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1
Chiesa Sant’Eusebio all’Esquilino
Storia, restauri,
interpretazioni
2
Colle Esquilino
L’Esquilino è considerato il più alto ed esteso colle1
dentro le mura che delimitano
la città di Roma. La tradizione vuole che le Esquiliae furono aggiunte all'Urbe da
Servio Tullio che vi abitò come pare anche che abbia avuto la sua dimora
Tarquinio il Superbo. Inizialmente l’Esquilino era al margine delle mura Serviane
(le prime mura di età regia) da Servio Tullio, che aggiunse le Esquiliae all’urbe; in
età imperiale fu, poi, inclusa nelle mura Aureliane (III secolo d. C), ma sempre
marginale alla città. Le Esquiliae, come sappiamo da Varrone, erano costituite dalle
alture del Cispio (parte settentrionale, attuale S. Maria Maggiore), dell'Oppio (parte
meridionale) e del Fagutal (parte occidentale, attuale S. Pietro in Vincoli). Molto
dibattuta è l'origine del nome per molti il nome deriva da Aesculeta (nominativo plurale di
aesculetum che significa “foresta di querce”); meno certa sembra la derivazione da excolere
(“coltivare”, quindi, “abitare fuori”) e quindi exquilinus contrapposto ad inquilinus.
REGIONES SERVIANE: 1. PALATINO; 2. CELIO; 3. ESQUILINO; 4. VIMINALE. Prima
della suddivisione augustea le Esquiliae costituirono la seconda delle quattro regioni urbane nella
quale si trovavano almeno sei Sacelli degli Argei2: quattro sull'Oppio e due sul Cispio.
1
Tradizionalmente i colli romani sono sette: Palatino, Aventino, Celio, Esquilino, Viminale, Campidoglio, Quirinale.
2
Gli Argei sono figure della mitica storia delle origini di Roma, che secondo Varrone erano i principi giunti nella
penisola italiana al seguito di Ercole e si erano stabiliti nel villaggio fondato dal dio Saturno sul Campidoglio.
A queste figure erano collegate due feste religiose: il 16 e 17 marzo una processione percorreva i 27 sacraria (dalla
regio suburbana a quella Esquilina, Collina e Palatina). La seconda festa, detta dei Lemuria, del 14 maggio era
ugualmente una processione, che si concludeva presso il ponte Sublicio, con il lancio nel Tevere da parte delle Vestali,
di fantocci in giunco (scirpea), rappresentanti gli stessi Argei.
3
I 27 "sacrari degli Argei", elencati da Varrone in modo incompleto, corrispondono a
un'antichissima divisione del territorio cittadino, precedente a quella delle quattro
"regioni serviane" (da Servio Tullio) del VI secolo a.C. e si collegano con il
Septimontium3 e con le curie, ossia la fase espansiva di Roma,
identificata con la Roma quadrata. Con la ripartizione di
Augusto in 14 regioni (7 a.C.) le Esquiliae furono divise tra
terza (Oppio), la quarta (parte del fagutal) e la quinta (Cispio) che conserva il
nome della vecchia regio due di epoca repubblicana. Questa inizialmente non
superò verso Est l'agger Servii ma nel corso dell'età imperiale si estese
notevolmente fino a raggiungere le mura Aureliane e verso Nord la via che
usciva dalla Porta Viminalis. In questa area le fonti pongono il campus
Esquilinus, numerosi Horti, il Macellum Liviae, la località ad Spem veterem
(Porta Maggiore) attraversata da molti acquedotti, il tempio ed il lucus di
Venus Libitina, la Cohors II vigilum, i castra Equitum Singularium, il
Nymphaeum Alexandri, l'anfiteatrum castrense, il Sessorium e numerose
domus.
Dalla porta Esquilina (Arco di Gallieno) aveva inizio la via Tiburtinae, la Via Labicana che nel
tratto urbano condivideva il percorso con la Via Prenestina. Sulla sinistra della via Labicana, prima
di Porta Maggiore, erano numerosi sepolcri, tra i quali quelli degli Arruntii e degli Statilii.
Tra l’VIII e il I secolo a.C. si estendeva all’interno (prima della nascita della città) e all’esterno
delle mura serviane un vasto sepolcreto, con sarcofagi databili al III-II secolo a.C. nei sotterranei
della chiesa4
. Infatti tra il 1985-1986 sono stati eseguiti dei sondaggi nelle strutture in tufo sotto la
chiesa si tratta di cunicoli ricavati nel tufo negli scavi è stato individuata una tomba tale da dare
certezza che la zona in epoca repubblicana fosse una necropoli.
Monumenti e luoghi di interesse nei pressi dell’Esquilino5:
- MURA DI ROMA (resti presso la Staz. Termini – Via Merulana – Via Leopardi).
- ARCO DI GALLIENO (S. Vito, Porta Esquilina).
- BASILICA GIUNIO BASSO, console nel IV secolo d.C. (collocata verso l’attuale Via
Napoleone III, dove oggi vi è il Pontificio di Studi Orientali), rinvenuto un mosaico a pasta
vitrea conservato nei Musei Vaticani e altri pannelli conservati a Palazzo Massimo alle
Terme.
- “TROFEI” DI MARIO, erroneamente attribuiti a Caio Mario,
consistono in due trofei marmorei spostati da Sisto V nel 1590, in
origine a Piazza Vittorio e oggi alle balaustre del Campidoglio.
- PORTA MAGICA (o “ALCHEMICA”), fatta costruire tra la fine
del 1500 e l’inizio del 1600. Leggenda sull’origine della Pietra
Filosofale.
