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20 21
Quando tutto fu distribuito, il capriolo,
messosi davanti al Sole, sorrise.
– Adesso che l’uomo è pieno come un
astro, non ha più alcuna ragione di essere
triste.
Ma il gufo strizzò gli occhi riempiendo
con il suo verso la notte.
– Certo, l’uomo ha ereditato i poteri del-
la grande cerchia delle bestie; può molto,
ma una cosa mi fa paura: è insaziabile
e ricadrà nella tristezza. Ho visto in lui
un abisso senza fondo. Si impadronirà
di tutto spudoratamente, prenderà senza
– … E anche dominare il fuoco.
Il pipistrello svolazzò attorno all’uomo
stridendo.
– Il tuo desiderio è esaudito.
E l’uomo si alzò di scatto.
– Vogliolaconoscenza,voglioapprendere
tutti i segreti!
Il serpente strisciò fino ai suoi piedi.
– Seguimi, ti mostrerò cose straordinarie!
E l’uomo, chieste tutte le doti che voleva
possedere, ricevette il dorso possente del
coccodrillo, le piastre lunate della tarta-
ruga, i doni artistici della scimmia…
RACCONTI DEI SAGGI DEL SOLERACCONTI DEI SAGGI DEL SOLE
22
« Noi siamo i figli del Sole,
noi siamo i figli del tempo,
noi siamo i viaggiatori dello spazio.
Possano destarsi tutti i canti,
possano destarsi tutti i danzatori…
possano vivere in pace tutti gli uomini
e tutte le cose. Poiché voi siete le valli,
voi siete le montagne, voi siete gli alberi
e l’aria stessa che respirate. »
Don Alejandro Cirilo Perez Oxlaj,
detto Lupo vagante
mai accontentarsi, si impossesserà delle
sementi e dei frutti senza offrire nulla in
cambio, finché la terra non avrà più nulla
da dare e l’Albero morirà.
Allora il serpente disse:
– Se si ricorda in tempo di essere la cosa
straordinaria, fratello dell’animale, della
pietra e Figlio dell’Albero, darà a sua
volta ciò che possiede e poserà l’uccello
dello Spirito sui suoi rami.
E ogni animale pregò perché gli occhi
buoni, la forza e tutti i doni del Figlio
dell’Albero gli tornassero utili quando
sarebbe stato il momento; perché diven-
tasse più consapevole per essere come
uno h’men, uno sciamano che comprende
e agisce saggiamente, fino a raggiungere
lo stato di k’uatzal.
30 31
Il suo gemello, Tezcatlipoca, continuò ad
alimentare la discordia, ma aiutò Quet-
zalcoatl a combattere la temibile dea
degli Oceani che minacciava d’inghiot-
tire la sua creazione. I due gemelli, tra-
mutatisi in giganteschi serpenti, scesero
distruttrici, fece un Sole-sorgente e la
nostraTerra,chevennepopolata.Terrae
vento,calzavaisandalidischiumaefaceva
piovere, sotto il nome di Serpente Uccel-
lo d’Acqua. Ci insegnò a vivere in questo
mondo e guidò il nostro vagare fin qui.
37
RACCONTI DEI SAGGI DEL SOLERACCONTI DEI SAGGI DEL SOLE
36
Ma si narra pure un’altra storia.
Molto tempo dopo, visse un Inca incom-
parabile, la cui memoria è stata serbata
dalle generazioni. Questo indio è chia-
mato l’Inca Ri. Quando nacque, i suoi
genitori rimasero stupefatti dai prodigi di
cui era capace. Il poppante non piangeva,
aveva uno sguardo vivace e parlava già
bene prima di compiere un anno. Allora
lo affidarono al sacerdote di un villaggio
sperduto perché lo educasse. A cinque
anni, il bimbo decifrava le stele che nar-
ravano l’inizio del mondo e le creazioni
di Viracocha. A dieci anni, conosceva la
medicina e le proprietà delle piante. A
dodici, mentre conduceva al pascolo le
mandrie di lama sulla Cordigliera, deci-
frava il linguaggio delle stelle e percepiva
la strada e la vita segreta degli astri. Ca-
piva il linguaggio simbolico, vedeva gira-
re le ruote nei corpi, in collegamento con
le grandi forze dell’universo.
