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MAGAZINE MERRY CHRISTMAS 2023
Progettazione
Marketing & Comunicazione di Patrizia Manente
Via Luigi Longo, 21 -Teramo
Foto
Ascanio Buccella, Massimo Di Dionisio,
Patrizia Manente,Alice Ruggieri,Antonio Santangelo
Marketing e Pubblicità
Paola Manente, Patrizia Manente
Coordinamento
Patrizia Manente
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Stampa
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SOMMARIO
FAVOLE DI NATALE DI GABRIELE D’ANNUNZIO
di Elisabetta Mancinelli
FERNANDO FILIPPONI LO STUDIOSO CHE
RITORNA PER VALORIZZARE LA SUA TERRA
di Patrizia Manente
LA PRESENTOSA, GIOIELLO SIMBOLO
D’AMORE E TRADIZIONI ABRUZZESI
di Patrizia Manente
CITTADINANZA ONORARIA
DI MONTORIO A GUIDO BERTOLASO
di Marcello Martelli
SAPORI DELLA TRADIZIONE E LA “MAGA CUOCA”
CHE TOGLIE INVIDIA E MALOCCHIO
di Sara D’Alessandro
L’ABRUZZO, DOVE È FACILE INCONTRARE
IL “RE DELLA TAVOLA”: IL TARTUFO
di Marcello Martelli
IL BENESSERE ANTICO CHIAMATO FITOTERAPIA
di Patrizia Manente
LE USANZE NATALIZIE TERAMANE A TAVOLA
di Patrizia Manente
PATRIZIA D’ANDREA PITTRICE
DELL’OTTIMISMO E DI ACCESI SCENARI
di Laura Ferrucci
TORNANO I CAPITANI D’INDUSTRIA:
BRUNELLO CUCINELLI
di Marcello Martelli
IN ABRUZZO UN POTENTISSIMO CERVELLONE
PER LEGGERE E PREVENIRE I TERREMOTI
di Marco Martini
L’AQUILA-TERAMO-ASCOLI: È ARRIVATO L’UOMO
GIUSTO PER IL “TRENO DEI PARCHI E DEI BORGHI”
FRANCO RUGGIERI E L’ORGANETTO INCANTATORE
di Francesco Valentini
STRAGE DI NERETO, DICIOTTO ANNI DOPO
di Marcello Martelli
IL CINCINNATO AMICO DI PERTINI E PASOLINI
TASSATO DAL FISCO COME UN PALAZZINARO
di Marcello Martelli
INFINITI AUGURI
AI LETTORI E
AI NOSTRI AMICI
INSERZIONISTI
Paola Manent
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MAGAZINE 2023
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luna anche diffondevasi intorno coi raggi era tanta che le
terre coperte di neve parevano fiorite di rose e come un
immenso rosaio odoravano nella notte. Il bambino Gesù
rideva teneramente, tenendo le braccia aperte verso l’alto
come in atto di adorazione; e l’asino e il bue lo riscalda-
vano del loro fiato che fumava nell’aria gelida, come un
aroma sulla fiamma.
La Madonna e San Giuseppe di tratto in tratto si scuoteva-
no dalla contemplazione estatica e si chinavano per bacia-
re il figliuolo. Vennero i pastori, dal piano e dal monte, por-
tando i doni. E vennero anche i Re Magi. Erano tre: il Re
Vecchio, il Re Giovine e il Re Moro. Come giunse la lieta
novella della natività di Gesù, si adunarono. E uno disse:
“È nato un altro Re. Vogliamo andare a visitarlo?” “An-
diamo”, risposero li altri due.“Ma con quali doni?” “con
mirra, oro e incenso. Se accetta la mirra, sarà un beone;
se accetta l’oro sarà un ladro; se accetta l’incenso, sarà
un santo.” E si misero in cammino. Le mule seguivano i
sentieri di montagna, guidate da una stella che procedeva
innanzi pè cieli. Come la stella si fermò sulla capanna, i
Re Magi scesero a terra ed entrarono. San Giuseppe e la
Madonna stavano in ginocchio d’innanzi alla mangiatoia,
dove riposava il Bambino. L’asino e il bue facevano su lo
strame un bel passo di danza: e la cornamusa suonava
FAVOLE DI NATALE DI
GABRIELE D’ANNUNZIO
di Elisabetta Mancinelli
G
abriele d’An-
nunzio nella
sua vasta pro-
duzione si è dedicato
a molteplici generi:
poesia lirica, poesia
epica, romanzo, no-
velle, teatro, scritti
di critica, cronaca
giornalistica, pro-
sa d’arte e questa
variegata prolificità
mostra la sua gran-
de apertura menta-
le, verso i più sva-
riati campi.
Tra l’altro, me-
diante il maestro Cesare De Titta, entra in contatto con
le tradizioni popolari e la poesia dialettale abruzzese
che segnano in modo indelebile l’esordio del d’Annunzio
narratore, come testimoniano: Terra Vergine e le Novel-
le della Pescara in cui l’autore solidarizza intimamente
con l’immaginario collettivo rivelato da Antonio De Nino e
Gennaro Finamore. Su questo filone ha toccato le corde
del meraviglioso e del fantastico nelle “Favole di Natale”
tratte da Parabole e Novelle edite nel 1916. Infatti rappre-
sentano un unicum nella sua produzione. Le Favole che
attingono al patrimonio delle fiabe popolari e delle leg-
gende rielaborate in terra d’Abruzzo, alcune delle quali
conosciute tramite fonti orali, vengono trascritte e ricreate
con uno stile personale inconfondibilmente dannunziano.
Tra le “Favole di Natale” particolarmente significativa e
suggestiva è “LA LEGGENDA IN TERRA D’ABRUZZO”:
“La notte era senza luna; ma tutta la campagna risplen-
deva di una luce bianca ed eguale, come nel plenilunio,
perché il Divino era nato. Dalla capanna lontana i raggi
si diffondevano per la solitudine; e la bontà che da quella
5
la mirra, dicendo: “L’oro non è per me!” E quando il Re
donatore di oro si levò, i suoi compagni videro ch’egli era
diventato nano.
GESÙ BAMBINE NASCE
Nche tanta puvertà!
Nen ha né panne, ni fasce,
Ni fuoche pe’ scalla!
La Madonna la remire
E San Giuseppe suspire,
“Tu ce sci nate al monne
Pe’ volecce salvà:
Faceme grann’allegrezze,
Ch’a è nate ‘ Redentore:
È ‘nu fiore de bellezze,
È ‘nu gra ‘ foche d’amore.”
Viènghene li pastore
Pè fagli grand’anore.”
La figlia de Sant’Anne
Pè noi lu sta prienne.
Lu bove e l’asinelle
Lu stanne a riscaldà.
Giuseppe vicchiarelle
De basce se lu vò magnà.
‘N ciele , oh che splendore!
Menete a faglie onore!
Gabriele d’Annunzio
Ricerca storiografica a cura di Elisabetta Mancinelli
email:mancinellielisabetta@gmail.com
I dipinti sono dell’artista Andrea De Litio
spontaneamente, come pel soffio d’una bocca invisibile.
Si avanzarono i Re Magi e afferirono a Gesù Cristo i tre
doni. Gesù Cristo li accettò tutti. E, nel tempo medesimo,
il Vecchio diventò giovine, il Giovine diventò vecchio e il
Moro diventò bianco. Non più si riconoscevano tra loro; e
contesero a lungo e si copersero d’ingiurie a vicenda. Chi
non tanto si lamentava era il Vecchio diventato giovine. Ma
li altri due sopra lui specialmente tempestavano. Disse il
Moro: “Insomma, chi è la causa della nostra discordia?
Non è forse l’ambizioso che è nato ora? Facciamogli la
guerra.” Li altri due consentirono. E poco dopo incomin-
ciarono le persecuzioni.
Una seconda leggenda narra che, nel viaggio, i Re Magi
contendevano con molta furia; poiché non potevano an-
cora stabilire chi dovesse essere il primo ad offrire il
dono. Primo voleva essere chi portava l’oro. E diceva:
“L’oro è più prezioso della mirra e dell’incenso; dunque
io debbo essere il primo donatore”. Li altri due alla fine
cedettero. Quando entrarono nella capanna, il primo a
farsi innanzi fu dunque il Re con l’oro. S’inginocchiò ai pie-
di del Bambino; e accanto a lui s’inginocchiarono i due con
l’incenso e con la mirra. Gesù mise la sua piccoletta mano
sul capo del Re che gli offerse l’oro, quasi volesse abbas-
sarne la superbia. Rifiutò l’oro; soltanto prese l’incenso e
6
F
ernando Filipponi
è storico dell’arte
e specialista delle
arti decorative.
Nato a Teramo nel 1978
ha frequentato il liceo
classico Dèlfico. Laure-
ato in Lettere Moderne
presso l’Alma Mater
Studiorum Università
di Bologna con Anna
Ottani Cavina, una del-
le più illustri storiche
dell’arte del nostro
Paese, ha consegui-
to in seguito il titolo di
Dottore di ricerca in
Storia dell’Arte presso la stessa Università. È stato quindi
Ricercatore all’Università di Bologna dove ha insegnato e
fatto ricerca nelle discipline della Storia dell’arte euro-
pea del Settecento, dell’architettura d’interni e delle arti
decorative in età moderna. In seguito è stato Ricercatore
presso la Fondation des Sciences du Patrimoine di Parigi,
Istituzione pubblica francese specializzata nella formazione
e nella ricerca sulle discipline della gestione e della valoriz-
zazione del Patrimonio culturale.
A Parigi Filipponi oggi lavora come Ricercatore storico
dell’arte presso il museo del Louvre e insegna Storia del-
le Arti Decorative all’Ecole du Louvre, l’università d’ec-
cellenza specializzata nelle discipline storico-artistiche
e nella formazione dei professionisti della gestione del
patrimonio culturale.
Ha pubblicato monografie (Aurelio Anselmo Grue. La ma-
iolica nel Sette-
cento fra Castelli
e Atri, 2015), studi
sul rapporto fra arti
decorative e le arti
“maggiori” in età
moderna (Souve-
nir d’Arcadia. Ispi-
razione letteraria,
classicismo e nuovi
modelli per le arti
decorative alla cor-
te di Clemente XI,
2020), sulle que-
stioni legate al patrimonio
e alle istituzioni culturali
nell’èra digitale (Amateurs
et institutions. Perspecti-
ves historiques, explora-
tions numériques, 2022, con
Marta Severo) e ha scritto
in riviste specializzate, atti
di convegni e cataloghi di
mostre.
Per la città di Teramo Fer-
nando Filipponi ha promos-
so presso il Comune una
serie di azioni mirate alla
valorizzazione del Patri-
monio della Città e del suo Territorio, azioni rivolte sia al
patrimonio materiale, cioè il patrimonio artistico e diciamo
così monumentale o ancora i musei, sia a quello immateria-
le, cioè le tradizioni trasmesse oralmente di generazione
in generazione, quindi anche la lingua, il dialetto, le pra-
tiche sociali, o ancora l’artigianato tradizionale… Queste
azioni fanno tutte parte di un progetto più generale che im-
plica secondo Filipponi la riorganizzazione della macchina
gestionale patrimoniale cittadina e che chiama in causa un
approccio integrato e consapevole delle sfide che si aprono
in questi anni ai professionisti della gestione del patrimonio
culturale. A tale riorganizzazione si affianca un capitolo di-
gitale, strumento adatto a sanare la frattura fra i cittadini e
il proprio patrimonio, frattura che si è accentuata a Teramo
dopo i terremoti ed è stata suggellata dalla chiusura degli
edifici e dei luoghi di conservazione del patrimonio artistico.
Una di queste azioni mirate, che costituiscono, secondo
Filipponi, da un lato un test di prova e dall’altro una dimo-
strazione dell’efficacia di una progettualità consapevole e
specializzata, è stata lanciata un anno fa sotto il nome di
Teramo a Tavola. Una Cucina Italiana.
Pur avendo subito qualche rallentamento, Teramo a Tavo-
la.UnaCucinaItaliana sta procedendo con risultati inaspet-
tati e si prepara a mostrare ai cittadini di Teramo e del suo
Territorio i frutti del suo lavoro. Il progetto, e la mostra che
ne sintetizzerà i risultati, è illustrare la storia e le caratteri-
stiche distintive (sostenibilità, matrice rurale, elaborazione
borghese), della gastronomia teramana. Di quest’ultima si
evidenziano punti di contatto e divergenze rispetto alla storia
della gastronomia italiana e si inquadrano di volta in volta
i fatti gastronomici in quelli più ampi della storia locale e
nazionale.
Il primo passaggio è stato il lavoro sulla Piattaforma par-
tecipativa. Attraverso un’azione guidata e l’organizzazione
di ateliers aperti alla cittadinanza, si sta effettuando una
ricognizione sull’intero ricettario teramano, comprenden-
do tutti i livelli dalla cucina, da quella della festa alla cucina
quotidiana e popolare. Lostrumento,chesiconfiguracome
modello d’avanguardia e progetto pilota in Italia destinato
a dialogare con programmi omologhi a livello europeo, è
quello della raccolta dati sistematica sulle ricette (ingre-
dienti e lavorazione) basato sulla partecipazione attiva
della cittadinanza, che mediante la piattaforma invia le
proprie ricette, anche quelle poco conosciute, le varianti
localiefamiliaridiricettenoteepubblicate,oppurequelle
la cui versione accreditata non è giudicata corretta, il tutto
FERNANDO FILIPPONI
LO STUDIOSO
CHE RITORNA
PER VALORIZZARE
LA SUA TERRA
di Patrizia Manente
7
in formato scritto, ma anche attraverso contributi audio e
video. Sulla piattaforma è infatti possibile caricare forma-
ti di varia natura o anche richiedere di essere intervistati
dal vivo.
L’integralità dei materiali, comprese le registrazioni delle
testimonianze orali, sarà oggetto di archiviazione e costi-
tuirà in tal modo il primo Archivio pubblico digitale del
Patrimonio Gastronomico Teramano. Lo scopo di questo
censimento è arginare il fenomeno di perdita della memoria
gastronomica e il repertorio che ne risulterà sarà l’oggetto
di un’analisi sistematica, che permetterà di incrociare que-
sti dati con quelli provenienti dalle indagini d’archivio e dal-
le ricerche storiche.
Il progetto è infatti il risultato di un lavoro d’équipe comples-
so, di cui il crowdsourcing non è che il primo passaggio,
e che si radica fortemente sul territorio coinvolgendo molti
specialisti locali. A questi si integrano professionisti di fama
internazionale, coinvolti nel progetto in virtù della loro ri-
conosciuta competenza sugli argomenti trattati e chiamati
a collaborare strettamente con gli enti e gli studiosi locali,
al fine di creare le condizioni favorevoli a un “corto circuito
virtuoso” e a una circolazione orizzontale della conoscenza
che superi la contrapposizione fra centri e periferie del sa-
pere. Le ricerche condotte da questo team di esperti hanno
dato già risultati entusiasmanti sul versante dei documenti
d’archivio (una grande mole di materiali, dal Medioevo al
Novecento, che sono stati scoperti e studiati in questi mesi
da professionisti dell’Archivio di Stato di Teramo) e sul
versante della ricostruzione storica condotta da Massimo
Montanari, il più illustre studioso internazionale di storia
dell’alimentazione, che, assieme ai risultati della cam-
pagna partecipativa, consentiranno di restituire al grande
pubblico un’immagine totalmente inedita del patrimonio
gastronomico teramano e di decretarne l’ingresso sulla
scena gastronomica nazionale italiana. I risultati di questa
operazione costruita attorno alla campagna partecipativa,
alle indagini archivistiche e alle ricerche storiche, saranno
restituiti alla cittadinanza sotto forma di una grande Mostra,
il cui catalogo integrerà l’Archivio digitale del Patrimonio
Gastronomico Teramano (che sarà messo a disposizione
durante l’evento espositivo e resterà aperto alla fruizione
pubblica anche dopo la sua conclusione, in quanto strumen-
to di lavoro essenziale per ogni indagine futura sul patrimo-
nio gastronomico teramano). Teramo a Tavola. Una cucina
Italiana, promosso da Comune di Teramo e Italia Nostra,
è quindi il terreno su cui dimostrare che la Città è in grado
di produrre, direttamente, cultura di alto livello e che lo può
fare mettendo in piedi un’équipe collaborativa che federa
le intelligenze e le competenze del territorio a specialisti di
fama internazionale. Oltre alla curatela di Massimo Monta-
nari, e al lavoro partecipativo dei cittadini volontari, il pro-
getto vede infatti la collaborazione con la Facoltà di Scienze
della Comunicazione dell’Université Paris Nanterre per la
gestione della raccolta, del trattamento e dell’archiviazione
dei dati provenienti dal gruppo di lavoro partecipativo (inter-
vista/redazione autonoma), dell’Università degli Studi di
Teramo, dell’Archivio di Stato di Teramo, della Biblioteca
Regionale “Melchiorre Dèlfico”, del Conservatorio Statale
di Musica “G. Braga”, nonché dell’Unione Regionale Cuo-
chi Abruzzesi, dell’Associazione Provinciale Cuochi Tera-
mo, di Slow Food e di molte altre realtà del Territorio.
