5. Uno strumento al servizio
degli amici turisti
D
a sempre ho sentito un profondo attacca-
mento alla mia terra e alle bellezze paesaggi-
stiche che offre. La mia città, Teramo, senza
essere una grande metropoli, ha però una posizione
davvero invidiabile e strategica. Pochi chilometri dal
mare e in poco tempo si arriva in montagna. Senza
dire che è circondata da bellissime colline. Cosa si
può volere di più? Ricordo che mio padre Mario era
solito dire con orgoglio: “Tereme sta mezz’ nà
pizze de furmaggie” (Teramo si trova in mezzo a
una pizza di formaggio). Aveva perfettamente ragio-
ne. Dunque, la passione e l’amore che ho nei con-
fronti del mio territorio l’ho ereditata da mio padre.
Pertanto carissima Teramo, per me sei la città più
bella del mondo, e guai a chi ti tocca. Non a caso da
anni sono sostenitrice del FAI per la difesa e valoriz-
zazione del nostro patrimonio artistico e ambientale.
Questa Guida, perciò, vuole essere una illustrazione
di ciò che abbiamo e soprattutto uno strumento per
i tanti turisti che arrivano. Alla scoperta dei tanti e
bellissimi luoghi da vedere e ammirare. Senza dire,
inoltre, delle tradizioni enogastronomiche locali. Vi-
sto che il territorio teramano è ricco di terre ferti-
lissime, che producono eccellenti prodotti: olii, vini,
formaggi, salumi di ogni genere. Un posto a parte
merita la ricchissima tradizione della cucina che
vanta piatti davvero prelibati.
Per concludere, un grazie a tutti gli inserzio-
nisti che, nonostante il difficile momento, hanno
contribuito con il loro preziosissimo sostegno,
permettendo la realizzazione del progetto
con sensibilità e lungimiranza. E un invito a
tutti coloro che sfoglieranno la guida: osser-
vatela con il cuore, prima ancora che con gli
occhi. Tanta bellezza, che è attorno a voi, vi
appartiene. È anche vostra.
La Guida
Patrizia Manente
D
a sìmbre so’ sendite n’attaccaménde fùrte a la terra mi’ e a li
bbellâzze che ce offre lu paesagge. La città mi’,Tèreme, sen-
za éssere ‘na grossa metropole, te’ ‘na pusezione veramènde
‘nvediabbele e štratéggeche. Puca chelometre da lu mare e ‘nghe po-
che tèmbe s’arrive a la mundagne, senza dice ca è cercundate da
culline bbille assì. Che se po’ vulâ de cchjù? M’arcorde che pàtreme
Mario deciave sìmbre:“Tèreme šta ‘mmezz’a ‘na pìzze de casce”… e
tenave raggiòne! La passione e l’amore che tìnghe pe’ ‘štu pahâse me
l’ha lasciate pàtreme.PerciòTèreme care,pe’ mâ si’ la città cchjù bbèl-
le de lu mònne e huaje a chi te tòcche.None a case da tanda tèmbe
so’ ‘na suštenetrice de lu FAI pe’ defènne e valurezzà lu patremonie
noštre artišteche e ambiendale.Perciò,‘šta guìde vo’ èssere nu retratte
de quâlle che tenâme e soprattutte nu štrumènde pe’ li tande turište
ch’arrive,nu stìrie ùtele a la scupèrte de tutte li bbille pušte da vedà e
da ammerì; serve pure pe’ cunosce li tradezziune lucale su lu magnà
e lu bbâve. Lu terretorie teramane è ricche e fèrtele, pruduce pure
tanta robba bbone: ùje, vìne, furmàgge e salume de tutte li qualetà.
Nu pušte a parte mèrete la cucine piâne de tradeziune che vànde
pjìtte veramende prelebbate. Pe’chjute lu descorse, nu grazie a tutte
li ‘nserziunište che, nonoštande lu mumènde defficile, ha cuntrebbuite
‘nghe nu suštegne preziose e ha permâsse de realezzà lu pruggétte
‘nghe ‘na sensebbeletà de chi vate da lundane. Nu cunsije a tutte
chìlle che sfoje štu lebbratte: huardâtelu ‘nghe lu core, prime de huar-
darle ‘nghe l’ùcchje.Tanda bbellâzze che šta attorne a voi, v’appartè.
È pure robba voštre.
3
Traduzione nel dialetto teramano
dall’esperto Gabriele Ruggieri
6. S
u un terrazzo alluvionale, presso la confluen-
za del torrente Vezzola con il fiume Tordi-
no, sorge Teramo, capoluogo della provincia
teramana di circa 52 mila abitanti. Abitata fin dalla
preistoria come testimoniato dagli scavi archeologici
nel quartiere della Cona, nel piazzale di Madonna
delle Grazie e nella sua scarpata verso Via Bona. I
primi insediamenti risalirebbero all’età del bronzo
finale e del ferro. Con molta probabilità il primitivo
nome del Conciliabulum di Teramo era Pretut
perché abitata dai Pretuziani, il popolo italico ac-
cresciuto dalla presenza del popolo sabino arrivato
a seguito di una primavera sacra. Conquistata dai
Romani, la denominazione diventava Interam-
nia Pretuttianorum. A seguito delle guerre so-
ciali tra Roma e i popoli italici dal 91 a 88 a.C., il
console e dittatore Silla istituiva delle colonie di
ex militari romani per controllare i popoli italici e
anche a Teramo veniva condotta da Tito Tatta-
jeno una colonia occupando la pianura posta in
contrada Cascione presso Colleatterrato Basso.
Dopo la caduta dell’impero romano e a seguito
delle guerre tra gli Ostrogoti e i Bizantini, In-
teramnia subiva un decremento demografico e un
tracollo economico. Con l’arrivo dei Longobardi e
dopo la tregua ottenuta da papa Gregorio Magno
del 598, Interamnia assumeva la denominazione di
Castrum Aprutiensis, veniva aggregata al terri-
torio di Fermo nel Ducato di Spoleto e ammi-
nistrata dal conte Anio. I Longobardi arricchivano
Teramo
Città fra antico
e moderno
Particolari esterni ed interni della Cattedrale
Il Paliotto
7. l’antica cattedrale di S. Maria Aprutiensis con nu-
merosi plutei dai bellissimi intrecci ora conservati
presso il Museo Archeologico Savini. Nel 1078
veniva occupata dal normanno Ugo Malmozzetto e
incorporata al Ducato di Puglia, ma solamente nel
1130 entrava a pieno titolo nel regno normanno
ad opera di re Ruggero II. Distrutta dalle truppe
del conte Roberto di Loretello tra il 1155 e il
Cattedrale Santa Maria Assunta e San Berardo
5
8.
9. 1156, iniziava la ricostruzione della Città e il vescovo
Guido II avviava la costruzione della nuova catte-
drale in stile romanico a tre navate e abside con
le stesse dimensioni e lo stesso orientamento della
distrutta S. Maria Aprutiensis di Piazza S. Anna. Nel
1332 il vescovo Niccolò degli Arcioni promuoveva
l’ampliamento della cattedrale e il rifacimento della
facciata con un bel portale firmato da Deodato
Romano. Nel 1438 Francesco Sforza, gonfalo-
niere della Chiesa e vicario di papa Eugenio IV,
occupava Teramo e se ne faceva signore promuo-
vendo gli Statuti Teramani. Nel 1443, sopraf-
fatta la fazione angioina sostenuta da Francesco
Sforza, re Alfonso V d’Aragona riconosceva lo
stato di demanialità diTeramo. Nel 1521 l’imperato-
re Carlo V vendeva la città di Teramo ad Andrea
Matteo III Acquaviva e nel 1530 confermava agli
abitanti i privilegi, le grazie e gli indulti ottenuti dai
re Alfonso e Ferrante d’Aragona di Napoli. Nel
1798 veniva occupata dai francesi che proclamava-
no la repubblica. Nel 1815, sconfitto dagli Austriaci,
il re di Napoli Gioacchino Murat,Teramo tornava
sotto i Borboni col re Ferdinando I di Borbone.
Nel 1832 la Città accoglieva trionfalmente Fer-
dinando II di Borbone che inaugurava il primo
pilone del nuovo ponte sul Vezzola. Teramo è dio-
cesi con Atri e sede universitaria. È posta in ottima
posizione, a metà strada tra il Gran Sasso d’Italia e
l’Adriatico.Tra i personaggi illustri ricordiamo: An-
Palazzo dei Melatino e particolari
7
“Alo parlare agi mesura”
10. tonio Zaccaria (XVI sec.), musicista; Giuseppe
Bonolis (1800-1851), pittore; Vincenzo Cerulli
(1859-1927), astronomo; Melchiorre De Filippis
Delfico (1825-1895), caricaturista; Melchiorre
Delfico, storico, letterato, pedagogista, fondatore
della Carboneria teramana; Gennaro Della Moni-
ca (1836-1917), pittore; Carlo Forti (1766-1845),
ingegnere; Giannina Milli (1825-1888), poetessa;
Ivan Graziani, cantautore e Berardo Taraschi,
costruttore di auto da corsa.
monumenti
N
umerosi i monumenti ed i palazzi antichi.Tra
le chiese: la Cattedrale di S. Maria As-
sunta e S. Berardo, vescovo e patrono di
Teramo, iniziata nel 1158, ingrandita tra il 1317 e il
1335, campanile portato a termine da Antonio da
Lodi nel 1493, Paliotto di Nicola da Guardiagrele
8
Anfiteatro
Villa Blandina
12. del XV secolo, Crocifisso ligneo tre-quattrocente-
sco, statua di S. Maria Aprutina del XIV secolo e
tele di Sebastiano Majewsky in sacrestia. S.
Anna già S. Getulio, unico resto del portico
dell’antica cattedrale con affreschi dei secoli XII, XIV
e XV, statua in cartapesta leccese della titolare, si-
mulacro di S. Vito, una Madonna del Latte tra le
SS.Apollonia e Lucia dipinta nell’abside. S. Antonio
Chiostro Santuario Madonna delle Grazie
10
già S. Francesco, eretta nel 1227, trasformata in
epoca barocca e annessa al convento francescano,
ospita opere settecentesche di Vincenzo Baldati,
una tela della Madonna del Soccorso di Genna-
ro Della Monica, proveniente dall’omonima chiesa
sconsacrata e un organo restaurato nel 1862 da Vi-
tale De Luca di Notaresco. La cappella del santo
titolare, posta dietro l’altare maggiore, è in stile ba-
Affresco di C. Mariani (Santuario Madonna delle Grazie)
Affresco “Cristo vendemmiatore” (Santuario Madonna delle Grazie)
13. Santuario Madonna delle Grazie
rocco con abside, affreschi, tele e cupola con Gloria
di S.Antonio. La Chiesetta privata di S. Caterina è
meta di devozione durante il triduo dedicato alla
santa dal 23 al 25 novembre: i fedeli si recano a gi-
rare la ruota dentata della titolare, simbolo del suo
martirio, per trarne fortuna per l’annata o per tro-
vare un coniuge. La Cappella di S. Luca esistente
già nel 1372. Il Santuario della Madonna delle
Grazie, dedicato alla compatrona, accorpato a un
convento francescano, con artistica statua lignea
della Vergine con il Bambino di Silvestro de L’A-
quila (XV sec.), urna del B. Battista da Firenze, chio-
stro rinascimentale, diverse opere d’arte in chiesa e
nell’intero complesso e cupola affrescata dall’archi-
tetto Cesare Mariani nel 1892. La Chiesa della
Madonna del Carmine ospita una statua in stuc-
co della Vergine col Bambino attribuita alla scuola
ascolana di Lazzaro Giosafatti, un coro ligneo del
1780, un organo del 1850 dell’ascolano Fra Felice
Morganti, pregevoli tele dei sec. XVII-XVIII e un
Crocifisso ligneo cinquecentesco. E ancora: la picco-
la S. Bartolomeo nei pressi del Teatro. La baroc-
ca SS. Annunziata, sede dell’Adorazione Eucari-
stica quotidiana, è un vero scrigno di tesori; la
facciata è ispirata alla romana S. Pantaleo; al suo
interno si segnalano: l’altare maggiore barocco do-
rato, un Crocifisso ligneo del XV- XVI sec. simile a
quelli del Duomo e del Carmine, una maiolica ca-
stellana con la Madonna con il Bambino e le Anime
Purganti datata 1699 posta all’ingresso della sacre-
stia e le cappelle Palma e di S. Rita. Questo luogo
di culto è caro ai teramani perché custodisce le
11
14. pregevoli statue del Cristo Morto e dell’Addolo-
rata portate in processione nel pomeriggio delVe-
nerdì Santo. La Chiesa dello Spirito Santo, esi-
stente già nel 1277, con portale degli ascolani
Giosafatti; era un tempo annessa a un ospedale e a
una confraternita gemellata con quella di S. Spirito
in Sassia di Roma, che provvedeva alla sepoltura
dei carcerati e dei condannati a morte. La Chiesa di
S. Domenico, la cui fondazione veniva disposta nel
1287 dal Capitolo Provinciale dei Domenicani
di Roma, conserva degli affreschi con storie cristo-
logiche, il trionfo di S. Tommaso, l’Annunciazio-
ne, S. Antonio Abate e S. Donato, S. Leonar-
do e S. Rocco. Del convento rimangono delle
stanze adibite ad Archivio di Stato e il chiostro con
archi a tutto sesto sostenuto da larghi pilastri e in
alcune lunette, si conservano con storie di S. Dome-
nico attribuite a Sebastian Majewski. La Chiesa di S.
