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Periodico di informazione a cura dell’associazione “Il Cielo sopra Esquilino” Numero 31 anno VI - Giugno/Luglio 2020
«L’Esquilino?Scorreneltempo»
Parla Mario Martone. Il film in lavorazione, i progetti cinematogra-
fici e teatrali in calendario. E la bellezza “un po’ straniata” del rione
Mario Martone è un grande artista pluripre-
miato, la cui opera spazia dal teatro al ci-
nema, all’opera lirica. Ha sempre alternato
l’impegno cinematografico con quello teatra-
le, diventando direttore del Teatro Argentina
di Roma e del Teatro Stabile di Torino, nonché
condirettore del Teatro Stabile di Napoli. In
questi tempi di isolamento forzato da corona-
virus, abbiamo dovuto optare per uno scambio
‘non in presenza’, ma ugualmente ricco di sti-
moli; e di ciò lo ringraziamo.
Nonostante il suo grande amore per Napo-
li, ad un certo punto ha deciso di trasferir-
si a Roma: quali le motivazioni di questa
scelta? E perché proprio l’Esquilino?
Ho casa a Roma dall’inizio degli anni ’90 ma è
da quando sono stato direttore del Teatro Sta-
bile di Roma (per due anni, 1999/2000) che il
corpo a corpo con la città mi ha fatto romano,
oltre che napoletano. Amo vivere a Roma, e
da una quindicina d’anni sono di casa intorno a
piazza Vittorio. Tante le ragioni: la bellezza un
po’ straniata del quartiere, tra antichità roma-
ne, vestigia sabaude, treni e binari, un luogo
che scorre nel tempo invece che esservi inchio-
dato. C’è qualcosa di vivo, c’è l’aria buona del
colle, e ci sono tanti amici cari.
Maria Grazia Sentinelli
segue a pagina 3
Foto di Mario Spada: sul set di ‘Capri revolution’
Torniamo a guardare avanti
Oggi il nostro giornale rionale è di nuo-
vo sul territorio con la pubblicazione
cartacea, dopo la versione solo digitale del
numero scorso. Con questa scelta, anche
noi, come tutti nel Paese, abbiamo deciso
di scommettere su un ritorno alla normali-
tà, magari parziale e fatta anche di piccole
cose, di abitudini. E tra queste, per molti
abitanti del rione, riteniamo che ci sia an-
che la lettura, toccandole con mano, delle
nostre pagine.
Certamente abbiamo tutti trascorso degli
strani giorni, con nuove regole, reclusione
forzata, alle prese con attività casalinghe
e momenti di solitudine e ore e ore di let-
ture. Qualcuno, riferendosi al marciapiede,
ha usato la metafora della sala operato-
ria, per il modo in cui, ormai da mesi, lo
affrontiamo: con mascherina e guanti, e
con in tasca gel per le mani sempre pronto
all’uso.
Per la prima volta – dopo decenni di abitu-
dine al consumo, radicati alle nostre picco-
le, grandi certezze – abbiamo dovuto fare
i conti con un’emergenza causata da una
minaccia per troppi versi fuori controllo.
E non è stato uguale per tutti. Qualcuno,
tanti anche nel nostro rione, ha avuto bi-
sogno di un aiuto concreto per poter an-
dare avanti. Il Municipio ha fatto la sua
parte, coordinando attività di sostegno,
dalla raccolta e distribuzione di alimenti,
alla destinazione di fondi per facilitare la
didattica a distanza, fino alla creazione di
una cabina di regia per la gestione politica
e il coordinamento delle attività finalizzate
a fronteggiare l’emergenza. E un sostegno
non è mancato anche da parte di tante as-
sociazioni, che si sono impegnate da subi-
to ad organizzare la distribuzione di cibo e
generi di prima necessità a decine e deci-
ne di famiglie e di persone sole. La chiu-
sura forzata e inevitabile di tanti esercizi
commerciali, delle botteghe artigiane, dei
ristoranti, dei bar ha messo a dura prova la
possibilità di risollevarsi per tanti.
Ma adesso si riparte, con qualche difficoltà,
ma si riparte. E possiamo tornare a guar-
dare avanti. Questo numero del giornale
ha in prima pagina, accanto al racconto di
una bella esperienza di solidarietà, un’in-
tervista al regista Mario Martone. E il senso
di questa scelta sta tutta lì, nella volontà
di dare un segnale di ritrovata normalità.
Buona lettura!
Paola Mauti
Portici Aperti ai bisogni
Tra le conseguenze del confinamento c’è stata anche una forte limi-
tazione delle relazioni sociali. E chi era solo, ora lo è ancora di più
Le pandemie quando arriva-
no fanno in fretta e colpi-
scono per primi coloro che non
godono di buona salute. Poi,
e allo stesso modo, quando la
chiusura, il distanziamento, il
blocco di tutte attività – resi
necessari da un’emergenza
che in poche ore si trasforma
in allarme sociale – diventa-
no consuetudine forzata, chi
è più fragile, perché non ha
la garanzia di uno stipendio
sicuro e neanche una casa
dove restare per rispettare l’i-
solamento, paga il prezzo più
pesante. Allora, i programmi,
i progetti devono cambiare
per tutti e capita che chi può
e vuole, prova a farsi carico di
quelle fragilità.
Paola Mauti
segue a pagina 6
2
antonio.finelli@tiscali.it antonio.finelli@tiscali.it
Sant’Eusebio
Sguardi sull’Esquilino di Antonio Finelli
(antonio.finelli@tiscali.it)
Ed ecco la Metro G
Il Piano Regolatore è storicamente lo stru-
mento adottato dalle Amministrazioni per
organizzare lo sviluppo futuro delle città. In
questi ultimi anni al PRG (Piano Regolatore
Generale) si è associato il PUM, il Piano Urbano
della Mobilità, che è da poco diventato PUMS
inglobando il tema della Sostenibilità. I due
piani dovrebbero essere sovrapponibili, ma
non lo sono. Anzi il piano della mobilità arran-
ca dietro il Piano Regolatore e, nella città co-
struita, cerca di mettere pezze a inconvenienti
vecchi e nuovi che sostanzialmente si riducono
alla durata dei tempi degli spostamenti e alla
mancanza di spazio per la circolazione: spazio
conteso tra mezzo pubblico e mezzo privato,
tra veicoli fermi e veicoli in movimento… tal-
volta dimenticando i pedoni. Negli ultimi tempi
il piano della mobilità si è fatto carico anche
dei danni che il traffico procura all’ambiente:
inquinamento atmosferico e acustico.
Gli interventi nell’Esquilino. Come abbiamo
già visto, nel PUMS approvato dal Consiglio
comunale, due grandi interventi sono previ-
sti per l’Esquilino: il tram piazza Vittorio-largo
Corrado Ricci e la trasformazione della Roma-
Centocelle (cioè quel che resta della centena-
ria Roma-Fiuggi) in metro di superfice: la linea
G. Queste due linee non figurano nei finanzia-
menti per Roma approvati nella conferenza
Stato-Regioni il 27 dicembre 2019. La Roma-
Centocelle sarà però finanziata se il comune si
atterrà ad alcune ‘prescrizioni’. Le piccole mo-
difiche, le ha chiamate l’assessore Pietro Cala-
brese, sono state accettate e il nuovo progetto
è stato finanziato il 6 aprile di quest’anno. La
modifica più rilevante riguarda l’allargamento
delle rotaie, ossia lo scartamento della linea
che attualmente è ridotto (950 mm) rispetto a
quello delle linee tramviarie (1445 mm). Que-
sta differenza ha comportato due reti differen-
ti, vetture non intercambiabili e depositi diffe-
renti. Certo costerà di più, circa 20 milioni, IVA
compresa.
Tutto chiaro allora? NO. Il tratto tra Porta
Maggiore e Ponte Casilino è rimasto a binario
sfalsato, con ovvia limitazione della frequenza
delle corse. Lo spostamento del capolinea
dalle Laziali a piazza dei Cinquecento, lungo
via Giolitti, non è definito. Non si accenna a
come sarà fatto il tratto che lambisce Miner-
va Medica, che dovrebbe evitare danni da vi-
brazioni e ridurre il rumore. La tecnologia per
farlo esiste: sistemi antivibranti che separano
elasticamente l’armamento dal piano di posa,
ma anche i cerchioni delle ruote delle vettu-
re dovranno essere del tipo insonorizzato. Ci
sono poi i problemi che nascono dalle norma-
tive sulla sicurezza che sono entrate in vigore
a luglio scorso. Tra queste c’è quella che pre-
vede che i treni a raso non devono superare i
30 km/h e un’altra che prescrive che devono
fermarsi agli incroci, anche se hanno il verde,
per poi ripartire dopo aver ben guardato che
non arrivi nessuno. Una buona tecnologia può
far superare questa normativa.
Mettendo insieme queste e altre difficoltà tec-
niche, è verosimile che ci vorranno almeno due
anni prima dell’inizio dei lavori.
La proprietà. E dell’assetto proprietario che si
dice? Si dice di una serie di passaggi: da Atac
ad Astral, ossia all’Azienda Strade Lazio, So-
cietà della Regione, da questa a Cotral e poi a
Atac, con tutto il buio che si ha sul suo futuro.
Chi dovrà fare le opere di ammodernamento?
Forse Astral? Quanto tempo ci vorrà? Sono do-
mande che ancora restano senza risposta.
Due ultime domande. Per finire ci rimango-
no due dubbi. Il tracciato nel tratto che cor-
re parallelo alla Metro C, non poteva essere
diverso? Ed è proprio necessario mantenere
e rifare il tratto da Porta Maggiore a Termini,
quando diverse linee tramviarie da Porta Mag-
giore arrivano a Termini?
I progettisti avranno avuto le loro brave ra-
gioni e senz’altro hanno operato per il meglio,
però se le buone ragioni le avessero fatte co-
noscere anche a noi…
Carlo Di Carlo
Per le stradePer le strade
Dopo 104 anni quel che resta della Roma-Fiuggi diventa una linea metropolitana
3L’occhio del cieloL’occhio del cielo
> segue dalla prima pagina
Nell'Edipo Re all'Argentina ha
messo in scena un coro di im-
migrati presi dalla strada. Cosa
pensa della non facile questio-
ne dello stare a contatto con
gente diversa, che è anche una
caratteristica del nostro rione?
Era proprio il 2000, l’anno del giu-
bileo, quando misi in scena l’Edipo
Re, e già allora la questione delle
migrazioni e dell’accoglienza mi
sembrava essere il centro di ogni
discorso futuro. Non mi sbagliavo,
e infatti mi piacerebbe riprendere
quello spettacolo prima o poi. An-
che la presenza delle comunità che
vengono da lontano fa parte delle
caratteristiche vive dell’Esquili-
no, di un luogo che scorre e non
si inchioda nel tempo. Ho sempre
amato l’eleganza dei nostri con-
cittadini indiani o del Bangladesh,
che la domenica si vestono a festa
come ricordo si faceva da noi fino
agli anni ’70. C’è una grande di-
gnità in tutti loro, e per quanto mi
riguarda una bellezza nel vivere a
contatto con persone di cultura di-
versa. Non mi nascondo i proble-
mi, naturalmente. Sono i problemi
che vive più complessivamente
Roma da tanti anni e che, in un
quartiere di confine, peraltro vici-
no alla stazione, come l’Esquilino,
si estremizzano. Sono problemi di
cura della città. Abbandono, pau-
ra, rassegnazione, pigrizia non
fanno mai bene, in una famiglia,
in un’azienda, in una qualunque
collettività, come potrebbero non
far danno in un quartiere?
Nei suoi lavori è molto presen-
te la dimensione umana dei
singoli personaggi, ma nel-
lo stesso tempo l'attenzione
viene posta anche al conte-
sto storico-sociale. Ci potreb-
be spiegare meglio i motivi di
questo intreccio?
Quando affronto una storia da
raccontare, che sia al cinema, o in
teatro, non riesco a vedere i miei
personaggi scontornati dal conte-
sto collettivo in cui vivono. Forse
per questo amo la tragedia greca:
non c’è grande personaggio de-
stinato a fondare i miti individua-
li con cui ci confrontiamo ancora
oggi (da Edipo a Medea) che non
sia stato scolpito dai quei grandi
poeti al centro della polis. E questo
crea poi dinamica nei lavori, arti-
colazione, complessità dei punti di
vista, soprattutto vita. Allo stesso
modo amo creare gruppi, sempre,
in ogni contesto. Che sia un set o
una compagnia, quello che provo
a fare è animare uno spirito col-
lettivo. Ci si conosce e si cresce
nella relazione. Si fanno scoperte
inaspettate nella relazione.
Nel film che sta girando met-
terà in scena la figura del ce-
lebre Eduardo Scarpetta. Quali
aspetti della sua vita hanno su-
scitato di più il suo interesse?
Beh, sarà una scoperta molto
speciale per lo spettatore, un in-
treccio familiare che non potrà
lasciare indifferenti, ma aspettia-
mo che sia il film a mostrarlo. Di
sicuro, quanto a collettivo, quel-
lo di Scarpetta è stato parecchio
straordinario, se si pensa che ha
originato geni del calibro di Eduar-
do, Titina e Peppino De Filippo.
La recente e grave epide-
mia del coronavirus, ha cre-
ato problemi alla sua attività
professionale? Con la fine del
lockdown e la ripresa del-
le attività economiche quali
scenari prevede per la ripre-
sa del cinema e del teatro?
Abbiamo finito giusto in tempo
prima del lockdown le sei setti-
mane previste di riprese invernali,
quindi per il film siamo stati ab-
bastanza fortunati. Le due set-
timane estive si gireranno appe-
na sarà possibile, spero presto.
Avevo in calendario un’opera alla
Scala di Milano che in questi gior-
ni avrebbe dovuto essere in scena
ma purtroppo è saltata. Dobbiamo
sapere che davanti a noi si profila
un autunno/inverno difficile, nel
quale dovremmo essere capaci di
lavorare al meglio nonostante le
limitazioni, ma poi speriamo che
con la prossima primavera il virus
voglia abbandonarci, dandoci la
possibilità di riaffollare finalmente
i cinema e i teatri.
Maria Grazia Sentinelli
MarioMartone:«L’Esquilino?Unluogochescorreneltempo»
Foto di Elio Di Pace: sul set di ‘Io rido’
4 Il rione mormoraIl rione mormora
Idati per offrire trasparenza, i
dati per monitorare l’attività del
Parlamento, i dati per fare inchie-
ste e aprire osservatori su tema-
tiche sociali e innescare in questo
modo un processo informativo e
di mobilitazione civica. Openpolis
è questo e molto altro. Nata come
associazione, oggi fondazione, con
sede in via Merulana 19, ha fat-
to della raccolta, rielaborazione,
messa a disposizione e racconto
delle banche dati la sua bandiera
da oltre 15 anni. Abbiamo intervi-
stato il suo presidente e uno dei
fondatori, Vittorio Alvino.
Come nasce Openpolis?
Nasce da un’idea e da un gruppo
di amici che aveva voglia di met-
tere insieme la passione per la po-
litica con quella per la tecnologia e
la rete. La spinta iniziale è venuta
dall’intuizione e dalla consapevo-
lezza che il web avrebbe potuto
modificare in maniera importante
lo scenario dell’informazione e del-
la politica, la gerarchia delle fon-
ti, soprattutto in un Paese come
il nostro in cui è sempre prevalso
un certo tipo di giornalismo molto
televisivo e basato molto spesso
sulle opinioni più che sui dati, sulle
fonti. Noi abbiamo voluto invertire
il paradigma e rifarci a un giorna-
lismo più di matrice anglosassone,
più impegnato nella faticosa ricer-
ca delle evidenze.
Il cosiddetto ‘data journalism’,
produce informazione princi-
palmente a partire dalla rac-
colta e elaborazione dei dati…
Volevamo rendere visibile ciò che
già esisteva, raccogliendo infor-
mazioni pubbliche e aggregandole
per dargli una forma e migliorare
la trasparenza verso i cittadini, e
diffondere tale cultura nei proces-
si comunicativi e politici. Con tut-
te le difficoltà di chi porta avan-
ti progetti che non hanno come
obiettivo primario il profitto, ma
che necessariamente deve trova-
re i mezzi e le risorse per restare
sostenibile nel lungo termine ma
anche indipendente.
