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Protocollo n.523/U-FP 2011



                                                                                            Roma 23 agosto 2011



                                                                 Alle Segreterie Regionali e Territoriali FP CGIL

         La situazione che si è venuta a determinare per i cittadini del nostro paese a seguito dei tagli
effettuati nei confronti di tutto il Pubblico Impiego con il DL 138/2011, soprattutto per Regioni e Sistema
delle Autonomie avrà ripercussioni che incideranno profondamente sulle condizioni di vita di milioni di
persone che non avranno più garantita l’universalità delle prestazioni erogate dal Servizio Sanitario,
l’assistenza a disabili ed anziani, le scuole dell’infanzia, la raccolta dei rifiuti.
         A seguito di ciò, vista l’impossibilità di regioni e comuni di continuare a garantire queste
importantissime prestazioni, i cittadini saranno chiamati a pagarsi i servizi mettendo così in discussione il
principio di eguaglianza sociale e di universalità dei diritti che rappresenta uno dei fondamenti essenziali della
coesione sociale e della tenuta democratica del nostro paese.
         Mai ci si è trovati in una condizione drammatica come questa che stiamo vivendo, e le scelte che si
andranno a fare saranno decisive per il nostro futuro e quello delle generazioni a venire .
         Per questa ragione occorrerà la massima attenzione e vigilanza per impedire decisioni sbagliate che
possano determinare una situazione di permanente debolezza del sistema sociale ed economico il cui effetto
impedirebbe ogni futura prospettiva di crescita e lo spettro della Bancarotta .
         Occorre quindi un cambio di marcia, una manovra diversa, meno ingiusta, più equa e solidale, e con una
presenza più forte ed autorevole dello Stato e del lavoro pubblico per dare al paese una reale prospettiva di
crescita e di sviluppo.
         Ma la volontà di questo Governo è invece diversa perché è diversa l’idea dello Stato che ne ha ispirato
l’opera sin dall’inizio di questa legislatura; un’idea ben esplicitata nel recente articolo del Sole 24 ore a firma
di un grand- commis dello Stato, già al Ministero del Lavoro e alla Funzione Pubblica, che spiega in maniera
chiarissima cosa ci si propone di realizzare con i provvedimenti contenuti nel decreto 138.
         Innanzi tutto il taglio di almeno 200.000 posti di lavoro, che in prospettiva potrebbe anche
raddoppiarsi; sopprimere molti Enti pubblici e buona parte delle partecipate soprattutto di Regioni, Province
e Comuni; ridurre drasticamente gli stanziamenti delle Pubbliche Amministrazioni; superare il divieto di
licenziamento senza giusta causa , aggirando così l’articolo 18 della legge 300, ed avere la possibilità di
derogare a livello di posto di lavoro sulle materie d competenza dei CCNL; poter trasferire senza eccessivi
vincoli da un territorio all’altro il lavoratore per le “esigenze” dell’amministrazione; ritornare ad un regime
contrattuale semi-pubblicistico per ridurre il ruolo della contrattazione ed il peso del sindacato; rimettere
infine in discussione le politiche di decentramento amministrativo finora effettuate per dare più potere
decisionale alle amministrazioni centrali; infine tagliare sui costi del lavoro pubblico .
         Un ritorno al passato, prima della legge quadro per imporre un nuovo sistema di regole con meno diritti
e garanzie per il dipendente pubblico, soprattutto senza la tutela e la mediazione del sindacato negli ambiti di
contenzioso gerarchico e negli aspetti relativi all’effettuazione delle prestazioni lavorative.




