Comitato editoriale del Numero Unico "Apulia Sitibonda. 100 anni dell'acquedotto pugliese 1915-2015" redazione, elaborazione grafica, progetto comunicativo e promozione.
Consiglio Regionale della Puglia - Servizio Comunicazione Istituzionale
Newspaper Game - Gazzetta del Mezzogiorno 12 maggio 2015
Apulia Sitibonda. 100 anni dell'acquedotto pugliese 1915-2015
1. [100 anni] dell’acquedotto pugliese
1915-2015
In collaborazione con le scuole:
• I.I.S.S. “P. Giannone”
S. MARCO IN LAMIS (Fg)
• Liceo Art. Musicale “S. Durano”
BRINDISI
• I.T.C. “A. Fraccacreta”
S. SEVERO (Fg)
• Liceo Classico “E. Fermi”
CANOSA DI PUGLIA (Bt)
• Liceo Scientifico “A. Einstein”
MOLFETTA (Ba)
• I.I.S.S. “Fazzini-Giuliani”
VIESTE (Fg)
• Liceo Classico “B. Marzolla
BRINDISI
NUMERO UNICO a cura del Consiglio Regionale della Puglia - Servizio Biblioteca e Comunicazione Istituzionale
Regione Puglia
Coordinamento editoriale:
• Daniela DALUISO
• Francesco DE GRANDI
• Giulia MUROLO
• Angelo TEDONE
Grafica e Stampa
COLAZZO S.r.l.
www.colazzo.it
SETTEMBRE 2015
2. [100 anni]
1915-2015
2
AI GIOVANI LA DIFESA DEL
PATRIMONIO ACQUA
PROBLEMA DEFICIT IDRICO: UN
ALLARME DA SCONGIURARE
l Consiglio Regionale della Puglia e per esso il Servizio
Comunicazione Istituzionale non poteva rimanere insensibile
ad un avvenimento che ha caratterizzato l’evoluzione sociale
eciviledellaPugliaqualeilcentenariodell’AcquedottoPugliese,
considerato il più grande d’Europa. Nella convinzione che
l’acqua è un bene naturale e un diritto umano universale e
come tale deve essere difesa, il Consiglio Regionale ha sotto-
scrittonel2013conl’AcquedottoPuglieseunprotocollod’intesa
miratoall’importanzadiuncorrettousodell’acquaeastimolare
la creatività per la promozione di messaggi pubblicitari che
scoraggino l’uso illimitato di questo bene prezioso.
Il Consiglio Regionale si impegnava inoltre a promuovere
attraverso propri canali informativi tutte le attività di comuni-
cazionenecessariealladivulgazionedelleiniziativenellescuole.
Infatti nell’ambito del progetto‘I quotidiani della tua Puglia in
classe’relativo agli anni scolastici 2013/2014 e 2014/2015, le
scuole selezionate sono state invitate ad effettuare ricerche,
interviste e raccolta di materiale storico e fotografico
relative all’Acquedotto Pugliese.
I risultati non sono mancati. Gli stu-
denti di sette istituti superiori, stimolati
dai loro docenti e dai referenti del
progetto della lettura dei quotidiani
in classe, hanno prodotto un vasto
e vario materiale scritto e fotogra-
fico, anche inedito, che ha per-
messo la pubblicazione di questa
rivista. La sua diffusione in tutte le
scuole pugliesi, avrà l’obiettivo di
creare nuovi difensori e divulgatori
di un ‘bene finito’ indispensabile
all’esistenza di tutti gli esseri viventi
unitamente ad un ‘originale monu-
mento sotterraneo e all’aperto’ che
attraversa e disseta principalmente la
Puglia con un canale principale lungo
244 Km che dalle foci di Caposele giunge
a Villa Castelli in provincia di Brindisi.
Si tratta di un ulteriore impegno da parte del
Consiglio Regionale della Puglia a favorire, soprat-
tutto nei giovani, un più ampio stimolo ad intra-
prendere azioni a favore della difesa e salva-
guardia del nostro territorio. In questo caso il
messaggio diretto riguarda l’eliminazione di
sprechi idrici anche, se necessario, attuando
modifiche ad abitudini radicate nel tempo.
Se per i ragazzi le fontane, che rap-
presentano l’approccio più diretto
all’acquedotto, sono state le
‘muse’ ispiratrici per far rie-
mergere un importante
pezzo di storia pugliese,
questo recupero della me-
moriastoricacertamentesarà
l’input per ulteriori ricerche.
embra facile aprire un rubinetto e far scorrere acqua
fresca. Dietro c’è tanto lavoro e tanti problemi: un mondo
di problemi. Nel resto del pianeta, quasi 3 miliardi di persone
un rubinetto non ce l’hanno nemmeno.
Uno slogan caratterizza la campagna 2015 della Giornata
mondiale dell’acqua:“L’acquaèsalute.L’acquaènatura.L’acqua
è energia. L’acqua è cibo…”. L’elenco dei significati potrebbe
continuare a lungo, ma si riassume in un’espressione che li
comprende tutti:“L’acqua è vita”. È una frase che leggiamo su
tutti i libri di testo, ma non deve sembrare superfluo insistere
sull’importanza di questa risorsa, in particolare per la sua
scarsezza. Sarà uno dei problemi più pesanti con i quali
dovranno misurarsi le generazioni del futuro. Nel primo
decennio del 2000 si è notato che il volume medio annuo di
acqua negli invasi al servizio della Puglia diminuiva costan-
temente di almeno il 10%. E nel pianeta le prospettive si
rivelano ancora più allarmanti. Secondo l’Agenzia Onu per
l’ambiente, un bacino idrico su tre nel mondo si sta ritirando.
Su una popolazione mondiale di 7 miliardi, quasi
770 milioni di persone non hanno accesso al-
l’acqua potabile, 2,8 miliardi vivono in aree
con risorse idriche insufficienti, 2,5 mi-
liardi sono privi di servizi igienici, 1,3
miliardi non dispongono di energia
elettrica. Entro il 2050, la necessità
d’acqua crescerà nel mondo del
55% (500% in Africa, 360% in
America Latina, 350% in Asia). In
Europa, il deficit idrico, causerà
entro il 2060 una diminuzione tra
il 6% e il 19% della produzione
elettrica da nucleare e carbone.
In Africa si consumano 20 litri al
giorno a testa, in Italia 200, anche
se più di un 1/3 si perde nel per-
corso in rete. Le risorse idriche glo-
bali sullaTerra sarebbero abbondante,
pari a 10mila litri a persona al giorno,
ma per il 97% è acqua salata, solo il 3% è
acqua dolce, adatta agli usi umani. Si teme
che entro il 2025 1,8 miliardi di persone potranno
trovarsi senz’acqua, mentre 2/3 della popolazione mondiale
rischieranno di confrontarsi con condizioni di scarsità. E l’Italia
sembra fragile, in questo contesto, con i consumi pro capite
d’acqua tra i più alti nell’Unione Europea e con il crescente
rischio di aridità, per effetto dei cambiamenti climatici nel
Mediterraneo. C’è da aggiungere, che in Italia la produzione
di prodotti alimentari (vegetali o di origine animale) assorbe
da sola l’89% del consumo idrico totale. Gli usi domestici
sollecitanoappenail4%dell’acqua,ilrestante7%èimpegnato
dagli usi industriali. La serie dei dati potrebbe andare avanti,
ma credo basti già ad attrarre l’attenzione di giovani e non
giovani sull’essenzialità della risorsa. Per questo il Consiglio
regionale sostiene con entusiasmo tutte le iniziative dei servizi
di comunicazione della Biblioteca consiliare e di Acquedotto
Pugliese. Una collaborazione intelligente, che attraverso gli
strumenti multimediali più avanzati, ma senza dimenticare
i fumetti e cartoni animati cari ai bambini, si impegna a
sensibilizzare soprattutto scolari e studenti sui“valori”dell’ac-
qua e sui “significati” straordinari di questa risorsa vitale.
Nell’invitarvi a fare tesoro di questa pubblicazione Saluto
tutti, brindando idealmente con la buona acqua dell’Acque-
dotto Pugliese, un Ente che ha più di cento anni, ma non li
dimostra.
I S
Daniela DALOISO
Dirigente
Servizio Biblioteca
e Comunicazione Istituzionale
Consiglio Regionale
della Puglia
Mario LOIZZO
Presidente
Consiglio Regionale della Puglia
3. [100 anni]
1915-2015
3
a Puglia per la sua speciale struttura geologica e
geografica è stata sempre povera di acqua; le stesse preci-
pitazioni atmosferiche si sono rivelate inferiori alla media
del resto della penisola; le falde freatiche o scorrono ad una
profondità irraggiungibile o mancano addirittura. Questa
deficienza di acqua era nota sin dai tempi antichi come
dimostrato da Orazio che chiamò la Puglia «sitibonda».
Fu nel 1847 che il governo borbonico preoccupato di
tali condizioni pietose, nominò una commissione che
avviasse studi per trovare una soluzione per fornire acqua
alla Puglia. Fu chiamato da Parigi lo scienziato Bocquerol
ma le difficoltà tecniche e le ingenti spese che l'opera
presentata richiedeva, sconsigliarono i lavori. Quando il
Mezzogiorno fu annesso al Regno d'Italia, uno dei principali
problemi che si presentò al consiglio provinciale di Terra
di Bari fu quello di «provvedere d'acqua» l’intero territorio
provinciale; infatti il 6 ottobre 1861 il consigliere Ferri
evidenziò l'utilità di arricchire «di acque potabili e fluenti»
la regione proponendo di incanalare le acque dell'Ofanto.
Da quel giorno tante proposte contribuirono ad illu-
strare il metodo migliore per fornire acqua alla Puglia. Nel
1863 l'arch. Lerario presentò un progetto per l'apertura di
un pozzo con una trivella di sua invenzione; nel 1865 l'ing.
Reigler redasse un progetto con il quale intendeva costruire
un canale che raccogliesse un gran volume di acque dal
Bradano e suoi confluenti; nel 1869 gli ingg. Cirillo e Castelli
presentarono un progetto che permetteva di portare
acqua potabile e irrigatoria a tutti i paesi della provincia
senza alcun onere al bilancio chiedendo però una privativa
per novanta anni.
Nel contempo l'ing. Camillo Rosalba pubblicava lo
studio di un canale di irrigazione nelTavoliere e nellaTerra
di Bari facendo derivare le acque dal Sele e convogliandole
in un gigantesco canale con quelle dell'Ofanto, del Cara-
pelle, del Cervaro e del Celone. Continuò quindi l'alternarsi
di studi preliminari la maggior parte dei quali faceva
riferimento alle sorgenti del Vulture e del Sele. Ma era
evidente la necessità di un acquedotto in grado di superare
le pendenze idrografiche del percorso compreso tra l’Ap-
pennino campano e le Murge baresi, pur di assicurare
acqua anche ai comuni più alti.
Col passare degli anni il problema acquedotto fu sem-
pre più incalzato a causa delle frequenti siccità seguite da
evidenti tumulti popolari. Venne riconsiderato il progetto
dell'ing. Rosalba ovvero di far derivare le acque da Capo
Sele, in provincia di Avellino, a 475 metri sul livello del
mare: tanti comuni del Barese risposero positivamente a
tale progetto che in Parlamento fu sollecitato dagli inter-
venti dell'onorevole Matteo Renato Imbriani fino a quando
il Ministero dei Lavori Pubblici assicurò la propria
disponibilità e quello delle Finanze giustificò i costi eco-
nomici. L'onorevole Pavoncelli ebbe l’incarico di conoscere
meglio le idee del Ministero e lo stesso presentò il progetto
il 14 aprile 1898 dando carattere di urgenza alla proposta.
Nel 1901 furono determinati i concetti generali esposti
precedentemente e nel 1904 l'opera fu aggiudicata alla
ditta Ercole Antico. Pur di accelerare i lavori si accordavano
alla stessa ditta nel 1911 maggiori benefici. Lo sgorgare
delle acque dai fontanili della Puglia fu prevista per il mese
di dicembre 1914, anno evidenziato sulle fontane in ghisa
impiantate, anche se il ritardo di pochi mesi fece spostare
la fatidica data del primo sgorgare delle acque ai primi
mesi del 1915 con una solenne cermionia che si tenne in
piazza Umberto a Bari.
Allalucediunavicendacosìtravolgenteeappassionata,
la Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia, nell’am-
bito del progetto‘I quotidiani della tua Puglia in classe’ha
voluto coinvolgere le scuole indi offrire uno spaccato
inedito di storia pugliese con documentazioni e foto illu-
strano le vicende della costruzione della grande opera.
Questo lavoro vuol essere un supporto per nuovi appro-
fondimenti che mirino a tutelare un monumento conside-
rato‘il più grande acquedotto d’Europa’.
LE VICENDE DELL’ACQUEDOTTO PUGLIESE:
CENTO ANNI AL SERVIZIO DELLA COLLETTIVITÀ
L
Angelo TEDONE
4. [100 anni]
1915-2015
4
LA VALORIZZAZIONE DELLE ACQUE DOLCI
acqua è un bene primario che costituisce l'elemento
essenziale per la vita sulla terra e l'acqua risulta un bene
fondamentale e irrinunciabile per la vita delle comunità
umane e per lo sviluppo delle relative attività economiche:
in primo luogo quelle agricole e zootecniche. Tutte le
società umane presenti e future devono disporre delle
risorse idriche necessarie per le finalità alimentari, igieniche
e economiche. La disponibilità di acqua è seriamente
pregiudicata dallo sviluppo esponenziale della popolazio-
ne umana mondiale, dalla sua mobilità migratoria, dai
conflitti, dalla frequenza dei disastri ambientali,
dall'alterazione degli equilibri ecologici, dalla deforesta-
zione, dai repentini mutamenti climatici che pianeta sta
subendo. Questo fondamentale e insostituibile bene co-
mincia a diventare scarso anche nei luoghi dove il clima,
l'innevamento, le piogge e l'alternarsi delle stagioni l'hanno
sinora resa abbondante. L'acqua dolce, oltre a essere mal
gestita e mal ripartita, è soggetta a sprechi di ogni genere.
