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«La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa,
                              la cedevole scambievolezza delle tinte,
                   l'unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra...
                                    chi li ha visti una sola volta,
                                   li possederà per tutta la vita»




           «L'Italia senza la Sicilia,
non lascia nello spirito immagine alcuna.
È in Sicilia che si trova la chiave di tutto» [...]




                                                      Goethe, "Viaggio in Italia", 1817
“Ora egli conosceva tutti i fondi della masseria palmo per palmo, e menava i tacchini fin sul
ciglione dell'Arcura, d'onde si godeva la vista della Piana di Catania e dell'Etna da un lato, delle
colline di Catalfaro e della Nicchiara dall'altro; e si vedeva Mineo arrampicato sul monte, con le
torri del vecchio castello e i campanili delle chiese ritagliati sul cielo; e dall'altra parte, laggiù,
quasi rannicchiato sotto la roccia rossastra, Palagonía, dov'egli distingueva la casa del notaio; e,
lontano, come un sassolino bianco buttato tra l'erba verde, la casa di campagna dov'egli era stato
a guardare i tacchini e dove avea patito tante volte la fame e il freddo, perchè spesso si
scordavano
di lui e non gli mandavano il pane dal paese;
e doveva dormire su la nuda paglia, con uno
straccio di vecchia bisaccia per
coperta, allo scuro.”
Da “Scurpiddu”




                                                                             Mineo

                                                             Luigi Capuana
"CASA MUSEO LUIGI CAPUANA
  E BIBLIOTECA COMUNALE LUIGI
  CAPUANA“
  Alla Biblioteca, per ovvie ragioni, è stato
  attribuito il nome del grande scrittore
  concittadino ed è stata aperta al
  pubblico nell’ottobre del 1977, assieme
  al Museo L. Capuana, con lo scopo di
  valorizzare il Museo e l’opera
  capuaniana, diffondere la cultura e                          Circolo di cultura Capuana
  l’educazione civica fra tutti i cittadini.                   Inizialmente sede del palazzo di
                                                               città, divenne poi casa del
                                                                magistrato. Fù trasformato in
                                                               seguito in carcere mandamentale e
                                                               in parte concesso ad una
                                                               associazione di nobili. Fu "casa del
                                                               fascio" e dopo gli eventi bellici circolo
                                                               di cultura dedicato a Luigi Capuana.
                                                               Internamente presenta delle belle
                                                               colonne con capitelli doricì che
                                                               abbelliscono un caratteristico sa1one
                                                               ottocentesco stile liberty.




Monumento a Luigi Capuana
Al centro della piazza, è un opera di Vincenzo Torre da
Nicolosi, fu realizzato a Roma nel 1934 e fu inaugurato nel
1936. II basamento è in travertino, mentre la statua e i
pannelli sono in bronzo. Nei pannelli sotto la statua si
possono ammirare
dei bassorilievi con scene che ricordano alcune opere dello
scrittore menenino: guardando di fronte “Giacinta", a destra
un'allegoria di fiabe, a sinistra “bona genti" "dietro il
“marchese di Roccaverdina".
Chiesa di San Pietro
                                  La chiesa è menzionata per la prima
                                  volta in epoca medievale assieme a
                                  quelle di Sant'Agrippina e di Santa
                                  Maria Maggiore. Nel 1670 fu eretta a
                                  Collegiata. Anche questo edificio
                                  sacro, come gli altri di Mineo, ha subito
                                  nel corso dei secoli rimaneggiamenti e
                                  restauri. Fu danneggiata dai terremoti
                                  del 1542 e del 1693. La facciata è stata
                                  completata solo nella seconda metà
                                  del XIX secolo.
Chiesa parrocchiale
dedicata a S.
Agrippina, patrona della
citta‟. Essa vanta origini
antichissime, fu consacrata il
19 giugno del 312 e sorge sui
ruderi del privato oratorio che
S. Eupresia fece costruire nel
263 sul luogo attiguo alla
casa dove ricevette i resti
mortali della Vergine e Martire
                                    Chiesa di S. Maria Maggiore.
Agrippina, trasportata
                                    Essa sorge vicino ai ruderi del
miracolosamente da Roma a
                                    vecchio castello Ducezio e vanta
Mineo.
                                    di essere la prima chiesa Cristiana
                                    di Mineo. Le sue origini
                                    risalirebbero agli albori del
                                    cristianesimo in Sicilia verso la
                                    meta’ del III sec. d. C.
                                    Dedicata prima al dio Sole,
                                    quando i menenini divennero
                                    cristiani la trasformarono da
                                    tempio pagano in tempio cristiano
                                    dedicandolo alla vergine SS.
Chiesa di S. Tommaso
 Erroneamente chiamata chiesa del collegio, fu
 dedicata a S. Tommaso apostolo.
 Presenta sul fianco sinistro una bella torre
 campanaria restaurata nel 1934.
 Contiene opere di valore come la balaustra in ferro
 battuto dell'antica chiesa di S. Benedetto, il
 sarcofago del De Guerriero, gli altari in marmo del
 '600, il pulpito in legno scolpito del 700.
                                                                            Sita nella parte ovest
                                                                            della citta’ troviamo la
                                                                            chiesa di S. Maria
                                                                            d‟Odigitria.Qui nel
                                                                            medioevo sorgeva una
                                                                            delle antiche porte della
                                                                            citta’ chiamata Porta di S.
                                                                            Maria degli Angeli per la
                                                                            raffigurazione di S. Anna
                                                                            seduta con la figliola
                                                                            Maria SS. degli Angeli,
                                                                            scolpite entrambe da
                                                                            mano maestra.