- VENERE ESQUILINA, rinvenuta nel 1874 a Piazza Vittorio, databile al I secolo a.C.,
raffigurante forse la regina Cleopatra e oggi conservata ai Musei Capitolini.
3
Il Septimontium indica la fase espansiva di Roma (identificata con la Roma “quadrata”, delimitata per la prima volta
da Romolo).
4
Presso l’area archeologica sotto la chiesa sono stati rinvenuti resti di cosiddetti “puticoli”, grossi sarcofagi in peperino
attestati nella prima fase repubblicana.
5
Si riportano nell’elenco anche i ritrovamenti sempre della medesima zona.
4
- GRUPPO DEL LAOCOONTE, rinvenuto sul Colle Oppio intorno al 1500, l’originale è
conservato ai Musei Vaticani, la copia è agli Uffizi di Firenze, realizzata dal celebre
restauratore Ranuccio Bianchi Bandinelli.
- ORTI DI MECENATE, su Largo Leopardi ed è databile al I secolo a.C. con l’Auditorium,
splendidi giardini che contenevano un’alta torre dalla quale forse Nerone assistette
all’incendio di Roma (Svetonio).
- TEMPIO DI MINERVA MEDICA (su Via Giovanni Giolitti).
Sull'Esquiliae erano i templi ed i luci di Iuno Lucinia, e di Mefitis, il lucus Esquilinus, il lucus
Fagutalis ed il Forum Esquilinum presso l'omonima porta delle mura serviane. Un Vicus Africus è
ricordato sempre da Varrone. È attestato da Varrona la presenza di un vasto sepolcreto in uso tra
l'VIII sec. a.C. ed il I sec. a.C. si estendeva all'interno ed all'esterno del muro serviano6
ricoperto in
età augustea quando la sua area fu in parte occupata dagli Horti di Mecenate presso i quali ebbe la
sua casa Virgilio. Mentre invece, Extremis Esquiliis iuxta Maecenatis tumulum è dove fu sepolto
Orazio7
. La zona, già con Augusto, era ricca di ville residenziali e caseggiati. Nel 1800 con l’Unità
d’Italia si viene a modificare l’assetto urbano sotto i Savoia, attraverso un lavoro di sbancamento
del terreno8. Le ville furono acquistate e ricostruite in stile “Umbertino”, secondo la moda
piemontese di allora.
La chiesa in una mappa del 1567
6
Varrone ling. 5.25 puticuli.....ultra Exquilias.
7
Secondo Almeida il sepolcro di Mecenate potrebbe essere identificato con la Casa Tonda già esistente nella zona di
Piazza Vittorio Emanuele (Lanciani FUR Tav. 24) e distrutta alla fine del 1800 le cui fondazioni sono riapparse nel
1975. Cfr. anche E. GATTI, La Casa Tonada, in L'Archeologia in Roma Capitale, pag. 165.
8
Ciò lo si può notare dalle scale di accesso alla Parrocchia, dove il livello di calpestio è diverso
5
LA CHIESA:
La chiesa di Sant'Eusebio all'Esquilino si caratterizza come chiesa tardo barocca. La facciata, con
portico a cinque arcate è stata realizzata nel 1711 l'interno, a tre navate tuscaniche inquadrate in
una veste d'ordine architettonico di paraste ioniche, risale al 1759. Il bel campanile ancora oggi
visibile fu costruito nel 1220 e nasce da un probabile restauro dell'adiacente convento, quando nel
1288 sopraggiunsero i monaci Celestini. È proprio in quest’anno che la chiesa fu loro ceduta9
.
Sulla sommità sono poste le statue di
- SAN BENEDETTO
- SANT’EUSEBIO
- SANTA SCOLASTICA
- CELESTINO V
Sulla facciata, posta sull’arcata centrale, la statua della “Madonna Bianca” realizzata tra il XIX
secolo e il XX dallo scultore Guarino Roscioli.
Epigrafi poste sul portico della chiesa10:
- 1238, di Gregorio IX, è un’epigrafe originale e proprio grazie a questa che conosciamo i lavori
fatti eseguire nel presbiterio e nell’abside;
- 1573, Gregorio XIII, epigrafe originale, lavori di restauro nell’abside.
La zona presbiteriale, formata dal transetto e dal bellissimo coro rettangolare risale ad un restauro
eseguito in occasione dell'anno Santo del 1600. L'origine della chiesa si fa risalire al IV sec.
quando, come riportato nel Liber Pontificalis, fu consacrata da Papa Liberio (352-366).
Dell'impianto paleocristiano non sembrano sussistere tracce archeologiche. A Sud del transetto e
sotto l'abside sono comunque riaffiorati i resti di una Domus Romana - forse d'affitto - con due
ambienti che presentano interventi tra tardo antico ed alto medioevo11
. Secondo i Gesta Eusebii12
il
“titulus” (ovvero chiese parrocchiali che sorgevano su di un terreno non appartenente alla chiesa,
ma a privati che cedevano all’Ecclesia la propria terra affinché le comunità potessero avere un
edificio di riunione e assemblea) è anche il luogo del martirio del presbitero Eusebius che essendo
strenuo oppositore dell’arianesimo fu condannato dall'imperatore Costanzo II a morire di fame
rinchiuso in una stanza della propria abitazione. Una conferma verrebbe dall’epitaffio di un clericus
trovato nelle catacombe dei Santi Marcellino e Pietro ad duas Lauros dell’anno 474, nel graffito
funerario è scritto:
Olympi lectoris de D(ominico) Eusebi Locus est.