La distribuzione sistematica degli ecosistemi acquatici sta
comportando la forte rarefazione e spesso l'estinzione di
numerose specie animali e vegetali, nonchè la perdita di
ambienti molto complessi e caratterizzati da un'elevata
biodiversità. Le montagne rivestono un ruolo basilare nel
ciclo dell'acqua e costituiscono le aree strategiche per la
conservazione, lo stoccaggio, l'erogazione e la gestione
delle risorse idriche. Le foreste invece rappresentano un
patrimonio determinante e prezioso per garantire la qualità
delle acque superficiali e sotterranee e lo svolgimento del
naturale e regolare ciclo dell'acqua. L'acqua, oltretutto,
assume oggi un rilievo assoluto quale fattore decisivo di
riconsiderazione dello sviluppo in termini di compatibilità
con gli equilibri naturali e di coinvolgimento nella gestione
dei medesimi dell'insieme dell'umanità, sulla base
dell'affermazione dei principi di solidarietà e giustizia;
tutto ciò premesso e considerato se adottati i seguenti
principi:
• I parchi e le altre aree protette devono rivestire un
ruolo determinante nella conservazione, gestione e
valorizzazione dei beni idrici.
• Le risorse idriche devono essere tutelate, affinchè
possano essere sempre disponibili per
gli usi individuali, alimentari ed eco-
nomici delle società umane.
• L'utilizzo delle risorse idriche da parte
dell'uomo non deve pregiudicare la
sopravvivenza delle altre specie animali
e vegetali del pianeta.
• La gestione dei corpi idrici deve essere
affrontata in maniera integrata.
• Gli ecosistemi acquatici devono essere
tutelati e salvaguardati in considera-
zione della loro vulnerabilità.
• Devono essere promossi il restauro e il
recupero degli ecosistemi acquatici.
• Le aree protette devono svolgere un
ruolo determinante affinchè si diffonda
tra le popolazioni un'autentica "cultura dell'acqua" che
abbia quel presupposto dell' importanza del bene
acqua e di conseguenza la necessità di una sua gestione
integrata, corretta e oculata, un suo uso razionale e
compatibile in termini ecologici e sociali.
Sui banchi di scuola si apprende la valorizzazione
dell'acqua. Sono state promosse diverse iniziative per
diffondere nelle scuole l'importanza dell'acqua. Alla vigilia
della sesta edizione della settimana di educazione allo
sviluppo sostenibile a Lainate è stata promossa un'iniziativa
dal titolo "A come acqua", voluta per sensibilizzare i cittadini
sul valore della risorsa acqua, sull'importanza di compor-
tamenti virtuosi e buone pratiche per ridurre i consumi di
acqua, l'assessorato alla cultura porta nelle aule dei bimbi
e dei ragazzi lainatesi una doppia proposta a tema. Nella
scuola dell'infanzia sono state distribuite copie de "Le
avventure di acquerella"; un libello di giochi e attività per
le piccole gocce d'acqua dell'iniziativa: "Acqua corrente".
Guida frizzante per giovani gocce d'acqua è invece la
pubblicazione entrata nelle classi della Primaria; entrambe
le pubblicazioni sono state realizzate in collaborazione
con l'autore ed editore lainatese Graziano Vitale. Questa
iniziativa si inserisce in un ampio percorso di valorizzazione
della risorsa idrica avviato dall'amministrazione comunale;
per dare il buon esempio e cominciare a stillare conoscenza
a partire dai più piccoli è stato scelto dallo scorso anno di
eliminare l'acqua in bottiglia dalle mense scolastiche.
Inoltre, sono state inaugurate due Case dell'Acqua, impianti
che erogano acqua liscia e frizzante, finalizzati alla promo-
zione dell'acqua del Sindaco, ovvero l'acqua di rete che
consente di ridurre la produzione, lo smaltimento e il
trasporto di ingenti quantità di plastica. È stato scelto di
distribuire questi volumetti per insegnare i principi base
per imparare a conoscere il mondo dell'acqua e a non
sprecare un bene assai prezioso.
L’
I.I.S.S. “P. Giannone” • S. MARCO IN LAMIS (Fg)
IV B - Programmatori
Maria Rita NARDELLA
Angela Pia GUALANO
Danilo CIAVARELLA
Michele PERILLI
5. L’ACQUA ALLA BASE DEGLI ECOSISTEMI
[100 anni]
1915-2015
5
acqua è un composto chimico di formula molecolare
H2O, in cui i due atomi di idrogeno sono legati all'atomo
di ossigeno con legame covalente. In condizioni di tem-
peratura e pressione normali si presenta come un sistema
bifase – costituito da un liquido incolore e insapore (che
viene chiamato "acqua" in senso stretto) e da un gas
incolore (detto vapore acqueo) – ma anche come un solido
(detto ghiaccio) nel caso in cui la temperatura sia uguale
o inferiore alla temperatura di congelamento.
Essendo l'acqua un ottimo solvente, le acque naturali
contengono disciolte moltissime altre sostanze, ed è per
questo motivo che con il termine "acqua" si intende co-
munemente sia il composto chimico puro di formula H2O,
sia la miscela (liquida) formata dallo stesso, con altre
sostanze disciolte al suo interno.
L'acqua in natura è tra i principali costituenti degli
ecosistemi ed è alla base di tutte le forme di vita conosciute,
uomo compreso; ad essa è dovuta anche la stessa origine
della vita sul nostro pianeta ed è inoltre indispensabile
anche nell'uso civile, agricolo e industriale; l'uomo ha
riconosciuto sin da tempi antichissimi la sua importanza,
identificandola come uno dei principali elementi costitutivi
dell'universo e attribuendole un profondo valore simbolico,
riscontrabile nelle principali religioni.
Sulla Terra l'acqua copre il 70,8% della superficie del
pianeta ed è il principale costituente del corpo umano.La
convinzione che l'acqua fosse un elemento primitivo e
indivisibile si protrasse fino agli ultimi decenni del XVIII
secolo, quando gli scienziati Lavoisier e Cavendish scopri-
rono che questa sostanza è formata in realtà da due costi-
tuenti: idrogeno e ossigeno.
L'acqua assume più forme in natura. Allo stato solido
è nota come ghiaccio, allo stato aeriforme è nota come
vapore acqueo. Sono note anche altre due forme solide,
quella del ghiaccio vetroso e quella del solido amorfo, non
cristallino,similealvetro,inoltrel'acquapossiedeun'elevata
tensione superficiale, osservabile dalla geometria sferica
delle gocce d'acqua e dal fatto che alcuni oggetti (ad
esempio un ago) o insetti riescono a galleggiare sulla
superficie dell'acqua.Altra diretta conseguenza della ten-
sione superficiale è la capillarità. Essa consiste nella capacità
dell'acqua di risalire (ovviamente per brevi tratti) in fessure
e tubi sottilissimi. Tanto più la FESSURA è sottile tanto
maggiore sarà lo spostamento acropeto (verso l'alto).La
tensione superficiale svolge un ruolo fondamentale nelle
funzioni di molti organismi viventi. Un esempio è il tra-
sporto dell'acqua negli xilemi degli steli delle piante; la
tensione superficiale mantiene la colonna d'acqua unita
e forze adesive mantengono l'acqua aderente allo xilema.
Colonne altrettanto alte e sottili di liquidi meno coesi e
meno aderenti andrebbero a spezzarsi, formando sacche
d'aria o di vapore, rendendo inefficiente (o addirittura
impossibile) il trasporto del liquido attraverso lo xilema.
L'acqua pura è un buon isolante elettrico (cioè un
cattivo conduttore). Ma, essendo anche un buon solvente,
spesso reca in sé tracce di sali disciolti in essa, che, con i
loro ioni la rendono un buon conduttore di elettricità.
Chimicamente l'acqua è un buon solvente. Le proprietà
solventi dell'acqua sono essenziali per gli esseri viventi,
dal momento che consentono lo svolgersi delle complesse
L’
6. [100 anni]
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6
reazioni chimiche che costituiscono le basi della vita stessa
(ad esempio, quelle che avvengono nel sangue o nel
citoplasma della cellula).
Un esempio di soluto ionico è il comune sale da cucina
(cloruro di sodio), un esempio di soluto molecolare polare
è lo zucchero.
In generale, le sostanze ioniche polari (quali acidi, alcoli
e sali) sono abbastanza solubili in acqua, mentre non lo
sono le sostanze non polari (quali grassi ed oli). Le molecole
non polari non si miscelano all'acqua, perché per
quest'ultima è favorita dal punto di vista energetico la
formazione di legami a idrogeno al suo interno, piuttosto
che la formazione di legami diVan derWaals con molecole
non polari.L'acqua è una componente fondamentale di
tutti gli organismi viventi presenti sul nostro pianeta. Si
trova in elevate percentuali nelle cellule (in particolare nel
citoplasma e nei vacuoli – presenti nelle cellule vegetali
e in alcuni protisti), al cui interno viene convogliata attra-
verso il processo di pinocitosi.[49] Nel protoplasma di tutte
le cellule, sia procarioti sia eucarioti, l'acqua rappresenta
il composto predominante e agisce come solvente per
tutte le biomolecole (come carboidrati, proteine, vitamine
idrosolubili ecc.), dando loro la possibilità di reagire tra di
loro nelle varie reazioni biochimiche. Oltre che come
solvente, l'acqua partecipa attivamente come reagente in
diverse reazioni metaboliche, soprattutto quelle di idrolisi,
ed è, assieme all'anidride carbonica, uno dei principali
reagenti della fotosintesi clorofilliana; è inoltre, sempre
assieme alla CO2, il prodotto conclusivo del processo di
respirazione cellulare.
Essendo il principale costituente della gran parte dei
viventi, l'acqua è quindi presente anche nell'organismo
umano, in percentuali variabili a seconda dell'età, del sesso
e del peso. I fluidi corporei che hanno il maggiore conte-
nuto di acqua sono il liquido cefalo-rachidiano (99%), il
midollo osseo (99%) e il plasma sanguigno (85%). Risulta
quindi di fondamentale importanza per il trasporto dei
nutrienti in tutti i distretti corporei e per l'eliminazione e
l'escrezione, tramite l'urina, delle scorie prodotte nelle
reazioni biochimiche. L'acqua inoltre svolge una funzione
determinante nellaregolazionedellatemperaturacorporea
(tramite la sudorazione) e della concentrazione dei sali
minerali; partecipa inoltre alla digestione, favorendo il
transito intestinale e l'assorbimento delle sostanze nutri-
tive. Proprio perché l'acqua deve essere presente in
quantità molto elevate nell'alimentazione umana viene
classificata come "macronutriente".
Nelle piante è il componente principale della linfa, che
ha la funzione di trasportare i principi nutritivi in tutti i
tessuti, e dei vacuoli, che regolano la pressione osmotica.
Nell'organismo umano l'acqua costituisce il 65% del peso
corporeo, diminuendo gradualmente all'avanzare
dell'età.L'acqua in natura non è mai pura, bensì contiene
al suo interno molte sostanze disciolte (grazie alla sua
capacità di solvente), e particelle in sospensione, la maggior
parte delle quali microscopiche; le sostanze contenute
sostanzialmente si suddividono in base alla loro dimen-
sione: Grazie alle tecniche della chimica analitica è possibile
individuare le sostanze presenti nell'acqua. La caratteriz-
zazione chimico-fisica di un'acqua naturale consiste gene-
ralmente nella seguente procedura:
1. prelevamento (in genere si prelevano 2 campioni rap-
presentativi;
2. osservazione: sensazioni organolettiche primarie;
3. calcolo del pH;
4. calcolo della torbidità: metodo fotometrico;
5. calcolo del residuo fisso: misurazione del peso a diverse
temperature;
6. determinazione della conducibilità elettrica;
7. determinazione anioni e cationi (tra i quali ioni Ca2+,
Mg2+ e HCO3-) e calcolo della durezza: metodi com-
plessometrici e/o altro;
8. determinazione del TOC: concentrazione del carbonio
organico totale.
9. determinazione dei composti azotati: concentrazione
di ammoniaca, nitriti, nitrati.
L'acqua ha svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo
delle prime civiltà antiche, che erano localizzate lungo i
grandi fiumi dell'Oriente: il Nilo per la civiltà egizia, il Tigri
e l'Eufrate per le civiltà mesopotamiche (Sumeri, Babilonesi
e Assiri), lo Huang Ho (Fiume Giallo) per la Cina, l'Indo e
il Gange per l'India.
I grandi bacini fluviali costituivano un'opportunità per
la maggior fertilità del suolo e per la facilità dei trasporti,
ma determinavano un'organizzazione sociale più comples-
sa necessaria per gestire i conflitti per le risorse e per
affrontare la costruzione e manutenzione di imponenti
sistemi di irrigazione e di protezione dalle alluvioni.
Minore, ma tutt'altro che trascurabile, fu anche l’im-
portanza dei mari interni, soprattutto il mare Mediterraneo,
che facilitavano i commerci e i contatti culturali fra popoli
lontani, con la formazione di civiltà prevalentemente
dedicate al commercio (anzitutto i Fenici).
L'importanza dell'acqua è riconosciuta nelle religioni
e nei sistemi filosofici sin dai tempi antichi. Molte religioni
venerano dei legati all'acqua o i corsi d'acqua stessi (ad
esempio, il Gange è una dea per l'induismo). Ancora,
7. [100 anni]
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7
semidivinità particolari, chiamate Ninfe, sono posti nella
mitologia greca a guardia di particolari fonti d'acqua.
