Una breve introduzione ad Elsa Morante, vita e opere
ODISI, Open Data Infrastructure for Spatial Interaction
1. ALLEGATO B – ODISI, Open Data Infrastructure for Spatial Interaction
2. Milano 22 marzo 2017
ALLEGATO B
ODISI
Open Data infrastructure for Spatial Interaction
Ruggero Bonisolli
Con il supporto tecnico del
Servizio Infrastrutture software e identità digitale (Area Servizi ICT - Politecnico di Milano)
L’infrastruttura sperimentale O.D.I.S.I. (allegato B) è stata sviluppata all’interno del programma di ricerca
EDULINK II “From University to Territory” relativo all’offerta di servizi, conoscenze e percorsi formativi sul
tema della sovranità/sicurezza alimentare in Repubblica Dominicana. Qui viene presentata come Infrastruttura
da implementare sul territorio lombardo, in particolare l’ambito della Martesana, in modo da sperimentarne le
capacità di attivare interazioni spaziali funzionali al programma di lavoro sulla neoruralità oggetto del
programma di OSTEMI. In questo senso si potrà disporre di un sistema per il trattamento dei dati territoriali
incardinato nelle direttive nazionali di AgID e Comunitarie di INSPIRE disponibile a dialogare con il Nodo
Nazionale Italiano dell’infrastruttura Comunitaria, così come con altri “repository open data” istituzionali.
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I materiali sono concessi dal Politecnico di Milano/DAStU, partner Edulink sotto licenza CC-BY 3.0 IT - *https://creativecommons.org/licenses/by/3.0/it/
3. PREMESSA
La realizzazione dell’Infrastruttura Dati O.D.I.SI. cerca di raggiungere un obiettivo attenendosi
a due principi fondativi. Ipotesi e principi che “spiegano” il logo.
L’ipotesi è che si possa dare un contributo ai processi di interazione spaziale tra territori
(oggetti) e comunità (soggetti) mettendo a disposizione un insieme di strumenti che
sfruttano in modo avanzato le tecnologie digitali in “rete”, accessibili via internet, utilizzando
stumenti di “navigazione” consolidati.
Il primo principio che ne deriva è che l’accessibilità è maggiore se si utilizzano software open
source che non obbligano gli utenti ad acquistare sul mercato costose licenze e riducono
eventuali altri costi collegati all’addestramento per il loro utilizzo.
Il secondo principio è quello di proporre un insieme di strumenti che possano favorire
l’accesso alle fonti cartografiche per consentire attività differenziate per tipologie di utenze.
Alcune più interessate alla creazioni di basi informative ovvero semplicemente alla loro
consultazione. Con obiettivi generici per la raccolta di informazioni in ambito di ricerca o
studio ovvero per attività di studio o per progetti legati a specifici territori consentendo una
interazione tra tecnici esperti e comunità insediate. Utilizzabili, infine, per attività tecniche
esperte nella creazione, manutenzione e aggiornamento di basi informative.
Questo obiettivo, e questi principi guida, si posizionano all’interno di un quadro normativo
nazionale e comunitario, rispettivamente AgID e INSPIRE, oltre che nel processo di sviluppo
delle SDI/IDT che ha maturato una sempre maggiore attenzione, nel tempo, rispetto alle
esigenze degli utenti che accedono ai servizi digitali distribuiti.
In questo testo non si ritiene di approfondire ulteriormente il quadro di riferimento,
rimandando alla grande quantità di documenti reperibili in “rete”. Inoltre, all’interno delle
attività del programma di ricerca Edulink II “From University to Territory”, è prevista la
realizzazione di un testo, in corso di ultimazione, dove più diffusamente ci si intratterrà su
questi aspetti di quadro.
Di seguito sono rappresentati il processo di maturazione, con alcune schematizzazioni, e le
procedure necessarie per utilizzare l’insieme dei software che costituisce l’Infrastruttura.
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4. Per chiudere sono doverose due precisazioni. La prima è che la fase sperimentale non è
ancora esaurita e l’infrastruttura è accessibile all’interno della “rete” del Politecnico di
Milano. La seconda è che l’Infrastruttura è stata realizzata in collaborazione con l’Area
Servizi ICT-Servizio infrastrutture software e identità digitale del Politecnico di Milano. Software
e basi dati sono installati e archiviati su apparati hardware del Servizio.