Agostino, già S. Giacomo, esistente dal 1362, appa-
re nella veste del restauro del 1873 su progetto
dell’architetto Giuseppe Lupi. Dalla chiesa provie-
ne il Polittico di Jacobello del Fiore realizzato
tra il 1407 al 1410 ora conservato nella cattedrale e
un affresco con la Madonna col Bambino attribuita
a Giacomo da Campli staccato e posto nella Pi-
nacoteca Civica. L’antico convento agostiniano, tra-
sformato in prigione nel 1792, ospita l’Archivio di
Stato. La Chiesa dei Cappuccini già di S. Bene-
Torre antica - Via Noè Lucidi
12
Fonte della Noce (antico lavatoio)
15.
16. detto, veniva fondata dal vescovo aprutino Adal-
berto intorno all’819, nel 1252 la Chiesa di S. Bene-
detto diTeramo e di S. Benedetto a Paterno oggi S.
Lorenzo presso Collevecchio, dipendevano dall’ar-
cicenobio di S. Angelo a Volturino. Trasformata
nel 1575 con l’arrivo dei Cappuccini, conserva un
altare maggiore ligneo di Fra’ Giovanni Palom-
bieri del 1762 e pregevoli tele. Inoltre le chiese: del
Sacro Cuore; del Cuore Immacolato di Maria;
di S. Berardo; della Madonna della Cona e della
Madonna di Cartecchio del 1512, presso il cimi-
tero, con statua seicentesca dellaVergine. Edifici civi-
li: Palazzo Municipale; Palazzo Vescovile della
metà del XIV sec.; Casa Urbani; Casa Francese;
Casa Muzi ora Palazzo Castelli; Casa Corradi
ora Capuani; Casa Coltellacci; Casa Zaccagnini;
Casa di Via Getulio; Casa Di Egidio; Casa
Fiocco, Casa Napolitani. Del periodo rinasci-
mentale: Casa Delfico; Casa Cingoli, Casa Forti.
Seicenteschi: l’ex Ospedale Psichiatrico con la
Palazzo Castelli - Particolari
14
17. Portici Corso De Michetti
15
cappella di S. Antonio Abate; Palazzo Delfico
ora Biblioteca Provinciale; Casa Caraciotti e Casa
Palma. Del periodo liberty e del XIX secolo: Villa
Blandina e il suggestivo falso borgo medioevale
attorno al Castello Della Monica. Ancora: il bel
Parco Fluviale che circonda la città; la Stazione
Ferroviaria, inaugurata nel 1883; la medioevale
Fonte della Noce; Porta Melatino; Palazzo
Savini.Anche: il Chiostro di S. Giovanni poi Isti-
tuto Musicale “G. Braga”; la Fontana dei Leoni;
Palazzo Pompetti; Casa Catenacci del XIV sec.;
la statua romana di “Sor Paolo” “Gnore Pau-
le” in dialetto, sorta di Pasquino teramano che in
passato era utilizzata per proteste contro i gover-
nanti e il malcostume; Casa del Mutilato ex chie-
sa della Madonna della Misericordia, del 1348; Ca-
sina del Dazio; Villa Comunale. Inoltre:
l’Anfiteatro Romano; il Teatro Romano; la
“Domus del Leone”. I siti archeologici di Tor-
re Bruciata e della Madonna delle Grazie; la
18. Domus di Vico delle Ninfe; la Necropoli di
Ponte Messato. Il Museo Civico Archeologico
“Francesco Savini”; il Museo Civico e Pinaco-
teca Civica; il Museo delle Tradizioni Popola-
ri in contradaVilla Pavone; l’Osservatorio Astro-
nomico di Collurania “Vincenzo Cerulli”. In
Via Porta Carrese sono stati rinvenuti numerosi in-
tonaci dipinti appartenenti forse a due abitazioni
di epoca romana. Nella vicina Via dei Mille, sotto
un’abitazione privata, sono stati riportati alla luce
resti di una domus romana (I sec. a. C.); tra questi,
un mosaico con il volto di Bacco incoronato da
pampini.Alla fine del Viale dei Tigli, Giardini Ca-
rino Gambacorta, troviamo il Monumento ai
Palazzo stile Liberty in Vico delle Cererie
16
19. Interno Chiesa S.Antonio (già Convento S. Francesco)
Caduti di tutte le guerre (1960-1968), opera
bronzea diVenanzio Crocetti, con al centro la statua
del Giovane Cavaliere della Pace. La piccola Chiesa
di S. Giuseppe (XVI-XVII sec.), oggi in stato di ab-
bandono, custodisce un altare ligneo barocco del
teramano Domenico Aviotto, abbellito da tele
seicentesche del polacco Sebastiano Majewsky rap-
presentanti Scene della Vita del santo titolare. Nel
quartiere Gammarana, presso l’area ex Gavini, l’in-
teressante Parco della Scienza; comprende il
Museo della Fisica e dell’Astrofisica “Gali-
leum”, gestito dall’Istituto Nazionale di Fisica Nu-
cleare e dall’Istituto Nazionale di Astrofisica, la Lu-
doteca Tecnico-scientifica e un Auditorium di
600 posti a sedere. Nel museo sono esposte opere
dell’artista teramano Italo Rodomonti; possibilità
di percorsi guidati per bambini e ragazzi alla scoper-
ta della scienza e dei misteri dell’universo. Casa
Bonolis, più volte rimaneggiata, è nota per aver
17
20. dato i natali al pittore locale Giuseppe Bonolis. Il
Convitto Nazionale “Melchiorre Delfico” e il
Liceo Classico sono le più antiche istituzioni sco-
lastiche della città che in precedenza costituivano il
Real Collegio; l’edificio mostra ancora una certa
imponenza, dominando l’antistante Piazza Dante.
Sulla parete di una vecchia abitazione del quartiere
di Porta Romana posta nei pressi della Piazzetta del
Sole, si trova una nicchia votiva che ospita una pic-
cola tempera ottocentesca raffigurante S. Emidio,
l’unica immagine del santo esistente in città. Emidio,
primo vescovo, martire e patrono della vicina Asco-
li Piceno, è invocato dal 1703, anno di un terribile
sisma che distrusse L’Aquila e sconvolse gran parte
Castello della Monica e particolari interni
18
21. Parco Fluviale
dell’Italia centrale, come protettore universale con-
tro i terremoti. La Casa dei Melatino del XIII sec.,
dal nome dell’antica famiglia locale, è oggi sede della
Fondazione Cassa di Risparmio diTeramo. L’interno,
visitabile a richiesta, custodisce pregevoli resti di una
domus romana e ricche e preziose collezioni di ma-
ioliche di Castelli, frutto di donazioni. I Melatino
sono famosi per la cosiddetta Lapide delle “male
lingue” (bassorilievo del XV secolo); raffigura due
volti di profilo che si fronteggiano con le lingue tra-
passate da un grande compasso. Al di sopra, il mot-
to della famiglia: “A lo parlare agi mesura” (Mi-
sura le parole). Fa riferimento a un episodio relativo
ai nemici del casato e serve come monito per
chiunque.
19
22. Magia della
Tavola
di Patrizia Manente
Fra piatti rinomati
e specialità teramane
T
utta da scoprire la cucina tradizionale
di Teramo, giustamente considerata la
“Capitale della gastronomia
abruzzese” per la varietà e ricchez-
za dell’offerta. A tavola imbarazzo della
scelta.Vale la pena visitare gli innumere-
voli e caratteristici locali lungo il litorale e non solo. Basta percorrere poche decine di chilometri
per trovarsi alle prese con un fumante e gustoso risotto alla marinara o con il piatto classico e
famoso dei “maccheroni alla chitarra”. Piatto-emblema della cucina teramana di una
volta (apprezzatissimo persino dal re Faruk d’Egitto negli anni del suo esilio in Italia), che sempre
attira e seduce i palati più esigenti. Tra le classiche specialità locali, non vanno dimenticati gli altri
appetitosi primi, che rendono varia e attraente la mensa dei teramani. Dai cannelloni al timballo
di scrippelle, ai ravioli dolci di ricotta e alle ceppe. Da “li maccarun a la mulènare” alle
rinomate “virtù” (piatto forte del primo maggio). Per non dire delle famose e delicate “scrippelle in
brodo”, come delle più robuste pappardelle al sugo di papera. Né sono da meno i secondi piatti.
Fra i più gettonati dai buongustai: la pecora alla callara, il coniglio alla cacciatora, le mazzarel-
le, i peperoni ripieni, la ‘ndocca ‘ndocca, il baccalà, la
squisita porchetta, gli arrosticini, il tacchino alla
canzanese, la galantina, il formaggio fritto.
Senza, naturalmente, dimenticare i dolci con la
pizza dolce tradizionale, i bocconotti,
i calgionetti, le sfogliatelle, i pe-
patelli (tipiche specialità natalizie
per eccellenza). Capitolo a parte,
la croccante di mandor-
le. Maestosa e ricca l’offerta
generosa di salumi d’ogni
genere con salsicce,
ventricina, lonze
e cotechini. Ma in
una dispensa ben
fornita non possono
mancare formaggi e
pecorini dei monti
abruzzesi, i pregia-
tissimi vini delle
colline teramane,
olio extravergi-
ne di oliva, miele
millefiori, d’acacia,
castagno e via de-
gustando.
23. Le Virtù teramane
Q
uesti piatti sono
stati realizzati da
mia madre Adele
Di Franco, esperta della
tradizione culinaria teramana.
