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Periodico di informazione a cura dell’associazione “Il Cielo sopra Esquilino” Numero 10 anno II - Novembre/Dicembre 2016
Il mercato riapre
ma non è finita
Barriere anti piccioni assenti e divisori nei
bagni non in regola. Per questi motivi, la
Asl 1 è stata costretta a chiudere il Nuovo
mercato Esquilino di via Principe Amedeo.
L’avvertimento all’indirizzo dell’Associazione
dei commercianti da parte dell’autorità sa-
nitaria era già partito ad agosto. I lavori di
adeguamento però sono iniziati solo a otto-
bre, una volta scaduti i termini imposti. Alla
base del ritardo c’è l’annoso contenzioso fra
gli esercenti e l’amministrazione comuna-
le. Le opere infatti secondo i commercianti
dovevano essere a carico del Comune, dal
momento che è proprietario della struttura,
ma il dipartimento Lavori Pubblici non ha
mai aperto il cantiere, pur avendo indetto la
gara di assegnazione.
Per non perdere clienti e guadagno, l’Asso-
ciazione ha quindi effettuato questi primi
adeguamenti. Ma la partita del Nuovo mer-
cato resta del tutto aperta. La Asl, per re-
vocare l'ordinanza di chiusura, ha preteso
anche un impegno da parte del dipartimen-
to al Commercio che entro 180 giorni dovrà
trovare una soluzione per lo stoccaggio del-
le merci e lo scarico esterno. Nel progetto
originario, che risale a 20 anni fa, gli spazi
deputati c’erano ed erano previsti nei sot-
terranei ma per motivi vari – fra cui il rileva-
mento di reperti archeologici – i lavori non
sono mai stati compiuti.
Ci sono però altri motivi per mantenere i ri-
flettori accesi sull’area. Non solo perché la
direttiva Bolkestein in merito al commercio
su suolo pubblico riguarda anche il merca-
to coperto. Ma anche perché chi frequenta
i banchi sa come pulizia e sicurezza lascino
oggi molto a desiderare.
Per trasformare il mercato in un esempio
moderno ed europeo, così come è già quello
di Testaccio, con piccoli ristoranti dove man-
giare i prodotti freschi, serve rimboccarsi le
maniche. Oggi lo spazio rappresenta una
delle tante caselle da riempire nell’intrica-
to rebus dell’Esquilino. Ma come si usa dire,
dalla minaccia nasce l’opportunità. Troppo
spesso le amministrazioni capitoline di ogni
colore hanno seguito una volta la scia degli
slogan, un’altra la stretta via della burocra-
zia per affrontare i problemi. Non lasciamo
che la speranza dei residenti di avere final-
mente un luogo degno della Capitale cada
nel dimenticatoio. Almeno fino al prossimo
ultimatum fissato dalla Asl in primavera.
M. Elisabetta Gramolini
Commercio: Campidoglio
e “bancarellari” frenanoLa direttiva Bolkestein può essere un’occasione unica per mettere
ordine nel settore ma una mozione rischia di ritardare il processo
Rimandare è un’abitudine che spesso accom-
pagna la politica italiana. E anche i consi-
glieri capitolini hanno dato prova di non esserne
immuni. Con una maggioranza eccezionalmen-
te composta da grillini, Gruppo misto, Fratelli
d’Italia e Sinistra per Roma, l’Assemblea Ca-
pitolina ha approvato una mozione che impe-
gna la sindaca Virginia Raggi a chiedere una
proroga al Governo che sposti l’applicazione
della direttiva Bolkestein dal 2017 al 2020.
Una regolamentazione attesa. La normati-
va europea, adottata dal Parlamento di Stra-
sburgo nel lontano 2006, intende regolare il
mercato comune nell’Unione. Il decreto legi-
slativo che l’ha recepita in Italia è il numero
59 e risale al 2010, poi rivisto due anni dopo
da Governo e Regioni. Con esso, il nostro Pa-
ese ha stabilito, fra l’altro, la messa a bando
entro il maggio 2017 di tutte le postazioni di
commercio su suolo pubblico che a Roma, per
lo più, coincidono con le cosiddette bancarelle.
M. Elisabetta Gramolini
segue a pagina 5
Antonia Niro
a pagina 8
Il tesoro
dell’Esquilino
Sepolto per secoli, uno dei più
importanti insiemi di oggetti preziosi
Una nuova vita
per via Giolitti
Le proposte e i progetti dei
residenti per il futuro della strada
Riccardo Iacobucci
a pagina 3
2 Per le stradePer le strade
Cartoline dall’Esquilino di Vincenzo Dornetti
Portici di Piazza Vittorio Emanuele. XIX secolo
Dimmi dove mangi e ti dirò chi sei
Durante l’anno è bene fare attenzione a cosa mangiamo e dove si alloggia in vacanza
sua preparazione, trasformazione,
confezionamento, deposito, tra-
sporto, distribuzione, manipolazio-
ne, vendita o fornitura. Purtroppo
tante certificazioni vengono date
con poco controllo. Questo può
valere per la certificazione energe-
tica delle abitazioni, per la certifi-
cazione dei prodotti biologici, per
la conformità degli impianti idrici,
gas ed elettrici.
In che modo tutelarsi? Forse il
sistema di difesa più efficace per
noi consumatori, è la pubblicazio-
ne dei nomi delle attività trovate
in difetto. Incominciare quindi a
dire: «io da chi è stato beccato,
non vado più; e nel mio piccolo
faccio sì che non ci vada più nes-
suno». Forse si tratta di mettere
alla gogna qualcuno, ma allora
vogliamo chiamare queste perso-
ne delinquenti e truffatori? È vero
però che nelle cronache dei con-
trolli raramente si leggono i nomi
di questi delinquenti. Forse non
si mettono nomi per un malinte-
so senso della “privacy”, che però
potrebbe scomparire. Il 23 ottobre
un giornale ha pubblicato la notizia
che una famosa cornetteria roma-
na era senza cappe ma con blatte.
L’articolo non riportava il nome,
ma una grande foto con l’insegna
ben visibile. Non si tratta di get-
tare ombre su varie categorie, ma
solo di autodifesa.
Carlo Di Carlo
Natale, Capodanno ed Epifa-
nia sono vicini. Ricomincerà
il grande via vai di gente, amici,
parenti e anche fedeli. Tutti han-
no bisogno di mangiare e dormire.
Anche chi resta mangerà, e forse
più del solito. Attenzione però alle
frodi alimentari. E a dove si andrà
a dormire.
Controlli in B&B e ristoranti. Il
29 ottobre, tra i vari controlli ef-
fettuati all’Esquilino, i carabinie-
ri hanno verificato otto strutture
ricettive, e quattro non erano in
regola, ovvero, il 50%. Un B&B
di via Principe Eugenio era com-
pletamente abusivo. Irregolarità
e gravi violazioni igienico sanita-
rie anche per un albergo di via
Emanuele Filiberto, un altro di via
Conte Verde e un affittacamere di
via Napoleone III.
La situazione dei ristoranti non
è molto diversa: i carabinieri del
NAS fra novembre 2015 e ottobre
2016 hanno ispezionato a Roma
727 locali: 324 hanno presenta-
to violazioni e uno su quattro era
a rischio di chiusura. Sono stati
confiscati 2750 litri di olio, 2300
kg di prodotti a base di carne e
1430 kg di pesce.
Materiali tossici. Le irregolarità
non sono un’esclusiva delle attivi-
tà ricettive: all’Esquilino sono sta-
te vendute scarpe tinte con verni-
ci nocive e vestiti fatti con tessuti
dannosi alla salute. In questi casi,
i provvedimenti delle autorità
vanno dalla contravvenzione alla
chiusura dell’attività per qualche
giorno. Con ogni probabilità quasi
tutti gli operatori irregolari si met-
tono in regola, ma molti altri con-
tano sull’oblio dei clienti abituali
e sull’ignoranza degli occasionali.
Noi consumatori come possiamo
difenderci?
Un’arma di difesa. Un primo
modo è quello di controllare se chi
vende alimenti o fa ristorazione
sia dotato del Certificato HACCP
(Hazard Analysis and Critical Con-
trol Points). Questo è un protocol-
lo per prevenire le possibili adul-
terazioni di quanto mangiamo. Si
basa sul controllo dei “punti di la-
vorazione” degli alimenti dove c’è
rischio di contaminazione: analiz-
za i possibili pericoli che si posso-
no verificare in fase di produzione
e nelle successive fasi di stoc-
caggio, trasporto, conservazione,
vendita o somministrazione. Lo
scopo è quello di individuare que-
gli stadi del processo che possono
essere critici (nel caso dei prodotti
surgelati un esempio è la catena
del freddo nella quale la tempera-
tura non deve salire oltre i -18°).
L’elenco di chi è tenuto a dotarsi di
un piano di autocontrollo è piutto-
sto lungo e, tra i tanti, comprende
mense, ristoranti, bar/pasticcerie,
rivendite alimentari e ortofrutta,
macellerie, pescherie, panifici. In
pratica tutti coloro che producono
un alimento e sono interessati alla
3Per le stradePer le strade
Una vita nuova per via GiolittiLe proposte, i progetti, le speranze dei residenti per il futuro della strada
«Non vogliamo limitarci a parla-
re di via Giolitti senza inserirla in
un contesto più ampio, sbaglia chi
continua sempre a parlare e a pre-
occuparsi solo del proprio giardi-
no. Bisogna allargare le vedute».
Così esordisce Dina Capozio, pre-
sidente dell’Associazione Abitan-
ti via Giolitti, parlando del futuro
della strada. E infatti la discus-
sione non parte dal destino del
trenino della Stazione Laziali, ma
da quanto succederà nei prossimi
mesi nel quadrante est della città.
La metro infinita. Anche se la
vediamo di volta in volta allon-
tanarsi, l’apertura della stazione
San Giovanni della metro C è or-
mai alle porte. Secondo l’asses-
sora alla Mobilità Linda Meleo, la
scadenza è autunno 2017. Inol-
tre, entro il 2018 dovrebbe esse-
re pronta anche la nuova stazione
ferroviaria del Pigneto, progettata
per essere punto di scambio tra la
stessa metro C, le ferrovie metro-
politane e la rete di superficie. Do-
vrebbe essere questa la buona oc-
casione per rivedere la reale utilità
del trenino Laziali-Centocelle, che
da poco ha compiuto 100 anni,
unica linea ferroviaria urbana ri-
masta ad attraversare l’abitato di
Roma, da sempre contestata dagli
abitanti di via Giolitti, anche per le
varie problematiche che porta con
sé: vibrazioni, inquinamento acu-
stico e polveri sottili.
Il progetto del tram. Ma lo
smantellamento, sebbene sembri
la soluzione più logica, non è scon-
tato. È infatti ancora in piedi un
progetto per la sua trasformazione
in tramvia che prevederebbe addi-
rittura l’ipotesi di prolungamento
fino a piazza dei Cinquecento. Un
tram che correrebbe praticamente
in parallelo rispetto alle linee già
esistenti del 5 e del 14 e che servi-
rebbe la stessa utenza dei bus 50
e 105. Una cosa priva di senso an-
che per chi ha tra i propri obiettivi
principali lo sviluppo della mobilità
pubblica a scapito del traffico pri-
vato. Lo stesso tracciato potreb-
be infatti essere utilizzato per un
percorso ciclabile che colleghi la
Stazione Termini al futuro GRAB,
il grande anello ciclopedonale che,
come previsto, passerà non lonta-
no da Porta Maggiore. Tra l’altro,
un progetto alternativo di Atac già
esiste. Si tratta della Circolare Sud
che prevede la riconversione in
tranvia dei binari solo per la tratta
tra Centocelle e Circonvallazione
Casilina e lo smantellamento del
tratto che prosegue oggi verso
Termini. Progetto che gli abitanti
via Giolitti vedono naturalmente
con favore.
Anche per questo l’Associazione
ha chiesto ed ottenuto lo scorso
ottobre un colloquio con Enrico
Stefàno, presidente della com-
missione Mobilità del Comune di
Roma. A lui hanno esposto le loro
preoccupazioni e la loro visione,
ricevendo per ora solo risposte in-
terlocutorie.
Non solo binari. «Non ci siamo
però limitati a parlare di mobili-
tà», continua Mauro Vetriani, che
cura la comunicazione dell’Asso-
ciazione, «ma anche di cultura,
segnalando l’esigenza di avere
una biblioteca pubblica nel rione
e rinnovando la richiesta di tutela
e di recupero dell’importante pa-
trimonio culturale ed edilizio pre-
sente nella via». Basti pensare al
tempio di Minerva Medica, chiuso
al pubblico da oltre un secolo, che
era addirittura a rischio crollo e
che fortunatamente è stato mes-
so in sicurezza di recente grazie ai
lavori di restauro avviati dal mini-
stero dei Beni Culturali. Si tratta
di un sito di enorme importanza
storica che andrebbe certamente
valorizzato. Si pensi poi alla chie-
sa di Santa Bibiana, la cui facciata
è opera di Gian Lorenzo Bernini e
che è oggi completamente ingab-
biata tra i binari. O anche all’ex
Cinema Apollo, splendido esem-
pio di liberty, acquistato nel 2002
dal Comune di Roma con lo scopo
dichiarato di sottrarlo al degrado,
ma lasciato poi in stato di abban-
dono fino ai nostri giorni. Sono
ormai anni che nemmeno si parla
più di un suo recupero. Anche il
palazzo della ex Zecca di via Prin-
cipe Umberto da tempo attende di
essere restaurato e convertito in
museo della Zecca Romana.
C’è del nuovo in via Giolitti.
Eppure nella parte Nord della via
qualcosa sembra si stia muoven-
do, una piccola variazione alla
viabilità nei pressi di Piazza dei
Cinquecento sta già dando i suoi
frutti, il solo incanalare il traffico
ha messo un buon freno al feno-
meno della sosta in doppia fila
che generava un continuo ingor-
go. Anche la recente apertura del
Mercato Centrale, con la sua of-
ferta gastronomica di richiamo,
potrebbe segnare lo spartiacque
per quanto riguarda la qualità del
tessuto commerciale e magari an-
che per il recupero di tanti locali
privati oggi inutilizzati, come ad
esempio gli ampi spazi disponibili
al piano terra del Teatro Ambra Jo-
vinelli, in passato occupati prima
da un grande magazzino e poi dal
comando locale dei vigili.
Insomma, ci sono buone possibili-
tà che via Giolitti vada incontro a
queste e ad altre novità nel pros-
simo futuro. C’è solo da spera-
re che la direzione intrapresa sia
davvero quella verso un migliora-
mento della qualità della vita per i
residenti e per chi ci lavora.
Riccardo Iacobucci
Lagioia direttore del Salone
del Libro di Torino
Lo scorso 14 ottobre l’Alto Coordinamen-
to del Salone del Libro di Torino ha scel-
to come direttore lo scrittore Nicola Lagioia,
vincitore del Premio Strega 2015 ed abitante
del rione. Guiderà la manifestazione che si
terrà a Torino dal 18 al 22 maggio 2017.
Al nostro amico vanno i migliori auguri di
buon lavoro.
I portici prendono vita
La musica, le danze e l’allegria hanno inva-
so i portici di piazza Vittorio per due even-
ti serali promossi da cittadini e associazioni
del rione. Il primo, “Buskers for Amatrice”,
organizzato da Paola Morano e Alessio Bru-
gnoli, si è tenuto il 9 ottobre e ha portato
in piazza numerosi artisti per promuovere il
sostegno ad una delle città più gravemente
colpite dal terremoto dello scorso 24 agosto.
Oltre alla musica e agli spettacoli, versan-
do un piccolo contributo il pubblico ha avuto
anche modo di gustare la pasta e le lasa-
gne, rigorosamente all’amatriciana, donate
dai ristoranti Machiavelli’s Club e Le Caveu.
Tutto il ricavato è stato destinato alla cittadina
in provincia di Rieti.
“Pizzica la piazza”
ha invece portato la
musica e i balli po-
polari all’Esquilino
per l’VIII edizione di
“San Martino salen-
tino”. L’evento, tenu-
tosi l’11 novembre,
è stato organizzato
da Andrea Luceri e
Davide Macchia del-
la pizzicheria Radici.
In marcia per Ziggy
e la sicurezza del rione
Hanno marciato con il ritmo dei tambu-
ri e la scopa in mano per richiedere più
controlli e sicurezza per l’Esquilino e i suoi
giardini. Lo scorso 5 novembre un gruppo di
abitanti del rione ha così voluto richiamare
l’attenzione dei media e delle istituzioni sullo
stato dei giardini di piazza Vittorio dopo la
scomparsa del cane Ziggy, morto per aver
ingerito una dose di eroina abbandonata
nell’area cani.
L’occhio del cieloL’occhio del cielo4
PiazzaDante: degrado senza
soluzioni? L’attesa continua
Il percorso partecipato per la riqualificazione tarda a partire, mentre
la piazza rimane ostaggio della sporcizia e del senso di insicurezza
L’attesa per la riqualificazione di Piazza Dan-
te e vie limitrofe sembra possa essere più
lunga del previsto. Avevamo avuto modo di
parlarne su queste pagine un anno fa, nell’ar-
ticolo dedicato alla ristrutturazione dell’ex pa-
lazzo delle Poste, che in futuro ospiterà l’AISI
(ex SISDE). In quella occasione Tatiana Cam-
pioni, allora assessore municipale ai lavori
pubblici, forse in un eccesso di entusiasmo,
aveva annunciato per gennaio 2016 l’avvio
del percorso partecipato per la riqualificazio-
ne. Siamo a dicembre e ancora non se ne sen-
te parlare, mentre il malcontento dei residenti
cresce di pari passo con gli episodi incresciosi.
I giardini. La presenza dei volontari dell’As-
sociazione Nazionale Carabinieri ha per lo
meno migliorato la situazione dei giardini. La
Presidenza del Consiglio dei Ministri si è infatti
attivata direttamente per rendere fruibile ai
residenti l’area in cui si trovano i giochi per
i bimbi, bonificandola e attivando un presi-
dio durante gli orari di apertura del giardino.
