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L’entrata di Gesù a Gerusalemme, del pittore senese Duccio di Boninsegna. L’opera,commissionata il 9 ottobre 1308, fu terminata nel giugno del 1311 per essere collocata, come dossale, sull’altare maggiore della cattedrale senese, E’ dipinta su entrambi i lati: davanti, lo spazio principale è occupato da una Maria in trono, attorniata da file di santi, sul retro sono raffigurate le Storie della passione di Gesù. L’entrata di Gesù in Gerusalemme fa parte di quest’ultima serie. In uno spazio non grande, il pittore ha concentrato i fatti essenziali della vicenda: Gesù, in sella a un asino e circondato dai discepoli, sta per varcare le porte della Città Santa, la gente davanti a lui è festosa, agita rami di olivo e stende i mantelli per terra. Gerusalemme che si erge grandiosa su un cielo prezioso di foglia d’oro, è la città fatale: la presunta architettura del tempio incombe, e pare quasi ricordare la profezia secondo cui nessun profeta muore lontano da Gerusalemme.  
La cena di Emmaus, del pittore Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio. Il dipinto non è di grandi dimensioni, ed è un microcosmo in cui il maestro non solo rappresenta un momento preciso dell’evento narrato nel vangelo di Luca, ma condensa sapientemente umanità e divinità, realtà e misticismo. La scena, illuminata da un fascio di luce esterna che penetra dall’angolo superiore di sinistra, è ambientata in una stanza dalle dimensioni indefinibili. Dell’arredo si scorgono unicamente il tavolo coperto da tovaglia bianca, e una sedia in stile “ savonarola”; la tavola è imbandita per una lauta cena; dei quattro personaggi, l’oste, in piedi, qualifica quella che potrebbe essere scambiata per una cena in casa di amici come un posto da locanda; i due discepoli, Cleopa e il suo compagno, sono seduti l’uno alla sinistra e l’altro di fronte al Risorto. L’atto di benedizione compiuto da Gesù sul pane viene accolto con stupore dai due: l’uno allarga le braccia, con un gesto che libera la gioia che aveva sentito nel cuore, ma della quale non sapeva darsi ragione, l’altro si appoggia ai braccioli della sedia per alzarsi e toccare il mastro risorto. L’unico che rimane nell’indifferenza è il locandiere, che non comprende né il gesto ne lo stupore dei due discepoli. Gesù non è ancora scomparso dalla loro vista e offre al committente una meditazione sulla sua personalità di risorto; il suo volto giovanile e senza barba rimanda a una tradizione che affonda le sue radici nell’iconografia paleocristiana, ripresa da Michelangelo nel Cristo del Giudizio Universale della Cappella Sistina. Cristo giovane è segno della perennità, di una vita rinnovata dalla risurrezione.
Il Buon Pastore Mosaico del mausoleo di galla Placidia a Racenna, secolo V. Il mosaico si trova sopra la porta di accesso al mausoleo, e raffigura Gesù, vincitore della morte mediante la croce, nelle vesti del Buon Pastore. Il riferimento è alla parabola narrata da Gesù stesso: “ Io sono il  buon pastore. Il buon pastore è pronto a dare la vita per le sue pecore” ( Gv 10,11). La lunetta è stata eseguita da un mosaicista bizantino imbevuto di cultura classica; la figura di Gesù, con la testa circondata da un nimbo, segno della sacralità e vestito di una preziosa tunica con lumeggiature d’oro, è eseguita con rara perizia; la torsione del busto è un espediente per dare non solo realtà al soggetto, ma conferire anche un dinamismo che non renda l’immagine troppo astratta. Le pecore sono di un realismo che nell’arte figurativa si ritroverà soltanto otto secoli dopo. Il paesaggio, ricco di pietre e arbusti, è un rimasuglio dell’interesse per la natura propria dell’arte ellenistica.
Genesi 1,26-31 26 E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». 27 Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. 28 Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra». 29 Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.  30 A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne.  31 Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Cristo pantocrator (che tiene tutto nelle mani, onnipotente), nell’abside della basilica di Sant’Angelo in Formis, affrescato tra il 1072 e il 1087. Sotto un padiglione multicolore che reca al vertice la colomba, simbolo dello Spirito Santo, Gesù, il Signore di ogni cosa (pantocratore), è seduto su un trono decorato; la destra è alzata in segno di insegnamento mentre con la sinistra tiene aperto un libro in cui è scritto:”Ergo sum alfa et omega…(Io sono il principio e la fine)”: intorno alla figura centrale, quasi librate nel cielo, le quattro figure apocalittiche simbolo degli evangelisti. Sotto una fascia che percorre tutto l’abiside, tre figure angeliche: sono gli arcangeli Gabriele, Michele e Raffaele, i messaggeri di Dio. La raffigurazione sta a significare il dominio di Gesù, il Figlio dii Dio, sull’intera creazione. La sua volontà di salvezza è rivelata nella Scrittura e tutto ciò è comunicato agli uomini, sostenuti dal suo aiuto.

