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Dott.ssa Mariolina Vallone

1
OBIETTIVO:
lo sviluppo delle potenzialità della persona
handicappata
nell‟apprendimento,
nella
comunicazione, nelle relazioni e nella
socializzazione
(Art. 12 della Legge quadro n. 104 del 5febbraio 1992).

2
l‟Inclusione si applica a tutti gli alunni
come garanzia diffusa di poter partecipare
alla vita scolastica e di raggiungere il
massimo
possibile
in
termini
di
apprendimento e partecipazione.

3
- Se il corpo non è ammalato non vi è disturbo
- L‟ etichetta diagnostica implica un
riconoscimento e una presa in carico

4
MODELLO MEDICO

MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE

UNIDIREZIONALE
CAUSALE
PATOLOGIA
ICIDH (OMS)
INSERIMENTO
INDIVIDUALISMO
POLITICHE SANITARIE
GHETTIZZAZIONE

MULTIDIREZIONALE
MULTIFATTORIALE
QUALITA’ DELLA VITA
ICF (OMS)
INTEGRAZIONE
COINVOLGIMENTO
POLITICHE SOCIALI
PARTECIPAZIONE

5
Secondo l‟ OMS la salute non è assenza di
malattia ma benessere bio-psico-sociale
, piena realizzazione del proprio potenziale

6
 Bisogna

guardare alla complessità e globalità
delle persone con difficoltà
 Si introduce una
nuova lettura del disagio
che diventerà anche base per la DF del
soggetto ( 2008)

7
Si tratta di una classificazione che enfatizza il
concetto di salute e non di menomazione, le
potenzialità della persona e le
sue eventuali disabilità in relazione all’attività e
alla partecipazione.
L’ICF richiede, dunque, l’abbandono dei termini
con
una
connotazione
negativa
come
menomazione e handicap, a favore di altri che
ne hanno una propositiva, come attività e
partecipazione sociale

8
Special Educational Needs
«Le difficoltà scolastiche sono di tanti tipi
diversi e spesso non sono la conseguenza di
una causa specifica ma sono dovute al
concorso di molti fattori che riguardano sia
lo studente sia il contesto in cui egli viene a
trovarsi»
(Cornoldi, 1999).

9
“è qualsiasi difficoltà evolutiva in ambito
educativo – apprenditivo che consiste in un
funzionamento problematico per il soggetto
in termini di danno, ostacolo o stigma
sociale,indipendentemente
dall„eziolologia, che necessita di educazione
speciale individualizzata”.

10
Alunni con BES
Alunni con BES
CON diagnosi
SENZA diagnosi
psicologica e/o medica psicologica e/o
medica

• Ritardo mentale
• Disturbi generalizzati dello
sviluppo
• Disturbi dell’apprendimento
• Disturbi del comportamento
• Patologie della motricità,
sensoriali,
neurologiche o riferibili ad altri
disturbi organici

•Svantaggio o deprivazione
sociale
• Provenienza e bagaglio
linguistico/culturale diverso
• Famiglie difficili
• Difficoltà psicologiche non
diagnosticabili come
psicopatologie
11
caratterizzati da:
-reversibilità - NON SONO STABILI
(non certo in tutti i casi)
- minore stigmatizzazione
-Si manifestano entro i 18 anni

12
funzionamento problematico per chi?
Famiglia o soggetto?

13
Condizioni fisiche (input biologico)

Corpo
Funzioni corporee
Strutture corporee

Capacità
Attività personali
performance

Ruoli sociali
Partecipazione
sociale

Fattori contestuali (input contestuale)
Ambientali  Personali

14
RICONOSCIMENTO DELLE DIFFERENZE E CONOSCENZA DEI BISOGNI
EDUCATIVI SPECIALI

COLLABORAZIONE
CON I COMPAGNI
DI CLASSE

DIDATTICA DI
QUALITA‟

PROGETTUALITA’
INDIVIDUALIZZATA

EFFICACIA RELAZIONALE E COGNITIVA

15
“Una relazione sufficientemente buona… e
significativa”
(Bowlby, Stern, Winnicott)

16
“non si diventa uomini completi

da soli ma unicamente
assieme agli altri…” ( D. Bonhoeffer)
Essa è lo spazio in cui lentamente viene riconosciuta la
nostra particolare differenza.
Appartenenza e individuazione sono esperienze da cui
soltanto scaturisce la nostra identità, ed entrambe esigono
come condizione la relazione con l‟altro.
(Cavaleri P.)