A quindici anni, fu da uomo ispirato che
parlò al sacerdote che lo aveva iniziato.
sinistra. Chiamò poi il puma Titi dagli
occhi di calcedonio che andò a sedersi
dall’altra parte. Tutt’e tre erano invisibili.
Viracocha voleva concepire un nuovo
mondo. Toccato Inti, l’uccello che portava
nello sguardo l’oscurità e la luce, gli co-
mandò di farle nascere in parità. Oro e la-
pislazzuli nacquero dalle sue pupille, Sole
Inti e Luna Mama Quilla, offerti all’im-
mensità. Al puma, che possedeva sotto le
palpebre i gioielli necessari all’equilibrio,
l’alba e il crepuscolo, chiese di fare scatu-
rire il manto delle stelle. Poi il Grande
Spirito concepì un’umanità di pietra fatta
di esseri di ogni età e infuse in loro la vita.
Unu Pachakuti, la grande inondazione,
aveva avuto termine e Viracocha inviò
Manco Capac e i suoi fratelli alla grotta
Pacaritambo.
Quando Manco Capac si ritrovò unico
superstite e imperatore, venne raggiunto
da Mama Ocllo, la madre della fertilità.
Si attribuisce a questi due esploratori la
creazione più tardiva della città di Cuzco.
38 39
RACCONTI DEI SAGGI DEL SOLE
– Va’, figliolo, va’ sulla via dell’Amore e
non voltarti.
Il ragazzo versò lacrime di ringraziamen-
to per tutti quegli anni trascorsi accanto
al vecchio ad appagare la sua sete di co-
noscenza e a ricevere l’amore di un vero
padre. Quindi, la sua voce interiore gli
disse di portare con sé solo un semplice
bastone e di camminare.
Quando il vecchio sacerdote vide che
stava per partire, si ricordò della profe-
zia dell’uomo virtuoso: Dove pianterà il
suo bastone, verrà innalzata una Città,
la Città degli Dei. I due si abbracciarono
e Inca Ri si mise in cammino.
I narratori sanno dilatare la storia di Inca
Ri raccontando episodi del suo cammino
sui sentieri della Cordigliera. Ne conosco
alcuni in cui lui incontra degli indios, degli
animali, ed eroi dell’epoca antica. Sappiate
che camminò tanto da consumare le suole
e i piedi, e che, pur tenendo duro, vacillò
talvolta per la stanchezza. E se conobbe la
debolezza e il dolore, non disperò mai.
– Padre, ho sognato una città che sali-
va al cielo. Le case ricadevano sulla terra
come fiori dorati, ma pesanti e fatti di un
metallo eterno. So quale sorta di sogno
ho fatto, devo partire. Padre, dammi la
tua benedizione.
Il vecchio si commosse. Si aspettava un
annuncio del genere. Sorrise tristemente
e poi pensò che nessun dio era apparso
al ragazzo per impartirgli un ordine: era
guidato dal proprio spirito. Lo benedisse.
RACCONTI DEI SAGGI DEL SOLE
40
RACCONTI DEI SAGGI DEL SOLE
posto e numerosi sono coloro che vi si
recano per sostare in raccoglimento. La
leggenda profetizza che anche il mango
si trasformerà in uno scettro d’oro come
il bastone di Inca Ri. Accompagnato
dall’incomparabile saggio, annuncerà il
ritorno dei Figli del Sole.