Foto di
Patrizia Manente
21
Foto di
Erminia Iannetti
Il Timballo
La “Pizza
Dogge”
24. Alba
Adriatica
Spiaggia d’argento
C
ittadina moderna e dinamica, è una delle
località adriatiche della costa teramana co-
nosciuta come “le Sette Sorelle”, in
riferimento ad un’antica leggenda popolare. Per la
bellezza dell’ampio litorale sabbioso di 4 km, è sta-
ta definita “Spiaggia d’Argento”. È attraversata dal
CorridoioVerde Adriatico, pista ciclabile di circa 20
km che congiunge Porto d’Ascoli con Roseto degli
Abruzzi. Dal 2003 più volte Bandiera Blu d’Euro-
pa, ospita spesso importanti eventi culturali. Il 14
luglio 2006 ha festeggiato il suo primo cinquante-
nario come comune autonomo. Molto praticata la
pesca costiera. Il toponimo significherebbe “altura”
o “bianco” (comune radice indoeuropea). Diversi
ritrovamenti archeologici neolitici nel territorio
circostante. Agli inizi del XX secolo sorsero le pri-
me dimore signorili: le ville, Gialluca, Tonelli,
Ranalli, Ricci e Crescenzi. Tra il 1920 ed il
1930 furono inaugurati i viali della Vittoria e Mar-
gherita. Con Regio Decreto del 25 ottobre 1919 fu
nominato primo parroco della nascente cittadina
Don Giuseppe Moretti. La nuova chiesa fu eretta
negli anniTrenta e nel 1937 fu resa autonoma dalla
“Marina”. Con Decreto Ministeriale del 30 aprile
1930 la sede comunale fu trasferita a Tortoreto
Stazione. Con Decreto del Prefetto di Teramo del
30 agosto 1946, Giovanni Ranzati venne nominato
Commissario Prefettizio. Il 29 maggio 1956 la fra-
zione divenne autonoma e prese il nome di Alba
Adriatica, ufficializzato con Decreto del Presidente
della Repubblica. È gemellata con Miranda (Isernia).
Personalità: lo chef Aldo Zilli e il motociclista
Ivan Palazzese (1962-1989).
monumenti
D
a visitare: la Rotonda Nilo, piccola piaz-
za nelle vicinanze del Parco Giochi di
Bambinopoli. In contrada Basciani la
Chiesetta di S. Vincenzo Ferreri, fatta co-
struire dai Guidobaldi di Nereto. La semplice fac-
ciata presenta timpano, lunetta e campanile a vela.
25. Il portale è affiancato da due piccole finestre. La
località è detta “Casasanta” (in dialetto Casò) per-
ché si ritiene che qui abbia sostato la S. Casa prima
di giungere a Loreto. Il Lungomare Marconi,
di circa 2,5 km, ricco di palme e pioppi, è luogo di
svago e passeggiate. Un ponte di legno sulla
foce del Vibrata collega Alba alla vicina Villa Rosa
di Martinsicuro. Inoltre: il Palazzo Comunale
degli anni Venti, sito in Piazza IV Novembre dove
sorgono il Monumento ai Caduti della
Grande Guerra e la Chiesa parrocchia-
le della patrona S. Eufemia. A Villa Fiore la
Chiesa di S. Maria. La Chiesa dell’Imma-
colata, in contrada Basciani, conserva un bell’or-
gano di 2.600 canne della ditta Bevilacqua di Torre
de’ Nolfi. Ed ancora: Villa Ranalli (detta “la
Favorita”); Villa Gianluca Palma; Villa
Chiarugi; Villa Zannoni; Villa Moscarini e
la massiccia Torre del Vibrata (1547). Villa
Flaiani, circondata da un parco, ospita la Bibliote-
ca Comunale ed è diventata centro culturale po-
livalente di primo piano. In contrada Basciani, Via
del Vecchio Forte, così nominata perché forse
conduceva alla fortezza di Civitella del Tronto.
23
26. Ancarano
Terra di Ancaria
A
ncarano (“Ngarà”, in dialetto) domina la valla-
ta del Tronto, al confine tra Abruzzo e Marche.
Eretta forse nei pressi di un tempio della dea
etrusca Ancaria (Ancariae fanum = Tempio di Anca-
ria). Distrutta nel 793 dai Franchi di Pipino il Breve,
sarebbe stata ricostruita dal figlio Carlo Magno e fino al
1818 fu possedimento dei vescovi di Ascoli Piceno. As-
sediata nel 1557 dal duca d’Alba durante la guerra tra
Francia e Spagna:gli spagnoli abbatterono la cinta muraria.
Nel 1852 passò al Regno di Napoli e il 21 ottobre
1860 aderì con plebiscito al Regno d’Italia. Patria dello
scienziato Giuseppe Flajani (1739-1803),medico per-
sonale di papa Pio VI,del poeta Antonio De Angelis
(1745-1815),di Franco Rampini (1914-2007),pianista
e forse di Cecco d’Ascoli (Francesco Stabili di Simone),
poeta, medico, astrologo, astronomo e insegnante.
monumenti
I
l centro storico conserva la caratteristica forma dell’an-
tico borgo fortificato del IX secolo, con vie strette e
tortuose, fiancheggiate da palazzi del XVI-XVII secolo,
abbelliti da piccoli portali in pietra, stemmi e formelle di
maiolica. Interessanti le due porte medioevali dei secoli
XIV-XV:Porta da Monte e Porta da Mare;nei pressi
del municipio Porta Nuova (1904). Da visitare: la nuova
parrocchiale del 1958 di S. Maria della Pace che custo-
disce una statua lignea dorata quattrocentesca della Ma-
donna della Pace, attribuita a Silvestro de L’Aquila,
con Bambino di epoca posteriore, l’urna dorata lignea del
1759 con il corpo di S. Simplicio,martire romano e pa-
trono del paese e alcune tele settecentesche dell’ascolano
Nicola Monti. Il belvedere con un bellissimo panorama
sulla vallata del Tronto; la piccola chiesa della Madonna
della Misericordia (1628), a pianta ottagonale: affresco
della Madonna con due angeli,firmato e datato 1569,due
pregevoli tele settecentesche raffiguranti la Madonna del
Suffragio con S. Nicola da Tolentino e Transito di
S. Giuseppe. Nei pressi di Porta da Mare la trecen-
tesca torre campanaria con orologio, unico resto
dell’antica parrocchiale, adorna di frammenti scultorei. Ed
inoltre:la Chiesa della Madonna della Carità (nell’omo-
nima frazione);la Chiesa di S. Rocco (XVI secolo);il Pa-
lazzo del Podestà;la casa natale di Giuseppe Flajani
e la Fonte di Monsignore,di origine romana.
28. Atri
Scrigno di tesori e
Città Ducale
S
i sviluppa su tre colli affacciati sul mare e sui “ca-
lanchi” (“scremoni”, in dialetto): intere colline
erose da fenomeni millenari, come una serie di
picchi e balzi digradanti verso la vallata sottostante.
Alcuni storici fanno derivare Hatria dall’imperatore
Adriano. Atri contende con Adria l’aver dato il nome
all’Adriatico. Nel XII secolo fu feudo principale della
Contea d’Apruzio. Nel 1251 ottenne da papa Inno-
cenzo IV l’istituzione dell’antica diocesi di Atri-Penne e
l’autonomia comunale.
monumenti
L
a Riserva Naturale dei “Calanchi”; l’inte-
ressante complesso della romanica Cattedrale
di S. Maria Assunta (affreschi quattrocente-
schi di Andrea De Litio nel coro, una delle poche ope-
re rinascimentali tra le più note di tutto l’Abruzzo) con
annessi Museo Capitolare,campanile di Antonio da
Lodi, chiostro e la Vasca Limaria (affreschi del XV
sec.). La Chiesa di S. Reparata; il Teatro Co-
munale con annesso Archivio-Museo “Anto-
nio Di Jorio”; S. Agostino (Madonna delle Grazie
e santi di Andrea De Litio). Palazzo Illuminati; S.
Francesco;la rinascimentale Casa Paolini.Palaz-
Teatro Comunale
Affreschi e Chiostro Cattedrale di Santa Maria Assunta
29. Affreschi Cattedrale di Santa Maria Assunta
zo Vecchioni; la piccola Chiesa neo-romanica
di S. Liberatore (Cappella dei Caduti); il Pa-
lazzo dei Duchi d’Acquaviva. La Chiesa di S.
Nicola (affresco Madonna di Loreto tra i SS. Rocco e
Sebastiano di Andrea De Litio); S. Spirito (Santuario
di S. Rita); la Rocca d’Atri (resti dei bastioni). Il Bel-
vedere con sculture contemporanee; il Complesso
Conventuale di S. Chiara (con annesso convento
delle Clarisse) iniziato nel 1260;il portale trecente-
sco di S. Andrea. Il duecentesco ex Convento
Domenicano con la Chiesa di S. Domenico
(S. Giovanni Battista); Porta S. Domenico; i resti
di un teatro romano (Via Cicada); la Cappella
della SS. Trinità (S. Rocco). Inoltre: il Museo Ar-
cheologico Civico Capitolare “De Galatiis-
De Albentiis-Tascini”. Il Museo Civico Et-
nografico; le “Grotte” (“li muri”), vani utilizzati per
conservare le acque filtranti;la Fonte Canale;antiche
Fontane Archeologiche; la Chiesa della Ma-
27
donna delle Grazie; il Museo Didattico degli
Strumenti Musicali Medioevali e Rinasci-
mentali; il Parco Comunale (su un precedente
convento dei Cappuccini).
30. Bellante
il paese delle
“vie acquarie”
N
ell’Alto Medioevo fu edificato un piccolo bor-
go in collina, successivamente incastellato: Bel-
lante. Tracce di epoca preistorica sono state
rinvenute nel territorio. Fu feudo dei Franchi, del ba-
rone Todino Attone (da cui il nome della frazione
Ripattoni), che vi eresse un castello, di Gualtieri da
Bellante. Nel XVI secolo divenne possedimento de-
gli Acquaviva, duchi di Atri; nel XIX secolo fu un attivo
centro della Carboneria abruzzese.La cittadina possie-
de un’importante banda musicale.Tra i personaggi illu-
stri: Aurelio Saliceti (1804-1862), esponente della
“Giovane Italia”; Nicola Urbani (1840-1913), storico
e pubblicista e Domenico De Berardinis, oculista.
monumenti
C
onserva tratti delle antiche mura e la por-
ta di accesso al borgo, un tempo fortificato.
Oltre ai portali rinascimentali, caratteristiche
sono le cosiddette “vie acquarie”: stretti vicoli che
servivano anticamente a convogliare l’acqua piovana.
Da visitare: la Chiesa parrocchiale di S. Croce
(tela seicentesca dell’Adorazione dei Magi, attribuita
alla scuola del Veronese, croce processionale quat-
trocentesca di Nicola da Guardiagrele, Cappella
della Madonna della Misericordia, con statua fittile
cinquecentesca della Vergine); il Belvedere, con
ampio panorama; i ruderi del Convento dei Car-
melitani (XIII sec.); il Borgo Bastione. E ancora:
Palazzo Tattoni; il vecchio Palazzo Comunale
e un Torrione, parte delle vecchie mura di cinta.
Nell’interessante frazione di Ripattoni: la Chiesa
parrocchiale di S. Giustino; la massiccia Torre
Chiesa di Santa Maria in Herulis - Bellante
31. Chiesa di Santa Maria in Herulis - Affreschi
Feudale; la Chiesa di S. Maria in Herulis (statua
lignea policroma della Vergine e affreschi del XV e
XVII sec.). Inoltre: resti di un antico castello e
l’antica Abbazia benedettina di S. Angelo nelle
contrade di Castel di Troia e Marano.
29
32. C
himble,in dialetto.Insediamenti piceni a Cam-
povalano: tombe circolari a cappuccina. Nel
1300 Nocella e Castelnuovo costituirono un
unico centro. Nel XV secolo nacque il convento di S.
Bernardino, eretto da S. Giovanni da Capestra-
no. Nel 1538 fu data in dote da CarloV di Spagna alla
figlia Margherita d’Austria sposa di Ottavio Farnese.