17
 Valore

strumentale e intrinseco di una buona
relazione
 Una buona relazione è tale se lo è per
entrambi
 Motivazione, spinta a viverla sempre di più e
meglio
 Costruiamo sviluppo/crescita per noi e per
l‟altro

18
Di cosa ha bisogno una buona relazione?
 Spazio

tempo
 La fretta può rovinarla!


19
 Manipolazione

e controllo dell „altro per i

propri bisogni
 Non sentirsi responsabili delle proprie
emozioni, dubbi e difficoltà.

20
Bisogna lavorare su tre aree:
 Accettazione

incondizionata
 Ascolto attivo
 Empatia

21
 L‟altro


va bene così com‟è
l‟altro vale almeno quanto me

Può aiutare a creare questo
spazio/tempo solo “per noi”…

clima

uno

22
Si

riferisce
alla
capacità
di
sapere
comprendere l‟altro profondamente anche
negli aspetti più delicati.
- E‟ fatto di attesa
- Non interpretazioni frettolose
- È sempre provvisorio
- Guarda a molteplici linguaggi

23
Essere in contatto con i vissuti e l‟ esperienza dell „altro..
l „insegnante diventa una allenatore “ emotivo”
(Goleman):
 Aiuta l‟ espressione delle emozioni
 Eventualmente le contiene ( se i comportamenti sono
problematici )
 Offre conforto
 Fornisce etichette verbali ( sei proprio arrabbiato!)

24
Empatia non vuol dire simpatia

25
L‟azione deve essere costante e frequente e
regolata nel tempo ( “ ho provato un paio di
volte e non reagisce!” no sentimenti di
onnipotenza)
 Dovrà essere prevedibile, strutturata e stabile
 Dovrà essere negoziata e condivisa
 Dovrà essere ricca di investimento affettivo
 Responsiva ai segnali dell‟ alunno e resistente ai
fallimenti
 Curiosa di conoscere
 Umoristica e simpatica
 Ambiziosa di fare qualcosa di nuovo per entrambi
 Mai stare fermi per paura di sbagliare


26
 Tenere

sotto controllo l‟ autostima
 Ottenere un identità articolata e sempre più
autonoma aiutando l‟altro a:
- Rispondere sempre meglio alla domanda “io
chi sono?”
- Aumentare il più possibile campo delle
possibili scelte autonome
- Avere un progetto e comunicarlo all‟alunno

27
L‟ azione educativa dell‟ insegnante deve
inoltre generare sicurezza (in entrambi)
ma attenzione: sicurezza non vuol dire
tranquillità passiva, ma vuol dire
sentirsi
protetti per affrontare bene i rischi.

28
Energia che prende forma…

29
La vita scolastica è ricca vita affettiva
Bisogna tenere in considerazione :
-Emozioni di base ( rabbia collera paura ansia gioia
disgusto sorpresa) stati d „animo e sentimenti)
- Le tre competenze di base ( conoscere, comprendere,
esprimere)
- I processi evolutivi da attivare per realizzare una
positiva crescita: i linguaggi, il pensiero, i valori, la
negoziazione.
30
Sentire le tonalità affettive degli alunni :la
loro ansia , il loro senso d impotenza o di
soddisfazione o gioia, la rabbia degli
insuccessi , l‟attivazione delle sfide, la loro
gelosia, l‟invidia…
Nelle dinamiche di insegnamento ci sono dei
punti sensibili a cui prestare particolarmente
ascolto :
 L‟inizio dell „attività
 Il cuore dell‟ apprendimento
 Il prodotto
31
sono occasioni importanti per agire sulla sua
affettività da un punto di vista educativo per
fargli sentire che non abbiamo paura delle
emozioni anche se forti
le emozioni di base esplodono con i relativi
comportamenti di aggressione o rifiuto/ fuga