Un giorno, arrivò in una valle proprio
quando l’ultimo raggio d’Inti sfiorava
l’orizzonte tingendolo di rosa. Il bastone,
appeso al collo d’Inca Ri con una cinghia,
si staccò cadendo a terra. Era un segno.
Quando i raggi bianchi di Mama Quilla
rischiararono la notte, Inca Ri, dimenti-
cando la stanchezza, dopo avere baciato
Pachamama, la Madre Terra, piantò
con foga il bastone nel terreno. Appena
ebbe compiuto ciò che il destino lo aveva
portato a fare, il bastone si trasformò in
uno scettro d’oro. La voce che lo aveva
guidato si manifestò in lui comandan-
dogli di andare ad annunciare al grande
sacerdote della valle che in quel luogo si
sarebbe innalzata presto la Città degli
Dei di Cuzco. Così venne fondata quella
città celeste.
Dicono che Inca Ri sia vissuto fino a
tarda età. Secondo alcuni, venne ucciso
dall’invasore spagnolo mentre prega-
va nella grotta in cui si era ritirato. Un
mango gigantesco è cresciuto in quel
RACCONTI DEI SAGGI DEL SOLE
48
Fu allora che Ira scorse l’apertura di una
caverna nella parete rocciosa. Vi entraro-
no. La madre estrasse le focacce di mais
che aveva portate con sé. Mentre si se-
devano sulle pietre per mangiare, videro
un enorme rospo violaceo a due passi, in
piedi come un uomo. Impietrita dall’ap-
parizione, Ira udì il rospo parlare:
– Sono la sentinella, faccio la guardia alla
grotta del grande cannibale, il possente
Wakon!
Comparve l’uomo dagli occhi di brace e
dall’aspetto di avvoltoio e senza dire una
parola si gettò su Ira per morderla e divo-
rarla. Mentre la sposa del dio soccombeva,
i bimbi stretti l’uno all’altra si erano rifu-
giati in fondo alla caverna. Terrorizzati,
distogliendo lo sguardo dall’insostenibile
scena, videro una volpe distesa sul fianco
che allattava tranquillamente i suoi vol-
pacchiotti.
– Tocca a voi, urlò l’orco rivolto ai bambini.
– Wakon, osò dire la volpe, lo sai, quando
sei satollo di carne umana devi aspettare
55
Le domande
Saggezza quechua
Un giovane quechua saliva ogni notte
sull’altopiano per sorprendere i
ladri che gli rubavano le patate. Anche
se vegliava, anche se si assopiva solo per
un istante, i tuberi si volatilizzavano
nella notte. Con la luna piena, fissò il
suo campo fino all’alba, finché gli occhi gli
bruciarono. Ricorse a tutti gli espedienti
immaginabili per non addormentarsi.
Mentre sbatteva le ciglia in un’estrema
resistenza al sonno, vide apparire una
moltitudine alata di giovani princi-
pesse piroettanti, fanciulle-fiore, stelle
dai piccoli piedi. Il tempo di reagire e le
creature già fuggivano nei cieli ridendo,
ma il giovane riuscì ad afferrarne una,
64 65
chiese di tagliarle il mignolo, di prendere
i semi della zucca racchiusi in esso e di
piantarli. Una volta cresciuta la pianta
e formatisi i frutti, avrebbe dovuto ri-
porli nel posto in cui si macina il mais.
Quei frutti sarebbero stati i loro figli.
Il vecchio obbedì. Passò molto tempo.
La magia compì la sua opera. Il vecchio
aveva dimenticato, riprendendo la vita
da solitario.
Due figlie sopravvissero e di nascosto
preparavano i pasti per il padre. Quando
promettendo di essere un buono sposo.