Chiesa di S. Francesco D'Assisi e dell'Immacolata
Risale al 1400. Il portale in pietra, corroso dal tempo, murato nella
parete lungo la Via Roma è del’400. Fa parte del convento del PP.
Francescani conventuali che lo aprirono nel 1450. Distrutto dal
terremoto dell’11 Gennaio 1693, venne ricostruito nel’ 700 e rimase
aperto fino al 1867, data nella quale venne soppresso dalla legge civile
e i suoi beni vennero confiscati dallo Stato, il quale lo concesse in uso
al Comune per finalità educative e culturali.
Vizzini
           I luoghi della Cavalleria Rusticana



                                 Di ritorno dal servizio di leva, Turiddu trovò la sua fidanzata
                                                     Lola sposata con Alfio.
                             In lui matura il desiderio di vendetta e per questo seduce Santuzza.
                          La gelosia cresce in Lola che tradisce il marito per andare con il giovane.
Santuzza si accorge della relazione dei due e racconta tutto a Lucia, madre di Turiddu. Improvvisamente Alfio rientra con il
                                       sospetto di aver visto il ragazzo appostato sotto casa.
                       La domenica di Pasqua, Santuzza cerca di dissuadere Turiddu dall‟amare Lola
                                                  ma tra i due scoppia una lite.
                                     Per mettere a tacere Santuzza, Turiddu entra in chiesa.
                                    Quando Alfio arriva in chiesa trova Santuzza in lacrime.
                      Lei confessa di piangere per via dell‟infedeltà di Turiddu e gli racconta la verità.
                                               Fu così che Alfio lo sfida a duello.
    Alla fine del 1800 Pietro Mascagni trasforma questo splendido racconto in un melodramma con il quale otterrà un
                                                        immediato successo.
Tra i monumenti è possibile ammirare:
   il settecentesco Palazzo Trao teatro di Mastro Don Gesualdo divenuto Casa della
         Memoria e delle Arti dove si conservano i dagherrotipi originali scattati dal Verga;
      il quartiere di Santa Teresa, nelle cui vie si sviluppa il dramma della Cavalleria;
                Palazzo Sganci ricordato nel romanzo Mastro Don Gesualdo;
Palazzo La Gurna, il luogo in cui si tenne il banchetto nuziale di Mastro Don Gesualdo e
                                         Donna Bianca Trao;
                le case di Santuzza e Lola in via Volta, l’una di fronte all’altra;
                               la casa di Turiddu in via Tetrarca;
                     ‘A Cunziria dove Alfio e Turiddu si sfidarono a duello.
"Dal palazzo dei Trao, al di                                                                Palazzo La Gurna
                                     sopra del cornicione sdentato,                                         In questa casa, si tenne il banchetto
                                     si vedevano salire infatti,                                            nuziale di Mastro Don Gesualdo e
                                     nell'alba che cominciava a                                             Donna Bianca Trao. Il prospetto
                                     schiarire, globi di fumo denso,                                        presenta ai lati dell'ingresso
                                     a ondate, sparsi di faville".                                          principale due colonne su alte basi
                                     "Una vera bicocca quella                                               in pietra vulcanica, secondo una
                                     casa i muri rotti, scalcinati,                                         tipologia costruttiva tipica degli
                                     corrosi, delle fenditure che                                           edifici privati di Vizzini. Il nome della
                                     scendevano dal cornicione                                              famiglia La Gurna, una fra le più
                                     fino a terra; le finestre                                              antiche famiglie nobili della città fu
                                     sgangherate e senza vetri; lo                                          scelto dal Verga e non è quello del
                                     stemma logoro,scantonato,                                              casato a cui apparteneva il
                                     appeso ad un uncino                                                    Palazzo.
                                     arrugginito,                                                           "Nella casa antica dei La
                                      al di sopra della porta“.                                             Gurna, presa in affitto da Don
                                                                                                            Gesualdo Motta, si aspettavano gli
                                                                                                            sposi".
                                                                                                                        da Mastro Don Gesualdo