Non è migliorata invece la situazione esterna
ai giardini: piazza Dante rimane ostaggio di
sporcizia, bottiglie e cartacce abbandonate, è
costellata di angoli maleodoranti, mentre in
via Foscolo sono in aumento i fenomeni di bi-
vacco molesto.
Il paradosso. Nella piazza si registrano poi
periodicamente episodi di micro criminalità.
Gli ultimi a noi noti, due furti ai danni di una
ragazza e di un anziano in orari diurni. È que-
sto un aspetto paradossale, se si considera
che nella piazza in cui arriveranno a breve i
servizi segreti, sono già presenti un comando
dei Carabinieri e il Commissariato di Polizia.
Quando si chiede loro informazioni sullo sta-
to della piazza e come possono intervenire le
forza dell’ordine non rilasciano dichiarazioni
in merito, né direttamente né tramite ufficio
stampa. L’invito è sempre lo stesso: contatta-
re immediatamente Polizia e Carabinieri, con
il consapevole rischio di effettuare una denun-
cia che nella maggior parte dei casi è destina-
ta a cadere nel vuoto.
Simili episodi di criminalità non sono ricon-
ducibili ad una semplice casualità ma sono
una delle dimostrazioni più evidenti del senso
d’impunità: la sicurezza di non subire riper-
cussioni da parte di chi delinque e contribui-
sce al degrado della zona.
Una riqualificazione è possibile. Quando
ormai circa quattro anni fa sono iniziati i lavo-
ri, la Cassa Depositi e Prestiti si è impegnata
a restituire ai cittadini un’area riqualificata. La
necessità immediata sarà quella di rimettere
a posto il giardino, l’asfalto, i marciapiedi non
solo della piazza ma anche nelle vie limitrofe.
Speriamo quindi che la presenza di nuovi uffi-
ci, ripopolando le strade, ridia anche maggio-
re sicurezza alla zona.
Roberto Michelangeli
5L’occhio del cieloL’occhio del cielo
Commercio: Campidoglio
e “bancarellari” frenanoLa direttiva Bolkestein può essere un’occasione unica per mettere
ordine nel settore ma una mozione rischia di ritardare il processo
< segue dalla prima pagina
La decisione non è mai andata giù agli opera-
tori che da sei anni si oppongono a un azzera-
mento dello status quo e alla possibile entrata
di nuovi soggetti imprenditoriali nel settore.
E questo nonostante l’intesa Stato-Regioni
del 2012 sia già intervenuta a depotenziare la
direttiva, introducendo tra i criteri obbligatori
per i bandi, nella prima applicazione, l’anzia-
nità di esercizio.
Eppure lo scenario attuale è ciò che meno so-
miglia a un sistema ordinato ispirato alla libe-
ra concorrenza. Specie nella realtà romana le
bancarelle invadono lo spazio pubblico oltre il
consentito, occupano aree a ridosso di reperti
archeologici unici al mondo e non è mistero
che siano nelle mani di società riconducibili a
poche famiglie che si spartiscono il grosso giro
d’affari da decenni.
Nel Rione. Ogni angolo di via dell’Esquilino
ha il suo banchetto sgangherato che invade i
marciapiedi ben oltre i limiti, spesso con mer-
ce di bassissima qualità. La polizia municipale
dovrebbe sanzionare gli abusi ma i controlli
sono pochi e insufficienti ad arginare un feno-
meno che contribuisce a degradare la zona.
Ė innegabile infatti che il colpo d’occhio sia di
totale abbandono del decoro urbano: furgoni
usati come magazzini parcheggiati in doppia
fila, rastrelliere dei vestiti che restringono il
passaggio, tendoni straripanti che limitano
la visibilità agli angoli delle strade e la sen-
sazione di vivere in un grande e diffuso suq.
Senza dimenticare che al degrado estetico si
aggiunge quello morale della continua dero-
ga alle norme. L’esempio romano poi è tutto
particolare: alcune postazioni hanno la licenza
per un Municipio ma si ritrovano quasi stabil-
mente nel Primo, ovvero nel Centro storico,
ben più redditizio.
Nuovi criteri. A questa matassa ingarbu-
gliata la direttiva Bolkestein non pretende di
applicare la bacchetta magica. Potrebbe però
essere un’occasione irripetibile per introdurre
una regolamentazione attraverso un bando,
magari accompagnato dalla diminuzione del
numero di licenze, e la verifica che le imprese
siano in regola con il fisco e non solo. Sarebbe
la prima vera medicina per un settore malato
cronico. Se poi ci aggiungiamo nuovi criteri
che strizzano l’occhio all’estetica e al decoro
dei banchi, un po’ come è stato fatto in passa-
to per le edicole, ecco che il malato imbocca il
cammino della terapia.
Ma oltre al rimandare, c’è un’altra abitudine
che puntualmente torna nello scenario ita-
liano ed è la difesa dei posti di lavoro usata
come giustificazione degli abusi. Gli ambulanti
infatti rivendicano come nel settore a Roma
lavorino migliaia di persone che altrimenti sa-
rebbero disoccupate. I numeri ogni volta sono
diversi, anche perché è difficile affermare che
tutti gli operatori siano in regola. Per carità, il
diritto al lavoro è innegabile ma non è lavoro
il risultato di sfruttamento e ricavi illeciti che
asfaltano le regole e la concorrenza.
Un atto politico. Alle considerazioni di buon
senso tuttavia la strana maggioranza che si
è creata in Campidoglio ha deciso di mette-
re un freno. Che poi a dirla tutta, la mozione
acclamata da un rumoroso pubblico di “ban-
carellari” è un contentino politico di facciata.
Il Governo, a cui la sindaca Raggi dovrebbe
chiedere la proroga, non può fare granché
perché l’Italia non può sottrarsi dall’applica-
re una direttiva europea. Chi difende gli am-
bulanti ribatte dicendo che negli altri Stati la
norma non si estende alle bancarelle. Ma, ri-
spondono altri, nel resto d’Europa non esiste
lo stesso abusivismo, l’abbondanza di offerta
e la necessità di regolamentazione che c’è in
Italia.
Cosa fa l’Assessorato. Nel frattempo, per
non saper né leggere né scrivere, a Palazzo
Senatorio c’è chi assicura che l’assessore al
commercio Adriano Meloni abbia iniziato a
stendere il bando. Ma la gatta è difficile da
pelare. In risposta a una richiesta di chiari-
menti de Il cielo, l’assessore ha affermato che
al momento «è in corso un lavoro di condi-
visione con i Municipi rispetto al tema della
direttiva. Alla fine di questo percorso comu-
nicheremo tutte le decisioni in merito». Ser-
ve avere pazienza. Sempre che i cittadini ne
abbiano ancora.
M. Elisabetta Gramolini
Berlino a Roma
Venerdì 16 dicembre alle ore 19.00 si ter-
rà l’inaugurazione della mostra “Berlino a
Roma”, presso lo studio di Antonio Finelli, in
via Buonarroti 40.
L’artista – che ha risieduto per lunghi pe-
riodi nella capitale tedesca – nella mo-
stra propone alcuni aspetti di una realtà
urbana in continua evoluzione, i paesag-
gi visibili non solo agli occhi dei turisti ma
anche di chi ha vissuto in quei luoghi e li
conosce bene. In particolare si sofferma
molto sul quartiere di Charlottenburg ed il
suo castello, luogo a lui molto caro. Lo stu-
dio dell’artista accoglierà i visitatori dal 16
al 18 dicembre, dalle ore 19.00 alle 22.00.
La Casa dei Diritti Sociali
in festa
L’annuale festa con i volontari e i ragazzi
della scuola di italiano per migranti del-
la Casa dei Diritti Sociali è giunta alla sua
VIII edizione. Si terrà presso la scuola “Di
Donato” domenica 18 dicembre dalle 15.00
alle 20.00. Come sempre ci saranno per-
formances di canti, balli e letture di poesie
preparate dalle studentesse e dagli studen-
ti, nonché gustosi piatti etnici. Alla fine della
manifestazione ci sarà un buffet offerto dai
volontari della Casa dei Diritti Sociali. Siamo
tutti invitati a partecipare a questo evento
di convivialità, dove danze, musica e diver-
timento incoraggiano la conoscenza fra tutti
i partecipanti.
Auguri di piazza Vittorio
VIII edizione
Anche quest’anno si rinnoverà la tradizio-
ne della foto “Auguri da Piazza Vittorio” a
cura di EsquiliNotizie.
L’appuntamento è solitamente per l’ultimo
sabato prima della vigilia di Natale nei giar-
dini di piazza Vittorio ma la data e il luogo
precisi saranno confermati attraverso i soliti
canali: EsquiliNotizie, locandine e passapa-
rola. Anche noi vi daremo un aggiornamento
attraverso la nostra pagina facebook.
6
All’Esquilino un incontro con l’artista
È giunta al secondo anno la rassegna che porta gli abitanti del rione negli studi in cui l’arte prende forma
Chi volesse partecipare alle visite
o avere informazioni può scrivere
una e-mail all’indirizzo:
noidiesquilino@gmail.com
C’è chi faC’è chi fa
Il primo anno della rassegna
"All'Esquilino, un incontro con
l'artista" si è concluso lo scorso
giugno con una esposizione collet-
tiva presso i locali dell'associazio-
ne "TRAleVOLTE" di Porta San Gio-
vanni e una festa su un terrazzo di
piazza Vittorio. L’iniziativa ha ria-
perto a settembre, in un bel cor-
tile di via Bixio, dove hanno il loro
atelier quattro artisti del rione. Il
progetto è portato avanti dall'as-
sociazione "Noi di Esquilino", cu-
rato da Monique Drosso e Lorenza
Mistura, e vede la partecipazione
di circa 35 autori, italiani e non
(due francesi e un iraniano). Nel
corso del primo anno, dieci artisti
hanno aperto ai cittadini le loro
case adibite ad atelier con lo sco-
po di far conoscere i vari linguaggi
dell'arte contemporanea e condi-
videre sensazioni ed emozioni le-
gate all'arte. L’Esquilino del resto
è anche questo, luogo di produtto-
ri di cultura: pittori, scultori, scrit-
tori, poeti, registi lo abitano ma
non sempre sono conosciuti dagli
altri abitanti del rione.
Le modalità della rassegna.
Una cosa è usufruire di un'opera
d'arte in una galleria o in museo.
Un’altra è entrare nello spazio
dove l'artista produce l'opera. Ne
puoi assaporare il carattere, l'odo-
re, lo stile, la fatica del processo
creativo e lavorativo e puoi ascol-
tare da lui o lei il senso e i senti-
menti che stanno dietro un qua-
dro, una scultura, un disegno, un
bozzetto. L'arte contemporanea,
mostrata all'Esquilino, si esprime
con vari linguaggi: dall'astratto
al figurativo, all'arte povera, alla
matericità degli oggetti, alla per-
formance, alla fotografia e, a vol-
te, si rapporta anche ad altre arti
come la poesia e la scrittura.
Gli artisti. «Aprire gli studi al
pubblico non serve solo a render-
si visibili, che è sicuramente una
delle principali esigenze di un’ar-
tista, ma è stato fondamentale
per acquisire consapevolezza di
un fermento rimasto finora nasco-
sto e per ridare, col nostro impe-
gno, un senso diverso e migliore
alla convivenza in questo rione».
Così Elisabetta Persichetti spiega
il senso dell’iniziativa. «Quando
ho visto arrivare tutte quelle per-
sone nel mio studio, aldilà della
soddisfazione personale, ho capito
qualcosa in più sul mio lavoro: nel
momento in cui ho dovuto spie-
garlo ad altri, ho capito quanto le
persone abbiano fame di cultura e
bellezza. Ho capito quanto sia im-
portante per noi artisti interagire,
confrontarsi, scambiarsi opinioni e
stimoli».
Michele Marinaccio è docente d'ar-
te nella scuola Di Donato. Il suo
lavoro di ricerca si è espresso in
una prima fase in performances
e opere video, nelle quali il suo
corpo assume un ruolo narrante
dell’emotività; mentre in una se-
conda fase l’attenzione si è spo-
stata sulla ricerca attraverso la
fotografia, il disegno e l’incisione.
Sollecitato sul tema del rapporto
tra arte e ambiente sociale ci ri-
sponde così: «Nell'arte esiste un
aspetto individuale che si lega più
che altro ad un aspetto commer-
ciale, di mercato, al concetto della
galleria. Esiste poi un'altra idea,
quella di lavorare su un ambito
sociale, che significa condivide-
re un'idea, un simbolo che puoi
sviluppare in qualsiasi parte del
mondo e nel confronto con gli al-
tri, anche con altri ambiti artistici,
come la poesia, la musica, la fo-
tografia. Non è che la tua identi-
tà venga messa da parte, l'artista
non si annulla, anzi la sua visione
personale si amplia nel rapporto
con gli altri artisti, diventando un
progetto comune. L'idea dell'arti-
sta che lavora in modo individuale
a me sembra un'idea un po’ fuori
tempo».
Un altro artista, Michele De Luca,
ha sempre lavorato aprendo il suo
laboratorio ed invitando persone
ad osservarlo all'opera. Ha aderi-
to con piacere a questa iniziativa:
«Sono stato molto felice nel vede-
re la gente entrare nel mio atelier,
interessarsi al mio percorso arti-
stico, guardare le opere. Mi sono
sentito sollecitato dall'interesse
dei visitatori e spinto a mostrare
le fasi delle mie creazioni, che nor-
malmente non faccio vedere. Tra
l'altro successivamente i visitatori
sono venuti anche alle mie mostre
fatte in altri luoghi di Roma».
L'inizio del nuovo anno. An-
che quest’anno, le visite avranno
la solita cadenza mensile. Gli in-
contri proseguiranno fino al pros-
simo giugno. Nuove idee stanno
già prendendo corpo, come quella
di allestire per il Natale di Roma
un'esposizione sotto i portici di
piazza Vittorio con opere dei vari
artisti esposte come stendardi.
Già i condòmini dei palazzi in que-
stione hanno mostrato interesse
per l'iniziativa e sono stati avviati i
primi contatti col municipio.
Maria Grazia Sentinelli
Quando si parla di tesori, si
pensa ai pirati, a mappe con
una grossa X e a forzieri colmi
d’oro e pietre preziose. In realtà
quasi mai i tesori dell’archeologia
corrispondono a quelli che imma-
giniamo. Nell’antica Grecia e a
Roma venivano nascosti oggetti
sia preziosi (in oro, argento, ecc.)
sia di valore simbolico (utensili per
il lavoro, insegne reali). Le perso-
ne nascondevano i propri beni per
vari motivi, sperando poi di poterli
recuperare.
Per quanto riguarda il mondo ro-
mano, sono due le epoche dalle
quali sono a noi pervenuti il mag-
gior numero di tesori: la prima età
imperiale (di questo periodo ab-
biamo i tesori nascosti dagli abi-
tanti di Pompei in procinto di ab-
bandonare la città, obliati a causa
dell’eruzione del Vesuvio nel 79
d.C.) e il III-IV secolo d.C., epoca
delle prime invasioni barbariche.
Alle falde dell’Esquilino. In epo-
ca tardo antica il nostro era un ri-
one “residenziale” ed ha nascosto
per secoli un tesoro molto ricco.
Viene ritrovato nel 1793 durante
alcuni lavori all’interno dei resti
di una domus, che si trovava nel-
le terre di proprietà del convento
delle Religiose Minime. Purtroppo
sull’esatta ubicazione della domus
le fonti sono discordanti: alcuni
studiosi affermano che questa si
trovasse all’interno del monaste-
ro dei Santi Silvestro e Martino,
altri sostengono che il monastero
fosse quello di San Francesco da
Paola, altri ancora affermano che
il tesoro venne trovato nei pressi
di Santa Lucia in Selci.
Da Roma al British Museum.
Del tesoro non solo non si cono-
sce, dunque, l’esatta ubicazione,
ma la sua storia è davvero ro-
cambolesca. Dopo la scoperta, gli
operai provano a vendere alcuni
pezzi, ma il vescovo della Soma-
glia li scopre, recupera gli oggetti
e li fa esaminare da Ennio Quiri-
no Visconti, allora direttore del
Museo Capitolino, che li identifica
come parti del corredo di una no-
bile donna cristiana vissuta tra il
IV e il V secolo.
Il vescovo, anziché conservare
il tesoro, decide di venderlo e di
donare il ricavato alle monache.
Nei primi mesi del 1794, il tesoro
viene ceduto come argento a peso
al barone prussiano von Schel-
lerscheim, che vive a Firenze.
Successivamente viene venduto
al duca de Blacas, ambasciatore
francese presso la corte del Regno
delle due Sicilie. Nel 1866 la fa-
miglia de Blacas rivende il tesoro
– che si è ampliato con oggetti di
varia provenienza – al British Mu-
seum. A Parigi si trova una patera
in argento (una coppa usata du-
rante i sacrifici) mentre a Napoli
una bottiglia.
Ennio Quirino Visconti, tra i primi
a studiare il tesoro, ha redatto una
relazione in cui cita 25 pezzi in ar-
gento. Nel corso del tempo, vari
studiosi e storici dell’arte hanno
fornito un numero diverso degli
oggetti, fino al 1985, quando la
studiosa Kathleen Shelton in una
pubblicazione ha identificato 27
reperti come sicuramente appar-
tenenti all’insieme. Di esso fanno
parte due splendidi cofanetti da
toletta, piatti, brocche, una botti-
glia, monili e finimenti per cavallo.
A chi apparteneva il tesoro?
L’identificazione dei proprietari è
possibile grazie alle iscrizioni ri-
portate sugli oggetti. Sono tre le
persone a cui lo si fa risalire: Pro-
iecta, Pellegrina e Secondo, mem-
bri della famiglia dei Turci, vissuti
in epoca tardo imperiale. Proiecta,
il cui nome è inciso su uno dei due
cofanetti, potrebbe essere identifi-
cata con l’aristocratica di cui parla
Papa Damaso in un epitaffio e che
morì nel dicembre del 383. Sullo
stesso cofanetto sono incise due
figure, un uomo e una donna, che
potrebbero essere, secondo una
delle ipotesi più recenti, la stessa
Proiecta e suo marito Turcio Se-
condo. Altri oggetti del tesoro sa-
rebbero appartenuti a Pellegrina
e, forse, a suo marito Turcio. La
datazione del tesoro è compresa
tra il 350 al 380 d.C., gli oggetti
vennero probabilmente nascosti a
causa del sacco di Roma, compiu-
to da Alarico nel 410 d.C.