   Dipartimento Welfare-Diritti,Lavoro
Un accanimento che non si giustifica, e che non c’entra nulla con i temi oggetto della considerazione di
questo provvedimento, fondato su un’idea di rivalsa ideologica nei confronti del mondo del lavoro e della sua
rappresentanza sociale .
          Per questo motivo non solo scenderemo in piazza, facendo sentire la nostra voce in tutte le sedi,
anche in previsione di uno sciopero generale che dovrà fermare tutta l’Italia e dire al Paese che questa
manovra non dovrà passare perché ingiusta ed iniqua, ma saremo anche presenti in tutte le sedi istituzionali
per fare capire alla politica le conseguenze di un provvedimento il cui unico risultato è quello di fare cassa sui
soliti noti ( pensionati, lavoratori e precari) senza nessuna proposta di rilancio e sviluppo dell’economia, per
fare crescere i consumi, dare occupazione.
           E sulla base di queste considerazioni che la Funzione Pubblica CGIL, anche in previsione dell’incontro
che la Segretaria Generale Susanna Camusso terrà con i segretari di partito dell’opposizione per illustrare le
richieste di modifica del provvedimento avanzate dalla CGIL , ha chiesto che in quella sede siano presentati gli
emendamenti soppressivi delle norme riguardanti il lavoro pubblico che la categoria ritiene necessari per
impedire la realizzazione di un progetto sbagliato ed ingiusto, nonché un emendamento aggiuntivo volto a
mantenere in servizio i precari e a dare loro una prospettiva di stabilizzazione che oggi gli viene negata,
impedendo nel frattempo ulteriori assunzioni di precari la cui presenza potrebbe acuire ulteriormente
l’attuale drammatica situazione in cui versano oggi le decine di migliaia di precari pubblici .

        Per quanto attiene le richieste di soppressione queste riguardano:
    •   Art 1 comma 3 , lettera a) e b) L’introduzione di un ulteriore riduzione degli organici in aggiunta a
        quanto già disposto in precedenza, in particolare dalla legge 78/2011
    •   Art 1 comma 4 il congelamento delle dotazioni intendendo per organico i posti ricoperti al momento
        dell’entrata in vigore della legge di conversione. Quindi nessun posto a disposizione per i precari e
        per i vincitori di concorso.
    •   Art 1 comma 7 il disporre illegittimamente della possibilità di posticipare in più rate la 13 dei
        dipendenti di quelle amministrazioni che non hanno rispettato gli obiettivi di risparmio fissati dal
        Ministero dell’Economia
    •   Art 1 comma 14 la previsione per i precari in possesso dei requisiti di stabilizzazione , nel caso degli
        enti in dissesto, prima commissariati e poi sciolti, di essere mandati via
    •   Art 1 comma 22 la previsione per chi matura il diritto a pensione a decorrere dalla data di entrata
        in vigore del decreto di aver pagato il TFR 24 mesi dopo la cessazione del rapporto di lavoro
        (INPDAP) con una evidente disparità di trattamento con chi è già andato in pensione o che sarà
        pensionato con il regime INPS
    •   Art 1 comma 24 lo spostamento alla domenica successiva delle festività nazionali e del santo patrono,
        provvedimento che non determina risparmi di spesa tali da giustificarne l’adozione, e che pone un
        altro tassello al processo di svilimento e marginalizzazione della nostra identità nazionale negando
        importanza a date fondamentali per la storia del paese, sia sul piano simbolico che sostanziale della
        memoria collettiva quali il 25 aprile, il 2 giugno, il 1 maggio
    •   Art 1 comma 29 il pericoloso               principio della      mobilità coatta in base alle     esigenze
        dell’amministrazione non confutabile; quindi un rimando di legge inopportuno e discutibile visto che la
        materia è oggi è demandata al libero confronto tra le parti sociali
    •   Art 1 comma 31 lo scioglimento degli enti pubblici non economici con meno di 70 dipendenti entro
        90 giorni dalla entrata in vigore del decreto; il personale precario alla scadenza dei contrati non sarà
        più rinnovato anche se ha maturato i requisiti per la stabilizzazione.
    •   Art 1 comma 32 la illegittima decisione di non considerare ai fini pensionistici e del TFR gli aumenti
        retributivi derivanti da eventuali promozioni avute negli ultimi tre anni precedenti il pensionamento
    •   Art 3 comma 1 il principio che “l’iniziativa e l’attività economica privata sono libere ed è permesso
        tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legislazione nei casi di……” rappresenta un
        presupposto ideologico ad un insieme normativo che potrebbe anche andare bene senza questo incipit
        che rappresenta una apertura tout court alle privatizzazioni che invece andrebbero disciplinate e
        vagliate con grande attenzione
    •   Art 4 comma 10 prevedere nella gestione dei servizi locali la presenza di società non appartenenti a
        Stati membri dell’Europa implica cautele ed aperture meno esplicite, soprattutto per settori
        strategici come quelli interessati alla erogazione di energia elettrica ed alle forniture di gas