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  • 3. La cena di Emmaus, del pittore Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio. Il dipinto non è di grandi dimensioni, ed è un microcosmo in cui il maestro non solo rappresenta un momento preciso dell’evento narrato nel vangelo di Luca, ma condensa sapientemente umanità e divinità, realtà e misticismo. La scena, illuminata da un fascio di luce esterna che penetra dall’angolo superiore di sinistra, è ambientata in una stanza dalle dimensioni indefinibili. Dell’arredo si scorgono unicamente il tavolo coperto da tovaglia bianca, e una sedia in stile “ savonarola”; la tavola è imbandita per una lauta cena; dei quattro personaggi, l’oste, in piedi, qualifica quella che potrebbe essere scambiata per una cena in casa di amici come un posto da locanda; i due discepoli, Cleopa e il suo compagno, sono seduti l’uno alla sinistra e l’altro di fronte al Risorto. L’atto di benedizione compiuto da Gesù sul pane viene accolto con stupore dai due: l’uno allarga le braccia, con un gesto che libera la gioia che aveva sentito nel cuore, ma della quale non sapeva darsi ragione, l’altro si appoggia ai braccioli della sedia per alzarsi e toccare il mastro risorto. L’unico che rimane nell’indifferenza è il locandiere, che non comprende né il gesto ne lo stupore dei due discepoli. Gesù non è ancora scomparso dalla loro vista e offre al committente una meditazione sulla sua personalità di risorto; il suo volto giovanile e senza barba rimanda a una tradizione che affonda le sue radici nell’iconografia paleocristiana, ripresa da Michelangelo nel Cristo del Giudizio Universale della Cappella Sistina. Cristo giovane è segno della perennità, di una vita rinnovata dalla risurrezione.
  • 4. Il Buon Pastore Mosaico del mausoleo di galla Placidia a Racenna, secolo V. Il mosaico si trova sopra la porta di accesso al mausoleo, e raffigura Gesù, vincitore della morte mediante la croce, nelle vesti del Buon Pastore. Il riferimento è alla parabola narrata da Gesù stesso: “ Io sono il buon pastore. Il buon pastore è pronto a dare la vita per le sue pecore” ( Gv 10,11). La lunetta è stata eseguita da un mosaicista bizantino imbevuto di cultura classica; la figura di Gesù, con la testa circondata da un nimbo, segno della sacralità e vestito di una preziosa tunica con lumeggiature d’oro, è eseguita con rara perizia; la torsione del busto è un espediente per dare non solo realtà al soggetto, ma conferire anche un dinamismo che non renda l’immagine troppo astratta. Le pecore sono di un realismo che nell’arte figurativa si ritroverà soltanto otto secoli dopo. Il paesaggio, ricco di pietre e arbusti, è un rimasuglio dell’interesse per la natura propria dell’arte ellenistica.
  • 5. Genesi 1,26-31 26 E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». 27 Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. 28 Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra». 29 Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. 30 A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. 31 Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
  • 6. Cristo pantocrator (che tiene tutto nelle mani, onnipotente), nell’abside della basilica di Sant’Angelo in Formis, affrescato tra il 1072 e il 1087. Sotto un padiglione multicolore che reca al vertice la colomba, simbolo dello Spirito Santo, Gesù, il Signore di ogni cosa (pantocratore), è seduto su un trono decorato; la destra è alzata in segno di insegnamento mentre con la sinistra tiene aperto un libro in cui è scritto:”Ergo sum alfa et omega…(Io sono il principio e la fine)”: intorno alla figura centrale, quasi librate nel cielo, le quattro figure apocalittiche simbolo degli evangelisti. Sotto una fascia che percorre tutto l’abiside, tre figure angeliche: sono gli arcangeli Gabriele, Michele e Raffaele, i messaggeri di Dio. La raffigurazione sta a significare il dominio di Gesù, il Figlio dii Dio, sull’intera creazione. La sua volontà di salvezza è rivelata nella Scrittura e tutto ciò è comunicato agli uomini, sostenuti dal suo aiuto.