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2. Fisica
3. Biologia
4. Chimica
Società
1. Mate
2. Inglese
3. Storia
4. Filos
5. Ita
6. Info
• Il creatore multimilionario del sistema di pagamento online investe un milione e 250 mila dollari nella progettazione di un
gruppo di isole mobili, ribattezzate Techtopia, in acque internazionali. In ogni micro-nazione abiteranno fino a 270 abitanti:
vivranno senza imposte e convenzioni morali
• Una sorta di paradiso fiscale sperduto nell'oceano che, secondo il magazine Details che ha lanciato la notizia, sarebbe già in
fase di progettazione dato che mister Paypal avrebbe donato un milione e 250 mila dollari al Seasteading Institute, dopo
aver già finanziato il gruppo con una somma di 500mila dollari nel 2008.
Per Thiel le isole, ribattezzate in poche ore Techtopia, potrebbero servire da base per "la sperimentazione di nuove forme di
governo" ispirate a principi libertari come l'esenzione delle imposte, l'assenza di assistenza sociale, di salari minimi, di
regolamentazioni sull'edilizia, la riduzione delle restrizioni sul commercio di armi e l'assenza di convenzioni morali.
• Una Rete di isole. Le micro-nazioni dovrebbero sorgere su strutture simili alle piattaforme petrolifere, per un peso di circa
12mila tonnellate, avere la possibilità di essere trasportate e ospitare un massimo di 270 abitanti. L'obiettivo di Thiel e del
Seasteading Institute è quello di costruire una rete integrata e collegata di isole - dozzine o anche centinaia - capace di
ospitare, entro il 2050, dieci milioni di residenti.
Intanto l'imprenditore del web assicura che a partire dal prossimo anno ed entro il 2019 verrà lanciata a largo della costa di
San Francisco una flottiglia di uffici per super manager. Insomma un progetto non alla portata di tutti, e non solo dal punto di
vista economico. "Non ci preoccupiamo troppo degli scettici - ha commentato Thiel - perché fino a quando crederanno che il
progetto è impossibile non ci prenderanno mai sul serio. E non proveranno a fermarci fino a quando ormai sarà troppo
tardi".
Un sogno politico. Dietro al progetto delle isole fiscali si nasconde in gran parte il Seasteading Institute, una struttura
fondata da Wayne Gramlich e Patri Friedman nel 2008 come un'organizzazione votata alla costruzione di comunità mobili su
piattaforme autonome che operano nelle acque internazionali, chiamate in inglese "seasteading".
• "Sognamo di dare alle persone la libertà di scegliere il governo che desiderano invece di venire schiacciati dai governi che
hanno": è questo l'obiettivo della compagnia che si propone di rivoluzionare il mondo. "Tra alcuni decenni - aggiunge Thiel -
quelli che guarderanno indietro all'inizio del secolo capiranno che Seasteading era l'unico passo ovvio verso lo sviluppo di
modelli più efficienti e pratici nel settore pubblico mondiale".
•
Senza stagni, senza acqua potabile, senza coltivazioni agricole, senza oli. Così una società dibiocarbruanti da alghe afferma
di aver trovato un metodo per convertire direttamente le alghe in etanolo in modo conveniente. E’ davvero uno spartiacque
il biocarburante dalle alghe?
Così la Algenol afferma di aver trovato un modo per rapportare a buon mercato la produzione di biocarburante di terza
generazione biocarburante su scala industriale. A differenza delle maggior società di settore la Algenol è riuscita a ottenere
una concessione di licenze per affrontare un progetto pilota da $ 850 milioni. La Algenol infatti ritene che il suo processo di
produzione di biocarburante dalle alghe grazie all’acqua di mare, produrrà fino a 4 miliardi di litri di etanolo dalle alghe
all’anno dal proprio impianto in Messico. L’amministratore delegato Paul Woods modestamente afferma “Crediamo di
possedere il sistema più avanzato di produzione di biocarburanti di terza generazione attualmente. Il nostro processo infatti
è completamente diverso.” La Algenol infatti utilizza nella propria tecnologia alghe, luce del sole, emissioni di CO2 e acqua di
mare in bioreattori per produrre etanolo, mentre le società convenzionali stanno perseguendo di ottimizzare la produzione
di biodiesel dalle alghe. Dovendo utilizzare per produrre etanolo dalle alghe solo acqua di mare e non acqua dolce la Algenol
sostiene che il processo è molto meno oneroso. Afferma Woods: “O lo si fa a buon mercato o la tecnologia è inutile.” Anche
se Woods non ha specificato a quanto buon mercato sia l’intero processo.