Ma la prima volta che la vide sgranoc-
chiare degli ossi e succhiare dei vermi, la
scacciò dalla capanna e poi, disgustato,
la ripudiò. Lei vagò sotto forma umana
poiché non aveva più la propria pelle né
le proprie piume. Un coccodrillo si get-
tò su di lei e la ingravidò. Lei tornò dal
vecchio tristemente e gli chiese di aprirle
il ventre e di sbarazzarla dei piccoli che
portava in sé. Lui lo fece, uccidendo i
coccodrilli. La moglie, ancora viva, gli

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  • 1. 20 21 Quando tutto fu distribuito, il capriolo, messosi davanti al Sole, sorrise. – Adesso che l’uomo è pieno come un astro, non ha più alcuna ragione di essere triste. Ma il gufo strizzò gli occhi riempiendo con il suo verso la notte. – Certo, l’uomo ha ereditato i poteri del- la grande cerchia delle bestie; può molto, ma una cosa mi fa paura: è insaziabile e ricadrà nella tristezza. Ho visto in lui un abisso senza fondo. Si impadronirà di tutto spudoratamente, prenderà senza – … E anche dominare il fuoco. Il pipistrello svolazzò attorno all’uomo stridendo. – Il tuo desiderio è esaudito. E l’uomo si alzò di scatto. – Vogliolaconoscenza,voglioapprendere tutti i segreti! Il serpente strisciò fino ai suoi piedi. – Seguimi, ti mostrerò cose straordinarie! E l’uomo, chieste tutte le doti che voleva possedere, ricevette il dorso possente del coccodrillo, le piastre lunate della tarta- ruga, i doni artistici della scimmia…
  • 2. RACCONTI DEI SAGGI DEL SOLERACCONTI DEI SAGGI DEL SOLE 22 « Noi siamo i figli del Sole, noi siamo i figli del tempo, noi siamo i viaggiatori dello spazio. Possano destarsi tutti i canti, possano destarsi tutti i danzatori… possano vivere in pace tutti gli uomini e tutte le cose. Poiché voi siete le valli, voi siete le montagne, voi siete gli alberi e l’aria stessa che respirate. » Don Alejandro Cirilo Perez Oxlaj, detto Lupo vagante mai accontentarsi, si impossesserà delle sementi e dei frutti senza offrire nulla in cambio, finché la terra non avrà più nulla da dare e l’Albero morirà. Allora il serpente disse: – Se si ricorda in tempo di essere la cosa straordinaria, fratello dell’animale, della pietra e Figlio dell’Albero, darà a sua volta ciò che possiede e poserà l’uccello dello Spirito sui suoi rami. E ogni animale pregò perché gli occhi buoni, la forza e tutti i doni del Figlio dell’Albero gli tornassero utili quando sarebbe stato il momento; perché diven- tasse più consapevole per essere come uno h’men, uno sciamano che comprende e agisce saggiamente, fino a raggiungere lo stato di k’uatzal.
  • 3. 30 31 Il suo gemello, Tezcatlipoca, continuò ad alimentare la discordia, ma aiutò Quet- zalcoatl a combattere la temibile dea degli Oceani che minacciava d’inghiot- tire la sua creazione. I due gemelli, tra- mutatisi in giganteschi serpenti, scesero distruttrici, fece un Sole-sorgente e la nostraTerra,chevennepopolata.Terrae vento,calzavaisandalidischiumaefaceva piovere, sotto il nome di Serpente Uccel- lo d’Acqua. Ci insegnò a vivere in questo mondo e guidò il nostro vagare fin qui.