Nel V sec. la chiesa risulta annoverata tra i Tituli come prova un graffito anch'esso trovato nelle
catacombe dei Santi Marcellino e Pietro ad duas Lauros che dice:
TITULI EUSEBI.... IN PACE
e da cui si ricava che il cimitero a quel tempo dipendeva da Sant' Eusebio.
9
Risulta fra i monasteri celestini in una bolla del 1294 e rimase a loro fino alla soppressione dell'ordine ad inizio del
1800.
10
In origine si trovavano all’interno dell’edificio, in particolare quella di Gregorio XIII era posta di fianco all’altare.
11
Krautheimer pensa che la domus corrisponde al luogo ove Eusebius eresse il titulus e che la fase di IV-V sec. sia da
porsi in connessione a tale evento
12
Redatta agli inizi del VI sec. Si vedano anche gli Acta Sanctorum, Aug. III, 166.
6
Altra testimonianza è il Catalogo Gelasiano del 494 in cui è riportato:
Valentinus archipresbiter in titulo S. Eusebii Exquilinis
Inoltre Pascasius, Sthephanus et Valentinus sottoscrissero gli atti del Concilio Simmachiano a nome
di Tituli Sancti Eusebii.
Papa Gregorio Magno vi fissò la stazione il trentunesimo giorno di Quaresima.
I RESTAURI avvennero nell’VIII- IX secolo13
, nel 1238 con Gregorio IX, nel 1573 con Gregorio
XIII e nel 1759 con il cardinal Rodriquez.
Bruzio nel Theatrum Romae Urbis del 1670 compila un elenco dei cardinali titolari della chiesa e ne
ricava che durante il medioevo essa fu tenuta per lunghi periodi da cardinali francesi. La chiesa fu
eletta Parrocchia nel 1889, appartenendo comunque allo Stato (Fondo Edifici Culto). La pianta
ricalca sicuramente quella medievale, forse proprio nei pilastri delle colonne sono contenute quelle
medievali. Nelle navate laterali gli altari sono moderni. La chiesa conserva tracce dell'edificio
medioevale, secondo Krautheimer, esso era costituito da un'aula a tre navate con sette colonne per
lato, da un transetto e da un portico di ingresso. Si ha notizia di pilastri tra le colonne ma lo studioso
è cauto nel considerarli originali14
. Le 14 colonne dovevano essere tardoantiche riutilizzate e di
varia provenienza. Ugonio parla di 14 colonne di pietra mischia, Panvinio dice che solo i capitelli
erano corinzi, Mellini dice che le colonne sono alcune di granito ed alcune di marmo lisce e
scanalate.
Il crocifisso di Gesù forse è di appartenenza ai Gesuiti15
, collocato nella navata destra.
L’affresco posto sulla volta è di Anthon Raphael Mengs (1728-
1779), e rappresenta la “Gloria di S. Eusebio” (1757)16
. Il cartiglio
sorretto dai due angeli è databile al 1759 (come viene riportato dallo
stesso), dedicato dal Cardinal Rodriquez, il quale tratta di importanti
lavori di restauro alla chiesa.
Del 1600 sono il Presbiterio, il coro e l’oculo da dove entrava la luce.
Nei sotterranei è stato rinvenuto un capitello di VII-VIII secolo (forse anche di età
carolingia), potrebbe far parte di un ciborio, l’antico baldacchino posto sopra
l’altare, arredo liturgico tra tardoantico e altomedioevo.
Sul transetto sinistro è raffigurata “La rinuncia di Celestino V” della fine del 1600, attribuito al
pittore Giuliano Solimena. Sul transetto destro è raffigurato “S. Benedetto”, sempre attribuibile al
Solimena.
Il coro, di noce massiccio e posto dietro all’altare, è databile tra la fine del 1500 e gli inizi del 1600,
restaurato nel 2000. Disposto a π greco, presenta duplici ordini di stalli con cattedre centrali. Vi
sono sia leggii laterali più uno centrale (chiamato “badalone”), dove sono raffigurati i quattro
Evangelisti alternati ai profeti. Le sedute inferiori sono 15, quelle superiori 27, per un totale di 42
posti. La mensola aggettante presenta diversi motivi geometrici (volute vegetali + cherubini). In
tutto il coro sono raffigurati Santi e Martiri (es. Santa Scolastica, S. Cecilia, S. Gregorio Magno, S.
Celestino V).
13
Dal Liber Pontificalis si ricava che l'edificio nell'VIII secolo fu restaurato da papa Zaccaria e poi da Adriano I.
14
Negli Acta Sacrae Visitationis dell'Archivio Segreto Vaticano (quelli del 1628 e del 1726) si precisa la chiesa
medioevale a tre navate divise in nove arcate portate da sette colonne e un largo pilastro fra la terza e la quarta colonna,
pilastro che secondo alcuni avrebbe inglobato una colonna preesistente.
15
Subentrati dopo la cacciata dei Celestini sul finire del 1700- inizi 1800.
16
Attualmente in corso di restauro (2017).
7
Una serie di quadri sono posti dietro all’altare e restaurati anch’essi nel 2000: al centro troviamo la
“Madonna”, attribuita alla Scuola del Guido Reni, 1600; a sinistra la “Crocifissione” di Cesare
Rossetti, 1500-1600); a destra “S. Eusebio e Vincenzo” di Baldassarre Croce, 1500-1600.
