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L’INTERVENTO MINIMO
un seminario in Sicilia nella Valle del Belice 10 - 12 Settembre 1981
Proprio la Valle terremotata del Belice è sembrato il
luogo ideale per un seminario sull’Intervento Minimo, nel
quale si è tentato di formulare degli spezzoni di una
nuova teoria della pianificazione territoriale
L’Intervento Minimo esprime una critica all’ottimismo dei
pianificatori riguardo la possibilità di introdurre un’opera
compiuta e netta nel complesso sistema della realtà
esistente.
L’intervento Minimo non consiste nel non intervento, ma
in un intervento che sia consapevole della complessità
della realtà e della necessità del consenso degli abitanti.
Lucius Burckhardt e Bernard Lassus - Gibellina 10 settembre 1981
Lucius Burckhardt
Lo svincolo di Partanna, col quale i progettisti
hanno voluto dimostrare, partendo da una piccola
cittadina, come si poteva collegare una metropoli
con un’autostrada
Un seminario nella Valle del Belice
Lucius Burckhardt proprio nella Valle del Belice inaugurava l’analisi
interdisciplinare del concetto di ambiente creato dall’uomo, negli aspetti
di visibile-invisibile presenti nelle nostre città, nei paesaggi, nei processi
politici e sociali, senza trascurare gli effetti a lungo termine delle
decisioni di pianificazione urbanistica.
Gibellina nuova interamente ricostruita secondo il
modello di una new town inglese a circa 20Km. dal
vecchio centro sul territorio di un altro comune
Lucius Burckhardt “L’intervento minimo” un seminario in Sicilia nella Valle del Belice
Lucius Burckhardt “L’intervento minimo” un seminario in Sicilia nella Valle del Belice
L’INTERVENTO MINIMO
Stralci dall’intervento introduttivo di Lucius Burckhardt
L’Intervento Minimo - che ha dato il titolo al 3° Convegno sui Parchi - esprime una
critica all’ottimismo dei pianificatori riguardo la possibilità di introdurre un’opera
compiuta e netta nel complesso sistema della realtà esistente.
La nozione di Intervento Minimo si può dunque definire in rapporto alla
progettazione ed alla pianificazione “ufficiale”, così come sono presentate nelle
scuole politecniche e utilizzate dalla professione. Per spiegare l’Intervento Minimo
occorre quindi precisare una visione critica della professione stessa, della filosofia,
etica, estetica, psicologica, del suo linguaggio specialistico.
La filosofia della professione è quella della “soluzione netta”. Si lavora su modelli
che sono una riduzione della realtà, e quindi la soluzione, introdotta nel modello è
prevedibile nelle sue conseguenze, è “netta”.
Nella realtà nessuno può prevedere le conseguenze, e le conseguenze delle
conseguenze, dei suoi interventi. L’opera netta è compiuta, nella realtà può essere
nefasta, può rivelarsi controproducente. L’etica della pianificazione è quella
dell’innocenza dello specialista: si pretende che in occasione di un intervento, la
responsabilità morale del committente e la responsabilità tecnica dello specialista si
possono dividere, mentre la proposta proviene generalmente dallo specialista e il
committente - per esempio lo Stato - non è in grado di giudicarla con competenza.
La politica dell’intervento è quella della divisione fra meta e mezzi. La meta è
quella di “risolvere il problema del traffico nelle nostre città”, il mezzo è di allargare
la strada e di distruggere casa mia. Al posto della casa, dopo l’allargamento della
strada, si costruisce un palazzo con uffici. Si potrebbe anche dire: la meta e lo
sviluppo di quella strada con vecchie abitazioni, il mezzo è l’allargamento che ci
porterà più traffico, ma questo non si dice mai. E’ la scoperta di Gunnar Myrdal già
negli anni 1930: la divisione fra metà e mezzi è ideologica e serve a giustificare gli
interventi dei potenti.
L’estetica della soluzione netta è quella del compiuto, del definitivo. Invece è
evidente il fascino dell’incompleto, della rovina: è il processo che attira l’attenzione
e stimola l’immaginazione.
Un atteggiamento psicologico sostiene l’estetica del compiuto: il lavoro sulla
simulazione ci porta ad immaginare che tutti i processi della realtà siano
interpretabili una volta trasferiti su un modello semplice e perfetto.
E’ il sogno del ragazzo di poter capire l’andamento del mondo e
della società attraverso una formula semplice.
L’uso di un certo linguaggio specialistico ci porta poi al concetto
della facile soluzione attraverso una iniziativa “coraggiosa” che
prende le mosse da un centro direttivo e si dirige a un utente
che non è ancora presente, forse non ancora nato.
L’Intervento Minimo viene così definito attraverso il suo
contrario, più difficile sarà creare una sua propria teoria: questo
sarà il compito dei relatori e delle discussioni del Convegno.
In ogni caso è chiaro che l’Intervento Minimo non può
consistere nel non - intervento, ma in un intervento che sia
consapevole della complessità della realtà, del principio che non
si possono prevedere del tutto le conseguenze nel futuro e della
necessità del consenso dell’utente.