                                                        2
   Dipartimento Welfare-Diritti,Lavoro
•   Art 8 comma 1, 2 e 3             la possibilità di deroga al contratto collettivo nazionale nelle intese di
        posto di lavoro, mettendo così in discussione il principio dell’ erga-omnes, in particolare la possibilità di
        regolare diversamente il recesso dal lavoro superando surrettiziamente i vincoli stabiliti in materia
        dall’art 18 dello Statuto dei Lavoratori; inoltre ammettere l’efficacia di accordi stipulati prima
        dell’accordo interconfederale dello scorso 28 giugno , anche se in contrasto con quanto affermatovi,
        purché votati dalla maggioranza dei lavoratori
    •   Art 9 comma 1 sui disabili si stabilisce che più aziende appartenenti ad un medesima proprietà, o le
        amministrazioni pubbliche, presenti nel territorio nazionale, possono non ripartire l’assunzione dei
        disabili per ciascun posto di lavoro bensì concentrare le assunzioni in una o più sedi territoriali
        compensando eventuali situazioni di soprannumero nell’ambito del gruppo senza la possibilità di un
        effettivo controllo sulle assunzioni effettuate al livello nazionale ed anche dei comportamenti
        adottati. La norma va quindi cancellata oppure riscritta inserendo specifici momenti di
        programmazione e verifica dei piani assunzionali per i disabili .
    •   Art 12 comma 1 con questa norma si punisce la sistematica violazione delle normative in termini di
        retribuzione, orario, norme igieniche e sanitarie, la sottoposizione e metodi di sorveglianza od a
        situazioni alloggiative particolarmente degradanti… e così via.

    •   Apparentemente è una norma a favore dei lavoratori ma in realtà non lo è. Per questo si chiede di
        cancellare il comma perché tali violazioni già sono disciplinate in sede civile e penale anche per le
        situazioni non continuative e ricorrenti che invece questo comma in qualche misura depenalizza
        preoccupandosi di colpire soltanto le situazioni “ricorrenti”
    •   Art 15 va cancellata la disposizione riguardante la soppressione delle province così come è formulata
        perché non risolve il problema; o si cancellano tutte le province ridistribuendo compiti e personale
        tra le amministrazioni locali oppure, se devono rimanere, occorre un progetto nazionale di
        ridefinizione di ambiti e competenze in base alle quali poi provvedere per i successivi accorpamenti.
        Così non serve a nulla è solo demagogia ed aumento di costi.



Per quanto attiene invece il testo dell’emendamento integrativo:
       ART 1 comma 4 /bis
        Le amministrazioni di cui all’art 1 comma 2 del dlgs 165/2001, senza ulteriore aggravio di spesa e nel
rispetto dei vincoli stabiliti dalla presente legge possono prorogare al 31.12.2012 il personale in servizio alla
data del 1 gennaio 2011 assunto a tempo determinato o con contratti di formazione lavoro, co.co.co e
co.co.pro, in somministrazione ed altre forme di lavoro accessorio nei casi in cui, per effetto della cessazione
dei rapporti di lavoro, si possano prefigurare situazioni d’interruzione del pubblico servizio con grave
pregiudizio per l’utenza.
I lavoratori che abbiano maturato al 1° gennaio 2011 3 anni di attività nella pubblica amministrazione negli
ultimi 5 anni antecedenti tale data, anche sotto forma di prestazioni in somministrazione, nonché i vincitori di
concorso non assunti, sono collocati in liste provinciali/ regionali ad esaurimento al fine di favorire il
superamento della precarietà nella Pubblica Amministrazione e cui le dette P.A. sono tenute ad attingere in via
prioritaria. L’utilizzo, di tali lavoratori da parte delle amministrazioni, anche di Comparti diversi, e nel rispetto
dei limiti di spesa e bilancio cui alla legge 78/2011 e del presente decreto, non potrà essere superiore ai tre
anni in attesa della contestuale conclusione delle procedure di stabilizzazione; criteri e modalità di utilizzo ed
assegnazione dei lavoratori interessati saranno stabiliti in sede di confronto con le organizzazioni sindacali
maggiormente rappresentative entro tre mesi dall’entrata in vigore della presente legge.
Nelle more del confronto di cui al comma precedente, eventuali ricorsi a forme di lavoro non standard, previa
la verificata assenza di profili compatibili nelle graduatorie di cui al comma precedente, sarà permesso per un
periodo massimo di sei mesi e fino ad una quantità non superiore al 4% della dotazione organica complessiva.