Nel 1600 con bolla di papa Clemente VIII, ricevet-
te il titolo di “Città”, diventando sede diocesana unita
ad Ortona, soppressa nel 1818. Nel 1776 con bolla di
papa Clemente XIV ebbe il privilegio della Scala
Santa. Nota è la gustosa porchetta locale.Tra i per-
sonaggi illustri: Giacomo da Campli (1420-1492),
Campli
Città dei Farnese e
della Scala Santa
Scala Santa
Cripta della Collegiata S. Maria in Platea
33. pittore; Giovanni Battista Boncori (1643-1699),
pittore; Nicola da Campli (XVI sec.), scultore; Ni-
cola Palma (1777-1840), canonico e storico; Primo
Riccitelli (1875-1941), musicista e compositore.
monumenti
C
ase Porticate; Palazzo Farnese; Col-
legiata di S. Maria in Platea (affreschi
di stile giottesco nella cripta e soffitto ligneo
settecentesco con Storie del patrono S. Pancrazio);
Porta Angioina (XIV sec.); S. Giovanni Bat-
tista a Castelnuovo (tele del ravennate Giovan
Battista Ragazzini ed affreschi del XV sec. di Giacomo
da Campli). Convento celestino di S. Onofrio
(affreschi quattrocenteschi nel refettorio);Madonna
della Misericordia; S. Francesco con affreschi
trecenteschi; Casa dello Speziale (XVI sec.) e
Casa del Medico. Convento francescano
di S. Bernardino (affreschi seicenteschi del polac-
co Sebastiano Majewsky); Santuario della Scala
Santa (XVIII sec.) con 28 gradini in legno da salire
inginocchiati; Museo Archeologico Nazionale
d’Abruzzo. Cappella della Madonna delle
Piane (affresco della Madonna col Bambino di Gia-
como da Campli);S. Pietro e Necropoli picena
a Campovalano.A Nocella, Torre dei Melatino e
Chiesa dei SS. Mariano e Giacomo; San-
tuario della SS. Trinità a Morge; Convento
dei Cappuccini (S. Giacomo) aTrinità.
Interno e particolari Chiesa San Pietro Apostolo a Campovalano
31
Particolari Scala Santa
34. monumenti
S
ono ancora in piedi tratti di mura di cinta me-
dioevali,in pietra concia,innalzate dagli Acquaviva
nel XIV secolo ed un torrione fortificato circola-
re del XV secolo. Molti i palazzi signorili e le case rina-
scimentali lungo i vicoli del centro storico.All’ingresso
dell’abitato il Santuario della Madonna dell’Alno
(parrocchiale), eretto come pubblico oratorio in
commemorazione delle apparizioni sui rami
di un pioppo bianco, dal 18 al 20 maggio 1480,
della Madonna al contadino Giovanni Floro. La
Chiesa, con campanile ottocentesco, fu edificata nel
1526; all’interno: varie tele, Madonna del Rosario di
Pasquale Rico da Montereale, statua processiona-
le della Vergine; nella volta affreschi narranti l’origine
C
anzane, in dialetto, è posta su una collina tra
le vallate dei fiumi Tordino e Vomano, nota
per la lavorazione dei merletti e per il “tac-
chino alla canzanese”. Già abitata in età preistorica,
fu sede dei Pretuzi, che costruirono un piccolo
borgo difeso: scavi in località Gerenzano hanno ri-
portato alla luce una necropoli dei secoli IX-IV a.
C. Un primo insediamento risalirebbe ai Romani,
come testimoniato da un “Campus Atthianus”
della famiglia degli Atthii.Tra il IX e X secolo per
proteggersi dagli assalti dei Saraceni, la popolazio-
ne si rifugiò sul colle, dando origine ad un primo
nucleo fortificato, in seguito incastellato. Nei secoli
XIII e XIV fu feudo degli Acquaviva, duchi di Atri
e dei “da Canzano”, poi dei marchesi Mendoza y
Alarçon, signori dellaValle Siciliana. Nel 1669 prese
l’attuale nome. Prevale l’agricoltura e l’allevamento;
possiede una propria banda musicale.
Canzano
Patria del tacchino
e dei merletti
35. Interno Santuario della Madonna dell’Alno e affreschi
miracolosa del posto. Nel centro, la settecentesca
chiesa della Congrega del SS. Sacramento; all’in-
terno: reliquiari lignei del XVIII secolo. Nei sotterra-
nei del palazzo antistante il ristorante “LaTacchinella”,
l’antica neviera in mattoni, luogo circolare con nic-
chie dove venivano conservate con la neve derrate
alimentari e l’ acqua piovana per l’approvvigionamen-
to idrico; per la visita rivolgersi ai titolari del ristoran-
33
36. 34
Organo Santuario della Madonna Dell’Alno e particolare interno
te. Fuori le mura la cappella dell’Annunziata, con
pregevole altare ligneo barocco dipinto e dorato,sta-
tue lignee di S. Giovanni Battista e del patrono
S. Biagio, baldacchino a cassettoni blu e la rettoria
di S. Bernardino. Nei pressi del cimitero la Chiesa
romanico-lombarda di S. Salvatore, già annes-
sa ad un monastero benedettino non più esistente.
Semplice facciata dal portale in pietra con architrave
decorato dai simboli degli Evangelisti e l’alta, massic-
cia torre campanaria. All’interno: numerosi affreschi
trecenteschi forse del Maestro d’Offida, altri del
XVI-XVII secolo, con scene della Vita di Cristo e
della Vergine, santi, martiri, oranti e committenti. E’
stata definita “Cappella Sistina d’Abruzzo” per la
37. 35
bellezza dei cicli pittorici. E ancora: la piccola Chiesa
del Perdono nell’omonima contrada, eretta sul luogo
di una delle tre apparizioni della Madonna dell’Alno;
la Chiesa di S. Pasquale Baylon del XIII secolo, in
frazione Valle Canzano; la Chiesa campestre di S.
Maria a Pietrabianca; la cappella dei SS. Cipriano
e Lucia,in contrada S.Cipriano;le Chiese di S. Lucia
e di S. Vincenzo Ferreri, in contrada S. Lucia.
Chiesa della Congrega del SS.Sacramento (S.Biagio) - Affreschi interni
38. “C
ittà della ceramica” (li Castìlle, in dialet-
to), uno dei “Borghi più belli d’Italia”.
Famosi i maestri ceramisti che servirono le
più importanti famiglie principesche romane e i sovrani
del Regno di Napoli. I monaci benedettini della vicina
abbazia di S. Salvatore insegnarono i rudimenti dell’arte
ceramica agli abitanti,favoriti dalla ricchezza di acqua e di
argilla.Nel Medioevo appartenne ai conti di Pagliara.Feu-
do del marchese Ferrante Mendoza y Alarçon.Tra
le personalità: Silvio Antoniano (XVI sec.), cardinale,
poeta, filosofo e letterato, precettore di S. Carlo Bor-
romeo; Felice Barnabei (1842-1922), archeologo e
fondatore dei musei romani delleTerme di Diocleziano
e di Villa Giulia; Fedele Cappelletti (XVII sec.), cera-
mista; Gesualdo Fuina (1755-1822), ceramista; Car-
mine Gentile (XVII sec.), ceramista; Carlantonio
Grue (1655-1723), ceramista; Francesco Saverio
Grue (1686-1746), ceramista; Concezio Rosa (XIX
sec.), archeologo e autore di una monografia sull’arte
ceramica castellana; Francescantonio Grue (XVII-
XVIII sec.), ceramista; Orazio Pompei, ceramista.
Castelli
Patria dei ceramisti
“Cona” di San Donato
Interni Parrocchiale di San Giovanni Battista
Soffitto ligneo con 780 mattoni in ceramica
39. Ceramiche Castelli
(proprietà privata Fondazione Tercas)
monumenti
I
l Museo delle Ceramiche, nell’ex Conven-
to Francescano di S. Maria di Costan-
tinopoli (chiostro, affreschi di autore ignoto e
pozzo; antiche maioliche dei Grue, Pompei, Fuina ed
altri). Resti dell’Abbazia benedettina di S.
Salvatore; Istituto Statale d’Arte “F. A.
Grue”; raccolta internazionale di Cerami-
ca d’Arte moderna; Presepe Monumenta-
le in ceramica (1965-1975). Parrocchiale di
S. Giovanni Battista con portale seicentesco e
resti dell’ambone della badia di S. Salvatore; all’inter-
no: statua lignea di S. Anna con Maria Bambina (XIII
sec.), pala maiolicata di Francescantonio Grue (1647)
e croce processionale argentea di scuola sulmone-
se. “Cona” della Madonna delle Lacrime
(1541) con affresco miracoloso della Vergine, di An-
drea De Litio. Casa Natale di Orazio Pompei
e Palazzo Antoniano, Nei dintorni: “Cona” di
S. Donato detta “Cappella Sistina della Ma-
iolica italiana”: soffitto ligneo con 780 mattoni in
ceramica (1615-1617).
Ceramiche di Censasorte
37
40. C
onosciuta per la Fortezza, ultimo ba-
luardo borbonico prima dell’Unità d’Ita-
lia, sorge all’interno del Parco Nazionale del
Gran Sasso e dei Monti della Laga. Il nome deriva
dal toponimo “Civita” (località di origini
arcaiche); ritrovamenti dalla preistoria al periodo
longobardo, nelle Gole del Salinello. I Lon-
gobardi la annessero al Ducato di Spoleto.
Citata per la prima volta in un antico documento
medioevale del 1001 come “Tibidella”, borgo
incastellato. Nel 1231 fu inclusa nel “Manda-
tum de Riparacione Castrorum Impe-
rialum”, riguardante i castelli di nomina imperiale.
monumenti
P
asseggiando attraverso le strette e tortuose
“viuzze” del medioevale e rinascimentale cen-
tro storico, si scoprono numerosi tesori nasco-
sti: Porta S. Antonio, Porta Napoli (XIII
sec.), Porta delle Vigne, e resti delle mura
angioine. La Collegiata di S. Lorenzo (antico
protettore del paese), di origini duecentesche e un
tempo posta fuori le mura, fu trasformata in stile
barocco nel 1777. Proseguendo lungo Via Roma si
incontra Palazzo Ronchi, di origini cinquecen-
tesche, con portale a bugnato di gusto ascolano. La
Chiesa di S. Francesco (inizialmente dedica-
ta a S. Ludovico IX di Francia) fu edificata con l’ex
convento francescano (ora Municipio) tra il XIII e
XIV secolo, da Fra’ Guglielmo De Savola da Civitel-
la. Il Palazzo del Governatore (XIV-XV sec.),
Palazzo Ferretti (in passato sede municipale)
presenta finestre con cornici in pietra con paraste
scanalate; nell’atrio, un pozzo ottagonale.A poca di-
stanza, la piccola Chiesa di S. Maria degli An-
geli,detta anche “della Scopa o delle Laudi”
(XV-XVI sec.), con origini duecentesche. Palazzo
Scesi, con portale in travertino, il settecentesco
Palazzo Procaccini-Savi e Palazzo Gra-
ziani (fine XVI sec.). Nei pressi, la piccola Fonta-
na di “S. Maria Parvula”. Numerosi i portali
rinascimentali e medioevali. La Fortezza (1564-
1576), costruita durante il dominio spagnolo in for-
ma ellittica, domina l’intera cittadina. Il percorso si
snoda attraverso tre camminamenti coperti, grandi
Chiesa S. Maria degli Angeli e affresco interno
Civitella
del Tronto
Dove abita la storia
La Fortezza, ultimo baluardo borbonico
41. Chiostro e affreschi Santuario S. Maria dei Lumi
piazze d’armi, cisterne, camminamenti di ronda, resti
del Palazzo del Governatore, la cappella
di S. Giacomo e gli alloggi dei soldati. Al suo in-
terno merita una visita il Museo storico delle
Armi e Mappe Antiche. In Corso Mazzini il
“Nact”, Nina Museo delle Arti Creative
Tessili. Tra i vicoli del centro, la Ruetta, la via
più stretta d’Italia. Fuori le mura: la Fontana degli
Amanti (1863), lungo la circonvallazione panora-
39
mica. Il Santuario della Madonna dei Lumi
con annesso convento francescano (1466) è così
denominato per le varie apparizioni di fiammelle
misteriose nel XVII secolo attorno al complesso. A
poca distanza da Civitella, l’Abbazia di S. Maria
di Montesanto. Meritano una visita: la Riser-
va Naturale delle Gole del Salinello con
grotte ed eremi (S. Angelo a Ripe, S. Maria
delle Scalelle, S. Marco e Salomone).