Con lo sviluppo dei primi sistemi filosofici, l'acqua
venne affiancata da pochi altri elementi primigenii senza
perdere la sua importanza. In tutte le civiltà antiche era
molto diffusa la convinzione che la molteplicità della
natura potesse essere ricondotta alla combinazione di
pochissimi elementi costitutivi: l'acqua, appunto, il fuoco,
la terra e l'aria (o il legno) ed eventualmente una quinta
essenza. Così ad esempio in oriente il taoismo cinese
include l'acqua fra i suoi cinque elementi con terra, fuoco,
legno e metallo. In Occidente anche Empedocle (492 a.C.
circa – 430 a.C. circa) annoverò l'acqua fra i quattro elementi
fondamentali, ai quali Platone nel Timeo aggiunse l'etere.
Lo stesso Aristotele (384 a.C. - 322 a.C.) sosteneva che la
materia fosse formata dall'interazione dei quattro elementi
citati da Empedocle.
L'indispensabilità dell'acqua per il fiorire della vita colpì
molte civiltà. Ad esempio, nella lingua sumera "a" significa
sia "acqua" sia "generazione". Nella maggior parte delle
religioni, quindi, l'acqua è diventata un simbolo di rinno-
vamento e perciò di benedizione divina.[104] Essa compare
logicamente nei riti di "purificazione" e di rinascita di molti
culti, ad esempio nei riti di immersione del battesimo
cristiano e nelle abluzioni dell'ebraismo e dell'islam. Anche
nello scintoismo l'acqua è usata nei rituali di purificazione
di persone o luoghi. [105]
La tradizione sapienzale mistica ebraica della Cabala
ebraica individua nell'acqua il simbolo della Sefirah Ches-
sed indicante la qualità divina della Misericordia, della
gentilezza e della grandezza; molti i riferimenti dellaTorah
all'acqua, anche suo simbolo. Secondo l'esegesi ebraica
lo stesso termine Ebreo, in EbraicoYivrì, significa colui che
viene da oltre il fiume ed è presente nella Bibbia ebraica
usato per la prima volta riguardo ad Abramo. Il termine
ebraico che traduce la parola acqua, Maim, se associato
al termine Esh, fuoco, forma la parola Shamaim che significa
Cielo: si ritiene infatti che i Cieli presentino l'unione di
acqua e fuoco.
Mircea Eliade ha studiato analiticamente i miti acquatici
nelle varie religioni: "Le acque simboleggiano la totalità
delle virtualità". Eliade ha considerato: le Acque e i Germi;
le cosmogonie acquatiche (in India, nell' Enûma Eliš della
mitologia babilonese); le ilogenie (origine del genere
umano o di una razza dalle acque); l'Acqua della Vita
(l'acqua ringiovanisce e dà la vita eterna); il simbolismo
dell'immersione; il battesimo; la sete del morto (l'evangelica
Parabola di Lazzaro e il ricco Epulone; presso i Greci; in
Mesopotamia; nell'antico Egitto); le fonti miracolose ed
oracolari (già dal Neolitico, poi ad esempio la delfica Pizia);
le epifanie acquatiche e le divinità delle acque; le Ninfe;
Poseidone ed Aegir; gli animali ed emblemi acquatici
(dragoni, delfini, serpenti, conchiglie, pesci, ecc., che rego-
lano la fecondità del mondo e hanno la forza sacra
dell'abisso); il simbolismo del diluvio.
L'attribuzione all'acqua di caratteristiche negative è
molto più rara e recente. Nel XVI secolo, durante l'epidemia
della peste, si pensò che l'acqua favorisse il contagio,
"aprendo" i pori della pelle attraverso cui si sarebbero
infiltrati i presunti agenti patogeni, chiamati seminaria,
per cui si riteneva che il lavaggio del corpo indebolisse
l'organismo, ed era pertanto sconsigliato.
L'indispensabilità dell'acqua per il fiorire della vita colpì
molte civiltà. Ad esempio, nella lingua sumera "a" significa
sia "acqua" sia "generazione". Nella maggior parte delle
religioni, quindi, l'acqua è diventata un simbolo di rinno-
vamento e perciò di benedizione divina. Essa compare
logicamente nei riti di "purificazione" e di rinascita di molti
culti, ad esempio nei riti di immersione del battesimo
cristiano e nelle abluzioni dell'ebraismo e dell'islam. Anche
nello scintoismo l'acqua è usata nei rituali di purificazione
di persone o luoghi.
Mircea Eliade ha studiato analiticamente i miti acquatici
nelle varie religioni: "Le acque simboleggiano la totalità
delle virtualità". Eliade ha considerato: le Acque e i Germi;
le cosmogonie acquatiche (in India, nell' Enûma Eliš della
mitologia babilonese); le ilogenie (origine del genere
umano o di una razza dalle acque); l'Acqua della Vita
(l'acqua ringiovanisce e dà la vita eterna); il simbolismo
dell'immersione; il battesimo; la sete del morto (l'evangelica
Parabola di Lazzaro e il ricco Epulone; presso i Greci; in
Mesopotamia; nell'antico Egitto); le fonti miracolose ed
oracolari (già dal Neolitico, poi ad esempio la delfica Pizia);
le epifanie acquatiche e le divinità delle acque; le Ninfe;
Poseidone ed Aegir; gli animali ed emblemi acquatici
(dragoni, delfini, serpenti, conchiglie, pesci, ecc., che rego-
lano la fecondità del mondo e hanno la forza sacra
dell'abisso); il simbolismo del diluvio.
L'attribuzione all'acqua di caratteristiche negative è
molto più rara e recente. Nel XVI secolo, durante l'epidemia
della peste, si pensò che l'acqua favorisse il contagio,
"aprendo" i pori della pelle attraverso cui si sarebbero
infiltrati i presunti agenti patogeni, chiamati seminaria,
per cui si riteneva che il lavaggio del corpo indebolisse
l'organismo, ed era pertanto sconsigliato.
8. [100 anni]
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8
VALORE DELL’ACQUA
acqua rappresenta per eccellenza l’elemento fon-
damentale della nutrizione umana: pura o presente negli
alimenti, è essenziale per la sopravvivenza dell’uomo. Il
suo reperimento e uso presentano problemi differenti a
seconda delle aree del pianeta, ma la sua necessarietà per
la sussistenza accomuna tutti gli esseri umani. E’ quindi
base ideale per creare una piattaforma di comunicazione
interculturale. Sulla base della convenzione firmata nel
febbraio 2013 tra l’Università degli Studi dell’Insubria
(Varese-Como) e l’Università Cadi Ayyad (Marrakech) e in
seguito ad alcuni contatti tra i docenti promotori dell’ac-
cordo di cooperazione, si è individuato un progetto di
ricerca denominato “Il valore dell’acqua: tradizione e co-
municazione”.
Lo scopo fondamentale dello scambio di esperienze
scientifiche, in un ambito pluridisciplinare, è indirizzata a
indagare il tema sempre attuale del valore della risorsa
idrica, affrontando la questione sulle due dimensioni
temporale e spaziale.
La prima linea di comparazione, diacronica, è mirata a
recuperare alcuni fattori essenziali nel rapporto tra l’uomo
e l’acqua, come mezzo di sostentamento e di ricchezza,
così come emergenti da vicende storiche e dati antropo-
logici.
La seconda prospettiva, diatopica, ha il fine primario
di far risaltare diversità e analogie della gestione del rap-
porto uomo / acqua mettendo a confronto esperienze di
studio e ricerca di livello universitario maturate in territori
così dissimili (peculiari zone dell’Italia e del Marocco) in
rapporto alla distribuzione e alla consistenza del bene in
esame.
Questa duplice visione comparatistica e di interscambio
culturale si dovrà intrecciare per produrre anche modalità
di comunicazione di massa (diversificate secondo fasce
sociali, di età ecc.) con lo scopo di trasmettere una più
profonda consapevolezza del tesoro costituito da questa
risorsa e, conseguentemente, dell’uso cosciente della
stessa.
Il progetto si propone altresì di approfondire il tema
all'impatto che i cambiamenti climatici globali stanno
esercitando sul sistema delle precipitazioni e sulla relativa
disponibilitàdiacqua:siosservanoinfattidifferenzesempre
più estreme fra aree soggette a desertificazione ed aree
soggette a precipitazioni intense, non di rado catastrofiche.
Verranno dunque investigate modalità di comunicazione
mirate ad accrescere la consapevolezza dei cittadini in
relazione ai rischi derivanti dalle sopramenzionate emer-
genze ambientali ed alla necessità di attuare strategie per
ridurne le conseguenze a livello economico e sociale.
L’originalità del progetto consiste nel riempire queste
modalità comunicative sia con l’illustrazione di punti
rappresentativi delle radici storico-culturali della questione,
sia con risultati di un dettagliato confronto interculturale
di alto livello scientifico tra regioni in cui il rapporto con
la risorsa idrica si connota per rimarchevoli differenze.
L’iniziativa è inoltre indirizzata, tramite le manifestazioni
universitarie, a favorire un’occasione di contatto tra mondo
dell’impresa e autorità diplomatiche del Marocco, a partire
dai temi dello sfruttamento e della salvaguardia della
risorsa idrica sui vari piani di fruibilità (consumo, energia),
allargando in prospettiva più generale la presentazione
di nuove opportunità di intervento di Italiani in terra
marocchina.
L’
Classe IV A - Programmatore
Domenico POLIGNONE
9. [100 anni]
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9
PUGLIA, TRA RISORSE E AMBIENTE
La morfologia geografica del territorio pugliese
a Puglia, prima regione dell'Italia meridionale per
estensione, occupa la parte più orientale del territorio
italiano. E' bagnata per oltre 800 chilometri dal mare ed
è in gran parte pianeggiante e collinare. Da nord a sud si
succedono zone diverse per conformazione del territorio
e per economia. Una zona montuosa sorge al confine della
Campania e del Molise, vale a dire i Monti del Dàunia che
si innalzano oltre i 1100 metri. Il promontorio del Gargano
è ricoperto da incantevoli boschi della Foresta Umbra.
Inoltre nella parte settentrionale scende fino ai laghi di
Lesina e diVarano. Nel versante meridionale scende molto
rapidamente verso il Mare Adriatico e il Tavoliere delle
Puglie che è un’estesa zona di pianura, la più vasta dell'Italia
centro-meridionale, solcata da torrenti e fiumi.
E' in gran parte coltivata a grano. Molte zone paludose,
di questo territorio, sono state bonificate per renderle
coltivabili. La zona centrale della Puglia è occupata
dall'arido altopiano delle Murge. L'estrema fascia meridio-
nale è invece costituita dalla terra ondulata del Salento.
Sempre nelle Murge si trovano anche le famose Grotte di
Castellana, mentre il Salento (o Penisola Salentina) ha la
stessa natura delle Murge, ma è più bassa e meno fertile.
Un territorio sitibondo
Storicamente il territorio pugliese si identifica come
“sitibondo”, bisognoso di cospicue risorse idriche, a causa
del suo clima tendenzialmente “arido”. E’ noto infatti che
la Puglia deve alla Basilicata e alla Campania la gran parte
delle risorse idriche primarie. Le risorse idriche primarie
sono rappresentate dalla imponente falda idrica sotterra-
nea dei bacini carbonatici Garganico, Murgiano e Salentino,
dalla falda idrica superficiale del Tavoliere.
Un modo intelligente per sfruttare le poche risorse
idriche della Puglia sarebbe la costruzione di centrali
idroelettriche grazie alle quali si ricava energia elettrica
dal flusso dell’acqua nei condotti idrici che apportano
acqua in Puglia.
L
Liceo Scientifico “A. Einstein” • MOLFETTA (Ba)
10. [100 anni]
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10
Per centrale idroelettrica si intende una serie di opere
diingegneriaidraulicaposizionateinunacertasuccessione,
accoppiate ad una serie di macchinari idonei allo scopo
di produrre energia elettrica dalle masse di acque in mo-
vimento. Esiste un tipo di centrale idroelettrica ed è quella
a bacino. Attualmente stanno studiando un nuovo tipo di
centrale che è quella a pompaggio.
Classificazione delle principali tipologie di centrali
idroelettriche:
• Impianti a deflusso regolato o a bacino: utilizzano il
salto dell’acqua accumulata in bacini naturali o artificiali
ottenuti grazie a dighe o opere di sbarramento
• Impianti a pompaggio: sono caratterizzati da un bacino
di svaso (per accumulo superiore) e da uno di invaso
per l’accumulo inferiore. In caso di richiesta di poca
energia e quindi di basso consumo, l’acqua viene ri-
pompata nel bacino in quota per essere riutilizzata
quando la domanda energetica aumenta.
• Impianti ad acqua fluente: sono posizionati sui corsi
d’acqua. Non possono essere regolati o programmati
e l’energia elettrica viene prodotta in base alla quantità
d’acqua disponibile.
Caratteristiche che deve avere un sito per ospitare una
centrale idroelettrica?
E’ fondamentale quando si parla di Centrale idroelet-
trica che l’impianto non alteri l’ecosistema del fiume e
della valle che permettono di produrre energia dalla pre-
ziosa fonte rinnovabile che è l’acqua.
Centrali idroelettriche in Italia
Dove si trovano le principali centrali idroelettriche in Italia
Presenzano (Caserta): 1000 MW
Roncovalgrande (Varese): 1000 MW
Anapo (Siracusa): 500 MW
Montorio (Teramo): 110 MW
Trezzo sull’Adda (Milano): 10,871 MW
Bargi (Bologna): 330 MW
Guadatami (Palermo): 80 MW
Centrali idroelettriche in Puglia
E’stata inaugurata nel 2009 a Villa Castelli (Br) la prima
centrale idroelettrica della Puglia. Ente proprietario della
struttura è l’Acquedotto Pugliese. La centrale è in grado
di produrre 450 MWatt/h, sufficiente a fornire energia
elettrica ad un Comune di circa 3500 abitanti. Questa
centrale idroelettrica sfrutta il dislivello di 120 metri esi-
stente tra la camera di carico di Montefellone e la camera
smorzatrice di Contrada Battaglia.