Ma questa azione culturale consente di raggiungere anche
altri obiettivi strategici, collocabili su tre livelli differenti.
In primo luogo la conoscenza della storia gastronomica che
sarà veicolata dalla mostra è la base su cui costruire un
brand utile a promuovere chi fa cucina teramana oggi e
quindi chi la vende. Perché non si può promuovere un pro-
dotto sul mercato se non lo si conosce a fondo.
La seconda ricaduta è su un altro livello: la collocazione
di quest’azione culturale nel gruppo dei pochi progetti pi-
lota di questo genere, gli garantirà una visibilità nazionale
ed europea. In terzo luogo, su un fronte ancora diverso: la
prospettiva italiana, per parafrasare il titolo del progetto,
in cui Massimo Monta-
nari intende collocare
la storia gastronomica
della Città e del territo-
rio teramano aprirà la
porta di accesso di que-
sta cucina, ancora to-
talmente locale, al pal-
coscenico nazionale.
Ciò vuol dire far salire
la cucina teramana a
un livello di interesse
nazionale, seguendo la
traccia come avvenuto
in passato per la cucina
emiliana delle due città,
Parma e Bologna.
Louvre - Département des Objets d’art Piramide del Louvre
8
LA PRESENTOSA,
GIOIELLO SIMBOLO
D’AMORE E TRADIZIONI
ABRUZZESI
di Patrizia Manente
È
un gioiello settecentesco, emblema dell’Abruz-
zo. Un vero capolavoro dell’arte orafa abruzzese,
una scultura in miniatura. L’origine della Presen-
tosa non è nota, ma le prime notizie sulla produzione
del manufatto risalgono al periodo tra il 1804 e il 1816.
Affonda le sue radici tra Guardiagrele e Agnone (ap-
partenente fino al 1811 all’Abruzzo). In seguito la produ-
zione del magico gioiello arriva a Pescocostanzo, L’A-
quila, Sulmona e Scanno. Chi ha creato la Presentosa
si è ispirato ai rosoni delle chiese, in particolare a
Santa Maria di Collemaggio, che è un trionfo di intarsi
che lasciano trapelare luce, fede e speranza. A se-
conda del territorio, la Presentosa presenta variazioni
del “messaggio d’amore” che deve rappresentare. Il
nome deriva dal dialetto “presentenze”, vale a dire
donna che si presenta come promessa sposa. Infatti
l’antropologa Adriana Gandolfi - autrice del libro “La
Presentosa. Un gioiello degli Abruzzi fra tradizione e
innovazione” – sostiene che questo gioiello aveva un
significato emblematico. Il ciondolo ha forma tonda o
tondeggiante, oppure una forma a stella con dentella-
ture e intrecci di linee curve in filigrana, con al centro
uno o due cuori, con gemme incastonate, coralli e pie-
tre preziose, a volte accompagnati da altri simboli. La
Presentosa si realizza in oro e anche in argento: come
pegno d’amore nella versione a due cuori; come se-
gno d’affetto, stima e riconoscenza nel modello a un
cuore. Ogni orafo, infatti, apporta creatività. Tuttavia, la
Presentosa è diventata celebre grazie a Gabriele d’An-
nunzio che l’ha descritta nel suo romanzo “Il Trionfo
della Morte”. Inoltre la Presentosa è un gioiello che
si tramanda, nel senso che dallo scrigno della madre
passa a quello della figlia. È il faro dell’amore e della
fortuna.
9
A
rriva nel Teramano Guido Bertolaso, conoscito-
re e amico dell’Abruzzo, che già ha operato con
successo per aiutare L’Aquila a risollevarsi dal
disastro del terremoto. Fu il capo del governo Silvio
Berlusconi a volerlo al suo fianco come sottosegre-
tario delegato alla Protezione Civile in un momento
drammatico per noi abruzzesi e per l’Italia. Bertolaso
lavorò con serietà e impegno, ma siamo in un Paese
dove l’odio politico non risparmia neppure una riser-
va dello Stato rigorosa e capace. Chiamata a risolve-
re, da commissario straordinario, molte importanti
CON LA CITTADINANZA
ONORARIA
DI MONTORIO
A GUIDO BERTOLASO,
ARRIVA SUL TERRITORIO
UN PRESTIGIOSO
PROTAGONISTA
DEL FARE
di Marcello Martelli
emergenze locali e nazionali: terremoto de L’Aquila,
crisi dei rifiuti in Campania, vulcani nelle Eolie, aree
marittime di Lampedusa, bonifica del relitto della
Haven, rischio bionucleare, mondiali di ciclismo di
Varese del 2008, presidenza del G8 de L’Aquila del
2009, area archeologica romana, prevenzione da
rischi SARS, frana a Cavallerizzo (CS) 2005/ 2010,
commissario delegato per l’Emergenza incendi bo-
schivi 2007-2010. Nel 2020 l’incarico di consulente in
Lombardia, Marche, Sicilia e Umbria per l’emergen-
za COVID-19. Parte da Montorio al Vomano e dal suo
sindaco Fabio Altitonante l’iniziativa per conferire la
cittadinanza onoraria a Guido Bertolaso, personag-
gio benemerito mai abbastanza onorato e gratificato
da tutti gli italiani con gli abruzzesi in testa. L’onorifi-
cenza sarà conferita a fine anno, con l’auspicio che il
prestigioso “protagonista del fare” voglia dare anche
al nostro negletto territorio il suo contributo di idee e di
opere. Anche per dare seguito al convegno “Ripensia-
mo il turismo anche con l’enogastronomia”, cui prese
parte a L’Aquila e, da Gran Priore della Confraternita
Enogastronomica d’Abruzzo, consegnai a Guido Ber-
tolaso un attestato d’onore per le sue notevoli bene-
merenze post-sisma.
10
Bosco dei faggi torti - Ceppo (Rocca Santa Maria)
11
“Curréte, non vi vruvignate,
avete dispiacere? Avete spine?
Saprete l’avvenire e il passate.
Due soldi, e il pappagalle ammaestrate
vi troverà il cartelle del destine.
”
R
icordate “lu destine”, magica poesia di Modesto
Della Porta? Quel mitico personaggio abruzzese
che girava con la gabbietta nelle fiere di paese
SAPORI DELLA
TRADIZIONE E LA
“MAGA CUOCA”
CHE TOGLIE
INVIDIA
E MALOCCHIO
di Sara D’Alessandro
non c’è più. Ma ora è possibile trovare l’alternativa,
per sapere tutto sulla nostra sorte presente e futura.
Nell’ospitale piccolo borgo di Mutignano (Pineto), c’è
il “Bacucco d’Oro”, raccomandabile trattoria contadina
con sorpresa. Dove con i prelibati piatti della nonna,
c’è lei, la commare Roberta, per accogliervi e che,
dopo il pregiato timballo alla teramana, è pronta a dia-
logare con i commensali per metterli al riparo dalla
malasorte. Come nonna Germana che non c’è più, la
signora Roberta leva la mmidje e lu malucchije con
tecniche antiche, usando lo stesso olio con cui vi porta
in tavola la squisita bruschetta. Questa è una trattoria
con autentica cucina agricola, che non entrerà mai nel
mondo stellato della gastronomia, anche se attrattiva
per la nostra gola e piacevole approdo, speriamo bene-
agurante, per il futuro che ci attende.
12
L’ABRUZZO, DOVE È
FACILE INCONTRARE
IL “RE DELLA TAVOLA”:
IL TARTUFO
di Marcello Martelli
N
essuno lo sa e nessuno lo dice, ma l’Abruzzo è
il maggior produttore al mondo di tartufi. Basta
dare la parola ai numeri: i tesserini per l’eserci-
zio dell’attività di raccoglitori sono in costante aumen-
to. Senza contare quelli che di tesserino e di regole da
rispettare non vogliono neppure sentir parlare. Un’at-
tività florida, in piena espansione, che vede il pelle-
grinaggio continuo dei “raccoglitori” che battono porta
a porta la nostra regione, strappando il miglior prezzo
a cercatori disorganizzati, divisi, spesso in feroce lotta
l’uno contro l’altro. Oggi tutti conoscono e apprezzano il
re della tavola, la gemma sotto terra, il diamante ve-
getale. Eppure, sono in tanti a non rispettare l’ambiente
in cui la preziosa specialità nasce e si riproduce, fino a
compromettere una risorsa sia economica che gastro-
nomica. Il pericolo infatti c’è e si allarga a macchia d’o-
lio: si moltiplicano i casi di raccolta selvaggia del pre-
zioso prodotto. Perché il mestiere del tartufaio non si
inventa dall’oggi al domani. Sarebbe il caso di lasciare
ai professionisti la gioia e la fatica del raccolto. Chi vo-
lesse comunque provare l’ebbrezza di trovare un tesoro
di altissimo valore economico e gastronomico (il tartufo
ormai è al livello delle pietre preziose), potrà partecipa-
re a una delle tante visite guidate da esperti cercatori
nei boschi. Il cavatore deve imparare a “leggere l’am-
biente” nel quale si muove, capirlo e rispettarlo. La
raccolta del tubero è un’attività delicata, che ha le sue
tecniche e i suoi rituali, tanto che spesso non si parla di
“raccolta”, ma di “caccia” al tartufo. I “fuorilegge” del
bosco non usano i cani, che per una ricerca fruttuosa e
ordinata sono indispensabili, anche per salvaguardare
la continuità del prodotto. Non si curano di rincalzare lo
scavo operato. Fanno una “caccia” solo dannosa. Negli
ultimi anni, comunque, si evidenzia un incremento nelle
attività di controllo. Da non sottovalutare che quella in-
torno al tartufo e ai suoi derivati è una realtà economica
ed occupazionale rilevante. Qualche tempo fa l’associa-
zione ecologica di un piccolo paese della Val di Sangro,
conosciutissimo per i tartufi, ha organizzato con suc-
cesso una mostra-mercato ed un convegno per iniziare
l’opera di sensibilizzazione di politici e amministratori.
Nella nostra regione si possono trovare quasi trenta
tipi diversi di tartufo, diffusi dai trecento fino a circa
millecinquecento metri di altitudine. La produzione
totale si aggira intorno ai quattrocento quintali (cifra
indicativa per difetto), molti dei quali finiscono per ali-
mentare i redditizi mercati di altre regioni italiane. Il
più abbondante è il “tartufo estivo”, detto anche “scor-
zone”. Tartufo bianco, nero, invernale o estivo stiamo
parlando comunque di un mercato in piena salute, che
coinvolge nei vari passaggi diverse figure: professionisti
o cercatori per hobby, trasformatori del prodotto, ope-
ratori turistici, ristoratori. Far emergere questo mondo
sommerso, soprattutto difendendolo da chi invece vor-
rebbe distruggerlo o comprometterlo, si tradurrebbe in
una catena di benefici e di positive ricadute sul territorio.
Sin dall’antichità i tartufi hanno rappresentato l’apice
della raffinatezza gastronomica e come tale riservati
alle tavole regali. In Abruzzo esiste una ricca produ-
zione naturale di elevata qualità e la ricerca, da attività
13
marginale e hobbistica, ha assunto da alcuni decenni
importanza economica, anche con l’impianto di nume-
rose tartufaie, le cui prime esperienze di coltivazione
risalgono alla fine del settecento.
L’Abruzzo è terra eletta per i tartufi. Dai boschi dell’a-
quilano e del teramano fino alle pinete marittime sulla
costa, il ricercatissimo tubero è presente nella nostra
regione con una ricchezza di specie, a loro volta tipi-
cizzate dalle varie zone di provenienza per la gioia dei
buongustai.
I
primi scritti sulla “medicina con le piante” sono
opera dei Sumeri: più di 3.000 anni A.C.. Con la loro
scrittura cuneiforme, riproducevano le ricette su
tavolette d’argilla. Così inizia la storia ufficiale della
fitoterapia, anche se è risaputo che l’uomo ha utilizza-
to sempre le piante per nutrirsi e per curarsi. Mentre
le conoscenze sulle piante medicinali non hanno mai
smesso di progredire. Il modo di estrarre i loro prin-
cipi benefici è rimasto lo stesso attraverso i secoli. La
celebre tisana, si ottiene per infusione o decozione di
piante medicinali in acqua bollente. Questi tipi di pre-
parazioni permettono di utilizzare solo una parte dei
principi attivi contenuti nella pianta, quelli cioè solubili
nell’acqua che non sempre sono i più efficaci. Era quin-
di un modo di sfruttare la fitoterapia solo in parte. Ecco
perché, negli ultimi anni, grazie allo sviluppo delle tec-
nologie di laboratorio, la fitoterapia ha assunto carat-
teristiche “moderne”. Sono nate le capsule contenenti
la pianta secca, sotto forma di estratto o di polvere.
AGLIO (ALLIUM SATIVUM)
Parte utilizzata: il bulbo
L’Aglio, condimento larga-
mente utilizzato per cucina-
re, conserva dal Medio Evo
un posto molto importante
tra i rimedi vegetali. Le sue
proprietà antisettiche sono
risultate molto efficaci con-
tro un gran numero di mali, di cui la peste e il colera
non sono certo i minori. Da allora la medicina moderna
ha dimostrato scientificamente le sue proprietà ver-
mifughe, antisettiche e ipotensive. L’aglio viene anche
riconosciuto come ipoglicemizzante, ipocolesterolo-
mizzante e con effetto vasodilatatore sui vasi periferici.
Attualmente viene utilizzato come ipotensore. È stato
messo in evidenza uno dei suoi principi attivi, l’allicina
che è responsabile dell’odore piccante e forte.
UTILIZZI TRADIZIONALI: IPERTENSIONE, ATEROSCLE-
ROSI, BRONCHITE CRONICA
BORRAGINE
(BORAGO OFFICINALIS)
Parte utilizzata:
l’olio estratto dal seme
La Borraggine è ricca di
due acidi grassi polinsa-
turi essenziali (VITAMINA
F): acido gamma linoleni-
co (24%) e acido linoleico
(38%), le cui proprietà sono molto importanti per la ri-
generazione dei tessuti cellulari, in particolare quello
della pelle. Il fenomeno dell’invecchiamento dei tessuti
cutanei è spesso dovuto alla sostituzione nelle cellule
IL BENESSERE ANTICO
CHIAMATO FITOTERAPIA
di Patrizia Manente
degli acidi grassi insaturi con acidi grassi saturi. Tale
fenomeno si verifica a seguito di una cattiva alimenta-
zione o per l’attacco di radicali liberi sotto l’azione del
sole. L’olio di Borraggine, se utilizzato regolarmente per
via esterna, ma soprattutto pe quella interna, aiuta la
pelle a resistere meglio agli attacchi del tempo. Svolge
un’azione rigeneratrice sulla pelle.
UTILIZZI TRADIZIONALI: RUGHE, SMAGLIATURE, PEL-
LE SECCA
CARDIACA
(LEONURUS CARDIACA)
Parte utilizzata:
la sommità fiorita
Si chiama Cardiaca perché
nell’antichità la si utilizzava
contro i disturbi cardiaci. È
una pianta medicinale nota
fin dal XV secolo e veniva
coltivata nei giardini dei monasteri. Come il Bianco-
spino, la Cardiaca è la pianta del cuore per eccellenza.