42.
43. S
orse nell’VIII secolo dopo la distruzione nel 739
da parte dei Longobardi di una cittadina edificata
sui resti dell’anticaTruentum. Sono stati rinvenu-
ti reperti risalenti al neolitico e al periodo romano
(cisterne). Il nome forse deriverebbe dalla baronia di
Guillelmus Colonnellus (Guglielmo Colonnello).
www.vinibiagi.com | @vinibiagi
monumenti
S
i accede alla parte alta dell’abitato attraverso una
lunga e panoramica scalinata (inizio XX sec.), al
cui fianco si trovano una fontana e un antico la-
vatoio. Conserva ancora la forma dell’incastellamento
medioevale dominato dallaTorre dell’orologio. La par-
rocchiale dei SS. Cipriano e Giustina, costruita
in laterizio tra il 1795 e il 1815, custodisce: statue del
patrono S. Michele Arcangelo, della Madonna
del Suffragio, di scuola napoletana (XVIII sec.), anti-
co coro ligneo, tela con i SS. Cipriano e Giustina, tela
con l’Adorazione del SS. Sacramento, altari
marmorei e un prezioso organo del 1833 di Quiri-
no Gennari di Lanciano. Numerosi gli edifici civili: i
palazzi Volpi, Marzi, Pardi, Crescenzi, Grilli
(XVII-XVIII secolo) e il Palazzo Municipale del
1841. Il centro storico è caratterizzato da piazzette e
strette “rue”. Inoltre: la Fonte vecchia, in contrada
Giardino, forse di origine romana; in contrada S. Mar-
tino l’antica Fonte Ottone, costruita probabilmen-
te su un sito romano.
Colonnella
Antica Signora
Chiesa dei Santi Cipriano e Giustina
41
44. Corropoli
Colle degli Acquaviva
S
ituata su una collina nella valle del torrente Fon-
tanelle, affluente del fiumeVibrata, è famosa per
i suoi vini. Il suo toponimo deriverebbe da di-
verse espressioni latine: Corriupum (confluenza di
burroni); Corrupulo (ammasso di rocce); Corripu-
lo (insieme di calanchi); Collerapoli o Collemra-
pulum (boschetti di ravanelli); Core Polis (città del
cuore), per le mura, che formano un cuore attorno
al paese. Una recente ipotesi lo farebbe derivare da
“Collis Ruppuli” (Colle di Ripoli), antico insedia-
mento di epoca neolitica, scoperto nel 1867 dal me-
dico locale Concezio Rosa. Reperti di epoca roma-
na sono stati rinvenuti nel XX secolo: ville e templi
pagani del III sec. a. C. sull’altura chiamata “Colle
Mejulano”, dal tempio della dea Flora. Dei monaci
benedettini della Badia di S. Pietro di Ferentillo
nel 1000 distrussero il tempio, costruendo un mo-
nastero dedicato alla Madonna. Nel 1393 fu feudo
degli Acquaviva, duchi di Atri che ne fecero la loro
dimora preferita,governandola fino al 1760.Durante
il periodo dell’Unità d’Italia ebbe 70 Carbonari.
Si produce il Trebbiano della Vibrata, bianco, secco,
color paglierino. E’ patria di: Adolfo Borgognoni
(1840-1893), letterato e professore dell’università
di Pavia; Filippo Flajani (1861-1922), pittore; Be-
nedetto Ricci (1872-1937), musicista; Francesco
Speca, partigiano; Italo Foschi (1884-1949), spor-
tivo e politico, fondatore dell’A.S. Roma.
Madonna del Sabato Santo - Chiesa Sant’Agnese
Altare Chiesa Sant’Agnese Organo Chiesa Sant’Agnese
45. 43
monumenti
A
l centro del paese Piazza Piè di Corte,dove
un tempo sorgeva il castello degli Acquaviva,
realizzata tra il 1831 e il 1836 è circonda-
ta da vari palazzi antichi e abbellita da un’elegante
fontana. A poca distanza la Torre campanaria:
uno dei cosiddetti “campanili gemelli” del Teramano,
eretta dal Maestro Antonio da Lodi e dalla sua
scuola (XV sec.). La Chiesa patronale di S. Agne-
se (Santuario della Madonna del Sabato Santo)
conserva numerose opere d’arte, le statue della
Madonna di Majulano e della Madonna delle
Grazie. Su uno degli altari laterali il simulacro della
Madonna del Sabato Santo: l’immagine, risalente
al Quattrocento, sarebbe giunta a Corropoli dalle vi-
cine Marche, portata in processione il Sabato Santo
di ogni anno; negli anni 1915 e 1941, all’inizio delle
due guerre mondiali, la Madonna mosse gli occhi
alla presenza di numerosi testimoni. Da visitare:
la Chiesa di S. Giuseppe (1877); la settecentesca
Chiesa di S. Donato; l’oratorio di S. Rocco (Cona).
Fuori l’abitato: l’Abbazia di S. Maria di Mejulano,
sede del Liceo Scientifico ad indirizzo aeronautico
ed economico; l’ex convento di S. Maria degli
Angeli (la Montagnola), del XVII secolo (affreschi
settecenteschi). In frazione Gabbiano: l’ex Mona-
stero di S. Benedetto a Gabiano (XII sec.) e la
piccola Chiesa di S. Scolastica. In contrada Ripoli
scavi dell’omonimo villaggio preistorico.
Porticato Municipio Fontana a Piazza Piè di Corte
46. C
ittadina rivierasca con forte vocazione com-
merciale e turistica, Giulianova (Giglije, in
dialetto) è una delle località balneari più co-
nosciute e frequentate del litorale teramano, divisa
in due parti: il Paese e il Lido. La parte Alta sorge
in collina a ridosso del mare, con notevoli monu-
menti. Il Lido moderno, con strutture ricettive, si
è sviluppato nell’ultimo secolo. Abitata già nel pe-
riodo neolitico, come testimoniato da ritrovamenti
archeologici, le origini risalirebbero ai Romani, che
nel III sec. a. C. fondarono la colonia Castrum
Novum (o Castrum Novum Piceni), molto fre-
quentata nell’età imperiale per i bagni termali. Le
continue incursioni barbariche provocarono lo
spopolamento; nel Medioevo prese il nome di Ca-
strum Sancti Flaviani (o S. Flaviano), in onore
del santo patrono.
monumenti
I
n Paese, il Duomo di S. Flaviano (1472-1478)
è tra i più importanti ed interessanti edifici rinasci-
mentali abruzzesi; braccio reliquiario di S. Biagio del
Quattrocento, statua della Madonna con il Bambino
Giulianova
la “Posillipo degli Abruzzi”
tra cultura e turismo
Lungomare e pista ciclabile
47. e Crocefisso, opere bronzee (XX sec.) di Venanzio
Crocetti. Sempre a Giulianova Alta: la Chiesa di S.
Antonio del 1566, con affresco deteriorato della
Pietà (XVII sec.); all’interno: dieci bassorilievi, due
grandi tele seicentesche, acquasantiera romanica e
lapide tombale di un nobile della famiglia De Barto-
lomeis. La Chiesa della Madonna della Mise-
ricordia, forse quattrocentesca, rifatta nel XVIII se-
colo.A poca distanza è la Chiesa di S. Anna, con
altare barocco. E ancora: in Piazza della Libertà
il Belvedere, luogo di ritrovo per l’incantevole
panorama sul Lido e sull’Adriatico; Palazzo De
Bartolomeis del 1876; Palazzo Montebello;
l’ottocentesca Cappella gentilizia De Barto-
lomeis; la Sala “R. Pagliaccetti”, piccola gip-
soteca con opere e bozzetti dell’artista giuliese, ed il
Monumento a re Vittorio Emanuele II, di
Raffaello Pagliaccetti inaugurato nel 1894. In Corso
Garibaldi: la Pinacoteca e Biblioteca Civica
“V. Bindi”, con interessanti opere della scuola na-
poletana dell’Ottocento ed arredamento del XIX
secolo; la Casa Museo di Gaetano Braga,
45
Scultura policroma “La Fanciulla” in Piazza Dalmazia
Chiesa di S.Antonio (1566) - Interni
48. con ricordi del musicista locale. Inoltre: i resti del-
le fortificazioni cinquecentesche, volute da
Giulio Antonio d’Acquaviva; degli otto baluardi origi-
nari resta Torrione “Il Bianco”, adibito a sede
del Museo Archeologico, con reperti romani e
la Casa Museo di Vincenzo Cermignani,con
testimonianze del pittore giuliese. In Viale Gramsci: la
Biblioteca del Centro Culturale “S. Fran-
cesco” e la Pinacoteca (opere d’arte contem-
poranea) annesse alla Piccola Opera Charitas, voluta
dal frate cappuccino Serafino Colangeli nel 1983; la
Casa “Maria Immacolata”, con eleganti merli
ottocenteschi e ampio giardino; Palazzo Ciafar-
doni del 1885, con affreschi napoletani attribuiti
al Paliotti; il Monastero del Volto Santo, già
dimora gentilizia con giardino. Ancora: l’ex Palaz-
zo Ducale e la bella Villa della Montagno-
la, storica dimora degli Acquaviva; Villa Cerulli-
Ranzato, con belvedere e decorazioni ispirate al
XVI secolo. LungoViale dello Splendore sorgono due
eleganti villini liberty: Villa Castelli-Montano
(1910-1918) con ampi finestroni, decorazioni floreali,
elegante e slanciata torretta; Villa ex De Santis
(1923-1928). A poca distanza dal Paese, su un’ame-
na e silenziosa collina, l’interessante Santuario di
Maria SS. dello Splendore, protettrice di Giu-
lianova, importante e frequentato luogo di culto ma-
riano. L’origine è legata all’apparizione della Vergine
(22 aprile 1557), avvolta da una gran luce, su un ulivo,
all’umile taglialegna Bertolino, chiedendo la costru-
zione di una chiesa in suo onore, facendo sgorgare
una fonte di acqua pura ai piedi dell’albero. L’intero
complesso raggruppa: la bella chiesa, con la vene-
rata statua della Madonna con il Bambino inserita
46
49. Santuario di Maria SS. dello Splendore - Affreschi interni e mosaici esterni
47
50. Chiesa di S. Maria a Mare (SS.Annunziata) con particolare del magnifico portale
Opere dipinte a mano da 15 Maestri Artigiani dell’Associazione Ceramisti di Castelli. Riproduce le immagini del
soffitto della Chiesa di San Donato (1615-1617).