Nel 2011 è stata inaugurata una nuova mini centrale
idroelettrica a Gioia del Colle (Ba), anche essa proprietaria
dell’AcquedottoPugliese.Il30marzo2015èstatainaugurata
la prima centrale al mondo in grado di sfruttare un salto di
acqua di appena 2 metri, ottenendo una potenza costante
di 160 kW, per una produzione annuale di oltre 1 GWh.
Sono 1021 i municipi che presentano sul proprio terri-
torio almeno un impianto idroelettrico con potenza fino
a 3 MW, per una potenza complessiva di 1123 MW. Un
vero e proprio boom se si pensa che “si è passati da 17,5
MW censiti nel 2006 ai 1123 del 2011”.
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Villa Castelli (Br)
Gioia del Colle (Ba)
Gasdotto Tap, possibile risorsa?
L’acqua tuttavia non è l’unica risorsa di cui la Puglia
necessita. Non si riscontra infatti la presenza di giacimenti
di gas naturale sufficienti a sopperire allo approvvigiona-
mento del territorio. A tal proposito è nato una diatriba
riguardo la costruzione o meno del gasdotto TAP.
Il Gasdotto Trans-Adriatico (conosciuto con l'acronimo
inglese di TAP, Trans-Adriatic Pipeline) è un progetto volto
alla costruzione di un nuovo gasdotto che dalla frontiera
greco-turca attraverserà Grecia e Albania per approdare
in Italia, nella provincia di Lecce permettendo l'afflusso
di gas naturale proveniente dall’area del Mar Caspio
(Azerbaigian) in Italia e in Europa.
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Tap, il gasdotto che preoccupa il Salento servirà più
all’Europa che all’Italia
La Regione Puglia e i Comuni interessati sono contrari,
ma la partita è a livello internazionale e la multinazionale
svizzera che costruirà l'impianto si dice certa di avere a
breve il nulla osta definitivo dal Ministero. Non solo: ga-
rantisce che l'impatto ambientale della Trans Adriatic
Pipeline sarà minimo, ma gli operatori turistici e i cittadini
leccesi la pensano diversamente. Sul territorio non ci
saranno ricadute occupazionali, ma 'solo' il tubo che unirà
San Foca all'Albania, quello che collegherà il litorale a
Mesagne e la centrale di depressurizzazione tra ulivi e
muretti a secco.
Classi VB e VD
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SULLE VIE DEGLI “ACQUEDOTTI” DI CANOSA DI PUGLIA
La sete di Canosa raccontata in greco, in latino e nelle ricerche storiche.
acqua è l’elemento funzionale alla vita, decenni
di studi lo hanno dimostrato. E’ funzionale non solo
alla nascita della vita, ma, ancora di più, al suo perdu-
rare. Verrebbe scontato, quindi, pensare che qualsiasi
centro abitato, più o meno importante, abbia un ac-
cesso semplice ad una fonte d’acqua, necessaria per il
suo sostentamento. Non sempre è stato così, palese è
l’esempio di Canosa di Puglia, che a partire dalle do-
minazioni straniere in Italia, fino al 1914, è stata co-
stretta a ricavare l’acqua dalla conservazione dell’ac-
qua piovana. Nell’antichità tuttavia, già i Romani si
erano attivati per portare l’acqua potabile in ogni
paese.
L’
Percorrendo i “Mille Passi”della traslazione del Corpo
di San Sabino dell’Anno 800, dal 29 giugno alle Calende
di Agosto, dalla vecchia Cattedrale (a vetereCathedrali) di
San Pietro alla nuova Cattedrale (in hancnovamCathedra-
lem) dedicata a San Sabino (illisubrogatam), abbiamo rin-
tracciato nella“RelatioEcclasiaeCanusinae”, opera del Pre-
vosto Tortora del 1758, i riferimenti ad un illustre
personaggio dimenticato: Erode Attico, cittadino ateniese,
munifica persona insediata con la famiglia a Canosa e
artefice dell’acquedotto romano, che rese vivibile e pro-
gredita Canosa, consentendo anche l’edificazione degli
impianti termali della città.
Erode Attico ( ), nato in Attica, Re-
gione dell’antica Grecia, nel 101 d.C. e morto a Maratona
nel 177d.C., edificò in Atene, in onore di sua moglie, il
sontuoso teatro Odèion, sul pendio dell’Acropoli, con una
capienza di 5.000 posti. Il suo busto è custodito ed esposto
nel Museo Archeologico Nazionale di Atene, che ci ha
inviato, con onore, le immagini del busto con dati storici.
Anche una lapide della toponomastica canosina riportava
il titolo: PIAZZA ERODE ATTICO, nella piazzetta che ora è
dedicata al monumento di M. R. Imbriani, ma è scomparsa
da tempo nelle ristrutturazioni edilizie, ma attende di
essere degnamente ricollocata.
La sete di Canusion in greco
I riferimenti dell’opera di Erode Attico si ritrovano in
greco nell’opera“Vite dei Sofisti”di Flavio Filostrato (n.170,
m. 244), docente ad Atene.
Ci accostiamo al testo in greco e alla traduzione, risco-
prendo il personaggio di Erode Attico ( ,
101-177).
Filostrato, Vite dei Sofisti (2,1,5,551):
, (Rinnovò
Oriconell'EpirocheeradecadutaedopoinItaliareseabitabile
anche Canusion che aveva senza dubbio molto bisogno di
acqua).
La sete di Canusium in Latino
Attingendo all’opera storica del Prevosto Tortora, nella
Traslazione del corpo di S. Sabino, ritroviamo lo stesso
riferimento dell’acquedotto romano di Erode Attico, tratto
dalla“Storia di Troilo”(TroyliHistoria): Herodes Atheniensis
CanusiuminItaliainductaaqua,cuiusvehementerindigebat
habitabilem reddidit (Stante che Canosa sul principio scar-
seggiava d’acqua, e però era male abitata, Erode Ateniese
vi condottò l’acqua da lontano e la rese molto popolata).
L’Ambasciatore della Grecia in Italia ci scrive.
Vi ringraziamo a nome di S. E. ThemistoklisDemiris, Am-
basciatore della Repubblica Ellenica in Italia, per il vostro
gentilissimo gesto, l'invio della memoria storica su Erode
Attico e sul legame con Canosa di Puglia.
Abbiamo molto apprezzato i riferimenti storici raccolti
davoi,sullasetediCanusium,siainlinguagrecacheinlatino,
come anche sui provvedimenti di Erode Attico, l'artefice
Liceo Classico “E. Fermi” • CANOSA DI PUGLIA (Bt)
14. [100 anni]
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dell'acquedotto romano a Canosa ed infine gli accenni sulla
sua storia nei secoli in avanti.
Erode Attico resta nella memoria della città di Atene e
della Grecia in generale, non solamente per la costruzione
dell’Odeion,oggisedediprestigiosieventiculturali,chiamato
in greco moderno "Erodion" in suo onore, ma soprattutto per
lo stadio Panathinaico ( , "stadio di
tutti gli Ateniesi"), costruito da lui, sede dei primi giochi
Olimpicidell'EraModernanel1896,eche,restauratonell'800,
rimane il monumento ateniese più visitato in assoluto.
Siamo davvero lieti di scoprire un ulteriore legame tra la
Grecia e l'Italia ed in particolare con la Puglia, tramite le
vostre ricerche, che mette in evidenza la personalità di Erode
Attico.
Viringraziamomolto,ancoraeauguriamopienosuccesso
a tutte le vostre prossime iniziative.
Cordialmente, Nike EkateriniKoutrakou, Ministro Con-
sigliere dell'Ambasciata di Grecia a Roma.
Onorati del vostro messaggio, ringraziamo da Canosa
di Puglia S.E. L’Ambasciatore di Grecia in Italia.
L’acqua di Canosa nel magnificum fontem della
Madonna della Fonte
Il Tortora attesta: Inoltre la suddetta immagine fu desi-
gnata di questo nome dagli acquedotti collegati e annessi
da lungo tempo alla nostra Chiesa e da cui scorreva l’acqua
verso una magnifica fonte (Hanc autem denominationem
sortita fuit imago prædicta, ab aquæ ductibus nostræ
Ecclesiæ dudum conjunctis et adnexis, ex quibus ad magni-
ficum fontem aqua dimanabat).
L’originaria icona bizantina dell’Eleùsa (Madre della
Tenerezza), è oggetto di cura, di studio e di venerazione
con diligenza da parte di mons. Felice Bacco.
La sete di Canosa nelle fistulae aquariae
L’acquedotto romano funzionava, in una ingegneria
geniale, con condotte di acqua poste“a gravità”, con una
pendenza di 30 cm. ogni 90 metri, fino alle vasche di
accumulo dei centri urbani (castella aquae) e l’acquedotto
di Erode Attico per una lunghezza di circa 35 Km. proveniva
dalle sorgenti dell’alta Murgia.
Lo stesso Prevosto Tortora nel 700, come testimone,
scrive di queste tracce e dei ruderi: “veggendosi oggigiorno
questi magnifici Aquedotti distesi da venti miglia dalla sor-
giva, che si vede intorno a Venosa, passando sopra d’un
Ponte per il fiumicello Licone, incisi in buona parte in un
macigno perforato nell’Appennino, o sia alla falda della
Murgia sotto di Minervino; ancorchè oggidì in vari luoghi
disfatti, e incapaci di potervi condottar l’acqua come prima”
Qualche traccia resta ancora oggi visibile nei siti museali
di Canosa in condotte di piombo di acquedotto romano: si
tratta delle fistulaeaquariae, tubazioni in piombo lunghe
10piedi(mt.2,95),cheriportavanoincisiinomideifunzionari
(quaestores) in carica al momento della posa in opera.
Sulle vie degli acquedotti di Canosa, riscopriamo nelle
fine dell’800, “via Aquedotti”con lessico di radice latina,
riportato dallo stesso Tortora nel 700; l’arteria di epoca
romana e cristiana custodisce anche tracce dei ruderi
dell’acquedotto romano, rinvenuti nel 900; essa“comincia
dalla piazza Erode Attico e finisce sul R. Tratturo all’incontro
della via di Lavello”; nel 1911 sarà intitolata a via M. R.
Imbriani, artefice dell’Acquedotto Pugliese del 1905, e a
cui, in segno di riconoscenza, il popolo canosino erigerà
un monumento bronzeo postumo, per il patriota che ha,
confidiamo definitivamente, dissetato l’antica città di
Canosa.
Era l’anno 1907
Correva l’anno 1907, quando il popolo di Canosa eresse
due pregevoli monumenti: il monumento a M. R. Imbriani,
“all’ombradell’altaresacroallaPatria”e la lapide monumen-
taleaGiuseppeGaribaldinell’ingressodellaScuolaGiovanni
Bovio, dedicata“dagli insegnanti e dagli alunni delle Scuole
popolari”e che evocava“lagiustizia,lalibertà,lafratellanza”
in un’epoca di diffuso analfabetismo linguistico.
Un monumento dei Democratici di Puglia
Il monumento,“che la virtù civile di un popolo innalzò”
nella piazzetta Erode Attico, a cura del Comitato presie-
duto dall’avv. Sabino Miccoli, ha una connotazione di storia
15. [100 anni]
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15
patria, in quanto viene eretto e inaugurato nella domenica
del 12 maggio 1907 in un convegno dei“Democratici di
Puglia”; valorizza quindi la figura del Patriota e del Depu-
tato al Parlamento, eletto nel 1889 e deceduto nel 1901,
come attestano le fonti archivistiche: “la statua fusa in
bronzo del gran Patriota Matteo Renato Imbriani, già Depu-
tatoalParlamentoItaliano,postasudiunpiedistallocostruito
in pietra, artisticamente lavorato”.
Imbriani non vide il progetto dell’Acquedotto Puglie-
se, evocato dalla testimonianza della terra che lo aveva
eletto: “vengo dalla Puglia assetata d’acqua e di giustizia”;
i primi zampilli di acqua nelle fontane pubbliche portano
la data del 1914, come si può leggere ancora a Canosa
davanti alla Scuola Elementare“Giuseppe Mazzini”.
Testimonianze orali popolari della rimozione della
statua
La foto d’epoca, concessa dallo Studio Cioci, ci fa am-
mirare la statua originaria, rimossa e portata via dai Tede-
schi come riporta la testimonianza di Fogetto Savino, di
anni 89, confermata da altre fonti orali.
Nel 1940 siamo agli inizi del conflitto mondiale (1939-
45), all’indomani del “Patto di Acciaio” tra il regime di
Mussolini e la Germania e questa“rapina bellica”di Imbriani
segna una pagina nera della sudditanza italiana al regime
nefasto dei Tedeschi di Hitler: è la ragione militare, che in
tempi di guerra prevale sulla ragione politica e soffoca la
ragione culturale e spirituale di un popolo.
Il rifacimento della statua del 1955
MaaCanosadiPugliafu ilPopolo adesseredefraudato,
considerato che la statua fu promossa dal
Comitato cittadino con una “pubblica sottoscrizione
onde raccogliere le offerte dei cittadini, e con le somme rac-
colte erigere un monumento” a Matteo Renato Imbriani,
“cittadino onorario di questo Comune”. Ai piedi del Monu-
mento si legge infatti: A M. R. IMBRIANI – IL POPOLO. 1907.