                                                                                         Palazzo Verga
                                                                         L'origine del palazzo Verga si
                 Palazzo Sganci                                          può fare risalire, per analogia
Si affaccia su Piazza Umberto.                                         con altri palazzi, ai secoli XVIII
              Viene ricordato nel                                                                  e XIX
          romanzo "Mastro Don                                          Dall'epigrafe posta sull'edificio:
 Gesualdo", in quanto il Verga                                             "In questa casa visse con le
        Immaginò lì combinarsi il                                        creature dell'alta sua fantasia
      fidanzamento tra Bianca e                                              Giovanni Verga, che dalle
                       Gesualdo.                                             passioni, dalle cadute, dai
        "Giù in piazza, davanti al                                     risorgimenti degli umili trasse il
         portone di casa Sganci,                                                     mondo dei vinti " .
         vedevasi un tafferuglio".
La "Cunziria" ha un interesse
                                           Chiesa di S.                                                        letterario ed è inserita nei
                                           Teresa, ove le                                                      percorsi Verghiani, collegata al
                                           comari vanno a                                                      duello fra compare Turiddu e
                                           pregare (nell'opera)                                                compare Alfio, svoltosi lì, fra i
                                            e l'osteria della                                                  fichidindia.
                                           “ „gna Nunzia” ove                                                  "Turiddu annaspò un pezzo di
                                           Turiddo e Alfio si                                                  qua e là tra i fichidindia e poi
                                           sfidano a duello.                                                   cadde come un masso“
                                                                                                               da Cavalleria Rusticana




                                                                              La casa della baronessa era
         Casa Mastro Don Gesualdo                                  vastissima, messa insieme a pezzi e
Situata in via Santa Maria dei Greci,                              bocconi, a misura che i genitori di lei
      riveste un interesse letterario in                            andavano stanando ad uno ad uno i
         quanto è inserita nei percorsi                           diversi proprietari, sino a cacciarsi poi
                            Verghiani.                                    colla figliuola nel palazzetto dei
"Brucia il palazzo, capite? Se ne va                                                                Rubiera
    in fiamme tutto il quartiere! Ci ho                              Il fabbricato occupava quasi tutta la
     accanto la mia casa, perdio! - Si                                              lunghezza del vialetto".
          mise a vociare mastro – don                                         "Fin dall'androne immenso e
                   Gesualdo Motta" .                                       buio, fiancheggiato da porticine
          Da Mastro Don Gesualdo.                                       basse, ferrate a uso di prigione, si
                                                                   sentiva di essere in una casa ricca".
                                                                             Da "Mastro Don Gesualdo"
Modica
    Salvatore Quasimodo


Ognuno sta solo sul cuor della terra
   trafitto da un raggio di sole:
          ed è subito sera.
Casa natale di Salvatore Quasimodo
                            La casa è visitabile. Contiene, oltre ad un letto in
                            ferro battuto, gli altri mobili ed arredi di primo
                            Novecento; inoltre sono presenti i mobili dello
                            studio di Milano e una vecchia macchina da
                            scrivere Olivetti, che il figlio Alessandro ha
                            donato alla casa - museo nel 1996. Da un
                            vecchio nastro, ai visitatori viene fatta ascoltare
                            la voce del Poeta registrata durante la cerimonia
                            di conferimento del Nobel a Stoccolma.




A Modica opera il Parco Letterario Salvatore Quasimodo, che
ha sedi pure a Roccalumera, paese d'origine della famiglia, ed a
Messina, dove il Poeta trascorse buona parte dell'adolescenza, e
            dove intraprese gli studi superiori. Il Parco cura varie
manifestazioni culturali della città di Modica, soprattutto nel mese
            di agosto, quando ricorre l'anniversario della nascita.
Castello dei Conti
Ha rappresentato per tanti secoli la sede del
potere politico e amministrativo della Contea di
Modica. Era infatti presidio fortificato militare e
carcerario. Con l'Unità d'Italia, furono cacciati dai
loro conventi e monasteri gli Ordini religiosi, ed il
Castello fu definitivamente abbandonato. Oggi è
possibile visitarne le carceri medievali, civili e
"criminali”, presenti nel cortile interno, la chiesa
della Madonna del Medagliere e ciò che resta
della chiesetta di San Cataldo.