Sull’architrave della porta in comunicazione tra la chiesa e la sagrestia troviamo le seguenti
epigrafi: nel titulus prior leggiamo “SACRUM”
nel titulus posterior “CLAUSURAM”
Un tempo doveva essere l’antico passaggio di comunicazione con il convento.
I SOTTERRANEI:
In un ambiente che si trova a 3.70 m sotto il livello attuale del pavimento Krautheimer ha
individuato non solo resti di opus testaceum (opus latericium) appartenenti a due stanze di una casa
romana risalente al II sec. d.C. a conferma che la chiesa sia sorta su una casa romana, ma anche
segni di trasformazioni attuate nel IV sec e che consistono nell'apertura di un ampio vano di porta
nella prima delle due stanze. Krautheimer avrebbe anche trovato tracce di restauri del'VIII sec. ed in
particolare quello che lui ritenne la parte inferiore di un’abside medioevale realizzato in opus
irregolare databile al XII sec. In questi ambienti troviamo resti di una Domus romana, che
presentano interventi tra tardo antico ed alto medioevo (a sud del transetto e sotto l’abside). La
Domus corrisponderebbe al luogo dove Eusebio eresse il suo “Titulus”, e che la fase di IV-V secolo
sia da porsi in connessione a tale evento. Eusebio subì il martirio il 14 agosto del 353 d.C.17
, per
contrastare l’arianesimo di cui faceva parte Costanzo II. Le epigrafi rinvenute nelle Catacombe dei
SS. Marcellino e Pietro ad duas lauros ci attestano ciò.
Le varie fasi che presenta il muro palinsesto della domus di Eusebio:
I fase, Pareti dell’insula romana di II secolo d.C. (con scaglie di selci e resti della fondazione).
Taglio della porta di IV secolo. La più grande di epoca tardo antica18
.
II fase, non chiara, forse di VIII-IX secolo con lavori di ristrutturazione fatti eseguire da Gregorio
IX nel XIII secolo.
III fase, epoca carolingia. => nella stanza successiva: blocchi di tufo di epoca carolingia, forse
provenienti dalle stesse mura serviane. Non vi è una nicchia, ma un passaggio (sul soffitto, livello di
calpestio all’epoca di Gregorio IX).
La parete destra presenta uno strano oggetto circolare, di cui al momento non siamo in grado di
darne una sua interpretazione19
. La struttura sarebbe propria della riconsacrazione del 1238 sotto
Gregorio IV, come si legge nella lapide commemorativa esposta in facciata e dei successivi
interventi di Niccolò IV (1288-1292). Al transetto si doveva forse accedere tramite cinque scalini e
l'abside era affiancata da due cappelle laterali. La ristrutturazione del XIII sec. segue i lavori
precedenti dei secoli VIII e IX. Ugonio afferma che il pavimento rovinato in più parti presentava
delle intarsiature antiche pertinenti ad una schola cantorum. Il pilastro centrale è dove si erge il
campanile.
17
Secondo quanto riferito dal Vetus Martyrologium Romanum.
18
Un caso analogo è da attestarsi a S. Costanza. Si ringrazia il prof. Olof Brandt, docente di archeologia
dell’architettura cristiana presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana per essere venuto a visitare la chiesa e
darne una sua interpretazione.
19
Potrebbe essere la base di una colonna, oppure un battistero (per la lieve presenza di calcare che si riscontra su parte
dei mattoni), o ancora un’absidiola altomedievale (tesi avvallata dal prof. Brandt).
8
RETROBOTTEGA, giù per le scale. Non si conoscono bene questi ambienti:
I Fase: Cava di Pozzolana, in epoca romana (tardo repubblica), sulla destra cunicolo con il
sarcofago in peperino di III secolo a.C.
II Fase: Cisterne di epoca imperiale, a due bracci.
III Fase: Dispensa delle botti per il monastero, ascensore per
cibarie, di epoca medievale, con il pozzo del chiostro.
Tra il 1985-1986 sono stati eseguiti dei sondaggi nelle strutture in
tufo sotto la chiesa si tratta di cunicoli ricavati nel tufo negli scavi
è stato individuata una tomba risalente al V sec. a.C. e vari
puticoli tali da dare certezza che la zona in epoca repubblicana
fosse una necropoli. Presenza di più sarcofagi, posti nelle cave
interne20
.
Gli ultimi scavi in questi ambienti risalgono negli anni 2000-
2005, coordinati dall’archeologo Luca Allevato con la
collaborazione di Roma Sotterranea.
particolare del sarcofago in peperino
SITI INTERNET DI RIFERIMENTO
http://www.santeusebioroma.org/
https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Sant%27Eusebio_(Roma)
http://www.sotterraneidiroma.it/visite-virtuali/item/chiesa-di-sant-eusebio
http://www.vicariatusurbis.org/?page_id=188&ID=33
https://www.facebook.com/Eusebioesquilino/
N.B: Attualmente si sta lavorando alla stesura di un volume monografico più ampio e ricco di
notizie rispetto all’unico ad oggi in circolazione sulla storia “completa” della chiesa e dei suoi resti
archeologici (E. IEZZI, La chiesa di S. Eusebio all'Esquilino. Titulus Eusebii, note storico-artistiche,
Roma, 1977). Il gruppo ricerca che si sta occupando di ciò è nelle persone di: Stefania Aini, Luca
Allevato, Ilaria Bisti, Don Gianalessandro Bonicalzi, Antonio Federico Caiola, Cristina Cumbo,
Paola Friggeri, Carlo La Bella, Francesco Muleo, Roberto Ragione.