Per circa una generazione, per 15 anni, si scavò un
buco nero a Canosa, con il piedistallo monumentale orfano
della statua di Imbriani rifatta nel 1955, come attesta
l’epigrafe incisa sul retro del monumento, riconsegnato al
“gran patriota”. Il 1955 segna la data del“cinquantenario”
della Società Acquedotto Pugliese, istituita nel 1905.
Il Comune di Canosa, dopo il conflitto bellico e la
povertà del dopoguerra, recupera questo vuoto e con
dignità riconsegna alla comunità e alla storia la figura di
Imbriani. La delibera di Consiglio Comunale, C. C. n. 106
del 1954 all’epoca del Sindaco De Salvia Sabino, attesta“il
contributo di Lire 200.000 per il ripristino del monumento
a M. R. Imbriani”, promosso dal Comitato presieduto dal
dott. Franco Saccinto”.
C. C. n.106/1954:“Il Consiglio, premesso che nel 1940,
per esigenze di guerra in Canosa venne abbattuto, per essere
mutato in strumento bellico, il monumento a M. R. Imbriani,
che la cittadinanza di questo Comune aveva eretto a chi si
eraadoperatoperchélaPugliasitibondaavesseilsuoacque-
dotto”.La statua attuale fu fusa nella Fonderia Artigianale
Laganà di Napoli, come attesta l’incisione ai piedi del
bronzo.
Il conflitto bellico oscura le pagine della Bibbia e le
opere d’arte.
I popoli evocati dal profeta Isaia, nella Bibbia, “forge-
ranno le loro spade in vomeri / le loro lance in falci” (Is. Cap,
2, v. 4), trasformando le armi in strumenti di pace e di
lavoro, ma la Guerra mondiale del nazismo ha trasformato
i bronzi di storia e di arte in …bronzi di cannone e in armi!
Viene da chiedersi quale sia stato il ruolo dei Regi
Ispettori ai Beni Artistici dell’epoca, visto che il monu-
mento fu suggellato come“patrimonio artistico”.
Nelperiodoepidemico,nel 1919, si disponeva di imbian-
care con calce viva i monumenti pubblici e privati, ma una
nota del Prefetto, a seguito del richiamo del Ministero,
chiedeva che “le opere d’arte siano risparmiate, anche nei
particolari, da simili brutture” e di accordarsi con i Regi
Ispettori alle Antichità. Ma la Guerra mondiale fu peggio
dell’epidemia!
Ci chiediamo quanto bronzo distruttivo di cannone
abbia prodotto la fusione del bronzo costruttivo della
statua.
È vero che altri monumenti bronzei d’Italia furono
miseramente distrutti e rifusi per strumenti bellici, ma
forse il regime politico sfruttò con pregiudizio storico
l’occasione per cancellare la figura democratica, repubbli-
cana del patriota Imbriani?
La consegna della statua al Comune di Canosa nel
1907
A noi posteri l’ardua sentenza, mentre sentiamo il
dovere morale e civico, di leggere, custodire e valorizzare
questo “ monumento che costituisce patrimonio artistico,
consegnato al Comune di Canosa di Puglia rappresentato
dal Sindaco Sig. Caporale avvocato Sabino”.
16. [100 anni]
1915-2015
16
Riscoperta la statua a Città di Castello in Umbria
Leggendo le pagine dell’Archivio Storico Comunale,
abbiamo avuto la gioia e l’onore di ritrovare le radici scul-
toree della statua bronzea di Imbriani, comunicandole alla
dott.sa Alba Ghelli, Dirigente della Biblioteca comunale
“Giosuè Carducci”di Città di Castello, in Umbria, che diede
i natali allo scultore Elmo Palazzi, la cui gipsoteca (gr.
gypsos = gesso), custodisce i calchi in gesso dello scultore.
Il suo nome è stato ritrovato nell’Archivio Storico Comunale
di Canosa: “ la statua fusa in bronzo al naturale sul modello
dello scultore Professor Elmo Palazzi di Città di Castello”.
Città di Castello ha apprezzato le ricerche storiche,
acquisendole nella Biblioteca Comunale, nella cui colle-
zione non figurava l’opera di Imbriani di Canosa di Puglia.
Il sito apprezzato dello storico prof. Alvaro Tacchini di
Città di Castello, ci ha concesso le foto dello scultore,
consapevoli che all’epoca lo scultore aveva vinto un Con-
corso di idee a Canosa di Puglia: abbiamo così ricostruito
le radici del monumento, riconsegnandolo alla terra che
diede i natali “all’artesquisitad’ungenialescultore”(discorso
commemorativo d’inaugurazione).
Canosa di Puglia e Città di Castello in Umbria si
riscoprono nel legame di arte e di storia del monumento
a M. R. Imbriani, memoria storica riscoperta, pagina di
Puglia, di cultura educativa e di Democrazia repubblicana.
È stato anche riscoperto il legame con la Biblioteca
comunale“M. R.Imbriani”di San Martino Valle Caudina
(AV), che custodisce la Casa Giulia, dove Imbriani morì il
12 settembre 1901.
La pietra sacra di un’ara, “altare sacro alla Patria”
Questo è un monumento“sacro”, come riporta il mani-
festo rosso dell’8 maggio 1907 per l’inaugurazione del
monumento ed il Convegno dei Democratici e degli ITA-
LIANI DI PUGLIA,“all’ombra dell’altare che si è fatto sorgere
in Canosa, sacro alla Patria”, che evoca ancora oggi il di-
scorso commemorativo di Raffaele Cotugno, nativo di
Ruvo e Deputato alla Camera, che sottolineò“l’Imbriane-
simo”, come movimento di pensiero, attestato ancora oggi
nell’azione, nell’Archivio Storico della Camera dei Deputati..
La mano di Imbriani si posa su un libro, sulla cui costola
è scritto, I DIRITTI DEGLI ITALIANI, e su cui in origine nel
bozzetto era scritto: I DIRITTI DEGLI UMILI.
“Quel libro sopra un frammento di ara dei tempi gloriosi
della Repubblica Romana, viene soffocato da un masso che
porta ancora le tracce dell’aquila bicipite per la quale Matteo
Renato Imbriani” nutrì sempre avversione con la sua testi-
monianza.
La scultura marmorea con i FascesLictoriae e l’iscrizione
REIPUBLICAE D. era un’ara, un altare, forse di siti archeolo-
gici romani di Canosa, e conferisce unicità al monumento
canosino per questa sacralità di altare.
Nelle nostre semplici ipotesi quel D. puntato potrebbe
corrispondere, come esiste nei testi, Reipublicae Defensor
o ReipublicaeDuummviri (magistrati della Colonie) o altro.
Recentemente a Canosa è stata rinvenuta una lapide
in contrada Lamapopoli con due FascesLictoriae dell’epoca
romana.
Noi cittadini eredi e custodi
Conquestaricercastorica,abbiamoanchericonsegnato
dopo un secolo il monumento bronzeo, defraudato dalla
Guerra, alle mani dell’artista Elmo Palazzi di Città di Castello.
Il monumento fu consegnato nel 1907“alla gelosa e
sicura custodia della cittadinanza Canosina per conservare
alla memoria dei posteri la figura illustre di un nome… nella
rigenerazione della patria Comune”.
Per le nostre ricerche abbiamo consultato:
A.S.C. ARCHIVIO STORICO DI CANOSA DI P.
Biblioteca comunale di Città di Castello (Perugia)
Prevosto Tortora Scrittore del Settecento
Ambasciata Greca in Italia
Ci siamo avvalsi dell’aiuto del maestro Giuseppe DI NUNNO
storico del patrimonio locale a cui va un grande ringrazia-
mento.Abbiamosvoltodelleintervisteaglianzianidelluogo,
preziosa memoria storica vivente.
Questo lavoro è stato coadiuvato dalla prof.ssa Giulia GIOR-
GIO. Classe IC
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17
INTERVISTA AD UN OPERATORE DELL’ACQUEDOTTO
ome si viveva prima della nascita dell’acque-
dotto?
Ti posso raccontare ciò che so attraverso le testimo-
nianze dei miei nonni e dei miei genitori e, la riflessione
più importante che traggo da queste riguarda il diverso
valore attribuito all’acqua ieri ed oggi. Non a caso adesso
sembrerebbe del tutto normale aprire il rubinetto del
lavandino di casa nostra ed utilizzare l’acqua quando e
come preferiamo, anche sprecandola purtroppo; in realtà,
in passato non era tutto così semplice e comodo, infatti,
un bene così prezioso andava guadagnato ed utilizzato
nel migliore dei modi, in quanto si era costretti ad andare
a prendere l’acqua alla fontana più vicina, a comprarla, o
in seguito, a farsela prestare dai vicini aventi già l’acqua
in casa.
Qualèstatoilcambiamentoavvertitomaggiormen-
te?
Sicuramente le condizioni igienico-sanitarie, non esi-
stendo le fogne, ad esempio, i bisogni si facevano in vasi
che poi venivano raccolti, insieme a quelli di altre famiglie,
da un apposito camioncino, di conseguenza, con l’avvento
dell’acqua direttamente nelle case, vi fu soprattutto una
diminuzione di malattie; non a caso precedentemente ci
si lavava, forse, una volta a settimana, oggi invece ciò
sarebbe anormale.
Il cambiamento, ovviamente, avvenne proprio per
quanto riguarda lo stile di vita, ma in maniera molto gra-
duale, infatti a San Menaio ad esempio, fino a qualche
anno fa alcune case aventi l’acqua non disponevano delle
fogne.
Notizie generali sull’impianto di potabilizzazione
dell’acquedotto pugliese?
Io lavoro nell’impianto di potabilizzazione del Fortore,
essendoci molti impianti all’interno dell’acquedotto è
opportuno fare una distinzione (es. Locone, Pertusillo etc.),
ognuno dei quali gestisce una provincia specifica, l’impian-
to del Fortore, in questo caso, potabilizza l’acqua per tutta
la provincia di Foggia, acqua che deriva dal fiume Fortore,
per l’appunto, e raccolta nella diga di Occhito.
Quanta acqua potabilizzate mediamente?
In ogni impianto, mediamente, vengono potabilizzati
1600-1700 litri di acqua al secondo, ovviamente dipendenti
dalla richiesta che varia in base alla giornata e alla stagione,
in estate, infatti, si potabilizzano anche 2100 litri d’acqua
al secondo, in quanto con temperature più elevate vi è un
aumento del consumo di questa, per via delle docce e dei
turisti.
Come avviene il processo di potabilizzazione?
L’acqua parte dall’impianto e arriva nelle case di tutta
la provincia, attraverso una rete interconessa con tutto
l’acquedotto pugliese, prima di ciò però, vi è un processo
tramite il quale noi immettiamo nell’acqua alcuni prodotti
chimici, quindi questa viene disinfettata e sedimentata da
tutti i fanghi di raccolta che si porta dalla diga di Occhito,
dopo di ciò l’acqua passa prima in una batteria di filtri a
sabbia e successivamente in una batteria di filtri a carbone
attivo, dopo di che verrà nuovamente disinfettata per poi
partire in rete e cominciare il suo viaggio verso i comuni
della provincia; nel momento in cui parte però, l’acqua
non è ancora potabile, in quanto la quantità di ipoclorito
e biossido di cloro non la rende tale, ma lo diventerà
durante il viaggio che dura parecchie ore. Quando l’acqua
viene immessa in rete transita sempre in un condotto
coperto, per evitare la contaminazione ambientale e per
evitare avvelenamenti terroristici, di fatti in caso di guerra,
l’acquedotto è un obbiettivo sensibile e uno dei primi ad
essere colpito, non a caso viene controllato spesso dalle
forze dell’ordine e dall’esercito in caso di pericolo.
Quali sono i diversi ruoli presenti all’interno del-
l’impianto?
Nell’impianto di potabilizzazione si distinguono tre
figure:
• I chimici da laboratorio, addetti alle analisi chimiche
dell’acqua come la disinfezione di quest’ultima.
• I conduttori, coloro che conducono l’impianto, ovvero
una serie di operazioni complesse che variano dalla
pulizia dei filtri a sabbia e a carbone tramite computer
o interventi sul posto in caso di problemi.
• Operatori della manutenzione, la cui funzione è com-
presa nel nome stesso.
C
Intervista tenuta da Giulia ORIGLIA
Classe IV B
I.T.C. “A. Fraccacreta” • S. SEVERO (Fg)
18. [100 anni]
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18
L’ACQUA NEL MITO, NELLA LETTERATURA E NELLE ARTI
INTRODUZIONE
Il presente lavoro si configura come una riflessione di
gruppo sul valore della risorsa“acqua”. Ci appare, questa,
un’emergenzadelpianeta,nonsoloperleareechesoffrono
maggiormente l’inquinamento o che per ragioni climatiche
sono più spesso carenti di questo bene, ma anche per
quei paesi che, come l’Italia, non hanno per l’immediato
futuro grosse preoccupazioni. Le interconnessioni e le
interdipendenze tra i processi naturali, economici, sociali
tra le varie zone del“villaggio globale”ci sembrano tali da
dover analizzare la tematica dell’acqua con l’interesse che
bisogna avere nei confronti di una risorsa che occorre
valorizzare per tutti, cioè a beneficio di tutti. Siamo partiti
dall’antichità, dall’analisi del valore simbolico dell’acqua
nella cultura occidentale, nel mondo classico in particolare,
per cercare poi, via via, di comprendere le priorità e le
emergenze che l’utilizzo di questa risorsa solleva nel nostro
tempo.
VALORE SIMBOLICO DELL’ACQUA NEL MITO, NELLA
LETTERATURA, NELL’ARTE IN GENERE
L’acqua: il modo e la semplicità con cui oggi la osser-
viamo e la utilizziamo potrebbero trarci in inganno, facen-
doci trascurare il valore simbolico-rituale, oltre che utile,
che l’ha accompagnata attraverso le varie espressioni,
artistiche e mitologico – religiose, culturali in senso lato,
sin dall’antichità. Il carico semantico che quest’elemento
vitale si trascina dai secoli passati testimonia l’effettiva
considerazione e la solennità di cui essa ha sempre goduto.