                                                              La chiesa di S. Maria del Gesù (1478-
                                                              1481) e l'annesso convento (1478-1520
                                                              appartennero ai Frati Francescani Minori
                                                              Osservanti. Conserva uno splendido
                                                              chiostro a due ordini in stile tardo-gotico; si
                                                              tratta di un unicum in tutta l'Italia
                                                              meridionale, con paragoni stilistici
                                                              sopravviventi solo in Catalogna. La chiesa
                                                              fu costruita restaurando un edificio
                                                              francescano già presente almeno
                                                              dal 1343. Purtroppo la chiesa e il convento
                                                              attualmente non sono visitabili, in quanto
                                                              l'ex-convento è sede carceraria sin
                                                              dal 1865. È visibile però il prospetto
                                                              quattrocentesco della chiesa.
       Duomo di San Giorgio
       Spesso indicato e segnalato come monumento
       simbolo del Barocco siciliano tipico di questo
       estremo lembo d'Italia. Inserito nella Lista
       Mondiale dei Beni dell'Umanità dell'UNESCO, è il
       risultato finale della ricostruzione
       sei/settecentesca, avvenuta in seguito ai disastrosi
       terremoti che colpirono Modica nel 1542,
       nel 1613 e nel 1693.
Agrigento

Luigi
Pirandello




                                  "Io dunque son figlio del Caos;
                      e non allegoricamente, ma in giusta realtà,
                       perché son nato in una nostra campagna,
        che trovasi presso ad un intricato bosco, denominato, in
       forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti. Colà la
               mia famiglia si era rifugiata dal terribile colera del
                         1867, che infierí fortemente nella Sicilia”
Agrigento (Girgenti) è la "città di Pirandello".
        La città in cui Luigi Pirandello è nato e si è formato, dalla quale non si è mai staccato se non fisicamente e alla
          quale non può non far ritorno. Ma anche la città "teatro" dei personaggi in cerca di autore e delle situazioni
                                                     "pirandelliane" senza tempo.
                          Luogo emblematico che diventa "la fascia climatica nella quale molte creature
                                    pirandelliane amano respirare, soffrire, scontrarsi, vivere!"
                                                           (Enzo Lauretta)




 La Casa natale di Luigi Pirandello è                                                     La Biblioteca è un centro multimediale di
  una costruzione rurale della prima                                                  documentazione sul drammaturgo siciliano, che
    metà del XVIII secolo sita in una                                                      conserva e offre una notevole varietà di
     contrada tra Agrigento e Porto                                                   documenti distinti in monografie, materiali rari e
     Empedocle, denominata Caos.                                                      di pregio, periodici. Di estremo interesse sono i
«Sono caduto, non so di dove né come                                                   documenti autografi, in gran parte provenienti
 ne perché, caduto un giorno, caduto in                                               dagli eredi di Pirandello: circa 5000 documenti,
   un’arida campagna di secolari olivi                                                molti dei quali ancora inediti, tra lettere, copioni
saraceni, di mandorli e di viti affacciata                                              teatrali manoscritti e dattiloscritti, frammenti,
sotto l’ondata azzurra del cielo, sul nero                                              ritagli di giornali e diversi cimeli personali, in
            mare africano… »                                                             particolare la tessera del partito fascista del
                                                                                      1936, la tessera della Reale Accademia d'Italia,
                                              Urna cineraria di Pirandello                 il libretto universitario di Bonn del 1889.
                                              … sia l'urna cineraria portata in
                                              Sicilia e murata in qualche rozza
                                              pietra nella campagna di Girgenti
                                              dove nacqui.
Tempio dei Dioscuri         Tomba di Terone (Hereon)
Tempio di Era Lacinia (Giunone)         Santuario rupestre di Demetra


                                                   Parco archeologico e
                                                   paesaggistico della
                                                     Valle dei Templi

                                                Uno dei siti archeologici più
                                             rappresentativi della civiltà greca
                                                         classica.

                                          Comprende i templi dorici della collina                     Termpio di Asclepio (Esculapio)
       Tempio della Concordia
                                         sacra, inserita dall'Unesco nella lista del
                                            patrimonio culturale dell’umanità.




   Oratorio di Falaride           Tempio di Eracle (Ercole)             Tempio di Efesto (Vulcano)         Tempio di Zeus (Giove) Olimpico
ll centro storico di Agrigento è formato da tante viuzze e
                                                                                                         cortili che somigliano molto a quelli che si possono
  I primi lavori per la realizzazione della Cattedrale di Agrigento                                ammirare nelle città del nord Africa. Lungo il percorso si
  cominciarono prima dell'anno 1100 per volontà del vescovo                                   possono visitare le numerose e caratteristiche edicole sacre
  Gerlando. Ma soltanto 200 anni dopo la chiesa realizzata venne                                                                            e decine di chiese.
  intitolata a San Gerlando, patrono della Città dei Templi.                                    Quest’ultime, frutto di stili di costruzione a volte totalmente
  Già nel 1600 la cattedrale di Agrigento aveva perduto lo stile e la                          diversi, contengono all’interno dei veri e propri tesori di arte
  struttura primitivi. Una paurosa frana nel 1966, ha provocato ingenti                                 sacra molto spesso sconosciuti al grande pubblico.
  danni al Duomo che è rimasto chiuso, in fase di restauro, per una
  decina d'anni.