Come lavora la fondazione?
Siamo una decina e al nostro in-
terno raccogliamo tutte le compe-
tenze necessarie: di programma-
zione e sviluppo software, oltre
che di produzione dei contenuti e
di comunicazione.
Che obiettivo vi ponete?
L’informazione affidabile e di qua-
lità, importante per il cittadino
ma anche un’opportunità per chi
fa politica e i suoi rappresentan-
ti. Senza questo è impossibile ri-
costruire una relazione di rispetto
e di fiducia tra politici e cittadini.
Noi lavoriamo sul fronte pubblico,
perché lì ci sono dei dati che le
amministrazioni raccolgono quo-
tidianamente sui cittadini e sulle
imprese, e questi dati devono es-
sere restituiti ai cittadini, sia per
creare consapevolezza, sia perché
è una ricchezza a favore delle im-
prese. Siamo stati tra i promoto-
ri della campagna che ha portato
all’approvazione della legge per il
diritto di accesso agli atti pubblici
in Italia, il cosiddetto FOIA (Free-
dom of Information Act).
Da quando avete cominciato, il
cittadino è più attivo o più at-
tento?
Ci saremmo immaginati maggio-
re attivismo e verifica da parte
dei cittadini o del giornalismo in
generale. È necessario per que-
sto che tutti i dati pubblici siano
accessibili facilmente e diretta-
mente. Su questo abbiamo fatto
diverse campagne, perché spesso
i dati sono parziali, non facilmen-
te fruibili o presenti ma nascosti.
Invece, tutte quelle informazioni
che riguardano il potere politico,
le attività delle pubbliche ammi-
nistrazioni, la gestione delle risor-
se, devono essere pubblicamente
accessibili. Crediamo che i dati
debbano essere considerati beni
comuni che appartengono a tutti
e da tutti debbano potere essere
utilizzati.
La trasparenza a quale livello
deve arrivare?
A tutti i livelli, il cittadino/letto-
re/elettore deve sapere da dove
vengono i soldi che sono gestiti
dall’amministrazione e dove van-
no a finire; chi prende le decisioni,
in che maniera le prende e a van-
taggio di chi? Con Openpolis puoi
Openpolis,ildatajournalisminItalia
Nel nostro rione ha sede uno dei pochi soggetti in Italia che realizzano giornalismo basato su dati ed
evidenze. Da ‘Open parlamento’ a ‘Open municipio’ fino all’ultima analisi, centrata sul coronavirus
5Il rione mormoraIl rione mormora
Chi è Openpolis
Prima associazione ora fondazione, Openpolis si occupa di design, sviluppo, creazione e
mantenimento di piattaforme per la visualizzazione di dati. Gli ambiti sono quelli della
raccolta, cura, aggiornamento e distribuzione e rappresentazione dei dati attraverso appli-
cazioni che li rendano comprensibili ed esplorabili. I suoi progetti più famosi sono Openpar-
lamento, che monitora l’attività parlamentare e dei parlamentari, Openbilanci, che analizza i
bilanci di tutti i comuni italiani degli ultimi 15 anni, Povertà educativa, per raccontare l’istru-
zione in Italia e, in collaborazione con ActionAid Italia, Accoglienza migranti, una mappatura
delle strutture di accoglienza per migranti nel nostro paese, le spese dello Stato e i contratti
pubblici alle realtà private che operano nel campo. L’ultima analisi, realizzata con la trasmis-
sione di Raitre Report, è sul Coronavirus, dove si ricostruisce la fase di gestione dell’emer-
genza (sanitaria, economica, costituzionale sui diritti fondamentali) tra i vari decisori politici
e amministrativi, la trasparenza per evitare inefficienze e abusi: in circa tre mesi dallo stato
di emergenza, erano stati emanati ben 271 atti tra decreti, ordinanze, circolari etc.
Un rione, ‘molti significati’
Dalla storia alla letteratura, dalla geo-
grafia all’antropologia, dall’urbanistica
alla psicologica: l’Esquilino, un luogo che
sollecita l’interesse interdisciplinare, con il
suo ambiente cangiante, permeabile e dif-
ferente rispetto agli altri quartieri e rioni di
Roma. Per comprendere il territorio, le sue
comunità, la sua collettività serve infatti
che convergano una pluralità di competen-
ze, diversificate e complementari tra loro.
Al punto che 12 studiosi e accademici,
coordinati da Tiziana Banini – docente di
Geografia Ambientale e Geografia cultura-
le presso la facoltà di Lettere e filosofia di
Sapienza Univeristà di Roma – hanno de-
ciso di mettere in parallelo i risultati emer-
si nella letteratura, nell’arte, nel cinema,
nella musica intrecciandoli con i connota-
ti che la ‘gente’ e i media hanno attribui-
to e attribuiscono al rione. Ne viene fuori
una pubblicazione-studio, ‘Il rione Esquili-
no di Roma – Letture, rappresentazioni e
pratiche di uno spazio urbano polisemico’
(Edizioni Nuova Cultura), in cui si possono
trovare documenti storici e statistici, arti-
coli e ritagli di stampa, citazioni letterarie
e autorappresentazioni di abitanti famosi
e gente comune. Nessun altro posto nel-
la Capitale avrebbe potuto rappresentare
meglio il senso e la ricchezza del concetto
di transdisciplinarità: gli immigrati di ieri
e di oggi, la razzia degli ebrei durante la
seconda guerra mondiale, i suoni delle
strade, i toponimi, i palazzi aristocratici, le
produzioni cinematografiche.
I David di Donatello
premiano l’Esquilino
Lo scorso 8 maggio si è tenuta la ceri-
monia di premiazione dei David di Do-
natello. Tra i premi aggiudicati, ben tre
sono stati assegnati ai nostri vicini di casa
esquilini. Lo scrittore Francesco Piccolo –
insieme a Marco Bellocchio, Ludovica Ram-
poldi e Valia Santella – ha vinto il premio
per la migliore sceneggiatura per il film ‘Il
traditore’, di Marco Bellocchio. Agostino
Ferrente, regista e animatore del Piccolo
Apollo di via Bixio, ha trionfato nella sezio-
ne dedicata ai documentari con il suo ‘Sel-
fie’. Infine come migliore musicista è stata
premiata L’Orchestra di Piazza Vittorio per
‘Il Flauto Magico di Piazza Vittorio’ di Mario
Tronco e Gianfranco Cabiddu.
conoscere meglio chi ti rappresenta dal Co-
mune al Parlamento Europeo. Abbiamo infor-
mazioni su tutti i 151.000 politici che sono in
carica in Italia.
Gestione dei soldi pubblici e produttività
dei politici: dare questo tipo di informa-
zione vi avrà creato non pochi problemi…
Attraverso la piattaforma ‘Open Parlamento’
abbiamo costruito degli indici che aiutano a
valutare la politica, a fare una classifica dei
politici più produttivi e di quelli che lo sono
meno. C’è stata un’iniziale reazione di diffiden-
za, molti hanno provato a dire che il nostro la-
voro non valeva niente. Alla fine però da parte
dei media e da parte del ceto politico abbiamo
assunto questo ruolo di credibilità come orga-
nismo indipendente. Questo è proprio ciò che
ci contraddistingue, ma che allo stesso tempo
ci mette in difficoltà per quanto riguarda la so-
stenibilità del progetto. Perché se non sei ‘di
qualche parte’ in questo Paese è anche diffici-
le che tu ottenga un sostegno economico, ed
ecco perché la richiesta che facciamo è rivolta
principalmente ai cittadini o i politici che sposi-
no questa filosofia.
Con un altro progetto avete anche aiutato
la politica a spiegarsi meglio.
‘Voi siete qui’ che per diversi anni ha spopolato
in ogni tornata elettorale. Da un po’ accanto-
nato, era una sorta di bussola per l’elettore: in
pratica, incrociavamo i programmi elettorali e
le posizioni pubbliche dei partiti su 25 temati-
che. Gli user facevano un test rispondendo a
25 domande e per risultato venivano collocati
su un grafico più o meno vicini a un partito in
base alle risposte, capendo chi li avrebbe rap-
presentati meglio.
Dalla politica alle amministrazioni, c’è vo-
glia di capire di più?
Con ‘Open Municipio’ abbiamo creato una piat-
taforma che metta on line anche tutta l’attività
del Comune, della Provincia e della Regione.
In base ai dati sui centri di accoglienza dei
migranti si può capire meglio come vengono
accolti gli stranieri e dove ci sono più proble-
mi (vedi i report ‘Centri d’Italia’) o attraverso
i dati su scuole e asili si può analizzare come
si distribuisce la piaga della povertà educativa
tra i comuni e all’interno della stessa città dove
si registrano anche grandi differenze, come nel
caso di Roma.
Parlando di municipio, le chiedo: che rap-
porto avete con l’Esquilino?
Siamo partiti da San Lorenzo e oggi abbiamo
sede nel rione. Abbiamo il privilegio di essere
in una bella strada, piena di negozi, ben situata
logisticamente, un rione culturalmente vario. A
tratti è decadente e purtroppo segue né più né
meno le sorti della città, pagando la presenza
di molti esercizi che sono meri espositori, sca-
tole vuote che non danno il giusto apporto alla
vita e all’economia rionale. Il potenziale c’è ma
non è sfruttato.
Silvio Nobili
6 C’è chi faC’è chi fa
PorticiAperti:spesasospesaamisuradipersona
Per contribuire al finanziamento
dell’iniziativa Portici Aperti:
Iban IT68I0503403221000000031072
Causale: Progetto Esquilino
Portici Aperti emergenza Coronavirus
> segue dalla prima pagina
Una comunità solidale. Così è accaduto per
l’iniziativa Portici Aperti, un progetto in origine
finalizzato a creare e sviluppare il senso di co-
munità nel rione e che prevedeva, tra l’altro,
l’organizzazione di momenti conviviali, di pran-
zi solidali, come quello previsto per il 19 apri-
le, che doveva essere ‘il pranzo di primavera’.
Con la crisi creata dal Covid, quell’iniziativa si
è trasformata in una formidabile rete di solida-
rietà, con la partecipazione di alcune tra le più
rappresentative associazioni sociali e culturali
del rione, come Binario 95, l’Associazione abi-
tanti via Giolitti, l’Associazione Genitori scuola
Di Donato, la Casa dei diritti sociali, il Comitato
piazza Vittorio Partecipata, Esquilino in comu-
ne, Esquilino vivo, Matemù, Sloowfood Roma e
tante altre, non ultima il Cielo Sopra Esquilino.
E lo scopo della rete è diventato un altro e cioè
l’organizzazione della raccolta e distribuzione
di cibo da destinare alle persone in difficoltà.
Cura ‘personalizzata’. Ma Portici Aperti
non vuole essere solo questo. Parlando con i
promotori emerge che forse l’obiettivo vero
dell’iniziativa è non tanto e non solo il soddi-
sfacimento di un bisogno primario. C’è anche
la volontà di favorire un ritorno alla relazione
umana, alla cura. «La caratteristica della no-
stra iniziativa è che noi puntiamo al contatto
diretto con le persone», spiega Enzo Mamma-
rella, che per la rete si occupa della gestione
dei social, «Prova ne è il fatto che i nostri pac-
chi alimentari non contengono solo prodotto
secco, ma anche e soprattutto fresco, a secon-
da delle esigenze dei diversi nuclei familiari e
delle loro provenienze geografiche». Dunque,
alla base dell’azione vuole esserci l’ascolto e
l’accoglienza dei bisogni, per contrastare il
senso di isolamento e dimostrare la volontà
di ‘prendersi cura’. È una spesa, per così dire,
‘personalizzata’ quella che viene consegnata
a casa. E non è solo cibo ciò che arriva nelle
case: infatti, grazie alla raccolta fondi, che av-
viene soprattutto attraverso la rete, i promo-
tori, durante le festività della Pasqua, hanno
anche acquistato e distribuito decine di uova
di cioccolato ai bambini.
Oltre duecento le persone raggiunte. I
pacchi vengono preparati con cadenza setti-
manale all’interno del Mercato Esquilino, da
dove proviene la totalità del cibo fresco di-
stribuito. «Per il secco – continua Mammarel-
la – accediamo, tramite una delle associazioni
aderenti, alla spesa sospesa del Municipio e ad
una nostra iniziativa di spesa sospesa organiz-
zata presso i piccoli esercizi del rione, che sta
dando ottimi risultati».
Sono una decina gli esercizi commerciali coin-
volti, tra farmacie, alimentari, negozi di pro-
dotti per la casa, oltre ai banchi del merca-
to. Oltre duecento le persone raggiunte per il
sostegno ogni settimana. C’è da scommettere
che questa bella rete mutualistica non si esau-
rirà con la fine della pandemia.
Paola Mauti
8 C’è chi faC’è chi fa
Tecnologiaalserviziodelladidatticaedelleemozioni
Negli ultimi mesi dell’anno scolastico, la scuola ha vissuto una realtà diversa, rimodulata da in-
ternet. Il racconto di uno studente del liceo Pilo Albertelli: le video lezioni e quei momenti ‘corali’
Èveramente dura pensare che da un giorno
all’altro, dopo una possibile uscita serale tra
amici o anche un semplice incontro a scuola
per passare un po' di tempo insieme, siamo
tutti costretti a restare a casa, per evitare di
prendere il corona-virus.
Di fatto la scuola, le interrogazioni e anche il
rumore del tram mattutino ci mancano, perché
sono parte della nostra vita quotidiana e anche
se normalmente ci lamentiamo di questa rou-
tine, quando poi viene meno ne sentiamo l’as-
senza. Tutto ciò che sta accadendo ci fa capire
quanto dovremmo goderci una buona parte
dei momenti che viviamo normalmente nella
vita, poiché la noia ci porta al pensiero di que-
sti ultimi e non alla possibilità di poterli vivere.
Pensieri e sentimenti. Siamo tutti un po'
provati da quest’esperienza e non vediamo l’o-
ra di uscire per fare qualunque cosa, pur di
non passare molta parte della giornata davanti
a uno schermo. Ma allo stesso tempo ci siamo
in parte adattati e ci sentiamo attraverso vide-
ochiamate con i social media, anche se nulla
è come il contatto fisico reale. Inoltre siamo
preoccupati per il nostro futuro e pensiamo a
come il mondo sarà diverso, dopo che questa
tensione generale terminerà.
Famiglia e tv. Un elemento positivo da rico-
noscere è la fortuna di poter meglio conoscere
i nostri genitori, di passare più tempo con la
famiglia prendendo parte a giochi di società e
vedendo insieme film. Tale possibilità è molto
importante, poiché fortifica il legame familiare
e ci rende più felici di vivere in questo modo.
Interazione online tra professore e stu-
denti. In questa quarantena, nonostante il
blocco sconfortante di tutte le azioni possi-
bili da poter attuare all’aria aperta, abbiamo
trovato una soluzione che ci permette di co-
municare attivamente tra noi studenti ed in-
segnanti. Quest’ultima consiste nell’uso di
piattaforme online e quindi alla realizzazione
di video-lezioni. I siti maggiormente utilizzati
sono Zoom, Webex Meet e Moodle; attraver-
so essi abbiamo l’opportunità di andare avanti
con i programmi scolastici e inoltre di discutere
in modo interattivo delle materie trattate.
Problemi di connessione e avventure vir-
tuali. Certamente in tutte le case la connes-
sione internet del Wi-Fi potrebbe non funzio-
nare perfettamente e quest’ultimo dato, di
fatto, incide sulle lezioni virtuali. Infatti, anche
in modo divertente, capita che qualche volta vi
sia un bug (errore di funzionamento di un si-
stema o di un programma) o anche un lag (un
rallentamento, spesso visibile graficamente
sullo schermo) durante la video-lezione e che
un professore o una professoressa si discon-
netta per sbaglio. Questi avvenimenti portano
a svagarci un po' e ci sembra quasi che le gior-
nate passino molto più in fretta, quasi come se
non ci rendessimo conto del tempo che passa.
