvare gli uomini rischiando la Corte Marziale e la sua stessa vita. Egli
non ebbe dubbi e scelse di salvare quanti più uomini poteva, per questo è riconosciuto come eroe.
Io penso che, nella vita di tutti i giorni, tutti noi ci troviamo a dover fare delle scelte, di solito non estreme
come quella in cui si è ritrovato il Comandante Delfino, ma comunque a tutti noi capita di dover
decidere se pensare solo a noi stessi o essere altruisti e aiutare chi è in difficoltà. Comportandoci in
maniera altruista e scegliendo il bene possiamo dire di essere delle persone giuste.
Gli alunni della classe 2^A (“sezione blu”) della Scuola secondaria di primo
grado “F. De André” di Varazze (Istituto comprensivo Varazze - Celle):
Idrees Haqim Bin ASHRAF AZIZ, Giorgia BONGIOVANNI, Marta Anna
BUSCHIAZZO, Giorgia CROCCO, Daniele DANAIDI COLOMBINI, Maria
Teresa DEL GOBBO, Felice DELL’AGOSTINO, Elisa FLERES, Vanessa
FRAGAPANE, Pietro GAIANI, Federico IACCHERI, Omer LOSHA, Asia
MARTINI, Edoardo MAZZUCCHI, Arseniy OKRACHKOV, Lorenzo
PANARELLI, Pietro PILLITTERI, Chiara PROTTO, Giacomo VILLA.
Docente: prof. Andrea GUIDO
12. 12
ELABORATI GRAFICI DEI RAGAZZI DELLA 2^A
Marta Anna Buschiazzo: Ritratto
del Comandante Gerolamo Delfino
Giorgia Bongiovanni e Asia Martini:
L’arte del navigare
Arseniy Okrachkov: Le medaglie del comandante Delfino
13. 13
Omer Losha:
La nave "Galilea"
Maria Teresa Del Gobbo ed Elisa
Fleres: Il cacciatorpediniere
"Antonio Mosto"
Felice Dell’Agostino:
L’affondamento del "Galilea"
Federico Iaccheri e Chiara Protto:
Le operazioni di salvataggio
Edoardo Mazzucchi: Il
bombardamento del sommergibile
inglese
Giorgia Crocco e Pietro Gaiani: Il
molo Santa Caterina intitolato a
Gerolamo Delfino, visto dall’alto
14. 14
Giacomo Villa: Il molo Santa Caterina intitolato a Gerolamo Delfino, visto da est.
ELABORATI GRAFICI DEI RAGAZZI DELLA 2^A SCUOLA "F. DE ANDRE’" VARAZZE:
Pagina 11:
- Marta Anna Buschiazzo: Ritratto del Comandante Gerolamo Delfino;
- Giorgia Bongiovanni e Asia Martini: L’arte del navigare;
- Arseniy Okrachkov: Le medaglie del comandante Delfino.
Pagina 12:
Marta Anna Buschiazzo: Ritratto del Comandante Gerolamo Delfino;
Giorgia Bongiovanni e Asia Martini: L’arte del navigare;
Arseniy Okrachkov: Le medaglie del comandante Delfino;
Omer Losha: La nave "Galilea";
Maria Teresa Del Gobbo ed Elisa Fleres: Il cacciatorpediniere "Antonio Mosto";
Felice Dell’Agostino: L’affondamento del "Galilea";
Federico Iaccheri e Chiara Protto: Le operazioni di salvataggio;
Edoardo Mazzucchi: Il bombardamento del sommergibile inglese;
Giorgia Crocco e Pietro Gaiani: Il molo Santa Caterina intitolato a Gerolamo Delfino, visto dall’alto.
Pagina 13:
Giacomo Villa: Il molo Santa Caterina intitolato a Gerolamo Delfino, visto da est.
Docente: prof. Andrea GUIDO
15. 15
I N D I C E
DESCRIONE PAGINA
- I^ DI COPERTINA CON PRESENTAZIONE 1
- II^ DI COPERTINA CON TITOLO BORSA DI STUDIO 2
- CHE COSA SAPPIAMO NOI RAGAZZI DEL XXI SECOLO DI GEROLAMO
DELFINO?
3
- RACCONTO ROMANZATO DELL’AFFONDAMENTO DEL GALILEA DAL
DIALOGO IMMAGINARIO FRA GEROLAMO DELFINO E UN SUO
COLLABORATORE PERPLESSO ALL’IDEA DI PROCEDERE AL SALVATAGGIO
(di Lorenzo Panarelli)
4
- DIALOGO IMMAGINARIO FRA GEROLAMO DELFINO E SUOI
COLLABORATORI PERPLESSI ALL’IDEA DI PROCEDERE AL SALVATAGGIO
(di Lorenzo Panarelli)
5
- DIFESA IMMAGINARIA DI GEROLAMO DELFINO DINANZI ALLA CORTE
MARZIALE (di Maria Teresa Del Gobbo)
6 e 7
- PAGINA DI DIARIO DI UNA RAGAZZINA DI OGGI CHE VIENE A CONOSCENZA
DELLA VICENDA DEL COMANDANTE DELFINO (di Giorgia Bongiovanni)
8 e 9
- RICERCA SULLA CITTA’ DI GEMONA, CHE ANCORA OGGI COMMEMORA
L’EROISMO DEL COMANDANTE DELFINO (di Lorenzo Panarelli)
10/a
- A MURIS RAGOGNA: IL RICORDO DELLA STRAGE DEL GALILEA 10/b
- QUALI INSEGNAMENTI TRARRE DALLA VICENDA DEL COMANDANTE
DELFINO OGGI? (di Pietro Pillitteri)
11
- ELABORATI GRAFICI DEI RAGAZZI DELLA 2^A 12-13-14
- III DI COPERTINA CON INDICE ELABORATO E PRESENTAZIONE 15
- IV DI COPERTINA CON INVITO ALLA XII^ EDIZIONE DEL LANZAROTTUS
DAY
16
16. 16
L’Assessorato alla valorizzazione del patrimonio storico-culturale,
l’I. C. Varazze - Celle "N. Mandela" - Scuola Secondaria di Primo Grado
"F. De André" - Varazze
il Comitato Lanzarotto Malocello Varazze
e le figlie Caterina, Rachele e i nipoti del Comandate
Gerolamo Delfino, Vi danno appuntamento alla XII^
edizione del
Lanzarottus Day
di sabato 23 settembre 2023
e al ricordo dell’impresa compiuta
dall’eroe del "Galilea": Gerolamo Delfino
Città di Varazze - I. C. Varazze - Celle "N. Mandela" - Scuola Sec. di P. G. "F. De André" - Varazze