• I finanziamenti per la Algenol provengono da chi si aspetta rendimenti per 20.000 litri di etanolo per ettaro l’anno,
aumentando la cifra a 40.000 litri di etanolo entro la fine dell’anno. “Formalmente siamo in grado di catturare 1,5 milioni di
tonnellate di emissioni di CO2 e di convertirlo in 400 milioni di litri di etanolo. Diventando così i più grandi consumatori di
CO2 del pianeta. Nel corso del processo infatti le alghe e la luce del sole consumano più del 90% della CO2 iniettata,
attraverso la fotosintesi, convertendo poi gli zuccheri in etanolo. Questo poi viene immediatamente pompato fuori e
catturato ogni notte. Non utilizzando materie prime si risolvono i grandi problemi di numerose società. Tutto questo si
realizza in una riformulazione dei prezzi. La Algenol ha comunicato solo ora i propri risultati, in quanto nata già nel 2006,
intendeva rivelarsi solo nel momento in cui il processo di produzione di etanolo dalle alghe fosse possibile e realizzabile su
larga scala. Ma ora il momento in cui i biocarburanti dalle alghe possono diventare seriamente una realtà conveniente,
possibile e sostenibile, società come Solazyme ha annunciato che il suo primo biodiesel proveniente dalle alghe passerà alla
valutazione dell’American Society for Testing and Materials per guadagnare le proprie specifiche ed iniziare la commerciLa
Algenol annuncia che già un suo impianto sarà in produzione a Sonora in Messico per la fine del 2009 affermando di poter
ridimensionare e rendere più efficiente ancora la produzione di etanolo dalle alghe, l’accordo di licenza fra Algenol e Messico
Biofuel comporta già una percentuale di vendita dell’etanolo al governo messicano. “Stiamo realizzando una partenza
significativa e credo che saremmo in grado di fornire il combustibile più economico del pianeta.” Nel tentativo di ottenere
giudizi positivi anche a Washington, Woods ha spiegato che ad ora i modi per produrre etanolo possono essere diversi e non
tutti provenire dalla cellulosa, spiegando inoltre che i $ 70 milioni di finanziamento iniziale era completamente denaro dei
fondatori in forma di liquidazioni da ex amministratori delegati di aziende specializzate in gas naturale e industrie
farmaceutiche.alizzazione su larga scala.
• Le applicazioni delle alghe sono molteplici, e molteplici sono le varietà di questo piccolo amico verde, infatti oltre abiodisel,
parallelamente può essere prodotto biometano. Sappiamo che il meccanismo base di produzione di energia dei vegetali è la
fotosintesi, infatti tutto si incentra su questo processo biologico che per quanto riguarda le piante è capace di utilizzare la
CO2per produrre energia pulita, ed è proprio sulla fotosintesi che si incentra il lavoro degli studiosi, infatti con l’utilizzo di
particolari alghe monocellulari presenti nei fondali oceanici (che riescono a compiere la fotosintesi anche con la quasi
assenza di luce solare) i ricercatori proveranno a indurre uno stato di “stress” (esponendo le alghe a cicli di luce e
garantendole nutrimento continuo) che farà crescere in modo esponenziale la produzione di energia (si parla del circa
300%).
• Queste alghe sono coltivate in bioreattori che le aiuteranno a velocizzare i loro processi metabolici, e gli impianti di
coltivazione potranno essere collegati ad impianti di produzione elettrica che utilizzano combustibili fossili per sfruttare la
CO2 prodotta dai suddetti per alimentare le alghe. Si stima che per ogni ettaro di coltivazione di alghe si avrà una produzione
di circa 30.000 litri di carburante l’anno. In Italia si pensa di aprire un impianto a Venezia, dove avranno inizio i primi test
pilota che se avranno esiti positivi, potranno aprirci le porte a questa nuova incredibile fonteenergetica pulita. Green
Transformer. Questo innovativo meccanismo, creato da un team di Cinesi: Yi Liu, Jiang Yu-ning e Luo Jing, è capace di
incamerare le micro-alghe presenti in un laghetto artificiale o in una piscina, per trasformarle immediatamente in carburante
green.Questi vegetali dall’ incredibile duttilità, sono capaci di crescere a qualsiasi latitudine e con un’ incredibile velocità, e
grazie ai processi di fotosintesi, producono energie pulite dai raggi del sole. Il Green Transformer (portatile) viene immerso
nello specchio d’acqua, una volta catturate le alghe nell’apposito contenitore, entrano in gioco i pannelli solari che
“amplificano” la potenza dei raggi solari, permettendo una massimizzazione nella produzione energetica della fotosintesi, e
tramite delle reazioni chimiche naturali, vi è la produzione di bio-olio combustibile che potrà essere immesso nel serbatoio
della vostra auto direttamente. La resa delle alghe è decine di volte superiore a quella dei cereali come soia, palma e colza,
infatti se da i ettaro di girasoli si producono circa 0,7- 1 tonnellata/anno di olio vegetale puro, dallo stesso spazio occupato
dalle alghe se ne produrranno dalle 10 alle 20 tonnellate/anno. Una grande innovazione per il self-made-fuel (carburante
fai-da-te) che si spera possa invogliare il più possibile le persone a cambiare carburante, passando dall’ “oro” nero all’Oro
Verde!