CERAMICHE DI CASTELLI DEL PONTILE DI GIULIANOVA
48
51. in una raggiera dorata, antiche tele in sacrestia, statue
lignee di santi e moderni mosaici, una monumenta-
le Via Crucis in bronzo, dell’artista marchigiano
Ubaldo Ferretti, allievo di Pericle Fazzini, le fontane
dell’acqua miracolosa, con mosaici, le statue
bronzee di Bertolino, due angeli (Preghiera e Silen-
zio) e dei SS. Francesco d’Assisi e Michele Arcangelo,
la Biblioteca “Padre Candido Donatel-
li”, il MAS (Museo d’Arte dello Splendo-
re) con opere di arte contemporanea. Nell’ampio
piazzale antistante, un’alta croce sormontata
dalla statua della Vergine ed il bel Por-
tico del Rosario della Scuola del Mosaico
di Ravenna. Lungo la strada che porta al mare il
Monumento a Gaetano Braga. A Giulianova
Lido: la Chiesa della Natività di Maria, sorta
nei primi del ‘900, antica parrocchia del Borgo Mari-
na; la moderna Chiesa di S. Pietro Apostolo
(1974); il Parco della Rimembranza (giar-
dini pubblici); l’elegante Villino Paris-Co-
stantini, in stile liberty (1904), con ampio giardino
e piccola torretta; Villa Gasbarrini; il Kursaal
(1913-1929), opera dell’ingegnere teramano Giusep-
pe Marcozzi, con decorazioni liberty, come sala con-
vegni e mostre espositive. Ancora: il Lungomare
Monumentale del 1936 di Giuseppe Meo; l’ex
Colonia Marina “Rosa Maltoni Mussolini”
(1936-1937); il Museo della Marineria, presso
la sede del Circolo “Il Nautico”; la foce del torrente
Salinello, con ponte in legno che unisce Giuliano-
va da Tortoreto; la Torre del Salinello del XVI
secolo. Il Lido è attraversato dal “Corridoio Ver-
de Adriatico”, pista ciclabile di oltre 20 km, che
congiunge Porto d’Ascoli a Roseto degli Abruzzi. Il
porto è diviso in molo Sud e molo Nord;
il primo ospita una serie di trabocchi (casupole in
legno adibite alla pesca con rete), in dialetto “li cali-
scinne”. Infine il Santuario di S. Maria a Mare
(SS. Annunziata), dei secoli X-XI: facciata dal bel
portale con 18 rappresentazioni allegoriche, scene
simboliche, animali, statua della Madonna con
il Bambino e due piccoli leoni; all’interno: moder-
na immagine dellaVergine e la piccola cameretta abi-
tata da S. Gabriele dell’Addolorata prima di
essere trasferito al convento di Isola del Gran Sasso
d’Italia nel 1858.
Cupola di San Flaviano
Cappella gentilizia De Bartolomeis
49
52. I
n passato era un’isola (Insula) circondata dai
fiumi Ruzzo e Mavone. Nel 1173, contea dei
da Pagliara, fu chiamata Isola di Penne. Nel 1526
Santuario S. Gabriele dell’Addolorata
Isola del
Gran Sasso
Paese dei Motti
50
Carlo V di Spagna la donò al conte Ferrante Men-
doza y Alarçon. Dopo l’Unità d’Italia fu interessa-
ta da fenomeni di brigantaggio. Nel 1863 prese
l’attuale nome. Tra le personalità: S. Berardo di
Pagliara (XI-XII sec.), vescovo aprutino, patro-
no di Teramo e diocesi; Giovanni Parrozzani
(1844-1922), chimico; Pietro Tesauri, vescovo;
Niccolò dell’Isola (1230-1284).
monumenti
S
oprannominata “Paese dei Motti”: diversi
architravi e finestre con iscrizioni in latino. Da
visitare: Parrocchiale di S. Massimo (por-
53. tale di Matteo da Napoli, battistero rinascimenta-
le, affreschi sulla volta, maiolica di Andrea Pompei,
ostensorio quattrocentesco, statua del patrono).
Ancora: Cona di S. Sebastiano con affreschi
di Andrea De Litio; resti delle fortificazioni del
“Castello d’Insula; porte del Torrione e della Can-
navina. Inoltre: Chiesa (Cona) di S. Leonardo;
Palazzo baronale Henrici-De Angelis; ruderi
della Chiesa di S. Antonio. Nei dintorni: Cappella
di S. Lucia con portale del 1450 e affreschi cin-
51
Affreschi interni Santuario S. Gabriele dell’Addolorata
55. quecenteschi; mulini della Marchesa, Pranzella
e S. Valentino. A Casale S. Nicola, Eremo di
S. Nicola a Corno, Tra Isola e Cerchiara, rovine
della Chiesa di S. Valentino. Sul Monte Inforna-
ce: Eremo di S. Colomba. Poco distante, rovine
del Castello di Pagliara; Chiesetta di S. Maria
53
Palazzo Baronale Henrici-De Angelis
56. di Pagliara (XII sec.); S. Giovanni ad Insulam
(XII-XIII secolo). Vicino Pretara, l’Eremo di Fratta
Grande. Il Santuario di S. Gabriele dell’Ad-
dolorata, tra i più visitati del mondo. Nella vec-
chia basilica primitiva tomba del santo e affreschi
di Ugo Scaramucci. Nel convento: vecchio coro,
sala dei ricordi, cameretta del transito e museo
degli ex voto. Nel nuovo tempio mosaici, bron-
zi, vetrate e ceramiche. Moderno campanile con
concerto di 14 campane. Nel piazzale, sede dell’E-
co di S. Gabriele;Via Crucis (2006-2007) e prese-
pe artistico. La nuova basilica ospita la Biennale
di Arte Sacra ed il Museo “Stauròs” d’Arte
Sacra Contemporanea. Passeggiate lungo i sen-
tieri del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti
della Laga e ai piccoli borghi montani.
54
58. S
orge su una collina panoramica nella vallata del fiu-
meTordino. Sarebbe stata fondata nell’897 dai Be-
nedettini, che vi eressero un’abbazia dedicata a
S. Michele Arcangelo, oggi parrocchiale, attorno
alla quale si costituì l’antico nucleo della cittadina. Nel
marzo dello stesso anno i messi imperiali Leuderico e
Gisone stabilirono che i beni di “Musiano” spettassero
al vescovo di Teramo Giovanni. L’8 marzo 1059 il papa
Niccolò II confermò all’abate Desiderio di Montecassi-
no il possesso del monastero dei SS. Sette Fratelli
(Madonna degli Angeli o S. Maria del Casale). Nel 1318
il vescovo aprutino Niccolò degli Arcioni ottenne dal re
Roberto d’Angiò la conferma del feudo di Montone
(frazione). Il 6 maggio 1393 venne acquistata insieme al
restante distretto di Teramo da Antonio Acquaviva con-
te di S. Flaviano (Giulianova) e Montorio alVomano. Nel
1397 frate Matteo di Angelo di Morro (d’Oro),
preposito della chiesa di S. Michele, fece erigere il cam-
panile (Torre Acquaviva). Nel maggio del 1415 si
arrese dopo 37 giorni di assedio al conte di CarraraVice-
Mosciano
S. Angelo
Chiesa S. Michele Arcangelo e particolari interni
ré d’Abruzzo. Il 12 luglio del 1438 venne saccheggiata da
Francesco Sforza. Nel novembre del 1461 fu occupata e
sottratta da Matteo da Capua Viceré d’Abruzzo
a Giosia Acquaviva. Tra il 1611 ed il 1614 vennero
istituite a Montone le confraternite del SS. Sa-
cramento e del SS. Rosario ed eretti un convento
dei Celestini e una prepositura. Nel 1649 il cenobio ce-
lestino, in quanto grancia, venne accorpato al monastero
giuliese di S. Maria dello Splendore (santuario), elevato
a Priorato. Nel 1694 la parrocchiale di S. Giacomo
di Montone, tolta ai Celestini, appartenne alla basilica
romana di S. Giovanni in Laterano. Nel 1736 Troiano
Musiano, borgo delle
torri e del mobile
Municipio
59. Acquaviva, cardinale e ministro del re, venne
nominato abate commendatario perpetuo dell’abbazia di
“S. Angelo in Musiano” (parrocchiale). Nel 1750
subentrò Pasquale Acquaviva. Durante il Rinascimento
l’abitato si estese anche fuori le mura;nel Risorgimento fu
importante sede di patrioti impegnati nella causa dell’U-
nità d’Italia.Tra le varie personalità locali: Don Gaeta-
no Cardelli (1880-1948); Domenico Del Zoppo,
garibaldino; Francesco Patella (1880-1964), pittore;
Aurelio Saliceti (1804-1862), nato a Ripattoni (all’e-
poca nel comune di Mosciano), e Francesco Savini.
La banda musicale, tra le più antiche d’Abruzzo, venne
fondata nel 1815. Conosciuta per i suoi mobilifici; fu de-
nominata la“Cantù” d’Abruzzo.
monumenti
C
onserva tratti del tessuto urbano medioevale:
restano otto torri di difesa e avvistamento. Nei
pressi di Piazza IV novembre la Chiesa del
SS. Rosario, eretta dall’omonima confraternita con
Regio decreto di Ferdinando II, tra il 1853 e il 1876.
L’interno conserva affreschi dell’artista locale France-
sco Patella, altare maggiore in finto stile rinascimentale
e statua lignea della Vergine. La Parrocchiale di S.
Michele Arcangelo è affiancata dalla merlata e
slanciata Torre Acquaviva trasformata in campanile. Al
suo interno: pitture di Francesco Patella. Nelle nicchie
sopra il portale e nella lunetta il Patella dipinse i SS.
Michele Arcangelo (patrono del paese), Rita da Cascia,
Francesco d’Assisi, Gabriele dell’Addolorata,Teresa del
Bambin Gesù e l’Immacolata. La neoclassica Chiesa
dell’Addolorata, situata lungo una discesa, nelle
vicinanze di Piazza Saliceti, fu iniziata nel 1828 su au-
torizzazione di re Ferdinando I di Borbone. Ospita due
tele del teramano Gennaro Della Monica; negli anni
1888-1889 venne decorata da Filippo Fiorentino e Sal-
vatore Giorgi. Del 1894 l’affresco absidale di Prospero
Piatti raffigurante l’Adorazione della Croce.Tra gli edifi-
ci civili: Villa Ventilj e Villa Savini (in campagna),
entrambe con ampio parco. Inoltre: il Cinema Tea-
Chiesa S. Maria Assunta di Montone
57
tro Acquaviva, il Belvedere e l’Osservatorio
Astronomico di Colle Leone con gli interessanti
Museo di Scienze Naturali e Planetario di
Scienze della Terra. In località Convento il San-
tuario di S. Maria del Casale (SS. Sette
Fratelli) con annesso convento francescano. L’inter-
no della chiesa, mostra un soffitto ligneo (Madonna in
gloria con SS. Francescani, S. Felicita di Roma e Sette
Figli Martiri) e quattro altari barocchi ricchi di stucchi e
sculture di angeli.In una nicchia sopra l’altare maggiore il
venerato e antico simulacro ligneo della Madonna degli
Angeli, protettrice di Mosciano. Nel chiostro affreschi
narranti laVita di S. Francesco d’Assisi. Nella frazione di
Montone, le torri medioevali e le Chiese della
Madonna Assunta, di S. Anna e di S. Anto-
nio Abate (con ex convento dei Celestini),
che custodisce il sarcofago trecentesco di Bucciarello
Jacopo di Bartolomeo da Montone.
60. Nereto
Città Regia
I
l Comune di Nereto,con la sua estensione territoria-
le di soli 7 km2
, è il più piccolo della Provincia diTera-
mo;conta 5300 abitanti,con una densità 757 ab/ km2
.
Nel suo territorio gli scavi archeologici hanno attestato
resti di epoca neolitica e romana, i più importanti dei
quali sono localizzati a sud della Chiesa di San Marti-
no Vescovo, protettore di Nereto, dove la storia col-
loca il Vicus Gallianus, sorto lungo una diramazione
della strada consolare Piceno Aprutina,che da Civitella
del Tronto conduceva al mare e che, verosimilmente
doveva il suo nome a un certo Gallius o Gallianus,
al quale, come si usava presso i Romani, era stato con-
cesso un appezzamento di terreno per meriti militari.