Il tesoro è noto non solo per la
straordinaria quantità di reperti,
ma anche per l’iconografia usa-
ta su alcuni di essi. Il cofanetto
di Proiecta, ad esempio, oltre ad
avere scene di toletta di una ma-
trona romana, presenta scene e
personaggi pagani, Venere circon-
data da amorini.
Dove si trova oggi. I pezzi origi-
nali del Tesoro dell’Esquilino sono
conservati al British Museum. Le
copie galvanoplastiche del cofa-
netto delle Muse e del cofanetto di
Proiecta, assieme alle copie di due
piatti, conservate presso il Mu-
seo della Civiltà Romana in piaz-
za Giovanni Agnelli 10, sono state
recentemente esposte durante la
mostra “Made in Roma”, tenuta-
si dal 13 maggio al 20 novembre
2016 ai Mercati di Traiano – Museo
dei Fori imperiali.
Antonia Niro
8 La memoriaLa memoria
Il tesoro dell’EsquilinoUno dei più importanti insiemi di oggetti preziosi dell’antichità è oggi esposto al British Museum
9La memoriaLa memoria
Villa Astalli e le Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario
Indirettamente collegata agli splendori dei papi, accoglie oggi la Congregazione
che il 20 dicembre festeggia il centenario del suo insediamento all’Esquilino
Nella prima metà del Seicento, il cardinale
Camillo Astalli (1616-1663) volle realizza-
re nella sua tenuta di campagna all’Esquilino
un aristocratico palazzetto, accanto ad altre
più celebri dimore di alti prelati papalini: villa
Giustiniani, del fratello del cardinale Benedet-
to, e villa Altieri, del cardinale Emilio, poi papa
Clemente X.
La famiglia Astalli. Presenti a Roma dal X
secolo, gli Astalli erano diventati marchesi nel
1548 per l’acquisto del feudo di Sambuci. Si
erano poi imparentati con la famiglia Pamphilj,
grazie a Tiberio Astalli, che aveva sposato Ca-
terina Maidalchini, nipote di Donna Olimpia
Pamphilj e cognata di papa Innocenzo X. Ca-
millo Astalli, avvocato concistoriale e chierico
di Camera, era stato nominato cardinale e poi
adottato da papa Innocenzo X Pamphilj che lo
aveva autorizzato a fregiarsi del nome e dello
stemma della casata.
La tenuta. Come le altre ville esquiline, anche
villa Astalli nasce come dimora suburbana, con
una “pars urbana” destinata “per uso di deli-
zie”, con il Casino nobile circondato da giardini
e viali ed una “pars rustica”, molto più ampia,
destinata ad uso agricolo, con vitigni e coltiva-
zioni ortive.
Di oltre due ettari di estensione, la tenuta ave-
va l’accesso principale dalla via Labicana (nel
tratto oggi percorso dalla via di San Quintino).
Un ampio piazzale portava al Casino nobile co-
stituito da un edificio di due piani, con targhe
in stucco alle finestre, busti dentro ovali a de-
corare le pareti ed un’altana centrale eretta in
sostituzione di una preesistente torre. Si ca-
ratterizzava anche per una gradinata a doppia
rampa in facciata e per le ali sporgenti, due
avancorpi che sul lato sud-est delimitavano un
portico di cinque arcate prospiciente il giardi-
no segreto. Una fontana, ancora esistente, era
posta in asse con il portale al centro del piaz-
zale di accesso. Un viale alberato proseguiva
verso sud e poi si sdoppiava suddividendo la
tenuta tra ortivi e vigneti.
La famiglia Astalli si estinse nel 1783 nei Pic-
colomini che alienarono, successivamente, sia
il palazzo in città che la villa all’Esquilino alla
Congregazione della Fabbrica di San Pietro.
Acquistata dalla famiglia Cassetta, villa Astalli
pervenne infine a Francesco Cassetta, l’ultimo
proprietario prima della lottizzazione che, ordi-
nato sacerdote nel 1865, si era dedicato all’e-
ducazione ed all’assistenza dei giovani.
Il nuovo quartiere Esquilino. Dopo il 20 set-
tembre 1870, il Comune di Roma in attuazione
del piano regolatore espropria nel 1872 le aree
per realizzare il secondo tronco di via Emanue-
le Filiberto, “tagliando” in due parti la tenuta
Astalli. Don Francesco Cassetta, trasferitosi in
Vaticano con incarichi di prestigio e nominato
successivamente vescovo da papa Leone XIII,
nel 1884 vende quel che resta di villa Astalli
che dopo qualche anno viene lottizzata. Dove
era situata villa Astalli nel tempo sorgeranno
l’intero blocco edificato tra via Tasso, via Do-
menico Fontana e via Emanuele Filiberto e i
nuovi edifici tra via di San Quintino, via Stati-
lia, via Amedeo VIII e via Emanuele Filiberto.
Solo il Casino nobile si salva dalla demolizio-
ne con una piccolissima parte del giardino e
da quegli anni comincia ad essere chiamato il
“villino delle palme”. Dopo un successivo pas
saggio di proprietà perviene, prima in affitto
(nel 1916) e poi in proprietà (nel 1919), alle Fi-
glie di Nostra Signora al Monte Calvario. Qui vi
organizzano la loro Curia Generalizia, la "Casa
Madre", che coordina le suore missionarie nel
mondo e l’istituto scolastico in cui le suore si
dedicano all'educazione della gioventù.
Le Figlie di Nostra Signora al Monte Cal-
vario. Destinato a nuove funzioni, il Casino
nobile viene prima ingrandito e poi, nel 1923,
sopraelevato di un piano per ottenere nuovi
ambienti per le giovani novizie. Nel 1927, la
struttura viene ulteriormente ampliata lungo
via di San Quintino per realizzare un fabbricato
per il giardino d'infanzia, la Scuola elementare,
il Convitto e poi l'Istituto magistrale. Nel 1928
viene costruita la nuova chiesa – arricchita di
un bellissimo organo nel 1938 – con decori del
pittore Domenico Malagricci. Due campane,
chiamate affettuosamente Michelina e Con-
cetta, vengono fatte fondere all’atto della co-
struzione della chiesa ma saranno collocate nel
piccolo campanile sopra il tetto dell'infermeria
solo dieci anni dopo. Per completare le infra-
strutture di servizio, vengono ancora costruite
una nuova ala per la palestra, la sala da visita
per le convittrici e alcune piccole camere. Così
villa Astalli, oltre ad essere la sede della Casa
Generalizia della Congregazione delle Figlie di
Nostra Signora al Monte Calvario si è attrezza-
ta per ospitare le strutture scolastiche dove le
suore portano avanti la missione evangelizza-
trice e la cura pastorale della Chiesa cattolica
nelle scuole.
Il 20 dicembre 2016 le Figlie di Nostra Signora
al Monte Calvario festeggeranno il centenario
del loro insediamento nella villa esquilina.
Carmelo G. Severino
10
I giovani alla conquista del rioneChisonoinuoviimprenditorichepuntanosupotenzialitàerilanciodiunimportantepezzodellacittà
Da qualche anno una ventata
di novità investe il rione. Se
da un lato ci sono state apertu-
re selvagge di fast food di bassa
qualità e mini market, dall’altro, è
impossibile non notare come tanti
giovani abbiano deciso di investire
energie e risorse proprio all’Esqui-
lino.
La riscoperta delle radici. Il pic-
colo ma fornitissimo locale di Davi-
de Macchia e Andrea Luceri ha da
poco festeggiato i sei mesi di atti-
vità. I due ragazzi hanno pensato
di portare a Roma il sapore delle
loro “radici”, da cui il nome del ne-
gozio, e hanno “invaso” l’Esquilino
con le prelibatezze del Salento. La
scelta del locale in via Emanuele
Filiberto non è avvenuta per caso:
«È stato tra i primi che abbiamo
visto – affermano - ma ci è subito
piaciuto. Proprio qui negli anni ‘50
c’era una pizzicheria, che richiama
il nome della pizzica, la famosa
danza salentina. Di quel locale ri-
pristineremo l’insegna storica non
appena avremo tutti i permessi».
In pochi mesi Davide e Andrea
hanno già costruito un rapporto
molto saldo con gli abitanti ma
il locale è frequentato anche da
romani provenienti da altre zone
della città e dai salentini che vo-
gliono ritrovare i profumi e i sapori
della loro terra nella Capitale. Da-
vide e Andrea credono che l’Esqui-
lino sia pieno di potenzialità, an-
che per questo stanno pensando
ad una serie di iniziative volte ad
animare il territorio coinvolgendo i
residenti della zona.
Mangiare: un viaggio nel tem-
po e nello spazio. Mauro Geria
nove anni fa ha aperto il suo loca-
le, il “Machiavelli’s club”, nella via
omonima, proprio nel palazzo in
cui abitava da piccolo. Ha un altro
locale al Celio, ma al nostro rio-
ne è particolarmente legato. «Ho
scelto l’Esquilino per un senso di
appartenenza – spiega - . È qui
che sono nato. Inoltre con questo
locale è stato amore a prima vista.
È un posto che ha sempre ospita-
to attività di ristoro. Prima di me,
c’era un Machiavelli’s club, di cui
ho mantenuto il nome, e prima
ancora una pizzeria e in origine
una trattoria». Una delle partico-
larità del locale è il legame con la
storia, l’arte, la musica: «Tutto è
iniziato quando l’Associazione Na-
zionale dei Garibaldini ha deciso di
venire a pranzo qui dopo il diretti-
vo nazionale. Parlando del menù,
ho chiesto loro di inviarmi la docu-
mentazione della cucina da campo
dell’impresa dei Mille. Da lì è scat-
tata la molla ed ho iniziato i miei
studi sulla gastronomia storica per
offrire menù ad hoc. Ad esempio,
per il centenario dello scoppio del-
la Prima Guerra mondiale, ho pro-
posto una serie di eventi a menù
che andavano dalla belle epoque
alla fine della seconda guerra
mondiale».
Mens sana in corpore sano.
“Studio Pilates Arte Movimento”
ha aperto a settembre in via Mece-
nate. Il proprietario è Filippo Dini,
un ragazzo che fin da giovanissi-
mo si è occupato del benessere
dell’uomo, sia dal punto di vista fi-
sico sia mentale, praticando yoga.
Dopo aver conseguito l’abilitazio-
ne all’insegnamento, nel 2012 ha
deciso di aprire uno studio e nel
2016 si è trasferito nel rione. «Ho
deciso di venire all’Esquilino per-
ché vivo qui e ho notato che man-
cava uno spazio di questo tipo»
dice Filippo. «Oltre al pilates, qui
si possono svolgere vari tipi di at-
tività: massaggi terapeutici, yoga,
ginnastica posturale. Inoltre col-
laboriamo con vari osteopati». Le
persone che frequentano lo studio
hanno età diverse: «Spesso chi si
avvicina a noi lo fa per motivi me-
dici. Possiamo accompagnare le
donne nel pre e nel post partum,
lavoriamo sulle esigenze degli an-
ziani e anche di molti adolescenti,
che magari hanno vari problemi e
li scoprono solo una volta venuti
qui. Ciò non toglie che a frequen-
tare lo studio siano anche perso-
ne che semplicemente vogliono
tornare in armonia con il proprio
corpo, infatti qui i numeri sono ri-
dotti rispetto alle palestre e anche
la qualità dei servizi offerti è di-
versa».
Sempre in via Mecenate, Vincenzo
Parlati e Giuseppe Padricelli han-
no aperto un nuovo studio odon-
toiatrico. Hanno scelto l’Esquilino
per avviare la loro attività perché
negli anni addietro avevano in-
staurato con il precedente odon-
toiatra, dal quale hanno rilevato
lo studio, un rapporto di colla-
borazione. La cura della bocca e
dei denti è molto importante, per
questo periodicamente organiz-
zano giornate sulla prevenzione
con visite e consulenze gratuite.
Machete, dall’Esquilino alla
conquista di Roma. Sacha Ros-
si e Danilo Foresi hanno aperto
la loro prima barberia nell’apri-
le 2014 su viale Manzoni. Per la
loro attività hanno puntato su una
moda emergente e su una profes-
sionalità che ormai era quasi com-
pletamente persa. Hanno iniziato
con due collaboratori, ora sono più
di venti. In poco più di due anni
sono cinque i nuovi negozi che
hanno seguito quello dell’Esquili-
no, un altro è di prossima aper-
tura. Un esempio di come anche
i vecchi mestieri si rinnovano e
partono dal rione per andare alla
conquista della città.
Antonia Niro
Il rione mormoraIl rione mormora
12 Ditelo al cieloDitelo al cielo
Tra rabbia e dispiacere
Da residente all’Esquilino non c’è giorno che non soffra, tra dispiacere e
rabbia, per lo stato del rione. Penso, anticipando una conclusione, che
senza un recupero di controllo del territorio, un recupero esteso alle
diverse attività, senza misure straordinarie e scelte integrate non sia
possibile invertire la tendenza al degrado.
Cominciamo dai rifiuti. Pur non conoscendo l’organizzazione interna
dell’Ama in merito ai turni per lo svuotamento dei cassonetti, è eviden-
te che c’è una forte sproporzione tra la quantità di rifiuti che si accu-
mulano e la loro raccolta. Magari il singolo residente telefona all’Ama
segnalando rifiuti fuori dai cassonetti, ma qui all’Esquilino la soluzione
non può essere questa. Allora che fare? Ammesso che i cassonetti siano
integri, la densità sregolata di attività commerciali fa sì che i cassonetti
si riempiano subito: questo anche perché molte, moltissime attività
commerciali, anche importanti, non fanno una raccolta dedicata ma
usano i cassonetti come qualsiasi privato. Inoltre quasi nessuno porta
le bottiglie e i cartoni al cassonetto dedicato. Viene quindi da chiedersi
perché l’Ama non faccia controlli nei punti più caldi, magari sanzionan-
do i comportamenti più incivili? Non sarebbe un servizio ripagato?
Un discorso a parte meritano i piccoli supermercati e i banchi degli am-
bulanti. Quale potenza (?!) ha fatto sì che abbiano praticamente occupa-
to la città e quale cecità (?!) amministrativa ha permesso negli anni che
questo accadesse? Ci sono singole strade in cui si concentrano insieme
3-4 minimarket, supermercati, ristoranti, tavole calde, banchi di ambu-
lanti, tutto insieme (per non parlare della crescita esponenziale dei B&B).
Sono tutte attività che, ognuna dal canto suo, finiscono per esercitare
pressione sulla vivibilità del rione.
Sotto i portici di piazza Vittorio la prepotente presenza di banchi di am-
bulanti (quasi sempre con merce scadente), dei quali non si riescono
a contenere né la presenza né le dimensioni, forniti di furgoni quasi
sempre fermi in doppia fila o sui marciapiedi o in curva. Tutto ciò finisce
non solo per aggiungersi ai problemi della nettezza urbana, ma incide
ulteriormente sul grado di vivibilità del rione. Tralasciando i commenti
sullo stato dei giardini, delle strade e dei marciapiedi dissestati, un
ulteriore problema è rappresentato dalla presenza di alcolisti (fino a
quando faremo finta che non esistano?), che stazionano in alcun punti
e che necessariamente espletano i loro bisogni tra i cassonetti, aggiun-
gendo degrado a degrado.
In conclusione, il controllo delle strade non può essere affidato a una
postazione mobile di carabinieri sulla piazza o a dei vigili che ogni tan-
to passano in auto, scendono, fanno qualche multa alle auto e se ne
vanno. Qualche volta si vedono per le vie del rione e su piazza Vittorio
dei “carabinieri volontari” ma non si riesce a capire quali competenze
concrete abbiano. Occorrono allora presenze qualificate, continuative
che vigilino su come il territorio viene utilizzato; occorre un monito-
raggio della condizione reale del rione, un monitoraggio degli elementi
fondamentali che ne determinano la complessità, occorrono scelte tem-
pestive e – se del caso – straordinarie, occorre una presenza che fac-
cia sentire le istituzioni locali a fianco dei cittadini (i quali, anche loro,
vanno richiamati ai loro doveri), a partire dalla presenza della polizia
municipale.
Pur essendo chiaro che nell’insieme si tratta di problemi complessi, an-
che perché si sono lasciati sedimentare nel corso degli anni, occorrono
segnali urgenti che diano il senso di un’inversione di tendenza.
Nel rione, peraltro, sorgono anche iniziative culturali, d’intrattenimento
e commerciali di valore, evitiamo che restino soffocate dal diffuso de-
grado. L’azione del rinnovato I Municipio si muove nella giusta direzione
ma occorre, é evidente, un’azione politicamente più incisiva, con parti-
colare riguardo all’Esquilino, un’azione civile e partecipata.
Gianni Ferrante
Gentile lettore,
la ringraziamo per il suo contributo che abbiamo dovuto ridurre taglian-
do alcuni brevi passaggi.
Dare visibilità a quelle iniziative culturali, d’intrattenimento e commer-
ciali di valore è proprio quanto noi, nel nostro piccolo, tentiamo di fare
col nostro giornale. Nonostante i tanti problemi, il rione conserva un
tessuto sociale vitale, che si rinnova continuamente pur mantenen-
do una sua identità. E continua ad attrarre giovani ed imprenditori,
come raccontato anche in questo numero nell’articolo di Antonia Niro.
Come quei ragazzi anche noi scommettiamo sul potenziale dell’Esqui-
lino. Speriamo che anche le istituzioni tornino a credere e ad investire
risorse ed energie nel nostro rione.