32
 Osservare

i segni affettivi
 Allearsi con il vissuto affettivo
 Dare un nome ai vissuti
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33

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Aspetti psico pedagocigi della integrazione scolastica

  • 2. OBIETTIVO: lo sviluppo delle potenzialità della persona handicappata nell‟apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione (Art. 12 della Legge quadro n. 104 del 5febbraio 1992). 2
  • 3. l‟Inclusione si applica a tutti gli alunni come garanzia diffusa di poter partecipare alla vita scolastica e di raggiungere il massimo possibile in termini di apprendimento e partecipazione. 3
  • 4. - Se il corpo non è ammalato non vi è disturbo - L‟ etichetta diagnostica implica un riconoscimento e una presa in carico 4
  • 5. MODELLO MEDICO MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE UNIDIREZIONALE CAUSALE PATOLOGIA ICIDH (OMS) INSERIMENTO INDIVIDUALISMO POLITICHE SANITARIE GHETTIZZAZIONE MULTIDIREZIONALE MULTIFATTORIALE QUALITA’ DELLA VITA ICF (OMS) INTEGRAZIONE COINVOLGIMENTO POLITICHE SOCIALI PARTECIPAZIONE 5
  • 6. Secondo l‟ OMS la salute non è assenza di malattia ma benessere bio-psico-sociale , piena realizzazione del proprio potenziale 6
  • 7.  Bisogna guardare alla complessità e globalità delle persone con difficoltà  Si introduce una nuova lettura del disagio che diventerà anche base per la DF del soggetto ( 2008) 7
  • 8. Si tratta di una classificazione che enfatizza il concetto di salute e non di menomazione, le potenzialità della persona e le sue eventuali disabilità in relazione all’attività e alla partecipazione. L’ICF richiede, dunque, l’abbandono dei termini con una connotazione negativa come menomazione e handicap, a favore di altri che ne hanno una propositiva, come attività e partecipazione sociale 8
  • 9. Special Educational Needs «Le difficoltà scolastiche sono di tanti tipi diversi e spesso non sono la conseguenza di una causa specifica ma sono dovute al concorso di molti fattori che riguardano sia lo studente sia il contesto in cui egli viene a trovarsi» (Cornoldi, 1999). 9
  • 10. “è qualsiasi difficoltà evolutiva in ambito educativo – apprenditivo che consiste in un funzionamento problematico per il soggetto in termini di danno, ostacolo o stigma sociale,indipendentemente dall„eziolologia, che necessita di educazione speciale individualizzata”. 10
  • 11. Alunni con BES Alunni con BES CON diagnosi SENZA diagnosi psicologica e/o medica psicologica e/o medica • Ritardo mentale • Disturbi generalizzati dello sviluppo • Disturbi dell’apprendimento • Disturbi del comportamento • Patologie della motricità, sensoriali, neurologiche o riferibili ad altri disturbi organici •Svantaggio o deprivazione sociale • Provenienza e bagaglio linguistico/culturale diverso • Famiglie difficili • Difficoltà psicologiche non diagnosticabili come psicopatologie 11
  • 12. caratterizzati da: -reversibilità - NON SONO STABILI (non certo in tutti i casi) - minore stigmatizzazione -Si manifestano entro i 18 anni 12
  • 13. funzionamento problematico per chi? Famiglia o soggetto? 13
  • 14. Condizioni fisiche (input biologico) Corpo Funzioni corporee Strutture corporee Capacità Attività personali performance Ruoli sociali Partecipazione sociale Fattori contestuali (input contestuale) Ambientali  Personali 14
  • 15. RICONOSCIMENTO DELLE DIFFERENZE E CONOSCENZA DEI BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI COLLABORAZIONE CON I COMPAGNI DI CLASSE DIDATTICA DI QUALITA‟ PROGETTUALITA’ INDIVIDUALIZZATA EFFICACIA RELAZIONALE E COGNITIVA 15
  • 16. “Una relazione sufficientemente buona… e significativa” (Bowlby, Stern, Winnicott) 16