Baipassando celermente la prima e più banale interpreta-
zione che oggi ne potremmo dare, di reale fonte di vita
chimica e biologica, vogliamo, quindi, analizzare e dare
lettura di altri e meno palesi significati, che affondano in
passati più o meno remoti. Informazione probante dell’im-
portanza di cui l’acqua godeva già secoli fa ci arriva dalla
cosmogonia, prima ancora che dalla teogonia, greca. Nelle
credenze dei Greci, infatti,“Oceano”è uno dei Titani, figlio
di Urano, personificazione del cielo, e Gea è la MadreTerra,
fecondata, non a caso, da fertili gocce di pioggia. La visione
che ci viene data di questo primo dio dei mari è quella di
un immenso corso d’acqua, che circonda il globo e dà
origine ad ogni fiume e lago. Quando poi a tali divinità
cominciarono ad essere attribuite caratteristiche antro-
pomorfe, tocca al ben più noto Poseidone, Nettuno presso
i Romani, incutere rispetto e riverenza nell’animo dei fedeli.
Ma il Dio con il tridente o il Figlio del cielo non sono l’unico
esempio dell’acqua come metafora di nascita e creazione.
E’ nota, a tal proposito, la leggenda secondo la quale
Afrodite, dea dell’amore e della bellezza, nacque dalla
spuma di mare generata dal seme del membro di Urano,
recisogli durante lo scontro con Crono, suo figlio minore.
Proprio quest’ultima diventerà soggetto, con la sua bel-
lezza, di uno dei maggiori capolavori del Botticelli, “La
nascita di Venere”, raffigurata per l’occasione in una con-
chiglia, metonimia dell’Oceano. Spostandoci invece sul
piano letterario, tra tutte le produzioni biografiche che si
potrebbero prendere in esame, due vengono subito alla
memoria: la leggenda di Narciso, presente nelle“Metamor-
fosi” di Ovidio, in cui l’acqua stavolta gioca un ruolo di
ammaliante ingannatrice e pone fine ad una vita, quella
del giovane Narciso appunto, riflettendone l’immagine e
rendendolo, quindi, schiavo dell’amore per la sua stessa
persona; e“Il vecchio e il mare”, romanzo di Ernest Hemin-
gway, in cui l’uomo è chiamato a compiere un viaggio in
mare aperto, che si rivela essere un percorso alla scoperta
di aspetti dell’io altrimenti velati e della forza o del coraggio
necessari per affrontare la natura, in questo particolare
caso l’infinita intimidatoria potenza del mare.
LE CIVILTÀ FLUVIALI
Se l’acqua ha avuto un valore simbolico importante
sin dall’antichità è perché l’uomo, si da quando è diventato
sedentario, ha scelto dove stanziarsi in base alla presenza
o meno di risorse idriche. Per migliaia e migliaia di anni,
infatti, gli uomini primitivi sono stati nomadi: si spostano
da un territorio a un altro praticando la caccia e la raccolta.
Quando imparano a coltivare, molti di essi si stabiliscono
nelle pianure attraversate dai grandi fiumi, dove il terreno
fertile e pianeggiante e l’abbondanza di acqua favoriscono
le coltivazioni. In queste terre nascono diversi regni con
numerose città. I loro abitanti danno vita alle prime impor-
tanti civiltà della storia. Circa 5500 anni fa in Mesopotamia,
nella fertile pianura tra i fiumiTigri e Eufrate, sorge la civiltà
dei Sumeri, un popolo di esperti agricoltori. In seguito
giungono nuovi popoli, i Babilonesi e Assiri, che sviluppano
la civiltà sumera, rendendola ancora più gran-
de.ÊCinquemila anni fa nella valle del Nilo ha inizio la
storia degli Egizi, guidati dai faraoni. Già nei tempi antichi
l’Egitto è chiamato da Erodoto “dono del Nilo”, perché il
grande fiume offre agli abitanti tutto ciò di cui hanno
bisogno per vivere. Circa 4300 anni fa anche nella vasta
pianura che circonda il fiume Indo sorge un’importante
civiltà agricola. Gli abitanti costruiscono numerose città.
Tremilacinquecento anni fa lungo le rive del Fiume Giallo
si sviluppa la civiltà cinese. Si può comprendere, ora, perché
l’acqua ha sempre avuto un ruolo fondamentale sia nella
religione che nei sistemi filosofici più antichi. Molti popoli
veneravano dei legati all’acqua, di cui si è già parlato.
L'acqua, poi, era considerata un elemento primordiale
presso molti popoli, anche molto distanti fra loro; il filosofo
grecoTalete vide nell'acqua l'origine di tutte le cose e pose
la sua scorrevolezza a fondamento dei mutamenti delle
cose stesse.
L’ACQUA DURANTE LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
Se l’antichità ha utilizzato su larga scala l’acqua con la
Rivoluzione Agricola, non meno importante è l’utilizzo
che ne fa la Rivoluzione Industriale. Quest’ultima fu un
processo di trasformazione che investì società e cultura
europee, nato nell’Inghilterra del Settecento e allargatosi
poi al resto del continente. Questo mutamento portò ad
un sistema produttivo moderno, caratterizzato dall’uso di
macchine, dall’utilizzo di fonti di energia inanimate che
sostituirono il lavoro dell’uomo e degli animali. La sua
applicazione generò un aumento enorme della
produttività e del reddito. Nell’area mediterranea, per la
Liceo Classico “B. Marzolla • BRINDISI
19. [100 anni]
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scarsità d’acqua, furono preferiti i macchinari nei quali la
forza motrice erano gli animali e anche l’uomo, ma nell’area
alpina e nel nord Europa, per la disponibilità di corsi d’ac-
qua regolari e di ampia portata, si diffuse lentamente la
tecnologia che sfruttava la forza motrice di pale azionate
dall’acqua, come nel mulino ad acqua. Esso veniva utiliz-
zato in diversi settori : per la macinatura dei cereali, per
il funzionamento delle segherie, per azionare i telai, per
la lavorazione dei metalli, per azionare delle pompe indu-
striali e per la produzione di energia. L’acqua, quindi, è
sempre stata indispensabile anche per la macchina a
vapore: si trattava della prima macchina azionata dalla
forza del vapore impiegata nelle miniere per pompare
all’esterno l’acqua che le allagava. Questa macchina è
simbolo della rivoluzione industriale, in quanto antesi-
gnana di tutte le macchine a vapore messe a punto in
seguito.
ACQUA: RIFLESSIONI SULL’ATTUALE SITUAZIONE E
PROSPETTIVE PER IL FUTURO
La sviluppo industriale ha causato un sempre più largo
consumo di acqua e l’inquinamento della stessa.“Destino
veramente strano quello dell’acqua: se un essere umano
ne è privato solo per pochi giorni, muore. Se una zona
attraversa un lungo periodo di siccità, migliaia o addirittura
milioni di persone muoiono di fame. Senza di essa, niente
può vivere, crescere, produrre. E tutto questo si riflette
nelle idee che ci facciamo sull’acqua e nella sacralità che
spesso ancora la circonda. Allo stesso tempo, però, l’acqua
è sprecata, sporcata, ignorata e dimenticata forse più di
qualunque altra risorsa naturale.” (M. FONTANA, L’acqua,
natura,uso,consumo,inquinamentoesprechi, Editori Riuniti,
1984). Oggigiorno, il problema dell’acqua è largamente
conosciuto e discusso: sono state indette conferenze
mondiali, convegni, forum; è stata stilata la carta dell’acqua;
sono state promosse campagne informative, avviate in-
chieste, avanzati progetti per il futuro. Eppure esso è
generalmente concepito nell’immaginario collettivo come
problema distante, che non riguarda direttamente noi,
ma che si profila all’alba di un avvenire incerto e nebuloso
– forse quello dei figli dei nostri figli. Tuttavia la situazione
è ben più allarmante. Consultando le statistiche sulla
mortalità mondiale annua per scarsità d’acqua e per ma-
lattie derivanti dalla contaminazione della stessa, non si
può non inorridire davanti all’entità di tali cifre. È stato
rilevato che, attualmente, un miliardo e 400 milioni di
persone non hanno accesso all’uso dell’acqua potabile,
due miliardi non dispongono di servizi sanitari di base e,
secondo i dati dell’organizzazione mondiale per la sanità,
ogni anno muoiono più di 200 milioni di bambini per
malattie dovute all’insalubrità dell’acqua. Le condizioni
profondamente dissonanti delle diverse aree del mondo
registrano una forte dicotomia tra spreco e carenze.
Due ricercatori del Dipartimento di ingegneria e ge-
stione delle acque dell’Università di Twente a Enschede,
nei Paesi Bassi, hanno realizzato uno studio sull’impronta
idrica (o WF, water footprint) dell’umanità registrata nel
1996-2005. Essa è mostrata nella mappa per settore: l’im-
pronta idrica totale della produzione agricola (sopra),
quella della produzione industriale (al centro), e quella
relativa all’uso domestico (sotto).
Il pianeta è, infatti, composto per il 71% di acqua, il
97,3% della quale è salata; l’acqua dolce, contenuta nei
ghiacciai e nelle calotte polari, nelle falde acquifere, nei
laghi e nei fiumi, costituisce dunque solo il 3% delle risorse
idriche, iniquamente distribuite nei continenti: solo l’11%
della popolazione consuma l’88% dell’acqua disponibile,
mentre milioni di persone nel resto del mondo muoiono
di sete ogni giorno. Gli sprechi più imponenti avvengono
nei paesi sviluppati: si calcola che uno statunitense con-
suma in media più di 700 litri di acqua al giorno, contro i
10 di un abitante del Madagascar.
Ma quali sono i motivi di un tale aumento dei consumi
delle risorse idriche nei paesi industrializzati? Negli ultimi
decenni l’ingente incremento demografico ha provocato
la crescita della domanda di beni e dei consumi di acqua,
utilizzata per fini alimentari, domestici e soprattutto in
campo agricolo e idroelettrico. Fenomeni quali le colture
e gli allevamenti intensivi, attività volte ad ottenere la
massima quantità e rendita di prodotto a basso costo e a
soddisfare un tenore di vita sempre più noncurante del-
l’impatto ambientale, hanno effetti degradanti sulla natura
e comportano un forte spreco di acqua. L’agricoltura in-
tensiva richiede, infatti, quantità maggiori di risorse idriche
per il sistema d’irrigazione, ed è responsabile – insieme
con l’allevamento intensivo – dell’inquinamento delle
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falde acquifere, a causa dell’alta concentrazione di nitrati
o della presenza di colibatteri e dell’uso, in generale, di
prodotti chimici. Umberto Veronesi, emerito chirurgo
italiano e direttore scientifico dell’Istituto Europeo di
Oncologia di Milano, afferma inoltre che “l’intera catena
produttiva necessaria a ottenere un chilogrammo di carne
richiede circa 15.000 litri d’acqua, mentre produrre la stessa
quantità in cereali richiede meno di 1000 litri”.
Lo sfruttamento spropositato delle risorse naturali e
l’inquinamento incidono oltremodo sui delicati equilibri
del nostro Pianeta, provocando mutamenti climatici e
contribuendo al surriscaldamento globale, il quale com-
porta, a sua volta, scarsità di precipitazioni e siccità, che
portano all’inefficienza dell’agricoltura, alla perdita della
produttività dei terreni e, in casi estremi, alla desertifica-
zione, alla malnutrizione, alla fame e all’inquinamento
dell’atmosfera.
Tali fenomeni sono particolarmente diffusi in Africa,
dove solo il 5% del territorio è correttamente irrigato,
mentre vaste zone del tutto prive di corsi d’acqua rischiano
la desertificazione. Sebbene sia stata confermata la pre-
senza nel paese di grandi riserve idriche sotterranee, v’è
alla base un problema d’estrazione, che richiederebbe la
creazione di pozzi molto più profondi (e costosi). Triste-
mente noto è il caso del Bangladesh, paese in cui l’eccessiva
concentrazione d’arsenico delle acque superficiali – da
cui attingono i pozzi – sta causando il cancro e la morte
di moltissimi abitanti.
Eppure non v’è bisogno di ricorrere a realtà molto
lontane dalla nostra, per trovare un esempio di mancata
manutenzione degli acquedotti o di contaminazione del-
l’acqua. Recentemente ha suscitato scalpore la notizia
della scoperta della presenza di arsenico nell’acquedotto
di Roma nord, che ha prodotto il conseguente stato d’al-
lerta, che invita all’osservanza del divieto di utilizzo del-
l’acqua da parte dei residenti nella zona contaminata per
oltre dieci mesi. Ma non è questa una faccenda occasionale;
in Italia si registra ogni anno la perdita di circa il 30%
dell’acqua presente all’interno del sistema idrico a causa
del malfunzionamento delle infrastrutture e lo spreco,
dunque, di circa 2,61 miliardi di metri cubi d’acqua. Ma
cosa avverrà in futuro? Secondo un rapporto dell’Organiz-
zazione mondiale della sanità (OMS) nel 2025 l’acqua sarà
insufficiente per soddisfare i bisogni della popolazione
mondiale in crescita. Inoltre, si calcola che nel 2030 oltre
5 miliardi di persone, ovvero il 67% della popolazione, non
avrà accesso ai servizi igienico-sanitari. Si profila, dunque,
un futuro incerto, in cui l’acqua diverrà un bene sempre
più prezioso e raro e, di conseguenza, oggetto di contese.