La redazione
Ulteriori osservazioni sulle fermate ATAC
Spett.le Redazione,
anche in seguito alle proposte di Carlo Di Carlo circa le tabelle indica-
trici alle fermate dell’ATAC avanzate nell’ultimo numero del Cielo sopra
Esquilino, aggiungo che, oltre alla difficoltà di lettura, dati i caratteri
tipografici troppo piccoli, un’altra difficoltà è nella posizione delle in-
dicazioni di mezzi che transitano nelle fermate solo in certi giorni o in
certe occasioni. Posizione che andrebbe evidenziata in fondo alla ta-
bella e con caratteri appropriati, a sottolinearne la diversità rispetto al
quotidiano transito dei mezzi indicati nella parte alta della tabella. Ac-
cade, specie per i turisti ma anche per noi romani, che si trovi indicato
il mezzo utile ma lo si attenda invano anche per molto tempo.
Romano Carratù
Famiglie e ACEA
Spett.le Redazione,
l’Acea fornisce acqua agli abitanti di Roma con un dato prezzo, per i
metri cubi di consumo giudicato di “base”, e applica tariffe progres-
sivamente maggiorate fino a oltre 4 volte, per le eccedenze a mo’ di
penalizzazione per gli “sprechi”.
Teoricamente tutto giusto per l’educazione dei cittadini, con tanto di
guadagnato per gli incassi comunali. Ma il Consiglio comunale e la dire-
zione dell’Acea dimenticano che il consumo di acqua, ora valutato per
appartamento, dovrebbe essere valutato per numero di abitanti in un
dato appartamento – numero noto all’Ama. Non è giusto applicare lo
stesso consumo base a un appartamento con un solo residente o con
cinque o più residenti. Con fattori di correzione e in base al numero dei
residenti si possono determinare consumi base più appropriati.
Spero che l’Acea e il Consiglio comunale possano riparare quella che
appare un’ingiusta applicazione di normative.
Angela Olivieri
DITELO AL CIELO
Avete qualche argomento, tema o problema che
desiderate mettere in evidenza?
Scrivete a:
redazione@cielosopraesquilino.it
Ditelo al cieloDitelo al cielo 13
Aridatece il parco del Colle Oppio
Proliferano idee e anche progetti strampalati per il futuro del parco di
Colle Oppio, mentre l’opinione pubblica è ancora sotto choc per i fe-
nomeni di degrado e violenza. Prevale la sordina sull’urgenza di inter-
venti di quotidiana manutenzione con squadre di giardinieri comunali
da mettere al lavoro per ripristinare il giardino all’italiana, le aiuole
soffocate dalle erbacce, i roseti e le fioriere pluridecennali, le bordate di
siepi di mortella, la limpidezza delle fontane (ormai latitano i malpagati
servizi di pulizia appaltati a terzi). Viceversa, si dibatte con frastuono di
parco archeologico, di strade da chiudere al traffico, di divieti di sosta
per auto e pullman turistici (magari da mandare a intasare definitiva-
mente la vicina via San Gregorio, sotto il Palatino).
Esattamente ottanta anni fa quando il parco venne sistemato e arre-
dato dal Munoz, l’area aveva una propria identità architettonica e una
prospettiva ambientale e urbanistica. Parco archeologico (Domus Au-
rea, terme, cisterne romane ecc.) da riportare interamente alla luce del
sole e non da abbandonare, come oggigiorno, sepolto o semisepolto da
tonnellate di terra con cantieri eterni per i crolli a ripetizione, e con lu-
cernai/pericolo pubblico. Il centro culturale nella casina Gualtieri, oggi
lasciata agli egiziani, con davanti un efficiente ufficio di vigili urbani
ciclisti. La scuola all’aperto d’avanguardia per l’infanzia e la biblioteca
comunale per ragazzi, entrambe scomparse nel tempo. L’oratorio ricre-
ativo giovanile dei salesiani dal 1980 occupato dalla Caritas. Circuito
ciclabile per grandi e piccini sostituito anni fa da un mini-parco giochi.
Il famoso quanto discusso ristorante Domus Aurea fronte Colosseo de-
molito negli anni ’70 del secolo scorso. Ultimo testimone di un’epoca è
Il chiosco-bar del 1928 della sora Nunzia (81 anni) accanto all’ingresso
su via Domus Aurea. Oggi non c’è più nulla di interesse culturale e ri-
creativo, mentre abbonda la sporcizia, domina l’incuria e lo scempio.
Le chiusure a tappeto senza attrazioni renderebbero il parco una cat-
tedrale nel deserto da sorvegliare h 24 contro le invasioni barbariche.
Romano Bartoloni
Via Merulana, traffico e inquinamento
Gentile redazione,
mio marito ed io abbiamo scritto nel gennaio scorso al prefetto Tronca.
Non abbiamo ricevuto nessuna risposta. Ciò che constatavamo allora è
valido ancora di più oggi. I livelli di inquinamento acustico ed atmosfe-
rico in via Merulana sono alti e il nostro appartamento (numero civico
183) continua a tremare al passaggio degli autobus. Oggi, dopo il ter-
remoto, questo fa ancora più paura. In sostanza per alleggerire questo
flagello, bisogna diminuire il traffico su via Merulana, perché non si
può – per salvaguardare una zona pregiata di Roma, quella del centro
storico monumentale – deteriorarne e degradarne un’altra in maniera
così invasiva senza interlocuzione alcuna con gli abitanti.
Con i nostri saluti cordiali.
Beatrice Barbalato
Gentile lettrice,
comprendiamo la sua preoccupazione. La nostra idea è che tutta la
città vada alleggerita dal traffico. I bus turistici e le navette shuttle
devono rimanere fuori dalle Mure Aureliane. Il Comune deve migliorare
il trasporto pubblico e porre dei limiti al traffico veicolare. Ma anche i
cittadini romani devono abituarsi a lasciare la macchina a casa. Solo
liberando le strade dalle macchine avremo una città più bella, meno
rumorosa e una migliore qualità dell’aria.
La redazione
Esquilino il rione dei libri: nuovi punti
Il progetto “Esquilino il rione dei
libri” continua e si arricchisce di
altri punti libro.
Vi ricordiamo che presso queste
piccole biblioteche spontanee tut-
ti possono liberamente prendere e
portare libri.
ASL Roma 1 – Via Luzzatti 8
Libri di generi diversi
Bar Il Tramvetto – Via Leopardi 11
Libri di generi diversi
Gelateria Fassi – Via Principe Eugenio 65
Libri su Roma, pasticceria, bambini, altro
La Scatola Sonora – Via Ferruccio 32
Libri di musica e generi diversi
Libreria Pagina 2 – Via Cairoli 63
Libri di generi diversi
Machiavelli’s Club – Via Machiavelli 49
Libri di storia e cucina
Miky Bar – Via Mamiani 29
Libri di generi diversi
Salotto Caronte – Via Machiavelli 23
Libri di generi diversi
Si Tenne – Via Petrarca 1
Libri di generi diversi
Studio Pilates Arte Movimento – Via Mecenate 22/c
Libri su alimentazione e benessere
Tagliati per il successo – Via Ferruccio 30/a
Libri di generi diversi
Festa per Sant’Antonio Abate
Da qualche anno, la festa di Sant’Antonio Abate ha ritrovato
nuovo vigore grazie ad un gruppo di parrocchiani di Sant’Eu-
sebio all’Esquilino.
Il patrono di tutti gli animali sarà celebrato il giorno della ricor-
renza, martedì 17 gennaio alle ore 18.30, con una Messa solenne
e la benedizione degli animali. Ma questo sarà solo l’inizio di una
festa che proseguirà per tutta la settimana con iniziative all’in-
segna dei temi dell’ecologia e non solo, tra questi: il concorso
sulla ecologia integrale nelle scuole del territorio, visite ai cedri
libanesi nei giardini di piazza Vittorio e all’area archeologica nella
Chiesa di Sant’Eusebio, il mercatino dei prodotti agroalimentari
sul perimetro dei giardini Nicola Calipari.
La festa si concluderà domenica 22 gennaio con la seconda mes-
sa solenne, la processione con la statua del Santo per le strade
del rione, la benedizione generale e particolare degli animali sul
sagrato accompagnato dalla banda.
Il programma completo è in via di definizione. Come di consueto
vi aggiorneremo tramite la nostra pagina facebook.
Dal 25 al 27 ottobre,
tutto l’istituto si è
riunito al teatro della
“Di Donato”, per leggere
ad alta voce pagine dei
libri di Roald Dahl, per i
tre giorni della lettura,
“Libriamoci”. In queste
giornate abbiamo rispol-
verato il nostro legame
con i libri e abbiamo vis-
suto una grande avventu-
ra con loro; abbiamo
anche fatto ricordare
che i libri sono un passa-
tempo e non un “compito”.
Classe V-D
Cinema
senza frontiere
Dal 17 al 22 ottobre la palestra della scuola
Di Donato si è trasformata in una sala cine-
matografica da 200 posti per ospitare uno degli
eventi collegati alla Festa del Cinema di Roma.
“Cinema senza frontiere” è il nome dell’iniziati-
va organizzata da a Festa del Cinema di Roma,
MIBACT/ progetto MigrArti, Scuola Di Do-
nato, Associazione Genitori Scuola Di Donato,
Apollo 11 e Polo Intermundia.
Sei notti per sei film, per raccontare le storie,
le difficoltà, i sogni di chi ha dovuto lasciare la
propria terra per trovare un futuro migliore.
La redazione
“Il mondo a Scuola”
a cura dell’Istituto Comprensivo “Daniele Manin” - www. danielemanin.gov.it
14
Dopo tre mesi di vacanza, c’è aria nuova nella “Fede-
rico Di Donato”. La scuola si riempie nuovamente
di vita.
Gli amici delle medie se ne sono andati, ma è arrivato il
futuro con i piccolini.
La scuola ha preparato una festa per il loro arrivo:
l’appuntamento era in palestra, ad ognuno di noi han-
no affidato un bambino e noi lo accompagneremo lungo
il tragitto pieno di insidie, trabocchetti… ma anche di
splendidi momenti di gioia.
Bambini che piangevano perché si sentivano abbando-
nati. Secondo Paolo avevano paura delle maestre, se-
condo Jothish non volevano lasciare le maestre della
materna, secondo Sara avevano paura di intraprendere
il nuovo viaggio, per quell’immenso balzo di qualità, come
dice Elia; per Nicola avevano anche paura di sbagliare.
Ogni classe ha avuto una favola con l’iniziale della se-
zione, noi che siamo la D faremo insieme lavori su Dum-
bo. Questi bambini li accompagneremo per mano, tutto
l’anno, e siamo molto felici di averli qua alla “DiDo”.
Classe V-D
Sembra ieri Novant’anni in cattedra
Leggendo...“Tutto può succedere”
La “Federico Di Donato” si prepara a re-
alizzare il progetto per i suoi 90 anni.
Noi vogliamo che la nostra scuola sia fiera
dei lavori che stiamo producendo.
Volete sapere… cosa stiamo traman-
do? Quest’anno ci stiamo organiz-
zando in un diverso modo: ci siamo
divisi in gruppi ed ognuno di questi svilup-
perà un argomento. Diamo la parola a loro.
- Ciao, sono il 1927, con il mio gruppo cer-
cheremo chi o che cosa è nato nel mio anno.
- Piacere, sono la LETTERATURA. Insie-
me leggeremo gli scrittori che hanno dato
nome alle nostre vie e costruiremo delle
storie.
- Salve, io sono l’AMBIENTE. Con i miei
piccoli amici, indagherò nel rione.
- Il mio nome è VISTA… INTERVISTA!
Io e i ragazzi intervisteremo le persone
che conoscono bene questa scuola, chi
da tanto tempo sta qui in zona, chi da
bambino è stato nel plesso; ma anche chi
ha, o aveva, figli alla “Di Donato”.
- Huuuouou… sono il ricordo del passato…
sono la STORIA dell’Esquilino… io son…
- Basta! -Basta! -Basta!
- Ma che volete voi Pupazzi?
- Ciaone a tutti…smettete di raccontare o
rovinerete la sorpresa della… Ops… stava-
mo per dirlo… Se lo volete sapere, venite.
Classe V-D
Così hanno commenta-
to i piccoli della I-D: I
“NOSTRI” BAMBINI DI
QUINTA LEGGEVANO
G.G.G., CI SIAMO DIVER-
TITI TANTO!»
I-D
15EsquisitoEsquisito
Numero 10 anno II - Novembre/Dicembre 2016
Bimestrale gratuito a cura dell’associazione
“Il Cielo sopra Esquilino”
La redazione e la distribuzione del giornale
sono curate da volontari. La stampa è finanziata
esclusivamente grazie al contributo di alcuni
commercianti di zona.
Registrato presso il Tribunale di Roma
N° 62/2015 28-04-2015
Da Associazione “Il Cielo sopra Esquilino”
Codice fiscale 97141220588
Direttrice Responsabile
Maria Elisabetta Gramolini
Redazione
Carlo Di Carlo, Andrea Fassi, Riccardo Iacobucci,
Salvatore Mortelliti, Antonia Niro, Paola Romagna,
Maria Grazia Sentinelli, Carmelo G. Severino
Hanno inoltre collaborato a questo numero
Vincenzo Dornetti, Roberto Michelangeli
Stampato presso
Tipografia Rocografica s.r.l.
Piazza Dante 6, 00185 Roma
Per informazioni, lettere, proposte e collaborazioni
redazione@cielosopraesquilino.it
Per contribuire e sostenere il giornale
sostenitori@cielosopraesquilino.it
Potete trovare Il cielo sopra Esquilino anche online:
www.cielosopraesquilino.it
www.facebook.com/IlcielosopraEsquilino.
L’ingrediente segreto per un ottimo menù: la semplicità
Prima tappa nelle case dei lettori. Da Maria e Giuliano tra i ricordi dell’Esquilino di una volta
Arrivo da Giuliano e Maria alle 19,45. Mi
hanno chiesto di cenare presto perché
non amano mangiare dopo le 21. Mi presento
con una bottiglia di vino rosso, si sposa con il
menù proposto.
«Niente gelato?», chiede Maria. Mi pren-
de un po’ alla sprovvista, forse ho fatto una
gaffe. Dopo qualche secondo di silenzio la
mia ospite scoppia in una risata: «Bello mio,
sono 42 anni che vivo all’Esquilino, lo sai
quanti gelati mi sono mangiata?». Sorrido e
le porgo la bottiglia, mi sta simpatica Maria.
Un aperitivo a sorpresa. La tavola è sempli-
ce: pane bianco, acqua in una vecchia caraffa, il
mio vino e una scodella con un miscuglio scuro.
Giuliano nota che osservo la scodella. «Quello
sai cos’è? È la “pappa alle olive!” Un’invenzio-
ne di Maria!».
La “pappa alle olive”, mi spiega Maria, è una
rivisitazione della pappa al pomodoro toscana:
pane raffermo con un trito di olive nere, olio
extra vergine, una spruzzata di limone, sale
e pomodorini secchi tritati con una puntina di
zucchero. Lo spalmo sul pane senza neanche
sedermi. E’ di una bontà unica.
Du’ spaghi e l’Esquilino di una volta. Giulia-
no mi fa accomodare. Maria è tornata in cucina
a preparare un sugo di pomodori pachino. Lui
è in pensione da 13 anni, mi racconta di quan-
do prendeva il caffè alla torrefazione Berardo:
«Scendevo la mattina là davanti alla gelateria
tua. C’avevo l’abitudini mie, me l’hanno tol-
te tutte, m’è rimasto qua sotto solo Vincenzo.
Tu dove sei cresciuto?», alla fine mi chiede.
«Quando ero molto piccolo qui all’Esquilino –
rispondo -, ma ricordo poco. Mi sono trasfe-
rito presto in Prati. Sono tornato da qualche
mese».
«E sei n’traditore allora, mo’ torni all’ovile!?»,
ridacchia Giuliano. «Se hai passato tanti anni
in un quartiere – continua - sai cosa significa
amarlo e rispettarlo vivendolo. Le abitudini, le
consuetudini di zona, quelle cose là c’hanno
tolto. Se ne sono andati tutti». Cambia tono di
voce celando un velo di tristezza: «Sono anni
amari e bui per il rione».
Maria scola la pasta rigorosamente di Gragnano.
Il sugo scoppietta e lei con un veloce movimento
sposta gli spaghetti nella padella, mantecandoli.
«Io non ho studiato - confessa Giuliano -, ho
iniziato a lavorare giovanissimo alle Ferrovie.
Mi bastava. Sapevo sarebbe stato più che suf-
ficiente per farmi le spalle grosse, avrei costru-
ito una famiglia e una casa solide. Mio padre, i
nostri padri - guarda Maria un istante - c’han-
no insegnato a lottare. Erano altri tempi». Tira
su quelle spalle con fare disilluso. «Qualcosa
s’è inceppato oggi, non c’è più spazio».
Maria ci serve interrompendo Giuliano: «Dai
Giulià, non cominciare eh, godiamoci questo
bel sughetto e questo bel giovane». Gli spa-
ghetti al pomodoro di Maria sono di una sem-
plicità disarmante ed è proprio questa la cuci-
na che amo. Cotti con un po’ di aglio e olio, un
cucchiaino di zucchero, sale e due foglie di ba-
silico, sono ottimi. «Il segreto è la cottura del
sugo e il modo di mantecarli!», aggiunge Maria
versando un goccio di olio crudo sulla pasta.
«Guarda che non sono pessimista eh!», sor-
ride Giuliano continuando a parlarmi con una
forchetta in mano. «Ma non ce posso sta’ che
l’Esquilino sia diventato lo scarto del cen-
tro storico». Rilassa il volto solo masticando,
qualche istante dopo, una bella forchettata di
spaghetti.
Guardo Maria con occhio languido, poi fisso il
piatto vuoto con il pane in mano. Mi fissa an-
che lei per qualche istante: «E falla la scarpet-
ta va’!». Maria mi dà campo libero e le pulisco
il piatto con maestria.
Odori e sapori di casa. Il secondo è pronto.
Sento un delicato profumo di burro e spezie,
ho più fame di prima: saltimbocca alla romana.
«Io da giovane ero come te, magrolino con l’a-
ria sveglia. Ero il terrore del mercato di piazza
Vittorio, il più importante mercato di Roma.
Correvo in bicicletta tra i banchi e rubavo la
verdura o quello che mi capitava sotto tiro.