ARCHITETTURA DELL’INFRASTRUTTURA.
La prima fase di sperimentazione si è svolta installando i software in “locale” (localhost) per
verificare impostazioni e modalità operative in un ambiente più facilmente controllabile.
Questa prima architettura, pre-sperimentale, è leggermente differente rispetto a quella ora
disponibile. Questo a causa del differente sistema operativo ospitante.
Una volta concluso il primo test è stato possibile trasmettere al servizio di Ateneo le
informazioni in modo che si arrivasse alla attuale estabilizzazione.
Il primo schema, realizzato dal Servizio di Ateneo, rappresenta l’architettura dell’Infrastruttura
a partire dall’azione “esperta” di realizzazione di una base informativa cartografica. Si
chiude, a sinistra, con gli strumenti per la consultazione da arte degli utenti esterni.
Schema 1 Architettura software
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5. Come descritto in premessa il nostro punto di vista parte dal flusso informativo che
caratterizza le attività di ricerca su specifici temi e campi geografici, così come riportato
nello schema 2.
Schema 2 Attività/strumenti per le ricerche territoriali
In questo schema il flusso informativo parte dal campo di indagine fino ad arrivare alle
modalità di distribuzione e accesso alle informazioni elaborate. Sono individuate i due insiemi
di azioni, una tecnica e una sociale, all’interno dei quali lo scambio informativo, tra tecnico
esperto e soggetti sociali, ha propri percorsi e utilizza in modo differente l’insieme di
strumenti.
Un terzo schema rappresenta una lettura a partire da chi svolge le attività accedendo
all’infrastruttura. All’esterno, esperti e non esperti, in rapporto ai propri interessi utilizzano gli
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6. strumenti in modo differenziato. All’interno provvedendo alla manuntenzione del sistema,
l’aggiornamento dei software, la verifica che i dati non vengano manomessi. Al centro un
nodo di interscambio dove, di solito, opera l’amministratore controllando il flusso che passa
dalla raccolta all’archiviazione dei dati.
Schema 3 Soggetti che operano nell’infrastruttura
I software utilizzati dagli utenti esterni sono una catalogo (Geonetwork), una pagina WEB
preimpostata (Qgis-WEB-client), un GIS intallato sul proprio computer (Qgis) utilizzato,
tipicamente, per la produzione di mappe anche accedendo ai servizi OWS di “rete”, una
interfaccia per la gestione di grandi bache dati (PGAdmin).
In questo testo, di seguito, ci si limita a rappresentare, in modo semplificato, le procedure per
consentire agli utenti di accedere ai dati archiviati nell’Infrastruttura.
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7. CATOLOGO. (http://www.geogis.test.polimi.it/geonetwork/srv/eng/catalog.search#/home)
La schermata di avvio di
Geonetwork presenta un
catalogo vuoto.
In alto a destra la selezione
delle modalità di accesso per
tipologie di utenti. Per inserire
dati è necessario il login come
amministratore.
Selezionando il comando di
login è possibile inserire i
parametri classici user e
password.
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8. L’amministratore ha un
pannello di controllo nel quale
è possibile impostare l’accesso
a un server cartografico per
caricare i dati nel catalogo
(harvesting).
E selezionare il collegamento.
e attivare (harvest)
Se il collegamento è andato a
buon fine troveremo nel
catalogo il servizio attivo
Ora bisogna selezionare un
template dei metadati per
poter archiviare un dataset.
Nel caso di basi vettoriali si
utilizza ISO1939 multilingue
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9. Con il menu contribute si può
a archiviare un dataset
Nello schema dei metadati si
inseriscono i valori opportuni.
Quindi si seleziona, a destra, la
tipologia della base
informativa. In questo caso è
un collegamento al servizio
precedentemente attivato.
Il servizio consente di
selezionare lo strato
informativo a cui accedere.
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10. Nella schermata del catalogo
ora compare il nome del
dataset
L’amministratore deve ora
assegnare i “privilegi” di
accesso selezionando l’icona
che rappresenta un
“lucchetto” chiuso o aperto.
Sono presentati utenti generici
di default e utenti schedati
per tipologia.
Il catalogo ora contiene un
servizio e un dataset
e un dataset.
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11. Selezionato il dataset
vengono presentati in modo
sintetico i metadati, la
copertura geografica e la
possibilità di aggiungerlo alla
mappa.