  • 4. 37 RACCONTI DEI SAGGI DEL SOLERACCONTI DEI SAGGI DEL SOLE 36 Ma si narra pure un’altra storia. Molto tempo dopo, visse un Inca incom- parabile, la cui memoria è stata serbata dalle generazioni. Questo indio è chia- mato l’Inca Ri. Quando nacque, i suoi genitori rimasero stupefatti dai prodigi di cui era capace. Il poppante non piangeva, aveva uno sguardo vivace e parlava già bene prima di compiere un anno. Allora lo affidarono al sacerdote di un villaggio sperduto perché lo educasse. A cinque anni, il bimbo decifrava le stele che nar- ravano l’inizio del mondo e le creazioni di Viracocha. A dieci anni, conosceva la medicina e le proprietà delle piante. A dodici, mentre conduceva al pascolo le mandrie di lama sulla Cordigliera, deci- frava il linguaggio delle stelle e percepiva la strada e la vita segreta degli astri. Ca- piva il linguaggio simbolico, vedeva gira- re le ruote nei corpi, in collegamento con le grandi forze dell’universo. A quindici anni, fu da uomo ispirato che parlò al sacerdote che lo aveva iniziato. sinistra. Chiamò poi il puma Titi dagli occhi di calcedonio che andò a sedersi dall’altra parte. Tutt’e tre erano invisibili. Viracocha voleva concepire un nuovo mondo. Toccato Inti, l’uccello che portava nello sguardo l’oscurità e la luce, gli co- mandò di farle nascere in parità. Oro e la- pislazzuli nacquero dalle sue pupille, Sole Inti e Luna Mama Quilla, offerti all’im- mensità. Al puma, che possedeva sotto le palpebre i gioielli necessari all’equilibrio, l’alba e il crepuscolo, chiese di fare scatu- rire il manto delle stelle. Poi il Grande Spirito concepì un’umanità di pietra fatta di esseri di ogni età e infuse in loro la vita. Unu Pachakuti, la grande inondazione, aveva avuto termine e Viracocha inviò Manco Capac e i suoi fratelli alla grotta Pacaritambo. Quando Manco Capac si ritrovò unico superstite e imperatore, venne raggiunto da Mama Ocllo, la madre della fertilità. Si attribuisce a questi due esploratori la creazione più tardiva della città di Cuzco.
  • 5. 38 39 RACCONTI DEI SAGGI DEL SOLE – Va’, figliolo, va’ sulla via dell’Amore e non voltarti. Il ragazzo versò lacrime di ringraziamen- to per tutti quegli anni trascorsi accanto al vecchio ad appagare la sua sete di co- noscenza e a ricevere l’amore di un vero padre. Quindi, la sua voce interiore gli disse di portare con sé solo un semplice bastone e di camminare. Quando il vecchio sacerdote vide che stava per partire, si ricordò della profe- zia dell’uomo virtuoso: Dove pianterà il suo bastone, verrà innalzata una Città, la Città degli Dei. I due si abbracciarono e Inca Ri si mise in cammino. I narratori sanno dilatare la storia di Inca Ri raccontando episodi del suo cammino sui sentieri della Cordigliera. Ne conosco alcuni in cui lui incontra degli indios, degli animali, ed eroi dell’epoca antica. Sappiate che camminò tanto da consumare le suole e i piedi, e che, pur tenendo duro, vacillò talvolta per la stanchezza. E se conobbe la debolezza e il dolore, non disperò mai. – Padre, ho sognato una città che sali- va al cielo. Le case ricadevano sulla terra come fiori dorati, ma pesanti e fatti di un metallo eterno. So quale sorta di sogno ho fatto, devo partire. Padre, dammi la tua benedizione. Il vecchio si commosse. Si aspettava un annuncio del genere. Sorrise tristemente e poi pensò che nessun dio era apparso al ragazzo per impartirgli un ordine: era guidato dal proprio spirito. Lo benedisse.