20
Si ringrazia il prof. Vincenzo Fiocchi Nicolai, professore di topografia dei cimiteri cristiani presso il Pontificio
Istituto di Archeologia Cristiana per essere venuto a visitare la chiesa e darne una sua interpretazione.

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  • 2. 2 Colle Esquilino L’Esquilino è considerato il più alto ed esteso colle1 dentro le mura che delimitano la città di Roma. La tradizione vuole che le Esquiliae furono aggiunte all'Urbe da Servio Tullio che vi abitò come pare anche che abbia avuto la sua dimora Tarquinio il Superbo. Inizialmente l’Esquilino era al margine delle mura Serviane (le prime mura di età regia) da Servio Tullio, che aggiunse le Esquiliae all’urbe; in età imperiale fu, poi, inclusa nelle mura Aureliane (III secolo d. C), ma sempre marginale alla città. Le Esquiliae, come sappiamo da Varrone, erano costituite dalle alture del Cispio (parte settentrionale, attuale S. Maria Maggiore), dell'Oppio (parte meridionale) e del Fagutal (parte occidentale, attuale S. Pietro in Vincoli). Molto dibattuta è l'origine del nome per molti il nome deriva da Aesculeta (nominativo plurale di aesculetum che significa “foresta di querce”); meno certa sembra la derivazione da excolere (“coltivare”, quindi, “abitare fuori”) e quindi exquilinus contrapposto ad inquilinus. REGIONES SERVIANE: 1. PALATINO; 2. CELIO; 3. ESQUILINO; 4. VIMINALE. Prima della suddivisione augustea le Esquiliae costituirono la seconda delle quattro regioni urbane nella quale si trovavano almeno sei Sacelli degli Argei2: quattro sull'Oppio e due sul Cispio. 1 Tradizionalmente i colli romani sono sette: Palatino, Aventino, Celio, Esquilino, Viminale, Campidoglio, Quirinale. 2 Gli Argei sono figure della mitica storia delle origini di Roma, che secondo Varrone erano i principi giunti nella penisola italiana al seguito di Ercole e si erano stabiliti nel villaggio fondato dal dio Saturno sul Campidoglio. A queste figure erano collegate due feste religiose: il 16 e 17 marzo una processione percorreva i 27 sacraria (dalla regio suburbana a quella Esquilina, Collina e Palatina). La seconda festa, detta dei Lemuria, del 14 maggio era ugualmente una processione, che si concludeva presso il ponte Sublicio, con il lancio nel Tevere da parte delle Vestali, di fantocci in giunco (scirpea), rappresentanti gli stessi Argei.
  • 3. 3 I 27 "sacrari degli Argei", elencati da Varrone in modo incompleto, corrispondono a un'antichissima divisione del territorio cittadino, precedente a quella delle quattro "regioni serviane" (da Servio Tullio) del VI secolo a.C. e si collegano con il Septimontium3 e con le curie, ossia la fase espansiva di Roma, identificata con la Roma quadrata. Con la ripartizione di Augusto in 14 regioni (7 a.C.) le Esquiliae furono divise tra terza (Oppio), la quarta (parte del fagutal) e la quinta (Cispio) che conserva il nome della vecchia regio due di epoca repubblicana. Questa inizialmente non superò verso Est l'agger Servii ma nel corso dell'età imperiale si estese notevolmente fino a raggiungere le mura Aureliane e verso Nord la via che usciva dalla Porta Viminalis. In questa area le fonti pongono il campus Esquilinus, numerosi Horti, il Macellum Liviae, la località ad Spem veterem (Porta Maggiore) attraversata da molti acquedotti, il tempio ed il lucus di Venus Libitina, la Cohors II vigilum, i castra Equitum Singularium, il Nymphaeum Alexandri, l'anfiteatrum castrense, il Sessorium e numerose domus. Dalla porta Esquilina (Arco di Gallieno) aveva inizio la via Tiburtinae, la Via Labicana che nel tratto urbano condivideva il percorso con la Via Prenestina. Sulla sinistra della via Labicana, prima di Porta Maggiore, erano numerosi sepolcri, tra i quali quelli degli Arruntii e degli Statilii. Tra l’VIII e il I secolo a.C. si estendeva all’interno (prima della nascita della città) e all’esterno delle mura serviane un vasto sepolcreto, con sarcofagi databili al III-II secolo a.C. nei sotterranei della chiesa4 . Infatti tra il 1985-1986 sono stati eseguiti dei sondaggi nelle strutture in tufo sotto la chiesa si tratta di cunicoli ricavati nel tufo negli scavi è stato individuata una tomba tale da dare certezza che la zona in epoca repubblicana fosse una necropoli. Monumenti e luoghi di interesse nei pressi dell’Esquilino5: - MURA DI ROMA (resti presso la Staz. Termini – Via Merulana – Via Leopardi). - ARCO DI GALLIENO (S. Vito, Porta Esquilina). - BASILICA GIUNIO BASSO, console nel IV secolo d.C. (collocata verso l’attuale Via Napoleone III, dove oggi vi è il Pontificio di Studi Orientali), rinvenuto un mosaico a pasta vitrea conservato nei Musei Vaticani e altri pannelli conservati a Palazzo Massimo alle Terme. - “TROFEI” DI MARIO, erroneamente attribuiti a Caio Mario, consistono in due trofei marmorei spostati da Sisto V nel 1590, in origine a Piazza Vittorio e oggi alle balaustre del Campidoglio. - PORTA MAGICA (o “ALCHEMICA”), fatta costruire tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600. Leggenda sull’origine della Pietra Filosofale. - VENERE ESQUILINA, rinvenuta nel 1874 a Piazza Vittorio, databile al I secolo a.C., raffigurante forse la regina Cleopatra e oggi conservata ai Musei Capitolini. 3 Il Septimontium indica la fase espansiva di Roma (identificata con la Roma “quadrata”, delimitata per la prima volta da Romolo). 4 Presso l’area archeologica sotto la chiesa sono stati rinvenuti resti di cosiddetti “puticoli”, grossi sarcofagi in peperino attestati nella prima fase repubblicana. 5 Si riportano nell’elenco anche i ritrovamenti sempre della medesima zona.
