2. OBIETTIVO:
lo sviluppo delle potenzialità della persona
handicappata
nell‟apprendimento,
nella
comunicazione, nelle relazioni e nella
socializzazione
(Art. 12 della Legge quadro n. 104 del 5febbraio 1992).
2
3. l‟Inclusione si applica a tutti gli alunni
come garanzia diffusa di poter partecipare
alla vita scolastica e di raggiungere il
massimo
possibile
in
termini
di
apprendimento e partecipazione.
3
4. - Se il corpo non è ammalato non vi è disturbo
- L‟ etichetta diagnostica implica un
riconoscimento e una presa in carico
4
6. Secondo l‟ OMS la salute non è assenza di
malattia ma benessere bio-psico-sociale
, piena realizzazione del proprio potenziale
6
7. Bisogna
guardare alla complessità e globalità
delle persone con difficoltà
Si introduce una
nuova lettura del disagio
che diventerà anche base per la DF del
soggetto ( 2008)
7
8. Si tratta di una classificazione che enfatizza il
concetto di salute e non di menomazione, le
potenzialità della persona e le
sue eventuali disabilità in relazione all’attività e
alla partecipazione.
L’ICF richiede, dunque, l’abbandono dei termini
con
una
connotazione
negativa
come
menomazione e handicap, a favore di altri che
ne hanno una propositiva, come attività e
partecipazione sociale
8
9. Special Educational Needs
«Le difficoltà scolastiche sono di tanti tipi
diversi e spesso non sono la conseguenza di
una causa specifica ma sono dovute al
concorso di molti fattori che riguardano sia
lo studente sia il contesto in cui egli viene a
trovarsi»
(Cornoldi, 1999).
9
10. “è qualsiasi difficoltà evolutiva in ambito
educativo – apprenditivo che consiste in un
funzionamento problematico per il soggetto
in termini di danno, ostacolo o stigma
sociale,indipendentemente
dall„eziolologia, che necessita di educazione
speciale individualizzata”.
10
11. Alunni con BES
Alunni con BES
CON diagnosi
SENZA diagnosi
psicologica e/o medica psicologica e/o
medica
• Ritardo mentale
• Disturbi generalizzati dello
sviluppo
• Disturbi dell’apprendimento
• Disturbi del comportamento
• Patologie della motricità,
sensoriali,
neurologiche o riferibili ad altri
disturbi organici
•Svantaggio o deprivazione
sociale
• Provenienza e bagaglio
linguistico/culturale diverso
• Famiglie difficili
• Difficoltà psicologiche non
diagnosticabili come
psicopatologie
11
12. caratterizzati da:
-reversibilità - NON SONO STABILI
(non certo in tutti i casi)
- minore stigmatizzazione
-Si manifestano entro i 18 anni
12
14. Condizioni fisiche (input biologico)
Corpo
Funzioni corporee
Strutture corporee
Capacità
Attività personali
performance
Ruoli sociali
Partecipazione
sociale
Fattori contestuali (input contestuale)
Ambientali Personali
14
15. RICONOSCIMENTO DELLE DIFFERENZE E CONOSCENZA DEI BISOGNI
EDUCATIVI SPECIALI
COLLABORAZIONE
CON I COMPAGNI
DI CLASSE
DIDATTICA DI
QUALITA‟
PROGETTUALITA’
INDIVIDUALIZZATA
EFFICACIA RELAZIONALE E COGNITIVA
15
17. “non si diventa uomini completi
da soli ma unicamente
assieme agli altri…” ( D. Bonhoeffer)
Essa è lo spazio in cui lentamente viene riconosciuta la
nostra particolare differenza.
Appartenenza e individuazione sono esperienze da cui
soltanto scaturisce la nostra identità, ed entrambe esigono
come condizione la relazione con l‟altro.
(Cavaleri P.)
17
18. Valore
strumentale e intrinseco di una buona
relazione
Una buona relazione è tale se lo è per
entrambi
Motivazione, spinta a viverla sempre di più e
meglio
Costruiamo sviluppo/crescita per noi e per
l‟altro
18
19. Di cosa ha bisogno una buona relazione?
Spazio
tempo
La fretta può rovinarla!
19
20. Manipolazione
e controllo dell „altro per i
propri bisogni
Non sentirsi responsabili delle proprie
emozioni, dubbi e difficoltà.
20
21. Bisogna lavorare su tre aree:
Accettazione
incondizionata
Ascolto attivo
Empatia
21
22. L‟altro
va bene così com‟è
l‟altro vale almeno quanto me
Può aiutare a creare questo
spazio/tempo solo “per noi”…
clima
uno
22
24. Essere in contatto con i vissuti e l‟ esperienza dell „altro..
l „insegnante diventa una allenatore “ emotivo”
(Goleman):
Aiuta l‟ espressione delle emozioni
Eventualmente le contiene ( se i comportamenti sono
problematici )
Offre conforto
Fornisce etichette verbali ( sei proprio arrabbiato!)
24
26. L‟azione deve essere costante e frequente e
regolata nel tempo ( “ ho provato un paio di
volte e non reagisce!” no sentimenti di
onnipotenza)
Dovrà essere prevedibile, strutturata e stabile
Dovrà essere negoziata e condivisa
Dovrà essere ricca di investimento affettivo
Responsiva ai segnali dell‟ alunno e resistente ai
fallimenti
Curiosa di conoscere
Umoristica e simpatica
Ambiziosa di fare qualcosa di nuovo per entrambi
Mai stare fermi per paura di sbagliare
26
27. Tenere
sotto controllo l‟ autostima
Ottenere un identità articolata e sempre più
autonoma aiutando l‟altro a:
- Rispondere sempre meglio alla domanda “io
chi sono?”
- Aumentare il più possibile campo delle
possibili scelte autonome
- Avere un progetto e comunicarlo all‟alunno
27
28. L‟ azione educativa dell‟ insegnante deve
inoltre generare sicurezza (in entrambi)
ma attenzione: sicurezza non vuol dire
tranquillità passiva, ma vuol dire
sentirsi
protetti per affrontare bene i rischi.
28
30. La vita scolastica è ricca vita affettiva
Bisogna tenere in considerazione :
-Emozioni di base ( rabbia collera paura ansia gioia
disgusto sorpresa) stati d „animo e sentimenti)
- Le tre competenze di base ( conoscere, comprendere,
esprimere)
- I processi evolutivi da attivare per realizzare una
positiva crescita: i linguaggi, il pensiero, i valori, la
negoziazione.
30
31. Sentire le tonalità affettive degli alunni :la
loro ansia , il loro senso d impotenza o di
soddisfazione o gioia, la rabbia degli
insuccessi , l‟attivazione delle sfide, la loro
gelosia, l‟invidia…
Nelle dinamiche di insegnamento ci sono dei
punti sensibili a cui prestare particolarmente
ascolto :
L‟inizio dell „attività
Il cuore dell‟ apprendimento
Il prodotto
31
32. sono occasioni importanti per agire sulla sua
affettività da un punto di vista educativo per
fargli sentire che non abbiamo paura delle
emozioni anche se forti
le emozioni di base esplodono con i relativi
comportamenti di aggressione o rifiuto/ fuga
32
33. Osservare
i segni affettivi
Allearsi con il vissuto affettivo
Dare un nome ai vissuti
Elaborare strategie di espressione migliore
33