1. Intelligenza artificiale ed etica
Mattia Peccerillo 5F
L’intelligenza artificiale per definizione è:
“un ramo dell’informatica che permette la programmazione e progettazione di sistemi sia hardware
che software che permettono di dotare le macchine di determinate caratteristiche che vengono
considerate tipicamente umane
[...]
Si tratta cioè, non solo di intelligenza intesa come capacità di calcolo o di conoscenza di dati astratti,
ma anche e soprattutto di tutte quelle differenti forme di intelligenza che sono riconosciute dalla
teoria di Gardner[1], e che vanno dall’intelligenza spaziale a quella sociale, da quella cinestetica a
quella introspettiva. Un sistema intelligente, infatti, viene realizzato cercando di ricreare una o più di
queste differenti forme di intelligenza che, anche se spesso definite come semplicemente umane, in
realtà possono essere ricondotte a particolari comportamenti riproducibili da alcune macchine.”
Fonte: http://www.intelligenzaartificiale.it
Si parla dunque di una semplificazione di quelli che sono i processi decisionali della mente umana,
proiettati su una macchina virtuale e fisica. Ad oggi l’uso di queste intelligenze artificiali è
ampiamente diffuso, a partire dalle ricerche su Google formulando la ricerca come una domanda[2] ,
fino a sistemi di guida automatica che decidono autonomamente quando effettuare una frenata di
emergenza, per non parlare dei larghi usi che se ne fanno in ambito economico proponendo
pubblicità personalizzate agli utenti di internet. La domanda dunque è: si arriverà mai ad un punto in
cui l’uomo sarà sostituito da una macchina intelligente? Esisterà mai una macchina in grado di
pensare come un umano?
Nel 1950 appare sulla rivista Mind un articolo di Alan Turing in cui spiega un criterio per determinare
se una macchina sia in grado di pensare. L’esperimento prevede un computer e una persona umana
rispondere a delle domande poste da un giudice. Il computer cercherà di imbrogliare il giudice il
quale dovrà poi stabilire quale dei due interlocutori è una macchina. Se il giudice non è capace di
distinguere la macchina dalla persona, allora la macchina dovrà essere considerata intelligente. In
contrasto con questo test vi ò quello della stanza cinese ideato nel 1980 da John Searle. Con questo
test si arriva alla conclusione che tutti i processi effettuati dalla macchina per dare una risposta
sensata ad un interlocutore non sono altro che un insieme di regole a cui deve attenersi.
Ritornando alla ricerca su Google, se si cerca “quanto dista la Terra dalla Luna?” il motore di ricerca
riesce a capire la struttura della domanda dando come primo risultato a caratteri cubitali : “Luna /
Distanza dalla Terra 384.400 km”, stessa cosa se si prova a formulare la domanda in altre lingue, ma
cosa accade se si formula la domanda mischiando due lingue, ad esempio inglese e italiano?
Sostanzialmente nulla, tra i vari risultati si troverà la risposta alla domanda, ma questa è il risultato di
una normale ricerca, non di un ragionamento fatto come nel caso della lingua unica[3] . Se si formula
2. la stessa domanda ad una persona capace di comprendere sia italiano che inglese riuscirebbe a
trovarne un senso e formulare una risposta.
Le macchine dotate di intelligenza artificiale quindi non fanno altro che raccogliere dati ed elaborarli,
senza realmente pensare, dunque perché un tema attuale in questo ambito sono i problemi etici che
derivano dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale?
Dal video “Intelligenza artificiale: il dibattito etico e giuridico” reperibile sul sito del parlamento
europeo viene detto:
“lo sviluppo di nuove applicazioni di IA può essere una minaccia per i diritti umani? Gli individui
dovranno sottoporsi al riconoscimento facciale o delle emozioni quando l'IA sarà in grado di
riconoscere o prevedere il nostro stato emotivo durante un colloquio di lavoro?”
A mio parere in questa frase, come nel resto del video, sembra che l’intelligenza artificiale sia
generata dalla macchina, e non dalle persone, andando dunque a puntare il dito contro le macchine
intelligenti che non fanno altro che elaborare dati, i fini vanno oltre la loro comprensione, per questo
quando si parla di intelligenza artificiale ed etica bisognerebbe ricordarsi che a violare i propri diritti
umani non sono tanto le macchine, quanto più le persone.
A tale proposito durante La Conferenza di alto livello del Consiglio d’Europa ad Helsinki il 26 e 27
febbraio 2019 si è discusso su quelle che devono essere le linee guida su come procedere per
garantire lo sviluppo delle AI in sicurezza e in modo che tutti possano trarne vantaggio, un punto in
particolare di questo elenco recita:
“la consapevolezza pubblica dei potenziali rischi e vantaggi dell’IA deve essere rafforzata e occorre
sviluppare nuove competenze e capacità necessarie”
Portando alla luce la prima problematica dell’intelligenza artificiale: è largamente sfruttata ma in
pochi ne conoscono il reale funzionamento.
Note
[1]
La Teoria delle intelligenze multiple elaborata da Gardner prevede 9 tipi di intelligenza all’interno di
ogni individuo, più o meno sviluppate, esse sono:
Intelligenza Linguistica;
Intelligenza Logico-matematica;
Intelligenza Musicale;
Intelligenza Visuo-spaziale;
3. Intelligenza Corporeo-cinestetica;
Intelligenza Interpersonale;
Intelligenza Intrapersonale;
Intelligenza Naturalistica;
Intelligenza Esistenziale.
[2]
Es: quanto dista la terra dalla luna?
[3]
Nel caso in cui si formuli una domanda, il risultato appare sottoforma di feedback dal motore di
ricerca stesso
Anche se si formula la domanda in una lingua diversa da quella del sistema o del motore di ricerca
4. Ciò non appare se si mischiano le due lingue, si dimostra quindi che l’intelligenza artificiale non è in
grado di percepire la presenza di due lingue diverse nella stessa frase, nonostante tra i risultati si
possa comunque ricavare la risposta desiderata sottoforma di risultato di una ricerca, e non di una
elaborazione della domanda
Fonti
https://unipd-centrodirittiumani.it/it/news/Conferenza-di-Helsinki-del-Consiglio-dEuropa-
lintelligenza-artificiale-IA-deve-svilupparsi-in-modo-umanocentrico-affinche-possa-apportare-
benefici-ai-diritti-umani-alla-democrazia-e-allo-stato-di-diritto/4846