  • 17. “non si diventa uomini completi da soli ma unicamente assieme agli altri…” ( D. Bonhoeffer) Essa è lo spazio in cui lentamente viene riconosciuta la nostra particolare differenza. Appartenenza e individuazione sono esperienze da cui soltanto scaturisce la nostra identità, ed entrambe esigono come condizione la relazione con l‟altro. (Cavaleri P.) 17
  • 18.  Valore strumentale e intrinseco di una buona relazione  Una buona relazione è tale se lo è per entrambi  Motivazione, spinta a viverla sempre di più e meglio  Costruiamo sviluppo/crescita per noi e per l‟altro 18
  • 19. Di cosa ha bisogno una buona relazione?  Spazio tempo  La fretta può rovinarla!  19
  • 20.  Manipolazione e controllo dell „altro per i propri bisogni  Non sentirsi responsabili delle proprie emozioni, dubbi e difficoltà. 20
  • 21. Bisogna lavorare su tre aree:  Accettazione incondizionata  Ascolto attivo  Empatia 21
  • 22.  L‟altro  va bene così com‟è l‟altro vale almeno quanto me Può aiutare a creare questo spazio/tempo solo “per noi”… clima uno 22
  • 23. Si riferisce alla capacità di sapere comprendere l‟altro profondamente anche negli aspetti più delicati. - E‟ fatto di attesa - Non interpretazioni frettolose - È sempre provvisorio - Guarda a molteplici linguaggi 23
  • 24. Essere in contatto con i vissuti e l‟ esperienza dell „altro.. l „insegnante diventa una allenatore “ emotivo” (Goleman):  Aiuta l‟ espressione delle emozioni  Eventualmente le contiene ( se i comportamenti sono problematici )  Offre conforto  Fornisce etichette verbali ( sei proprio arrabbiato!) 24
  • 25. Empatia non vuol dire simpatia 25
  • 26. L‟azione deve essere costante e frequente e regolata nel tempo ( “ ho provato un paio di volte e non reagisce!” no sentimenti di onnipotenza)  Dovrà essere prevedibile, strutturata e stabile  Dovrà essere negoziata e condivisa  Dovrà essere ricca di investimento affettivo  Responsiva ai segnali dell‟ alunno e resistente ai fallimenti  Curiosa di conoscere  Umoristica e simpatica  Ambiziosa di fare qualcosa di nuovo per entrambi  Mai stare fermi per paura di sbagliare  26
  • 27.  Tenere sotto controllo l‟ autostima  Ottenere un identità articolata e sempre più autonoma aiutando l‟altro a: - Rispondere sempre meglio alla domanda “io chi sono?” - Aumentare il più possibile campo delle possibili scelte autonome - Avere un progetto e comunicarlo all‟alunno 27
  • 28. L‟ azione educativa dell‟ insegnante deve inoltre generare sicurezza (in entrambi) ma attenzione: sicurezza non vuol dire tranquillità passiva, ma vuol dire sentirsi protetti per affrontare bene i rischi. 28
  • 29. Energia che prende forma… 29
  • 30. La vita scolastica è ricca vita affettiva Bisogna tenere in considerazione : -Emozioni di base ( rabbia collera paura ansia gioia disgusto sorpresa) stati d „animo e sentimenti) - Le tre competenze di base ( conoscere, comprendere, esprimere) - I processi evolutivi da attivare per realizzare una positiva crescita: i linguaggi, il pensiero, i valori, la negoziazione. 30
  • 31. Sentire le tonalità affettive degli alunni :la loro ansia , il loro senso d impotenza o di soddisfazione o gioia, la rabbia degli insuccessi , l‟attivazione delle sfide, la loro gelosia, l‟invidia… Nelle dinamiche di insegnamento ci sono dei punti sensibili a cui prestare particolarmente ascolto :  L‟inizio dell „attività  Il cuore dell‟ apprendimento  Il prodotto 31
  • 32. sono occasioni importanti per agire sulla sua affettività da un punto di vista educativo per fargli sentire che non abbiamo paura delle emozioni anche se forti le emozioni di base esplodono con i relativi comportamenti di aggressione o rifiuto/ fuga 32
  • 33.  Osservare i segni affettivi  Allearsi con il vissuto affettivo  Dare un nome ai vissuti  Elaborare strategie di espressione migliore 33