  • 4. 4 - GRUPPO DEL LAOCOONTE, rinvenuto sul Colle Oppio intorno al 1500, l’originale è conservato ai Musei Vaticani, la copia è agli Uffizi di Firenze, realizzata dal celebre restauratore Ranuccio Bianchi Bandinelli. - ORTI DI MECENATE, su Largo Leopardi ed è databile al I secolo a.C. con l’Auditorium, splendidi giardini che contenevano un’alta torre dalla quale forse Nerone assistette all’incendio di Roma (Svetonio). - TEMPIO DI MINERVA MEDICA (su Via Giovanni Giolitti). Sull'Esquiliae erano i templi ed i luci di Iuno Lucinia, e di Mefitis, il lucus Esquilinus, il lucus Fagutalis ed il Forum Esquilinum presso l'omonima porta delle mura serviane. Un Vicus Africus è ricordato sempre da Varrone. È attestato da Varrona la presenza di un vasto sepolcreto in uso tra l'VIII sec. a.C. ed il I sec. a.C. si estendeva all'interno ed all'esterno del muro serviano6 ricoperto in età augustea quando la sua area fu in parte occupata dagli Horti di Mecenate presso i quali ebbe la sua casa Virgilio. Mentre invece, Extremis Esquiliis iuxta Maecenatis tumulum è dove fu sepolto Orazio7 . La zona, già con Augusto, era ricca di ville residenziali e caseggiati. Nel 1800 con l’Unità d’Italia si viene a modificare l’assetto urbano sotto i Savoia, attraverso un lavoro di sbancamento del terreno8. Le ville furono acquistate e ricostruite in stile “Umbertino”, secondo la moda piemontese di allora. La chiesa in una mappa del 1567 6 Varrone ling. 5.25 puticuli.....ultra Exquilias. 7 Secondo Almeida il sepolcro di Mecenate potrebbe essere identificato con la Casa Tonda già esistente nella zona di Piazza Vittorio Emanuele (Lanciani FUR Tav. 24) e distrutta alla fine del 1800 le cui fondazioni sono riapparse nel 1975. Cfr. anche E. GATTI, La Casa Tonada, in L'Archeologia in Roma Capitale, pag. 165. 8 Ciò lo si può notare dalle scale di accesso alla Parrocchia, dove il livello di calpestio è diverso
  • 5. 5 LA CHIESA: La chiesa di Sant'Eusebio all'Esquilino si caratterizza come chiesa tardo barocca. La facciata, con portico a cinque arcate è stata realizzata nel 1711 l'interno, a tre navate tuscaniche inquadrate in una veste d'ordine architettonico di paraste ioniche, risale al 1759. Il bel campanile ancora oggi visibile fu costruito nel 1220 e nasce da un probabile restauro dell'adiacente convento, quando nel 1288 sopraggiunsero i monaci Celestini. È proprio in quest’anno che la chiesa fu loro ceduta9 . Sulla sommità sono poste le statue di - SAN BENEDETTO - SANT’EUSEBIO - SANTA SCOLASTICA - CELESTINO V Sulla facciata, posta sull’arcata centrale, la statua della “Madonna Bianca” realizzata tra il XIX secolo e il XX dallo scultore Guarino Roscioli. Epigrafi poste sul portico della chiesa10: - 1238, di Gregorio IX, è un’epigrafe originale e proprio grazie a questa che conosciamo i lavori fatti eseguire nel presbiterio e nell’abside; - 1573, Gregorio XIII, epigrafe originale, lavori di restauro nell’abside. La zona presbiteriale, formata dal transetto e dal bellissimo coro rettangolare risale ad un restauro eseguito in occasione dell'anno Santo del 1600. L'origine della chiesa si fa risalire al IV sec. quando, come riportato nel Liber Pontificalis, fu consacrata da Papa Liberio (352-366). Dell'impianto paleocristiano non sembrano sussistere tracce archeologiche. A Sud del transetto e sotto l'abside sono comunque riaffiorati i resti di una Domus Romana - forse d'affitto - con due ambienti che presentano interventi tra tardo antico ed alto medioevo11 . Secondo i Gesta Eusebii12 il “titulus” (ovvero chiese parrocchiali che sorgevano su di un terreno non appartenente alla chiesa, ma a privati che cedevano all’Ecclesia la propria terra affinché le comunità potessero avere un edificio di riunione e assemblea) è anche il luogo del martirio del presbitero Eusebius che essendo strenuo oppositore dell’arianesimo fu condannato dall'imperatore Costanzo II a morire di fame rinchiuso in una stanza della propria abitazione. Una conferma verrebbe dall’epitaffio di un clericus trovato nelle catacombe dei Santi Marcellino e Pietro ad duas Lauros dell’anno 474, nel graffito funerario è scritto: Olympi lectoris de D(ominico) Eusebi Locus est. Nel V sec. la chiesa risulta annoverata tra i Tituli come prova un graffito anch'esso trovato nelle catacombe dei Santi Marcellino e Pietro ad duas Lauros che dice: TITULI EUSEBI.... IN PACE e da cui si ricava che il cimitero a quel tempo dipendeva da Sant' Eusebio. 9 Risulta fra i monasteri celestini in una bolla del 1294 e rimase a loro fino alla soppressione dell'ordine ad inizio del 1800. 10 In origine si trovavano all’interno dell’edificio, in particolare quella di Gregorio XIII era posta di fianco all’altare. 11 Krautheimer pensa che la domus corrisponde al luogo ove Eusebius eresse il titulus e che la fase di IV-V sec. sia da porsi in connessione a tale evento 12 Redatta agli inizi del VI sec. Si vedano anche gli Acta Sanctorum, Aug. III, 166.