Nella stessa area sono riemerse testimonianze di un
agglomerato di epoca medievale, all’interno del quale,
intorno all’anno Mille, fu costruito un piccolo mona-
stero che ospitava i frati benedettini, ai quali si deve
l’introduzione del culto di San Martino Vescovo tra la
comunità locale.
Nei primi secoli del secondo Millennio per motivi di
carattere difensivo ed anche ambientale gli abitanti
del Vicus cominciarono a spostarsi di un chilome-
tro circa verso Nord, dove sorse il Casale Nereti,
dal toponimo prelatino Neretum, relitto del sostrato
mediterraneo, e potrebbe riflettere la base *nar/*ner
diffusa dall’Iberia all’Illiria e alla Grecia, indicante proba-
bilmente “acqua”.Tra le tante ipotesi che sono state
formulate sull’origine del suo nome questa sembra
quella più plausibile,visto che sottostante l’altura scelta
per l’insediamento sgorgava una copiosa sorgente di
buona acqua.
Municipio
61. In epoche più vicine a noi l’Università di Nereto
godette di un florido sviluppo economico dovuto
principalmente al suo stato di Città Regia, cioè non
infeudata, e vi si svilupparono diverse e redditizie atti-
vità economiche,
Dopo il 1860 il centro abitato si estese,furono istituite
scuole ed opere di assistenza; nel 1871 fu fondata una
delle prime Casse di Risparmio della provincia e anche
una Banca Popolare Cooperativa. Nereto divenne
capoluogo di Mandamento, ebbe la Pretura, l’Uf-
ficio del Registro, la sezione di Cattedra Ambu-
lante di Agricoltura e la Sede della Tenenza dei
Carabinieri. Sorsero inoltre una Casa di cura, uno
stabilimento di tessitura,tre calzifici,fabbriche di mobili
in legno, due tipografie, una centrale telefonica, la fab-
brica del ghiaccio, un pastificio, un lanificio, un oleificio,
uno stabilimento bacologico e uno di laterizi.
Dalla seconda metà del Novecento poi è diventata
un punto di riferimento per l’istruzione; l’Istituto
d’Istruzione Superiore Peano-Rosa, con i suoi
tanti indirizzi, è uno dei più frequentati a livello
nazionale.
monumenti
I
l monumento più antico e più importane di Nereto è
la Chiesa di San Martino Vescovo, che risale al XII
secolo e si trova proprio ai margini degli scavi delVi-
cus Gallianus. L’edificio, in stile romanico, recentemen-
te consolidato e restaurato, conserva al suo interno
la statua in terracotta della Madonna a Galliano, di
autore anonimo ma comunque ispirata alla scuola di
Silvestro dell’Aquila, realizzata sicuramente prima
del 1610, poiché è citata nel resoconto dellaVisita pa-
storale del vescovo Visconti, stilato in quell’anno.Vi
si custodiscono anche il busto di San MartinoVescovo
del 1802, in legno ricoperto da una lamina d’argento
con una teca contenente un frammento osseo, e un
crocefisso sempre in legno di autore ignoto, databile
tra la fine del Seicento e l’inizio dell’Ottocento.
Nel Centro Storico del paese si può oggi ammirare la
59
Chiesa di S. MartinoVescovo (XII sec.) - Esterno e interno
62. 60
Chiesa di Maria Santissima della Consolazione, il
cui stato attuale,datato 1852,è il frutto dell’ampliamen-
to di un luogo di culto costruito tra il 1400 e il 1500
e dell’accorpamento di una piccola cappella dedicata a
Sant’Antonio di Padova. Al suo interno si nota all’in-
gresso un pregevole Fonte Battesimale in legno del
1801, la statua della Madonna il cui busto in terracotta
risale al1400-1500 e l’abbigliamento al 1600-1700, un
ciclo pittorico di don Giuseppe Toscani realizzato a
cavallo tra gli anniVenti eTrenta, nel quale spiccano im-
magini che ricordano l’intervento della Madonna per
fermare l’esercito francese che minacciava i neretesi.
Chiesa di Maria SS.ma del Suffragio - Esterno e particolari interni
63. 61
Nella centrale Piazza Cavour sorge la chiesa di S. Ma-
ria del Suffragio,costruita nel XIX secolo per sostitu-
ire quella del XVII secolo che si trovava all’interno del
centro storico. Un monumento profano è la Fontana
Vecchia, sistemata e modificata nel corso dei secoli
sino alla versione attuale,risalente al 1881.Sul territorio
comunale sono disseminate diverse opere in bronzo:
il monumento ai caduti di Augusto Murer, quello
equestre di San Martino di Franco Murer, quello al
cittadino onorario di Nereto, Sandro Pertini di Mi-
chele Zappino,quello al Multiculturalismo di France-
sco Perilli e diversi busti dedicati a personalità neretesi
che si sono distinte nel passato.
PERSONAGGI ILLUSTRI
Domenico de’ Guidobaldi,archeologo (1811-1902);
Ferdinando Ranalli, storico e letterato (1813-1894);
Emidio Piermarini,letterato (1888-1969);Gennaro
Costantini,tisiologo e fondatore di una clinica (1885-
1955); Armando Santoni, oculista (1910-1972).
Fontana Vecchia (1881)
64. Notaresco
Castello di Lotario
L
a cittadina si costituì attorno ad un “castello” costruito
da Lotario I (nipote di Carlo Magno) nel IX secolo.
Tra il XIII e il XIV secolo assunse vari nomi: Lotarisci,
Lotarisco, Lotaresco e Nutarisco. Nel 1308 Notaresco e
Guardia Vomano divennero feudo di Francesco d’Ac-
quaviva, duca di Atri; nel 1676 passò al barone France-
sco Coletti e nel 1757 fu devoluta alla Regia Corte.
monumenti
L
a Parrocchiale dei SS. Pietro e Andrea cu-
stodisce tele tardo-settecentesche, un busto del
patrono S. Gennaro e seicentesco tabernacolo
ligneo. Nel “Carmine”, statua della Vergine e altare
marmoreo. S. Rocco ospita una statua fittile (XV sec.)
della Madonna delle Grazie e pregevole tela (XVII sec.).
Palazzo De Vincenzi e Palazzo Romualdi (XVII-
Abbazia di S. Clemente al Vomano - Esterno e particolari interni
65. Parrocchiale dei SS. Pietro e Andrea - Particolari interni
Affreschi Chiesa del Carmine
XIX sec.) con Museo Civico: importanti reperti neo-
litici, italici e romani. La parte più alta dell’abitato è de-
nominata “Civitello” (antica porta con stemma
degli Acquaviva). A Grasciano, resti della villa
romana e la Chiesa seicentesca della Madonna
Assunta con un dipinto della Madonna del Latte.Guar-
dia Vomano, con cinta muraria (XV-XVI sec.) eretta
dagli Acquaviva, Parrocchiale del patrono S. Roc-
co, Oleificio Artigianale “Di Giovannantonio”
(1923) e antica Cantina “Foschi”. L’Abbazia be-
nedettina di S. Clemente al Vomano, forse fatta
costruire nell’874 da Ermengarda, madre di Ludovico II.
63
66. pings, alberghi e stabilimenti balneari, diversi eventi
culturali ed artistici. È attraversata dal Corridoio
Verde Adriatico, pista ciclabile di circa 30 km che
I
mportante centro balneare, posta tra la foce del
Vomano e del Tordino, è uno dei comuni più
grandi del Teramano e fa parte delle sette località
adriatiche della costa aprutina. Molto frequentata du-
rante la stagione estiva, è nota anche come “Lido
delle Rose”. Offre vari divertimenti, occasioni di
praticare sport o rilassarsi in spiaggia, numerosi cam-
Borgo di Montepagano
Roseto degli
Abruzzi
Da Montepagano
a Rosburgo
Lungomare
67. la congiunge a Porto d’Ascoli. Il bel litorale sabbioso
si estende per oltre 10 km. Negli ultimi decenni ha
avuto un notevole incremento demografico, special-
mente nel quartiere del Borsacchio, dove si trova
l’omonima pineta, nella frazione di Voltarrosto e
nelle località S. Giovanni e Campo a Mare. Dal
1999 è Bandiera Blu d’Europa. La presenza umana
nel territorio sembra risalire all’epoca romana e lon-
gobarda, come attestato da numerosi ritrovamenti
archeologici. Di origine romana anche la frazione di
Cologna Paese, più volte citata in numerosi do-
cumenti medioevali, in relazione con il monastero
benedettino di S. Salvatore a Bozzino. Nella “Marina”
il clero della Chiesa Ricettizia di Montepa-
gano (ente morale dell’Italia meridionale composto
da corporazioni di chierici che si occupavano della
cura delle anime e del culto divino, con patrimonio
comune e senza prebende) possedeva un fondo. Il 30
luglio 1857 il Capitolo, riunitosi nell’oratorio della
parrocchiale, studiò e creò un progetto per concede-
re il suddetto terreno in perpetuo diritto di enfiteusi
a coloro che si sarebbero stabiliti nella sottostante
zona costiera di proprietà comunale. Il progetto fu
redatto da Serafino De Nigris di Canzano,
Regio Agrimensore; egli si interessò di stabilir-
ne la quota ed il valore. Il fondo venne così suddivi-
so in 12 “quote” (lotti di terra) e il 22 maggio 1860,
con regolare rogito del notaio Angelo Garrani
di Mosciano Sant’Angelo, venne assegnato ad altret-
tante famiglie. A ricordo, fu murata una lapide (an-
cora esistente) nella sacrestia della chiesa della SS.
Annunziata. Il primo agglomerato urbano, futuro
Particolari Parrocchia di Santa Maria Assunta
65
68. nucleo della cittadina,prese il nome di “Le Quote”;
da qui il soprannome dispregiativo di “cutaroli”, in
contrapposizione agli abitanti del paese detti “pa-
ganesi”. Il toponimo scelto non piacque tuttavia al
patriota Ciro Romualdi che per primo, nell’esta-
te del 1861, chiamò il nuovo abitato “Rosburgo”
(ispirato forse dai roseti un tempo esistenti nei pressi
delle case dei pescatori), facendolo incidere su una
meridiana disegnata dal prof. Donaggio, insegnan-
te di liceo a Teramo. Nel 1863 fu inaugurata la sta-
zione ferroviaria. Nel 1877 fu effettuata la seconda
“quotizzazione” da Domenico Ponno, che mise in
vendita un terreno di circa 600 are (proseguimento
di quello già messo a disposizione dal clero) per l’e-
dificazione di numerose ville e case. Il 12 luglio 1886
il Romualdi morì senza vedere realizzato il sogno di
chiamare la cittadina rivierasca con il nome da lui
proposto. Il consigliere Giammichele Thaulero
fece convocare con urgenza il Consiglio comunale
per cercare di risolvere la faccenda. Finalmente, il 14
ottobre dello stesso anno, considerato il notevole in-
cremento della popolazione della borgata marinara, il
Comune stabilì che la località mutasse il toponimo in
“Rosburgo”. Tale delibera fu approvata il 22 maggio
1887 con articolo unico dal re d’Italia Umberto
I. Il turismo si sviluppò grazie all’ospitalità dei pesca-
tori locali che, ai primi del XX secolo, cominciarono
a mettere a disposizione le proprie abitazioni per i
forestieri: ciò servì a trasformare la ridente località in
una spiaggia ospitale e tra le più frequentate dell’A-
driatico, ricca di luoghi di svago e divertimento. Nel
1909 fu aperto un ufficio anagrafico. Una terza “quo-
tizzazione”fu effettuata per volontà del barone Luigi
Bernardi Patrizii nell’agosto del 1913,per dare la
possibilità a quanti abitavano nella vallata delVomano
di costruirsi una casa al mare. Nell’estate del 1920
ospitò varie personalità: il generale Pietro Ba-
doglio, Raffaele Paolucci ed il filosofo Gio-
vanni Gentile. Il Regio Decreto del 3 aprile
1924 trasferì la sede municipale da Montepagano
alla frazione di Rosburgo, come richiesto dal Con-
siglio comunale con delibera del 15 dicembre 1923.