Reazioni all’equilibrio
• Alcolisi o transesterificazione
• In questa reazione l'alcol originale dell'estere viene sostituito (spostato) da un altro, che ne prende il posto: è una reazione
di equilibrio molto simile all'idrolisi acida, favorita da un pH acido, e si verifica in un gran numero di reazioni biochimiche. La
formula di massima della reazione è:R-COOR' + R"-OH <--> R-COOR" + R'-OH estere A alcool B estere B alcool A
• Come nell'idrolisi acida, il processo ha inizio con la protonazione del legame C=O dell'estere, ma al posto dell'acqua è il
secondo alcol presente nella soluzione a reagire. Poiché vengono favorite dallo stesso ambiente, la reazione di alcolisi si
svolge in concorrenza con quella di idrolisi acida: quindi per avere una resa sufficiente è necessario usare una
concentrazione molto alta dell'alcol da sostituire. La transesterificazione è la trasformazione di un estere in un altro estere
per reazione con un alcol.
• La reazione è simile a quella di una normale esterificazione e, come quest'ultima, è catalizzata da un ambiente acido o
alcalino. Ad esempio:
• O  C - CH3 + ROH / R'O O  C - CH3 + R'OH / RO (estere + alcol) (altro estere + altro alcol)
a trans-esterificazione, viene utilizzata per produrre "biocarburanti" a partire da diversi olii vegetali, come ad esempio l'olio
di colza, oppure per la sintesi dei poliesteri.
• Mentre l'olio vegetale si ricava dalla spremitura e dalla filtrazione di semi di piante oleaginose, il biodiesel rappresenta il
risultato di un'ulteriore processo di lavorazione dell'olio vegetale stesso. Biodiesel e olio vegetale, quindi, condividono le
medesime biomasse di partenza, ma non il medesimo processo produttivo.
• Il biodiesel infatti si ottiene sottoponendo l'olio vegetale ad un processo di transesterificazione.
• La transesterificazione è una reazione chimica, il cui principale risultato è la rottura delle molecole dei trigliceridi, cioè degli
acidi grassi che caratterizzano l'olio vegetale e che sono alla base della sua elevata viscosità.
• Il processo di transesterificazione avviene utilizzando un reagente alcolico (metanolo o etanolo), la cui azione è rinforzata e
accellerata da un un catalizzatore (soda caustica). L'alcol, reagendo con gli acidi grassi, produce da un lato biodiesel e
dall'altro glicerolo.
• Semplificando al massimo: da 1.000 kg di olio vegetale + 100 kg di metanolo si ottengono 1.000 kg di biodiesel + 100 kg di
glicerolo.
• Il glicerolo (o glicerina) non soltanto non è un prodotto di scarto, ma è anzi un composto pregiato che trova adeguata
valorizzazione economica e decine di possibili utilizzi, ad esempio nell'industria alimentare e farmaceutica.
• Esistono diverse tecniche di transesterificazione: la più diffusa prevede un processo di lavorazione a temperatura ambiente,
semplice e poco energivoro. Presenta il vantaggio di non dover pre-trattare e raffinare l'olio e può inoltre utilizzare anche gli
oli vegetali esausti (ad esempio oli da fritture).
• Le caratteristiche del biodiesel
• Il biodiesel è un combustibile rinnovabile, biodegradabile e atossico, ma con parametri chimico-fisici del tutto simili a quelli
del gasolio.
• Alcune caratteristiche, come ad esempio l'elevato contenuto di ossigeno, assicurano al biodiesel un'ottima combustione
all'interno delle caldaie e nei motori diesel.
•
Il biodiesel può essere utilizzato puro al 100% (B100) o miscelato con gasolio in percentuali variabili.