C’era un’aria di paese qui, come un po’ in tutta
Roma», sospira nostalgico. «Giulià e su, non
annoiarlo eh». Lo interrompe Maria. «Ora si
mangia. Dimmi se ti piacciono, li facevo sem-
pre ai miei figli quando vivevano qui».
Addento l’involtino. E’ un’esplosione di sapo-
ri genuini. Poco pepe, sale, arista di maiale e
salvia. «La ricetta è semplicissima» mi dice
Maria. «Un po’ di burro, qualche fogliolina di
salvia, arista di maiale e, a Giuliano piace, pro-
sciutto crudo. Mentre cuoci sfuma con un vino
buono». Mentre parla penso che una sola Ma-
ria valga 100 chef stellati.
L’essenza conta. Arriviamo al dolce: lo zaba-
ione. Io amo lo zabaione. Chiacchieriamo un
po’ e li saluto presto. Mi abbracciano. Giulia-
no salutandomi mi ricorda: «Oh, se te sposi o
qualsiasi cosa resta all’Esquilino eh!» Gli sorri-
do e vado via.
Passeggio verso casa. Avrei voluto dire a Giu-
liano e Maria che l’Esquilino non sarà mai più
ciò che è stato per loro.
Sento un ragazzo cinese gridare ad un amico:
“Ao, namo o no?”. Sorrido. In cuor mio penso
che sì, l’Esquilino non sarà mai più come una
volta.
Andrea Fassi
BON NATALE
‘Questo è un bijetto, anzi ‘na proposta
de bon Natale, fatta a tutti quanti,
ma senza annà a spedì tutto a la posta
in fila asseme a l’artri postulanti.
Ormai so’ pigra, nun lo faccio apposta,
ma le feste divengheno stancanti:
nun ce la faccio a core senza sosta
in cerca de regali stravaganti.
A tutti queli che me vonno bene,
a chi nun me vò più, e cià raggione,
a chi st’anno nun c’è, le tasche piene
de sta vita ch’è spesso ‘na priggione
e se n’è annato, rotte le catene,
auguri, tanti, come da copione.
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Cielo sopraesquilino numero10

  • 1. Periodico di informazione a cura dell’associazione “Il Cielo sopra Esquilino” Numero 10 anno II - Novembre/Dicembre 2016 Il mercato riapre ma non è finita Barriere anti piccioni assenti e divisori nei bagni non in regola. Per questi motivi, la Asl 1 è stata costretta a chiudere il Nuovo mercato Esquilino di via Principe Amedeo. L’avvertimento all’indirizzo dell’Associazione dei commercianti da parte dell’autorità sa- nitaria era già partito ad agosto. I lavori di adeguamento però sono iniziati solo a otto- bre, una volta scaduti i termini imposti. Alla base del ritardo c’è l’annoso contenzioso fra gli esercenti e l’amministrazione comuna- le. Le opere infatti secondo i commercianti dovevano essere a carico del Comune, dal momento che è proprietario della struttura, ma il dipartimento Lavori Pubblici non ha mai aperto il cantiere, pur avendo indetto la gara di assegnazione. Per non perdere clienti e guadagno, l’Asso- ciazione ha quindi effettuato questi primi adeguamenti. Ma la partita del Nuovo mer- cato resta del tutto aperta. La Asl, per re- vocare l'ordinanza di chiusura, ha preteso anche un impegno da parte del dipartimen- to al Commercio che entro 180 giorni dovrà trovare una soluzione per lo stoccaggio del- le merci e lo scarico esterno. Nel progetto originario, che risale a 20 anni fa, gli spazi deputati c’erano ed erano previsti nei sot- terranei ma per motivi vari – fra cui il rileva- mento di reperti archeologici – i lavori non sono mai stati compiuti. Ci sono però altri motivi per mantenere i ri- flettori accesi sull’area. Non solo perché la direttiva Bolkestein in merito al commercio su suolo pubblico riguarda anche il merca- to coperto. Ma anche perché chi frequenta i banchi sa come pulizia e sicurezza lascino oggi molto a desiderare. Per trasformare il mercato in un esempio moderno ed europeo, così come è già quello di Testaccio, con piccoli ristoranti dove man- giare i prodotti freschi, serve rimboccarsi le maniche. Oggi lo spazio rappresenta una delle tante caselle da riempire nell’intrica- to rebus dell’Esquilino. Ma come si usa dire, dalla minaccia nasce l’opportunità. Troppo spesso le amministrazioni capitoline di ogni colore hanno seguito una volta la scia degli slogan, un’altra la stretta via della burocra- zia per affrontare i problemi. Non lasciamo che la speranza dei residenti di avere final- mente un luogo degno della Capitale cada nel dimenticatoio. Almeno fino al prossimo ultimatum fissato dalla Asl in primavera. M. Elisabetta Gramolini Commercio: Campidoglio e “bancarellari” frenanoLa direttiva Bolkestein può essere un’occasione unica per mettere ordine nel settore ma una mozione rischia di ritardare il processo Rimandare è un’abitudine che spesso accom- pagna la politica italiana. E anche i consi- glieri capitolini hanno dato prova di non esserne immuni. Con una maggioranza eccezionalmen- te composta da grillini, Gruppo misto, Fratelli d’Italia e Sinistra per Roma, l’Assemblea Ca- pitolina ha approvato una mozione che impe- gna la sindaca Virginia Raggi a chiedere una proroga al Governo che sposti l’applicazione della direttiva Bolkestein dal 2017 al 2020. Una regolamentazione attesa. La normati- va europea, adottata dal Parlamento di Stra- sburgo nel lontano 2006, intende regolare il mercato comune nell’Unione. Il decreto legi- slativo che l’ha recepita in Italia è il numero 59 e risale al 2010, poi rivisto due anni dopo da Governo e Regioni. Con esso, il nostro Pa- ese ha stabilito, fra l’altro, la messa a bando entro il maggio 2017 di tutte le postazioni di commercio su suolo pubblico che a Roma, per lo più, coincidono con le cosiddette bancarelle. M. Elisabetta Gramolini segue a pagina 5 Antonia Niro a pagina 8 Il tesoro dell’Esquilino Sepolto per secoli, uno dei più importanti insiemi di oggetti preziosi Una nuova vita per via Giolitti Le proposte e i progetti dei residenti per il futuro della strada Riccardo Iacobucci a pagina 3
  • 2. 2 Per le stradePer le strade Cartoline dall’Esquilino di Vincenzo Dornetti Portici di Piazza Vittorio Emanuele. XIX secolo Dimmi dove mangi e ti dirò chi sei Durante l’anno è bene fare attenzione a cosa mangiamo e dove si alloggia in vacanza sua preparazione, trasformazione, confezionamento, deposito, tra- sporto, distribuzione, manipolazio- ne, vendita o fornitura. Purtroppo tante certificazioni vengono date con poco controllo. Questo può valere per la certificazione energe- tica delle abitazioni, per la certifi- cazione dei prodotti biologici, per la conformità degli impianti idrici, gas ed elettrici. In che modo tutelarsi? Forse il sistema di difesa più efficace per noi consumatori, è la pubblicazio- ne dei nomi delle attività trovate in difetto. Incominciare quindi a dire: «io da chi è stato beccato, non vado più; e nel mio piccolo faccio sì che non ci vada più nes- suno». Forse si tratta di mettere alla gogna qualcuno, ma allora vogliamo chiamare queste perso- ne delinquenti e truffatori? È vero però che nelle cronache dei con- trolli raramente si leggono i nomi di questi delinquenti. Forse non si mettono nomi per un malinte- so senso della “privacy”, che però potrebbe scomparire. Il 23 ottobre un giornale ha pubblicato la notizia che una famosa cornetteria roma- na era senza cappe ma con blatte. L’articolo non riportava il nome, ma una grande foto con l’insegna ben visibile. Non si tratta di get- tare ombre su varie categorie, ma solo di autodifesa. Carlo Di Carlo Natale, Capodanno ed Epifa- nia sono vicini. Ricomincerà il grande via vai di gente, amici, parenti e anche fedeli. Tutti han- no bisogno di mangiare e dormire. Anche chi resta mangerà, e forse più del solito. Attenzione però alle frodi alimentari. E a dove si andrà a dormire. Controlli in B&B e ristoranti. Il 29 ottobre, tra i vari controlli ef- fettuati all’Esquilino, i carabinie- ri hanno verificato otto strutture ricettive, e quattro non erano in regola, ovvero, il 50%. Un B&B di via Principe Eugenio era com- pletamente abusivo. Irregolarità e gravi violazioni igienico sanita- rie anche per un albergo di via Emanuele Filiberto, un altro di via Conte Verde e un affittacamere di via Napoleone III. La situazione dei ristoranti non è molto diversa: i carabinieri del NAS fra novembre 2015 e ottobre 2016 hanno ispezionato a Roma 727 locali: 324 hanno presenta- to violazioni e uno su quattro era a rischio di chiusura. Sono stati confiscati 2750 litri di olio, 2300 kg di prodotti a base di carne e 1430 kg di pesce. Materiali tossici. Le irregolarità non sono un’esclusiva delle attivi- tà ricettive: all’Esquilino sono sta- te vendute scarpe tinte con verni- ci nocive e vestiti fatti con tessuti dannosi alla salute. In questi casi, i provvedimenti delle autorità vanno dalla contravvenzione alla chiusura dell’attività per qualche giorno. Con ogni probabilità quasi tutti gli operatori irregolari si met- tono in regola, ma molti altri con- tano sull’oblio dei clienti abituali e sull’ignoranza degli occasionali. Noi consumatori come possiamo difenderci? Un’arma di difesa. Un primo modo è quello di controllare se chi vende alimenti o fa ristorazione sia dotato del Certificato HACCP (Hazard Analysis and Critical Con- trol Points). Questo è un protocol- lo per prevenire le possibili adul- terazioni di quanto mangiamo. Si basa sul controllo dei “punti di la- vorazione” degli alimenti dove c’è rischio di contaminazione: analiz- za i possibili pericoli che si posso- no verificare in fase di produzione e nelle successive fasi di stoc- caggio, trasporto, conservazione, vendita o somministrazione. Lo scopo è quello di individuare que- gli stadi del processo che possono essere critici (nel caso dei prodotti surgelati un esempio è la catena del freddo nella quale la tempera- tura non deve salire oltre i -18°). L’elenco di chi è tenuto a dotarsi di un piano di autocontrollo è piutto- sto lungo e, tra i tanti, comprende mense, ristoranti, bar/pasticcerie, rivendite alimentari e ortofrutta, macellerie, pescherie, panifici. In pratica tutti coloro che producono un alimento e sono interessati alla
  • 3. 3Per le stradePer le strade Una vita nuova per via GiolittiLe proposte, i progetti, le speranze dei residenti per il futuro della strada «Non vogliamo limitarci a parla- re di via Giolitti senza inserirla in un contesto più ampio, sbaglia chi continua sempre a parlare e a pre- occuparsi solo del proprio giardi- no. Bisogna allargare le vedute». Così esordisce Dina Capozio, pre- sidente dell’Associazione Abitan- ti via Giolitti, parlando del futuro della strada. E infatti la discus- sione non parte dal destino del trenino della Stazione Laziali, ma da quanto succederà nei prossimi mesi nel quadrante est della città. La metro infinita. Anche se la vediamo di volta in volta allon- tanarsi, l’apertura della stazione San Giovanni della metro C è or- mai alle porte. Secondo l’asses- sora alla Mobilità Linda Meleo, la scadenza è autunno 2017. Inol- tre, entro il 2018 dovrebbe esse- re pronta anche la nuova stazione ferroviaria del Pigneto, progettata per essere punto di scambio tra la stessa metro C, le ferrovie metro- politane e la rete di superficie. Do- vrebbe essere questa la buona oc- casione per rivedere la reale utilità del trenino Laziali-Centocelle, che da poco ha compiuto 100 anni, unica linea ferroviaria urbana ri- masta ad attraversare l’abitato di Roma, da sempre contestata dagli abitanti di via Giolitti, anche per le varie problematiche che porta con sé: vibrazioni, inquinamento acu- stico e polveri sottili. Il progetto del tram. Ma lo smantellamento, sebbene sembri la soluzione più logica, non è scon- tato. È infatti ancora in piedi un progetto per la sua trasformazione in tramvia che prevederebbe addi- rittura l’ipotesi di prolungamento fino a piazza dei Cinquecento. Un tram che correrebbe praticamente in parallelo rispetto alle linee già esistenti del 5 e del 14 e che servi- rebbe la stessa utenza dei bus 50 e 105. Una cosa priva di senso an- che per chi ha tra i propri obiettivi principali lo sviluppo della mobilità pubblica a scapito del traffico pri- vato. Lo stesso tracciato potreb- be infatti essere utilizzato per un percorso ciclabile che colleghi la Stazione Termini al futuro GRAB, il grande anello ciclopedonale che, come previsto, passerà non lonta- no da Porta Maggiore. Tra l’altro, un progetto alternativo di Atac già esiste. Si tratta della Circolare Sud che prevede la riconversione in tranvia dei binari solo per la tratta tra Centocelle e Circonvallazione Casilina e lo smantellamento del tratto che prosegue oggi verso Termini. Progetto che gli abitanti via Giolitti vedono naturalmente con favore. Anche per questo l’Associazione ha chiesto ed ottenuto lo scorso ottobre un colloquio con Enrico Stefàno, presidente della com- missione Mobilità del Comune di Roma. A lui hanno esposto le loro preoccupazioni e la loro visione, ricevendo per ora solo risposte in- terlocutorie. Non solo binari. «Non ci siamo però limitati a parlare di mobili- tà», continua Mauro Vetriani, che cura la comunicazione dell’Asso- ciazione, «ma anche di cultura, segnalando l’esigenza di avere una biblioteca pubblica nel rione e rinnovando la richiesta di tutela e di recupero dell’importante pa- trimonio culturale ed edilizio pre- sente nella via». Basti pensare al tempio di Minerva Medica, chiuso al pubblico da oltre un secolo, che era addirittura a rischio crollo e che fortunatamente è stato mes- so in sicurezza di recente grazie ai lavori di restauro avviati dal mini- stero dei Beni Culturali. Si tratta di un sito di enorme importanza storica che andrebbe certamente valorizzato. Si pensi poi alla chie- sa di Santa Bibiana, la cui facciata è opera di Gian Lorenzo Bernini e che è oggi completamente ingab- biata tra i binari. O anche all’ex Cinema Apollo, splendido esem- pio di liberty, acquistato nel 2002 dal Comune di Roma con lo scopo dichiarato di sottrarlo al degrado, ma lasciato poi in stato di abban- dono fino ai nostri giorni. Sono ormai anni che nemmeno si parla più di un suo recupero. Anche il palazzo della ex Zecca di via Prin- cipe Umberto da tempo attende di essere restaurato e convertito in museo della Zecca Romana. C’è del nuovo in via Giolitti. Eppure nella parte Nord della via qualcosa sembra si stia muoven- do, una piccola variazione alla viabilità nei pressi di Piazza dei Cinquecento sta già dando i suoi frutti, il solo incanalare il traffico ha messo un buon freno al feno- meno della sosta in doppia fila che generava un continuo ingor- go. Anche la recente apertura del Mercato Centrale, con la sua of- ferta gastronomica di richiamo, potrebbe segnare lo spartiacque per quanto riguarda la qualità del tessuto commerciale e magari an- che per il recupero di tanti locali privati oggi inutilizzati, come ad esempio gli ampi spazi disponibili al piano terra del Teatro Ambra Jo- vinelli, in passato occupati prima da un grande magazzino e poi dal comando locale dei vigili. Insomma, ci sono buone possibili- tà che via Giolitti vada incontro a queste e ad altre novità nel pros- simo futuro. C’è solo da spera- re che la direzione intrapresa sia davvero quella verso un migliora- mento della qualità della vita per i residenti e per chi ci lavora. Riccardo Iacobucci