                                                                          L' abbazia di Santo Spirito venne fondata dalla nobildonna agrigentina Marchisia
                                                                                                                                                     Prefolio.
 Patrono di Agrigento è San Gerlando ma i festeggiamenti che
                                                                           Costei aveva sposato il cavaliere Federico I, appartenente ad uno dei più illustri
sono tributati a San Calogero non hanno eguali probabilmente in
                                                                             casati nobiliari del XIII sec., i Chiaramonte. Quando Federico morì, la Prefolio
nessun altro angolo del mondo.
                                                                                     trasformò il suo palazzo in monastero, incorporandolo nel complesso
Durante gli otto giorni (dalla prima alla seconda domenica di luglio)
                                                                                                                                 dell'abbazia di Santo Spirito.
di festa, si intersecano misticismo, antiche tradizioni, leggende e
                                                                             Non è possibile stabilire con certezza la data di fondazione: da un atto notarile
profonda fede cristiana che si uniscono e sprigionano un'energia
                                                                          riguardante una donazione al Monastero, rogato nel gennaio 1295, si ricava che
difficilmente traducibile in semplici parole.
                                                                                          già a quell'epoca il monastero esisteva ed era in piena efficienza.
Associazione culturale Euro.In.Form.Ma.
              Caltagirone


         I corsisti:
      Bennici Tiziana
     Palumbo Daniela
     Placenti Marzia

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  • 1. «La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l'unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra... chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita» «L'Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto» [...] Goethe, "Viaggio in Italia", 1817
  • 2.
  • 3.
  • 4. “Ora egli conosceva tutti i fondi della masseria palmo per palmo, e menava i tacchini fin sul ciglione dell'Arcura, d'onde si godeva la vista della Piana di Catania e dell'Etna da un lato, delle colline di Catalfaro e della Nicchiara dall'altro; e si vedeva Mineo arrampicato sul monte, con le torri del vecchio castello e i campanili delle chiese ritagliati sul cielo; e dall'altra parte, laggiù, quasi rannicchiato sotto la roccia rossastra, Palagonía, dov'egli distingueva la casa del notaio; e, lontano, come un sassolino bianco buttato tra l'erba verde, la casa di campagna dov'egli era stato a guardare i tacchini e dove avea patito tante volte la fame e il freddo, perchè spesso si scordavano di lui e non gli mandavano il pane dal paese; e doveva dormire su la nuda paglia, con uno straccio di vecchia bisaccia per coperta, allo scuro.” Da “Scurpiddu” Mineo Luigi Capuana
  • 5. "CASA MUSEO LUIGI CAPUANA E BIBLIOTECA COMUNALE LUIGI CAPUANA“ Alla Biblioteca, per ovvie ragioni, è stato attribuito il nome del grande scrittore concittadino ed è stata aperta al pubblico nell’ottobre del 1977, assieme al Museo L. Capuana, con lo scopo di valorizzare il Museo e l’opera capuaniana, diffondere la cultura e Circolo di cultura Capuana l’educazione civica fra tutti i cittadini. Inizialmente sede del palazzo di città, divenne poi casa del magistrato. Fù trasformato in seguito in carcere mandamentale e in parte concesso ad una associazione di nobili. Fu "casa del fascio" e dopo gli eventi bellici circolo di cultura dedicato a Luigi Capuana. Internamente presenta delle belle colonne con capitelli doricì che abbelliscono un caratteristico sa1one ottocentesco stile liberty. Monumento a Luigi Capuana Al centro della piazza, è un opera di Vincenzo Torre da Nicolosi, fu realizzato a Roma nel 1934 e fu inaugurato nel 1936. II basamento è in travertino, mentre la statua e i pannelli sono in bronzo. Nei pannelli sotto la statua si possono ammirare dei bassorilievi con scene che ricordano alcune opere dello scrittore menenino: guardando di fronte “Giacinta", a destra un'allegoria di fiabe, a sinistra “bona genti" "dietro il “marchese di Roccaverdina".