Secondo il rapporto dell’Unesco, presentato durante il VI
Forum internazionale sull’acqua, nel terzo millennio po-
trebbero sorgere conflitti tra diversi paesi per l’accesso
alle risorse idriche transfrontaliere. Già nel 1995 il vicepre-
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sidente della banca mondiale affermava: “Se le guerre
dell’XX secolo sono state combattute per il petrolio, quelle
dell’ XXI secolo avranno come oggetto del contendere
l’acqua”. Alcuni paesi, infatti, condividono bacini idrici,
fiumi e laghi, e l’interdipendenza idrologica degli Stati
permette loro la costruzione di dighe che – istallate a
monte – limitano la quantità e la qualità dell’acqua nelle
zone a valle. Le aree maggiormente a rischio sono il Medio
Oriente, per l’ardua gestione del Giordano, del Tigri e
dell’Eufrate; i paesi che condividono il Nilo (Egitto, Sudan,
Eritrea, Etiopia, Kenya, Uganda, Ruanda,Tanzania, Burundi
e Repubblica Democratica del Congo); l’Asia, dove sono
contesi il Gange e il lago d’Aral; ma anche l’America, in
cui la gestione del Rio Grande provoca tensioni tra il
Messico e gli Stati Uniti e l’Europa con il Danubio. Inoltre,
il cosiddetto“oro blu”diverrà sempre più oggetto di mer-
cificazione e privatizzazione, nonostante il suo utilizzo sia
stato riconosciuto un diritto umano inalienabile. Le sorti
dellaquestionedell’acquadipendono,infine,dallestrategie
politiche che verranno effettuate dai paesi di tutto il mon-
do, dalla ricerca di soluzioni e provvedimenti efficaci (come
sistemi di raccolta e riutilizzo dell’acqua, impianti di depu-
razione e desalinizzazione, razionalizzazione dei prelievi
dalle falde), dalle scelte individuali, dall’adozione di uno
stile di vita sostenibile, dalla salvaguardia e dalla tutela di
un bene vitale.
UNESCO: 22 MARZO 2010 “GIORNATA MONDIALE
DELL’ACQUA”
L’emergenza di cui si è parlato ha indotto la comunità
internazionale ad interrogarsi. Infatti, a partire dall’inizio
del XX secolo si comprende che il problema della gestione
dell’acqua è mondiale e, intanto, non viene più dibattuto
unicamente in ambito nazionale ma, sin dal 1992, le nazioni
Unite indicono annualmente per la data del 22 marzo una
giornata (theWorldWater Day), per focalizzare l’attenzione
sull’importanza delle acque dolci e per richiamare ad un
più attento utilizzo sostenibile delle risorse idriche. Nel
2010 si è celebrata questa ricorrenza affrontando la tema-
tica: “Acqua pulita per un mondo sano”, per ricordare
come il peggioramento della qualità dei corsi d’acqua stia
avendo gravi ripercussioni sulla salute umana e sulle
politiche di sviluppo. In quell’occasione città come Bruxel-
les, Strasburgo, Bucarest e Perugia hanno organizzato un
incontro sul tema della Giornata, che ha visto la parteci-
pazione di esperti e studiosi provenienti da varie parti del
mondo, ma anche di amministratori, gestori, educatori,
medici e giuristi. In particolare Nairobi, capitale del Kenya,
ha ospitato il più grande evento della manifestazione
congiuntamente sostenuto da UNEP, UN-Habitat, UNSGAB,
UN-Water, e dal Governo Kenyota.
UNICRI: 2013 ANNO INTERNAZIONALE DELLA CO-
OPERAZIONE NEL CAMPO DELLE RISORSE IDRICHE
Sempre nel dicembre 2010 l’Assemblea Generale dalle
Nazioni Unite ha adottato una risoluzione con cui proclama
ilÊ2013 “Anno Internazionale della Cooperazione nel
campo delle risorse idriche”.ÊAll’UNESCO (Organizzazio-
ne delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza, la
Cultura e la Comunicazione) è stata affidata la
responsabilità della preparazione e delle celebrazioni di
questo Anno Internazionale. Nel designare il 2013 come
“Anno Internazionale per la Cooperazione idrica”, le Nazioni
Unite riconoscono che la cooperazione è essenziale per
trovare un equilibrio tra le diverse esigenze e priorità e
per condividere questa preziosa risorsa, utilizzando l'acqua
come strumento di pace. La promozione della coopera-
zione idrica implica un approccio interdisciplinare, che
22. coinvolge fattori culturali, educativi e scientifici, e tocca
diverse dimensioni della nostra vita: legali, istituzionali,
economiche, religiose, etiche, sociali, politiche. Di fonda-
mentale importanza è, quindi, l’educazione al corretto
utilizzo dell’acqua, in tutti i settori: da quello energetico,
a quello industriale, alla produzione alimentare, all’ uso
domestico. Il diritto all’acqua è stato riconosciuto dalle
Nazioni Unite, con la Risoluzione 64/292 del 28/07/2010,
qualeÊdiritto umano universale e fondamentale. Si può
intendere come estensione del Diritto alla vita citato al-
l’Art.3 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani:
“Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicu-
rezza della propria persona”. La Risoluzione ONU del 2010
riconosce “il diritto all'acqua potabile sicura e pulita ed ai
servizi igienico-sanitari come diritto umano essenziale per il
pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani”.
La risoluzione sottolinea l’importanza cruciale dell’ac-
qua nei processi di sviluppo sostenibile, inclusa l’integrità
dell’ambiente e l’eliminazione della povertà e della fame.
L’acqua è inoltre indispensabile per la salute e il benessere
delle persone ed è elemento essenziale per il raggiungi-
mento degli obiettivi di sviluppo del millennio. Nella
risoluzione l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite
esprime la propria preoccupazione per i risultati lenti e
discontinui legati al raggiungimento dell’obiettivo di di-
mezzare la percentuale degli abitanti del pianeta che non
hanno accesso all’acqua potabile ed ai servizi igienici di
base, specie considerando le preoccupazioni destate dai
cambiamenti climatici e altri fattori per le loro ripercussioni
sulla quantità e qualità delle risorse idriche. L’Anno inter-
nazionale della cooperazione nel settore idrico può servire
come piattaforma per unire gli impegni presi sia dal Siste-
ma Nazioni Unite, sia da altre organizzazioni regionali o
internazionali, dai governi, dalla società civile e dalle
imprese, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sui
problemi legati alle risorse idriche e sulle sue possibili
soluzioni, in modo da sviluppare un ambiente favorevole
alla nascita di nuove idee, al fine di trovare il modo più
efficace di raggiungere gli obiettivi concordati a livello
internazionale sull’acqua.
Dopo aver delineato le preoccupazioni che l’“emer-
genza acqua” ha generato nella comunità mondiale, ci
sembra opportuno soffermare l’attenzione sulla storia e
sulle caratteristiche dell’Acquedotto Pugliese. Esso con i
suoi trecento chilometri di lunghezza, che si diramano in
tre regioni (Campania, Puglia e Basilicata), è oggi l’acque-
dotto più grande d'Europa. La storia dell’approvvigiona-
mento idrico pugliese non è stata, però, sempre così for-
tunata: si pensi che il poeta latino Orazio commentava
così la situazione idrica della regione: “Arriva alle stelle
l'afa della Puglia sitibonda”, a testimoniare che la popola-
zione non usufruiva di un accesso all'acqua facile e garan-
tito. La Costruzione del primo canale è ancora oggi la
prima dorsale dell'acquedotto ed è risalente al 1870; dopo
oltre un trentennio, però, Antonio Jatta, scienziato agreste
e profondo conoscitore del territorio della Puglia, volle
fortemente la costruzione dell'impianto, con l'intento di
risolvere il problema idrico. Così, nel 1906 cominciarono
i lavori, affidati alla sua ditta di costruzioni internazionale.
La costruzione fu avviata soprattutto per prevenire even-
tuali epidemie che potevano scatenarsi a causa
dell'estrazione dell'acqua piovana dalle cisterne, ormai
antiche. La prima fontana sgorgò a Bari nel 1915; in seguito,
a causa dello scoppio del primo conflitto mondiale, i lavori
vennero sospesi, per poi essere ripresi nel 1920 circa. In
questa data, infatti, le vie dell'acquedotto raggiunsero
Lecce, Brindisi, Foggia, Potenza e Avellino. Nel 1927 l'opera
fu terminata, almeno in parte, e per l'occasione, Benito
Mussolini donò la colonna romana installata lungo la
discesa a mare.
L'acquedotto ha un'ala principale che si dirama per
250km arrivando fino a Lecce. Vi sono, inoltre, diverse
diramazioni. La portata originaria d'acqua era di 6,3 mc³/s,
ma, a causa di un crollo negli anni '90, è stata precauzio-
nalmente diminuita a circa 4 mc³/s.
È adesso in atto un'opera di ammodernamento
dell'acquedotto, oltre che di potenziamento, con il fine di
garantire una maggiore disponibilità idrica alle zone meno
abitate. La sua estensione, la qualità idrica, (le sue fonti
sono infatti i monti dell'Irpinia), la capacità di portata, la
complessa e articolata costruzione fanno dell'Acquedotto
pugliese una struttura di approvvigionamento idrico unica
al mondo.
Classe IV B
Un tratto dell’acquedotto pugliese.
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L’ORO BLU: IL TESORO TRA I TESORI!
acqua ha assunto i significati più svariati nel corso
della storia dell’uomo,ricorre nella letteratura religiosa
ebraica, dove assurge al simbolo di purificazione e il topos
letterario del diluvio è immagine comune tanto nell'Antico
Testamento cristiano,quanto nella letteratura greca con
la Teogonia di Esiodo e viene adottata come materia di
composizione nell'iconografia. Al di là dell'importanza
nell'arte,lo sfruttamento dell'acqua è stata,nelle civiltà
fluviali di Egitto,Mesopotamia,India e Cina,il motore che
ha dato sostentamento all'uomo,tanto da svincolarlo dal
nomadismo,consentendogli di insediarsi stabilmente in
una zona al fine di godere appieno del potenziale sprigio-
nato dai fiumi in piena. Non a caso,le prime nozioni,ancora
oggi valide,di ingegneria idraulica sono un’eredità conse-
gnataci direttamente dalle civiltà delle valli
dell'Indo,Nilo,Tigri ed Eufrate.La pratica più diffusa era la
costruzione di argini-inaugurata dai Sumeri-che permet-
teva di contenere la fuoriuscita di acqua,incanalata,poi,per
irrigare i campi,permettendo la coltura di cereali,quali
l'orzo ed il frumento e i legumi come le lenticchie. Sebbene
i Sumeri siano i primi ideatori e costruttori dei sistemi di
irrigazione,gli Egizi riscontrarono risultati ben più impor-
tanti,in fatto di qualità e quantità della produzione agri-
cola,sfruttando il limo: un“dono”offerto dalla sedimenta-
zione dell'acqua. A tale scopo,vennero costruiti bacini
artificiali di terra,solitamente quadrati,la cui lunghezza era
circa di due metri per lato. Nella stagione della piena il
potere distruttivo è tale che“quando il Nilo inonda il paese,
soltanto le città appaiono al di sopra delle acque assai
simili alle isole del mare Egeo, mentre tutto il resto dell’E-
gitto diviene un mare [e solo le città ne emergono].Quando
ciò si verifica, le imbarcazioni non navigano più lungo i
rami del fiume, ma tagliando a metà le pianure”(Erodoto,
Storie, II, 97-1). Il livello dell'acqua, infatti, si alzava di circa
sei metri, il flusso delle acque veniva bloccata con delle
chiuse e il limo si depositava sul terreno recintato. La
fertilità dei terreni egiziani consentiva una diversificazione
alimentare: frumento (per la produzione di pane), avena,
miglio e tutti i tipi di legumi,che garantivano un apporto
proteico pari a quello della carne. Inoltre,molto apprezzato
era il pane aromatizzato,per la cui preparazione era fon-
damentale il fiore di loto. Sacro alla religione egizia,il fiore
di loto era considerato un vero e proprio dono del Nilo,
che la notte si rifugiava nel letto del fiume che gli aveva
dato la vita. In particolare, le civiltà della valle dell'Indo e
del fiume Giallo trovarono il proprio punto di forza nella
produzione di riso e di the,pur non disponendo di prodotti
della stessa qualità di quelli Egizi,superiori anche in
diversità e scelte di frutti della terra. Dunque Sumeri, Egizi
e grandi civiltà asiatiche svilupparono nel corso della storia
competenze“moderne”nel campo dell’ingegneria idraulica
e delle tecniche di irrigazione, grazie alle quali siamo, ora,
pienamente consapevoli dell’immenso potere dell’acqua
e riusciamo a sfruttarlo appieno. L'origine acquatica della
vita, d’altra parte, è stata da sempre riconosciuta da tutte
le culture che hanno popolato la terra.
“Ci dev'essere una qualche sostanza, o una o più di una,
da cui le altre cose vengono all'esistenza, mentre essa per-
mane.Ma riguardo al numero e alla forma di tale principio
non dicono tutti lo stesso:, il fondatore di tale forma di filo-
sofia, dice che è l'acqua[…] l'acqua è il naturale delle cose
[…]”. (Aristotele, Metafisica, I,3,983b,20).