  • 4. Lagioia direttore del Salone del Libro di Torino Lo scorso 14 ottobre l’Alto Coordinamen- to del Salone del Libro di Torino ha scel- to come direttore lo scrittore Nicola Lagioia, vincitore del Premio Strega 2015 ed abitante del rione. Guiderà la manifestazione che si terrà a Torino dal 18 al 22 maggio 2017. Al nostro amico vanno i migliori auguri di buon lavoro. I portici prendono vita La musica, le danze e l’allegria hanno inva- so i portici di piazza Vittorio per due even- ti serali promossi da cittadini e associazioni del rione. Il primo, “Buskers for Amatrice”, organizzato da Paola Morano e Alessio Bru- gnoli, si è tenuto il 9 ottobre e ha portato in piazza numerosi artisti per promuovere il sostegno ad una delle città più gravemente colpite dal terremoto dello scorso 24 agosto. Oltre alla musica e agli spettacoli, versan- do un piccolo contributo il pubblico ha avuto anche modo di gustare la pasta e le lasa- gne, rigorosamente all’amatriciana, donate dai ristoranti Machiavelli’s Club e Le Caveu. Tutto il ricavato è stato destinato alla cittadina in provincia di Rieti. “Pizzica la piazza” ha invece portato la musica e i balli po- polari all’Esquilino per l’VIII edizione di “San Martino salen- tino”. L’evento, tenu- tosi l’11 novembre, è stato organizzato da Andrea Luceri e Davide Macchia del- la pizzicheria Radici. In marcia per Ziggy e la sicurezza del rione Hanno marciato con il ritmo dei tambu- ri e la scopa in mano per richiedere più controlli e sicurezza per l’Esquilino e i suoi giardini. Lo scorso 5 novembre un gruppo di abitanti del rione ha così voluto richiamare l’attenzione dei media e delle istituzioni sullo stato dei giardini di piazza Vittorio dopo la scomparsa del cane Ziggy, morto per aver ingerito una dose di eroina abbandonata nell’area cani. L’occhio del cieloL’occhio del cielo4 PiazzaDante: degrado senza soluzioni? L’attesa continua Il percorso partecipato per la riqualificazione tarda a partire, mentre la piazza rimane ostaggio della sporcizia e del senso di insicurezza L’attesa per la riqualificazione di Piazza Dan- te e vie limitrofe sembra possa essere più lunga del previsto. Avevamo avuto modo di parlarne su queste pagine un anno fa, nell’ar- ticolo dedicato alla ristrutturazione dell’ex pa- lazzo delle Poste, che in futuro ospiterà l’AISI (ex SISDE). In quella occasione Tatiana Cam- pioni, allora assessore municipale ai lavori pubblici, forse in un eccesso di entusiasmo, aveva annunciato per gennaio 2016 l’avvio del percorso partecipato per la riqualificazio- ne. Siamo a dicembre e ancora non se ne sen- te parlare, mentre il malcontento dei residenti cresce di pari passo con gli episodi incresciosi. I giardini. La presenza dei volontari dell’As- sociazione Nazionale Carabinieri ha per lo meno migliorato la situazione dei giardini. La Presidenza del Consiglio dei Ministri si è infatti attivata direttamente per rendere fruibile ai residenti l’area in cui si trovano i giochi per i bimbi, bonificandola e attivando un presi- dio durante gli orari di apertura del giardino. Non è migliorata invece la situazione esterna ai giardini: piazza Dante rimane ostaggio di sporcizia, bottiglie e cartacce abbandonate, è costellata di angoli maleodoranti, mentre in via Foscolo sono in aumento i fenomeni di bi- vacco molesto. Il paradosso. Nella piazza si registrano poi periodicamente episodi di micro criminalità. Gli ultimi a noi noti, due furti ai danni di una ragazza e di un anziano in orari diurni. È que- sto un aspetto paradossale, se si considera che nella piazza in cui arriveranno a breve i servizi segreti, sono già presenti un comando dei Carabinieri e il Commissariato di Polizia. Quando si chiede loro informazioni sullo sta- to della piazza e come possono intervenire le forza dell’ordine non rilasciano dichiarazioni in merito, né direttamente né tramite ufficio stampa. L’invito è sempre lo stesso: contatta- re immediatamente Polizia e Carabinieri, con il consapevole rischio di effettuare una denun- cia che nella maggior parte dei casi è destina- ta a cadere nel vuoto. Simili episodi di criminalità non sono ricon- ducibili ad una semplice casualità ma sono una delle dimostrazioni più evidenti del senso d’impunità: la sicurezza di non subire riper- cussioni da parte di chi delinque e contribui- sce al degrado della zona. Una riqualificazione è possibile. Quando ormai circa quattro anni fa sono iniziati i lavo- ri, la Cassa Depositi e Prestiti si è impegnata a restituire ai cittadini un’area riqualificata. La necessità immediata sarà quella di rimettere a posto il giardino, l’asfalto, i marciapiedi non solo della piazza ma anche nelle vie limitrofe. Speriamo quindi che la presenza di nuovi uffi- ci, ripopolando le strade, ridia anche maggio- re sicurezza alla zona. Roberto Michelangeli
  • 5. 5L’occhio del cieloL’occhio del cielo Commercio: Campidoglio e “bancarellari” frenanoLa direttiva Bolkestein può essere un’occasione unica per mettere ordine nel settore ma una mozione rischia di ritardare il processo < segue dalla prima pagina La decisione non è mai andata giù agli opera- tori che da sei anni si oppongono a un azzera- mento dello status quo e alla possibile entrata di nuovi soggetti imprenditoriali nel settore. E questo nonostante l’intesa Stato-Regioni del 2012 sia già intervenuta a depotenziare la direttiva, introducendo tra i criteri obbligatori per i bandi, nella prima applicazione, l’anzia- nità di esercizio. Eppure lo scenario attuale è ciò che meno so- miglia a un sistema ordinato ispirato alla libe- ra concorrenza. Specie nella realtà romana le bancarelle invadono lo spazio pubblico oltre il consentito, occupano aree a ridosso di reperti archeologici unici al mondo e non è mistero che siano nelle mani di società riconducibili a poche famiglie che si spartiscono il grosso giro d’affari da decenni. Nel Rione. Ogni angolo di via dell’Esquilino ha il suo banchetto sgangherato che invade i marciapiedi ben oltre i limiti, spesso con mer- ce di bassissima qualità. La polizia municipale dovrebbe sanzionare gli abusi ma i controlli sono pochi e insufficienti ad arginare un feno- meno che contribuisce a degradare la zona. Ė innegabile infatti che il colpo d’occhio sia di totale abbandono del decoro urbano: furgoni usati come magazzini parcheggiati in doppia fila, rastrelliere dei vestiti che restringono il passaggio, tendoni straripanti che limitano la visibilità agli angoli delle strade e la sen- sazione di vivere in un grande e diffuso suq. Senza dimenticare che al degrado estetico si aggiunge quello morale della continua dero- ga alle norme. L’esempio romano poi è tutto particolare: alcune postazioni hanno la licenza per un Municipio ma si ritrovano quasi stabil- mente nel Primo, ovvero nel Centro storico, ben più redditizio. Nuovi criteri. A questa matassa ingarbu- gliata la direttiva Bolkestein non pretende di applicare la bacchetta magica. Potrebbe però essere un’occasione irripetibile per introdurre una regolamentazione attraverso un bando, magari accompagnato dalla diminuzione del numero di licenze, e la verifica che le imprese siano in regola con il fisco e non solo. Sarebbe la prima vera medicina per un settore malato cronico. Se poi ci aggiungiamo nuovi criteri che strizzano l’occhio all’estetica e al decoro dei banchi, un po’ come è stato fatto in passa- to per le edicole, ecco che il malato imbocca il cammino della terapia. Ma oltre al rimandare, c’è un’altra abitudine che puntualmente torna nello scenario ita- liano ed è la difesa dei posti di lavoro usata come giustificazione degli abusi. Gli ambulanti infatti rivendicano come nel settore a Roma lavorino migliaia di persone che altrimenti sa- rebbero disoccupate. I numeri ogni volta sono diversi, anche perché è difficile affermare che tutti gli operatori siano in regola. Per carità, il diritto al lavoro è innegabile ma non è lavoro il risultato di sfruttamento e ricavi illeciti che asfaltano le regole e la concorrenza. Un atto politico. Alle considerazioni di buon senso tuttavia la strana maggioranza che si è creata in Campidoglio ha deciso di mette- re un freno. Che poi a dirla tutta, la mozione acclamata da un rumoroso pubblico di “ban- carellari” è un contentino politico di facciata. Il Governo, a cui la sindaca Raggi dovrebbe chiedere la proroga, non può fare granché perché l’Italia non può sottrarsi dall’applica- re una direttiva europea. Chi difende gli am- bulanti ribatte dicendo che negli altri Stati la norma non si estende alle bancarelle. Ma, ri- spondono altri, nel resto d’Europa non esiste lo stesso abusivismo, l’abbondanza di offerta e la necessità di regolamentazione che c’è in Italia. Cosa fa l’Assessorato. Nel frattempo, per non saper né leggere né scrivere, a Palazzo Senatorio c’è chi assicura che l’assessore al commercio Adriano Meloni abbia iniziato a stendere il bando. Ma la gatta è difficile da pelare. In risposta a una richiesta di chiari- menti de Il cielo, l’assessore ha affermato che al momento «è in corso un lavoro di condi- visione con i Municipi rispetto al tema della direttiva. Alla fine di questo percorso comu- nicheremo tutte le decisioni in merito». Ser- ve avere pazienza. Sempre che i cittadini ne abbiano ancora. M. Elisabetta Gramolini Berlino a Roma Venerdì 16 dicembre alle ore 19.00 si ter- rà l’inaugurazione della mostra “Berlino a Roma”, presso lo studio di Antonio Finelli, in via Buonarroti 40. L’artista – che ha risieduto per lunghi pe- riodi nella capitale tedesca – nella mo- stra propone alcuni aspetti di una realtà urbana in continua evoluzione, i paesag- gi visibili non solo agli occhi dei turisti ma anche di chi ha vissuto in quei luoghi e li conosce bene. In particolare si sofferma molto sul quartiere di Charlottenburg ed il suo castello, luogo a lui molto caro. Lo stu- dio dell’artista accoglierà i visitatori dal 16 al 18 dicembre, dalle ore 19.00 alle 22.00. La Casa dei Diritti Sociali in festa L’annuale festa con i volontari e i ragazzi della scuola di italiano per migranti del- la Casa dei Diritti Sociali è giunta alla sua VIII edizione. Si terrà presso la scuola “Di Donato” domenica 18 dicembre dalle 15.00 alle 20.00. Come sempre ci saranno per- formances di canti, balli e letture di poesie preparate dalle studentesse e dagli studen- ti, nonché gustosi piatti etnici. Alla fine della manifestazione ci sarà un buffet offerto dai volontari della Casa dei Diritti Sociali. Siamo tutti invitati a partecipare a questo evento di convivialità, dove danze, musica e diver- timento incoraggiano la conoscenza fra tutti i partecipanti. Auguri di piazza Vittorio VIII edizione Anche quest’anno si rinnoverà la tradizio- ne della foto “Auguri da Piazza Vittorio” a cura di EsquiliNotizie. L’appuntamento è solitamente per l’ultimo sabato prima della vigilia di Natale nei giar- dini di piazza Vittorio ma la data e il luogo precisi saranno confermati attraverso i soliti canali: EsquiliNotizie, locandine e passapa- rola. Anche noi vi daremo un aggiornamento attraverso la nostra pagina facebook.
  • 6. 6 All’Esquilino un incontro con l’artista È giunta al secondo anno la rassegna che porta gli abitanti del rione negli studi in cui l’arte prende forma Chi volesse partecipare alle visite o avere informazioni può scrivere una e-mail all’indirizzo: noidiesquilino@gmail.com C’è chi faC’è chi fa Il primo anno della rassegna "All'Esquilino, un incontro con l'artista" si è concluso lo scorso giugno con una esposizione collet- tiva presso i locali dell'associazio- ne "TRAleVOLTE" di Porta San Gio- vanni e una festa su un terrazzo di piazza Vittorio. L’iniziativa ha ria- perto a settembre, in un bel cor- tile di via Bixio, dove hanno il loro atelier quattro artisti del rione. Il progetto è portato avanti dall'as- sociazione "Noi di Esquilino", cu- rato da Monique Drosso e Lorenza Mistura, e vede la partecipazione di circa 35 autori, italiani e non (due francesi e un iraniano). Nel corso del primo anno, dieci artisti hanno aperto ai cittadini le loro case adibite ad atelier con lo sco- po di far conoscere i vari linguaggi dell'arte contemporanea e condi- videre sensazioni ed emozioni le- gate all'arte. L’Esquilino del resto è anche questo, luogo di produtto- ri di cultura: pittori, scultori, scrit- tori, poeti, registi lo abitano ma non sempre sono conosciuti dagli altri abitanti del rione. Le modalità della rassegna. Una cosa è usufruire di un'opera d'arte in una galleria o in museo. Un’altra è entrare nello spazio dove l'artista produce l'opera. Ne puoi assaporare il carattere, l'odo- re, lo stile, la fatica del processo creativo e lavorativo e puoi ascol- tare da lui o lei il senso e i senti- menti che stanno dietro un qua- dro, una scultura, un disegno, un bozzetto. L'arte contemporanea, mostrata all'Esquilino, si esprime con vari linguaggi: dall'astratto al figurativo, all'arte povera, alla matericità degli oggetti, alla per- formance, alla fotografia e, a vol- te, si rapporta anche ad altre arti come la poesia e la scrittura. Gli artisti. «Aprire gli studi al pubblico non serve solo a render- si visibili, che è sicuramente una delle principali esigenze di un’ar- tista, ma è stato fondamentale per acquisire consapevolezza di un fermento rimasto finora nasco- sto e per ridare, col nostro impe- gno, un senso diverso e migliore alla convivenza in questo rione». Così Elisabetta Persichetti spiega il senso dell’iniziativa. «Quando ho visto arrivare tutte quelle per- sone nel mio studio, aldilà della soddisfazione personale, ho capito qualcosa in più sul mio lavoro: nel momento in cui ho dovuto spie- garlo ad altri, ho capito quanto le persone abbiano fame di cultura e bellezza. Ho capito quanto sia im- portante per noi artisti interagire, confrontarsi, scambiarsi opinioni e stimoli». Michele Marinaccio è docente d'ar- te nella scuola Di Donato. Il suo lavoro di ricerca si è espresso in una prima fase in performances e opere video, nelle quali il suo corpo assume un ruolo narrante dell’emotività; mentre in una se- conda fase l’attenzione si è spo- stata sulla ricerca attraverso la fotografia, il disegno e l’incisione. Sollecitato sul tema del rapporto tra arte e ambiente sociale ci ri- sponde così: «Nell'arte esiste un aspetto individuale che si lega più che altro ad un aspetto commer- ciale, di mercato, al concetto della galleria. Esiste poi un'altra idea, quella di lavorare su un ambito sociale, che significa condivide- re un'idea, un simbolo che puoi sviluppare in qualsiasi parte del mondo e nel confronto con gli al- tri, anche con altri ambiti artistici, come la poesia, la musica, la fo- tografia. Non è che la tua identi- tà venga messa da parte, l'artista non si annulla, anzi la sua visione personale si amplia nel rapporto con gli altri artisti, diventando un progetto comune. L'idea dell'arti- sta che lavora in modo individuale a me sembra un'idea un po’ fuori tempo». Un altro artista, Michele De Luca, ha sempre lavorato aprendo il suo laboratorio ed invitando persone ad osservarlo all'opera. Ha aderi- to con piacere a questa iniziativa: «Sono stato molto felice nel vede- re la gente entrare nel mio atelier, interessarsi al mio percorso arti- stico, guardare le opere. Mi sono sentito sollecitato dall'interesse dei visitatori e spinto a mostrare le fasi delle mie creazioni, che nor- malmente non faccio vedere. Tra l'altro successivamente i visitatori sono venuti anche alle mie mostre fatte in altri luoghi di Roma». L'inizio del nuovo anno. An- che quest’anno, le visite avranno la solita cadenza mensile. Gli in- contri proseguiranno fino al pros- simo giugno. Nuove idee stanno già prendendo corpo, come quella di allestire per il Natale di Roma un'esposizione sotto i portici di piazza Vittorio con opere dei vari artisti esposte come stendardi. Già i condòmini dei palazzi in que- stione hanno mostrato interesse per l'iniziativa e sono stati avviati i primi contatti col municipio. Maria Grazia Sentinelli
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  • 8. Quando si parla di tesori, si pensa ai pirati, a mappe con una grossa X e a forzieri colmi d’oro e pietre preziose. In realtà quasi mai i tesori dell’archeologia corrispondono a quelli che imma- giniamo. Nell’antica Grecia e a Roma venivano nascosti oggetti sia preziosi (in oro, argento, ecc.) sia di valore simbolico (utensili per il lavoro, insegne reali). Le perso- ne nascondevano i propri beni per vari motivi, sperando poi di poterli recuperare. Per quanto riguarda il mondo ro- mano, sono due le epoche dalle quali sono a noi pervenuti il mag- gior numero di tesori: la prima età imperiale (di questo periodo ab- biamo i tesori nascosti dagli abi- tanti di Pompei in procinto di ab- bandonare la città, obliati a causa dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.) e il III-IV secolo d.C., epoca delle prime invasioni barbariche. Alle falde dell’Esquilino. In epo- ca tardo antica il nostro era un ri- one “residenziale” ed ha nascosto per secoli un tesoro molto ricco. Viene ritrovato nel 1793 durante alcuni lavori all’interno dei resti di una domus, che si trovava nel- le terre di proprietà del convento delle Religiose Minime. Purtroppo sull’esatta ubicazione della domus le fonti sono discordanti: alcuni studiosi affermano che questa si trovasse all’interno del monaste- ro dei Santi Silvestro e Martino, altri sostengono che il monastero fosse quello di San Francesco da Paola, altri ancora affermano che il tesoro venne trovato nei pressi di Santa Lucia in Selci. Da Roma al British Museum. Del tesoro non solo non si cono- sce, dunque, l’esatta ubicazione, ma la sua storia è davvero ro- cambolesca. Dopo la scoperta, gli operai provano a vendere alcuni pezzi, ma il vescovo della Soma- glia li scopre, recupera gli oggetti e li fa esaminare da Ennio Quiri- no Visconti, allora direttore del Museo Capitolino, che li identifica come parti del corredo di una no- bile donna cristiana vissuta tra il IV e il V secolo. Il vescovo, anziché conservare il tesoro, decide di venderlo e di donare il ricavato alle monache. Nei primi mesi del 1794, il tesoro viene ceduto come argento a peso al barone prussiano von Schel- lerscheim, che vive a Firenze. Successivamente viene venduto al duca de Blacas, ambasciatore francese presso la corte del Regno delle due Sicilie. Nel 1866 la fa- miglia de Blacas rivende il tesoro – che si è ampliato con oggetti di varia provenienza – al British Mu- seum. A Parigi si trova una patera in argento (una coppa usata du- rante i sacrifici) mentre a Napoli una bottiglia. Ennio Quirino Visconti, tra i primi a studiare il tesoro, ha redatto una relazione in cui cita 25 pezzi in ar- gento. Nel corso del tempo, vari studiosi e storici dell’arte hanno fornito un numero diverso degli oggetti, fino al 1985, quando la studiosa Kathleen Shelton in una pubblicazione ha identificato 27 reperti come sicuramente appar- tenenti all’insieme. Di esso fanno parte due splendidi cofanetti da toletta, piatti, brocche, una botti- glia, monili e finimenti per cavallo. A chi apparteneva il tesoro? L’identificazione dei proprietari è possibile grazie alle iscrizioni ri- portate sugli oggetti. Sono tre le persone a cui lo si fa risalire: Pro- iecta, Pellegrina e Secondo, mem- bri della famiglia dei Turci, vissuti in epoca tardo imperiale. Proiecta, il cui nome è inciso su uno dei due cofanetti, potrebbe essere identifi- cata con l’aristocratica di cui parla Papa Damaso in un epitaffio e che morì nel dicembre del 383. Sullo stesso cofanetto sono incise due figure, un uomo e una donna, che potrebbero essere, secondo una delle ipotesi più recenti, la stessa Proiecta e suo marito Turcio Se- condo. Altri oggetti del tesoro sa- rebbero appartenuti a Pellegrina e, forse, a suo marito Turcio. La datazione del tesoro è compresa tra il 350 al 380 d.C., gli oggetti vennero probabilmente nascosti a causa del sacco di Roma, compiu- to da Alarico nel 410 d.C. Il tesoro è noto non solo per la straordinaria quantità di reperti, ma anche per l’iconografia usa- ta su alcuni di essi. Il cofanetto di Proiecta, ad esempio, oltre ad avere scene di toletta di una ma- trona romana, presenta scene e personaggi pagani, Venere circon- data da amorini. Dove si trova oggi. I pezzi origi- nali del Tesoro dell’Esquilino sono conservati al British Museum. Le copie galvanoplastiche del cofa- netto delle Muse e del cofanetto di Proiecta, assieme alle copie di due piatti, conservate presso il Mu- seo della Civiltà Romana in piaz- za Giovanni Agnelli 10, sono state recentemente esposte durante la mostra “Made in Roma”, tenuta- si dal 13 maggio al 20 novembre 2016 ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori imperiali. Antonia Niro 8 La memoriaLa memoria Il tesoro dell’EsquilinoUno dei più importanti insiemi di oggetti preziosi dell’antichità è oggi esposto al British Museum