•
• Per valutare in maniera oggettiva alcune delle principali caratteristiche del biodiesel puro, occorre vederle in confronto
diretto con il gasolio:
•
• • minore potere calorifico (37,5 MJ/kg rispetto a 42,8 MJ/kg), con conseguenti consumi specifici leggermente superiori
•
• • minore contenuto di carbonio e di composti aromatici
•
• • elevato contenuto di ossigeno (>10%), che ne migliora la combustione
•
• • assenza di zolfo
•
• • punto di infiammabillità più alto (120 °C rispetto a 70 °C), e quindi maggiore sicurezza nel trasporto e nello stoccaggio
•
• • maggiore viscosità, che comporta piccole modifiche in particolare alle guarnizioni in gomma
•
• • numero di cetano più alto, che corrisponde ad un'accensione del motore più rapida
• Il biodiesel è un biocombustibile ottenuto da fonti rinnovabili, che può essere prodotto da oli vegetali e grassi animali, utilizzabile
come carburante e comecombustibile nel riscaldamento. E’ simile al diesel fossile convenzionale e nei motori diesel viene utilizzato sia
puro che miscelato con il normale gasolio.Il processo di conversione degli oli in biodiesel prende il nome di transesterificazione. Si tratta di
una reazione chimica che prevede la trasformazione di un estere in un altro estere per reazione con un alcol. I componenti alcolici
d’origine, glicerolo, vengono sostituiti da alcool metilico, metanolo. Il sottoprodotto della transesterificazione è laglicerina, riutilizzabile
per molteplici scopi.La più grande fonte di olio adatto alla produzione di biodiesel viene da colture oleaginose come la colza, la palma o
la soia.La maggior parte del biodiesel prodotto attualmente è ricavato dai rifiuti di olio vegetale provenienti da ristoranti, friggitorie ed
industrie alimentari.Anche se l’olio ricavato direttamente dal settore agricolo rappresenta la maggiore fonte potenziale non viene prodotto
commercialmente semplicemente perché diventerebbe troppo costoso per competere con il diesel fossile. L’olio vegetale proveniente da
prodotti di scarto può essere invece reperito gratuitamente e purificato a basso costo.Il vantaggio principale del biodiesel è che può essere
descritto come carbon neutral. Questo significa che il combustibile non produce anidride carbonica (CO2). Questo effetto si verifica perché
c’è un rapporto di compensazione tra la crescita delle piante da cui viene estratto l’olio, che assorbono CO2, e l’anidride carbonica rilasciata
quando il carburante viene bruciato. In realtà questo non è del tutto esatto perché alla coltivazione andrebbero aggiunti i costi in emissioni
della produzione dei concimi necessari a fertilizzare i campi, il processo di esterificazione, i solventi, la raffinazione, l’essiccazione ed il
trasporto. Tutti questi processi richiedono un input di energia sotto forma di elettricità o da un combustibile, che in genere causano il
rilascio di gas serra. Per valutare correttamente l’impatto di tutte queste fonti sarebbe più opportuno valutare l’interaanalisi del ciclo di
vita. Altri vantaggi: il biodiesel è rapidamentebiodegradabile e completamente atossico, inoltre ha un punto di infiammabilità superiore al
diesel fossile e così è più sicuro in caso di incidenti e fuoriuscite accidentali, non producebiossido di zolfo, ha il 35% in meno di emissioni di
carbonio, il 20% in meno di idrocarburi incombusti ed il 70% di fumosità dei gas di scarico, non contiene idrocarburi aromatici (benzene,
toluene ed omologhi) o policiclici aromatici, sostanze ritenute pericolose per la salute.Per approfondire:Fino ad oggi si lavorava quasi
esclusivamente sulla soia e altri vegetali per produrrebiodiesel. Eppure da molte parti del mondo scientifico sta prendendo sempre più
piede l’idea che le migliori produttrici di biodiesel sono le alghe. Si tratta di alcune delle prime piante nate sulla Terra. Sono fotosintetiche,
come le piante terrestri, ma a differenza loro sono molto meno complesse.Poiché alcune specie di alghe sono ricche di olio, la quantità di
olio che si può raccogliere da loro è centinaia di volte superiore alla quantità di olio che si può ricavare dai tradizionali vegetali come la soia.
Le alghe possono crescere anche in luoghi lontani dai campi coltivati e boschi, tanto che oggi si trovano comunemente anche sulle spiagge
più pulite di tutto il mondo, e così facendo si ridurrebbero al minimo i danni causati agli ecosistemi nella catena alimentare. Ma facciamo
un paragone con l’olio di soia. Al fine di convertire rapidamente in biodiesel l’olio di soia, serve un catalizzatore, cioè composti chimici che
rendono le reazioni più rapide. Il catalizzatore utilizzato per fare il biodiesel è un liquido. Ciò significa che, quando la reazione chimica è
finita, il catalizzatore è mescolato con tutti i prodotti di reazione, ma per essere commercializzabile, il biodiesel dev’essere separato dal
catalizzatore, un processo che richiede un sacco di lavoro ed energia e produce rifiuti indesiderabili.
• Questa reazione per convertire l’olio di soia per il biodiesel si svolge in un reattore, che assomiglia ad una grande pentola. Ma nel reattore
solo una certa quantità di prodotto può essere lavorata in un determinato momento. Alla fine di ogni processo, il reattore dovrebbe essere
fermato, in modo che il biodiesel e i suoi sottoprodotti possano essere rimossi. Poi si ricomincia tutto daccapo. Questo tipo di reattore non
è molto efficiente per produrre una grande quantità di biodiesel.
• E adesso passiamo alle alghe. In primo luogo, la quantità di olio di alghe che sarà disponibile per la produzione di biodiesel sarà molto
maggiore della quantità di olio di soia. Se il liquido catalizzatore ed il reattore utilizzati prima venissero utilizzati per modificare l’olio di
alghe in biodiesel, più lavoro ed energia sarebbero necessari, e i benefici sarebbero persi. Fortunatamente, esistono altri tipi di catalizzatori
e reattori. Utilizzando un reattore che ha una cavità del tubo riempita con un catalizzatore solido, l’olio di alghe passa attraverso il tubo, e
la reazione produce il biodiesel, ma senza produrre scarti, senza dover scindere il catalizzatore dal biodiesel e senza energia e lavoro
ulteriori. Inoltre, il reattore è in grado di produrre biodiesel in continuo. Esso non ha bisogno di essere arrestato e ri-lanciato, in modo che
possa produrre molto più biodiesel in una determinata quantità di tempo.
