1. La grande canzone popolare e le musiche provenienti
dal sud del mondo si incontrano nel suono di Renzo
Arbore e della sua Orchestra Italiana.
RENZO ARBORE
Un uomo dalle mille anime. Quella del deejay, arte che ha coltivato con sapienza e
maestria, accompagnando i suoi ascoltatori nel mondo della musica e della comicità con
intelligenza e spirito. Quella del conduttore televisivo, mestiere al quale si concede
centellinando le proprie apparizioni in orari notturni o in assolate domeniche
pomeriggio. Quella del ricercatore sonoro, che lo spinge a recuperare con attenzione
quasi maniacale e straordinario affetto, il repertorio storico della musica napoletana per
farlo vivere di nuovo e riportarlo al successo in tutto il mondo. Quella del regista, con
film che a loro modo hanno fatto la storia del cinema italiano. Quella del cantante,
arrivato sul palco di Sanremo con indubbia leggerezza. Ed ancora quello dell'uomo di
cultura, che ha fatto del suo meglio, in tutta la sua vita, per dare alla cultura popolare la
dignità che merita.
Renzo Arbore nella sua poliedrica attività ha riscosso successi in vari campi: bravo
musicista e cantante con la sua Orchestra Italiana ma anche conduttore radiofonico e
televisivo. Restano memorabili le trasmissioni radiofoniche, presentate insieme a Gianni
Boncompagni come Bandiera Gialla e Alto Gradimento, Per voi giovani, e quelle
televisive come Speciale per Voi, una specie di processo ai cantanti di fine anni ’70,
per arrivare alla grande novità de L’altra domenica nella seconda metà egli anni '70,
poi a Quelli della notte nel 1985 e arrivare pochi anni dopo a Doc e Int’l Doc Club,
strisce quotidiane specializzate di musica di qualità con ospiti rigorosamente dal vivo, fino
al mitico Indietro tutta! della fine degli anni '80 e la recente Speciale per me - Meno
siamo meglio stiamo.
Come talent scout, ha avuto il merito di scoprire e lanciare nuovi personaggi fra i quali
Roberto Benigni, Isabella Rossellini, Milly Carlucci, Gegé Telesforo, Giorgio Bracardi,
Mario Marenco, Marisa Laurito, Nino Frassica, Maurizio Ferrini, e valorizzarne altri come
Michele Mirabella e Luciano De Crescenzo. Nel 2010 ha appoggiato come testimonial la
svolta indipendente di Isoradio che ha aperto le sue frequenze alla nuova musica
indipendente ed emergente italiana e regionale, benedicendo tale importante operazione
che offre finalmente spazi di visibilità e diffusione alle migliaia di talenti musicali
indipendenti ed emergenti presenti nel nostro paese.
2. Arbore ha inoltre fondato vent’anni fa “L’Orchestra Italiana” per valorizzare e rilanciare
da noi e all’Estero l’immagine e lo spirito di una Italia unita attraverso la musica ed in
particolare attraverso la Canzone Napoletana Classica.
Partito dal modello un po' naif delle orchestre napoletane, quelle dei primi del '900, dove
le voci ricche di pathos dei cantanti si sposavano con i ritmi coinvolgenti delle strade di
Napoli, recuperato in prima fila il suono dei dimenticati mandolini, Arbore si diverte
anche a sperimentare originali contaminazioni con alcune sonorità e ritmi: rock,
blues, country, reggae, sudamericani. Immesse così nuove energie ritmiche a supporto di
inedite ed accattivanti sonorità, Arbore e L' Orchestra Italiana riescono a riportare
all'attenzione del grande pubblico, italiano ed estero, la melodia classica napoletana come
musica di oggi, ancora viva e capace di esprimere le emozioni più intense e travolgenti.
Impresa non facile né scontata, anzi controtendenza.