  • 6. Chiesa di San Pietro La chiesa è menzionata per la prima volta in epoca medievale assieme a quelle di Sant'Agrippina e di Santa Maria Maggiore. Nel 1670 fu eretta a Collegiata. Anche questo edificio sacro, come gli altri di Mineo, ha subito nel corso dei secoli rimaneggiamenti e restauri. Fu danneggiata dai terremoti del 1542 e del 1693. La facciata è stata completata solo nella seconda metà del XIX secolo. Chiesa parrocchiale dedicata a S. Agrippina, patrona della citta‟. Essa vanta origini antichissime, fu consacrata il 19 giugno del 312 e sorge sui ruderi del privato oratorio che S. Eupresia fece costruire nel 263 sul luogo attiguo alla casa dove ricevette i resti mortali della Vergine e Martire Chiesa di S. Maria Maggiore. Agrippina, trasportata Essa sorge vicino ai ruderi del miracolosamente da Roma a vecchio castello Ducezio e vanta Mineo. di essere la prima chiesa Cristiana di Mineo. Le sue origini risalirebbero agli albori del cristianesimo in Sicilia verso la meta’ del III sec. d. C. Dedicata prima al dio Sole, quando i menenini divennero cristiani la trasformarono da tempio pagano in tempio cristiano dedicandolo alla vergine SS.
  • 7. Chiesa di S. Tommaso Erroneamente chiamata chiesa del collegio, fu dedicata a S. Tommaso apostolo. Presenta sul fianco sinistro una bella torre campanaria restaurata nel 1934. Contiene opere di valore come la balaustra in ferro battuto dell'antica chiesa di S. Benedetto, il sarcofago del De Guerriero, gli altari in marmo del '600, il pulpito in legno scolpito del 700. Sita nella parte ovest della citta’ troviamo la chiesa di S. Maria d‟Odigitria.Qui nel medioevo sorgeva una delle antiche porte della citta’ chiamata Porta di S. Maria degli Angeli per la raffigurazione di S. Anna seduta con la figliola Maria SS. degli Angeli, scolpite entrambe da mano maestra. Chiesa di S. Francesco D'Assisi e dell'Immacolata Risale al 1400. Il portale in pietra, corroso dal tempo, murato nella parete lungo la Via Roma è del’400. Fa parte del convento del PP. Francescani conventuali che lo aprirono nel 1450. Distrutto dal terremoto dell’11 Gennaio 1693, venne ricostruito nel’ 700 e rimase aperto fino al 1867, data nella quale venne soppresso dalla legge civile e i suoi beni vennero confiscati dallo Stato, il quale lo concesse in uso al Comune per finalità educative e culturali.
  • 8.
  • 9. Vizzini I luoghi della Cavalleria Rusticana Di ritorno dal servizio di leva, Turiddu trovò la sua fidanzata Lola sposata con Alfio. In lui matura il desiderio di vendetta e per questo seduce Santuzza. La gelosia cresce in Lola che tradisce il marito per andare con il giovane. Santuzza si accorge della relazione dei due e racconta tutto a Lucia, madre di Turiddu. Improvvisamente Alfio rientra con il sospetto di aver visto il ragazzo appostato sotto casa. La domenica di Pasqua, Santuzza cerca di dissuadere Turiddu dall‟amare Lola ma tra i due scoppia una lite. Per mettere a tacere Santuzza, Turiddu entra in chiesa. Quando Alfio arriva in chiesa trova Santuzza in lacrime. Lei confessa di piangere per via dell‟infedeltà di Turiddu e gli racconta la verità. Fu così che Alfio lo sfida a duello. Alla fine del 1800 Pietro Mascagni trasforma questo splendido racconto in un melodramma con il quale otterrà un immediato successo.
  • 10. Tra i monumenti è possibile ammirare: il settecentesco Palazzo Trao teatro di Mastro Don Gesualdo divenuto Casa della Memoria e delle Arti dove si conservano i dagherrotipi originali scattati dal Verga; il quartiere di Santa Teresa, nelle cui vie si sviluppa il dramma della Cavalleria; Palazzo Sganci ricordato nel romanzo Mastro Don Gesualdo; Palazzo La Gurna, il luogo in cui si tenne il banchetto nuziale di Mastro Don Gesualdo e Donna Bianca Trao; le case di Santuzza e Lola in via Volta, l’una di fronte all’altra; la casa di Turiddu in via Tetrarca; ‘A Cunziria dove Alfio e Turiddu si sfidarono a duello.