L’acqua non ha solo ispirato la speculazione filosofica
ma anche nel mondo mitico greco ha ricoperto una grande
importanza. Secondo tale mitologia, infatti, tutte le acque,
salate o dolci, discendevano da Oceano, figlio maggiore
di Urano e Gea. Secondo Omero, Oceano era il più grande
fiume che circondava la Terra e dava origine a tutti i corsi
d’acqua. Successivamente allo scrittore greco, con i primi
viaggi oltre le colonne d’Ercole, Oceano fu visto come
grande mare universale. La principale divinità acquatica
è Poseidone, e secondi i greci, anche Glauco, Nereo, Ioreo,
Proteo, Tritone dominavano sulle acque. I fiumi, invece,
erano considerati divinità, legati anche a racconti di im-
prese, di viaggi o di vicende. Ad esempio, nel caso di
Eridano, “dai profondi vortici”(Esiodo, Teogonia, 242),
identificato con il Po o con il Rodano, la tradizione lo
associa a due cicli mitici: Eracle in Occidente ed il viaggio
degli Argonauti diretti nella terra di Circe. Nella storia di
Giasone e Medea, la presenza del fiume richiama la triste
e luttuosa vicenda di Fetonte, giovane figlio del Sole che,
guidando il carro del padre, precipitò nelle acque dell’Eri-
dano. A piangere la sua morte furono parenti ed amici,
ma le sorelle, trasformate in pioppi, versarono lacrime che
divennero ambra. È possibile notare, anche, come i templi
di Apollo e Artemide sorgevano presso fonti e acque
correnti capaci di lavare ogni macchia come il tempio di
Apollo a Delfi, presso la fonte Castalia. Inoltre, non va
dimenticata la funzione sessuale del corso d’acqua, che
spesso diventa metafora della nudità femminile; tale
nudità, fresca e giovane, resta comunque naturale e inno-
cente. Oltre agli aspetti mitologici che assumono una
valenza positiva, vi sono però altre figure che assumono
connotati negativi, come, per esempio, la figura del mare
in burrasca o del fiume che straripa, che stanno ad indicare
Figura 1 • Giotto - Battesimo di Cristo
L’
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la possibilità che forze oscure dell’inconscio minaccino
l’equilibrio dell’individualità, in una dimensione dell’io che,
come si diceva all’inizio, vede l’acqua assumere un signifi-
cato trascendente. L’acqua è anche sinonimo di morte, di
fine e, talvolta, questo legame è femminile, basti pensare
a Ofelia, simbolo del suicidio femminile, creatura nata per
morire nell’acqua, nella quale ritrova“il suo elemento”. In
conclusione, l’acqua è materia onnicomprensiva, che può
rappresentare tutto e il contrario di tutto: vita e morte,
pace e follia, scorrere tranquillamente o esplodere brusca-
mente;come direbbe un alto famosissimo filoso-
fo,Eraclito,rifacendosi al flusso impetuoso dell’acqua,“Tutto
scorre!”. Elemento comune a tutte le religioni, l’acqua è
simbolo di purificazione morale. Questa, infatti, in molte
liturgie, ha avuto potere in campo esorcistico e nelle varie
ritualità di impronta magica; l’acqua racchiude in sé un
carattere sacro. Essa ha, inoltre, il compito di separare i
vivi dai morti; sono immagini classiche fiumi inferi, isole
dei morti, oceani che sorreggono il vascello fantasma o
che precipitano nelle viscere del pianeta. Il personaggio
letterario più celebre è Caronte, traghettatore dell’Ade che
trasportava i nuovi morti da una riva all’altra del fiume.
L’acqua è anche legata a un significato di rigenerazione
spirituale, infatti esistono varie leggende che parlano di
fonti che hanno proprietà terapeutiche per il corpo. L’Antico
e il Nuovo Testamento sono pieni di metafore e allusioni
che hanno come protagonista l’acqua.L’esempio più noto
e conosciuto è l’episodio del Diluvio Universale che ha
ricoperto la terra per 40 giorni e 40 notti di acqua segno
di rigenerazione da una società che si stava allontanando
dai canoni divini.Guardando al Nuovo Testamento trovia-
mo esempi di acqua come fonte di vita, miracolo e salvezza
da cui scaturisce il battesimo che, proprio attraverso l’ac-
qua, dona al battezzato il miracolo della cristianità. Infatti
il battesimo purifica e ci libera dal peccato. Secondo Matteo
dopo aver ricevuto il battesimo, Gesù esce dall’acqua a
quel punto i cieli si aprono e Giovanni vede scendere su
Gesù lo Spirito Santo in forma di colomba.
Casa delle muse, fonte d'ispirazione per scrittori e poeti,
nella limpidezza e trasparenza delle acque, proprio come
il bel narciso, gli artisti di ogni tempo si sono confrontati
con l'immagine del mondo, attraverso l'analisi di se stessi
e del proprio ruolo. La grandezza del mare ben si presta
a simboleggiare l'imperscrutabilità della vita e del caso;
la violenza delle onde le passioni travolgenti; l'immensità
uniforme delle acque scure l'ardire umano e la solitudine,
e l'orizzonte che unisce il colore del cielo a quello del mare
la comunione nella natura e l'estasi di sentirsi vivi.
ARTE ANTICA - Nell’iconografia dell’Antico Egitto, l’ele-
mento acqua era rappresentato come due divinità dalla
caratteristiche antropomorfe: il Nilo, l’acqua delle inonda-
zioni che restituivano fertilità al terreno, e il Nun, l’oceano
primordiale che ha dato origine a tutte le forme di vita.
Nella mitologia greca invece tutte le acque, salate o dolci
che fossero, erano dirette discendenti del dio Oceano,
figlio di Urano e Gea; Oceano veniva identificato come un
grande fiume che circondava la Terra e che dava origine
a tutti i corsi d’acqua. La stessa Afrodite, dea dell’amore,
era raffigurata come una donna bellissima che nasce dalla
spuma del mare nell’isola di Cipro. Celebre il dipinto murale
a nella casa detta dellaVenere della Conchiglia. La divinità
acquatica più importante è sicuramente Poseidone, il
Nettuno degli antichi romani, che regna su divinità minori
come Tritone, Glauco, Proteo, Ioreo e Nereo.
DA GIOTTO AL RINASCIMENTO - Nell’arte occidentale
tra il IX e il X sec. l’acqua tende a venire identificata con
l’atto battesimale e a diventare così simbolo di purezza.
Estremamente suggestivo è l’affresco di Giotto nella a
Padova(Figura 1) in cui viene raffigurato il battesimo di
Gesù. Anche nel di Piero della Francesca(Figura 2) la
composizione di figure umane è costruita attorno al Cristo
nell’atto di ricevere il sacramento. I colori sono tersi e
creano piccoli contrasti luminosi tra le vesti, la trasparenza
del cielo e lo scintillio dell’acqua benedetta. Sandro Botti-
celli, con il suo dipinto (Figura3) conservato agli di Firenze,
riporta l’acqua protagonista di soggetti profani; in questa
tela, diventata icona del Rinascimento italiano, in cui si
vede Venere che avanza leggera su una conchiglia lungo
la superficie del mare increspata dalle onde: la prospettiva
viene data proprio dall’acqua che assume diverse tonalità
in lontananza e che rappresenta l’origine della vita. E
ancora nel dipinto di Tiziano (Figura 4), i due personaggi
femminili, Venere e Proserpina, assistono l’amorino che
miscela l’acqua contenuta nello scrigno-sarcofago trasfor-
mando la morte in vita. Esemplare, infine, l’interpretazione
del mito di nel quadro di Caravaggio(Figura 5) che ripro-
duce il fanciullo chino su uno specchio d’acqua intento a
rimirare incantato la propria immagine.
GLI IMPRESSIONISTI - Nella pittura impressionista l’ac-
qua è spesso presente e permea buona parte del dipinto
grazie alla sua capacità di originare suggestivi giochi di
luce. Nel dipinto di Manet raffigurante il molo di l'acqua
Figura 2 • Piero della Francesca - Battesimo di Cristo
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che avvolge i due pontili alla foce della Liane è resa da
pennellate morbide nei toni grigio-perlati che costruiscono
uno straordinario contrasto cromatico con la fitta rete di
pali che vi si specchiano. , la straordinaria opera di Monet
da cui prende nome la corrente artistica, rappresenta il
porto di La Havre all’alba con in primo piano una barca di
pescatori al rientro dalla pesca notturna; l’acqua è l’ele-
mento dominante anche grazie all’effetto della luce del
sole nascente che vi si riflette e genera una luminosità
quasi anomala, in grado di dare un carattere soprannatu-
rale alla tela. Dall’acqua del mare a quella dello stagno
che, nella serie di quadri dedicati da Monet al ponte del
Ê e alle ancor più celebri , è sempre più sfumata, dall’iride-
scenza quasi madreperlacea, e diventa il vero e proprio
soggetto del quadro.
CÉZANNE, PICASSO E MAGRITTE - Dall’Impressionismo
di Monet al Post-Impressionismo di Van Gogh con la sua
(Figura 6). Il dipinto, considerato uno dei suoi capolavori,
è totalmente giocato sul riflesso del cielo stellato contro
le acque scure del fiume e conÊ le luci della cittadina di
Arles in lontananza. Per Paul Cézanne il colore prevale
sulla linea come si può osservare nel dipinto (Figura 7) e
la presenza dell’elemento acqua si basa sulle differenze
cromatiche nei toni del blu e del verde mischiati con tocchi
di giallo e violetto per dare una profondità prospettiva al
paesaggio lacustre. , dipinto da Picasso nel 1908 ed esposto
al di New York, è uno dei dipinti simbolo del cubismo e
raffigura un gruppo di donne attorno alle quali l’elemento
acquatico è riconducibile soltanto ai toni dell’azzurro alle
loro spalle. Una visione dell’acqua totalmente surrealista
è quella infine proposta da René Magritte con la sua , una
creatura ibrida, metà donna e metà pesce, languidamente
distesa sulla battigia; alle sue spalle si intravede la risacca
dell’onda che sfocia con il suo azzurro cupo nel chiarore
dell’orizzonte. A fronte delle suggestioni esercitate costan-
temente dall’acqua nell’immaginario collettivo, inalienabile
rimane il valore dell’elemento come bene comune e“pub-
blico”, sfruttato, distribuito ed organizzato alle più diverse
latitudini ed in modi differenti, dal culto delle fonti nell’età
pre e protostorica passando per i sistemi di irrigazione di
Egizi e Sumeri ai primi esempi di acquedotti in ambito
egeo e cretese. Il valore“pubblico”dell’approvvigionamen-
to idrico risulta esaltato e sistematizzato, però,solo dai
romani, i quali individuano come mezzo di vita e progresso
la costante disponibilità di acqua dolce potabile ed utiliz-
zabile per tutte le attività umane . L’aquaeductus , il per-
corso che porta l’acqua ai centri abitati anche alla periferia
dell’impero ,è una creazione precoce di roma sin dall’età
arcaica, studiato e realizzato secondo norme precise, segno
di competenze idrauliche, ingegneristiche di livello senza
dubbio moderno. Come notava Strabone, infatti, nel co-
struire le loro città i Romani si preoccupavano, più che
dellabellezzaedellefortificazioni,dicrearestradelastricate,
fogne e acquedotti. Nel 10 a.C. Augusto creò addirittura
una magistratura speciale di rango senatorio, quella del
curatoraquarum, preposta all'amministrazione delle acque.
Ai Romani si devono anche i primi trattati di ingegneria
dedicati agli acquedotti. Intorno al 100 a Roma vi erano
nove acquedotti, che fornivano un totale di circa un milione
di metri cubi d'acqua al giorno. Nelle zone con forti dislivelli
del terreno i Romani alternarono ai cunicoli sotterranei
dei sostegni in muratura ad arcate, in certi casi anche a
due, a tre e addirittura a quattro livelli sovrapposti, che
potevano raggiungere i 50 m di altezza. Questi acquedotti
ad arcate sono una delle più tipiche impronte della civiltà
romana, disseminate in tutto il vasto dominio dell'Impero.
Tra gli acquedotti costruiti dai Romani nelle province sono
famosi, e in parte ancora oggi utilizzati, quelli diTarragona
in Spagna, di Nîmes in Francia, di Cesarea in Tunisia.
Un momento significativo nella storia e nell’evoluzione
dell’utilizzo della “risorsa” acqua è l’età borbonica. Sotto
il regno di Ferdinando II (1830-1859), un esponente della
società “La storia del Reale Società Economica, Raffaele
Netti, sollevò con forza la questione agricola e la questione
idrica pugliese, tanto che il re nominò una commissione
con l’incarico di studiare il modo più pratico per rifornire
di acqua la Puglia. La nascita dell’acquedotto ebbe mo-
menti difficilissimi, ma diede alle genti di Puglia acqua da
bere, per irrigare la terra, per l’industrie dopo secoli di
penuria di tale risorsa . Il governo borbonico, dopo aver
preso atto delle difficoltà e dell’enorme spesa preventivata
dalla commissione, rispose negativamente. La svolta de-
cisiva si ebbe il 3 ottobre 1861: il Consiglio Provinciale di
Bari, in particolare il consigliere Nicola Ferri rinnovò il
problema dell’Acquedotto, presentando un’iniziativa sulle
acque potabili nella provincia di Bari con l’incanalamento
delle acque dell’Ofanto. Il Consiglio respinse tale proposta,
acausadella grandescarsezzadelleacquenelperiodoestivo
di quel fiume e l’enorme spesa da sostenere per quell’ opera.
La proposta Ferri il, 13 settembre 1862, fu ripresa dal consi-
gliere Giuseppe Patroni Griffi, di Corato, il quale chiese al
governo, tramite il Genio Civile, la somma di lire 16.000, poi
ridotte a 12.000, per finanziare i costi di questa impresa, ma
il Ministero dell’Agricoltura rispose negativamente.
Col passare del tempo, l’idea dell’incanalamento o con-
duttura cominciò a conquistare l’interesse pugliese.Tantis-
sime furono, infatti, le proposte riguardo lo sbarramento
dell’Ofanto, l’utilizzo delle acque del Locone, del Basentello
oppure delle povere acque di Spinazzola, Canosa, Bitonto
e Ruvo. Si pensò, infine, di sfruttare, nelle vicinanza di
Manduria, la sorgente detta“Pliniana”, in onore al celeber-
Figura 3 • Sandro Botticelli - La nascita di Venere