Cardioregolatore, migliora la circolazione coronarica e
la nutrizione del muscolo cardiaco. È un ipotensore, un
cardiotonico, un antispasmodico che ha la funzione di
calmare le palpitazioni e di diminuire lo stress.
UTILIZZI TRADIZIONALI: AZIONE SEDATIVA, PALPITA-
ZIONI, TACHICARDIA
ASHWAGANDHA
(WITHANIA SOMNIFERA)
Parte utilizzata:
radici, foglie, bacche,
semi, corteccia
L’Ashwagandha è una
pianta orientale collocata
fra i medicinali più impor-
tanti della classe rasayana,
ovvero dei tonici ringiovanenti e di lunga vita. Usata da
millenni e diffusa in India, Asia orientale, Sudafrica.
Appartenente alla famiglia delle Solanacee (stessa fa-
miglia del pomodoro, melanzana, patata, belladonna).
Viene anche indicata per la tosse, reumatismi, ulcere,
disturbi ginecologici, stati infiammatori. Utilizzata da
uomini, donne e bambini per sostenere e stimolare l’e-
nergia vitale in soggetti debilitati.
UTILIZZITRADIZIONALI: RILASSAMENTO E BENESSERE
MENTALE, TONICO ADATTOGENO, STANCHEZZA FISICA
FINOCCHIO
(FOENICULUM VULGARE)
Parte utilizzata: il frutto
Il Finocchio, conosciuto
sin dall’antichità, è dotato
di quasi tutte le virtù cu-
rative. Delle sue numero-
se proprietà, alcune sono
scientificamente stabilite.
I frutti che fanno parte delle quattro semenze calde
(anice verde, carvi, coriandolo, finocchio) hanno delle
proprietà ben dimostrate e devono la loro ricchezza
14
all’olio essenziale. Sono inoltre degli eccellenti stimo-
lanti dell’apparato digestivo: combattono la stitichezza,
dissipano i gas (carminativi) e calmano le coliche. Il Fi-
nocchio è anche conosciuto come galattagogo (stimola
l’allattamento).
UTILIZZI TRADIZIONALI: COLITE, DIGESTIONE DIFFICI-
LE, AEROFAGIA, DILATAZIONI, MONTATA DIFFICILE O
INSUFFICIENTE DEL LATTE
GINSENG
(PANAX GINSENG)
Parte utilizzata: la radice
Mitica pianta originaria del-
la Cina e della Corea, il Gin-
seng è una delle più antiche
droghe conosciute, tanto
che proprio in Cina da più di
2.000 anni gode della repu-
tazione di essere un tonico, un afrodisiaco e un elisir di
longevita. La composizione del Ginseng è molto com-
plessa: infatti oltre ai ginsenosidi vi sono altre sostanze
che hanno un ruolo fisiologico importante: le Vitamine
del gruppo B, Vitamina C, Olio essenziale, Aminoacidi,
Estrogeni. Gli si attribuisce un effetto positivo sull’ab-
bassamento tasso del colesterolo e un’azione generale
rivitalizzante.
UTILIZZI TRADIZIONALI: STANCHEZZA, CONVALESCEN-
ZA, INFLUENZA, DEPRESSIONE, IMPOTENZA, SURME-
NAGE INTELLETTUALE E FISICO
LUPPOLO
(HUMULUS LUPULUS)
Parte utilizzata:
l’infiorescenza femminile
Il Luppolo è una pianta co-
mune in Europa che viene
coltivata nelle regioni pro-
duttrici di birra poiché è alla
base dell’aromatizzazione
amara di questa bevanda. Nonostante tale pianta non
sia stata molto utilizzata nell’antichità per le sue virtù
terapeutiche, è dal XII secolo menzionata come “ri-
medio della malinconia”, per le sue proprietà aperiti-
ve, depurative, lassative e vermifughe. Mentre è stata
precisata la veridicità di alcune attività tradizionalmente
attribuite al Luppolo, in modo particolare le azioni se-
dative e rilassanti.
UTILIZZI TRADIZIONALI: INSONNIA, NERVOSISMO, DE-
PRESSIONE, DIGESTIONE, FLATULENZA, MESTRUAZIO-
NI DOLOROSE O INSUFFICIENTI
MIRTILLO
(VACCINIUM MYRTILLUS)
Parte utilizzata: il frutto
Il Mirtillo è una piccola
bacca blu, cresce su un ar-
busto dalle foglie coriacee
facendo la gioia dei pas-
seggiatori dei sottoboschi.
È considerata un grande
medicinale della fitoterapia per la sua ricchezza in an-
tociani. Viene utilizzata con grande efficacia nella cura
della diarrea e in dosi minori in casi di colite, e per tutti
i dolori di origine intestinale. I suoi costituenti aiutano a
migliorare la circolazione e la visione notturna.
UTILIZZI TRADIZIONALI: DOLORI ADDOMINALI, DIAR-
REA, COLITE, SPASMI INTESTINALI, DISTURBI DELLA
MICROCIRCOLAZIONE
PIANTAGGINE
(PLANTAGO MAJOR)
Parte utilizzata: la foglia
La Piantaggine è una pic-
cola pianta dalle foglie lar-
ghe divise in cinque parti.
Essa ha delle interessanti
proprietà antinfiammatorie
e antiallergiche nelle se-
guenti malattie respiratorie: asma, raffreddore da fieno,
sinusite e rinite, ed ha anche la proprietà di calmare la
tosse e facilitare l’espettorazione.
UTILIZZI TRADIZIONALI: MALATTIE RESPIRATORIE
ALLERGICHE, BRONCHITE, TOSSE, FARINGITE, LA-
RINGITE
ROSOLACCIO
(PAPAVER RHOEAS)
Parte utilizzata: il petalo
Questo grazioso fiore ros-
so, che vivacizza nel mese
di maggio i nostri campi di
cereali, e ha ispirato nu-
merosi celebri pittori, è allo
stesso tempo una pianta
medicinale conosciuta da moltissimi anni. Il Rosolaccio
si utilizza per le sue virtu’ calmanti e sedative spiega-
te ai nostri giorni dalla presenza nei petali di numerosi
alcaloidi e, grazie alle mucillagini in esso presenti, per
le proprietà emollienti e antitussive. È particolarmente
consigliato per i bambini e le persone anziane.
UTILIZZI TRADIZIONALI: NERVOSISMO, ANSIETÀ, PAL-
PITAZIONI CARDIACHE, INSONNIA
SALVIA
(SALVIA LAVANDULIFOLIA)
Parte utilizzata: la foglia
La Salvia era considerata
dai greci “l’erba sacra”, e
dai romani un vero toccasa-
na efficace contro qualsiasi
male (il nome latino Salvia
si riferisce a salvare = gua-
rire). La sua azione si esplica principalmente a livello
degli organi digestivi nei casi di dilatazioni addominali,
flatulenze, lentezza digestiva ed eruttazione. Essendo
anche una pianta antisettica, rallenta le fermentazioni
intestinali e gli sviluppi microbici che possono provoca-
re delle infezioni intestinali.
UTILIZZI TRADIZIONALI: DISTURBI DIGESTIVI, DILATA-
ZIONI, DISTURBI MESTRUALI, FLATULENZA
15
LE USANZE
NATALIZIE
TERAMANE
A TAVOLA
di Patrizia Manente
D
al punto di vista gastronomico, il Natale
è la festività magica che maggiormente
ha conservato i legami con le tradizioni e
con il passato. Bisogna però riconoscere che
molto, attualmente, si è ridotto a mera
consuetudine e anche ciò che sembra
rimasto immutato nel tempo, in re-
altà si è svuotato del suo significa-
to più profondo. La differenza
quindi è sostanziale, se si pensa
che una volta, dietro il rispetto
assoluto di certe “regole” ali-
mentari (la partecipazione
di tutta la famiglia alla cena
della Vigilia, l’astinenza
dai piatti di carne, ecc.), si
nascondeva una profonda
devozione sia verso i va-
lori di spiritualità e fratel-
lanza infusi dal messag-
gio cristiano, sia verso le
usanze della propria zona
di appartenenza.
“Chi nën dijunë la viggilië dë
Natalë, duvendë o lupë o canë”
dice un proverbio popolare. Era
impensabile mangiare il giorno del
24 dicembre e nessuna circostanza
poteva impedire a ciascun componente
della famiglia di partecipare alla cena della
Vigilia. Nessuno, inoltre, poteva rompere il digiu-
no senza il consenso delle stelle: non si poteva iniziare a
mangiare prima della loro apparizione in cielo.
“Primë dë Natalë ne freddë ne famë
Dapù Natalë freddë e famë”
Dai ricordi della tradizione di fami-
glia, da nonna Giulietta a mia ma-
dre Adele, discende lo stesso
menu di un tempo, mai abba-
stanza rimpianto. Trovo per-
ciò importante conservare la
tradizione culinaria terama-
na, anche per non rischiare
che molti piatti (un po’ di-
menticati) rischino di an-
dare perduti per sempre.
LE PIETANZE
SONO STATE PREPARATE DA MIA MADRE
Adele Di Franco
È
un ingrediente protagonista
della tradizione natalizia
teramana. Esistono tanti
modi per preparare il baccalà alla
VIGILIA: fritto, arrosto, in umido. Nella
lenta cottura della passata di pomodoro,
si formerà un delizioso sughetto, insaporito con
cipolla, prezzemolo, sedano e un po’ d’acqua.
P
iccole delizie “di pasta frolla” con ripieno. Gli ingredienti: marmellata
d’uva, zucchero, cioccolato fondente, mandorle tostate e tritate
finemente, cannella in polvere, vaniglia. Per l’impasto: farina, olio evo,
zucchero, uova, scorza di limone non trattata. Questi dolci caratteristici
sono immancabili sulla tavola delle famiglie teramane.
FOTO DI:
Patrizia
Manente
Q
uesta antica ricetta si prepara la
sera della VIGILIA di NATALE: mettere
prima a soffriggere l’olio e l’aglio,
versare i funghi cardarelle e due alici, dopo 10
minuti aggiungere la conserva di pomodoro e un
ciuffetto di prezzemolo, infine mettere il tonno.
Far cuocere il tutto a fuoco lento per circa un’oretta.
Linguine con
funghi “cardarelle”
tonno e alici
Il Baccalà
in umido
con patate
I Bocconotti
18
P
atrizia D’Andrea nasce a Penne, vive a Pineto.
Frequenta l’atelier d’arte del maestro Gianni
Massacesi a Silvi e compie studi relativi ai mo-
delli classici della storia dell’arte. Personalità com-
plessa, pittrice d’intuito e d’antica vocazione. La pit-
PATRIZIA D’ANDREA
PITTRICE
DELL’OTTIMISMO
E DI ACCESI SCENARI
di Laura Ferrucci
tura di Patrizia D’Andrea è un inno all’ottimismo, tra
la pausa e la gestualità sia nel segno che nel colore,
che spesso producono effetti sorprendenti. Il croma-
tismo libero e violento, con contrasti chiaroscurali,
gestualità diretta e impetuosa costituiscono coor-
dinate stilistiche eccellenti. Il critico Carlo Fabrizio
Carli indirizza la sua ricerca verso un contesto neoe-
spressionista, grazie all’impiego di frammenti dalla
vivace figuralità che sembra evocare accesi scenari
da mari del Sud. Vasta e di prestigio la sua attività
espositiva che l’ha vista presente a Napoli, Molfetta,
Roma, Urbino, Siena, Firenze, Mosca, Amsterdam.
Nel 2018 fonda con altre tre donne il Gruppo4, che
inaugura la rassegna “Arte&Donna” e la mostra
“L’arte al femminile nel mondo liquido” presso il
19
Museo Vittoria Colonna di Pescara. Nella sua carriera
artistica ha vinto numerosi premi e riconoscimenti,
come il Premio della Critica al concorso artistico
“Le Immagini della memoria - covid19” 2020 Chie-
ti. Nel 2021 una menzione speciale a “Art-e orizzonti
artistici” dal direttore del Maco Museum Luciano
Costantini di Veroli e, nel 2022, è la volta del premio
speciale della critica al Premio Accademico Interna-
zionale d’Arte Contemporanea “Apollo Dionisiaco”
2022 Roma. Le sue opere figurano in collezioni pub-
bliche e private, luoghi di culto e musei. Come il “Mu-
seo delle Genti d’Abruzzo” Pescara, “Camera di Com-
mercio” Chieti, “Pinacoteca Corrado Gizzi” Guglionesi,
“Pinacoteca Civica” Pratola Peligna, “Museo Interna-
zionale della Pesca a Mosca Stanislao Kuckiewicz” e
il “Museo Patini” di Castel di Sangro. Recentemente
il Comune di Pescara ha intitolato una sala comuna-
le della città, dedicandola ad una sua opera “Vittoria
Colonna. Il tempo e la storia”, omaggiando l’artista.
È presente in cataloghi nazionali e internazionali,
tra cui il Rubbettino Editore “Percorsi d’Arte in Italia
2015”, curatori del catalogo Giorgio Di Genova - Enzo
Le Pera e “Annuario d’Arte Moderna” Artisti Contem-
poranei 2022. Hanno scritto di lei: Vittorio Sgarbi, An-
drea Baldocchi, Sandro Melarangelo, Marialuisa De
Santis, Elisabetta Mancinelli, Enrico Trubiano, Leo e
Chiara Strozzieri, Carlo Fabrizio Carli, Cosimo Sa-
vastano.
p.dandrea@yahoo.it • Cell. 333 9633991
www.patriziadandrea.com
www.facebook.com/dandreart/
20
C
on l’arrivo di Brunello Cucinelli, imprenditore
dell’alta moda che punta su Penne per una nuo-
va azienda con 350 nuovi posti di lavoro, forse
si sta avverando l’auspicio del ritorno dei grandi Ca-
pitani d’industria, che hanno scritto pagine d’oro del
grande libro “made in Abruzzo”. A Penne fu un sarto
che, alla fine della seconda guerra mondiale, indicò la
strada maestra. Nazareno Fonticoli, questo il nome,
aveva iniziato con un negozio in via Barberini a Roma.
Poi, negli anni ’60, aveva continuato con una fabbrica
a Penne, in Abruzzo, dove un eccellente lavoro sar-
toriale prevalentemente fatto a mano con innovative
A Penne Cucinelli apre
un’azienda per 350 posti di lavoro
TORNANO I CAPITANI
D’INDUSTRIA
RICOMINCIANDO
DALL’UMILE SARTO
CHE DA PENNE
ESPORTÒ L’ALTA
MODA A PARIGI
di Marcello Martelli
capacità imprenditoriali assicurava agli abiti Brioni
un successo durevole nel mondo del lusso e dell’e-
leganza. La formula vincente? Era quella del “saper
fare”, con una artigianalità che, affondando le radici
nell’esperienza e nelle competenze, è capace di lan-
ciare i prodotti su nuovi mercati. Strategia in cui si era
sempre distinta l’azienda di Penne, arcinota ormai in
tutto il mondo per i suoi vestiti di alta sartoria e qua-
lità. In mostra nei negozi più eleganti in Italia come in
America e non solo. Una magnifica realtà della nostra
imprenditoria che ha fatto scuola persino in Francia,
dopo che investitori d’Oltralpe ne hanno acquisito la
proprietà. Ma, in questi ultimi cinquant’anni, abbiamo
preferito imboccare una strada diversa, in Abruzzo,
mettendo da parte “identità locali” che, con la crisi
che morde, adesso stanno tornando di moda e dovreb-
bero farlo sempre di più. L’abito confezionato a Penne
e la lavorazione del cuoio a Firenze rappresentano pi-
lastri di un patrimonio fatto di conoscenze, risorse e
potenzialità. Eppure, modelli che quasi mai abbiamo
utilizzato come strada di crescita economica nei vecchi
mestieri, come nelle pratiche artigiane in disuso. Per
non parlare delle eccellenze enogastronomiche. A lun-
go tutto buttato nel dimenticatoio per la corsa frenetica
che, in questi anni, abbiamo affrontato, alimentando il
sogno delle “cattedrali nel deserto”. Della industria-
lizzazione selvaggia comunque in confitto con la cul-
tura artigianale e agricola del nostro territorio. Gli
effetti li stiamo pagando, mentre gli esperti spiegano
Brunello Cucinelli
Nazareno Fonticoli
21
che gli artigiani contemporanei hanno a disposizione, e
possono usarli, strumenti e materiali di alto contenuto
tecnologico. La vera innovazione è quella praticata da
imprese create da capaci artigiani del “saper fare”. È
tempo che in Abruzzo e in tutto il Sud se ne prenda atto.