Dopo il debutto internazionale dell'Orchestra Italiana al prestigioso Montreux Jazz
Festival (1991) – in cui Renzo Arbore fu battezzato da Quincy Jones come "The new
italian renaissance man" della musica e dello spirito creativo italiano – seguono
centinaia e centinaia di concerti nei principali teatri e piazze d'Italia. Indimenticabili
si rivelano quelli al Radio City Music Hall, al Madison Square Garden ed alla Carnegie
Hall di New York, alla Royal Albert Hall di Londra, all'Olympia di Parigi, sulla Piazza
Rossa di Mosca, e tanti altri ancora in Canada, Australia, Brasile, Giappone, Argentina,
Venezuela, Tunisia, Spagna, Montecarlo, Malta, etc. Agli inizi del 2007 Arbore arriva
anche alla strepitosa accoglienza avuta in Cina nei teatri di Pechino, Shanghai,
Hangzhou,Tianjin e Nainjin .
Nelle mani di Arbore e dei suoi 15 talentuosi musicisti (tutti grandi solisti del proprio
strumento) sono tornate così a risplendere di nuova luce alcune preziose gemme di
questo patrimonio, in una costante rivisitazione in cui viene esaltata la poesia, il
divertimento, la straordinaria "bellezza", la "contemporaneità". Tra queste ricordiamo:
"Era de maggio", "Voce 'e notte", "Luna Rossa" "Malafemmena", "Dicitincello vuje" ,
"Reginella", "Munasterio 'e Santa Chiara", "Comme facette mammeta", "Aummo aummo",
" 'O Sarracino", "Chella lla" etc. ma anche "Silenzio cantatore", "Scetate", "Mandulinata a
Napule", "Ll' arte d''o sole", "I' te vurria vasà", "Na sera e maggio", "Canzone
appassiunata", "Te voglio bene assaje", "Canzone marenara" e tante altre
"prudentemente" rivisitate.
Grandi anime e voci ispiratrici quelle di Roberto Murolo e Renato Carosone,
affettuosamente ricordate da Arbore in ogni suo concerto.
Con i primi tre dischi "Napoli. Punto e a capo." ('92), "Napoli. Due punti e a
capo." ('93) e "Napoli. Punto esclamativo!" ('95), la canzone napoletana classica
entra per la prima volta nella storia della discografia ai vertici della hit parade. (Aihmè tra
l'invidia di molti…). Ed intanto i giornali dal nord al sud titolano: "E Napoli nobilissima
torna a cantare", "Arbore ricanta Napoli", "Arbore, il napoletano vuol riunire l'Italia",
"Musica per una nuova immagine dell' Italia", "Atto d' amore per Napoli ed il Sud". Ed
effettivamente, "Napoli. Punto e a capo" diventa il suo personale slogan. Arbore non ha
mai rinunciato infatti a credere che da una scintilla di una di queste canzoni possa
riemergere questa città nobilissima, il più grande focolaio di artisti - della musica e della
parola - del nostro Paese.
Segue nel '96 un quarto album "Pecchè nun ce ne jammo in America?", che oltre a
contenere altri classici napoletani, si caratterizza per un singolo originale scritto con
Peppino Gagliardi e Beniamino Esposito, dove le due anime arboriane, quella
filoamericana e quella filopartenopea, pian piano riescono a guardarsi dentro con
maggiore obbiettività.
Sempre attento ad anticipare gusti e tendenze nella musica e non solo, sensibile ad
un'antica riflessione che dovunque nel mondo i paesi del Sud hanno straordinarie
coincidenze, punti d' incontro: un comune sentire, vivere, gioire e soffrire, mangiare e
ballare, che li rende simili, come in unica grande patria: gli "Stati Uniti del Sud". Nel 1998
Arbore sforna il quinto album dell'Orchestra Italiana intitolato (in inglese maccheronico)
"Sud(s)", nel quale, coi suoi compagni di viaggio, si diverte a dare vita ad esotiche
rivisitazioni e ad inedite commistioni, ricostruendo suoni, atmosfere, scenari e profumi di
terre e popoli lontani ma vicini, da Santo Domingo a Portorico, da Cuba al Brasile,
all'Africa. Con i ritmi di questi paesi adattati alla "lingua napoletana".