Musica e corsi online. Nel liceo classico Pilo
Albertelli i ragazzi del ‘Coro che non c’è’ insie-
me al direttore del coro ‘Dodo Versino’, oltre
a tenere corsi virtuali, hanno cantato online
su Zoom ‘Helplessly hoping’ ed è stato molto
emozionante vedere tale performance emer-
gere in questa atmosfera strana e cupa, nella
sua bellezza e speranza.
Uniamoci tutti insime e vinceremo questa bat-
taglia!
Alessandro Rubino
Redattore di OndanomalA
Liceo Classico Pilo Albertelli
9La memoriaLa memoria
Er colléra mòribbusIl colera, il vaiolo e altre epidemie. Un viaggio nel corso dei secoli tra virus e batteri sconosciuti
e letali: le emergenze pandemiche che hanno accompagnato i tre millenni della storia di Roma
Il 21 aprile scorso Roma ha com-
piuto 2.773 anni. Quasi tre mil-
lenni di esistenza in cui la città e
i suoi abitanti hanno attraversato
tante fasi storiche, di sviluppo e
di espansione, alternate a periodi
di stagnazione e di declino, viven-
do decine e decine di situazioni
drammatiche: incendi e alluvioni,
carestie e saccheggi, occupazioni
e conflitti. Dall’incendio di Nerone
del 64 d.C., al sacco di Roma da
parte dei Lanzichenecchi nel mag-
gio 1527, dalla grave alluvione del
Tevere del 24 dicembre 1598, alla
tragica occupazione nazifascista
del 1943-1944.
Tra i tantissimi episodi traumatici
un posto a sé occupano le emer-
genze epidemiche per virus più o
meno sconosciuti, più o meno de-
vastanti e letali, vissute dai roma-
ni nel corso dei secoli.
La peste Antonina (168-190
d.C.). L’epidemia di peste – sem-
bra in realtà sia stato vaiolo – col-
pì pesantemente la città negli anni
dell’impero trionfante, e lo stesso
imperatore Lucio Vero ne fu vitti-
ma. Apparentemente scomparso,
il morbo riapparve dopo alcuni
anni più virulento che mai e im-
perversò nei territori dell’impero
per diversi decenni, portando dap-
pertutto morte e devastazione. Si
dice con duemila morti al giorno
nella sola città di Roma e molti di
più – un quarto della popolazione
– in tutto il vasto impero. Roma ne
uscì talmente indebolita che iniziò
allora il lento declino della sua po-
tenza.
La peste del 1656. Un marina-
io napoletano, trovandosi casual-
mente a Roma in una locanda di
Trastevere in attesa di imbarco, si
ammalò gravemente con febbre
alta, emicrania e brividi. Portato al
San Giovanni – nell’ospedale ge-
stito dalla Compagnia dei Racco-
mandati del Salvatore – lunedì 9
giugno 1656, vi morì poco dopo.
Ma i sanitari non capirono la gra-
vità della situazione. Quando il
sabato successivo i decessi nella
locanda trasteverina furono più
d’uno, solo allora fu quarantena
per Trastevere, estesa poi al vicino
ghetto ebraico, con l’Isola Tiberi-
na trasformata in lazzaretto. Per
evitare il contagio, il rione al di là
del Tevere fu isolato con una pa-
lizzata in legno ed il ghetto addi-
rittura sprangato. Zona rossa off-
limits dunque, con guardie armate
pronte a sparare ai trasgressori e
divieto di qualsiasi cerimonia reli-
giosa, in sinagoga e nelle chiese
romane, o di altra riunione pubbli-
ca. La pestilenza imperversò per
nove mesi ancora e, dei circa 100
mila abitanti di Roma, 15 mila – di
cui ben 1.600 ebrei – non soprav-
vissero al morbo.
Il colera del 1835-1837. Inizial-
mente sbeffeggiata dal Belli nel
celebre sonetto ‘Er colléra mòrib-
bus’, l’epidemia di colera che im-
perversa in Europa già dal 1835,
alla fine del 1836 si sposta dalla
Francia del sud in Italia. Nell’esta-
te del 1837 colpisce Napoli – il 14
giugno muore Giacomo Leopardi –
e Roma. Nella città dei papi, il 10
luglio viene individuato un focolaio
del morbo con una prima vittima
del contagio. Altri decessi seguo-
no nel mese di agosto e la città
resta “senza messe né feste” per
l’epidemia. Il colera miete vitti-
me agevolato dalla scarsa igiene,
dalla modesta organizzazione sa-
nitaria, dall’arretratezza della me-
dicina che prescrive come rimedio
un abbondante consumo di aglio,
combustione di catrame e spargi-
mento dell’ambiente con cloruro
di calce e salassi con le sanguisu-
ghe. Il 3 novembre 1837 viene di-
chiarata la fine del contagio men-
tre si piangono ufficialmente nella
sola città di Roma 5.419 morti, ma
furono oltre 7 mila i deceduti.
L’influenza spagnola del 1918.
Portata dai soldati americani
nell’Europa in guerra, l’epidemia
fu chiamata ‘spagnola’ solo per-
ché fu la neutrale Spagna a dar-
ne notizia – nei mesi del conflitto
si censuravano le notizie per non
demoralizzare le popolazioni. Ma-
nifestatasi nel maggio 1918, dopo
un calo nei mesi estivi, l’epidemia
in autunno raggiunse il picco con
estrema virulenza. Per bloccare il
contagio si provvide a rinviare l’a-
pertura delle scuole, chiudere ci-
nema, teatri e locali pubblici, im-
pedendo anche le visite ai malati
negli ospedali. Pandemia delle più
terribili, annientò un terzo della
popolazione mondiale – mezzo mi-
lione soltanto in Italia. Roma, con i
suoi quasi 600 mila abitanti, ebbe
un alto quoziente di mortalità, più
delle altre città, forse più di 4 mila
morti. Quante furono le vittime
della ‘spagnola’ in realtà non si
sa. A Roma il morbo si abbatté su
una popolazione già provata dalla
guerra, che sin dall’inizio – dopo
le cosiddette “gloriose giornate”
del maggio 1915 – aveva rivelato
la sua debolezza socio-economica.
Le difficoltà di approvvigionamen-
to avevano poi esasperato le già
precarie condizioni di vita indu-
cendo un generale impoverimen-
to. Dopo il picco dell’ottobre 1918,
comunque, nel giro di pochi mesi
la ‘spagnola’ allentò la morsa del
contagio fino a sparire del tutto
nel 1920. Nel frattempo, firmato
l’armistizio, il 4 novembre 1918
la Grande Guerra era finita. E tra
manifestazioni di giubilo e di canti,
la vita a Roma riprese nella nor-
malità tanto desiderata, per supe-
rare così le devastazioni ed i lutti
subiti, senza più guerre, senza più
epidemie.
Carmelo G. Severino
Una poesia in romanesco
Riceviamo da un nostro lettore una poesia de-
dicata alla presa di Porta Pia. Sebbene questo
ingresso monumentale non rientri nel nostro rio-
ne, ci sembra un’ottima occasione per ricordare
il 150° anniversario di questo storico evento.
La presa di Porta Pia
C’era na vorta, e forze ce sta ancora,
una certa Pia Porta, na gran bella signora;
girava pe’ le strade de tutta la città
con arteriggia e fascino, tutti a fa rivortà.
Li paini e li dendi se daveno da fa,
l’aspettaveno a Borgo pe’ potejie parlà,
ma nun ce stava verso che quella se degnasse
de parlà co’ quarcuno, mai che ce s’entruppasse.
Li nobbili romani l’invitaveno a Corte,
pe’ lei erano aperte tutte quante le porte;
ma lei sdegnava tutti, belli, nobbili e brutti,
lasciava tutti quanti a secco coi becchi asciutti.
Sì tanto bell’onore
all’orecchie arrivò al Re
fece breccia ner suo cuore:
non appena lo riseppe
lui de più volle sapé;
e mannò a chiamà Giuseppe
senza spenne gran favella:
“Va laggiù, famme sapé
quella Dama quant’è bella
e si è degna de’n gran Re”.
Sto Giuseppe, gran fetente,
se presenta co’n presente:
“Ve lo manna er vostro Re,
che de voi vole sapé,
che ve vole poi vedé
e si è er caso anche tené”.
“Sta’ risposta a casa porta:
dì ar tuo Re ch’io so Pia Porta
e la Porta Pia se sa
solo a Roma ce po sta”.
Ste parole a muso duro
dette ar Re ch’era ‘n gran buro
lo fecettero ‘nfurià
che se prese a scarmanà,
a’ngrugnasse e a sciabbolà,
finché disse alli sordati
d’annà a Roma tutti armati
tutti quanti scarmanati
e Pia Porta de pijà.
Qui successero pasticci
e ne nacquero du impicci
che li bersajieri andorno,
se guardarono d’entorno,
non vedettero fessura
pe passà tra quelle mura;
e saputo della porta,
ch’era Pia ma ch’era chiusa,
se buttareno a rinfusa,
la mettettero giù morta,
la lasciaron capovorta
tutta sbrecca e tutta storta.
Quanno entrarono ’n città
lì ije venne detto che
era n’artra Pia da pijà,
ma’n se smossero granché
se fregarono le mani
tutti quanti a festeggià
e l’annarono a cercà.
Pija oggi e Pia domani
e poi pija doppodimani
pija deqquà e Pia dellà
la Pia più nun jie la fa
se vorebbe ariposà
manco a casa aritornà
pe’ nun fasse svergognà.
La morale de sta storia
è che nun ce stà mai gloria
pe’ chi vole portà via
na qualunque Porta Pia.
Sia tu principe o sovrano
o gran re repubblicano
lesto ad allungà la mano:
rubba pure li quattrini,
e derubba i cittadini;
epperò lo dico a te:
lassa ‘n pace quelle che
nun ce vonno sta coi re.
© 2009 Daniele Lattanzi
10 Ditelo al cieloDitelo al cielo
Aggiornamento sulla
Cooperativa Santa Croce
Nel numero 28 del giornale vi abbiamo
parlato del rischio di scioglimento della
Cooperativa Santa Croce, che interessa gli
abitanti di ben nove edifici nella zona sud del
rione. Lo scorso 7 maggio il Tribunale Ammi-
nistrativo del Lazio si è finalmente pronun-
ciato in merito al ricorso presentato dal Cda
della cooperativa. Secondo la sentenza, il de-
creto di scioglimento presentava diversi vizi
procedurali e di contenuto. Il ricorso è stato
quindi accolto in via definitiva.
È naturalmente presto per sapere se il Mini-
stero dello Sviluppo Economico rinuncerà ad
ulteriori azioni o, al contrario, terrà conto dei
rilievi nella stesura di ulteriori atti ammini-
strativi. In ogni caso, al momento ogni rischio
di scioglimento è stato sventato.
Aggiornamento su
Casa dei Diritti Sociali
Il Tar del Lazio ha riconosciuto l'illegittimità
del diniego di rinnovo della concessione, e
conseguentemente l’illegittimità del rilascio
degli immobili, della storica sede dell’Associa-
zione Focus-Casa dei Diritti Sociali in base al
provvedimento di riordino gestionale del pa-
trimonio capitolino, di cui vi avevamo parlato
nel numero 29 de Il Cielo sopra Esquilino.
Il Tar ha affermato, in particolare, che la
Deliberazione di Giunta Capitolina 140 del
2015 era una norma programmatica e non
cogente, che non poteva essere utilizzata per
chiedere la restituzione dei locali. Ha rilevato
inoltre la peculiarità della posizione dell’Asso-
ciazione, che utilizza i locali messi a disposi-
zione dal Comune per lo svolgimento, senza
fine di lucro, di attività di rilevanza sociale in-
discussa e riconosciuta dalla stessa Ammini-
strazione, come testimoniato, tra l’altro, dalla
circostanza che l’Associazione è stata autoriz-
zata espressamente nel 2015 – e quindi poco
prima del provvedimento impugnato – alla
domiciliazione anagrafica presso i medesimi
locali di persone senza fissa dimora.
L’atto di sfratto è quindi illegittimo perché
non costituisce il frutto di un’adeguata pon-
derazione e per la manifesta contradditto-
rietà rispetto alle precedenti determinazioni
della stessa Amministrazione.
Foto di Mario Carbone
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la comunicazione prende forma
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Ditelo al cieloDitelo al cielo12
Nuove pubblicazioni ‘esquiline’
Anche in questi mesi, sono state numerose le pubblicazioni di saggi e romanzi
frutto del lavoro dei nostri ‘vicini di pianerottolo’. Di seguito ecco alcune di quelle
che ci sono state segnalate.
Momenti Trascurabili vol. 3. Francesco Piccolo.
Einaudi (2020).
Francesco Piccolo, fresco vincitore del David di Donatello per
la sceneggiatura de Il traditore di Marco Bellocchio, torna
in libreria con Momenti Trascurabili vol. 3, seguito ideale di
Momenti di trascurabile felicità e Momenti di trascurabile in-
felicità. Episodi di comune, straordinaria quotidianità che ci
portano a chiederci ancora una volta: ma nella vita esistono
davvero dei momenti trascurabili?
Il Signore Gentile. Lino Bordin. Sandro Teti Editore (2020).
Lino Bordin ha lavorato per l’Alto commissariato delle Na-
zioni Unite per i rifugiati, collaborando alle missioni per l’in-
dipendenza della Namibia e la democratizzazione del Su-
dafrica, cooperando direttamente con Nelson Mandela. Ha
partecipato come responsabile ai programmi di assistenza
ai milioni di profughi fuggiti dopo il genocidio perpetrato in
Ruanda, trovandosi implicato nella conseguente guerra del
Congo. Il racconto autobiografico de Il signore gentile ab-
braccia aspetti e contraddizioni dell’Africa dove l’autore as-
siste a episodi di inaudita violenza e di profonda dolcezza.
Federico. L’avventura di un re. Marzio Bartoloni. Edizioni
Paoline (2020).
Marzio Bartoloni ci trascina nei vicoli della Palermo medieva-
le, dove il giovane Federico – re di Sicilia e futuro imperatore
del Sacro Romano Impero – si ritrova a fronteggiare i tanti
malintenzionati che cercano di approfittare della sua giova-
ne età per impadronirsi della corona e per mettere fine alla
lunga e pacifica convivenza tra la popolazione araba e quella
cristiana.
Un romanzo d’avventura tra fiction e verità storica per gran-
di e piccini.
Il mondo in un quartiere. Migrazioni internazionali Esqui-
lino Roma-centro. Culture interessi e politica. Antimo Luigi
Farro. CEDAM (2020).
Antimo Luigi Farro – Ordinario di Sociologia presso il Dipar-
timento di Scienze Sociali ed Economiche dell’Università La
Sapienza – ne Il mondo in un quartiere riporta alcuni dei
risultati di un percorso di ricerca teorica e di empirica sui
temi della trasformazione della vita sociale contemporanea.
Temi affrontati analizzando senso e significati dei proces-
si migratori planetari e dei mutamenti sociali, economici,
culturali e politici di cui diventano partecipi, al pari degli au-
toctoni, individui e piccoli gruppi di migranti internazionali
approdati nel Rione Esquilino, ‘Quartiere’ del Centro storico
diventato simbolo dell’emigrazione a Roma.
Piazza Fanti un luogo aperto alla città
In riferimento all'articolo ‘Il giardino di piazza Fanti e
la partecipazione mancata’ (Il Cielo sopra Esquilino n.
29, gennaio/febbraio 2020), pubblichiamo una replica
ricevuta dall'ufficio comunicazione dell'Ordine degli Ar-
chitetti di Roma e provincia.