Il vero made in Italy è ciò che parte da noi stessi. In
particolare dalla “nuova artigianalità”. A cui investito-
ri, poteri pubblici, manager e operai dovrebbero dedi-
care le migliori energie. Come ha fatto l’imprenditore
e stilista Brunello Cucinelli a Penne.
22
A
rriva un cervellone tecnologico per prevenire i
terremoti e per lo studio dei cambiamenti cli-
matici. La catastrofe sismica successa in Turchia
dovrebbe fare da acceleratore a un progetto di enorme
interesse. L’Italia è stata selezionata per ospitare uno dei
super-computer con una potenza di calcolo di oltre 200
milioni di miliardi di operazioni al secondo. Il supercal-
IN ABRUZZO
UN POTENTISSIMO
CERVELLONE PER
LEGGERE E PREVENIRE
I TERREMOTI
di Marco Martini
colatore Leonardo è ospitato al Cineca di Bologna, con
l’obiettivo di creare attorno una rete di centri di compe-
tenza, che associno università, istituti di ricerca e impre-
se per eseguire molteplici applicazioni. Ne sa qualcosa
la scienziata Paola Inverardi, ex rettrice dell’università
del capoluogo abruzzese: “Attorno al progetto -com-
menta- stiamo lavorando dal terremoto dell’Aquila del
6 aprile 2009. Ora, grazie a Leonardo, c’è la possibilità
di modellare gli effetti collegati di diversi fenomeni, e
che siano in grado di elaborare le interazioni e le con-
seguenze degli eventi. Un esempio è la valanga di Rigo-
piano del gennaio 2017, causata da abbondanti nevicate
ed effetti sismici”. Il “cervellone anti-sisma” potrebbe
operare al più presto a L’Aquila. Importante è riuscirci e
anche presto: il terremoto non aspetta.
Scienziata Paola Inverardi Tragedia di Rigopiano 2017
Terremoto 2009 L’Aquila
23
24
L’AQUILA-TERAMO-ASCOLI:
È ARRIVATO
L’UOMO GIUSTO
PER IL VIA LIBERA
AL “TRENO DEI PARCHI
E DEI BORGHI”
P
iù di cento anni fa L’Aquila e Teramo si sono bat-
tute per realizzare il collegamento fra le due
città, grazie alla costruzione di una ferrovia da
Capitignano a Teramo. Alle numerose assemblee che si
tennero, tra il 1920 ed il 1930, per la nuova strada ferra-
ta, fecero da contraltare Rieti e Ascoli che, in polemica
con gli abruzzesi, sostennero la ferrovia per Roma, at-
traversando Passo Corese, Rieti, Antrodoco, Amatrice,
Ascoli. Alla “guerra dei campanili” di un secolo fa par-
tecipò anche il noto studioso Pietro Verrua, che si fece
promotore di una linea per collegare Teramo-Capiti-
gnano, passando per Assergi e Isola del Gran Sasso.
Le contrastanti proposte accesero un clima di accesi
dibattiti, con il risultato di archiviare la ferrovia Capiti-
gnano-Teramo, spianando la strada dei collegamenti
alle autolinee. Ora è il momento giusto per togliere dalla
polvere, l’importante progetto che è di rilevante valenza
turistica, considerati i molteplici elementi che ne rendo-
no possibile la realizzazione. A cominciare dagl’ingenti
investimenti disponibili
per la viabilità ferro-
viaria. L’Aquila e Te-
ramo, non coinvolte
nell’AV Roma-Pescara,
potrebbero reclamare
la loro parte, unendosi
con Ascoli, per rilan-
ciare uno “storico”
progetto ferroviario.
Una infrastruttura di
collegamento su ferro
per rompere il seco-
lare isolamento, fra
Abruzzo e Marche,
delle spopolate aree
interne, valorizzando i
borghi e i parchi turisticamente incantevoli. Qualcosa di
simile stanno facendo in Sicilia con la vecchia ferrovia
Noto-Pachino, che sarà pronta nel 2025 e, attraverso un
importante itinerario turistico, raggiungerà i siti arche-
ologici dell’isola. Per noi l’arrivo di Guido Castelli, ex
sindaco di Ascoli, ora commissario alla ricostruzione
del nuovo governo, potrebbe essere una ulteriore op-
portunità. È l’uomo giusto al posto giusto, sempre che
dal nostro territorio, un po’ fermo e un po’ addormen-
tato, si faccia avanti qualcuno che sappia sostenere la
salvaguardia della storica linea ferroviaria dei “Parchi e
dei borghi”, in parte dismessa e in parte da completare.
Per aprire la strada ad un “treno in livrea”, attraverso
un suggestivo itinerario turistico, che porta nuova vita
in aree dove ora ci sono solo deserto e declino.
Guido Castelli
Foto storica - Collezione Frabrizio Pedicone
25
26
27
FRANCO RUGGIERI
E L’ORGANETTO
INCANTATORE
L’abruzzese che piace anche
ai divi di Hollywood
di Francesco Valentini
L
o storico “du botte”, strumento popolare entrato
a pieno titolo nella storia del folklore abruzzese,
non finisce mai di stupire. In giro per il mondo,
il leggendario strumento si esibisce persino nelle
ville dei più grandi attori di Hollywood, che durante
le loro serate esclusive spesso sono stati allietati dal-
le melodie dell’organetto incantatore. Anche in tempi
di Coronavirus, l’organetto si è confermato il miglior
anti-stress che ci sia. Intanto, in questi giorni, è arri-
vata la lieta notizia del premio per l’innovazione as-
segnato alla storica fabbrica Della Noce di Teramo.
La leggenda dei virtuosi dell’organetto della tradizione
abruzzese diventa sempre più ricca e importante. Oggi
vorremmo rendere omaggio a Franco Ruggieri che a
5 anni ha iniziato a suonare, sotto la direzione di suo
padre Attilio, musicista autodidatta, che a sua volta
aveva imparato dal suo genitore i segreti del magico
organetto. Insomma, stiamo parlando di una famiglia
con tre generazioni di suonatori e anche costruttori
di questo straordinario strumento ormai conosciuto
Franco Ruggieri
in tutto il mondo, conquistando un posto d’onore fra
gli appassionati di musica folkloristica e popolare.
Il maestro Ruggieri ha ormai alle spalle una brillante
carriera che, con il padre e il fratello Renato, ha im-
preziosito di premi e successi, portando musiche e
melodie straordinarie nelle gare e nei concorsi più im-
portanti d’Italia. Le sue composizioni, a cominciare da
“Vento del Gran Sasso”, sono nel repertorio di molti
colleghi organettisti che si esibiscono nelle migliori
sale da ballo e di musica folkloristica.
28
STRAGE DI NERETO,
DICIOTTO ANNI DOPO
Classificata in partenza
“da allarme sociale” e poi
finita nel dimenticatoio,
la barbara fine di Libero
e Emanuela Masi è sempre di
più un “thriller” di impuniti
professionisti del crimine.
di Marcello Martelli
G
iugno 2005 - giugno 2013. Otto anni di fitto mi-
stero attorno a un duplice delitto che resta un
thriller perfetto di professionisti che girano im-
puniti, chissà dove. Almeno dieci gl’interrogativi che
non hanno mai trovato risposta. E per quel massacro
consumato nella palazzina al centro di Nereto, resta
la voglia bruciante di verità e giustizia. È buio pesto, in-
vece. Inchiesta giudiziaria chiusa. Né può esserci ras-
segnazione per un crimine “da allarme sociale”, come
ebbe a sottolineare il procuratore della Repubblica,
Cristoforo Barrasso, subito dopo il suo impressionante
macabro sopralluogo nella casa dei Masi.
IMPOSSIBILE DIMENTICARE. Impossibile dimen-
ticare la barbara fine dell’avvocato Libero Masi e
sua moglie Emanuela Chelli. Non si cancella, anche
se, in questi anni, giornali e grandi televisioni hanno
fatto di tutto per rimuovere e dimenticare. Pur dando
spazio, anche eccessivo, a vicende altrettanto truci e
sconvolgenti. Domanda: perchè due pesi e due misu-
re? Perché tanta attenzione alla sfortunata vicenda di
Melania o di Yara, dimenticando Emanuela, la moglie
dell’avvocato di Nereto? Insieme al marito Libero, or-
mai, sepolta due volte: sotto terra, e sotto la coltre di
silenzio della giustizia e dei media.
SENZA RISPOSTA. Almeno dieci le domande sul “gial-
lo” ermetico e inquietante della Valvibrata:
1 - Il movente. Non si conosce ancora il movente che
ha armato la mano degli assassini e li ha spinti a ucci-
dere. Rapina? Vendetta? Nessuna risposta certa.
2 - Quanti erano. Quella notte tragica in quanti era-
no nella casa del delitto ad assalire e poi brutalmente
assassinare Libero e sua moglie Emanuela? Una sola
persona o più di una a compiere una strage allucinante?
3 - L’arma. Una mannaia, una sciabola, un’arma diver-
sa? La risposta certa non esiste.
4 - L’irruzione. L’assassino o gli assassini hanno fatto
irruzione in casa Masi, quella notte,ma come sono ar-
rivati? In auto? A piedi? Nessuno li ha visti e notati. Né
prima né dopo. Eppure, la palazzina è nelle immediate
vicinanze del centro.
5 - La fuga. Possibile che, dopo una carneficina che
aveva annientato due vite umane, i responsabili siano
riusciti a far perdere ogni traccia, senza essere notati?
Fuga fortunata o studiata a puntino prima?
6 - Facce note? Erano persone locali conosciute dalle
vittime o di sconosciuti arrivati da lontano? La vecchia
zia di Emanuela che al momento dell’aggressione si
trovava al piano di sopra, era convinta che fossero per-
sone note alle due vittime.
7 - Impronte. In casa Masi non sono state trovate im-
pronte. Cancellate dalla confusione seguita alla im-
pressionante scoperta dei cadaveri o inesistenti, per-
ché gli aggressori indossavano i guanti?
8 - Mandanti. Un delitto su commissione? Perché? Vo-
luto da chi? Mistero profondo anche qui.
29
9 - Stranieri. I coniugi Masi uccisi da mano di connazio-
nali o di stranieri? Nessun elemento sicuro che possa
accertarne la nazionalità.
10 - Basisti. Assassini venuti da lontano o della zona,
ma erano presenti dei basisti, quella sera, nei pressi
della palazzina?
L’AVVOCATO. Chi era l’avv. Libero Masi? Ecco i giudizi
di chi lo ha conosciuto da vicino. Cristoforo Barrasso,
procuratore della Repubblica al momento del fatto:
“Era una persona molto dinamica, che si rendeva an-
che simpatica e che aveva un modo di fare spontaneo,
sincero”. Nonna Pina, la signora che era al piano di
sopra, quella notte: “Era buonissimo. Se qualcuno an-
dava a chiedere un consiglio legale non si faceva mai
pagare”. Adalgisa Carulli, amica di famiglia, prima ad
arrivare sul luogo della tragedia: “Libero conosceva
l’arte culinaria, andava sempre a trovare cose preli-
bate. Era eccezionale come uomo. A Nereto era “l’av-
vocato”, perché faceva bene il suo lavoro”. L’ex pre-
sidente dell’Ordine degli avvocati, D’Alessio: “Era
una persona brillante, intelligente, attenta, con una
cultura e con degli interessi che spaziavano in ambiti
diversi”. Patrizia Corradetti, ristoratrice e gastrono-
ma: “L’avvocato era la persona più semplice e mode-
sta che io abbia conosciuto. Una persona così corret-
ta non credo di averla mai incontrata. Per questo mi
sembra una cosa assurda che si volesse poter rapi-
nare un uomo così. Sono stata tante volte nella casa
dell’avvocato, nel suo studio, non mi sembra che ci
fossero cose preziose da indurre ad un gesto simile”.
EMANUELA. Ecco alcuni giudizi su di lei. La vecchia
zia:”Me l’hanno ammazzata ’sta figlia mia, perché era
come una figlia per me. È stata sempre con noi. Straor-
dinaria e premurosa con me, fino all’ultimo…”. Adalgi-
sa, l’amica vicina di casa: “Manuela era stupenda. Ami-
ca di tutti, era solare, non era la moglie dell’avvocato.
Era deliziosa”.
L’AUTOPSIA. Prima picchiati e poi massacrati: questo
il risultato dell’autopsia sui cadaveri di Libero Masi e
Emanuela Chelli. Il marito ucciso con colpi di mannaia
alla testa. La moglie morta soffocata e colpita con l’ar-
ma quando forse era in fin di vita. Il palazzetto setaccia-
to dagli esperti del Ris, che controllarono ogni singola
macchia o traccia, ma senza giungere ad una conclu-
sione capace di risalire all’aggressore (o aggressori).
PREVISIONI SBAGLIATE. Divinangelo D’Alessio, al-
lora presidente dell’Ordine degli avvocati: ”Nessuna
arma del delitto, nessuna impronta, forse nessun
passo falso dei feroci esecutori, veri professionisti
del crimine. Eppure, non è un delitto perfetto e “sono
convinto che la Procura sta lavorando alacremente
al caso e che sia a conoscenza di nuovi dati che aiu-
teranno, presto, a trovare il bandolo di questa triste
storia”.
CONCLUSIONI. Un duplice delitto consumato con ec-
cezionale violenza, senza traccia di pietà. Per giunta,
insoluto e impunito. Tra le mura di casa Masi, quel-
la notte, sono saltati tutti i parametri del crimine, così
come eravamo abituati a conoscerli e a viverli, maga-
ri nell’orrore e nel rifiuto. Sembra un thriller uscito
dalla fantasia di Agatha Christie, più che una carne-
ficina e un massacro adesso relegati nel silenzio e nel
dimenticatoio. Come se eventi simili possano essere
rimossi e cancellati. La gente, infatti, non dimentica.
Impossibile che un evento così efferato diventi una
pratica da archiviare. La coscienza collettiva non si
arrende, aspettando verità e giustizia.
La villa di Nereto in cui fu consumata la mattanza
30
IL CINCINNATO AMICO
DI PERTINI E PASOLINI
TASSATO DAL FISCO
COME UN PALAZZINARO
di Marcello Martelli
“U
n comunista ultranovantenne, pensionato (500
euro al mese) che ha vissuto una vita da per-
seguitato: dalla polizia per le scritte murali
contro Scelba, contro i Generali americani, per i comizi
non autorizzati; dalla Giustizia (due volte processato in
tribunale, una volta in Corte d’Assise per vilipendio al go-
verno Tambroni); meritatamente perseguitato dalla Dc,
vigliaccamente perseguitato dai carrieristi del Pci, poteva
privarsi della persecuzione del Comune di Teramo prima di
finire i suoi giorni?”. Comincia così la lunga “confessione”
di Pasquale Limoncelli, l’ultimo comunista coerente che
vive in città, dove ha combattuto e perso molte battaglie.
Dalla politica alla cultura, da agit-prop del vecchio Pci a
operatore culturale di grande talento. Amico confiden-
ziale del presidente Pertini, ha portato in città artisti e
scrittori come Pasolini, Levi, Guttuso, Mazzacurati, Tono
Zancanaro ed altri. Fino a meritare ostacoli e invidie palesi
ed occulte. Tuttavia, nonostante le molteplici amarezze e
i debiti, Pasqualino non ha mai mollato, per portare alla
città il suo grande contributo di cultura ed arte, con ono-
re e prestigio. Da un po’ vive la vecchiaia, da Cincinnato,
in un angolo di terra acquistato con le cambiali nel 1985.