  • 9. 9La memoriaLa memoria Villa Astalli e le Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario Indirettamente collegata agli splendori dei papi, accoglie oggi la Congregazione che il 20 dicembre festeggia il centenario del suo insediamento all’Esquilino Nella prima metà del Seicento, il cardinale Camillo Astalli (1616-1663) volle realizza- re nella sua tenuta di campagna all’Esquilino un aristocratico palazzetto, accanto ad altre più celebri dimore di alti prelati papalini: villa Giustiniani, del fratello del cardinale Benedet- to, e villa Altieri, del cardinale Emilio, poi papa Clemente X. La famiglia Astalli. Presenti a Roma dal X secolo, gli Astalli erano diventati marchesi nel 1548 per l’acquisto del feudo di Sambuci. Si erano poi imparentati con la famiglia Pamphilj, grazie a Tiberio Astalli, che aveva sposato Ca- terina Maidalchini, nipote di Donna Olimpia Pamphilj e cognata di papa Innocenzo X. Ca- millo Astalli, avvocato concistoriale e chierico di Camera, era stato nominato cardinale e poi adottato da papa Innocenzo X Pamphilj che lo aveva autorizzato a fregiarsi del nome e dello stemma della casata. La tenuta. Come le altre ville esquiline, anche villa Astalli nasce come dimora suburbana, con una “pars urbana” destinata “per uso di deli- zie”, con il Casino nobile circondato da giardini e viali ed una “pars rustica”, molto più ampia, destinata ad uso agricolo, con vitigni e coltiva- zioni ortive. Di oltre due ettari di estensione, la tenuta ave- va l’accesso principale dalla via Labicana (nel tratto oggi percorso dalla via di San Quintino). Un ampio piazzale portava al Casino nobile co- stituito da un edificio di due piani, con targhe in stucco alle finestre, busti dentro ovali a de- corare le pareti ed un’altana centrale eretta in sostituzione di una preesistente torre. Si ca- ratterizzava anche per una gradinata a doppia rampa in facciata e per le ali sporgenti, due avancorpi che sul lato sud-est delimitavano un portico di cinque arcate prospiciente il giardi- no segreto. Una fontana, ancora esistente, era posta in asse con il portale al centro del piaz- zale di accesso. Un viale alberato proseguiva verso sud e poi si sdoppiava suddividendo la tenuta tra ortivi e vigneti. La famiglia Astalli si estinse nel 1783 nei Pic- colomini che alienarono, successivamente, sia il palazzo in città che la villa all’Esquilino alla Congregazione della Fabbrica di San Pietro. Acquistata dalla famiglia Cassetta, villa Astalli pervenne infine a Francesco Cassetta, l’ultimo proprietario prima della lottizzazione che, ordi- nato sacerdote nel 1865, si era dedicato all’e- ducazione ed all’assistenza dei giovani. Il nuovo quartiere Esquilino. Dopo il 20 set- tembre 1870, il Comune di Roma in attuazione del piano regolatore espropria nel 1872 le aree per realizzare il secondo tronco di via Emanue- le Filiberto, “tagliando” in due parti la tenuta Astalli. Don Francesco Cassetta, trasferitosi in Vaticano con incarichi di prestigio e nominato successivamente vescovo da papa Leone XIII, nel 1884 vende quel che resta di villa Astalli che dopo qualche anno viene lottizzata. Dove era situata villa Astalli nel tempo sorgeranno l’intero blocco edificato tra via Tasso, via Do- menico Fontana e via Emanuele Filiberto e i nuovi edifici tra via di San Quintino, via Stati- lia, via Amedeo VIII e via Emanuele Filiberto. Solo il Casino nobile si salva dalla demolizio- ne con una piccolissima parte del giardino e da quegli anni comincia ad essere chiamato il “villino delle palme”. Dopo un successivo pas saggio di proprietà perviene, prima in affitto (nel 1916) e poi in proprietà (nel 1919), alle Fi- glie di Nostra Signora al Monte Calvario. Qui vi organizzano la loro Curia Generalizia, la "Casa Madre", che coordina le suore missionarie nel mondo e l’istituto scolastico in cui le suore si dedicano all'educazione della gioventù. Le Figlie di Nostra Signora al Monte Cal- vario. Destinato a nuove funzioni, il Casino nobile viene prima ingrandito e poi, nel 1923, sopraelevato di un piano per ottenere nuovi ambienti per le giovani novizie. Nel 1927, la struttura viene ulteriormente ampliata lungo via di San Quintino per realizzare un fabbricato per il giardino d'infanzia, la Scuola elementare, il Convitto e poi l'Istituto magistrale. Nel 1928 viene costruita la nuova chiesa – arricchita di un bellissimo organo nel 1938 – con decori del pittore Domenico Malagricci. Due campane, chiamate affettuosamente Michelina e Con- cetta, vengono fatte fondere all’atto della co- struzione della chiesa ma saranno collocate nel piccolo campanile sopra il tetto dell'infermeria solo dieci anni dopo. Per completare le infra- strutture di servizio, vengono ancora costruite una nuova ala per la palestra, la sala da visita per le convittrici e alcune piccole camere. Così villa Astalli, oltre ad essere la sede della Casa Generalizia della Congregazione delle Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario si è attrezza- ta per ospitare le strutture scolastiche dove le suore portano avanti la missione evangelizza- trice e la cura pastorale della Chiesa cattolica nelle scuole. Il 20 dicembre 2016 le Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario festeggeranno il centenario del loro insediamento nella villa esquilina. Carmelo G. Severino
  • 10. 10 I giovani alla conquista del rioneChisonoinuoviimprenditorichepuntanosupotenzialitàerilanciodiunimportantepezzodellacittà Da qualche anno una ventata di novità investe il rione. Se da un lato ci sono state apertu- re selvagge di fast food di bassa qualità e mini market, dall’altro, è impossibile non notare come tanti giovani abbiano deciso di investire energie e risorse proprio all’Esqui- lino. La riscoperta delle radici. Il pic- colo ma fornitissimo locale di Davi- de Macchia e Andrea Luceri ha da poco festeggiato i sei mesi di atti- vità. I due ragazzi hanno pensato di portare a Roma il sapore delle loro “radici”, da cui il nome del ne- gozio, e hanno “invaso” l’Esquilino con le prelibatezze del Salento. La scelta del locale in via Emanuele Filiberto non è avvenuta per caso: «È stato tra i primi che abbiamo visto – affermano - ma ci è subito piaciuto. Proprio qui negli anni ‘50 c’era una pizzicheria, che richiama il nome della pizzica, la famosa danza salentina. Di quel locale ri- pristineremo l’insegna storica non appena avremo tutti i permessi». In pochi mesi Davide e Andrea hanno già costruito un rapporto molto saldo con gli abitanti ma il locale è frequentato anche da romani provenienti da altre zone della città e dai salentini che vo- gliono ritrovare i profumi e i sapori della loro terra nella Capitale. Da- vide e Andrea credono che l’Esqui- lino sia pieno di potenzialità, an- che per questo stanno pensando ad una serie di iniziative volte ad animare il territorio coinvolgendo i residenti della zona. Mangiare: un viaggio nel tem- po e nello spazio. Mauro Geria nove anni fa ha aperto il suo loca- le, il “Machiavelli’s club”, nella via omonima, proprio nel palazzo in cui abitava da piccolo. Ha un altro locale al Celio, ma al nostro rio- ne è particolarmente legato. «Ho scelto l’Esquilino per un senso di appartenenza – spiega - . È qui che sono nato. Inoltre con questo locale è stato amore a prima vista. È un posto che ha sempre ospita- to attività di ristoro. Prima di me, c’era un Machiavelli’s club, di cui ho mantenuto il nome, e prima ancora una pizzeria e in origine una trattoria». Una delle partico- larità del locale è il legame con la storia, l’arte, la musica: «Tutto è iniziato quando l’Associazione Na- zionale dei Garibaldini ha deciso di venire a pranzo qui dopo il diretti- vo nazionale. Parlando del menù, ho chiesto loro di inviarmi la docu- mentazione della cucina da campo dell’impresa dei Mille. Da lì è scat- tata la molla ed ho iniziato i miei studi sulla gastronomia storica per offrire menù ad hoc. Ad esempio, per il centenario dello scoppio del- la Prima Guerra mondiale, ho pro- posto una serie di eventi a menù che andavano dalla belle epoque alla fine della seconda guerra mondiale». Mens sana in corpore sano. “Studio Pilates Arte Movimento” ha aperto a settembre in via Mece- nate. Il proprietario è Filippo Dini, un ragazzo che fin da giovanissi- mo si è occupato del benessere dell’uomo, sia dal punto di vista fi- sico sia mentale, praticando yoga. Dopo aver conseguito l’abilitazio- ne all’insegnamento, nel 2012 ha deciso di aprire uno studio e nel 2016 si è trasferito nel rione. «Ho deciso di venire all’Esquilino per- ché vivo qui e ho notato che man- cava uno spazio di questo tipo» dice Filippo. «Oltre al pilates, qui si possono svolgere vari tipi di at- tività: massaggi terapeutici, yoga, ginnastica posturale. Inoltre col- laboriamo con vari osteopati». Le persone che frequentano lo studio hanno età diverse: «Spesso chi si avvicina a noi lo fa per motivi me- dici. Possiamo accompagnare le donne nel pre e nel post partum, lavoriamo sulle esigenze degli an- ziani e anche di molti adolescenti, che magari hanno vari problemi e li scoprono solo una volta venuti qui. Ciò non toglie che a frequen- tare lo studio siano anche perso- ne che semplicemente vogliono tornare in armonia con il proprio corpo, infatti qui i numeri sono ri- dotti rispetto alle palestre e anche la qualità dei servizi offerti è di- versa». Sempre in via Mecenate, Vincenzo Parlati e Giuseppe Padricelli han- no aperto un nuovo studio odon- toiatrico. Hanno scelto l’Esquilino per avviare la loro attività perché negli anni addietro avevano in- staurato con il precedente odon- toiatra, dal quale hanno rilevato lo studio, un rapporto di colla- borazione. La cura della bocca e dei denti è molto importante, per questo periodicamente organiz- zano giornate sulla prevenzione con visite e consulenze gratuite. Machete, dall’Esquilino alla conquista di Roma. Sacha Ros- si e Danilo Foresi hanno aperto la loro prima barberia nell’apri- le 2014 su viale Manzoni. Per la loro attività hanno puntato su una moda emergente e su una profes- sionalità che ormai era quasi com- pletamente persa. Hanno iniziato con due collaboratori, ora sono più di venti. In poco più di due anni sono cinque i nuovi negozi che hanno seguito quello dell’Esquili- no, un altro è di prossima aper- tura. Un esempio di come anche i vecchi mestieri si rinnovano e partono dal rione per andare alla conquista della città. Antonia Niro Il rione mormoraIl rione mormora
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  • 12. 12 Ditelo al cieloDitelo al cielo Tra rabbia e dispiacere Da residente all’Esquilino non c’è giorno che non soffra, tra dispiacere e rabbia, per lo stato del rione. Penso, anticipando una conclusione, che senza un recupero di controllo del territorio, un recupero esteso alle diverse attività, senza misure straordinarie e scelte integrate non sia possibile invertire la tendenza al degrado. Cominciamo dai rifiuti. Pur non conoscendo l’organizzazione interna dell’Ama in merito ai turni per lo svuotamento dei cassonetti, è eviden- te che c’è una forte sproporzione tra la quantità di rifiuti che si accu- mulano e la loro raccolta. Magari il singolo residente telefona all’Ama segnalando rifiuti fuori dai cassonetti, ma qui all’Esquilino la soluzione non può essere questa. Allora che fare? Ammesso che i cassonetti siano integri, la densità sregolata di attività commerciali fa sì che i cassonetti si riempiano subito: questo anche perché molte, moltissime attività commerciali, anche importanti, non fanno una raccolta dedicata ma usano i cassonetti come qualsiasi privato. Inoltre quasi nessuno porta le bottiglie e i cartoni al cassonetto dedicato. Viene quindi da chiedersi perché l’Ama non faccia controlli nei punti più caldi, magari sanzionan- do i comportamenti più incivili? Non sarebbe un servizio ripagato? Un discorso a parte meritano i piccoli supermercati e i banchi degli am- bulanti. Quale potenza (?!) ha fatto sì che abbiano praticamente occupa- to la città e quale cecità (?!) amministrativa ha permesso negli anni che questo accadesse? Ci sono singole strade in cui si concentrano insieme 3-4 minimarket, supermercati, ristoranti, tavole calde, banchi di ambu- lanti, tutto insieme (per non parlare della crescita esponenziale dei B&B). Sono tutte attività che, ognuna dal canto suo, finiscono per esercitare pressione sulla vivibilità del rione. Sotto i portici di piazza Vittorio la prepotente presenza di banchi di am- bulanti (quasi sempre con merce scadente), dei quali non si riescono a contenere né la presenza né le dimensioni, forniti di furgoni quasi sempre fermi in doppia fila o sui marciapiedi o in curva. Tutto ciò finisce non solo per aggiungersi ai problemi della nettezza urbana, ma incide ulteriormente sul grado di vivibilità del rione. Tralasciando i commenti sullo stato dei giardini, delle strade e dei marciapiedi dissestati, un ulteriore problema è rappresentato dalla presenza di alcolisti (fino a quando faremo finta che non esistano?), che stazionano in alcun punti e che necessariamente espletano i loro bisogni tra i cassonetti, aggiun- gendo degrado a degrado. In conclusione, il controllo delle strade non può essere affidato a una postazione mobile di carabinieri sulla piazza o a dei vigili che ogni tan- to passano in auto, scendono, fanno qualche multa alle auto e se ne vanno. Qualche volta si vedono per le vie del rione e su piazza Vittorio dei “carabinieri volontari” ma non si riesce a capire quali competenze concrete abbiano. Occorrono allora presenze qualificate, continuative che vigilino su come il territorio viene utilizzato; occorre un monito- raggio della condizione reale del rione, un monitoraggio degli elementi fondamentali che ne determinano la complessità, occorrono scelte tem- pestive e – se del caso – straordinarie, occorre una presenza che fac- cia sentire le istituzioni locali a fianco dei cittadini (i quali, anche loro, vanno richiamati ai loro doveri), a partire dalla presenza della polizia municipale. Pur essendo chiaro che nell’insieme si tratta di problemi complessi, an- che perché si sono lasciati sedimentare nel corso degli anni, occorrono segnali urgenti che diano il senso di un’inversione di tendenza. Nel rione, peraltro, sorgono anche iniziative culturali, d’intrattenimento e commerciali di valore, evitiamo che restino soffocate dal diffuso de- grado. L’azione del rinnovato I Municipio si muove nella giusta direzione ma occorre, é evidente, un’azione politicamente più incisiva, con parti- colare riguardo all’Esquilino, un’azione civile e partecipata. Gianni Ferrante Gentile lettore, la ringraziamo per il suo contributo che abbiamo dovuto ridurre taglian- do alcuni brevi passaggi. Dare visibilità a quelle iniziative culturali, d’intrattenimento e commer- ciali di valore è proprio quanto noi, nel nostro piccolo, tentiamo di fare col nostro giornale. Nonostante i tanti problemi, il rione conserva un tessuto sociale vitale, che si rinnova continuamente pur mantenen- do una sua identità. E continua ad attrarre giovani ed imprenditori, come raccontato anche in questo numero nell’articolo di Antonia Niro. Come quei ragazzi anche noi scommettiamo sul potenziale dell’Esqui- lino. Speriamo che anche le istituzioni tornino a credere e ad investire risorse ed energie nel nostro rione. La redazione Ulteriori osservazioni sulle fermate ATAC Spett.le Redazione, anche in seguito alle proposte di Carlo Di Carlo circa le tabelle indica- trici alle fermate dell’ATAC avanzate nell’ultimo numero del Cielo sopra Esquilino, aggiungo che, oltre alla difficoltà di lettura, dati i caratteri tipografici troppo piccoli, un’altra difficoltà è nella posizione delle in- dicazioni di mezzi che transitano nelle fermate solo in certi giorni o in certe occasioni. Posizione che andrebbe evidenziata in fondo alla ta- bella e con caratteri appropriati, a sottolinearne la diversità rispetto al quotidiano transito dei mezzi indicati nella parte alta della tabella. Ac- cade, specie per i turisti ma anche per noi romani, che si trovi indicato il mezzo utile ma lo si attenda invano anche per molto tempo. Romano Carratù Famiglie e ACEA Spett.le Redazione, l’Acea fornisce acqua agli abitanti di Roma con un dato prezzo, per i metri cubi di consumo giudicato di “base”, e applica tariffe progres- sivamente maggiorate fino a oltre 4 volte, per le eccedenze a mo’ di penalizzazione per gli “sprechi”. Teoricamente tutto giusto per l’educazione dei cittadini, con tanto di guadagnato per gli incassi comunali. Ma il Consiglio comunale e la dire- zione dell’Acea dimenticano che il consumo di acqua, ora valutato per appartamento, dovrebbe essere valutato per numero di abitanti in un dato appartamento – numero noto all’Ama. Non è giusto applicare lo stesso consumo base a un appartamento con un solo residente o con cinque o più residenti. Con fattori di correzione e in base al numero dei residenti si possono determinare consumi base più appropriati. Spero che l’Acea e il Consiglio comunale possano riparare quella che appare un’ingiusta applicazione di normative. Angela Olivieri DITELO AL CIELO Avete qualche argomento, tema o problema che desiderate mettere in evidenza? Scrivete a: redazione@cielosopraesquilino.it