Una teoria dell’Intervento Minimo è anche cosciente del fatto
che ogni caso è un caso particolare. Così, diventa difficile dire
che cosa sia “l’esperienza” e come si deve imparare. Questo
sarà un problema per la scuola professionale: interrompere la
catena eterna del comparto professionale che non controlla mai
gli effetti delle regole citate
Alcune immagini del Convegno:Alcune immagini del Convegno: Lucius Burckhardt e Bernard Lassus
Giuseppe Barbera Piero Burzotta
Ludovico Corrao
D’ARS n° 97 - 1981Lucius Burckhardt “L’intervento minimo”
D’ARS n° 97 - 1981Lucius Burckhardt “L’intervento minimo”
Lucius Burckhardt “L’intervento minimo” D’ARS n° 97 - 1981
D’ARS n° 97 - 1981Lucius Burckhardt “L’intervento minimo”
PIC NIC alle Cave di Cusa - 12 settembre 1981
Intervento minimo - paesaggio archeologico e turismo
Abbiamo trovato un bel posto
per fare un picnic.
Non dirlo agli altri !
Se tutti vogliono venire
non sarà più un bel posto
Wir haben einen schonen Platz gefunden,
um ein Picnic zu machen.
Zeigt ihn aber niemandem sonst !
Denn wenn alle kommen wollen,
so ist es kein schoner Platz mehr.
Il fotografo Mimmo Jodice parla del suo incontro con Joseph Beujs
“Vedendo le foto di Gibellina distrutta dal terremoto, Beuys rimane sconvolto. Così,
dopo aver chiamato il sindaco Ludovico Corrao partiamo verso quella città fantasma.
Siamo stati insieme per un’intera giornata. Noi due, da soli, di fronte a quell’immagine
di morte diventata simbolo di un infinito olocausto che la cronaca tragicamente ci
impone».
Joseph Beujs a Gibellina
tre mesi dopo il seminario nel Belice di Lucius Burckhardt
http://camminarenelpaesaggio.blogspot.it
Diego Accardo
13 settembre 1981 - Foto di gruppo a fine
convegno: Bernard Lassus e signora,
Marcella Aprile, Lucius Burckhardt,
Ludovico Corrao, Linde Burkhardt, Diego
Accardo, Karl Heinz Hulbusch
camminarenelpaesaggio@gmail.com

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Lucius Burckhardt " L'INTERVENTO MINIMO " - "The Minimal Intervention"

  • 1. L’INTERVENTO MINIMO un seminario in Sicilia nella Valle del Belice 10 - 12 Settembre 1981 Proprio la Valle terremotata del Belice è sembrato il luogo ideale per un seminario sull’Intervento Minimo, nel quale si è tentato di formulare degli spezzoni di una nuova teoria della pianificazione territoriale L’Intervento Minimo esprime una critica all’ottimismo dei pianificatori riguardo la possibilità di introdurre un’opera compiuta e netta nel complesso sistema della realtà esistente. L’intervento Minimo non consiste nel non intervento, ma in un intervento che sia consapevole della complessità della realtà e della necessità del consenso degli abitanti. Lucius Burckhardt e Bernard Lassus - Gibellina 10 settembre 1981 Lucius Burckhardt
  • 2. Lo svincolo di Partanna, col quale i progettisti hanno voluto dimostrare, partendo da una piccola cittadina, come si poteva collegare una metropoli con un’autostrada Un seminario nella Valle del Belice Lucius Burckhardt proprio nella Valle del Belice inaugurava l’analisi interdisciplinare del concetto di ambiente creato dall’uomo, negli aspetti di visibile-invisibile presenti nelle nostre città, nei paesaggi, nei processi politici e sociali, senza trascurare gli effetti a lungo termine delle decisioni di pianificazione urbanistica. Gibellina nuova interamente ricostruita secondo il modello di una new town inglese a circa 20Km. dal vecchio centro sul territorio di un altro comune
  • 3. Lucius Burckhardt “L’intervento minimo” un seminario in Sicilia nella Valle del Belice
  • 4. Lucius Burckhardt “L’intervento minimo” un seminario in Sicilia nella Valle del Belice
  • 5. L’INTERVENTO MINIMO Stralci dall’intervento introduttivo di Lucius Burckhardt L’Intervento Minimo - che ha dato il titolo al 3° Convegno sui Parchi - esprime una critica all’ottimismo dei pianificatori riguardo la possibilità di introdurre un’opera compiuta e netta nel complesso sistema della realtà esistente. La nozione di Intervento Minimo si può dunque definire in rapporto alla progettazione ed alla pianificazione “ufficiale”, così come sono presentate nelle scuole politecniche e utilizzate dalla professione. Per spiegare l’Intervento Minimo occorre quindi precisare una visione critica della professione stessa, della filosofia, etica, estetica, psicologica, del suo linguaggio specialistico. La filosofia della professione è quella della “soluzione netta”. Si lavora su modelli che sono una riduzione della realtà, e quindi la