                                                     Per la FP CGIL Nazionale Dipartimento Mercato del Lavoro
                                                                     Gianguido Santucci




                                                         3
   Dipartimento Welfare-Diritti,Lavoro

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  • 1. Protocollo n.523/U-FP 2011 Roma 23 agosto 2011 Alle Segreterie Regionali e Territoriali FP CGIL La situazione che si è venuta a determinare per i cittadini del nostro paese a seguito dei tagli effettuati nei confronti di tutto il Pubblico Impiego con il DL 138/2011, soprattutto per Regioni e Sistema delle Autonomie avrà ripercussioni che incideranno profondamente sulle condizioni di vita di milioni di persone che non avranno più garantita l’universalità delle prestazioni erogate dal Servizio Sanitario, l’assistenza a disabili ed anziani, le scuole dell’infanzia, la raccolta dei rifiuti. A seguito di ciò, vista l’impossibilità di regioni e comuni di continuare a garantire queste importantissime prestazioni, i cittadini saranno chiamati a pagarsi i servizi mettendo così in discussione il principio di eguaglianza sociale e di universalità dei diritti che rappresenta uno dei fondamenti essenziali della coesione sociale e della tenuta democratica del nostro paese. Mai ci si è trovati in una condizione drammatica come questa che stiamo vivendo, e le scelte che si andranno a fare saranno decisive per il nostro futuro e quello delle generazioni a venire . Per questa ragione occorrerà la massima attenzione e vigilanza per impedire decisioni sbagliate che possano determinare una situazione di permanente debolezza del sistema sociale ed economico il cui effetto impedirebbe ogni futura prospettiva di crescita e lo spettro della Bancarotta . Occorre quindi un cambio di marcia, una manovra diversa, meno ingiusta, più equa e solidale, e con una presenza più forte ed autorevole dello Stato e del lavoro pubblico per dare al paese una reale prospettiva di crescita e di sviluppo. Ma la volontà di questo Governo è invece diversa perché è diversa l’idea dello Stato che ne ha ispirato l’opera sin dall’inizio di questa legislatura; un’idea ben esplicitata nel recente articolo del Sole 24 ore a firma di un grand- commis dello Stato, già al Ministero del Lavoro e alla Funzione Pubblica, che spiega in maniera chiarissima cosa ci si propone di realizzare con i provvedimenti contenuti nel decreto 138. Innanzi tutto il taglio di almeno 200.000 posti di lavoro, che in prospettiva potrebbe anche raddoppiarsi; sopprimere molti Enti pubblici e buona parte delle partecipate soprattutto di Regioni, Province e Comuni; ridurre drasticamente gli stanziamenti delle Pubbliche Amministrazioni; superare il divieto di licenziamento senza giusta causa , aggirando così l’articolo 18 della legge 300, ed avere la possibilità di derogare a livello di posto di lavoro sulle materie d competenza dei CCNL; poter trasferire senza eccessivi vincoli da un territorio all’altro il lavoratore per le “esigenze” dell’amministrazione; ritornare ad un regime contrattuale semi-pubblicistico per ridurre il ruolo della contrattazione ed il peso del sindacato; rimettere infine in discussione le politiche di decentramento amministrativo finora effettuate per dare più potere decisionale alle amministrazioni centrali; infine tagliare sui costi del lavoro pubblico . Un ritorno al passato, prima della legge quadro per imporre un nuovo sistema di regole con meno diritti e garanzie per il dipendente pubblico, soprattutto senza la tutela e la mediazione del sindacato negli ambiti di contenzioso gerarchico e negli aspetti relativi all’effettuazione delle prestazioni lavorative. Dipartimento Welfare-Diritti,Lavoro