Lo spazio pubblico di Piazza Fanti è un luogo aper-
to alla città e ai cittadini. In riferimento all’articolo
‘Il giardino di Piazza Fanti e la partecipazione mancata’
pubblicato dal vostro giornale, l’Ordine degli Architetti
di Roma e provincia sottolinea che la partecipazione di
tutte le istituzioni e associazioni è stata garantita da
incontri operativi tenuti con cadenza settimanale (da
marzo 2018 a novembre 2019), in occasione dei quali
è stata pianificata e realizzata una serie di interventi a
tutela del giardino oggetto dello scritto. Infatti, oltre a
redigere uno studio per la ricostruzione dello stato ori-
ginario del suo progetto paesaggistico, è stato creato un
database per la catalogazione di ogni albero del terreno
e la sua valutazione in base allo stato di salute, con un
monitoraggio di esemplari effetti da patologie. Per raf-
forzare le piante ad alto fusto, in modo particolare i lecci
attaccati da parassiti, sono stati effettuati alcuni inter-
venti tecnici: in primavera, periodo di riproduzione dei
parassiti, sarà effettuata una disinfestazione dell’intero
sistema arboreo.
È stato inoltre vietato il parcheggio all’interno dell’area,
razionalizzando il transito e limitando lo stazionamento
di mezzi pesanti.
Infine, proprio per uscire da una logica emergenziale,
l’OAR ha promosso un tavolo istituzionale per la reda-
zione di un Piano di Gestione dell’intera area: purtroppo
questo tavolo non potrà essere convocato, finché l’Am-
ministrazione Comunale non avrà rinnovato la conces-
sione dell’intero Compendio Monumentale dell’Acquario
Romano. Solo una volta compiuto questo passaggio,
l’Ordine potrà continuare a svolgere la funzione di rac-
cordo, coordinamento e cura di questo bene che appar-
tiene alla collettività.
Fiocchi rosa in redazione
In questo periodo di isolamento, due ‘nuovi
arrivi’ hanno allietato la nostra redazione.
Lo scorso 18 marzo è nata la piccola Amelia,
figlia di Andrea Fassi, e il 3 maggio Elisabetta
Gramolini ha dato alla luce la piccola Livia.
Alle nuove arrivate, alle mamme ed ai papà, va
un grosso augurio di tanta felicità da parte di
tutti noi della redazione e, ci sentiamo di dire,
anche da parte di tutti voi lettori.
13Ditelo al cieloDitelo al cielo
Avete qualche argomento,
tema o problema che desiderate
mettere in evidenza?
DITELO AL CIELO!
Scrivete a:
redazione@cielosopraesquilino.it
Numero 31 anno VI
Giugno/Luglio 2020
Bimestrale gratuito a cura dell’associazione
“Il Cielo sopra Esquilino”
Registrato presso il Tribunale di Roma
N° 62/2015 28-04-2015
da Associazione “Il Cielo sopra Esquilino”
Codice fiscale 97141220588
Direttrice Responsabile
Paola Mauti
Redazione
Chiara Armezzani, Carlo Di Carlo,
Francesco Ciamei, Andrea Fassi, Luca Ferrante,
M. Elisabetta Gramolini, Riccardo Iacobucci,
Salvatore Mortelliti, Antonia Niro, Silvio Nobili,
Patrizia Pellegrini, Maria Grazia Sentinelli,
Carmelo G. Severino
Hanno collaborato a questo numero
Mario Carbone, Antonio Finelli, Daniele Lattanzi,
Alessandro Rubino, Elisabetta Sanna
Per informazioni, lettere, sostegno,
proposte e collaborazioni
redazione@cielosopraesquilino.it
Potete trovare Il cielo sopra Esquilino
anche online:
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Chiuso in redazione il 05/06/2020
Tiratura copie 7.000
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curate da volontari. La stampa è finanziata esclu-
sivamente grazie al contributo di alcuni commer-
cianti di zona e non riceve nessun finanziamento
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La mia mamma negli anni ’60
La nostra lettrice Elisabetta Sanna ci regala un altro
spaccato della sua vita nell’Esquilino dei tempi passati
Ricordi... A novembre mia
madre avrebbe compiu-
to 102 anni. E la mia mente
va ai ricordi della sua vita di
casalinga anni ’60, quando
io ero ancora una ragazzi-
na.
Ricordo l'aroma del caffel-
latte e delle frustine calde
che mamma comprava al
mattino dal sor Emidio sot-
to casa. Quando disface-
va completamente i letti e
batteva i materassi col bat-
tipanni (col quale ci minac-
ciava quando la facevamo
arrabbiare!). Quando spaz-
zava con la scopa di saggi-
na e poi lavava i pavimenti
(le cui mattonelle ballavano
producendo un suono an-
che sinfonico) e li incera-
va lucidandoli col panno di
lana! Quando spolverava
mobili, tavoli, sedie (gambe
e pioli) con l'olio rosso!
Ricordo quando mi portava
il sabato a fare la spesa a
piazza Vittorio: salivamo su
per via Emanuele Filiber-
to, superavamo l'incrocio
di viale Manzoni, incontra-
vamo il negozio ‘Vittadel-
lo’ all'angolo con via Bixio
(dove era la mia scuola),
e poi l'autoscuola ‘Strano’
fino ad arrivare ai portici,
con tutti i negozi di abiti da
sposa. Arrivate al mercato,
un vociare incredibile! Di-
scussioni che rasentavano i
litigi: “A Signo' nun tocca'
che m'ammoscia tutto!”.
Mamma cercava di pren-
dere la frutta o verdura
posizionata sopra mentre i
rivenditori volevano darle
quella più andante. E poi
i banchi delle uova con le
galline e i pulcini (qui mi
incantavo, come mi piace-
va osservarle!), e ancora i
banchi con i sacchi di legu-
mi, riso... Fino ad arrivare
ai banchi del pesce... ricor-
do il lastricato sempre ba-
gnato: “Aho’ Signo' guarda
l'occhi: questo stamatina
era ancora vivo!” E d'estate
i banchi coi cocomeri: “Aho’
taja che è rosso!”
Ricordo quando mamma
preparava il minestrone ed
io con lei in cucina a sgra-
nellare i baccelli di piselli,
fagioli, fave e poi pelare
patate, carote e tagliare ci-
polle e verdure! O quando
preparava il sugo e faceva
prima bollire i pomodori
rossi lunghi, poi li pelava
e li passava nel passino e
quindi tritava gli odori per
il soffritto!
Ricordo quando mamma
andava alle fontane su in
terrazza con altre signore
del palazzo e chiacchie-
ravano mentre lavavano i
panni, e noi ragazzine gio-
cavamo a correre tra le len-
zuola stese al sole! I panni
più piccoli li lavava a casa e
li stendeva su di un filo che
attraversava il cortile, ma
non con le mollette bensì
con delle cordicelle!
Ricordo quando, dopo
pranzo, leggeva a mio pa-
dre una pagina di cronaca
o di politica e poi facevano
la pennichella... e silenzio!
Ma dopo mezz'ora mamma
era già in piedi a preparare
il caffè.
Ricordo quando si mette-
va a cucire sulla macchina
‘Singer’ a pedali, per ag-
giustare o per cucire vestiti
per noi. Ricordo quando si
metteva a stirare, quanto le
piaceva, stirava tutto, i faz-
zoletti, i canovacci e le mu-
tande! Ricordo il momento
della piegatura delle len-
zuola: ci posizionavamo in
corridoio e... quante racco-
mandazioni: tira a destra,
tira a sinistra fai combacia-
re bene gli angoli... Uff!
…Però quanta nostalgia di
quei tempi!
Certo, rileggendo mi rendo
conto di quanto, in confron-
to a lei, io oggi non faccia
grandi fatiche!
Elisabetta Sanna
Foto di Mario Carbone
Questo è un articolo molto diverso da quelli apparsi finora nella pagina
della Di Donato. Le scuole sono chiuse, gli alunni nelle loro case… Ab-
biamo chiesto delle riflessioni e le abbiamo raccolte.
«Mi manca la felicità dei volti delle persone che ogni giorno incontravo per
la strada. Mi manca la stretta di mano dei miei amici dopo una lite… Quando
un masso ti travolge, non riesci a tirarti su. Ma dopo questa esperienza un
macigno mi sembrerà una piuma», si rammarica Agata, V-C.
«Questo periodo non lo sto vivendo molto bene, stiamo sempre chiusi in
casa: ci sentiamo come animali in gabbia… io sono molto triste di non ve-
dere i miei amici, ci telefoniamo ma io non ci voglio solo parlare, voglio
giocare. Mi manca tanto la scuola e il cortile», rincara Jacob, V-C.
«Non ho tanta libertà come tutti i bambini e adulti ne avrebbero bisogno.
I cani possono scendere e noi no. Una legge che non ho mai sentito», con-
sidera Faris, IV-D.
«Mi mancano gli amici, vederli in videochiamata non è la stessa cosa, però
ci sono anche aspetti positivi, ho scoperto nuove cose che mi piacciono,
sto costruendo uno ‘scrapbook’ con liste di desideri, citazioni, pensieri»,
considera EMMA, II-B sec, che però cerca anche il lato buono.
«La quarantena è noiosa perché non si può fare altro che restare dentro
casa o in terrazzo, per chi ce l’ha. All’inizio pensavo che un po’ di tempo a
casa non fosse male ma poi… Gioco quasi sempre a ping-pong per sfogarmi,
l’unica cosa che mi distrae veramente. La mia esperienza di quarantena
fino ad ora non è gradevole e, secondo me, sto andando fuori di testa!»,
commenta Pietro, V-D.
Cerca il lato positivo Nina, V-B: «Stiamo tutti a casa, possiamo appro-
fittare per stare in famiglia, fare progressi…», ma poi conclude «ma non
possiamo vedere i nostri amici; quindi le mie conclusioni sono:
Dimostrazione della ‘Integrazione-Di Donato’ ce la dà l’intervento di Vit-
torio, V-C: «Stanno morendo tante tante persone, ma con gli studiosi ci-
nesi che ci aiutano ce la faremo… Dobbiamo solo rispettare le regole e
stare a casa, bisogna rinunciare ad alcuni privilegi per salvare noi stessi
e gli altri, pensando che a noi chiedono solo di stare a casa e ad alcuni dei
nostri nonni chiedevano di andare in guerra».
C’è, invece, chi trascorre il tempo dando libero sfogo alla sua creatività:
«…cerchiamo di fare cose che ci piacciono, anche se non sempre ci riu-
sciamo… se è una bella giornata vado sul terrazzo condominiale dove il
mio papà ha montato un canestro per giocare a basket… Io penso che il
Coronavirus sia pericoloso perché ti può uccidere se sei sfortunato come
Paperino. Ma …si riduce l’inquinamento e questo è buono. In questi gior-
ni mi sento una casetta pronta a cadere giù in un burrone, come quella
della Febbre dell’oro di Chaplin che sta quasi per cedere ma alla fine può
resistere», ci fa sapere Mario, IV-B. «Io a casa mi diverto molto: io e i
miei fratelli facciamo tante cose divertenti, tipo oggi 27 marzo abbiamo
inventato una città in casa, ma sta ancora in fase di costruzione. Le case
sono di cuscini e coperte, poi Elia e Pietro hanno avuto l’idea di fare un
parco divertimenti anche quello in lavorazione», Miriam III-B. O come
Vita, della sezione E della Scuola dell’Infanzia, che rappresenta con un
disegno il coronavirus ‘buono’ che protegge la natura e il pianeta, e quello
‘cattivo’ che uccide.
La felicità traspare dalle parole di Olivia della I-D: «La quarantena è bella
perché stai a casa. È bello stare tutto il tempo con mia sorella, mamma e
papà. Ho però paura di quello che c’è fuori.»
Infine due versi di altrettante poesie mostrano la fiducia e l’ottimismo dei
ragazzi:
«Questa nuova vita è come una prigione e la guarigione sarà la chiave del
portone», Thomas V-C;
«Quest’anno però non è molto festivo. Ma ci rifaremo nel periodo estivo»,
Chiara V-B.
Coordinato da Patrizia Pellegrini
“Il mondo a Scuola”
a cura dell’Istituto Comprensivo “Daniele Manin” - www. danielemanin.gov.it
14
Le nostre scoperte
Questo anno scolastico noi abbiamo pensato
di andare alla scoperta di noi stessi, chi
siamo, da dove veniamo, quali sono i nostri paesi
di origine.... Così fino a Natale abbiamo lavorato
sulla Cina, raccontando e illustrando una storia,
cantando una canzoncina in cinese che la mamma
di Vanessa ci ha insegnato, drammatizzando la
storia di Sung Lang durante la festa di Natale e
tanto altro ancora.
Siamo poi passati all’Africa... ma è difficile in
questo momento ripercorrere il lavoro che ab-
biamo svolto... i ricordi di quel bel percorso sono
offuscati da timori e insicurezze dovuti alla si-
tuazione di questi giorni... Forse oggi è ancora
più importante raccontare la storia che avevamo
inventato insieme, ci dà coraggio per affrontare
lo smarrimento di ora...
C’erano una volta una giraffa con la sua amica
scimmietta. Giocavano insieme nella savana, per-
ché erano molto amiche. La scimmietta saliva
sul collo della giraffa e la giraffa faceva fare
le capriole alla scimmietta e ridevano di cuore
insieme.
Gli altri animali della savana (il leone, la zebra,
l’elefante, il leopardo, l’ippopotamo, la gazzella...)
sentendoli ridere, si avvicinarono curiosi. Ma in
quel momento cominciò a piovere e, allora, tutti
si misero stretti stretti sotto un grande baobab
per ripararsi dalla pioggia.
Sì, solo mantenendo forte il legame che c’è fra
noi, la nostra amicizia e l’affetto che ci lega, solo
resistendo INSIEME potremo superare questo
brutto momento.
Sezione F Scuola dell’Infanzia
Un coro di emozioni dalla Di Donato
Illustrazione di Chiara Armezzani
15EsquisitoEsquisito
Panifico ergo sum
La quarantena in un silenzioso rione che tornerà presto a far rumore
Circondato da un silenzio ano-
malo, osservo la difficoltà che
un rione come il nostro incontra
nel migrare dalle strade alla vita
online. Purtroppo, il movimento
verso il virtuale appiattisce del
tutto i suoi sapori e umori, privan-
do l’Esquilino delle sue variopinte
peculiarità.
Nel vuoto lievito. Anche qui,
come in tutta Roma, è in atto un
apparente quanto fragile ritorno
agli albori, il pane ad esempio. In
questo periodo buio abbiamo ri-
cominciato a fare il pane in casa:
il pane! Come se questo potesse
esimerci o distrarci dall’essere di-
ventati animali un po’ troppo in-
gombranti per il mondo: “Vedete,
ho fatto il pane, sensazione primi-
tiva! Ma allora un’altra via è pos-
sibile, lode alla frugalità, bisogna
fare qualche passo indietro!”
Però facciamo il pane con le stes-
se modalità del ‘prima’, quindi ci
consumiamo annoiati nell’istante
in cui postiamo il nostro ritorno ai
primordi. E piano piano nessuno fa
più pane, e il silenzio per le stra-
de resta. E il tedio si impossessa
dell’Esquilino come di Roma tut-
ta, che prima applaudiva dai bal-
coni, poi cantava dalle terrazze,
poi suonava dalle finestre e ora è
strozzata in un vuoto senza scam-
po. E allora che si fa? Cuciniamo.
Mangiamo, mangiamo, mangia-
mo. Improvvisiamo un tutorial e
mangiamo, perché il vuoto, cui la
natura ci ha messo dinanzi, altri-
menti ci fagocita. Mangiamo per
sopravvivere al vuoto.
La natura e lo spazio. Mi distrag-
go dal computer, inizia a piovere e
ho fame. Mi affaccio alla finestra e
vedo i cassonetti puliti. Mi affaccio
di nuovo e non vedo doppia fila,
poi mi affaccio ancora e vedo gat-
ti litigare per un nonnulla e uno
scoiattolo correre verso piazza
Vittorio. Immagino l’animaletto
dribblare i boys molleggiati all’en-
trata della piazza, come sempre
muniti di peroncino e sigaretta,
loro così immuni all’ hashtag ‘Io
resto a casa’.
La natura si riprende i suoi spazi.