Mia tesina

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Mia tesina

  • 1. Città sull’acqua: 1. Ecologia 2. Fisica 3. Biologia 4. Chimica Società 1. Mate 2. Inglese 3. Storia 4. Filos 5. Ita 6. Info
  • 2. • Il creatore multimilionario del sistema di pagamento online investe un milione e 250 mila dollari nella progettazione di un gruppo di isole mobili, ribattezzate Techtopia, in acque internazionali. In ogni micro-nazione abiteranno fino a 270 abitanti: vivranno senza imposte e convenzioni morali • Una sorta di paradiso fiscale sperduto nell'oceano che, secondo il magazine Details che ha lanciato la notizia, sarebbe già in fase di progettazione dato che mister Paypal avrebbe donato un milione e 250 mila dollari al Seasteading Institute, dopo aver già finanziato il gruppo con una somma di 500mila dollari nel 2008. Per Thiel le isole, ribattezzate in poche ore Techtopia, potrebbero servire da base per "la sperimentazione di nuove forme di governo" ispirate a principi libertari come l'esenzione delle imposte, l'assenza di assistenza sociale, di salari minimi, di regolamentazioni sull'edilizia, la riduzione delle restrizioni sul commercio di armi e l'assenza di convenzioni morali. • Una Rete di isole. Le micro-nazioni dovrebbero sorgere su strutture simili alle piattaforme petrolifere, per un peso di circa 12mila tonnellate, avere la possibilità di essere trasportate e ospitare un massimo di 270 abitanti. L'obiettivo di Thiel e del Seasteading Institute è quello di costruire una rete integrata e collegata di isole - dozzine o anche centinaia - capace di ospitare, entro il 2050, dieci milioni di residenti. Intanto l'imprenditore del web assicura che a partire dal prossimo anno ed entro il 2019 verrà lanciata a largo della costa di San Francisco una flottiglia di uffici per super manager. Insomma un progetto non alla portata di tutti, e non solo dal punto di vista economico. "Non ci preoccupiamo troppo degli scettici - ha commentato Thiel - perché fino a quando crederanno che il progetto è impossibile non ci prenderanno mai sul serio. E non proveranno a fermarci fino a quando ormai sarà troppo tardi". Un sogno politico. Dietro al progetto delle isole fiscali si nasconde in gran parte il Seasteading Institute, una struttura fondata da Wayne Gramlich e Patri Friedman nel 2008 come un'organizzazione votata alla costruzione di comunità mobili su piattaforme autonome che operano nelle acque internazionali, chiamate in inglese "seasteading". • "Sognamo di dare alle persone la libertà di scegliere il governo che desiderano invece di venire schiacciati dai governi che hanno": è questo l'obiettivo della compagnia che si propone di rivoluzionare il mondo. "Tra alcuni decenni - aggiunge Thiel - quelli che guarderanno indietro all'inizio del secolo capiranno che Seasteading era l'unico passo ovvio verso lo sviluppo di modelli più efficienti e pratici nel settore pubblico mondiale".
  • 3. • Senza stagni, senza acqua potabile, senza coltivazioni agricole, senza oli. Così una società dibiocarbruanti da alghe afferma di aver trovato un metodo per convertire direttamente le alghe in etanolo in modo conveniente. E’ davvero uno spartiacque il biocarburante dalle alghe? Così la Algenol afferma di aver trovato un modo per rapportare a buon mercato la produzione di biocarburante di terza generazione biocarburante su scala industriale. A differenza delle maggior società di settore la Algenol è riuscita a ottenere una concessione di licenze per affrontare un progetto pilota da $ 850 milioni. La Algenol infatti ritene che il suo processo di produzione di biocarburante dalle alghe grazie all’acqua di mare, produrrà fino a 4 miliardi di litri di etanolo dalle alghe all’anno dal proprio impianto in Messico. L’amministratore delegato Paul Woods modestamente afferma “Crediamo di possedere il sistema più avanzato di produzione di biocarburanti di terza generazione attualmente. Il nostro processo infatti è completamente diverso.” La Algenol infatti utilizza nella propria tecnologia alghe, luce del sole, emissioni di CO2 e acqua di mare in bioreattori per produrre etanolo, mentre le società convenzionali stanno perseguendo di ottimizzare la produzione di biodiesel dalle alghe. Dovendo utilizzare per produrre etanolo dalle alghe solo acqua di mare e non acqua dolce la Algenol sostiene che il processo è molto meno oneroso. Afferma Woods: “O lo si fa a buon mercato o la tecnologia è inutile.” Anche se Woods non ha specificato a quanto buon mercato sia l’intero processo. • I finanziamenti per la Algenol provengono da chi si aspetta rendimenti per 20.000 litri di etanolo per ettaro l’anno, aumentando la cifra a 40.000 litri di etanolo entro la fine dell’anno. “Formalmente siamo in grado di catturare 1,5 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 e di convertirlo in 400 