  • 6. 6 Altra testimonianza è il Catalogo Gelasiano del 494 in cui è riportato: Valentinus archipresbiter in titulo S. Eusebii Exquilinis Inoltre Pascasius, Sthephanus et Valentinus sottoscrissero gli atti del Concilio Simmachiano a nome di Tituli Sancti Eusebii. Papa Gregorio Magno vi fissò la stazione il trentunesimo giorno di Quaresima. I RESTAURI avvennero nell’VIII- IX secolo13 , nel 1238 con Gregorio IX, nel 1573 con Gregorio XIII e nel 1759 con il cardinal Rodriquez. Bruzio nel Theatrum Romae Urbis del 1670 compila un elenco dei cardinali titolari della chiesa e ne ricava che durante il medioevo essa fu tenuta per lunghi periodi da cardinali francesi. La chiesa fu eletta Parrocchia nel 1889, appartenendo comunque allo Stato (Fondo Edifici Culto). La pianta ricalca sicuramente quella medievale, forse proprio nei pilastri delle colonne sono contenute quelle medievali. Nelle navate laterali gli altari sono moderni. La chiesa conserva tracce dell'edificio medioevale, secondo Krautheimer, esso era costituito da un'aula a tre navate con sette colonne per lato, da un transetto e da un portico di ingresso. Si ha notizia di pilastri tra le colonne ma lo studioso è cauto nel considerarli originali14 . Le 14 colonne dovevano essere tardoantiche riutilizzate e di varia provenienza. Ugonio parla di 14 colonne di pietra mischia, Panvinio dice che solo i capitelli erano corinzi, Mellini dice che le colonne sono alcune di granito ed alcune di marmo lisce e scanalate. Il crocifisso di Gesù forse è di appartenenza ai Gesuiti15 , collocato nella navata destra. L’affresco posto sulla volta è di Anthon Raphael Mengs (1728- 1779), e rappresenta la “Gloria di S. Eusebio” (1757)16 . Il cartiglio sorretto dai due angeli è databile al 1759 (come viene riportato dallo stesso), dedicato dal Cardinal Rodriquez, il quale tratta di importanti lavori di restauro alla chiesa. Del 1600 sono il Presbiterio, il coro e l’oculo da dove entrava la luce. Nei sotterranei è stato rinvenuto un capitello di VII-VIII secolo (forse anche di età carolingia), potrebbe far parte di un ciborio, l’antico baldacchino posto sopra l’altare, arredo liturgico tra tardoantico e altomedioevo. Sul transetto sinistro è raffigurata “La rinuncia di Celestino V” della fine del 1600, attribuito al pittore Giuliano Solimena. Sul transetto destro è raffigurato “S. Benedetto”, sempre attribuibile al Solimena. Il coro, di noce massiccio e posto dietro all’altare, è databile tra la fine del 1500 e gli inizi del 1600, restaurato nel 2000. Disposto a π greco, presenta duplici ordini di stalli con cattedre centrali. Vi sono sia leggii laterali più uno centrale (chiamato “badalone”), dove sono raffigurati i quattro Evangelisti alternati ai profeti. Le sedute inferiori sono 15, quelle superiori 27, per un totale di 42 posti. La mensola aggettante presenta diversi motivi geometrici (volute vegetali + cherubini). In tutto il coro sono raffigurati Santi e Martiri (es. Santa Scolastica, S. Cecilia, S. Gregorio Magno, S. Celestino V). 13 Dal Liber Pontificalis si ricava che l'edificio nell'VIII secolo fu restaurato da papa Zaccaria e poi da Adriano I. 14 Negli Acta Sacrae Visitationis dell'Archivio Segreto Vaticano (quelli del 1628 e del 1726) si precisa la chiesa medioevale a tre navate divise in nove arcate portate da sette colonne e un largo pilastro fra la terza e la quarta colonna, pilastro che secondo alcuni avrebbe inglobato una colonna preesistente. 15 Subentrati dopo la cacciata dei Celestini sul finire del 1700- inizi 1800. 16 Attualmente in corso di restauro (2017).