  • 11. "Dal palazzo dei Trao, al di Palazzo La Gurna sopra del cornicione sdentato, In questa casa, si tenne il banchetto si vedevano salire infatti, nuziale di Mastro Don Gesualdo e nell'alba che cominciava a Donna Bianca Trao. Il prospetto schiarire, globi di fumo denso, presenta ai lati dell'ingresso a ondate, sparsi di faville". principale due colonne su alte basi "Una vera bicocca quella in pietra vulcanica, secondo una casa i muri rotti, scalcinati, tipologia costruttiva tipica degli corrosi, delle fenditure che edifici privati di Vizzini. Il nome della scendevano dal cornicione famiglia La Gurna, una fra le più fino a terra; le finestre antiche famiglie nobili della città fu sgangherate e senza vetri; lo scelto dal Verga e non è quello del stemma logoro,scantonato, casato a cui apparteneva il appeso ad un uncino Palazzo. arrugginito, "Nella casa antica dei La al di sopra della porta“. Gurna, presa in affitto da Don Gesualdo Motta, si aspettavano gli sposi". da Mastro Don Gesualdo Palazzo Verga L'origine del palazzo Verga si Palazzo Sganci può fare risalire, per analogia Si affaccia su Piazza Umberto. con altri palazzi, ai secoli XVIII Viene ricordato nel e XIX romanzo "Mastro Don Dall'epigrafe posta sull'edificio: Gesualdo", in quanto il Verga "In questa casa visse con le Immaginò lì combinarsi il creature dell'alta sua fantasia fidanzamento tra Bianca e Giovanni Verga, che dalle Gesualdo. passioni, dalle cadute, dai "Giù in piazza, davanti al risorgimenti degli umili trasse il portone di casa Sganci, mondo dei vinti " . vedevasi un tafferuglio".
  • 12. La "Cunziria" ha un interesse Chiesa di S. letterario ed è inserita nei Teresa, ove le percorsi Verghiani, collegata al comari vanno a duello fra compare Turiddu e pregare (nell'opera) compare Alfio, svoltosi lì, fra i e l'osteria della fichidindia. “ „gna Nunzia” ove "Turiddu annaspò un pezzo di Turiddo e Alfio si qua e là tra i fichidindia e poi sfidano a duello. cadde come un masso“ da Cavalleria Rusticana La casa della baronessa era Casa Mastro Don Gesualdo vastissima, messa insieme a pezzi e Situata in via Santa Maria dei Greci, bocconi, a misura che i genitori di lei riveste un interesse letterario in andavano stanando ad uno ad uno i quanto è inserita nei percorsi diversi proprietari, sino a cacciarsi poi Verghiani. colla figliuola nel palazzetto dei "Brucia il palazzo, capite? Se ne va Rubiera in fiamme tutto il quartiere! Ci ho Il fabbricato occupava quasi tutta la accanto la mia casa, perdio! - Si lunghezza del vialetto". mise a vociare mastro – don "Fin dall'androne immenso e Gesualdo Motta" . buio, fiancheggiato da porticine Da Mastro Don Gesualdo. basse, ferrate a uso di prigione, si sentiva di essere in una casa ricca". Da "Mastro Don Gesualdo"
  • 13.
  • 14. Modica Salvatore Quasimodo Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera.
  • 15. Casa natale di Salvatore Quasimodo La casa è visitabile. Contiene, oltre ad un letto in ferro battuto, gli altri mobili ed arredi di primo Novecento; inoltre sono presenti i mobili dello studio di Milano e una vecchia macchina da scrivere Olivetti, che il figlio Alessandro ha donato alla casa - museo nel 1996. Da un vecchio nastro, ai visitatori viene fatta ascoltare la voce del Poeta registrata durante la cerimonia di conferimento del Nobel a Stoccolma. A Modica opera il Parco Letterario Salvatore Quasimodo, che ha sedi pure a Roccalumera, paese d'origine della famiglia, ed a Messina, dove il Poeta trascorse buona parte dell'adolescenza, e dove intraprese gli studi superiori. Il Parco cura varie manifestazioni culturali della città di Modica, soprattutto nel mese di agosto, quando ricorre l'anniversario della nascita.
  • 16. Castello dei Conti Ha rappresentato per tanti secoli la sede del potere politico e amministrativo della Contea di Modica. Era infatti presidio fortificato militare e carcerario. Con l'Unità d'Italia, furono cacciati dai loro conventi e monasteri gli Ordini religiosi, ed il Castello fu definitivamente abbandonato. Oggi è possibile visitarne le carceri medievali, civili e "criminali”, presenti nel cortile interno, la chiesa della Madonna del Medagliere e ciò che resta della chiesetta di San Cataldo. La chiesa di S. Maria del Gesù (1478- 1481) e l'annesso convento (1478-1520 appartennero ai Frati Francescani Minori Osservanti. Conserva uno splendido chiostro a due ordini in stile tardo-gotico; si tratta di un unicum in tutta l'Italia meridionale, con paragoni stilistici sopravviventi solo in Catalogna. La chiesa fu costruita restaurando un edificio francescano già presente almeno dal 1343. Purtroppo la chiesa e il convento attualmente non sono visitabili, in quanto l'ex-convento è sede carceraria sin dal 1865. È visibile però il prospetto quattrocentesco della chiesa. Duomo di San Giorgio Spesso indicato e segnalato come monumento simbolo del Barocco siciliano tipico di questo estremo lembo d'Italia. Inserito nella Lista Mondiale dei Beni dell'Umanità dell'UNESCO, è il risultato finale della ricostruzione sei/settecentesca, avvenuta in seguito ai disastrosi terremoti che colpirono Modica nel 1542, nel 1613 e nel 1693.