Aggiungendo i dati alla
mappa si visualizza una
cartograifa che può avere
differenti sfondi, un controllo
della legenda, la trasparenza,
gli strumenti di navigazione
come zoom e pan.
Il catalogo consente di collegare il servizio attivato a tutte le mappe archiviate e accessibili
al server cartografico. Per aggiungere altre basi informative sarà sufficiente selezionare il
servizio che abbiamo attivato precedentemente e modificare il nome della mappa a cui
accedere.
La riga di comando che contiene le informazioni di accesso alle basi informative è la
seguente.
http://www.geoclientw.test.polimi.it/wms/XXXXXXX?
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12. Dove nella parte finale bisogna inserire il nome del file della base informativa aggiungendo
un punto di domanda finale.
GIS.
In questa sezione si descrivono semplicemente le modalità per realizzare una base
informativa e impostarla per essere utiizzata da un server cartografico.
La prima operazione è quella
di caricare uno strato
informativo. In questo caso,
per semplicità,
selezionamiamo un file “shp”.
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13. La mappa viene
rappresentata per categorie
rispetto al valore della
popolazione rurale al 2011
Nel pannello delle prorietà del
progetto digitale bisogna
verificare di selezionare il
“percorso relativa” nelle
impostazioni generali.
Quindi bisogna attivare i sevizi
OWS (O.G.C. Web services).
Qui si possono impostare i
differenti servizi WMS, WFC,
ecc.. selezionare il Bbox che
rappresenta i limiti
dell’estenzione della mappa e
i sistemi di riferimento da
incorporare nel file per poter
essere “letti” dal server
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14. Ora è sufficiente salvare il file
nella propria cartella locale.
Per rendere accessibile la
mappa e i suoi strati
informativi dal server bisogna
salvare il file di progetto in una
cartella “progetti” e gli strati
informativi in una cartella
“data”. Questa
organizzazione è molto
importante per visulizzare i file
in modo corretto
Il file di progetto è un semplice
file testuale. Conviene
verificare che in esso sia
memorizzato il percorso
relativo degli strati informativi.
Con la funzione “trova” di un
semplice editor l’indicazione
corretta è:
../data/XXXX.shp. Se non è
riportata in questo modo
conviene riaprire il pannello
proprietà/ows, uscire dal
pannello e salvare
nuovamente
SERVIZI WMS VIA GIS.
I software GIS possono accedere ai servizi O.G.C. come quello WMS, attivando un
collegamento ad un server cartografico. Tipicamente le mappe visualizzate vengono
utilizzate come “sfondi” sulle quali aggiungere strati informativi.
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15. Selezionando l’apposito
comando di collegamento a
servizi “WMS” inserendo il
riferimento al server e a una
mappa archiviata e
accessibile con i servizi richiesti.
La linea nel nostro caso è:
http://www.geoclientw.test.pol
imi.it/wms/XXXXX?
Avviando il collegamento sono
presentati gli strati informativi
contenuti nella mappa per
essere caricati singolarmente o
meno
I dati ai quali si accede via
WMS possono restituire, in
forma raster, i contentui
informativi dell’oggetto
selezionato
IL WEB
WEB-CLIENT.
L’utilizzo diretto via WEB delle basi dati è una possibilità che estende l’insieme di utenti ai
quali offrire servizi cartografici. Non è necessario utilizzare software specializzati. La
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16. visualizzazione delle mappe avviene inserendo una linea di comando nel browser. Nel nostro
caso la linea di comando è:
http://www.geoclientw.test.polimi.it/qgiswebclient.html?map=/usr/local/data/sites/geoclien
tw/htdocs/qgis-web-client/projects/XXXX.qgs
La pagina WEB vsualizzata è
preimpostata in modo da
visualizzare dati cartografici ai
quali si accede “richiedendo”
un servizio WMS al server. Qgis
web client consente di
visualizzare senza passaggi
intermedi mappe realizzate
con la versione desktop e di
utilizzare, ad esempio, le
composizioni di stampa
memorizzate nel progetto
cartografico.
Analogamente agli ambienti
software precedenti sono
presenti strumenti di
“interrogazione” per
visualizzare i contenuti delle
basi informative
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17. Sono presenti alcune funzioni
grafiche come l’ordinamento
degli strati informativi che
compongono la mappa e
livelli di trasparenza.
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