Dove ha costruito un piccolo manufatto mai intonacato per
la rimessa degli attrezzi, privo di acqua corrente e luce,
che non doveva essere neppure accatastato. Ma l’ingordi-
gia del fisco tassatore non si è fatto attendere e, non solo,
oltre all’accatastamento, pretende anche una lista di arre-
trati per vari anni. Scandalosamente esagerato per un ma-
nufatto agricolo e, soprattutto, sproporzionato per la mo-
desta pensione di un povero Cincinnato tassato come un
palazzinaro. Che, sempre battagliero, lancia il suo ultimo
appello: “Se il Sindaco non trova il tempo per ascoltare
le mie ragioni e per cancellare le assurde pretese fiscali,
mio malgrado, sarò costretto ad utilizzare il poco tempo
che mi resta, per andare in giro con il piattino dell’ele-
mosina e versare al Comune la somma raccolta giorno
per giorno”.
Il Presidente Sandro Pertini e Limoncelli
Limoncelli e Pierpaolo Pasolini Tom di Paolantonio
Pasquale Limoncelli
31
Fiume Tordino - Padula
Guida natalizia PAMA 2023

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  • 1.
  • 2. 2
  • 3. 3 MAGAZINE MERRY CHRISTMAS 2023 Progettazione Marketing & Comunicazione di Patrizia Manente Via Luigi Longo, 21 -Teramo Foto Ascanio Buccella, Massimo Di Dionisio, Patrizia Manente,Alice Ruggieri,Antonio Santangelo Marketing e Pubblicità Paola Manente, Patrizia Manente Coordinamento Patrizia Manente Graphic design Imago Comunicazione Stampa EditPress - Castellalto (TE) Copyright © Marketing & Comunicazione di Patrizia Manente Tutti i diritti riservati Questo magazine è sfogliabile on-line all’indirizzo: https://www.lelcomunicazione.it/blog/ magazine-pama-natalizio-teramo-2023/ SOMMARIO FAVOLE DI NATALE DI GABRIELE D’ANNUNZIO di Elisabetta Mancinelli FERNANDO FILIPPONI LO STUDIOSO CHE RITORNA PER VALORIZZARE LA SUA TERRA di Patrizia Manente LA PRESENTOSA, GIOIELLO SIMBOLO D’AMORE E TRADIZIONI ABRUZZESI di Patrizia Manente CITTADINANZA ONORARIA DI MONTORIO A GUIDO BERTOLASO di Marcello Martelli SAPORI DELLA TRADIZIONE E LA “MAGA CUOCA” CHE TOGLIE INVIDIA E MALOCCHIO di Sara D’Alessandro L’ABRUZZO, DOVE È FACILE INCONTRARE IL “RE DELLA TAVOLA”: IL TARTUFO di Marcello Martelli IL BENESSERE ANTICO CHIAMATO FITOTERAPIA di Patrizia Manente LE USANZE NATALIZIE TERAMANE A TAVOLA di Patrizia Manente PATRIZIA D’ANDREA PITTRICE DELL’OTTIMISMO E DI ACCESI SCENARI di Laura Ferrucci TORNANO I CAPITANI D’INDUSTRIA: BRUNELLO CUCINELLI di Marcello Martelli IN ABRUZZO UN POTENTISSIMO CERVELLONE PER LEGGERE E PREVENIRE I TERREMOTI di Marco Martini L’AQUILA-TERAMO-ASCOLI: È ARRIVATO L’UOMO GIUSTO PER IL “TRENO DEI PARCHI E DEI BORGHI” FRANCO RUGGIERI E L’ORGANETTO INCANTATORE di Francesco Valentini STRAGE DI NERETO, DICIOTTO ANNI DOPO di Marcello Martelli IL CINCINNATO AMICO DI PERTINI E PASOLINI TASSATO DAL FISCO COME UN PALAZZINARO di Marcello Martelli INFINITI AUGURI AI LETTORI E AI NOSTRI AMICI INSERZIONISTI Paola Manent e 4 6 8 9 11 12 14 16 18 20 22 24 27 28 30 MAGAZINE 2023
  • 4. 4 luna anche diffondevasi intorno coi raggi era tanta che le terre coperte di neve parevano fiorite di rose e come un immenso rosaio odoravano nella notte. Il bambino Gesù rideva teneramente, tenendo le braccia aperte verso l’alto come in atto di adorazione; e l’asino e il bue lo riscalda- vano del loro fiato che fumava nell’aria gelida, come un aroma sulla fiamma. La Madonna e San Giuseppe di tratto in tratto si scuoteva- no dalla contemplazione estatica e si chinavano per bacia- re il figliuolo. Vennero i pastori, dal piano e dal monte, por- tando i doni. E vennero anche i Re Magi. Erano tre: il Re Vecchio, il Re Giovine e il Re Moro. Come giunse la lieta novella della natività di Gesù, si adunarono. E uno disse: “È nato un altro Re. Vogliamo andare a visitarlo?” “An- diamo”, risposero li altri due.“Ma con quali doni?” “con mirra, oro e incenso. Se accetta la mirra, sarà un beone; se accetta l’oro sarà un ladro; se accetta l’incenso, sarà un santo.” E si misero in cammino. Le mule seguivano i sentieri di montagna, guidate da una stella che procedeva innanzi pè cieli. Come la stella si fermò sulla capanna, i Re Magi scesero a terra ed entrarono. San Giuseppe e la Madonna stavano in ginocchio d’innanzi alla mangiatoia, dove riposava il Bambino. L’asino e il bue facevano su lo strame un bel passo di danza: e la cornamusa suonava FAVOLE DI NATALE DI GABRIELE D’ANNUNZIO di Elisabetta Mancinelli G abriele d’An- nunzio nella sua vasta pro- duzione si è dedicato a molteplici generi: poesia lirica, poesia epica, romanzo, no- velle, teatro, scritti di critica, cronaca giornalistica, pro- sa d’arte e questa variegata prolificità mostra la sua gran- de apertura menta- le, verso i più sva- riati campi. Tra l’altro, me- diante il maestro Cesare De Titta, entra in contatto con le tradizioni popolari e la poesia dialettale abruzzese che segnano in modo indelebile l’esordio del d’Annunzio narratore, come testimoniano: Terra Vergine e le Novel- le della Pescara in cui l’autore solidarizza intimamente con l’immaginario collettivo rivelato da Antonio De Nino e Gennaro Finamore. Su questo filone ha toccato le corde del meraviglioso e del fantastico nelle “Favole di Natale” tratte da Parabole e Novelle edite nel 1916. Infatti rappre- sentano un unicum nella sua produzione. Le Favole che attingono al patrimonio delle fiabe popolari e delle leg- gende rielaborate in terra d’Abruzzo, alcune delle quali conosciute tramite fonti orali, vengono trascritte e ricreate con uno stile personale inconfondibilmente dannunziano. Tra le “Favole di Natale” particolarmente significativa e suggestiva è “LA LEGGENDA IN TERRA D’ABRUZZO”: “La notte era senza luna; ma tutta la campagna risplen- deva di una luce bianca ed eguale, come nel plenilunio, perché il Divino era nato. Dalla capanna lontana i raggi si diffondevano per la solitudine; e la bontà che da quella
  • 5. 5 la mirra, dicendo: “L’oro non è per me!” E quando il Re donatore di oro si levò, i suoi compagni videro ch’egli era diventato nano. GESÙ BAMBINE NASCE Nche tanta puvertà! Nen ha né panne, ni fasce, Ni fuoche pe’ scalla! La Madonna la remire E San Giuseppe suspire, “Tu ce sci nate al monne Pe’ volecce salvà: Faceme grann’allegrezze, Ch’a è nate ‘ Redentore: È ‘nu fiore de bellezze, È ‘nu gra ‘ foche d’amore.” Viènghene li pastore Pè fagli grand’anore.” La figlia de Sant’Anne Pè noi lu sta prienne. Lu bove e l’asinelle Lu stanne a riscaldà. Giuseppe vicchiarelle De basce se lu vò magnà. ‘N ciele , oh che splendore! Menete a faglie onore! Gabriele d’Annunzio Ricerca storiografica a cura di Elisabetta Mancinelli email:mancinellielisabetta@gmail.com I dipinti sono dell’artista Andrea De Litio spontaneamente, come pel soffio d’una bocca invisibile. Si avanzarono i Re Magi e afferirono a Gesù Cristo i tre doni. Gesù Cristo li accettò tutti. E, nel tempo medesimo, il Vecchio diventò giovine, il Giovine diventò vecchio e il Moro diventò bianco. Non più si riconoscevano tra loro; e contesero a lungo e si copersero d’ingiurie a vicenda. Chi non tanto si lamentava era il Vecchio diventato giovine. Ma li altri due sopra lui specialmente tempestavano. Disse il Moro: “Insomma, chi è la causa della nostra discordia? Non è forse l’ambizioso che è nato ora? Facciamogli la guerra.” Li altri due consentirono. E poco dopo incomin- ciarono le persecuzioni. Una seconda leggenda narra che, nel viaggio, i Re Magi contendevano con molta furia; poiché non potevano an- cora stabilire chi dovesse essere il primo ad offrire il dono. Primo voleva essere chi portava l’oro. E diceva: “L’oro è più prezioso della mirra e dell’incenso; dunque io debbo essere il primo donatore”. Li altri due alla fine cedettero. Quando entrarono nella capanna, il primo a farsi innanzi fu dunque il Re con l’oro. S’inginocchiò ai pie- di del Bambino; e accanto a lui s’inginocchiarono i due con l’incenso e con la mirra. Gesù mise la sua piccoletta mano sul capo del Re che gli offerse l’oro, quasi volesse abbas- sarne la superbia. Rifiutò l’oro; soltanto prese l’incenso e
  • 6. 6 F ernando Filipponi è storico dell’arte e specialista delle arti decorative. Nato a Teramo nel 1978 ha frequentato il liceo classico Dèlfico. Laure- ato in Lettere Moderne presso l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna con Anna Ottani Cavina, una del- le più illustri storiche dell’arte del nostro Paese, ha consegui- to in seguito il titolo di Dottore di ricerca in Storia dell’Arte presso la stessa Università. È stato quindi Ricercatore all’Università di Bologna dove ha insegnato e fatto ricerca nelle discipline della Storia dell’arte euro- pea del Settecento, dell’architettura d’interni e delle arti decorative in età moderna. In seguito è stato Ricercatore presso la Fondation des Sciences du Patrimoine di Parigi, Istituzione pubblica francese specializzata nella formazione e nella ricerca sulle discipline della gestione e della valoriz- zazione del Patrimonio culturale. A Parigi Filipponi oggi lavora come Ricercatore storico dell’arte presso il museo del Louvre e insegna Storia del- le Arti Decorative all’Ecole du Louvre, l’università d’ec- cellenza specializzata nelle discipline storico-artistiche e nella formazione dei professionisti della gestione del patrimonio culturale. Ha pubblicato monografie (Aurelio Anselmo Grue. La ma- iolica nel Sette- cento fra Castelli e Atri, 2015), studi sul rapporto fra arti decorative e le arti “maggiori” in età moderna (Souve- nir d’Arcadia. Ispi- razione letteraria, classicismo e nuovi modelli per le arti decorative alla cor- te di Clemente XI, 2020), sulle que- stioni legate al patrimonio e alle istituzioni culturali nell’èra digitale (Amateurs et institutions. Perspecti- ves historiques, explora- tions numériques, 2022, con Marta Severo) e ha scritto in riviste specializzate, atti di convegni e cataloghi di mostre. Per la città di Teramo Fer- nando Filipponi ha promos- so presso il Comune una serie di azioni mirate alla valorizzazione del Patri- monio della Città e del suo Territorio, azioni rivolte sia al patrimonio materiale, cioè il patrimonio artistico e diciamo così monumentale o ancora i musei, sia a quello immateria- le, cioè le tradizioni trasmesse oralmente di generazione in generazione, quindi anche la lingua, il dialetto, le pra- tiche sociali, o ancora l’artigianato tradizionale… Queste azioni fanno tutte parte di un progetto più generale che im- plica secondo Filipponi la riorganizzazione della macchina gestionale patrimoniale cittadina e che chiama in causa un approccio integrato e consapevole delle sfide che si aprono in questi anni ai professionisti della gestione del patrimonio culturale. A tale riorganizzazione si affianca un capitolo di- gitale, strumento adatto a sanare la frattura fra i cittadini e il proprio patrimonio, frattura che si è accentuata a Teramo dopo i terremoti ed è stata suggellata dalla chiusura degli edifici e dei luoghi di conservazione del patrimonio artistico. Una di queste azioni mirate, che costituiscono, secondo Filipponi, da un lato un test di prova e dall’altro una dimo- strazione dell’efficacia di una progettualità consapevole e specializzata, è stata lanciata un anno fa sotto il nome di Teramo a Tavola. Una Cucina Italiana. Pur avendo subito qualche rallentamento, Teramo a Tavo- la.UnaCucinaItaliana sta procedendo con risultati inaspet- tati e si prepara a mostrare ai cittadini di Teramo e del suo Territorio i frutti del suo lavoro. Il progetto, e la mostra che ne sintetizzerà i risultati, è illustrare la storia e le caratteri- stiche distintive (sostenibilità, matrice rurale, elaborazione borghese), della gastronomia teramana. Di quest’ultima si evidenziano punti di contatto e divergenze rispetto alla storia della gastronomia italiana e si inquadrano di volta in volta i fatti gastronomici in quelli più ampi della storia locale e nazionale. Il primo passaggio è stato il lavoro sulla Piattaforma par- tecipativa. Attraverso un’azione guidata e l’organizzazione di ateliers aperti alla cittadinanza, si sta effettuando una ricognizione sull’intero ricettario teramano, comprenden- do tutti i livelli dalla cucina, da quella della festa alla cucina quotidiana e popolare. Lostrumento,chesiconfiguracome modello d’avanguardia e progetto pilota in Italia destinato a dialogare con programmi omologhi a livello europeo, è quello della raccolta dati sistematica sulle ricette (ingre- dienti e lavorazione) basato sulla partecipazione attiva della cittadinanza, che mediante la piattaforma invia le proprie ricette, anche quelle poco conosciute, le varianti localiefamiliaridiricettenoteepubblicate,oppurequelle la cui versione accreditata non è giudicata corretta, il tutto FERNANDO FILIPPONI LO STUDIOSO CHE RITORNA PER VALORIZZARE LA SUA TERRA di Patrizia Manente