milioni di litri di etanolo. Diventando così i più grandi consumatori di CO2 del pianeta. Nel corso del processo infatti le alghe e la luce del sole consumano più del 90% della CO2 iniettata, attraverso la fotosintesi, convertendo poi gli zuccheri in etanolo. Questo poi viene immediatamente pompato fuori e catturato ogni notte. Non utilizzando materie prime si risolvono i grandi problemi di numerose società. Tutto questo si realizza in una riformulazione dei prezzi. La Algenol ha comunicato solo ora i propri risultati, in quanto nata già nel 2006, intendeva rivelarsi solo nel momento in cui il processo di produzione di etanolo dalle alghe fosse possibile e realizzabile su larga scala. Ma ora il momento in cui i biocarburanti dalle alghe possono diventare seriamente una realtà conveniente, possibile e sostenibile, società come Solazyme ha annunciato che il suo primo biodiesel proveniente dalle alghe passerà alla valutazione dell’American Society for Testing and Materials per guadagnare le proprie specifiche ed iniziare la commerciLa Algenol annuncia che già un suo impianto sarà in produzione a Sonora in Messico per la fine del 2009 affermando di poter ridimensionare e rendere più efficiente ancora la produzione di etanolo dalle alghe, l’accordo di licenza fra Algenol e Messico Biofuel comporta già una percentuale di vendita dell’etanolo al governo messicano. “Stiamo realizzando una partenza significativa e credo che saremmo in grado di fornire il combustibile più economico del pianeta.” Nel tentativo di ottenere giudizi positivi anche a Washington, Woods ha spiegato che ad ora i modi per produrre etanolo possono essere diversi e non tutti provenire dalla cellulosa, spiegando inoltre che i $ 70 milioni di finanziamento iniziale era completamente denaro dei fondatori in forma di liquidazioni da ex amministratori delegati di aziende specializzate in gas naturale e industrie farmaceutiche.alizzazione su larga scala.
  • 4. • Le applicazioni delle alghe sono molteplici, e molteplici sono le varietà di questo piccolo amico verde, infatti oltre abiodisel, parallelamente può essere prodotto biometano. Sappiamo che il meccanismo base di produzione di energia dei vegetali è la fotosintesi, infatti tutto si incentra su questo processo biologico che per quanto riguarda le piante è capace di utilizzare la CO2per produrre energia pulita, ed è proprio sulla fotosintesi che si incentra il lavoro degli studiosi, infatti con l’utilizzo di particolari alghe monocellulari presenti nei fondali oceanici (che riescono a compiere la fotosintesi anche con la quasi assenza di luce solare) i ricercatori proveranno a indurre uno stato di “stress” (esponendo le alghe a cicli di luce e garantendole nutrimento continuo) che farà crescere in modo esponenziale la produzione di energia (si parla del circa 300%). • Queste alghe sono coltivate in bioreattori che le aiuteranno a velocizzare i loro processi metabolici, e gli impianti di coltivazione potranno essere collegati ad impianti di produzione elettrica che utilizzano combustibili fossili per sfruttare la CO2 prodotta dai suddetti per alimentare le alghe. Si stima che per ogni ettaro di coltivazione di alghe si avrà una produzione di circa 30.000 litri di carburante l’anno. In Italia si pensa di aprire un impianto a Venezia, dove avranno inizio i primi test pilota che se avranno esiti positivi, potranno aprirci le porte a questa nuova incredibile fonteenergetica pulita. Green Transformer. Questo innovativo meccanismo, creato da un team di Cinesi: Yi Liu, Jiang Yu-ning e Luo Jing, è capace di incamerare le micro-alghe presenti in un laghetto artificiale o in una piscina, per trasformarle immediatamente in carburante green.Questi vegetali dall’ incredibile duttilità, sono capaci di crescere a qualsiasi latitudine e con un’ incredibile velocità, e grazie ai processi di fotosintesi, producono energie pulite dai raggi del sole. Il Green Transformer (portatile) viene immerso nello specchio d’acqua, una volta catturate le alghe nell’apposito contenitore, entrano in gioco i pannelli solari che “amplificano” la potenza dei raggi solari, permettendo una massimizzazione nella produzione energetica della fotosintesi, e tramite delle reazioni chimiche naturali, vi è la produzione di bio-olio combustibile che potrà essere immesso nel serbatoio della vostra auto direttamente. La resa delle alghe è decine di volte superiore a quella dei cereali come soia, palma e colza, infatti se da i ettaro di girasoli si producono circa 0,7- 1 tonnellata/anno di olio vegetale puro, dallo stesso spazio occupato dalle alghe se ne produrranno dalle 10 alle 20 tonnellate/anno. Una grande innovazione per il self-made-fuel (carburante fai-da-te) che si spera possa invogliare il più possibile le persone a cambiare carburante, passando dall’ “oro” nero all’Oro Verde!