Con il pane in bocca che compro
al forno qui dietro, perché di cer-
to non lo faccio io, leggo ovunque
di questa meravigliosa azione che
la natura sta compiendo. Muoiono
persone ma la natura si riprende
il suo posto. Il paese è al collasso,
ma porca miseria i cerbiatti sono
tornati. L’essere umano è segre-
gato in casa ma a Venezia l’acqua
è splendida, i delfini! Dobbiamo
darci una regolata, è Dio, è la Na-
tura è la coscienza a gridarlo!
Sia chiaro, dell’estinzione umana
a me interessa ben poco, è na-
turale e doveroso per una razza
come la nostra estinguersi, come
invece mi piacerebbe un migliore
equilibrio con la Terra. Tuttavia fe-
steggiare ricchi di puerile stupore
in questo momento lo trovo, ap-
punto, ripetitivo come fare il pane
in casa per poi annoiarsi.
Ripartire, come? Ci stupiamo
per banalità enormi pur di non
fermarci. Non fermarci mai. Chi si
ferma è perduto. Chi si ferma fa i
conti con il silenzio. Questa volta
ci ha fermato la natura. Non ri-
partiremo come prima, anche l’E-
squilino dovrà interrogarsi molto,
forse più di altri. E magari, chissà,
torneremo a fare il pane davvero
per colmare i nostri stomaci e non
il nostro ego!
Quindi? Quindi reggere un poco di
più il confronto con il silenzio, non
quello per strada, intendo, potreb-
be essere una buona ricetta, vali-
da sempre.
Andrea Fassi
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Cielo sopraesquilino numero31

  • 1. Periodico di informazione a cura dell’associazione “Il Cielo sopra Esquilino” Numero 31 anno VI - Giugno/Luglio 2020 «L’Esquilino?Scorreneltempo» Parla Mario Martone. Il film in lavorazione, i progetti cinematogra- fici e teatrali in calendario. E la bellezza “un po’ straniata” del rione Mario Martone è un grande artista pluripre- miato, la cui opera spazia dal teatro al ci- nema, all’opera lirica. Ha sempre alternato l’impegno cinematografico con quello teatra- le, diventando direttore del Teatro Argentina di Roma e del Teatro Stabile di Torino, nonché condirettore del Teatro Stabile di Napoli. In questi tempi di isolamento forzato da corona- virus, abbiamo dovuto optare per uno scambio ‘non in presenza’, ma ugualmente ricco di sti- moli; e di ciò lo ringraziamo. Nonostante il suo grande amore per Napo- li, ad un certo punto ha deciso di trasferir- si a Roma: quali le motivazioni di questa scelta? E perché proprio l’Esquilino? Ho casa a Roma dall’inizio degli anni ’90 ma è da quando sono stato direttore del Teatro Sta- bile di Roma (per due anni, 1999/2000) che il corpo a corpo con la città mi ha fatto romano, oltre che napoletano. Amo vivere a Roma, e da una quindicina d’anni sono di casa intorno a piazza Vittorio. Tante le ragioni: la bellezza un po’ straniata del quartiere, tra antichità roma- ne, vestigia sabaude, treni e binari, un luogo che scorre nel tempo invece che esservi inchio- dato. C’è qualcosa di vivo, c’è l’aria buona del colle, e ci sono tanti amici cari. Maria Grazia Sentinelli segue a pagina 3 Foto di Mario Spada: sul set di ‘Capri revolution’ Torniamo a guardare avanti Oggi il nostro giornale rionale è di nuo- vo sul territorio con la pubblicazione cartacea, dopo la versione solo digitale del numero scorso. Con questa scelta, anche noi, come tutti nel Paese, abbiamo deciso di scommettere su un ritorno alla normali- tà, magari parziale e fatta anche di piccole cose, di abitudini. E tra queste, per molti abitanti del rione, riteniamo che ci sia an- che la lettura, toccandole con mano, delle nostre pagine. Certamente abbiamo tutti trascorso degli strani giorni, con nuove regole, reclusione forzata, alle prese con attività casalinghe e momenti di solitudine e ore e ore di let- ture. Qualcuno, riferendosi al marciapiede, ha usato la metafora della sala operato- ria, per il modo in cui, ormai da mesi, lo affrontiamo: con mascherina e guanti, e con in tasca gel per le mani sempre pronto all’uso. Per la prima volta – dopo decenni di abitu- dine al consumo, radicati alle nostre picco- le, grandi certezze – abbiamo dovuto fare i conti con un’emergenza causata da una minaccia per troppi versi fuori controllo. E non è stato uguale per tutti. Qualcuno, tanti anche nel nostro rione, ha avuto bi- sogno di un aiuto concreto per poter an- dare avanti. Il Municipio ha fatto la sua parte, coordinando attività di sostegno, dalla raccolta e distribuzione di alimenti, alla destinazione di fondi per facilitare la didattica a distanza, fino alla creazione di una cabina di regia per la gestione politica e il coordinamento delle attività finalizzate a fronteggiare l’emergenza. E un sostegno non è mancato anche da parte di tante as- sociazioni, che si sono impegnate da subi- to ad organizzare la distribuzione di cibo e generi di prima necessità a decine e deci- ne di famiglie e di persone sole. La chiu- sura forzata e inevitabile di tanti esercizi commerciali, delle botteghe artigiane, dei ristoranti, dei bar ha messo a dura prova la possibilità di risollevarsi per tanti. Ma adesso si riparte, con qualche difficoltà, ma si riparte. E possiamo tornare a guar- dare avanti. Questo numero del giornale ha in prima pagina, accanto al racconto di una bella esperienza di solidarietà, un’in- tervista al regista Mario Martone. E il senso di questa scelta sta tutta lì, nella volontà di dare un segnale di ritrovata normalità. Buona lettura! Paola Mauti Portici Aperti ai bisogni Tra le conseguenze del confinamento c’è stata anche una forte limi- tazione delle relazioni sociali. E chi era solo, ora lo è ancora di più Le pandemie quando arriva- no fanno in fretta e colpi- scono per primi coloro che non godono di buona salute. Poi, e allo stesso modo, quando la chiusura, il distanziamento, il blocco di tutte attività – resi necessari da un’emergenza che in poche ore si trasforma in allarme sociale – diventa- no consuetudine forzata, chi è più fragile, perché non ha la garanzia di uno stipendio sicuro e neanche una casa dove restare per rispettare l’i- solamento, paga il prezzo più pesante. Allora, i programmi, i progetti devono cambiare per tutti e capita che chi può e vuole, prova a farsi carico di quelle fragilità. Paola Mauti segue a pagina 6
  • 2. 2 antonio.finelli@tiscali.it antonio.finelli@tiscali.it Sant’Eusebio Sguardi sull’Esquilino di Antonio Finelli (antonio.finelli@tiscali.it) Ed ecco la Metro G Il Piano Regolatore è storicamente lo stru- mento adottato dalle Amministrazioni per organizzare lo sviluppo futuro delle città. In questi ultimi anni al PRG (Piano Regolatore Generale) si è associato il PUM, il Piano Urbano della Mobilità, che è da poco diventato PUMS inglobando il tema della Sostenibilità. I due piani dovrebbero essere sovrapponibili, ma non lo sono. Anzi il piano della mobilità arran- ca dietro il Piano Regolatore e, nella città co- struita, cerca di mettere pezze a inconvenienti vecchi e nuovi che sostanzialmente si riducono alla durata dei tempi degli spostamenti e alla mancanza di spazio per la circolazione: spazio conteso tra mezzo pubblico e mezzo privato, tra veicoli fermi e veicoli in movimento… tal- volta dimenticando i pedoni. Negli ultimi tempi il piano della mobilità si è fatto carico anche dei danni che il traffico procura all’ambiente: inquinamento atmosferico e acustico. Gli interventi nell’Esquilino. Come abbiamo già visto, nel PUMS approvato dal Consiglio comunale, due grandi interventi sono previ- sti per l’Esquilino: il tram piazza Vittorio-largo Corrado Ricci e la trasformazione della Roma- Centocelle (cioè quel che resta della centena- ria Roma-Fiuggi) in metro di superfice: la linea G. Queste due linee non figurano nei finanzia- menti per Roma approvati nella conferenza Stato-Regioni il 27 dicembre 2019. La Roma- Centocelle sarà però finanziata se il comune si atterrà ad alcune ‘prescrizioni’. Le piccole mo- difiche, le ha chiamate l’assessore Pietro Cala- brese, sono state accettate e il nuovo progetto è stato finanziato il 6 aprile di quest’anno. La modifica più rilevante riguarda l’allargamento delle rotaie, ossia lo scartamento della linea che attualmente è ridotto (950 mm) rispetto a quello delle linee tramviarie (1445 mm). Que- sta differenza ha comportato due reti differen- ti, vetture non intercambiabili e depositi diffe- renti. Certo costerà di più, circa 20 milioni, IVA compresa. Tutto chiaro allora? NO. Il tratto tra Porta Maggiore e Ponte Casilino è rimasto a binario sfalsato, con ovvia limitazione della frequenza delle corse. Lo spostamento del capolinea dalle Laziali a piazza dei Cinquecento, lungo via Giolitti, non è definito. Non si accenna a come sarà fatto il tratto che lambisce Miner- va Medica, che dovrebbe evitare danni da vi- brazioni e ridurre il rumore. La tecnologia per farlo esiste: sistemi antivibranti che separano elasticamente l’armamento dal piano di posa, ma anche i cerchioni delle ruote delle vettu- re dovranno essere del tipo insonorizzato. Ci sono poi i problemi che nascono dalle norma- tive sulla sicurezza che sono entrate in vigore a luglio scorso. Tra queste c’è quella che pre- vede che i treni a raso non devono superare i 30 km/h e un’altra che prescrive che devono fermarsi agli incroci, anche se hanno il verde, per poi ripartire dopo aver ben guardato che non arrivi nessuno. Una buona tecnologia può far superare questa normativa. Mettendo insieme queste e altre difficoltà tec- niche, è verosimile che ci vorranno almeno due anni prima dell’inizio dei lavori. La proprietà. E dell’assetto proprietario che si dice? Si dice di una serie di passaggi: da Atac ad Astral, ossia all’Azienda Strade Lazio, So- cietà della Regione, da questa a Cotral e poi a Atac, con tutto il buio che si ha sul suo futuro. Chi dovrà fare le opere di ammodernamento? Forse Astral? Quanto tempo ci vorrà? Sono do- mande che ancora restano senza risposta. Due ultime domande. Per finire ci rimango- no due dubbi. Il tracciato nel tratto che cor- re parallelo alla Metro C, non poteva essere diverso? Ed è proprio necessario mantenere e rifare il tratto da Porta Maggiore a Termini, quando diverse linee tramviarie da Porta Mag- giore arrivano a Termini? I progettisti avranno avuto le loro brave ra- gioni e senz’altro hanno operato per il meglio, però se le buone ragioni le avessero fatte co- noscere anche a noi… Carlo Di Carlo Per le stradePer le strade Dopo 104 anni quel che resta della Roma-Fiuggi diventa una linea metropolitana
  • 3. 3L’occhio del cieloL’occhio del cielo > segue dalla prima pagina Nell'Edipo Re all'Argentina ha messo in scena un coro di im- migrati presi dalla strada. Cosa pensa della non facile questio- ne dello stare a contatto con gente diversa, che è anche una caratteristica del nostro rione? Era proprio il 2000, l’anno del giu- bileo, quando misi in scena l’Edipo Re, e già allora la questione delle migrazioni e dell’accoglienza mi sembrava essere il centro di ogni discorso futuro. Non mi sbagliavo, e infatti mi piacerebbe riprendere quello spettacolo prima o poi. An- che la presenza delle comunità che vengono da lontano fa parte delle caratteristiche vive dell’Esquili- no, di un luogo che scorre e non si inchioda nel tempo. Ho sempre amato l’eleganza dei nostri con- cittadini indiani o del Bangladesh, che la domenica si vestono a festa come ricordo si faceva da noi fino agli anni ’70. C’è una grande di- gnità in tutti loro, e per quanto mi riguarda una bellezza nel vivere a contatto con persone di cultura di- versa. Non mi nascondo i proble- mi, naturalmente. Sono i problemi che vive più complessivamente Roma da tanti anni e che, in un quartiere di confine, peraltro vici- no alla stazione, come l’Esquilino, si estremizzano. Sono problemi di cura della città. Abbandono, pau- ra, rassegnazione, pigrizia non fanno mai bene, in una famiglia, in un’azienda, in una qualunque collettività, come potrebbero non far danno in un quartiere? Nei suoi lavori è molto presen- te la dimensione umana dei singoli personaggi, ma nel- lo stesso tempo l'attenzione viene posta anche al conte- sto storico-sociale. Ci potreb- be spiegare meglio i motivi di questo intreccio? Quando affronto una storia da raccontare, che sia al cinema, o in teatro, non riesco a vedere i miei personaggi scontornati dal conte- sto collettivo in cui vivono. Forse per questo amo la tragedia greca: non c’è grande personaggio de- stinato a fondare i miti individua- li con cui ci confrontiamo ancora oggi (da Edipo a Medea) che non sia stato scolpito dai quei grandi poeti al centro della polis. E questo crea poi dinamica nei lavori, arti- colazione, complessità dei punti di vista, soprattutto vita. Allo stesso modo amo creare gruppi, sempre, in ogni contesto. Che sia un set o una compagnia, quello che provo a fare è animare uno spirito col- lettivo. Ci si conosce e si cresce nella relazione. Si fanno scoperte inaspettate nella relazione. Nel film che sta girando met- terà in scena la figura del ce- lebre Eduardo Scarpetta. Quali aspetti della sua vita hanno su- scitato di più il suo interesse? Beh, sarà una scoperta molto speciale per lo spettatore, un in- treccio familiare che non potrà lasciare indifferenti, ma aspettia- mo che sia il film a mostrarlo. Di sicuro, quanto a collettivo, quel- lo di Scarpetta è stato parecchio straordinario, se si pensa che ha originato geni del calibro di Eduar- do, Titina e Peppino De Filippo. La recente e grave epide- mia del coronavirus, ha cre- ato problemi alla sua attività professionale? Con la fine del lockdown e la ripresa del- le attività economiche quali scenari prevede per la ripre- sa del cinema e del teatro? Abbiamo finito giusto in tempo prima del lockdown le sei setti- mane previste di riprese invernali, quindi per il film siamo stati ab- bastanza fortunati. Le due set- timane estive si gireranno appe- na sarà possibile, spero presto. Avevo in calendario un’opera alla Scala di Milano che in questi gior- ni avrebbe dovuto essere in scena ma purtroppo è saltata. Dobbiamo sapere che davanti a noi si profila un autunno/inverno difficile, nel quale dovremmo essere capaci di lavorare al meglio nonostante le limitazioni, ma poi speriamo che con la prossima primavera il virus voglia abbandonarci, dandoci la possibilità di riaffollare finalmente i cinema e i teatri. Maria Grazia Sentinelli MarioMartone:«L’Esquilino?Unluogochescorreneltempo» Foto di Elio Di Pace: sul set di ‘Io rido’