  • 7. 7 in formato scritto, ma anche attraverso contributi audio e video. Sulla piattaforma è infatti possibile caricare forma- ti di varia natura o anche richiedere di essere intervistati dal vivo. L’integralità dei materiali, comprese le registrazioni delle testimonianze orali, sarà oggetto di archiviazione e costi- tuirà in tal modo il primo Archivio pubblico digitale del Patrimonio Gastronomico Teramano. Lo scopo di questo censimento è arginare il fenomeno di perdita della memoria gastronomica e il repertorio che ne risulterà sarà l’oggetto di un’analisi sistematica, che permetterà di incrociare que- sti dati con quelli provenienti dalle indagini d’archivio e dal- le ricerche storiche. Il progetto è infatti il risultato di un lavoro d’équipe comples- so, di cui il crowdsourcing non è che il primo passaggio, e che si radica fortemente sul territorio coinvolgendo molti specialisti locali. A questi si integrano professionisti di fama internazionale, coinvolti nel progetto in virtù della loro ri- conosciuta competenza sugli argomenti trattati e chiamati a collaborare strettamente con gli enti e gli studiosi locali, al fine di creare le condizioni favorevoli a un “corto circuito virtuoso” e a una circolazione orizzontale della conoscenza che superi la contrapposizione fra centri e periferie del sa- pere. Le ricerche condotte da questo team di esperti hanno dato già risultati entusiasmanti sul versante dei documenti d’archivio (una grande mole di materiali, dal Medioevo al Novecento, che sono stati scoperti e studiati in questi mesi da professionisti dell’Archivio di Stato di Teramo) e sul versante della ricostruzione storica condotta da Massimo Montanari, il più illustre studioso internazionale di storia dell’alimentazione, che, assieme ai risultati della cam- pagna partecipativa, consentiranno di restituire al grande pubblico un’immagine totalmente inedita del patrimonio gastronomico teramano e di decretarne l’ingresso sulla scena gastronomica nazionale italiana. I risultati di questa operazione costruita attorno alla campagna partecipativa, alle indagini archivistiche e alle ricerche storiche, saranno restituiti alla cittadinanza sotto forma di una grande Mostra, il cui catalogo integrerà l’Archivio digitale del Patrimonio Gastronomico Teramano (che sarà messo a disposizione durante l’evento espositivo e resterà aperto alla fruizione pubblica anche dopo la sua conclusione, in quanto strumen- to di lavoro essenziale per ogni indagine futura sul patrimo- nio gastronomico teramano). Teramo a Tavola. Una cucina Italiana, promosso da Comune di Teramo e Italia Nostra, è quindi il terreno su cui dimostrare che la Città è in grado di produrre, direttamente, cultura di alto livello e che lo può fare mettendo in piedi un’équipe collaborativa che federa le intelligenze e le competenze del territorio a specialisti di fama internazionale. Oltre alla curatela di Massimo Monta- nari, e al lavoro partecipativo dei cittadini volontari, il pro- getto vede infatti la collaborazione con la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Université Paris Nanterre per la gestione della raccolta, del trattamento e dell’archiviazione dei dati provenienti dal gruppo di lavoro partecipativo (inter- vista/redazione autonoma), dell’Università degli Studi di Teramo, dell’Archivio di Stato di Teramo, della Biblioteca Regionale “Melchiorre Dèlfico”, del Conservatorio Statale di Musica “G. Braga”, nonché dell’Unione Regionale Cuo- chi Abruzzesi, dell’Associazione Provinciale Cuochi Tera- mo, di Slow Food e di molte altre realtà del Territorio. Ma questa azione culturale consente di raggiungere anche altri obiettivi strategici, collocabili su tre livelli differenti. In primo luogo la conoscenza della storia gastronomica che sarà veicolata dalla mostra è la base su cui costruire un brand utile a promuovere chi fa cucina teramana oggi e quindi chi la vende. Perché non si può promuovere un pro- dotto sul mercato se non lo si conosce a fondo. La seconda ricaduta è su un altro livello: la collocazione di quest’azione culturale nel gruppo dei pochi progetti pi- lota di questo genere, gli garantirà una visibilità nazionale ed europea. In terzo luogo, su un fronte ancora diverso: la prospettiva italiana, per parafrasare il titolo del progetto, in cui Massimo Monta- nari intende collocare la storia gastronomica della Città e del territo- rio teramano aprirà la porta di accesso di que- sta cucina, ancora to- talmente locale, al pal- coscenico nazionale. Ciò vuol dire far salire la cucina teramana a un livello di interesse nazionale, seguendo la traccia come avvenuto in passato per la cucina emiliana delle due città, Parma e Bologna. Louvre - Département des Objets d’art Piramide del Louvre
  • 8. 8 LA PRESENTOSA, GIOIELLO SIMBOLO D’AMORE E TRADIZIONI ABRUZZESI di Patrizia Manente È un gioiello settecentesco, emblema dell’Abruz- zo. Un vero capolavoro dell’arte orafa abruzzese, una scultura in miniatura. L’origine della Presen- tosa non è nota, ma le prime notizie sulla produzione del manufatto risalgono al periodo tra il 1804 e il 1816. Affonda le sue radici tra Guardiagrele e Agnone (ap- partenente fino al 1811 all’Abruzzo). In seguito la produ- zione del magico gioiello arriva a Pescocostanzo, L’A- quila, Sulmona e Scanno. Chi ha creato la Presentosa si è ispirato ai rosoni delle chiese, in particolare a Santa Maria di Collemaggio, che è un trionfo di intarsi che lasciano trapelare luce, fede e speranza. A se- conda del territorio, la Presentosa presenta variazioni del “messaggio d’amore” che deve rappresentare. Il nome deriva dal dialetto “presentenze”, vale a dire donna che si presenta come promessa sposa. Infatti l’antropologa Adriana Gandolfi - autrice del libro “La Presentosa. Un gioiello degli Abruzzi fra tradizione e innovazione” – sostiene che questo gioiello aveva un significato emblematico. Il ciondolo ha forma tonda o tondeggiante, oppure una forma a stella con dentella- ture e intrecci di linee curve in filigrana, con al centro uno o due cuori, con gemme incastonate, coralli e pie- tre preziose, a volte accompagnati da altri simboli. La Presentosa si realizza in oro e anche in argento: come pegno d’amore nella versione a due cuori; come se- gno d’affetto, stima e riconoscenza nel modello a un cuore. Ogni orafo, infatti, apporta creatività. Tuttavia, la Presentosa è diventata celebre grazie a Gabriele d’An- nunzio che l’ha descritta nel suo romanzo “Il Trionfo della Morte”. Inoltre la Presentosa è un gioiello che si tramanda, nel senso che dallo scrigno della madre passa a quello della figlia. È il faro dell’amore e della fortuna.
  • 9. 9 A rriva nel Teramano Guido Bertolaso, conoscito- re e amico dell’Abruzzo, che già ha operato con successo per aiutare L’Aquila a risollevarsi dal disastro del terremoto. Fu il capo del governo Silvio Berlusconi a volerlo al suo fianco come sottosegre- tario delegato alla Protezione Civile in un momento drammatico per noi abruzzesi e per l’Italia. Bertolaso lavorò con serietà e impegno, ma siamo in un Paese dove l’odio politico non risparmia neppure una riser- va dello Stato rigorosa e capace. Chiamata a risolve- re, da commissario straordinario, molte importanti CON LA CITTADINANZA ONORARIA DI MONTORIO A GUIDO BERTOLASO, ARRIVA SUL TERRITORIO UN PRESTIGIOSO PROTAGONISTA DEL FARE di Marcello Martelli emergenze locali e nazionali: terremoto de L’Aquila, crisi dei rifiuti in Campania, vulcani nelle Eolie, aree marittime di Lampedusa, bonifica del relitto della Haven, rischio bionucleare, mondiali di ciclismo di Varese del 2008, presidenza del G8 de L’Aquila del 2009, area archeologica romana, prevenzione da rischi SARS, frana a Cavallerizzo (CS) 2005/ 2010, commissario delegato per l’Emergenza incendi bo- schivi 2007-2010. Nel 2020 l’incarico di consulente in Lombardia, Marche, Sicilia e Umbria per l’emergen- za COVID-19. Parte da Montorio al Vomano e dal suo sindaco Fabio Altitonante l’iniziativa per conferire la cittadinanza onoraria a Guido Bertolaso, personag- gio benemerito mai abbastanza onorato e gratificato da tutti gli italiani con gli abruzzesi in testa. L’onorifi- cenza sarà conferita a fine anno, con l’auspicio che il prestigioso “protagonista del fare” voglia dare anche al nostro negletto territorio il suo contributo di idee e di opere. Anche per dare seguito al convegno “Ripensia- mo il turismo anche con l’enogastronomia”, cui prese parte a L’Aquila e, da Gran Priore della Confraternita Enogastronomica d’Abruzzo, consegnai a Guido Ber- tolaso un attestato d’onore per le sue notevoli bene- merenze post-sisma.
  • 10. 10 Bosco dei faggi torti - Ceppo (Rocca Santa Maria)
  • 11. 11 “Curréte, non vi vruvignate, avete dispiacere? Avete spine? Saprete l’avvenire e il passate. Due soldi, e il pappagalle ammaestrate vi troverà il cartelle del destine. ” R icordate “lu destine”, magica poesia di Modesto Della Porta? Quel mitico personaggio abruzzese che girava con la gabbietta nelle fiere di paese SAPORI DELLA TRADIZIONE E LA “MAGA CUOCA” CHE TOGLIE INVIDIA E MALOCCHIO di Sara D’Alessandro non c’è più. Ma ora è possibile trovare l’alternativa, per sapere tutto sulla nostra sorte presente e futura. Nell’ospitale piccolo borgo di Mutignano (Pineto), c’è il “Bacucco d’Oro”, raccomandabile trattoria contadina con sorpresa. Dove con i prelibati piatti della nonna, c’è lei, la commare Roberta, per accogliervi e che, dopo il pregiato timballo alla teramana, è pronta a dia- logare con i commensali per metterli al riparo dalla malasorte. Come nonna Germana che non c’è più, la signora Roberta leva la mmidje e lu malucchije con tecniche antiche, usando lo stesso olio con cui vi porta in tavola la squisita bruschetta. Questa è una trattoria con autentica cucina agricola, che non entrerà mai nel mondo stellato della gastronomia, anche se attrattiva per la nostra gola e piacevole approdo, speriamo bene- agurante, per il futuro che ci attende.
  • 12. 12 L’ABRUZZO, DOVE È FACILE INCONTRARE IL “RE DELLA TAVOLA”: IL TARTUFO di Marcello Martelli N essuno lo sa e nessuno lo dice, ma l’Abruzzo è il maggior produttore al mondo di tartufi. Basta dare la parola ai numeri: i tesserini per l’eserci- zio dell’attività di raccoglitori sono in costante aumen- to. Senza contare quelli che di tesserino e di regole da rispettare non vogliono neppure sentir parlare. Un’at- tività florida, in piena espansione, che vede il pelle- grinaggio continuo dei “raccoglitori” che battono porta a porta la nostra regione, strappando il miglior prezzo a cercatori disorganizzati, divisi, spesso in feroce lotta l’uno contro l’altro. Oggi tutti conoscono e apprezzano il re della tavola, la gemma sotto terra, il diamante ve- getale. Eppure, sono in tanti a non rispettare l’ambiente in cui la preziosa specialità nasce e si riproduce, fino a compromettere una risorsa sia economica che gastro- nomica. Il pericolo infatti c’è e si allarga a macchia d’o- lio: si moltiplicano i casi di raccolta selvaggia del pre- zioso prodotto. Perché il mestiere del tartufaio non si inventa dall’oggi al domani. Sarebbe il caso di lasciare ai professionisti la gioia e la fatica del raccolto. Chi vo- lesse comunque provare l’ebbrezza di trovare un tesoro di altissimo valore economico e gastronomico (il tartufo ormai è al livello delle pietre preziose), potrà partecipa- re a una delle tante visite guidate da esperti cercatori nei boschi. Il cavatore deve imparare a “leggere l’am- biente” nel quale si muove, capirlo e rispettarlo. La raccolta del tubero è un’attività delicata, che ha le sue tecniche e i suoi rituali, tanto che spesso non si parla di “raccolta”, ma di “caccia” al tartufo. I “fuorilegge” del bosco non usano i cani, che per una ricerca fruttuosa e ordinata sono indispensabili, anche per salvaguardare la continuità del prodotto. Non si curano di rincalzare lo scavo operato. Fanno una “caccia” solo dannosa. Negli ultimi anni, comunque, si evidenzia un incremento nelle attività di controllo. Da non sottovalutare che quella in- torno al tartufo e ai suoi derivati è una realtà economica ed occupazionale rilevante. Qualche tempo fa l’associa- zione ecologica di un piccolo paese della Val di Sangro, conosciutissimo per i tartufi, ha organizzato con suc- cesso una mostra-mercato ed un convegno per iniziare l’opera di sensibilizzazione di politici e amministratori. Nella nostra regione si possono trovare quasi trenta tipi diversi di tartufo, diffusi dai trecento fino a circa millecinquecento metri di altitudine. La produzione totale si aggira intorno ai quattrocento quintali (cifra indicativa per difetto), molti dei quali finiscono per ali- mentare i redditizi mercati di altre regioni italiane. Il più abbondante è il “tartufo estivo”, detto anche “scor- zone”. Tartufo bianco, nero, invernale o estivo stiamo parlando comunque di un mercato in piena salute, che coinvolge nei vari passaggi diverse figure: professionisti o cercatori per hobby, trasformatori del prodotto, ope- ratori turistici, ristoratori. Far emergere questo mondo sommerso, soprattutto difendendolo da chi invece vor- rebbe distruggerlo o comprometterlo, si tradurrebbe in una catena di benefici e di positive ricadute sul territorio. Sin dall’antichità i tartufi hanno rappresentato l’apice della raffinatezza gastronomica e come tale riservati alle tavole regali. In Abruzzo esiste una ricca produ- zione naturale di elevata qualità e la ricerca, da attività
  • 13. 13 marginale e hobbistica, ha assunto da alcuni decenni importanza economica, anche con l’impianto di nume- rose tartufaie, le cui prime esperienze di coltivazione risalgono alla fine del settecento. L’Abruzzo è terra eletta per i tartufi. Dai boschi dell’a- quilano e del teramano fino alle pinete marittime sulla costa, il ricercatissimo tubero è presente nella nostra regione con una ricchezza di specie, a loro volta tipi- cizzate dalle varie zone di provenienza per la gioia dei buongustai.