  • 6. RACCONTI DEI SAGGI DEL SOLE 40 RACCONTI DEI SAGGI DEL SOLE posto e numerosi sono coloro che vi si recano per sostare in raccoglimento. La leggenda profetizza che anche il mango si trasformerà in uno scettro d’oro come il bastone di Inca Ri. Accompagnato dall’incomparabile saggio, annuncerà il ritorno dei Figli del Sole. Un giorno, arrivò in una valle proprio quando l’ultimo raggio d’Inti sfiorava l’orizzonte tingendolo di rosa. Il bastone, appeso al collo d’Inca Ri con una cinghia, si staccò cadendo a terra. Era un segno. Quando i raggi bianchi di Mama Quilla rischiararono la notte, Inca Ri, dimenti- cando la stanchezza, dopo avere baciato Pachamama, la Madre Terra, piantò con foga il bastone nel terreno. Appena ebbe compiuto ciò che il destino lo aveva portato a fare, il bastone si trasformò in uno scettro d’oro. La voce che lo aveva guidato si manifestò in lui comandan- dogli di andare ad annunciare al grande sacerdote della valle che in quel luogo si sarebbe innalzata presto la Città degli Dei di Cuzco. Così venne fondata quella città celeste. Dicono che Inca Ri sia vissuto fino a tarda età. Secondo alcuni, venne ucciso dall’invasore spagnolo mentre prega- va nella grotta in cui si era ritirato. Un mango gigantesco è cresciuto in quel
  • 7. RACCONTI DEI SAGGI DEL SOLE 48 Fu allora che Ira scorse l’apertura di una caverna nella parete rocciosa. Vi entraro- no. La madre estrasse le focacce di mais che aveva portate con sé. Mentre si se- devano sulle pietre per mangiare, videro un enorme rospo violaceo a due passi, in piedi come un uomo. Impietrita dall’ap- parizione, Ira udì il rospo parlare: – Sono la sentinella, faccio la guardia alla grotta del grande cannibale, il possente Wakon! Comparve l’uomo dagli occhi di brace e dall’aspetto di avvoltoio e senza dire una parola si gettò su Ira per morderla e divo- rarla. Mentre la sposa del dio soccombeva, i bimbi stretti l’uno all’altra si erano rifu- giati in fondo alla caverna. Terrorizzati, distogliendo lo sguardo dall’insostenibile scena, videro una volpe distesa sul fianco che allattava tranquillamente i suoi vol- pacchiotti. – Tocca a voi, urlò l’orco rivolto ai bambini. – Wakon, osò dire la volpe, lo sai, quando sei satollo di carne umana devi aspettare
  • 8. 55 Le domande Saggezza quechua Un giovane quechua saliva ogni notte sull’altopiano per sorprendere i ladri che gli rubavano le patate. Anche se vegliava, anche se si assopiva solo per un istante, i tuberi si volatilizzavano nella notte. Con la luna piena, fissò il suo campo fino all’alba, finché gli occhi gli bruciarono. Ricorse a tutti gli espedienti immaginabili per non addormentarsi. Mentre sbatteva le ciglia in un’estrema resistenza al sonno, vide apparire una moltitudine alata di giovani princi- pesse piroettanti, fanciulle-fiore, stelle dai piccoli piedi. Il tempo di reagire e le creature già fuggivano nei cieli ridendo, ma il giovane riuscì ad afferrarne una,
  • 9. 64 65 chiese di tagliarle il mignolo, di prendere i semi della zucca racchiusi in esso e di piantarli. Una volta cresciuta la pianta e formatisi i frutti, avrebbe dovuto ri- porli nel posto in cui si macina il mais. Quei frutti sarebbero stati i loro figli. Il vecchio obbedì. Passò molto tempo. La magia compì la sua opera. Il vecchio aveva dimenticato, riprendendo la vita da solitario. Due figlie sopravvissero e di nascosto preparavano i pasti per il padre. Quando promettendo di essere un buono sposo. Ma la prima volta che la vide sgranoc- chiare degli ossi e succhiare dei vermi, la scacciò dalla capanna e poi, disgustato, la ripudiò. Lei vagò sotto forma umana poiché non aveva più la propria pelle né le proprie piume. Un coccodrillo si get- tò su di lei e la ingravidò. Lei tornò dal vecchio tristemente e gli chiese di aprirle il ventre e di sbarazzarla dei piccoli che portava in sé. Lui lo fece, uccidendo i coccodrilli. La moglie, ancora viva, gli