  • 4. 4 Il rione mormoraIl rione mormora Idati per offrire trasparenza, i dati per monitorare l’attività del Parlamento, i dati per fare inchie- ste e aprire osservatori su tema- tiche sociali e innescare in questo modo un processo informativo e di mobilitazione civica. Openpolis è questo e molto altro. Nata come associazione, oggi fondazione, con sede in via Merulana 19, ha fat- to della raccolta, rielaborazione, messa a disposizione e racconto delle banche dati la sua bandiera da oltre 15 anni. Abbiamo intervi- stato il suo presidente e uno dei fondatori, Vittorio Alvino. Come nasce Openpolis? Nasce da un’idea e da un gruppo di amici che aveva voglia di met- tere insieme la passione per la po- litica con quella per la tecnologia e la rete. La spinta iniziale è venuta dall’intuizione e dalla consapevo- lezza che il web avrebbe potuto modificare in maniera importante lo scenario dell’informazione e del- la politica, la gerarchia delle fon- ti, soprattutto in un Paese come il nostro in cui è sempre prevalso un certo tipo di giornalismo molto televisivo e basato molto spesso sulle opinioni più che sui dati, sulle fonti. Noi abbiamo voluto invertire il paradigma e rifarci a un giorna- lismo più di matrice anglosassone, più impegnato nella faticosa ricer- ca delle evidenze. Il cosiddetto ‘data journalism’, produce informazione princi- palmente a partire dalla rac- colta e elaborazione dei dati… Volevamo rendere visibile ciò che già esisteva, raccogliendo infor- mazioni pubbliche e aggregandole per dargli una forma e migliorare la trasparenza verso i cittadini, e diffondere tale cultura nei proces- si comunicativi e politici. Con tut- te le difficoltà di chi porta avan- ti progetti che non hanno come obiettivo primario il profitto, ma che necessariamente deve trova- re i mezzi e le risorse per restare sostenibile nel lungo termine ma anche indipendente. Come lavora la fondazione? Siamo una decina e al nostro in- terno raccogliamo tutte le compe- tenze necessarie: di programma- zione e sviluppo software, oltre che di produzione dei contenuti e di comunicazione. Che obiettivo vi ponete? L’informazione affidabile e di qua- lità, importante per il cittadino ma anche un’opportunità per chi fa politica e i suoi rappresentan- ti. Senza questo è impossibile ri- costruire una relazione di rispetto e di fiducia tra politici e cittadini. Noi lavoriamo sul fronte pubblico, perché lì ci sono dei dati che le amministrazioni raccolgono quo- tidianamente sui cittadini e sulle imprese, e questi dati devono es- sere restituiti ai cittadini, sia per creare consapevolezza, sia perché è una ricchezza a favore delle im- prese. Siamo stati tra i promoto- ri della campagna che ha portato all’approvazione della legge per il diritto di accesso agli atti pubblici in Italia, il cosiddetto FOIA (Free- dom of Information Act). Da quando avete cominciato, il cittadino è più attivo o più at- tento? Ci saremmo immaginati maggio- re attivismo e verifica da parte dei cittadini o del giornalismo in generale. È necessario per que- sto che tutti i dati pubblici siano accessibili facilmente e diretta- mente. Su questo abbiamo fatto diverse campagne, perché spesso i dati sono parziali, non facilmen- te fruibili o presenti ma nascosti. Invece, tutte quelle informazioni che riguardano il potere politico, le attività delle pubbliche ammi- nistrazioni, la gestione delle risor- se, devono essere pubblicamente accessibili. Crediamo che i dati debbano essere considerati beni comuni che appartengono a tutti e da tutti debbano potere essere utilizzati. La trasparenza a quale livello deve arrivare? A tutti i livelli, il cittadino/letto- re/elettore deve sapere da dove vengono i soldi che sono gestiti dall’amministrazione e dove van- no a finire; chi prende le decisioni, in che maniera le prende e a van- taggio di chi? Con Openpolis puoi Openpolis,ildatajournalisminItalia Nel nostro rione ha sede uno dei pochi soggetti in Italia che realizzano giornalismo basato su dati ed evidenze. Da ‘Open parlamento’ a ‘Open municipio’ fino all’ultima analisi, centrata sul coronavirus
  • 5. 5Il rione mormoraIl rione mormora Chi è Openpolis Prima associazione ora fondazione, Openpolis si occupa di design, sviluppo, creazione e mantenimento di piattaforme per la visualizzazione di dati. Gli ambiti sono quelli della raccolta, cura, aggiornamento e distribuzione e rappresentazione dei dati attraverso appli- cazioni che li rendano comprensibili ed esplorabili. I suoi progetti più famosi sono Openpar- lamento, che monitora l’attività parlamentare e dei parlamentari, Openbilanci, che analizza i bilanci di tutti i comuni italiani degli ultimi 15 anni, Povertà educativa, per raccontare l’istru- zione in Italia e, in collaborazione con ActionAid Italia, Accoglienza migranti, una mappatura delle strutture di accoglienza per migranti nel nostro paese, le spese dello Stato e i contratti pubblici alle realtà private che operano nel campo. L’ultima analisi, realizzata con la trasmis- sione di Raitre Report, è sul Coronavirus, dove si ricostruisce la fase di gestione dell’emer- genza (sanitaria, economica, costituzionale sui diritti fondamentali) tra i vari decisori politici e amministrativi, la trasparenza per evitare inefficienze e abusi: in circa tre mesi dallo stato di emergenza, erano stati emanati ben 271 atti tra decreti, ordinanze, circolari etc. Un rione, ‘molti significati’ Dalla storia alla letteratura, dalla geo- grafia all’antropologia, dall’urbanistica alla psicologica: l’Esquilino, un luogo che sollecita l’interesse interdisciplinare, con il suo ambiente cangiante, permeabile e dif- ferente rispetto agli altri quartieri e rioni di Roma. Per comprendere il territorio, le sue comunità, la sua collettività serve infatti che convergano una pluralità di competen- ze, diversificate e complementari tra loro. Al punto che 12 studiosi e accademici, coordinati da Tiziana Banini – docente di Geografia Ambientale e Geografia cultura- le presso la facoltà di Lettere e filosofia di Sapienza Univeristà di Roma – hanno de- ciso di mettere in parallelo i risultati emer- si nella letteratura, nell’arte, nel cinema, nella musica intrecciandoli con i connota- ti che la ‘gente’ e i media hanno attribui- to e attribuiscono al rione. Ne viene fuori una pubblicazione-studio, ‘Il rione Esquili- no di Roma – Letture, rappresentazioni e pratiche di uno spazio urbano polisemico’ (Edizioni Nuova Cultura), in cui si possono trovare documenti storici e statistici, arti- coli e ritagli di stampa, citazioni letterarie e autorappresentazioni di abitanti famosi e gente comune. Nessun altro posto nel- la Capitale avrebbe potuto rappresentare meglio il senso e la ricchezza del concetto di transdisciplinarità: gli immigrati di ieri e di oggi, la razzia degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, i suoni delle strade, i toponimi, i palazzi aristocratici, le produzioni cinematografiche. I David di Donatello premiano l’Esquilino Lo scorso 8 maggio si è tenuta la ceri- monia di premiazione dei David di Do- natello. Tra i premi aggiudicati, ben tre sono stati assegnati ai nostri vicini di casa esquilini. Lo scrittore Francesco Piccolo – insieme a Marco Bellocchio, Ludovica Ram- poldi e Valia Santella – ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura per il film ‘Il traditore’, di Marco Bellocchio. Agostino Ferrente, regista e animatore del Piccolo Apollo di via Bixio, ha trionfato nella sezio- ne dedicata ai documentari con il suo ‘Sel- fie’. Infine come migliore musicista è stata premiata L’Orchestra di Piazza Vittorio per ‘Il Flauto Magico di Piazza Vittorio’ di Mario Tronco e Gianfranco Cabiddu. conoscere meglio chi ti rappresenta dal Co- mune al Parlamento Europeo. Abbiamo infor- mazioni su tutti i 151.000 politici che sono in carica in Italia. Gestione dei soldi pubblici e produttività dei politici: dare questo tipo di informa- zione vi avrà creato non pochi problemi… Attraverso la piattaforma ‘Open Parlamento’ abbiamo costruito degli indici che aiutano a valutare la politica, a fare una classifica dei politici più produttivi e di quelli che lo sono meno. C’è stata un’iniziale reazione di diffiden- za, molti hanno provato a dire che il nostro la- voro non valeva niente. Alla fine però da parte dei media e da parte del ceto politico abbiamo assunto questo ruolo di credibilità come orga- nismo indipendente. Questo è proprio ciò che ci contraddistingue, ma che allo stesso tempo ci mette in difficoltà per quanto riguarda la so- stenibilità del progetto. Perché se non sei ‘di qualche parte’ in questo Paese è anche diffici- le che tu ottenga un sostegno economico, ed ecco perché la richiesta che facciamo è rivolta principalmente ai cittadini o i politici che sposi- no questa filosofia. Con un altro progetto avete anche aiutato la politica a spiegarsi meglio. ‘Voi siete qui’ che per diversi anni ha spopolato in ogni tornata elettorale. Da un po’ accanto- nato, era una sorta di bussola per l’elettore: in pratica, incrociavamo i programmi elettorali e le posizioni pubbliche dei partiti su 25 temati- che. Gli user facevano un test rispondendo a 25 domande e per risultato venivano collocati su un grafico più o meno vicini a un partito in base alle risposte, capendo chi li avrebbe rap- presentati meglio. Dalla politica alle amministrazioni, c’è vo- glia di capire di più? Con ‘Open Municipio’ abbiamo creato una piat- taforma che metta on line anche tutta l’attività del Comune, della Provincia e della Regione. In base ai dati sui centri di accoglienza dei migranti si può capire meglio come vengono accolti gli stranieri e dove ci sono più proble- mi (vedi i report ‘Centri d’Italia’) o attraverso i dati su scuole e asili si può analizzare come si distribuisce la piaga della povertà educativa tra i comuni e all’interno della stessa città dove si registrano anche grandi differenze, come nel caso di Roma. Parlando di municipio, le chiedo: che rap- porto avete con l’Esquilino? Siamo partiti da San Lorenzo e oggi abbiamo sede nel rione. Abbiamo il privilegio di essere in una bella strada, piena di negozi, ben situata logisticamente, un rione culturalmente vario. A tratti è decadente e purtroppo segue né più né meno le sorti della città, pagando la presenza di molti esercizi che sono meri espositori, sca- tole vuote che non danno il giusto apporto alla vita e all’economia rionale. Il potenziale c’è ma non è sfruttato. Silvio Nobili
  • 6. 6 C’è chi faC’è chi fa PorticiAperti:spesasospesaamisuradipersona Per contribuire al finanziamento dell’iniziativa Portici Aperti: Iban IT68I0503403221000000031072 Causale: Progetto Esquilino Portici Aperti emergenza Coronavirus > segue dalla prima pagina Una comunità solidale. Così è accaduto per l’iniziativa Portici Aperti, un progetto in origine finalizzato a creare e sviluppare il senso di co- munità nel rione e che prevedeva, tra l’altro, l’organizzazione di momenti conviviali, di pran- zi solidali, come quello previsto per il 19 apri- le, che doveva essere ‘il pranzo di primavera’. Con la crisi creata dal Covid, quell’iniziativa si è trasformata in una formidabile rete di solida- rietà, con la partecipazione di alcune tra le più rappresentative associazioni sociali e culturali del rione, come Binario 95, l’Associazione abi- tanti via Giolitti, l’Associazione Genitori scuola Di Donato, la Casa dei diritti sociali, il Comitato piazza Vittorio Partecipata, Esquilino in comu- ne, Esquilino vivo, Matemù, Sloowfood Roma e tante altre, non ultima il Cielo Sopra Esquilino. E lo scopo della rete è diventato un altro e cioè l’organizzazione della raccolta e distribuzione di cibo da destinare alle persone in difficoltà. Cura ‘personalizzata’. Ma Portici Aperti non vuole essere solo questo. Parlando con i promotori emerge che forse l’obiettivo vero dell’iniziativa è non tanto e non solo il soddi- sfacimento di un bisogno primario. C’è anche la volontà di favorire un ritorno alla relazione umana, alla cura. «La caratteristica della no- stra iniziativa è che noi puntiamo al contatto diretto con le persone», spiega Enzo Mamma- rella, che per la rete si occupa della gestione dei social, «Prova ne è il fatto che i nostri pac- chi alimentari non contengono solo prodotto secco, ma anche e soprattutto fresco, a secon- da delle esigenze dei diversi nuclei familiari e delle loro provenienze geografiche». Dunque, alla base dell’azione vuole esserci l’ascolto e l’accoglienza dei bisogni, per contrastare il senso di isolamento e dimostrare la volontà di ‘prendersi cura’. È una spesa, per così dire, ‘personalizzata’ quella che viene consegnata a casa. E non è solo cibo ciò che arriva nelle case: infatti, grazie alla raccolta fondi, che av- viene soprattutto attraverso la rete, i promo- tori, durante le festività della Pasqua, hanno anche acquistato e distribuito decine di uova di cioccolato ai bambini. Oltre duecento le persone raggiunte. I pacchi vengono preparati con cadenza setti- manale all’interno del Mercato Esquilino, da dove proviene la totalità del cibo fresco di- stribuito. «Per il secco – continua Mammarel- la – accediamo, tramite una delle associazioni aderenti, alla spesa sospesa del Municipio e ad una nostra iniziativa di spesa sospesa organiz- zata presso i piccoli esercizi del rione, che sta dando ottimi risultati». Sono una decina gli esercizi commerciali coin- volti, tra farmacie, alimentari, negozi di pro- dotti per la casa, oltre ai banchi del merca- to. Oltre duecento le persone raggiunte per il sostegno ogni settimana. C’è da scommettere che questa bella rete mutualistica non si esau- rirà con la fine della pandemia. Paola Mauti
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  • 8. 8 C’è chi faC’è chi fa Tecnologiaalserviziodelladidatticaedelleemozioni Negli ultimi mesi dell’anno scolastico, la scuola ha vissuto una realtà diversa, rimodulata da in- ternet. Il racconto di uno studente del liceo Pilo Albertelli: le video lezioni e quei momenti ‘corali’ Èveramente dura pensare che da un giorno all’altro, dopo una possibile uscita serale tra amici o anche un semplice incontro a scuola per passare un po' di tempo insieme, siamo tutti costretti a restare a casa, per evitare di prendere il corona-virus. Di fatto la scuola, le interrogazioni e anche il rumore del tram mattutino ci mancano, perché sono parte della nostra vita quotidiana e anche se normalmente ci lamentiamo di questa rou- tine, quando poi viene meno ne sentiamo l’as- senza. Tutto ciò che sta accadendo ci fa capire quanto dovremmo goderci una buona parte dei momenti che viviamo normalmente nella vita, poiché la noia ci porta al pensiero di que- sti ultimi e non alla possibilità di poterli vivere. Pensieri e sentimenti. Siamo tutti un po' provati da quest’esperienza e non vediamo l’o- ra di uscire per fare qualunque cosa, pur di non passare molta parte della giornata davanti a uno schermo. Ma allo stesso tempo ci siamo in parte adattati e ci sentiamo attraverso vide- ochiamate con i social media, anche se nulla è come il contatto fisico reale. Inoltre siamo preoccupati per il nostro futuro e pensiamo a come il mondo sarà diverso, dopo che questa tensione generale terminerà. Famiglia e tv. Un elemento positivo da rico- noscere è la fortuna di poter meglio conoscere i nostri genitori, di passare più tempo con la famiglia prendendo parte a giochi di società e vedendo insieme film. Tale possibilità è molto importante, poiché fortifica il legame familiare e ci rende più felici di vivere in questo modo. Interazione online tra professore e stu- denti. In questa quarantena, nonostante il blocco sconfortante di tutte le azioni possi- bili da poter attuare all’aria aperta, abbiamo trovato una soluzione che ci permette di co- municare attivamente tra noi studenti ed in- segnanti. Quest’ultima consiste nell’uso di piattaforme online e quindi alla realizzazione di video-lezioni. I siti maggiormente utilizzati sono Zoom, Webex Meet e Moodle; attraver- so essi abbiamo l’opportunità di andare avanti con i programmi scolastici e inoltre di discutere in modo interattivo delle materie trattate. Problemi di connessione e avventure vir- tuali. Certamente in tutte le case la connes- sione internet del Wi-Fi potrebbe non funzio- nare perfettamente e quest’ultimo dato, di fatto, incide sulle lezioni virtuali. Infatti, anche in modo divertente, capita che qualche volta vi sia un bug (errore di funzionamento di un si- stema o di un programma) o anche un lag (un rallentamento, spesso visibile graficamente sullo schermo) durante la video-lezione e che un professore o una professoressa si discon- netta per sbaglio. Questi avvenimenti portano a svagarci un po' e ci sembra quasi che le gior- nate passino molto più in fretta, quasi come se non ci rendessimo conto del tempo che passa. Musica e corsi online. Nel liceo classico Pilo Albertelli i ragazzi del ‘Coro che non c’è’ insie- me al direttore del coro ‘Dodo Versino’, oltre a tenere corsi virtuali, hanno cantato online su Zoom ‘Helplessly hoping’ ed è stato molto emozionante vedere tale performance emer- gere in questa atmosfera strana e cupa, nella sua bellezza e speranza. Uniamoci tutti insime e vinceremo questa bat- taglia! Alessandro Rubino Redattore di OndanomalA Liceo Classico Pilo Albertelli