  • 2. Un accanimento che non si giustifica, e che non c’entra nulla con i temi oggetto della considerazione di questo provvedimento, fondato su un’idea di rivalsa ideologica nei confronti del mondo del lavoro e della sua rappresentanza sociale . Per questo motivo non solo scenderemo in piazza, facendo sentire la nostra voce in tutte le sedi, anche in previsione di uno sciopero generale che dovrà fermare tutta l’Italia e dire al Paese che questa manovra non dovrà passare perché ingiusta ed iniqua, ma saremo anche presenti in tutte le sedi istituzionali per fare capire alla politica le conseguenze di un provvedimento il cui unico risultato è quello di fare cassa sui soliti noti ( pensionati, lavoratori e precari) senza nessuna proposta di rilancio e sviluppo dell’economia, per fare crescere i consumi, dare occupazione. E sulla base di queste considerazioni che la Funzione Pubblica CGIL, anche in previsione dell’incontro che la Segretaria Generale Susanna Camusso terrà con i segretari di partito dell’opposizione per illustrare le richieste di modifica del provvedimento avanzate dalla CGIL , ha chiesto che in quella sede siano presentati gli emendamenti soppressivi delle norme riguardanti il lavoro pubblico che la categoria ritiene necessari per impedire la realizzazione di un progetto sbagliato ed ingiusto, nonché un emendamento aggiuntivo volto a mantenere in servizio i precari e a dare loro una prospettiva di stabilizzazione che oggi gli viene negata, impedendo nel frattempo ulteriori assunzioni di precari la cui presenza potrebbe acuire ulteriormente l’attuale drammatica situazione in cui versano oggi le decine di migliaia di precari pubblici . Per quanto attiene le richieste di soppressione queste riguardano: • Art 1 comma 3 , lettera a) e b) L’introduzione di un ulteriore riduzione degli organici in aggiunta a quanto già disposto in precedenza, in particolare dalla legge 78/2011 • Art 1 comma 4 il congelamento delle dotazioni intendendo per organico i posti ricoperti al momento dell’entrata in vigore della legge di conversione. Quindi nessun posto a disposizione per i precari e per i vincitori di concorso. • Art 1 comma 7 il disporre illegittimamente della possibilità di posticipare in più rate la 13 dei dipendenti di quelle amministrazioni che non hanno rispettato gli obiettivi di risparmio fissati dal Ministero dell’Economia • Art 1 comma 14 la previsione per i precari in possesso dei requisiti di stabilizzazione , nel caso degli enti in dissesto, prima commissariati e poi sciolti, di essere mandati via • Art 1 comma 22 la previsione per chi matura il diritto a pensione a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto di aver pagato il TFR 24 mesi dopo la cessazione del rapporto di lavoro (INPDAP) con una evidente disparità di trattamento con chi è già andato in pensione o che sarà pensionato con il regime INPS • Art 1 comma 24 lo spostamento alla domenica successiva delle festività nazionali e del santo patrono, provvedimento che non determina risparmi di spesa tali da giustificarne l’adozione, e che pone un altro tassello al processo di svilimento e marginalizzazione della nostra identità nazionale negando importanza a date fondamentali per la storia del paese, sia sul piano simbolico che sostanziale della memoria collettiva quali il 25 aprile, il 2 giugno, il 1 maggio • Art 1 comma 29 il pericoloso principio della mobilità coatta in base alle esigenze dell’amministrazione non confutabile; quindi un rimando di legge inopportuno e discutibile visto che la materia è oggi è demandata al libero confronto tra le parti sociali • Art 1 comma 31 lo scioglimento degli enti pubblici non economici con meno di 70 dipendenti entro 90 giorni dalla entrata in vigore del decreto; il personale precario alla scadenza dei contrati non sarà più rinnovato anche se ha maturato i requisiti per la stabilizzazione. • Art 1 comma 32 la illegittima decisione di non considerare ai fini pensionistici e del TFR gli aumenti retributivi derivanti da eventuali promozioni avute negli ultimi tre anni precedenti il pensionamento • Art 3 comma 1 il principio che “l’iniziativa e l’attività economica privata sono libere ed è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legislazione nei casi di……” rappresenta un presupposto ideologico ad un insieme normativo che potrebbe anche andare bene senza questo incipit che rappresenta una apertura tout court alle privatizzazioni che invece andrebbero disciplinate e vagliate con grande attenzione • Art 4 comma 10 prevedere nella gestione dei servizi locali la presenza di società non appartenenti a Stati membri dell’Europa implica cautele ed aperture meno esplicite, soprattutto per settori strategici come quelli interessati alla erogazione di energia elettrica ed alle forniture di gas 2 Dipartimento Welfare-Diritti,Lavoro