  • 13. Ditelo al cieloDitelo al cielo 13 Aridatece il parco del Colle Oppio Proliferano idee e anche progetti strampalati per il futuro del parco di Colle Oppio, mentre l’opinione pubblica è ancora sotto choc per i fe- nomeni di degrado e violenza. Prevale la sordina sull’urgenza di inter- venti di quotidiana manutenzione con squadre di giardinieri comunali da mettere al lavoro per ripristinare il giardino all’italiana, le aiuole soffocate dalle erbacce, i roseti e le fioriere pluridecennali, le bordate di siepi di mortella, la limpidezza delle fontane (ormai latitano i malpagati servizi di pulizia appaltati a terzi). Viceversa, si dibatte con frastuono di parco archeologico, di strade da chiudere al traffico, di divieti di sosta per auto e pullman turistici (magari da mandare a intasare definitiva- mente la vicina via San Gregorio, sotto il Palatino). Esattamente ottanta anni fa quando il parco venne sistemato e arre- dato dal Munoz, l’area aveva una propria identità architettonica e una prospettiva ambientale e urbanistica. Parco archeologico (Domus Au- rea, terme, cisterne romane ecc.) da riportare interamente alla luce del sole e non da abbandonare, come oggigiorno, sepolto o semisepolto da tonnellate di terra con cantieri eterni per i crolli a ripetizione, e con lu- cernai/pericolo pubblico. Il centro culturale nella casina Gualtieri, oggi lasciata agli egiziani, con davanti un efficiente ufficio di vigili urbani ciclisti. La scuola all’aperto d’avanguardia per l’infanzia e la biblioteca comunale per ragazzi, entrambe scomparse nel tempo. L’oratorio ricre- ativo giovanile dei salesiani dal 1980 occupato dalla Caritas. Circuito ciclabile per grandi e piccini sostituito anni fa da un mini-parco giochi. Il famoso quanto discusso ristorante Domus Aurea fronte Colosseo de- molito negli anni ’70 del secolo scorso. Ultimo testimone di un’epoca è Il chiosco-bar del 1928 della sora Nunzia (81 anni) accanto all’ingresso su via Domus Aurea. Oggi non c’è più nulla di interesse culturale e ri- creativo, mentre abbonda la sporcizia, domina l’incuria e lo scempio. Le chiusure a tappeto senza attrazioni renderebbero il parco una cat- tedrale nel deserto da sorvegliare h 24 contro le invasioni barbariche. Romano Bartoloni Via Merulana, traffico e inquinamento Gentile redazione, mio marito ed io abbiamo scritto nel gennaio scorso al prefetto Tronca. Non abbiamo ricevuto nessuna risposta. Ciò che constatavamo allora è valido ancora di più oggi. I livelli di inquinamento acustico ed atmosfe- rico in via Merulana sono alti e il nostro appartamento (numero civico 183) continua a tremare al passaggio degli autobus. Oggi, dopo il ter- remoto, questo fa ancora più paura. In sostanza per alleggerire questo flagello, bisogna diminuire il traffico su via Merulana, perché non si può – per salvaguardare una zona pregiata di Roma, quella del centro storico monumentale – deteriorarne e degradarne un’altra in maniera così invasiva senza interlocuzione alcuna con gli abitanti. Con i nostri saluti cordiali. Beatrice Barbalato Gentile lettrice, comprendiamo la sua preoccupazione. La nostra idea è che tutta la città vada alleggerita dal traffico. I bus turistici e le navette shuttle devono rimanere fuori dalle Mure Aureliane. Il Comune deve migliorare il trasporto pubblico e porre dei limiti al traffico veicolare. Ma anche i cittadini romani devono abituarsi a lasciare la macchina a casa. Solo liberando le strade dalle macchine avremo una città più bella, meno rumorosa e una migliore qualità dell’aria. La redazione Esquilino il rione dei libri: nuovi punti Il progetto “Esquilino il rione dei libri” continua e si arricchisce di altri punti libro. Vi ricordiamo che presso queste piccole biblioteche spontanee tut- ti possono liberamente prendere e portare libri. ASL Roma 1 – Via Luzzatti 8 Libri di generi diversi Bar Il Tramvetto – Via Leopardi 11 Libri di generi diversi Gelateria Fassi – Via Principe Eugenio 65 Libri su Roma, pasticceria, bambini, altro La Scatola Sonora – Via Ferruccio 32 Libri di musica e generi diversi Libreria Pagina 2 – Via Cairoli 63 Libri di generi diversi Machiavelli’s Club – Via Machiavelli 49 Libri di storia e cucina Miky Bar – Via Mamiani 29 Libri di generi diversi Salotto Caronte – Via Machiavelli 23 Libri di generi diversi Si Tenne – Via Petrarca 1 Libri di generi diversi Studio Pilates Arte Movimento – Via Mecenate 22/c Libri su alimentazione e benessere Tagliati per il successo – Via Ferruccio 30/a Libri di generi diversi Festa per Sant’Antonio Abate Da qualche anno, la festa di Sant’Antonio Abate ha ritrovato nuovo vigore grazie ad un gruppo di parrocchiani di Sant’Eu- sebio all’Esquilino. Il patrono di tutti gli animali sarà celebrato il giorno della ricor- renza, martedì 17 gennaio alle ore 18.30, con una Messa solenne e la benedizione degli animali. Ma questo sarà solo l’inizio di una festa che proseguirà per tutta la settimana con iniziative all’in- segna dei temi dell’ecologia e non solo, tra questi: il concorso sulla ecologia integrale nelle scuole del territorio, visite ai cedri libanesi nei giardini di piazza Vittorio e all’area archeologica nella Chiesa di Sant’Eusebio, il mercatino dei prodotti agroalimentari sul perimetro dei giardini Nicola Calipari. La festa si concluderà domenica 22 gennaio con la seconda mes- sa solenne, la processione con la statua del Santo per le strade del rione, la benedizione generale e particolare degli animali sul sagrato accompagnato dalla banda. Il programma completo è in via di definizione. Come di consueto vi aggiorneremo tramite la nostra pagina facebook.
  • 14. Dal 25 al 27 ottobre, tutto l’istituto si è riunito al teatro della “Di Donato”, per leggere ad alta voce pagine dei libri di Roald Dahl, per i tre giorni della lettura, “Libriamoci”. In queste giornate abbiamo rispol- verato il nostro legame con i libri e abbiamo vis- suto una grande avventu- ra con loro; abbiamo anche fatto ricordare che i libri sono un passa- tempo e non un “compito”. Classe V-D Cinema senza frontiere Dal 17 al 22 ottobre la palestra della scuola Di Donato si è trasformata in una sala cine- matografica da 200 posti per ospitare uno degli eventi collegati alla Festa del Cinema di Roma. “Cinema senza frontiere” è il nome dell’iniziati- va organizzata da a Festa del Cinema di Roma, MIBACT/ progetto MigrArti, Scuola Di Do- nato, Associazione Genitori Scuola Di Donato, Apollo 11 e Polo Intermundia. Sei notti per sei film, per raccontare le storie, le difficoltà, i sogni di chi ha dovuto lasciare la propria terra per trovare un futuro migliore. La redazione “Il mondo a Scuola” a cura dell’Istituto Comprensivo “Daniele Manin” - www. danielemanin.gov.it 14 Dopo tre mesi di vacanza, c’è aria nuova nella “Fede- rico Di Donato”. La scuola si riempie nuovamente di vita. Gli amici delle medie se ne sono andati, ma è arrivato il futuro con i piccolini. La scuola ha preparato una festa per il loro arrivo: l’appuntamento era in palestra, ad ognuno di noi han- no affidato un bambino e noi lo accompagneremo lungo il tragitto pieno di insidie, trabocchetti… ma anche di splendidi momenti di gioia. Bambini che piangevano perché si sentivano abbando- nati. Secondo Paolo avevano paura delle maestre, se- condo Jothish non volevano lasciare le maestre della materna, secondo Sara avevano paura di intraprendere il nuovo viaggio, per quell’immenso balzo di qualità, come dice Elia; per Nicola avevano anche paura di sbagliare. Ogni classe ha avuto una favola con l’iniziale della se- zione, noi che siamo la D faremo insieme lavori su Dum- bo. Questi bambini li accompagneremo per mano, tutto l’anno, e siamo molto felici di averli qua alla “DiDo”. Classe V-D Sembra ieri Novant’anni in cattedra Leggendo...“Tutto può succedere” La “Federico Di Donato” si prepara a re- alizzare il progetto per i suoi 90 anni. Noi vogliamo che la nostra scuola sia fiera dei lavori che stiamo producendo. Volete sapere… cosa stiamo traman- do? Quest’anno ci stiamo organiz- zando in un diverso modo: ci siamo divisi in gruppi ed ognuno di questi svilup- perà un argomento. Diamo la parola a loro. - Ciao, sono il 1927, con il mio gruppo cer- cheremo chi o che cosa è nato nel mio anno. - Piacere, sono la LETTERATURA. Insie- me leggeremo gli scrittori che hanno dato nome alle nostre vie e costruiremo delle storie. - Salve, io sono l’AMBIENTE. Con i miei piccoli amici, indagherò nel rione. - Il mio nome è VISTA… INTERVISTA! Io e i ragazzi intervisteremo le persone che conoscono bene questa scuola, chi da tanto tempo sta qui in zona, chi da bambino è stato nel plesso; ma anche chi ha, o aveva, figli alla “Di Donato”. - Huuuouou… sono il ricordo del passato… sono la STORIA dell’Esquilino… io son… - Basta! -Basta! -Basta! - Ma che volete voi Pupazzi? - Ciaone a tutti…smettete di raccontare o rovinerete la sorpresa della… Ops… stava- mo per dirlo… Se lo volete sapere, venite. Classe V-D Così hanno commenta- to i piccoli della I-D: I “NOSTRI” BAMBINI DI QUINTA LEGGEVANO G.G.G., CI SIAMO DIVER- TITI TANTO!» I-D
  • 15. 15EsquisitoEsquisito Numero 10 anno II - Novembre/Dicembre 2016 Bimestrale gratuito a cura dell’associazione “Il Cielo sopra Esquilino” La redazione e la distribuzione del giornale sono curate da volontari. La stampa è finanziata esclusivamente grazie al contributo di alcuni commercianti di zona. Registrato presso il Tribunale di Roma N° 62/2015 28-04-2015 Da Associazione “Il Cielo sopra Esquilino” Codice fiscale 97141220588 Direttrice Responsabile Maria Elisabetta Gramolini Redazione Carlo Di Carlo, Andrea Fassi, Riccardo Iacobucci, Salvatore Mortelliti, Antonia Niro, Paola Romagna, Maria Grazia Sentinelli, Carmelo G. Severino Hanno inoltre collaborato a questo numero Vincenzo Dornetti, Roberto Michelangeli Stampato presso Tipografia Rocografica s.r.l. Piazza Dante 6, 00185 Roma Per informazioni, lettere, proposte e collaborazioni redazione@cielosopraesquilino.it Per contribuire e sostenere il giornale sostenitori@cielosopraesquilino.it Potete trovare Il cielo sopra Esquilino anche online: www.cielosopraesquilino.it www.facebook.com/IlcielosopraEsquilino. L’ingrediente segreto per un ottimo menù: la semplicità Prima tappa nelle case dei lettori. Da Maria e Giuliano tra i ricordi dell’Esquilino di una volta Arrivo da Giuliano e Maria alle 19,45. Mi hanno chiesto di cenare presto perché non amano mangiare dopo le 21. Mi presento con una bottiglia di vino rosso, si sposa con il menù proposto. «Niente gelato?», chiede Maria. Mi pren- de un po’ alla sprovvista, forse ho fatto una gaffe. Dopo qualche secondo di silenzio la mia ospite scoppia in una risata: «Bello mio, sono 42 anni che vivo all’Esquilino, lo sai quanti gelati mi sono mangiata?». Sorrido e le porgo la bottiglia, mi sta simpatica Maria. Un aperitivo a sorpresa. La tavola è sempli- ce: pane bianco, acqua in una vecchia caraffa, il mio vino e una scodella con un miscuglio scuro. Giuliano nota che osservo la scodella. «Quello sai cos’è? È la “pappa alle olive!” Un’invenzio- ne di Maria!». La “pappa alle olive”, mi spiega Maria, è una rivisitazione della pappa al pomodoro toscana: pane raffermo con un trito di olive nere, olio extra vergine, una spruzzata di limone, sale e pomodorini secchi tritati con una puntina di zucchero. Lo spalmo sul pane senza neanche sedermi. E’ di una bontà unica. Du’ spaghi e l’Esquilino di una volta. Giulia- no mi fa accomodare. Maria è tornata in cucina a preparare un sugo di pomodori pachino. Lui è in pensione da 13 anni, mi racconta di quan- do prendeva il caffè alla torrefazione Berardo: «Scendevo la mattina là davanti alla gelateria tua. C’avevo l’abitudini mie, me l’hanno tol- te tutte, m’è rimasto qua sotto solo Vincenzo. Tu dove sei cresciuto?», alla fine mi chiede. «Quando ero molto piccolo qui all’Esquilino – rispondo -, ma ricordo poco. Mi sono trasfe- rito presto in Prati. Sono tornato da qualche mese». «E sei n’traditore allora, mo’ torni all’ovile!?», ridacchia Giuliano. «Se hai passato tanti anni in un quartiere – continua - sai cosa significa amarlo e rispettarlo vivendolo. Le abitudini, le consuetudini di zona, quelle cose là c’hanno tolto. Se ne sono andati tutti». Cambia tono di voce celando un velo di tristezza: «Sono anni amari e bui per il rione». Maria scola la pasta rigorosamente di Gragnano. Il sugo scoppietta e lei con un veloce movimento sposta gli spaghetti nella padella, mantecandoli. «Io non ho studiato - confessa Giuliano -, ho iniziato a lavorare giovanissimo alle Ferrovie. Mi bastava. Sapevo sarebbe stato più che suf- ficiente per farmi le spalle grosse, avrei costru- ito una famiglia e una casa solide. Mio padre, i nostri padri - guarda Maria un istante - c’han- no insegnato a lottare. Erano altri tempi». Tira su quelle spalle con fare disilluso. «Qualcosa s’è inceppato oggi, non c’è più spazio». Maria ci serve interrompendo Giuliano: «Dai Giulià, non cominciare eh, godiamoci questo bel sughetto e questo bel giovane». Gli spa- ghetti al pomodoro di Maria sono di una sem- plicità disarmante ed è proprio questa la cuci- na che amo. Cotti con un po’ di aglio e olio, un cucchiaino di zucchero, sale e due foglie di ba- silico, sono ottimi. «Il segreto è la cottura del sugo e il modo di mantecarli!», aggiunge Maria versando un goccio di olio crudo sulla pasta. «Guarda che non sono pessimista eh!», sor- ride Giuliano continuando a parlarmi con una forchetta in mano. «Ma non ce posso sta’ che l’Esquilino sia diventato lo scarto del cen- tro storico». Rilassa il volto solo masticando, qualche istante dopo, una bella forchettata di spaghetti. Guardo Maria con occhio languido, poi fisso il piatto vuoto con il pane in mano. Mi fissa an- che lei per qualche istante: «E falla la scarpet- ta va’!». Maria mi dà campo libero e le pulisco il piatto con maestria. Odori e sapori di casa. Il secondo è pronto. Sento un delicato profumo di burro e spezie, ho più fame di prima: saltimbocca alla romana. «Io da giovane ero come te, magrolino con l’a- ria sveglia. Ero il terrore del mercato di piazza Vittorio, il più importante mercato di Roma. Correvo in bicicletta tra i banchi e rubavo la verdura o quello che mi capitava sotto tiro. C’era un’aria di paese qui, come un po’ in tutta Roma», sospira nostalgico. «Giulià e su, non annoiarlo eh». Lo interrompe Maria. «Ora si mangia. Dimmi se ti piacciono, li facevo sem- pre ai miei figli quando vivevano qui». Addento l’involtino. E’ un’esplosione di sapo- ri genuini. Poco pepe, sale, arista di maiale e salvia. «La ricetta è semplicissima» mi dice Maria. «Un po’ di burro, qualche fogliolina di salvia, arista di maiale e, a Giuliano piace, pro- sciutto crudo. Mentre cuoci sfuma con un vino buono». Mentre parla penso che una sola Ma- ria valga 100 chef stellati. L’essenza conta. Arriviamo al dolce: lo zaba- ione. Io amo lo zabaione. Chiacchieriamo un po’ e li saluto presto. Mi abbracciano. Giulia- no salutandomi mi ricorda: «Oh, se te sposi o qualsiasi cosa resta all’Esquilino eh!» Gli sorri- do e vado via. Passeggio verso casa. Avrei voluto dire a Giu- liano e Maria che l’Esquilino non sarà mai più ciò che è stato per loro. Sento un ragazzo cinese gridare ad un amico: “Ao, namo o no?”. Sorrido. In cuor mio penso che sì, l’Esquilino non sarà mai più come una volta. Andrea Fassi BON NATALE ‘Questo è un bijetto, anzi ‘na proposta de bon Natale, fatta a tutti quanti, ma senza annà a spedì tutto a la posta in fila asseme a l’artri postulanti. Ormai so’ pigra, nun lo faccio apposta, ma le feste divengheno stancanti: nun ce la faccio a core senza sosta in cerca de regali stravaganti. A tutti queli che me vonno bene, a chi nun me vò più, e cià raggione, a chi st’anno nun c’è, le tasche piene de sta vita ch’è spesso ‘na priggione e se n’è annato, rotte le catene, auguri, tanti, come da copione. I Sonetti di GiGiI Sonetti di GiGi