  • 14. I primi scritti sulla “medicina con le piante” sono opera dei Sumeri: più di 3.000 anni A.C.. Con la loro scrittura cuneiforme, riproducevano le ricette su tavolette d’argilla. Così inizia la storia ufficiale della fitoterapia, anche se è risaputo che l’uomo ha utilizza- to sempre le piante per nutrirsi e per curarsi. Mentre le conoscenze sulle piante medicinali non hanno mai smesso di progredire. Il modo di estrarre i loro prin- cipi benefici è rimasto lo stesso attraverso i secoli. La celebre tisana, si ottiene per infusione o decozione di piante medicinali in acqua bollente. Questi tipi di pre- parazioni permettono di utilizzare solo una parte dei principi attivi contenuti nella pianta, quelli cioè solubili nell’acqua che non sempre sono i più efficaci. Era quin- di un modo di sfruttare la fitoterapia solo in parte. Ecco perché, negli ultimi anni, grazie allo sviluppo delle tec- nologie di laboratorio, la fitoterapia ha assunto carat- teristiche “moderne”. Sono nate le capsule contenenti la pianta secca, sotto forma di estratto o di polvere. AGLIO (ALLIUM SATIVUM) Parte utilizzata: il bulbo L’Aglio, condimento larga- mente utilizzato per cucina- re, conserva dal Medio Evo un posto molto importante tra i rimedi vegetali. Le sue proprietà antisettiche sono risultate molto efficaci con- tro un gran numero di mali, di cui la peste e il colera non sono certo i minori. Da allora la medicina moderna ha dimostrato scientificamente le sue proprietà ver- mifughe, antisettiche e ipotensive. L’aglio viene anche riconosciuto come ipoglicemizzante, ipocolesterolo- mizzante e con effetto vasodilatatore sui vasi periferici. Attualmente viene utilizzato come ipotensore. È stato messo in evidenza uno dei suoi principi attivi, l’allicina che è responsabile dell’odore piccante e forte. UTILIZZI TRADIZIONALI: IPERTENSIONE, ATEROSCLE- ROSI, BRONCHITE CRONICA BORRAGINE (BORAGO OFFICINALIS) Parte utilizzata: l’olio estratto dal seme La Borraggine è ricca di due acidi grassi polinsa- turi essenziali (VITAMINA F): acido gamma linoleni- co (24%) e acido linoleico (38%), le cui proprietà sono molto importanti per la ri- generazione dei tessuti cellulari, in particolare quello della pelle. Il fenomeno dell’invecchiamento dei tessuti cutanei è spesso dovuto alla sostituzione nelle cellule IL BENESSERE ANTICO CHIAMATO FITOTERAPIA di Patrizia Manente degli acidi grassi insaturi con acidi grassi saturi. Tale fenomeno si verifica a seguito di una cattiva alimenta- zione o per l’attacco di radicali liberi sotto l’azione del sole. L’olio di Borraggine, se utilizzato regolarmente per via esterna, ma soprattutto pe quella interna, aiuta la pelle a resistere meglio agli attacchi del tempo. Svolge un’azione rigeneratrice sulla pelle. UTILIZZI TRADIZIONALI: RUGHE, SMAGLIATURE, PEL- LE SECCA CARDIACA (LEONURUS CARDIACA) Parte utilizzata: la sommità fiorita Si chiama Cardiaca perché nell’antichità la si utilizzava contro i disturbi cardiaci. È una pianta medicinale nota fin dal XV secolo e veniva coltivata nei giardini dei monasteri. Come il Bianco- spino, la Cardiaca è la pianta del cuore per eccellenza. Cardioregolatore, migliora la circolazione coronarica e la nutrizione del muscolo cardiaco. È un ipotensore, un cardiotonico, un antispasmodico che ha la funzione di calmare le palpitazioni e di diminuire lo stress. UTILIZZI TRADIZIONALI: AZIONE SEDATIVA, PALPITA- ZIONI, TACHICARDIA ASHWAGANDHA (WITHANIA SOMNIFERA) Parte utilizzata: radici, foglie, bacche, semi, corteccia L’Ashwagandha è una pianta orientale collocata fra i medicinali più impor- tanti della classe rasayana, ovvero dei tonici ringiovanenti e di lunga vita. Usata da millenni e diffusa in India, Asia orientale, Sudafrica. Appartenente alla famiglia delle Solanacee (stessa fa- miglia del pomodoro, melanzana, patata, belladonna). Viene anche indicata per la tosse, reumatismi, ulcere, disturbi ginecologici, stati infiammatori. Utilizzata da uomini, donne e bambini per sostenere e stimolare l’e- nergia vitale in soggetti debilitati. UTILIZZITRADIZIONALI: RILASSAMENTO E BENESSERE MENTALE, TONICO ADATTOGENO, STANCHEZZA FISICA FINOCCHIO (FOENICULUM VULGARE) Parte utilizzata: il frutto Il Finocchio, conosciuto sin dall’antichità, è dotato di quasi tutte le virtù cu- rative. Delle sue numero- se proprietà, alcune sono scientificamente stabilite. I frutti che fanno parte delle quattro semenze calde (anice verde, carvi, coriandolo, finocchio) hanno delle proprietà ben dimostrate e devono la loro ricchezza 14
  • 15. all’olio essenziale. Sono inoltre degli eccellenti stimo- lanti dell’apparato digestivo: combattono la stitichezza, dissipano i gas (carminativi) e calmano le coliche. Il Fi- nocchio è anche conosciuto come galattagogo (stimola l’allattamento). UTILIZZI TRADIZIONALI: COLITE, DIGESTIONE DIFFICI- LE, AEROFAGIA, DILATAZIONI, MONTATA DIFFICILE O INSUFFICIENTE DEL LATTE GINSENG (PANAX GINSENG) Parte utilizzata: la radice Mitica pianta originaria del- la Cina e della Corea, il Gin- seng è una delle più antiche droghe conosciute, tanto che proprio in Cina da più di 2.000 anni gode della repu- tazione di essere un tonico, un afrodisiaco e un elisir di longevita. La composizione del Ginseng è molto com- plessa: infatti oltre ai ginsenosidi vi sono altre sostanze che hanno un ruolo fisiologico importante: le Vitamine del gruppo B, Vitamina C, Olio essenziale, Aminoacidi, Estrogeni. Gli si attribuisce un effetto positivo sull’ab- bassamento tasso del colesterolo e un’azione generale rivitalizzante. UTILIZZI TRADIZIONALI: STANCHEZZA, CONVALESCEN- ZA, INFLUENZA, DEPRESSIONE, IMPOTENZA, SURME- NAGE INTELLETTUALE E FISICO LUPPOLO (HUMULUS LUPULUS) Parte utilizzata: l’infiorescenza femminile Il Luppolo è una pianta co- mune in Europa che viene coltivata nelle regioni pro- duttrici di birra poiché è alla base dell’aromatizzazione amara di questa bevanda. Nonostante tale pianta non sia stata molto utilizzata nell’antichità per le sue virtù terapeutiche, è dal XII secolo menzionata come “ri- medio della malinconia”, per le sue proprietà aperiti- ve, depurative, lassative e vermifughe. Mentre è stata precisata la veridicità di alcune attività tradizionalmente attribuite al Luppolo, in modo particolare le azioni se- dative e rilassanti. UTILIZZI TRADIZIONALI: INSONNIA, NERVOSISMO, DE- PRESSIONE, DIGESTIONE, FLATULENZA, MESTRUAZIO- NI DOLOROSE O INSUFFICIENTI MIRTILLO (VACCINIUM MYRTILLUS) Parte utilizzata: il frutto Il Mirtillo è una piccola bacca blu, cresce su un ar- busto dalle foglie coriacee facendo la gioia dei pas- seggiatori dei sottoboschi. È considerata un grande medicinale della fitoterapia per la sua ricchezza in an- tociani. Viene utilizzata con grande efficacia nella cura della diarrea e in dosi minori in casi di colite, e per tutti i dolori di origine intestinale. I suoi costituenti aiutano a migliorare la circolazione e la visione notturna. UTILIZZI TRADIZIONALI: DOLORI ADDOMINALI, DIAR- REA, COLITE, SPASMI INTESTINALI, DISTURBI DELLA MICROCIRCOLAZIONE PIANTAGGINE (PLANTAGO MAJOR) Parte utilizzata: la foglia La Piantaggine è una pic- cola pianta dalle foglie lar- ghe divise in cinque parti. Essa ha delle interessanti proprietà antinfiammatorie e antiallergiche nelle se- guenti malattie respiratorie: asma, raffreddore da fieno, sinusite e rinite, ed ha anche la proprietà di calmare la tosse e facilitare l’espettorazione. UTILIZZI TRADIZIONALI: MALATTIE RESPIRATORIE ALLERGICHE, BRONCHITE, TOSSE, FARINGITE, LA- RINGITE ROSOLACCIO (PAPAVER RHOEAS) Parte utilizzata: il petalo Questo grazioso fiore ros- so, che vivacizza nel mese di maggio i nostri campi di cereali, e ha ispirato nu- merosi celebri pittori, è allo stesso tempo una pianta medicinale conosciuta da moltissimi anni. Il Rosolaccio si utilizza per le sue virtu’ calmanti e sedative spiega- te ai nostri giorni dalla presenza nei petali di numerosi alcaloidi e, grazie alle mucillagini in esso presenti, per le proprietà emollienti e antitussive. È particolarmente consigliato per i bambini e le persone anziane. UTILIZZI TRADIZIONALI: NERVOSISMO, ANSIETÀ, PAL- PITAZIONI CARDIACHE, INSONNIA SALVIA (SALVIA LAVANDULIFOLIA) Parte utilizzata: la foglia La Salvia era considerata dai greci “l’erba sacra”, e dai romani un vero toccasa- na efficace contro qualsiasi male (il nome latino Salvia si riferisce a salvare = gua- rire). La sua azione si esplica principalmente a livello degli organi digestivi nei casi di dilatazioni addominali, flatulenze, lentezza digestiva ed eruttazione. Essendo anche una pianta antisettica, rallenta le fermentazioni intestinali e gli sviluppi microbici che possono provoca- re delle infezioni intestinali. UTILIZZI TRADIZIONALI: DISTURBI DIGESTIVI, DILATA- ZIONI, DISTURBI MESTRUALI, FLATULENZA 15
  • 16. LE USANZE NATALIZIE TERAMANE A TAVOLA di Patrizia Manente D al punto di vista gastronomico, il Natale è la festività magica che maggiormente ha conservato i legami con le tradizioni e con il passato. Bisogna però riconoscere che molto, attualmente, si è ridotto a mera consuetudine e anche ciò che sembra rimasto immutato nel tempo, in re- altà si è svuotato del suo significa- to più profondo. La differenza quindi è sostanziale, se si pensa che una volta, dietro il rispetto assoluto di certe “regole” ali- mentari (la partecipazione di tutta la famiglia alla cena della Vigilia, l’astinenza dai piatti di carne, ecc.), si nascondeva una profonda devozione sia verso i va- lori di spiritualità e fratel- lanza infusi dal messag- gio cristiano, sia verso le usanze della propria zona di appartenenza. “Chi nën dijunë la viggilië dë Natalë, duvendë o lupë o canë” dice un proverbio popolare. Era impensabile mangiare il giorno del 24 dicembre e nessuna circostanza poteva impedire a ciascun componente della famiglia di partecipare alla cena della Vigilia. Nessuno, inoltre, poteva rompere il digiu- no senza il consenso delle stelle: non si poteva iniziare a mangiare prima della loro apparizione in cielo. “Primë dë Natalë ne freddë ne famë Dapù Natalë freddë e famë” Dai ricordi della tradizione di fami- glia, da nonna Giulietta a mia ma- dre Adele, discende lo stesso menu di un tempo, mai abba- stanza rimpianto. Trovo per- ciò importante conservare la tradizione culinaria terama- na, anche per non rischiare che molti piatti (un po’ di- menticati) rischino di an- dare perduti per sempre.
  • 17. LE PIETANZE SONO STATE PREPARATE DA MIA MADRE Adele Di Franco È un ingrediente protagonista della tradizione natalizia teramana. Esistono tanti modi per preparare il baccalà alla VIGILIA: fritto, arrosto, in umido. Nella lenta cottura della passata di pomodoro, si formerà un delizioso sughetto, insaporito con cipolla, prezzemolo, sedano e un po’ d’acqua. P iccole delizie “di pasta frolla” con ripieno. Gli ingredienti: marmellata d’uva, zucchero, cioccolato fondente, mandorle tostate e tritate finemente, cannella in polvere, vaniglia. Per l’impasto: farina, olio evo, zucchero, uova, scorza di limone non trattata. Questi dolci caratteristici sono immancabili sulla tavola delle famiglie teramane. FOTO DI: Patrizia Manente Q uesta antica ricetta si prepara la sera della VIGILIA di NATALE: mettere prima a soffriggere l’olio e l’aglio, versare i funghi cardarelle e due alici, dopo 10 minuti aggiungere la conserva di pomodoro e un ciuffetto di prezzemolo, infine mettere il tonno. Far cuocere il tutto a fuoco lento per circa un’oretta. Linguine con funghi “cardarelle” tonno e alici Il Baccalà in umido con patate I Bocconotti
  • 18. 18 P atrizia D’Andrea nasce a Penne, vive a Pineto. Frequenta l’atelier d’arte del maestro Gianni Massacesi a Silvi e compie studi relativi ai mo- delli classici della storia dell’arte. Personalità com- plessa, pittrice d’intuito e d’antica vocazione. La pit- PATRIZIA D’ANDREA PITTRICE DELL’OTTIMISMO E DI ACCESI SCENARI di Laura Ferrucci tura di Patrizia D’Andrea è un inno all’ottimismo, tra la pausa e la gestualità sia nel segno che nel colore, che spesso producono effetti sorprendenti. Il croma- tismo libero e violento, con contrasti chiaroscurali, gestualità diretta e impetuosa costituiscono coor- dinate stilistiche eccellenti. Il critico Carlo Fabrizio Carli indirizza la sua ricerca verso un contesto neoe- spressionista, grazie all’impiego di frammenti dalla vivace figuralità che sembra evocare accesi scenari da mari del Sud. Vasta e di prestigio la sua attività espositiva che l’ha vista presente a Napoli, Molfetta, Roma, Urbino, Siena, Firenze, Mosca, Amsterdam. Nel 2018 fonda con altre tre donne il Gruppo4, che inaugura la rassegna “Arte&Donna” e la mostra “L’arte al femminile nel mondo liquido” presso il
  • 19. 19 Museo Vittoria Colonna di Pescara. Nella sua carriera artistica ha vinto numerosi premi e riconoscimenti, come il Premio della Critica al concorso artistico “Le Immagini della memoria - covid19” 2020 Chie- ti. Nel 2021 una menzione speciale a “Art-e orizzonti artistici” dal direttore del Maco Museum Luciano Costantini di Veroli e, nel 2022, è la volta del premio speciale della critica al Premio Accademico Interna- zionale d’Arte Contemporanea “Apollo Dionisiaco” 2022 Roma. Le sue opere figurano in collezioni pub- bliche e private, luoghi di culto e musei. Come il “Mu- seo delle Genti d’Abruzzo” Pescara, “Camera di Com- mercio” Chieti, “Pinacoteca Corrado Gizzi” Guglionesi, “Pinacoteca Civica” Pratola Peligna, “Museo Interna- zionale della Pesca a Mosca Stanislao Kuckiewicz” e il “Museo Patini” di Castel di Sangro. Recentemente il Comune di Pescara ha intitolato una sala comuna- le della città, dedicandola ad una sua opera “Vittoria Colonna. Il tempo e la storia”, omaggiando l’artista. È presente in cataloghi nazionali e internazionali, tra cui il Rubbettino Editore “Percorsi d’Arte in Italia 2015”, curatori del catalogo Giorgio Di Genova - Enzo Le Pera e “Annuario d’Arte Moderna” Artisti Contem- poranei 2022. Hanno scritto di lei: Vittorio Sgarbi, An- drea Baldocchi, Sandro Melarangelo, Marialuisa De Santis, Elisabetta Mancinelli, Enrico Trubiano, Leo e Chiara Strozzieri, Carlo Fabrizio Carli, Cosimo Sa- vastano. p.dandrea@yahoo.it • Cell. 333 9633991 www.patriziadandrea.com www.facebook.com/dandreart/
  • 20. 20 C on l’arrivo di Brunello Cucinelli, imprenditore dell’alta moda che punta su Penne per una nuo- va azienda con 350 nuovi posti di lavoro, forse si sta avverando l’auspicio del ritorno dei grandi Ca- pitani d’industria, che hanno scritto pagine d’oro del grande libro “made in Abruzzo”. A Penne fu un sarto che, alla fine della seconda guerra mondiale, indicò la strada maestra. Nazareno Fonticoli, questo il nome, aveva iniziato con un negozio in via Barberini a Roma. Poi, negli anni ’60, aveva continuato con una fabbrica a Penne, in Abruzzo, dove un eccellente lavoro sar- toriale prevalentemente fatto a mano con innovative A Penne Cucinelli apre un’azienda per 350 posti di lavoro TORNANO I CAPITANI D’INDUSTRIA RICOMINCIANDO DALL’UMILE SARTO CHE DA PENNE ESPORTÒ L’ALTA MODA A PARIGI di Marcello Martelli capacità imprenditoriali assicurava agli abiti Brioni un successo durevole nel mondo del lusso e dell’e- leganza. La formula vincente? Era quella del “saper fare”, con una artigianalità che, affondando le radici nell’esperienza e nelle competenze, è capace di lan- ciare i prodotti su nuovi mercati. Strategia in cui si era sempre distinta l’azienda di Penne, arcinota ormai in tutto il mondo per i suoi vestiti di alta sartoria e qua- lità. In mostra nei negozi più eleganti in Italia come in America e non solo. Una magnifica realtà della nostra imprenditoria che ha fatto scuola persino in Francia, dopo che investitori d’Oltralpe ne hanno acquisito la proprietà. Ma, in questi ultimi cinquant’anni, abbiamo preferito imboccare una strada diversa, in Abruzzo, mettendo da parte “identità locali” che, con la crisi che morde, adesso stanno tornando di moda e dovreb- bero farlo sempre di più. L’abito confezionato a Penne e la lavorazione del cuoio a Firenze rappresentano pi- lastri di un patrimonio fatto di conoscenze, risorse e potenzialità. Eppure, modelli che quasi mai abbiamo utilizzato come strada di crescita economica nei vecchi mestieri, come nelle pratiche artigiane in disuso. Per non parlare delle eccellenze enogastronomiche. A lun- go tutto buttato nel dimenticatoio per la corsa frenetica che, in questi anni, abbiamo affrontato, alimentando il sogno delle “cattedrali nel deserto”. Della industria- lizzazione selvaggia comunque in confitto con la cul- tura artigianale e agricola del nostro territorio. Gli effetti li stiamo pagando, mentre gli esperti spiegano Brunello Cucinelli Nazareno Fonticoli
  • 21. 21 che gli artigiani contemporanei hanno a disposizione, e possono usarli, strumenti e materiali di alto contenuto tecnologico. La vera innovazione è quella praticata da imprese create da capaci artigiani del “saper fare”. È tempo che in Abruzzo e in tutto il Sud se ne prenda atto. Il vero made in Italy è ciò che parte da noi stessi. In particolare dalla “nuova artigianalità”. A cui investito- ri, poteri pubblici, manager e operai dovrebbero dedi- care le migliori energie. Come ha fatto l’imprenditore e stilista Brunello Cucinelli a Penne.