Primo sindaco fu il ceramista Giuseppe Di Blasio.
Con Regio Decreto del re Vittorio Emanuele
66
Approdo turistico di Borgorose
69. “Il ritorno dalla pesca” - Opera di Pasquale Celommi
III del 20 febbraio 1927 la borgata prese il toponimo
di “Roseto degli Abruzzi”, trasferendo la fra-
zione nell’antico borgo collinare. Montepagano,
ridente paese collinare a circa 6 km da Roseto, borgo
medioevale incastellato (Castel Pagano), sarebbe
sorto tra l’XI-XII secolo. Gli abitanti si stabilirono su
un cucuzzolo per sfuggire alle ripetute invasioni dei
pirati turchi e saraceni, protrattesi nei secoli successivi.
Nel 1065 l’imperatore Enrico III nominò vas-
sallo (“milite”) il vescovo di Teramo Pagano; da lui
forse deriverebbe il toponimo (“Castelpagano”
o “Castellum Mons Paganus”).
67
70. testuali alla costruzione della ferrovia (1863). Ecco
ora alcune curiosità sulle personalità note di Torto-
reto: Nicola De Fabritiis (1887-1968), musicista
e compositore; Emidio Piermarini, bibliotecario
della Biblioteca Nazionale di Napoli, poeta e scrit-
tore (il più grande epigrammista del’900, secondo
il giudizio di Giovanni Gentile e di Benedetto
Croce); Padre Natale Cavatassi, biblista e poeta;
Alberto Capanna, direttore generale e poi presi-
dente della Finsider.
monumenti
T
ortoreto Alto mantiene l’aspetto di borgo
medioevale incastellato, caratterizzato da
strette viuzze, passaggi e panorami. La seicen-
T
ortoreto, antico borgo collinare medioeva-
le fortificato (costituito da Terravecchia,
Terranova e Borgo) eTortoreto Lido, nota
stazione balneare e turistica, Bandiera Blu d’Eu-
ropa per 27 volte, dal 1992 a oggi. Il ritrovamen-
to di resti di capanne circolari o ellittiche nei pressi
del torrente Salinello, suggeriscono la presenza sul
territorio di insediamenti preistorici. Dopo il V sec.
a. C. si insediarono invece i Piceni e, successivamen-
te, i Romani. Durante questo periodo, il territorio
era compreso nell’ager Palmensis (forse dal nome
della città di Palma). In collina sorgeva il Castrum
Salini, in pianura i villaggi di Servium e di Sali-
num. I superstiti della devastazione gotica si rifugia-
rono sulla collina dell’attuale Tortoreto, fondando
un nuovo nucleo urbano. Nell’867 Tortoreto ven-
ne donata dall’imperatore Ludovico II all’abate di
Montecassino, citata in un documento col nome
di “Turturitus”. Il nome di Tortoreto si pensa derivi
dall’abbondante presenza di tortore nei boschi cir-
costanti. Ed è proprio una tortora ad essere raffi-
gurata anche nello stemma comunale. Nei primi de-
cenni del 1200 si ha notizia che il barone Roberto
di Tortoreto parteggiava per l’imperatore Federico
II (oggi quel periodo viene rievocato durante l’even-
to estivo del Palio del Barone). In seguito Tortoreto
divenne feudo degli Acquaviva, duchi di Atri, fino
al 1733. Nel 1860 la località fu annessa al Regno
d’Italia. I primi insediamenti nella zona costiera
risalgono alla seconda metà del XIX e furono con-
Tortoreto
Il mare e la collina
Torre dell’Orologio a Tortoreto Alto
72. 70
tesca Chiesa di S. Agostino, annessa ad un ex
convento agostiniano del ‘500 (chiostro in stile ro-
manico e pozzo) conserva una statua cinquecente-
sca in terracotta della Madonna e degli altari in stile
barocco. Fino al 1973 vi era custodita la preziosa
tela di Mattia Preti raffigurante il Battesimo
di S. Agostino (ricollocata dal 2007 nella sua sede
antica splendidamente restaurata). In Piazza Garibal-
di si trova la bella Torre dell’Orologio, che in ori-
gine era l’antica porta di Terravecchia con il ponte
levatoio. Degna di nota è la Chiesa della Madon-
na della Misericordia (oggi monumento nazio-
nale), eretta dopo l’epidemia di peste del 1348, un
tempo annessa ad un ospedale. La chiesa conserva
un prezioso ciclo di affreschi risalente al 1526. Gli
affreschi, opera di Giacomo Bonfini da Patrignone
di Montalto Marche, (allievo del Pintoricchio), raffi-
gurano la Madonna della Misericordia, la Natività, la
Passione e la resurrezione di Cristo. A poca distan-
za si trova inoltre la Chiesa del patrono S. Nico-
la di Bari, ricostruita nel 1534 e nella quale fanno
mostra di sé l’organo diVincenzo Paci del 1842 , una
statua argentea della Madonna della Neve del 1925
e la cappella del santo protettore, risalente al 1873.
Sono inoltre da visitare: il Belvedere, detto anche
Fortellezza, dal quale si possono ammirare l’ampio
panorama costiero, la spiaggia e il mare; la chiesa
della Madonna del Carmine (ex San Rocco) ri-
salente al 1529 ; la porta urbana settentrionale;
la cinta muraria; il settecentesco Palazzo Comu-
nale (De Fabritiis); il torrione cilindrico degli
Acquaviva e il suggestivo porticato ricavato sotto
piazza Garibaldi nell’avvallamento che separava ori-
ginariamente Terravecchia da Terranova. Degne di
nota sono le “pinciare” o “pinciaie”, un tempo
presenti in grande numero sul territorio: case ru-
rali costruite a secco con paglia e fango. Infine da
visitare, i resti di una villa rustica romana con
pavimento musivo e vasche per il deposito dell’olio
o del mosto, rinvenuti in un sito che si trova all’inizio
della strada che sale dal mare a Tortoreto Alto, in
località “Muracche”.
Scendendo dal paese verso nord s’incontra l’Oasi
Naturalistica delle Fonti del Vascello, con la
sua riserva di specie animali e di piante. A Tortore-
to Lido si possono visitare: l’Ecomuseo del Mare,
il monumento al Pescatore, il monumento
alla Sirena e la moderna Chiesa parrocchiale
di S. Maria Assunta. Fiore all’occhiello del Lido
è l’ampia pista ciclopedonale, detta anche Corri-
doio Verde Adriatico, che collega Tortoreto agli
altri paesi della costa teramana; per concludere lo
splendido arenile, lungo 3,5 km, privo di scogli e ca-
ratterizzato da sabbia fine e dorata.
73. Valle
Castellana
Nell’alta valle
del Castellano
V
alle Castellana (“i Piana” in dialetto) è circondata
da un paesaggio di notevole bellezza,tra i Monti
della Laga e l’alta valle del torrente Ca-
stellano. Le origini sembrerebbero risalire al III secolo.
Nel VI secolo i contadini marchigiani di Castel Tro-
sino vi sarebbero emigrati per procacciarsi il sostenta-
mento, disboscando la zona. Esistevano all’epoca sette
comunità (alcune corrispondenti alle odierne frazioni).
Le prime quattro decisero nel 1285 di formare un unico
abitato con l’attuale nome; fu annessa al Teramano nel
XIV secolo. Un tempo questi luoghi erano abitati solo
da boscaioli e pastori. La ricchezza di scenari naturali,
i boschi di castagni, la grande quantità di acque (anche
sulfuree), oltre ai ritrovamenti archeologici di epoca pa-
leolitica ne fanno una delle mete privilegiate del turismo
montano abruzzese in ogni stagione. Nel Medioevo il
borgo più popoloso era quello sorto attorno alla chiesa
di S. Maria di Starnazzano, dipendenza dell’ab-
bazia benedettina femminile di S. Giovanni
a Scorzone di Ioanella (Torricella Sicura). Fu feu-
do dei Crescenzi di Roma e degli Acquavi-
va, duchi di Atri.Tra XVII e XVIII secolo il territorio
fu rifugio anche di bande armate di briganti; durante il
Risorgimento contrastò l’annessione al nuovo Regno
d’Italia. E’ patria di Felice Lattanzi, storico, po-
eta e scrittore.
monumenti
S
u una sponda del torrente Castellano si af-
faccia la chiesa della SS. Annunziata, eretta su
una precedente duecentesca e modificata nel XVI
secolo; all’interno tele cinquecentesche e una
piccola cripta con resti di affreschi. A Colle la
chiesa medioevale di S. Maria di Starnazza-
no, con cripta dell’XI secolo e affreschi cinquecenteschi.
Faggi millenari formano la cosiddetta “Ciuffetta Bo-
nifazi”, sul colle S. Sisto, dove sorgeva l’omonima
abbazia benedettina (resti). Sotto il colle il laghetto
Sbraccia (privato); nel piccolo borgo di Collegrato,
l’interessante chiesa di S. Giovanni. A Leofara, di
origine medioevale (forse longobarda), resti del “palazzo
del Governatore” e la trecentesca chiesa di S. Maria
Assunta. Nella disabitata Macchia da Sole abitazio-
ni del XVII secolo e la coeva chiesa di S. Giovanni
Battista. Macchia da Borrea, paesino a poca di-
stanza.A Pietralta,un tempo covo di briganti,la chie-
sa di S. Nicola con ciborio (1512), opera in arenaria
di scultori lombardi, mentre a Villa Franca la chiesa
di S. Rufina (XII-XIII sec.). Inoltre: la località sciistica di
S. Giacomo-Monte Piselli; le frazioni di Vallen-
quina e Valle Pezzata da Borrea; i ruderi di
Castel Manfrino,fatto costruire,secondo la leggenda,
da re Manfredi.E ancora:la grotta-eremo benedettino
(1226) di S. Angelo in Volturino e S. Vito, picco-
lo centro noto per la produzione di ottimo pecorino,con
l’omonima chiesa romanica (monumento nazionale) del
XIII secolo: custodisce una croce processionale in argen-
to.Su una collinetta vicina al paese statua dell’Immacolata.
Per arrivare a Valle Castellana si consiglia di
percorrere la superstrada Ascoli-mare.
Santa Maria di Starnazzano
Chiesa di San Vito
71
74. I
stituito nel 1991 è situato tra Abruzzo (province di
Teramo, L’Aquila e Pescara), Lazio (provincia di Ri-
eti) e Marche (provincia di Ascoli Piceno). Si esten-
de su un territorio prevalentemente montuoso, tra
il massiccio del Gran Sasso d’Italia e la catena dei
Monti della Laga; è suddiviso in 11 distretti. Il parco
offre ai visitatori la possibilità di interessanti escur-
sioni, immersi nella bellezza della natura e dell’arte:
cascate, boschi, antichi tratturi e abbazie benedettine.
Molto frequentate le sue località sciistiche. È gestito
dall’omonimo Ente parco con sede ad As-
sergi, nell’Aquilano.Tra le numerose specie di flora
e fauna presenti, ricordiamo: pini neri, abeti, betulle,
cornioli, genziane, faggi, prataioli, porcini, camoscio
d’Abruzzo, cervo nobile, capriolo, lupo appennini-
co, orso bruno marsicano, aquila reale. I comuni del
Teramano che ne fanno parte sono: Arsita, Cam-
pli, Castelli, Civitella del Tronto, Corti-
no, Crognaleto, Fano Adriano, Isola del
Gran Sasso d’Italia, Montorio al Vomano,
Pietracamela, Rocca Santa Maria, Torri-
cella Sicura, Tossicia e Valle Castellana.
Parco
Nazionale
Del Gran Sasso e
Monti della Laga
Cascata di Casanova