  • 9. 9La memoriaLa memoria Er colléra mòribbusIl colera, il vaiolo e altre epidemie. Un viaggio nel corso dei secoli tra virus e batteri sconosciuti e letali: le emergenze pandemiche che hanno accompagnato i tre millenni della storia di Roma Il 21 aprile scorso Roma ha com- piuto 2.773 anni. Quasi tre mil- lenni di esistenza in cui la città e i suoi abitanti hanno attraversato tante fasi storiche, di sviluppo e di espansione, alternate a periodi di stagnazione e di declino, viven- do decine e decine di situazioni drammatiche: incendi e alluvioni, carestie e saccheggi, occupazioni e conflitti. Dall’incendio di Nerone del 64 d.C., al sacco di Roma da parte dei Lanzichenecchi nel mag- gio 1527, dalla grave alluvione del Tevere del 24 dicembre 1598, alla tragica occupazione nazifascista del 1943-1944. Tra i tantissimi episodi traumatici un posto a sé occupano le emer- genze epidemiche per virus più o meno sconosciuti, più o meno de- vastanti e letali, vissute dai roma- ni nel corso dei secoli. La peste Antonina (168-190 d.C.). L’epidemia di peste – sem- bra in realtà sia stato vaiolo – col- pì pesantemente la città negli anni dell’impero trionfante, e lo stesso imperatore Lucio Vero ne fu vitti- ma. Apparentemente scomparso, il morbo riapparve dopo alcuni anni più virulento che mai e im- perversò nei territori dell’impero per diversi decenni, portando dap- pertutto morte e devastazione. Si dice con duemila morti al giorno nella sola città di Roma e molti di più – un quarto della popolazione – in tutto il vasto impero. Roma ne uscì talmente indebolita che iniziò allora il lento declino della sua po- tenza. La peste del 1656. Un marina- io napoletano, trovandosi casual- mente a Roma in una locanda di Trastevere in attesa di imbarco, si ammalò gravemente con febbre alta, emicrania e brividi. Portato al San Giovanni – nell’ospedale ge- stito dalla Compagnia dei Racco- mandati del Salvatore – lunedì 9 giugno 1656, vi morì poco dopo. Ma i sanitari non capirono la gra- vità della situazione. Quando il sabato successivo i decessi nella locanda trasteverina furono più d’uno, solo allora fu quarantena per Trastevere, estesa poi al vicino ghetto ebraico, con l’Isola Tiberi- na trasformata in lazzaretto. Per evitare il contagio, il rione al di là del Tevere fu isolato con una pa- lizzata in legno ed il ghetto addi- rittura sprangato. Zona rossa off- limits dunque, con guardie armate pronte a sparare ai trasgressori e divieto di qualsiasi cerimonia reli- giosa, in sinagoga e nelle chiese romane, o di altra riunione pubbli- ca. La pestilenza imperversò per nove mesi ancora e, dei circa 100 mila abitanti di Roma, 15 mila – di cui ben 1.600 ebrei – non soprav- vissero al morbo. Il colera del 1835-1837. Inizial- mente sbeffeggiata dal Belli nel celebre sonetto ‘Er colléra mòrib- bus’, l’epidemia di colera che im- perversa in Europa già dal 1835, alla fine del 1836 si sposta dalla Francia del sud in Italia. Nell’esta- te del 1837 colpisce Napoli – il 14 giugno muore Giacomo Leopardi – e Roma. Nella città dei papi, il 10 luglio viene individuato un focolaio del morbo con una prima vittima del contagio. Altri decessi seguo- no nel mese di agosto e la città resta “senza messe né feste” per l’epidemia. Il colera miete vitti- me agevolato dalla scarsa igiene, dalla modesta organizzazione sa- nitaria, dall’arretratezza della me- dicina che prescrive come rimedio un abbondante consumo di aglio, combustione di catrame e spargi- mento dell’ambiente con cloruro di calce e salassi con le sanguisu- ghe. Il 3 novembre 1837 viene di- chiarata la fine del contagio men- tre si piangono ufficialmente nella sola città di Roma 5.419 morti, ma furono oltre 7 mila i deceduti. L’influenza spagnola del 1918. Portata dai soldati americani nell’Europa in guerra, l’epidemia fu chiamata ‘spagnola’ solo per- ché fu la neutrale Spagna a dar- ne notizia – nei mesi del conflitto si censuravano le notizie per non demoralizzare le popolazioni. Ma- nifestatasi nel maggio 1918, dopo un calo nei mesi estivi, l’epidemia in autunno raggiunse il picco con estrema virulenza. Per bloccare il contagio si provvide a rinviare l’a- pertura delle scuole, chiudere ci- nema, teatri e locali pubblici, im- pedendo anche le visite ai malati negli ospedali. Pandemia delle più terribili, annientò un terzo della popolazione mondiale – mezzo mi- lione soltanto in Italia. Roma, con i suoi quasi 600 mila abitanti, ebbe un alto quoziente di mortalità, più delle altre città, forse più di 4 mila morti. Quante furono le vittime della ‘spagnola’ in realtà non si sa. A Roma il morbo si abbatté su una popolazione già provata dalla guerra, che sin dall’inizio – dopo le cosiddette “gloriose giornate” del maggio 1915 – aveva rivelato la sua debolezza socio-economica. Le difficoltà di approvvigionamen- to avevano poi esasperato le già precarie condizioni di vita indu- cendo un generale impoverimen- to. Dopo il picco dell’ottobre 1918, comunque, nel giro di pochi mesi la ‘spagnola’ allentò la morsa del contagio fino a sparire del tutto nel 1920. Nel frattempo, firmato l’armistizio, il 4 novembre 1918 la Grande Guerra era finita. E tra manifestazioni di giubilo e di canti, la vita a Roma riprese nella nor- malità tanto desiderata, per supe- rare così le devastazioni ed i lutti subiti, senza più guerre, senza più epidemie. Carmelo G. Severino
  • 10. Una poesia in romanesco Riceviamo da un nostro lettore una poesia de- dicata alla presa di Porta Pia. Sebbene questo ingresso monumentale non rientri nel nostro rio- ne, ci sembra un’ottima occasione per ricordare il 150° anniversario di questo storico evento. La presa di Porta Pia C’era na vorta, e forze ce sta ancora, una certa Pia Porta, na gran bella signora; girava pe’ le strade de tutta la città con arteriggia e fascino, tutti a fa rivortà. Li paini e li dendi se daveno da fa, l’aspettaveno a Borgo pe’ potejie parlà, ma nun ce stava verso che quella se degnasse de parlà co’ quarcuno, mai che ce s’entruppasse. Li nobbili romani l’invitaveno a Corte, pe’ lei erano aperte tutte quante le porte; ma lei sdegnava tutti, belli, nobbili e brutti, lasciava tutti quanti a secco coi becchi asciutti. Sì tanto bell’onore all’orecchie arrivò al Re fece breccia ner suo cuore: non appena lo riseppe lui de più volle sapé; e mannò a chiamà Giuseppe senza spenne gran favella: “Va laggiù, famme sapé quella Dama quant’è bella e si è degna de’n gran Re”. Sto Giuseppe, gran fetente, se presenta co’n presente: “Ve lo manna er vostro Re, che de voi vole sapé, che ve vole poi vedé e si è er caso anche tené”. “Sta’ risposta a casa porta: dì ar tuo Re ch’io so Pia Porta e la Porta Pia se sa solo a Roma ce po sta”. Ste parole a muso duro dette ar Re ch’era ‘n gran buro lo fecettero ‘nfurià che se prese a scarmanà, a’ngrugnasse e a sciabbolà, finché disse alli sordati d’annà a Roma tutti armati tutti quanti scarmanati e Pia Porta de pijà. Qui successero pasticci e ne nacquero du impicci che li bersajieri andorno, se guardarono d’entorno, non vedettero fessura pe passà tra quelle mura; e saputo della porta, ch’era Pia ma ch’era chiusa, se buttareno a rinfusa, la mettettero giù morta, la lasciaron capovorta tutta sbrecca e tutta storta. Quanno entrarono ’n città lì ije venne detto che era n’artra Pia da pijà, ma’n se smossero granché se fregarono le mani tutti quanti a festeggià e l’annarono a cercà. Pija oggi e Pia domani e poi pija doppodimani pija deqquà e Pia dellà la Pia più nun jie la fa se vorebbe ariposà manco a casa aritornà pe’ nun fasse svergognà. La morale de sta storia è che nun ce stà mai gloria pe’ chi vole portà via na qualunque Porta Pia. Sia tu principe o sovrano o gran re repubblicano lesto ad allungà la mano: rubba pure li quattrini, e derubba i cittadini; epperò lo dico a te: lassa ‘n pace quelle che nun ce vonno sta coi re. © 2009 Daniele Lattanzi 10 Ditelo al cieloDitelo al cielo Aggiornamento sulla Cooperativa Santa Croce Nel numero 28 del giornale vi abbiamo parlato del rischio di scioglimento della Cooperativa Santa Croce, che interessa gli abitanti di ben nove edifici nella zona sud del rione. Lo scorso 7 maggio il Tribunale Ammi- nistrativo del Lazio si è finalmente pronun- ciato in merito al ricorso presentato dal Cda della cooperativa. Secondo la sentenza, il de- creto di scioglimento presentava diversi vizi procedurali e di contenuto. Il ricorso è stato quindi accolto in via definitiva. È naturalmente presto per sapere se il Mini- stero dello Sviluppo Economico rinuncerà ad ulteriori azioni o, al contrario, terrà conto dei rilievi nella stesura di ulteriori atti ammini- strativi. In ogni caso, al momento ogni rischio di scioglimento è stato sventato. Aggiornamento su Casa dei Diritti Sociali Il Tar del Lazio ha riconosciuto l'illegittimità del diniego di rinnovo della concessione, e conseguentemente l’illegittimità del rilascio degli immobili, della storica sede dell’Associa- zione Focus-Casa dei Diritti Sociali in base al provvedimento di riordino gestionale del pa- trimonio capitolino, di cui vi avevamo parlato nel numero 29 de Il Cielo sopra Esquilino. Il Tar ha affermato, in particolare, che la Deliberazione di Giunta Capitolina 140 del 2015 era una norma programmatica e non cogente, che non poteva essere utilizzata per chiedere la restituzione dei locali. Ha rilevato inoltre la peculiarità della posizione dell’Asso- ciazione, che utilizza i locali messi a disposi- zione dal Comune per lo svolgimento, senza fine di lucro, di attività di rilevanza sociale in- discussa e riconosciuta dalla stessa Ammini- strazione, come testimoniato, tra l’altro, dalla circostanza che l’Associazione è stata autoriz- zata espressamente nel 2015 – e quindi poco prima del provvedimento impugnato – alla domiciliazione anagrafica presso i medesimi locali di persone senza fissa dimora. L’atto di sfratto è quindi illegittimo perché non costituisce il frutto di un’adeguata pon- derazione e per la manifesta contradditto- rietà rispetto alle precedenti determinazioni della stessa Amministrazione. Foto di Mario Carbone
  • 11. ROCOGRAFICA dove la comunicazione prende forma STAMPA TIPOGRAFICA STAMPA LIBRI E RIVISTE TIPOGRAFIA DIGITALE STAMPA GRANDE FORMATO Piazza Dante 6 | 00185 Roma Tel. 06 70453481 info@rocografica.it ROCOGRAFICA packaging personalizzati
  • 12. Ditelo al cieloDitelo al cielo12 Nuove pubblicazioni ‘esquiline’ Anche in questi mesi, sono state numerose le pubblicazioni di saggi e romanzi frutto del lavoro dei nostri ‘vicini di pianerottolo’. Di seguito ecco alcune di quelle che ci sono state segnalate. Momenti Trascurabili vol. 3. Francesco Piccolo. Einaudi (2020). Francesco Piccolo, fresco vincitore del David di Donatello per la sceneggiatura de Il traditore di Marco Bellocchio, torna in libreria con Momenti Trascurabili vol. 3, seguito ideale di Momenti di trascurabile felicità e Momenti di trascurabile in- felicità. Episodi di comune, straordinaria quotidianità che ci portano a chiederci ancora una volta: ma nella vita esistono davvero dei momenti trascurabili? Il Signore Gentile. Lino Bordin. Sandro Teti Editore (2020). Lino Bordin ha lavorato per l’Alto commissariato delle Na- zioni Unite per i rifugiati, collaborando alle missioni per l’in- dipendenza della Namibia e la democratizzazione del Su- dafrica, cooperando direttamente con Nelson Mandela. Ha partecipato come responsabile ai programmi di assistenza ai milioni di profughi fuggiti dopo il genocidio perpetrato in Ruanda, trovandosi implicato nella conseguente guerra del Congo. Il racconto autobiografico de Il signore gentile ab- braccia aspetti e contraddizioni dell’Africa dove l’autore as- siste a episodi di inaudita violenza e di profonda dolcezza. Federico. L’avventura di un re. Marzio Bartoloni. Edizioni Paoline (2020). Marzio Bartoloni ci trascina nei vicoli della Palermo medieva- le, dove il giovane Federico – re di Sicilia e futuro imperatore del Sacro Romano Impero – si ritrova a fronteggiare i tanti malintenzionati che cercano di approfittare della sua giova- ne età per impadronirsi della corona e per mettere fine alla lunga e pacifica convivenza tra la popolazione araba e quella cristiana. Un romanzo d’avventura tra fiction e verità storica per gran- di e piccini. Il mondo in un quartiere. Migrazioni internazionali Esqui- lino Roma-centro. Culture interessi e politica. Antimo Luigi Farro. CEDAM (2020). Antimo Luigi Farro – Ordinario di Sociologia presso il Dipar- timento di Scienze Sociali ed Economiche dell’Università La Sapienza – ne Il mondo in un quartiere riporta alcuni dei risultati di un percorso di ricerca teorica e di empirica sui temi della trasformazione della vita sociale contemporanea. Temi affrontati analizzando senso e significati dei proces- si migratori planetari e dei mutamenti sociali, economici, culturali e politici di cui diventano partecipi, al pari degli au- toctoni, individui e piccoli gruppi di migranti internazionali approdati nel Rione Esquilino, ‘Quartiere’ del Centro storico diventato simbolo dell’emigrazione a Roma. Piazza Fanti un luogo aperto alla città In riferimento all'articolo ‘Il giardino di piazza Fanti e la partecipazione mancata’ (Il Cielo sopra Esquilino n. 29, gennaio/febbraio 2020), pubblichiamo una replica ricevuta dall'ufficio comunicazione dell'Ordine degli Ar- chitetti di Roma e provincia. Lo spazio pubblico di Piazza Fanti è un luogo aper- to alla città e ai cittadini. In riferimento all’articolo ‘Il giardino di Piazza Fanti e la partecipazione mancata’ pubblicato dal vostro giornale, l’Ordine degli Architetti di Roma e provincia sottolinea che la partecipazione di tutte le istituzioni e associazioni è stata garantita da incontri operativi tenuti con cadenza settimanale (da marzo 2018 a novembre 2019), in occasione dei quali è stata pianificata e realizzata una serie di interventi a tutela del giardino oggetto dello scritto. Infatti, oltre a redigere uno studio per la ricostruzione dello stato ori- ginario del suo progetto paesaggistico, è stato creato un database per la catalogazione di ogni albero del terreno e la sua valutazione in base allo stato di salute, con un monitoraggio di esemplari effetti da patologie. Per raf- forzare le piante ad alto fusto, in modo particolare i lecci attaccati da parassiti, sono stati effettuati alcuni inter- venti tecnici: in primavera, periodo di riproduzione dei parassiti, sarà effettuata una disinfestazione dell’intero sistema arboreo. È stato inoltre vietato il parcheggio all’interno dell’area, razionalizzando il transito e limitando lo stazionamento di mezzi pesanti. Infine, proprio per uscire da una logica emergenziale, l’OAR ha promosso un tavolo istituzionale per la reda- zione di un Piano di Gestione dell’intera area: purtroppo questo tavolo non potrà essere convocato, finché l’Am- ministrazione Comunale non avrà rinnovato la conces- sione dell’intero Compendio Monumentale dell’Acquario Romano. Solo una volta compiuto questo passaggio, l’Ordine potrà continuare a svolgere la funzione di rac- cordo, coordinamento e cura di questo bene che appar- tiene alla collettività. Fiocchi rosa in redazione In questo periodo di isolamento, due ‘nuovi arrivi’ hanno allietato la nostra redazione. Lo scorso 18 marzo è nata la piccola Amelia, figlia di Andrea Fassi, e il 3 maggio Elisabetta Gramolini ha dato alla luce la piccola Livia. Alle nuove arrivate, alle mamme ed ai papà, va un grosso augurio di tanta felicità da parte di tutti noi della redazione e, ci sentiamo di dire, anche da parte di tutti voi lettori.
