4. Questo vede il viaggiatore, quando arriva alla stazione di Venezia. Ambiente
banale: per la configurazione degli spazi, per la scarsa qualità degli arredi, per
la tipologia dell’offerta commerciale.
Questo disturba la persona attenta e sensibile. A tutti dà l’impressione di una
città qualunque. Invece Venezia meriterebbe qualcosa di speciale!
Purtroppo possiamo fare ben poco, a questo punto! Solo chiedere di dedicare
qualche spazio, in posizione centrale, ad iniziative di carattere culturale e a
vendita di prodotti di autentico artigianato veneziano. Ma chi potrebbe
muoversi in tal senso (e sostenere i relativi costi)? E soprattutto, c’è qualcuno
che si pone il problema?
Questo vede il viaggiatore, quando arriva alla stazione di Venezia. Ambiente
banale: per la configurazione degli spazi, per la scarsa qualità degli arredi, per
la tipologia dell’offerta commerciale.
Questo disturba la persona attenta e sensibile. A tutti dà l’impressione di una
città qualunque. Invece Venezia meriterebbe qualcosa di speciale!
Purtroppo possiamo fare ben poco, a questo punto! Solo chiedere di dedicare
qualche spazio, in posizione centrale, ad iniziative di carattere culturale e a
vendita di prodotti di autentico artigianato veneziano. Ma chi potrebbe
muoversi in tal senso (e sostenere i relativi costi)? E soprattutto, c’è qualcuno
che si pone il problema?
20. D’accordo, il ponte della Costituzione è firmato dal grande Santiago Calatrava, ma la
sua mole incombe (con linee e materiali «estranei») sul profilo delicato della riva con
la chiesa di San Simeon Piccolo.
E poi c’è la famosa «ovovia», l’assurdo meccanismo, costoso e decisamente poco
pratico per l’uso al quale era destinato (il trasporto di persone non deambulanti
dall’una all’altra riva) e che oltretutto occupa spazio e impedisce la vista. L’effetto è
decisamente sgraziato.
Che fare? Ahimè, niente. O meglio, sì: si potrebbe abbattere il meccanismo e
addebitarne il costo ai responsabili di questo ennesimo sperpero di denaro pubblico.
23. Le migliaia di persone che transitano, ogni giorno, per Piazzale Roma sbattono gli
occhi su questo enorme parallelepipedo di colore simil-ruggine che è stato costruito
come pensilina del tram. Peccato che non serve a proteggere le persone nè dal
freddo né dalla pioggia e invece, sicuramente, costituisce un elemento ingombrante
ed estraneo a Venezia, alla sua storia, alla sua atmosfera che vive di leggerezza e di
riflessi luminosi sull’acqua. Malumori sono già stati espressi, da più parti.
Che fare? Io proporrei di dare ai cittadini il diritto di respingere un’opera collocata in
uno spazio pubblico, nel caso che la sua presenza produca fastidio per la sua inutilità
o bruttezza. La demolizione costituirebbe un danno erariale? Forse, ma anche un
precedente utile a ripristinare buon gusto e rispetto per la collettività.
27. Siamo nell’approdo di San Marco Vallaresso, sproporzionato rispetto alle esigenze del
trasporto e ingombrante: con la sua sagoma di legno e acciaio impedisce la vista della
riva per chi si trova in vaporetto, nasconde il profilo dell’isola di San Giorgio, della
Punta della Dogana, della Salute alla vista di chi attende il vaporetto.
Non è l’unico approdo così incongruo (si pensi all’enorme struttura del Lido o a quella
di Burano). Purtroppo i nuovi approdi sono l’esito di un concorso di progettazione. Il
problema, dunque, sta nella scarsa sensibilità della committenza.
Il danno all’immagine della città è assai grave, e non sono poche le persone che se ne
lamentano. Purtroppo, anche in questo caso, è difficile pensare a un’azione riparatrice.
Si può soltanto confidare su un’opposizione decisa ed efficace della cittadinanza per
impedire, almeno, che altri approdi come questo vengano costruiti.
36. DECIDERE PER VENEZIA,
CHE È PATRIMONIO DELL’INTERA UMANITÀ
E DELLE GENERAZIONI FUTURE
COMPORTA UNA GRAVE RESPONSABILITÀ.
NESSUNO PUÒ ESSERE LASCIATO SOLO A DECIDERE.
NESSUN INTERESSE PARTICOLARE PUÒ ESSERE TOLLERATO.
SI DEBBONO ASCOLTARE ANCHE LE VOCI LIBERE,
QUELLE DEGLI SCRITTORI, DEGLI UOMINI E DELLE DONNE
CHE SI ESPRIMONO, OGGI, NELL’ARTE,
NEL CINEMA, NEL TEATRO, NELLA MUSICA…
MA QUESTO, NOI, LO SAPPIAMO?