  • 5. Reazioni all’equilibrio • Alcolisi o transesterificazione • In questa reazione l'alcol originale dell'estere viene sostituito (spostato) da un altro, che ne prende il posto: è una reazione di equilibrio molto simile all'idrolisi acida, favorita da un pH acido, e si verifica in un gran numero di reazioni biochimiche. La formula di massima della reazione è:R-COOR' + R"-OH <--> R-COOR" + R'-OH estere A alcool B estere B alcool A • Come nell'idrolisi acida, il processo ha inizio con la protonazione del legame C=O dell'estere, ma al posto dell'acqua è il secondo alcol presente nella soluzione a reagire. Poiché vengono favorite dallo stesso ambiente, la reazione di alcolisi si svolge in concorrenza con quella di idrolisi acida: quindi per avere una resa sufficiente è necessario usare una concentrazione molto alta dell'alcol da sostituire. La transesterificazione è la trasformazione di un estere in un altro estere per reazione con un alcol. • La reazione è simile a quella di una normale esterificazione e, come quest'ultima, è catalizzata da un ambiente acido o alcalino. Ad esempio: • O C - CH3 + ROH / R'O O C - CH3 + R'OH / RO (estere + alcol) (altro estere + altro alcol) a trans-esterificazione, viene utilizzata per produrre "biocarburanti" a partire da diversi olii vegetali, come ad esempio l'olio di colza, oppure per la sintesi dei poliesteri. • Mentre l'olio vegetale si ricava dalla spremitura e dalla filtrazione di semi di piante oleaginose, il biodiesel rappresenta il risultato di un'ulteriore processo di lavorazione dell'olio vegetale stesso. Biodiesel e olio vegetale, quindi, condividono le medesime biomasse di partenza, ma non il medesimo processo produttivo. • Il biodiesel infatti si ottiene sottoponendo l'olio vegetale ad un processo di transesterificazione. • La transesterificazione è una reazione chimica, il cui principale risultato è la rottura delle molecole dei trigliceridi, cioè degli acidi grassi che caratterizzano l'olio vegetale e che sono alla base della sua elevata viscosità. • Il processo di transesterificazione avviene utilizzando un reagente alcolico (metanolo o etanolo), la cui azione è rinforzata e accellerata da un un catalizzatore (soda caustica). L'alcol, reagendo con gli acidi grassi, produce da un lato biodiesel e dall'altro glicerolo.
  • 6. • Semplificando al massimo: da 1.000 kg di olio vegetale + 100 kg di metanolo si ottengono 1.000 kg di biodiesel + 100 kg di glicerolo. • Il glicerolo (o glicerina) non soltanto non è un prodotto di scarto, ma è anzi un composto pregiato che trova adeguata valorizzazione economica e decine di possibili utilizzi, ad esempio nell'industria alimentare e farmaceutica. • Esistono diverse tecniche di transesterificazione: la più diffusa prevede un processo di lavorazione a temperatura ambiente, semplice e poco energivoro. Presenta il vantaggio di non dover pre-trattare e raffinare l'olio e può inoltre utilizzare anche gli oli vegetali esausti (ad esempio oli da fritture). • Le caratteristiche del biodiesel • Il biodiesel è un combustibile rinnovabile, biodegradabile e atossico, ma con parametri chimico-fisici del tutto simili a quelli del gasolio. • Alcune caratteristiche, come ad esempio l'elevato contenuto di ossigeno, assicurano al biodiesel un'ottima combustione all'interno delle caldaie e nei motori diesel. • Il biodiesel può essere utilizzato puro al 100% (B100) o miscelato con gasolio in percentuali variabili. • • Per valutare in maniera oggettiva alcune delle principali caratteristiche del biodiesel puro, occorre vederle in confronto diretto con il gasolio: • • • minore potere calorifico (37,5 MJ/kg rispetto a 42,8 MJ/kg), con conseguenti consumi specifici leggermente superiori • • • minore contenuto di carbonio e di composti aromatici • • • elevato contenuto di ossigeno (>10%), che ne migliora la combustione • • • assenza di zolfo • • • punto di infiammabillità più alto (120 °C rispetto a 70 °C), e quindi maggiore sicurezza nel trasporto e nello stoccaggio • • • maggiore viscosità, che comporta piccole modifiche in particolare alle guarnizioni in gomma • • • numero di cetano più alto, che corrisponde ad un'accensione del motore più rapida