  • 13. 13Ditelo al cieloDitelo al cielo Avete qualche argomento, tema o problema che desiderate mettere in evidenza? DITELO AL CIELO! Scrivete a: redazione@cielosopraesquilino.it Numero 31 anno VI Giugno/Luglio 2020 Bimestrale gratuito a cura dell’associazione “Il Cielo sopra Esquilino” Registrato presso il Tribunale di Roma N° 62/2015 28-04-2015 da Associazione “Il Cielo sopra Esquilino” Codice fiscale 97141220588 Direttrice Responsabile Paola Mauti Redazione Chiara Armezzani, Carlo Di Carlo, Francesco Ciamei, Andrea Fassi, Luca Ferrante, M. Elisabetta Gramolini, Riccardo Iacobucci, Salvatore Mortelliti, Antonia Niro, Silvio Nobili, Patrizia Pellegrini, Maria Grazia Sentinelli, Carmelo G. Severino Hanno collaborato a questo numero Mario Carbone, Antonio Finelli, Daniele Lattanzi, Alessandro Rubino, Elisabetta Sanna Per informazioni, lettere, sostegno, proposte e collaborazioni redazione@cielosopraesquilino.it Potete trovare Il cielo sopra Esquilino anche online: www.cielosopraesquilino.it www.facebook.com/IlcielosopraEsquilino Chiuso in redazione il 05/06/2020 Tiratura copie 7.000 La redazione e la distribuzione del giornale sono curate da volontari. La stampa è finanziata esclu- sivamente grazie al contributo di alcuni commer- cianti di zona e non riceve nessun finanziamento né pubblico né per l’editoria. Stampato presso Tipografia Rocografica S.r.l. Piazza Dante 6, 00185 Roma Stampa, inchiostro e carta a basso impatto ambientale, certificati FSC®, di pura cellulosa ecologica E.C.F. La mia mamma negli anni ’60 La nostra lettrice Elisabetta Sanna ci regala un altro spaccato della sua vita nell’Esquilino dei tempi passati Ricordi... A novembre mia madre avrebbe compiu- to 102 anni. E la mia mente va ai ricordi della sua vita di casalinga anni ’60, quando io ero ancora una ragazzi- na. Ricordo l'aroma del caffel- latte e delle frustine calde che mamma comprava al mattino dal sor Emidio sot- to casa. Quando disface- va completamente i letti e batteva i materassi col bat- tipanni (col quale ci minac- ciava quando la facevamo arrabbiare!). Quando spaz- zava con la scopa di saggi- na e poi lavava i pavimenti (le cui mattonelle ballavano producendo un suono an- che sinfonico) e li incera- va lucidandoli col panno di lana! Quando spolverava mobili, tavoli, sedie (gambe e pioli) con l'olio rosso! Ricordo quando mi portava il sabato a fare la spesa a piazza Vittorio: salivamo su per via Emanuele Filiber- to, superavamo l'incrocio di viale Manzoni, incontra- vamo il negozio ‘Vittadel- lo’ all'angolo con via Bixio (dove era la mia scuola), e poi l'autoscuola ‘Strano’ fino ad arrivare ai portici, con tutti i negozi di abiti da sposa. Arrivate al mercato, un vociare incredibile! Di- scussioni che rasentavano i litigi: “A Signo' nun tocca' che m'ammoscia tutto!”. Mamma cercava di pren- dere la frutta o verdura posizionata sopra mentre i rivenditori volevano darle quella più andante. E poi i banchi delle uova con le galline e i pulcini (qui mi incantavo, come mi piace- va osservarle!), e ancora i banchi con i sacchi di legu- mi, riso... Fino ad arrivare ai banchi del pesce... ricor- do il lastricato sempre ba- gnato: “Aho’ Signo' guarda l'occhi: questo stamatina era ancora vivo!” E d'estate i banchi coi cocomeri: “Aho’ taja che è rosso!” Ricordo quando mamma preparava il minestrone ed io con lei in cucina a sgra- nellare i baccelli di piselli, fagioli, fave e poi pelare patate, carote e tagliare ci- polle e verdure! O quando preparava il sugo e faceva prima bollire i pomodori rossi lunghi, poi li pelava e li passava nel passino e quindi tritava gli odori per il soffritto! Ricordo quando mamma andava alle fontane su in terrazza con altre signore del palazzo e chiacchie- ravano mentre lavavano i panni, e noi ragazzine gio- cavamo a correre tra le len- zuola stese al sole! I panni più piccoli li lavava a casa e li stendeva su di un filo che attraversava il cortile, ma non con le mollette bensì con delle cordicelle! Ricordo quando, dopo pranzo, leggeva a mio pa- dre una pagina di cronaca o di politica e poi facevano la pennichella... e silenzio! Ma dopo mezz'ora mamma era già in piedi a preparare il caffè. Ricordo quando si mette- va a cucire sulla macchina ‘Singer’ a pedali, per ag- giustare o per cucire vestiti per noi. Ricordo quando si metteva a stirare, quanto le piaceva, stirava tutto, i faz- zoletti, i canovacci e le mu- tande! Ricordo il momento della piegatura delle len- zuola: ci posizionavamo in corridoio e... quante racco- mandazioni: tira a destra, tira a sinistra fai combacia- re bene gli angoli... Uff! …Però quanta nostalgia di quei tempi! Certo, rileggendo mi rendo conto di quanto, in confron- to a lei, io oggi non faccia grandi fatiche! Elisabetta Sanna Foto di Mario Carbone
  • 14. Questo è un articolo molto diverso da quelli apparsi finora nella pagina della Di Donato. Le scuole sono chiuse, gli alunni nelle loro case… Ab- biamo chiesto delle riflessioni e le abbiamo raccolte. «Mi manca la felicità dei volti delle persone che ogni giorno incontravo per la strada. Mi manca la stretta di mano dei miei amici dopo una lite… Quando un masso ti travolge, non riesci a tirarti su. Ma dopo questa esperienza un macigno mi sembrerà una piuma», si rammarica Agata, V-C. «Questo periodo non lo sto vivendo molto bene, stiamo sempre chiusi in casa: ci sentiamo come animali in gabbia… io sono molto triste di non ve- dere i miei amici, ci telefoniamo ma io non ci voglio solo parlare, voglio giocare. Mi manca tanto la scuola e il cortile», rincara Jacob, V-C. «Non ho tanta libertà come tutti i bambini e adulti ne avrebbero bisogno. I cani possono scendere e noi no. Una legge che non ho mai sentito», con- sidera Faris, IV-D. «Mi mancano gli amici, vederli in videochiamata non è la stessa cosa, però ci sono anche aspetti positivi, ho scoperto nuove cose che mi piacciono, sto costruendo uno ‘scrapbook’ con liste di desideri, citazioni, pensieri», considera EMMA, II-B sec, che però cerca anche il lato buono. «La quarantena è noiosa perché non si può fare altro che restare dentro casa o in terrazzo, per chi ce l’ha. All’inizio pensavo che un po’ di tempo a casa non fosse male ma poi… Gioco quasi sempre a ping-pong per sfogarmi, l’unica cosa che mi distrae veramente. La mia esperienza di quarantena fino ad ora non è gradevole e, secondo me, sto andando fuori di testa!», commenta Pietro, V-D. Cerca il lato positivo Nina, V-B: «Stiamo tutti a casa, possiamo appro- fittare per stare in famiglia, fare progressi…», ma poi conclude «ma non possiamo vedere i nostri amici; quindi le mie conclusioni sono: Dimostrazione della ‘Integrazione-Di Donato’ ce la dà l’intervento di Vit- torio, V-C: «Stanno morendo tante tante persone, ma con gli studiosi ci- nesi che ci aiutano ce la faremo… Dobbiamo solo rispettare le regole e stare a casa, bisogna rinunciare ad alcuni privilegi per salvare noi stessi e gli altri, pensando che a noi chiedono solo di stare a casa e ad alcuni dei nostri nonni chiedevano di andare in guerra». C’è, invece, chi trascorre il tempo dando libero sfogo alla sua creatività: «…cerchiamo di fare cose che ci piacciono, anche se non sempre ci riu- sciamo… se è una bella giornata vado sul terrazzo condominiale dove il mio papà ha montato un canestro per giocare a basket… Io penso che il Coronavirus sia pericoloso perché ti può uccidere se sei sfortunato come Paperino. Ma …si riduce l’inquinamento e questo è buono. In questi gior- ni mi sento una casetta pronta a cadere giù in un burrone, come quella della Febbre dell’oro di Chaplin che sta quasi per cedere ma alla fine può resistere», ci fa sapere Mario, IV-B. «Io a casa mi diverto molto: io e i miei fratelli facciamo tante cose divertenti, tipo oggi 27 marzo abbiamo inventato una città in casa, ma sta ancora in fase di costruzione. Le case sono di cuscini e coperte, poi Elia e Pietro hanno avuto l’idea di fare un parco divertimenti anche quello in lavorazione», Miriam III-B. O come Vita, della sezione E della Scuola dell’Infanzia, che rappresenta con un disegno il coronavirus ‘buono’ che protegge la natura e il pianeta, e quello ‘cattivo’ che uccide. La felicità traspare dalle parole di Olivia della I-D: «La quarantena è bella perché stai a casa. È bello stare tutto il tempo con mia sorella, mamma e papà. Ho però paura di quello che c’è fuori.» Infine due versi di altrettante poesie mostrano la fiducia e l’ottimismo dei ragazzi: «Questa nuova vita è come una prigione e la guarigione sarà la chiave del portone», Thomas V-C; «Quest’anno però non è molto festivo. Ma ci rifaremo nel periodo estivo», Chiara V-B. Coordinato da Patrizia Pellegrini “Il mondo a Scuola” a cura dell’Istituto Comprensivo “Daniele Manin” - www. danielemanin.gov.it 14 Le nostre scoperte Questo anno scolastico noi abbiamo pensato di andare alla scoperta di noi stessi, chi siamo, da dove veniamo, quali sono i nostri paesi di origine.... Così fino a Natale abbiamo lavorato sulla Cina, raccontando e illustrando una storia, cantando una canzoncina in cinese che la mamma di Vanessa ci ha insegnato, drammatizzando la storia di Sung Lang durante la festa di Natale e tanto altro ancora. Siamo poi passati all’Africa... ma è difficile in questo momento ripercorrere il lavoro che ab- biamo svolto... i ricordi di quel bel percorso sono offuscati da timori e insicurezze dovuti alla si- tuazione di questi giorni... Forse oggi è ancora più importante raccontare la storia che avevamo inventato insieme, ci dà coraggio per affrontare lo smarrimento di ora... C’erano una volta una giraffa con la sua amica scimmietta. Giocavano insieme nella savana, per- ché erano molto amiche. La scimmietta saliva sul collo della giraffa e la giraffa faceva fare le capriole alla scimmietta e ridevano di cuore insieme. Gli altri animali della savana (il leone, la zebra, l’elefante, il leopardo, l’ippopotamo, la gazzella...) sentendoli ridere, si avvicinarono curiosi. Ma in quel momento cominciò a piovere e, allora, tutti si misero stretti stretti sotto un grande baobab per ripararsi dalla pioggia. Sì, solo mantenendo forte il legame che c’è fra noi, la nostra amicizia e l’affetto che ci lega, solo resistendo INSIEME potremo superare questo brutto momento. Sezione F Scuola dell’Infanzia Un coro di emozioni dalla Di Donato
  • 15. Illustrazione di Chiara Armezzani 15EsquisitoEsquisito Panifico ergo sum La quarantena in un silenzioso rione che tornerà presto a far rumore Circondato da un silenzio ano- malo, osservo la difficoltà che un rione come il nostro incontra nel migrare dalle strade alla vita online. Purtroppo, il movimento verso il virtuale appiattisce del tutto i suoi sapori e umori, privan- do l’Esquilino delle sue variopinte peculiarità. Nel vuoto lievito. Anche qui, come in tutta Roma, è in atto un apparente quanto fragile ritorno agli albori, il pane ad esempio. In questo periodo buio abbiamo ri- cominciato a fare il pane in casa: il pane! Come se questo potesse esimerci o distrarci dall’essere di- ventati animali un po’ troppo in- gombranti per il mondo: “Vedete, ho fatto il pane, sensazione primi- tiva! Ma allora un’altra via è pos- sibile, lode alla frugalità, bisogna fare qualche passo indietro!” Però facciamo il pane con le stes- se modalità del ‘prima’, quindi ci consumiamo annoiati nell’istante in cui postiamo il nostro ritorno ai primordi. E piano piano nessuno fa più pane, e il silenzio per le stra- de resta. E il tedio si impossessa dell’Esquilino come di Roma tut- ta, che prima applaudiva dai bal- coni, poi cantava dalle terrazze, poi suonava dalle finestre e ora è strozzata in un vuoto senza scam- po. E allora che si fa? Cuciniamo. Mangiamo, mangiamo, mangia- mo. Improvvisiamo un tutorial e mangiamo, perché il vuoto, cui la natura ci ha messo dinanzi, altri- menti ci fagocita. Mangiamo per sopravvivere al vuoto. La natura e lo spazio. Mi distrag- go dal computer, inizia a piovere e ho fame. Mi affaccio alla finestra e vedo i cassonetti puliti. Mi affaccio di nuovo e non vedo doppia fila, poi mi affaccio ancora e vedo gat- ti litigare per un nonnulla e uno scoiattolo correre verso piazza Vittorio. Immagino l’animaletto dribblare i boys molleggiati all’en- trata della piazza, come sempre muniti di peroncino e sigaretta, loro così immuni all’ hashtag ‘Io resto a casa’. La natura si riprende i suoi spazi. Con il pane in bocca che compro al forno qui dietro, perché di cer- to non lo faccio io, leggo ovunque di questa meravigliosa azione che la natura sta compiendo. Muoiono persone ma la natura si riprende il suo posto. Il paese è al collasso, ma porca miseria i cerbiatti sono tornati. L’essere umano è segre- gato in casa ma a Venezia l’acqua è splendida, i delfini! Dobbiamo darci una regolata, è Dio, è la Na- tura è la coscienza a gridarlo! Sia chiaro, dell’estinzione umana a me interessa ben poco, è na- turale e doveroso per una razza come la nostra estinguersi, come invece mi piacerebbe un migliore equilibrio con la Terra. Tuttavia fe- steggiare ricchi di puerile stupore in questo momento lo trovo, ap- punto, ripetitivo come fare il pane in casa per poi annoiarsi. Ripartire, come? Ci stupiamo per banalità enormi pur di non fermarci. Non fermarci mai. Chi si ferma è perduto. Chi si ferma fa i conti con il silenzio. Questa volta ci ha fermato la natura. Non ri- partiremo come prima, anche l’E- squilino dovrà interrogarsi molto, forse più di altri. E magari, chissà, torneremo a fare il pane davvero per colmare i nostri stomaci e non il nostro ego! Quindi? Quindi reggere un poco di più il confronto con il silenzio, non quello per strada, intendo, potreb- be essere una buona ricetta, vali- da sempre. Andrea Fassi