  • 7. 7 Una serie di quadri sono posti dietro all’altare e restaurati anch’essi nel 2000: al centro troviamo la “Madonna”, attribuita alla Scuola del Guido Reni, 1600; a sinistra la “Crocifissione” di Cesare Rossetti, 1500-1600); a destra “S. Eusebio e Vincenzo” di Baldassarre Croce, 1500-1600. Sull’architrave della porta in comunicazione tra la chiesa e la sagrestia troviamo le seguenti epigrafi: nel titulus prior leggiamo “SACRUM” nel titulus posterior “CLAUSURAM” Un tempo doveva essere l’antico passaggio di comunicazione con il convento. I SOTTERRANEI: In un ambiente che si trova a 3.70 m sotto il livello attuale del pavimento Krautheimer ha individuato non solo resti di opus testaceum (opus latericium) appartenenti a due stanze di una casa romana risalente al II sec. d.C. a conferma che la chiesa sia sorta su una casa romana, ma anche segni di trasformazioni attuate nel IV sec e che consistono nell'apertura di un ampio vano di porta nella prima delle due stanze. Krautheimer avrebbe anche trovato tracce di restauri del'VIII sec. ed in particolare quello che lui ritenne la parte inferiore di un’abside medioevale realizzato in opus irregolare databile al XII sec. In questi ambienti troviamo resti di una Domus romana, che presentano interventi tra tardo antico ed alto medioevo (a sud del transetto e sotto l’abside). La Domus corrisponderebbe al luogo dove Eusebio eresse il suo “Titulus”, e che la fase di IV-V secolo sia da porsi in connessione a tale evento. Eusebio subì il martirio il 14 agosto del 353 d.C.17 , per contrastare l’arianesimo di cui faceva parte Costanzo II. Le epigrafi rinvenute nelle Catacombe dei SS. Marcellino e Pietro ad duas lauros ci attestano ciò. Le varie fasi che presenta il muro palinsesto della domus di Eusebio: I fase, Pareti dell’insula romana di II secolo d.C. (con scaglie di selci e resti della fondazione). Taglio della porta di IV secolo. La più grande di epoca tardo antica18 . II fase, non chiara, forse di VIII-IX secolo con lavori di ristrutturazione fatti eseguire da Gregorio IX nel XIII secolo. III fase, epoca carolingia. => nella stanza successiva: blocchi di tufo di epoca carolingia, forse provenienti dalle stesse mura serviane. Non vi è una nicchia, ma un passaggio (sul soffitto, livello di calpestio all’epoca di Gregorio IX). La parete destra presenta uno strano oggetto circolare, di cui al momento non siamo in grado di darne una sua interpretazione19 . La struttura sarebbe propria della riconsacrazione del 1238 sotto Gregorio IV, come si legge nella lapide commemorativa esposta in facciata e dei successivi interventi di Niccolò IV (1288-1292). Al transetto si doveva forse accedere tramite cinque scalini e l'abside era affiancata da due cappelle laterali. La ristrutturazione del XIII sec. segue i lavori precedenti dei secoli VIII e IX. Ugonio afferma che il pavimento rovinato in più parti presentava delle intarsiature antiche pertinenti ad una schola cantorum. Il pilastro centrale è dove si erge il campanile. 17 Secondo quanto riferito dal Vetus Martyrologium Romanum. 18 Un caso analogo è da attestarsi a S. Costanza. Si ringrazia il prof. Olof Brandt, docente di archeologia dell’architettura cristiana presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana per essere venuto a visitare la chiesa e darne una sua interpretazione. 19 Potrebbe essere la base di una colonna, oppure un battistero (per la lieve presenza di calcare che si riscontra su parte dei mattoni), o ancora un’absidiola altomedievale (tesi avvallata dal prof. Brandt).
  • 8. 8 RETROBOTTEGA, giù per le scale. Non si conoscono bene questi ambienti: I Fase: Cava di Pozzolana, in epoca romana (tardo repubblica), sulla destra cunicolo con il sarcofago in peperino di III secolo a.C. II Fase: Cisterne di epoca imperiale, a due bracci. III Fase: Dispensa delle botti per il monastero, ascensore per cibarie, di epoca medievale, con il pozzo del chiostro. Tra il 1985-1986 sono stati eseguiti dei sondaggi nelle strutture in tufo sotto la chiesa si tratta di cunicoli ricavati nel tufo negli scavi è stato individuata una tomba risalente al V sec. a.C. e vari puticoli tali da dare certezza che la zona in epoca repubblicana fosse una necropoli. Presenza di più sarcofagi, posti nelle cave interne20 . Gli ultimi scavi in questi ambienti risalgono negli anni 2000- 2005, coordinati dall’archeologo Luca Allevato con la collaborazione di Roma Sotterranea. particolare del sarcofago in peperino SITI INTERNET DI RIFERIMENTO http://www.santeusebioroma.org/ https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Sant%27Eusebio_(Roma) http://www.sotterraneidiroma.it/visite-virtuali/item/chiesa-di-sant-eusebio http://www.vicariatusurbis.org/?page_id=188&ID=33 https://www.facebook.com/Eusebioesquilino/ N.B: Attualmente si sta lavorando alla stesura di un volume monografico più ampio e ricco di notizie rispetto all’unico ad oggi in circolazione sulla storia “completa” della chiesa e dei suoi resti archeologici (E. IEZZI, La chiesa di S. Eusebio all'Esquilino. Titulus Eusebii, note storico-artistiche, Roma, 1977). Il gruppo ricerca che si sta occupando di ciò è nelle persone di: Stefania Aini, Luca Allevato, Ilaria Bisti, Don Gianalessandro Bonicalzi, Antonio Federico Caiola, Cristina Cumbo, Paola Friggeri, Carlo La Bella, Francesco Muleo, Roberto Ragione. 20 Si ringrazia il prof. Vincenzo Fiocchi Nicolai, professore di topografia dei cimiteri cristiani presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana per essere venuto a visitare la chiesa e darne una sua interpretazione.