  • 7. • Il biodiesel è un biocombustibile ottenuto da fonti rinnovabili, che può essere prodotto da oli vegetali e grassi animali, utilizzabile come carburante e comecombustibile nel riscaldamento. E’ simile al diesel fossile convenzionale e nei motori diesel viene utilizzato sia puro che miscelato con il normale gasolio.Il processo di conversione degli oli in biodiesel prende il nome di transesterificazione. Si tratta di una reazione chimica che prevede la trasformazione di un estere in un altro estere per reazione con un alcol. I componenti alcolici d’origine, glicerolo, vengono sostituiti da alcool metilico, metanolo. Il sottoprodotto della transesterificazione è laglicerina, riutilizzabile per molteplici scopi.La più grande fonte di olio adatto alla produzione di biodiesel viene da colture oleaginose come la colza, la palma o la soia.La maggior parte del biodiesel prodotto attualmente è ricavato dai rifiuti di olio vegetale provenienti da ristoranti, friggitorie ed industrie alimentari.Anche se l’olio ricavato direttamente dal settore agricolo rappresenta la maggiore fonte potenziale non viene prodotto commercialmente semplicemente perché diventerebbe troppo costoso per competere con il diesel fossile. L’olio vegetale proveniente da prodotti di scarto può essere invece reperito gratuitamente e purificato a basso costo.Il vantaggio principale del biodiesel è che può essere descritto come carbon neutral. Questo significa che il combustibile non produce anidride carbonica (CO2). Questo effetto si verifica perché c’è un rapporto di compensazione tra la crescita delle piante da cui viene estratto l’olio, che assorbono CO2, e l’anidride carbonica rilasciata quando il carburante viene bruciato. In realtà questo non è del tutto esatto perché alla coltivazione andrebbero aggiunti i costi in emissioni della produzione dei concimi necessari a fertilizzare i campi, il processo di esterificazione, i solventi, la raffinazione, l’essiccazione ed il trasporto. Tutti questi processi richiedono un input di energia sotto forma di elettricità o da un combustibile, che in genere causano il rilascio di gas serra. Per valutare correttamente l’impatto di tutte queste fonti sarebbe più opportuno valutare l’interaanalisi del ciclo di vita. Altri vantaggi: il biodiesel è rapidamentebiodegradabile e completamente atossico, inoltre ha un punto di infiammabilità superiore al diesel fossile e così è più sicuro in caso di incidenti e fuoriuscite accidentali, non producebiossido di zolfo, ha il 35% in meno di emissioni di carbonio, il 20% in meno di idrocarburi incombusti ed il 70% di fumosità dei gas di scarico, non contiene idrocarburi aromatici (benzene, toluene ed omologhi) o policiclici aromatici, sostanze ritenute pericolose per la salute.Per approfondire:Fino ad oggi si lavorava quasi esclusivamente sulla soia e altri vegetali per produrrebiodiesel. Eppure da molte parti del mondo scientifico sta prendendo sempre più piede l’idea che le migliori produttrici di biodiesel sono le alghe. Si tratta di alcune delle prime piante nate sulla Terra. Sono fotosintetiche, come le piante terrestri, ma a differenza loro sono molto meno complesse.Poiché alcune specie di alghe sono ricche di olio, la quantità di olio che si può raccogliere da loro è centinaia di volte superiore alla quantità di olio che si può ricavare dai tradizionali vegetali come la soia. Le alghe possono crescere anche in luoghi lontani dai campi coltivati e boschi, tanto che oggi si trovano comunemente anche sulle spiagge più pulite di tutto il mondo, e così facendo si ridurrebbero al minimo i danni causati agli ecosistemi nella catena alimentare. Ma facciamo un paragone con l’olio di soia. Al fine di convertire rapidamente in biodiesel l’olio di soia, serve un catalizzatore, cioè composti chimici che rendono le reazioni più rapide. Il catalizzatore utilizzato per fare il biodiesel è un liquido. Ciò significa che, quando la reazione chimica è finita, il catalizzatore è mescolato con tutti i prodotti di reazione, ma per essere commercializzabile, il biodiesel dev’essere separato dal catalizzatore, un processo che richiede un sacco di lavoro ed energia e produce rifiuti indesiderabili. • Questa reazione per convertire l’olio di soia per il biodiesel si svolge in un reattore, che assomiglia ad una grande pentola. Ma nel reattore solo una certa quantità di prodotto può essere lavorata in un determinato momento. Alla fine di ogni processo, il reattore dovrebbe essere fermato, in modo che il biodiesel e i suoi sottoprodotti possano essere rimossi. Poi si ricomincia tutto daccapo. Questo tipo di reattore non è molto efficiente per produrre una grande quantità di biodiesel. • E adesso passiamo alle alghe. In primo luogo, la quantità di olio di alghe che sarà disponibile per la produzione di biodiesel sarà molto maggiore della quantità di olio di soia. Se il liquido catalizzatore ed il reattore utilizzati prima venissero utilizzati per modificare l’olio di alghe in biodiesel, più lavoro ed energia sarebbero necessari, e i benefici sarebbero persi. Fortunatamente, esistono altri tipi di catalizzatori e reattori. Utilizzando un reattore che ha una cavità del tubo riempita con un catalizzatore solido, l’olio di alghe passa attraverso il tubo, e la reazione produce il biodiesel, ma senza produrre scarti, senza dover scindere il catalizzatore dal biodiesel e senza energia e lavoro ulteriori. Inoltre, il reattore è in grado di produrre biodiesel in continuo. Esso non ha bisogno di essere arrestato e ri-lanciato, in modo che possa produrre molto più biodiesel in una determinata quantità di tempo.