  • 3. Art 8 comma 1, 2 e 3 la possibilità di deroga al contratto collettivo nazionale nelle intese di posto di lavoro, mettendo così in discussione il principio dell’ erga-omnes, in particolare la possibilità di regolare diversamente il recesso dal lavoro superando surrettiziamente i vincoli stabiliti in materia dall’art 18 dello Statuto dei Lavoratori; inoltre ammettere l’efficacia di accordi stipulati prima dell’accordo interconfederale dello scorso 28 giugno , anche se in contrasto con quanto affermatovi, purché votati dalla maggioranza dei lavoratori • Art 9 comma 1 sui disabili si stabilisce che più aziende appartenenti ad un medesima proprietà, o le amministrazioni pubbliche, presenti nel territorio nazionale, possono non ripartire l’assunzione dei disabili per ciascun posto di lavoro bensì concentrare le assunzioni in una o più sedi territoriali compensando eventuali situazioni di soprannumero nell’ambito del gruppo senza la possibilità di un effettivo controllo sulle assunzioni effettuate al livello nazionale ed anche dei comportamenti adottati. La norma va quindi cancellata oppure riscritta inserendo specifici momenti di programmazione e verifica dei piani assunzionali per i disabili . • Art 12 comma 1 con questa norma si punisce la sistematica violazione delle normative in termini di retribuzione, orario, norme igieniche e sanitarie, la sottoposizione e metodi di sorveglianza od a situazioni alloggiative particolarmente degradanti… e così via. • Apparentemente è una norma a favore dei lavoratori ma in realtà non lo è. Per questo si chiede di cancellare il comma perché tali violazioni già sono disciplinate in sede civile e penale anche per le situazioni non continuative e ricorrenti che invece questo comma in qualche misura depenalizza preoccupandosi di colpire soltanto le situazioni “ricorrenti” • Art 15 va cancellata la disposizione riguardante la soppressione delle province così come è formulata perché non risolve il problema; o si cancellano tutte le province ridistribuendo compiti e personale tra le amministrazioni locali oppure, se devono rimanere, occorre un progetto nazionale di ridefinizione di ambiti e competenze in base alle quali poi provvedere per i successivi accorpamenti. Così non serve a nulla è solo demagogia ed aumento di costi. Per quanto attiene invece il testo dell’emendamento integrativo: ART 1 comma 4 /bis Le amministrazioni di cui all’art 1 comma 2 del dlgs 165/2001, senza ulteriore aggravio di spesa e nel rispetto dei vincoli stabiliti dalla presente legge possono prorogare al 31.12.2012 il personale in servizio alla data del 1 gennaio 2011 assunto a tempo determinato o con contratti di formazione lavoro, co.co.co e co.co.pro, in somministrazione ed altre forme di lavoro accessorio nei casi in cui, per effetto della cessazione dei rapporti di lavoro, si possano prefigurare situazioni d’interruzione del pubblico servizio con grave pregiudizio per l’utenza. I lavoratori che abbiano maturato al 1° gennaio 2011 3 anni di attività nella pubblica amministrazione negli ultimi 5 anni antecedenti tale data, anche sotto forma di prestazioni in somministrazione, nonché i vincitori di concorso non assunti, sono collocati in liste provinciali/ regionali ad esaurimento al fine di favorire il superamento della precarietà nella Pubblica Amministrazione e cui le dette P.A. sono tenute ad attingere in via prioritaria. L’utilizzo, di tali lavoratori da parte delle amministrazioni, anche di Comparti diversi, e nel rispetto dei limiti di spesa e bilancio cui alla legge 78/2011 e del presente decreto, non potrà essere superiore ai tre anni in attesa della contestuale conclusione delle procedure di stabilizzazione; criteri e modalità di utilizzo ed assegnazione dei lavoratori interessati saranno stabiliti in sede di confronto con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative entro tre mesi dall’entrata in vigore della presente legge. Nelle more del confronto di cui al comma precedente, eventuali ricorsi a forme di lavoro non standard, previa la verificata assenza di profili compatibili nelle graduatorie di cui al comma precedente, sarà permesso per un periodo massimo di sei mesi e fino ad una quantità non superiore al 4% della dotazione organica complessiva. Per la FP CGIL Nazionale Dipartimento Mercato del Lavoro Gianguido Santucci 3 Dipartimento Welfare-Diritti,Lavoro