  • 17.
  • 18. Agrigento Luigi Pirandello "Io dunque son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco, denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti. Colà la mia famiglia si era rifugiata dal terribile colera del 1867, che infierí fortemente nella Sicilia”
  • 19. Agrigento (Girgenti) è la "città di Pirandello". La città in cui Luigi Pirandello è nato e si è formato, dalla quale non si è mai staccato se non fisicamente e alla quale non può non far ritorno. Ma anche la città "teatro" dei personaggi in cerca di autore e delle situazioni "pirandelliane" senza tempo. Luogo emblematico che diventa "la fascia climatica nella quale molte creature pirandelliane amano respirare, soffrire, scontrarsi, vivere!" (Enzo Lauretta) La Casa natale di Luigi Pirandello è La Biblioteca è un centro multimediale di una costruzione rurale della prima documentazione sul drammaturgo siciliano, che metà del XVIII secolo sita in una conserva e offre una notevole varietà di contrada tra Agrigento e Porto documenti distinti in monografie, materiali rari e Empedocle, denominata Caos. di pregio, periodici. Di estremo interesse sono i «Sono caduto, non so di dove né come documenti autografi, in gran parte provenienti ne perché, caduto un giorno, caduto in dagli eredi di Pirandello: circa 5000 documenti, un’arida campagna di secolari olivi molti dei quali ancora inediti, tra lettere, copioni saraceni, di mandorli e di viti affacciata teatrali manoscritti e dattiloscritti, frammenti, sotto l’ondata azzurra del cielo, sul nero ritagli di giornali e diversi cimeli personali, in mare africano… » particolare la tessera del partito fascista del 1936, la tessera della Reale Accademia d'Italia, Urna cineraria di Pirandello il libretto universitario di Bonn del 1889. … sia l'urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti dove nacqui.
  • 20. Tempio dei Dioscuri Tomba di Terone (Hereon) Tempio di Era Lacinia (Giunone) Santuario rupestre di Demetra Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi Uno dei siti archeologici più rappresentativi della civiltà greca classica. Comprende i templi dorici della collina Termpio di Asclepio (Esculapio) Tempio della Concordia sacra, inserita dall'Unesco nella lista del patrimonio culturale dell’umanità. Oratorio di Falaride Tempio di Eracle (Ercole) Tempio di Efesto (Vulcano) Tempio di Zeus (Giove) Olimpico
  • 21. ll centro storico di Agrigento è formato da tante viuzze e cortili che somigliano molto a quelli che si possono I primi lavori per la realizzazione della Cattedrale di Agrigento ammirare nelle città del nord Africa. Lungo il percorso si cominciarono prima dell'anno 1100 per volontà del vescovo possono visitare le numerose e caratteristiche edicole sacre Gerlando. Ma soltanto 200 anni dopo la chiesa realizzata venne e decine di chiese. intitolata a San Gerlando, patrono della Città dei Templi. Quest’ultime, frutto di stili di costruzione a volte totalmente Già nel 1600 la cattedrale di Agrigento aveva perduto lo stile e la diversi, contengono all’interno dei veri e propri tesori di arte struttura primitivi. Una paurosa frana nel 1966, ha provocato ingenti sacra molto spesso sconosciuti al grande pubblico. danni al Duomo che è rimasto chiuso, in fase di restauro, per una decina d'anni. L' abbazia di Santo Spirito venne fondata dalla nobildonna agrigentina Marchisia Prefolio. Patrono di Agrigento è San Gerlando ma i festeggiamenti che Costei aveva sposato il cavaliere Federico I, appartenente ad uno dei più illustri sono tributati a San Calogero non hanno eguali probabilmente in casati nobiliari del XIII sec., i Chiaramonte. Quando Federico morì, la Prefolio nessun altro angolo del mondo. trasformò il suo palazzo in monastero, incorporandolo nel complesso Durante gli otto giorni (dalla prima alla seconda domenica di luglio) dell'abbazia di Santo Spirito. di festa, si intersecano misticismo, antiche tradizioni, leggende e Non è possibile stabilire con certezza la data di fondazione: da un atto notarile profonda fede cristiana che si uniscono e sprigionano un'energia riguardante una donazione al Monastero, rogato nel gennaio 1295, si ricava che difficilmente traducibile in semplici parole. già a quell'epoca il monastero esisteva ed era in piena efficienza.
  • 22. Associazione culturale Euro.In.Form.Ma. Caltagirone I corsisti: Bennici Tiziana Palumbo Daniela Placenti Marzia