soluzione, introdotta nel modello è prevedibile nelle sue conseguenze, è “netta”. Nella realtà nessuno può prevedere le conseguenze, e le conseguenze delle conseguenze, dei suoi interventi. L’opera netta è compiuta, nella realtà può essere nefasta, può rivelarsi controproducente. L’etica della pianificazione è quella dell’innocenza dello specialista: si pretende che in occasione di un intervento, la responsabilità morale del committente e la responsabilità tecnica dello specialista si possono dividere, mentre la proposta proviene generalmente dallo specialista e il committente - per esempio lo Stato - non è in grado di giudicarla con competenza. La politica dell’intervento è quella della divisione fra meta e mezzi. La meta è quella di “risolvere il problema del traffico nelle nostre città”, il mezzo è di allargare la strada e di distruggere casa mia. Al posto della casa, dopo l’allargamento della strada, si costruisce un palazzo con uffici. Si potrebbe anche dire: la meta e lo sviluppo di quella strada con vecchie abitazioni, il mezzo è l’allargamento che ci porterà più traffico, ma questo non si dice mai. E’ la scoperta di Gunnar Myrdal già negli anni 1930: la divisione fra metà e mezzi è ideologica e serve a giustificare gli interventi dei potenti. L’estetica della soluzione netta è quella del compiuto, del definitivo. Invece è evidente il fascino dell’incompleto, della rovina: è il processo che attira l’attenzione e stimola l’immaginazione. Un atteggiamento psicologico sostiene l’estetica del compiuto: il lavoro sulla simulazione ci porta ad immaginare che tutti i processi della realtà siano interpretabili una volta trasferiti su un modello semplice e perfetto. E’ il sogno del ragazzo di poter capire l’andamento del mondo e della società attraverso una formula semplice. L’uso di un certo linguaggio specialistico ci porta poi al concetto della facile soluzione attraverso una iniziativa “coraggiosa” che prende le mosse da un centro direttivo e si dirige a un utente che non è ancora presente, forse non ancora nato. L’Intervento Minimo viene così definito attraverso il suo contrario, più difficile sarà creare una sua propria teoria: questo sarà il compito dei relatori e delle discussioni del Convegno. In ogni caso è chiaro che l’Intervento Minimo non può consistere nel non - intervento, ma in un intervento che sia consapevole della complessità della realtà, del principio che non si possono prevedere del tutto le conseguenze nel futuro e della necessità del consenso dell’utente. Una teoria dell’Intervento Minimo è anche cosciente del fatto che ogni caso è un caso particolare. Così, diventa difficile dire che cosa sia “l’esperienza” e come si deve imparare. Questo sarà un problema per la scuola professionale: interrompere la catena eterna del comparto professionale che non controlla mai gli effetti delle regole citate
  • 6. Alcune immagini del Convegno:Alcune immagini del Convegno: Lucius Burckhardt e Bernard Lassus Giuseppe Barbera Piero Burzotta Ludovico Corrao
  • 7. D’ARS n° 97 - 1981Lucius Burckhardt “L’intervento minimo”
  • 8. D’ARS n° 97 - 1981Lucius Burckhardt “L’intervento minimo”
  • 9. Lucius Burckhardt “L’intervento minimo” D’ARS n° 97 - 1981
  • 10. D’ARS n° 97 - 1981Lucius Burckhardt “L’intervento minimo”
  • 11. PIC NIC alle Cave di Cusa - 12 settembre 1981 Intervento minimo - paesaggio archeologico e turismo Abbiamo trovato un bel posto per fare un picnic. Non dirlo agli altri ! Se tutti vogliono venire non sarà più un bel posto Wir haben einen schonen Platz gefunden, um ein Picnic zu machen. Zeigt ihn aber niemandem sonst ! Denn wenn alle kommen wollen, so ist es kein schoner Platz mehr.
  • 12.
  • 13.
  • 14.
  • 15.
  • 16. Il fotografo Mimmo Jodice parla del suo incontro con Joseph Beujs “Vedendo le foto di Gibellina distrutta dal terremoto, Beuys rimane sconvolto. Così, dopo aver chiamato il sindaco Ludovico Corrao partiamo verso quella città fantasma. Siamo stati insieme per un’intera giornata. Noi due, da soli, di fronte a quell’immagine di morte diventata simbolo di un infinito olocausto che la cronaca tragicamente ci impone». Joseph Beujs a Gibellina tre mesi dopo il seminario nel Belice di Lucius Burckhardt
  • 17. http://camminarenelpaesaggio.blogspot.it Diego Accardo 13 settembre 1981 - Foto di gruppo a fine convegno: Bernard Lassus e signora, Marcella Aprile, Lucius Burckhardt, Ludovico Corrao, Linde Burkhardt, Diego Accardo, Karl Heinz Hulbusch camminarenelpaesaggio@gmail.com