  • 22. 22 A rriva un cervellone tecnologico per prevenire i terremoti e per lo studio dei cambiamenti cli- matici. La catastrofe sismica successa in Turchia dovrebbe fare da acceleratore a un progetto di enorme interesse. L’Italia è stata selezionata per ospitare uno dei super-computer con una potenza di calcolo di oltre 200 milioni di miliardi di operazioni al secondo. Il supercal- IN ABRUZZO UN POTENTISSIMO CERVELLONE PER LEGGERE E PREVENIRE I TERREMOTI di Marco Martini colatore Leonardo è ospitato al Cineca di Bologna, con l’obiettivo di creare attorno una rete di centri di compe- tenza, che associno università, istituti di ricerca e impre- se per eseguire molteplici applicazioni. Ne sa qualcosa la scienziata Paola Inverardi, ex rettrice dell’università del capoluogo abruzzese: “Attorno al progetto -com- menta- stiamo lavorando dal terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009. Ora, grazie a Leonardo, c’è la possibilità di modellare gli effetti collegati di diversi fenomeni, e che siano in grado di elaborare le interazioni e le con- seguenze degli eventi. Un esempio è la valanga di Rigo- piano del gennaio 2017, causata da abbondanti nevicate ed effetti sismici”. Il “cervellone anti-sisma” potrebbe operare al più presto a L’Aquila. Importante è riuscirci e anche presto: il terremoto non aspetta. Scienziata Paola Inverardi Tragedia di Rigopiano 2017 Terremoto 2009 L’Aquila
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  • 24. 24 L’AQUILA-TERAMO-ASCOLI: È ARRIVATO L’UOMO GIUSTO PER IL VIA LIBERA AL “TRENO DEI PARCHI E DEI BORGHI” P iù di cento anni fa L’Aquila e Teramo si sono bat- tute per realizzare il collegamento fra le due città, grazie alla costruzione di una ferrovia da Capitignano a Teramo. Alle numerose assemblee che si tennero, tra il 1920 ed il 1930, per la nuova strada ferra- ta, fecero da contraltare Rieti e Ascoli che, in polemica con gli abruzzesi, sostennero la ferrovia per Roma, at- traversando Passo Corese, Rieti, Antrodoco, Amatrice, Ascoli. Alla “guerra dei campanili” di un secolo fa par- tecipò anche il noto studioso Pietro Verrua, che si fece promotore di una linea per collegare Teramo-Capiti- gnano, passando per Assergi e Isola del Gran Sasso. Le contrastanti proposte accesero un clima di accesi dibattiti, con il risultato di archiviare la ferrovia Capiti- gnano-Teramo, spianando la strada dei collegamenti alle autolinee. Ora è il momento giusto per togliere dalla polvere, l’importante progetto che è di rilevante valenza turistica, considerati i molteplici elementi che ne rendo- no possibile la realizzazione. A cominciare dagl’ingenti investimenti disponibili per la viabilità ferro- viaria. L’Aquila e Te- ramo, non coinvolte nell’AV Roma-Pescara, potrebbero reclamare la loro parte, unendosi con Ascoli, per rilan- ciare uno “storico” progetto ferroviario. Una infrastruttura di collegamento su ferro per rompere il seco- lare isolamento, fra Abruzzo e Marche, delle spopolate aree interne, valorizzando i borghi e i parchi turisticamente incantevoli. Qualcosa di simile stanno facendo in Sicilia con la vecchia ferrovia Noto-Pachino, che sarà pronta nel 2025 e, attraverso un importante itinerario turistico, raggiungerà i siti arche- ologici dell’isola. Per noi l’arrivo di Guido Castelli, ex sindaco di Ascoli, ora commissario alla ricostruzione del nuovo governo, potrebbe essere una ulteriore op- portunità. È l’uomo giusto al posto giusto, sempre che dal nostro territorio, un po’ fermo e un po’ addormen- tato, si faccia avanti qualcuno che sappia sostenere la salvaguardia della storica linea ferroviaria dei “Parchi e dei borghi”, in parte dismessa e in parte da completare. Per aprire la strada ad un “treno in livrea”, attraverso un suggestivo itinerario turistico, che porta nuova vita in aree dove ora ci sono solo deserto e declino. Guido Castelli Foto storica - Collezione Frabrizio Pedicone
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  • 27. 27 FRANCO RUGGIERI E L’ORGANETTO INCANTATORE L’abruzzese che piace anche ai divi di Hollywood di Francesco Valentini L o storico “du botte”, strumento popolare entrato a pieno titolo nella storia del folklore abruzzese, non finisce mai di stupire. In giro per il mondo, il leggendario strumento si esibisce persino nelle ville dei più grandi attori di Hollywood, che durante le loro serate esclusive spesso sono stati allietati dal- le melodie dell’organetto incantatore. Anche in tempi di Coronavirus, l’organetto si è confermato il miglior anti-stress che ci sia. Intanto, in questi giorni, è arri- vata la lieta notizia del premio per l’innovazione as- segnato alla storica fabbrica Della Noce di Teramo. La leggenda dei virtuosi dell’organetto della tradizione abruzzese diventa sempre più ricca e importante. Oggi vorremmo rendere omaggio a Franco Ruggieri che a 5 anni ha iniziato a suonare, sotto la direzione di suo padre Attilio, musicista autodidatta, che a sua volta aveva imparato dal suo genitore i segreti del magico organetto. Insomma, stiamo parlando di una famiglia con tre generazioni di suonatori e anche costruttori di questo straordinario strumento ormai conosciuto Franco Ruggieri in tutto il mondo, conquistando un posto d’onore fra gli appassionati di musica folkloristica e popolare. Il maestro Ruggieri ha ormai alle spalle una brillante carriera che, con il padre e il fratello Renato, ha im- preziosito di premi e successi, portando musiche e melodie straordinarie nelle gare e nei concorsi più im- portanti d’Italia. Le sue composizioni, a cominciare da “Vento del Gran Sasso”, sono nel repertorio di molti colleghi organettisti che si esibiscono nelle migliori sale da ballo e di musica folkloristica.
  • 28. 28 STRAGE DI NERETO, DICIOTTO ANNI DOPO Classificata in partenza “da allarme sociale” e poi finita nel dimenticatoio, la barbara fine di Libero e Emanuela Masi è sempre di più un “thriller” di impuniti professionisti del crimine. di Marcello Martelli G iugno 2005 - giugno 2013. Otto anni di fitto mi- stero attorno a un duplice delitto che resta un thriller perfetto di professionisti che girano im- puniti, chissà dove. Almeno dieci gl’interrogativi che non hanno mai trovato risposta. E per quel massacro consumato nella palazzina al centro di Nereto, resta la voglia bruciante di verità e giustizia. È buio pesto, in- vece. Inchiesta giudiziaria chiusa. Né può esserci ras- segnazione per un crimine “da allarme sociale”, come ebbe a sottolineare il procuratore della Repubblica, Cristoforo Barrasso, subito dopo il suo impressionante macabro sopralluogo nella casa dei Masi. IMPOSSIBILE DIMENTICARE. Impossibile dimen- ticare la barbara fine dell’avvocato Libero Masi e sua moglie Emanuela Chelli. Non si cancella, anche se, in questi anni, giornali e grandi televisioni hanno fatto di tutto per rimuovere e dimenticare. Pur dando spazio, anche eccessivo, a vicende altrettanto truci e sconvolgenti. Domanda: perchè due pesi e due misu- re? Perché tanta attenzione alla sfortunata vicenda di Melania o di Yara, dimenticando Emanuela, la moglie dell’avvocato di Nereto? Insieme al marito Libero, or- mai, sepolta due volte: sotto terra, e sotto la coltre di silenzio della giustizia e dei media. SENZA RISPOSTA. Almeno dieci le domande sul “gial- lo” ermetico e inquietante della Valvibrata: 1 - Il movente. Non si conosce ancora il movente che ha armato la mano degli assassini e li ha spinti a ucci- dere. Rapina? Vendetta? Nessuna risposta certa. 2 - Quanti erano. Quella notte tragica in quanti era- no nella casa del delitto ad assalire e poi brutalmente assassinare Libero e sua moglie Emanuela? Una sola persona o più di una a compiere una strage allucinante? 3 - L’arma. Una mannaia, una sciabola, un’arma diver- sa? La risposta certa non esiste. 4 - L’irruzione. L’assassino o gli assassini hanno fatto irruzione in casa Masi, quella notte,ma come sono ar- rivati? In auto? A piedi? Nessuno li ha visti e notati. Né prima né dopo. Eppure, la palazzina è nelle immediate vicinanze del centro. 5 - La fuga. Possibile che, dopo una carneficina che aveva annientato due vite umane, i responsabili siano riusciti a far perdere ogni traccia, senza essere notati? Fuga fortunata o studiata a puntino prima? 6 - Facce note? Erano persone locali conosciute dalle vittime o di sconosciuti arrivati da lontano? La vecchia zia di Emanuela che al momento dell’aggressione si trovava al piano di sopra, era convinta che fossero per- sone note alle due vittime. 7 - Impronte. In casa Masi non sono state trovate im- pronte. Cancellate dalla confusione seguita alla im- pressionante scoperta dei cadaveri o inesistenti, per- ché gli aggressori indossavano i guanti? 8 - Mandanti. Un delitto su commissione? Perché? Vo- luto da chi? Mistero profondo anche qui.
  • 29. 29 9 - Stranieri. I coniugi Masi uccisi da mano di connazio- nali o di stranieri? Nessun elemento sicuro che possa accertarne la nazionalità. 10 - Basisti. Assassini venuti da lontano o della zona, ma erano presenti dei basisti, quella sera, nei pressi della palazzina? L’AVVOCATO. Chi era l’avv. Libero Masi? Ecco i giudizi di chi lo ha conosciuto da vicino. Cristoforo Barrasso, procuratore della Repubblica al momento del fatto: “Era una persona molto dinamica, che si rendeva an- che simpatica e che aveva un modo di fare spontaneo, sincero”. Nonna Pina, la signora che era al piano di sopra, quella notte: “Era buonissimo. Se qualcuno an- dava a chiedere un consiglio legale non si faceva mai pagare”. Adalgisa Carulli, amica di famiglia, prima ad arrivare sul luogo della tragedia: “Libero conosceva l’arte culinaria, andava sempre a trovare cose preli- bate. Era eccezionale come uomo. A Nereto era “l’av- vocato”, perché faceva bene il suo lavoro”. L’ex pre- sidente dell’Ordine degli avvocati, D’Alessio: “Era una persona brillante, intelligente, attenta, con una cultura e con degli interessi che spaziavano in ambiti diversi”. Patrizia Corradetti, ristoratrice e gastrono- ma: “L’avvocato era la persona più semplice e mode- sta che io abbia conosciuto. Una persona così corret- ta non credo di averla mai incontrata. Per questo mi sembra una cosa assurda che si volesse poter rapi- nare un uomo così. Sono stata tante volte nella casa dell’avvocato, nel suo studio, non mi sembra che ci fossero cose preziose da indurre ad un gesto simile”. EMANUELA. Ecco alcuni giudizi su di lei. La vecchia zia:”Me l’hanno ammazzata ’sta figlia mia, perché era come una figlia per me. È stata sempre con noi. Straor- dinaria e premurosa con me, fino all’ultimo…”. Adalgi- sa, l’amica vicina di casa: “Manuela era stupenda. Ami- ca di tutti, era solare, non era la moglie dell’avvocato. Era deliziosa”. L’AUTOPSIA. Prima picchiati e poi massacrati: questo il risultato dell’autopsia sui cadaveri di Libero Masi e Emanuela Chelli. Il marito ucciso con colpi di mannaia alla testa. La moglie morta soffocata e colpita con l’ar- ma quando forse era in fin di vita. Il palazzetto setaccia- to dagli esperti del Ris, che controllarono ogni singola macchia o traccia, ma senza giungere ad una conclu- sione capace di risalire all’aggressore (o aggressori). PREVISIONI SBAGLIATE. Divinangelo D’Alessio, al- lora presidente dell’Ordine degli avvocati: ”Nessuna arma del delitto, nessuna impronta, forse nessun passo falso dei feroci esecutori, veri professionisti del crimine. Eppure, non è un delitto perfetto e “sono convinto che la Procura sta lavorando alacremente al caso e che sia a conoscenza di nuovi dati che aiu- teranno, presto, a trovare il bandolo di questa triste storia”. CONCLUSIONI. Un duplice delitto consumato con ec- cezionale violenza, senza traccia di pietà. Per giunta, insoluto e impunito. Tra le mura di casa Masi, quel- la notte, sono saltati tutti i parametri del crimine, così come eravamo abituati a conoscerli e a viverli, maga- ri nell’orrore e nel rifiuto. Sembra un thriller uscito dalla fantasia di Agatha Christie, più che una carne- ficina e un massacro adesso relegati nel silenzio e nel dimenticatoio. Come se eventi simili possano essere rimossi e cancellati. La gente, infatti, non dimentica. Impossibile che un evento così efferato diventi una pratica da archiviare. La coscienza collettiva non si arrende, aspettando verità e giustizia. La villa di Nereto in cui fu consumata la mattanza
  • 30. 30 IL CINCINNATO AMICO DI PERTINI E PASOLINI TASSATO DAL FISCO COME UN PALAZZINARO di Marcello Martelli “U n comunista ultranovantenne, pensionato (500 euro al mese) che ha vissuto una vita da per- seguitato: dalla polizia per le scritte murali contro Scelba, contro i Generali americani, per i comizi non autorizzati; dalla Giustizia (due volte processato in tribunale, una volta in Corte d’Assise per vilipendio al go- verno Tambroni); meritatamente perseguitato dalla Dc, vigliaccamente perseguitato dai carrieristi del Pci, poteva privarsi della persecuzione del Comune di Teramo prima di finire i suoi giorni?”. Comincia così la lunga “confessione” di Pasquale Limoncelli, l’ultimo comunista coerente che vive in città, dove ha combattuto e perso molte battaglie. Dalla politica alla cultura, da agit-prop del vecchio Pci a operatore culturale di grande talento. Amico confiden- ziale del presidente Pertini, ha portato in città artisti e scrittori come Pasolini, Levi, Guttuso, Mazzacurati, Tono Zancanaro ed altri. Fino a meritare ostacoli e invidie palesi ed occulte. Tuttavia, nonostante le molteplici amarezze e i debiti, Pasqualino non ha mai mollato, per portare alla città il suo grande contributo di cultura ed arte, con ono- re e prestigio. Da un po’ vive la vecchiaia, da Cincinnato, in un angolo di terra acquistato con le cambiali nel 1985. Dove ha costruito un piccolo manufatto mai intonacato per la rimessa degli attrezzi, privo di acqua corrente e luce, che non doveva essere neppure accatastato. Ma l’ingordi- gia del fisco tassatore non si è fatto attendere e, non solo, oltre all’accatastamento, pretende anche una lista di arre- trati per vari anni. Scandalosamente esagerato per un ma- nufatto agricolo e, soprattutto, sproporzionato per la mo- desta pensione di un povero Cincinnato tassato come un palazzinaro. Che, sempre battagliero, lancia il suo ultimo appello: “Se il Sindaco non trova il tempo per ascoltare le mie ragioni e per cancellare le assurde pretese fiscali, mio malgrado, sarò costretto ad utilizzare il poco tempo che mi resta, per andare in giro con il piattino dell’ele- mosina e versare al Comune la somma raccolta giorno per giorno”. Il Presidente Sandro Pertini e Limoncelli Limoncelli e Pierpaolo Pasolini Tom di Paolantonio Pasquale Limoncelli