1. Comunicazione e Non Comunicazione
Come la società liquida genera entropia
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comunicazione
PARTE I
2. Sin dall’antichità la comunicazione -
come atto verbale d’interscambio di
parole ed idee - assolve ad una
funzione. Generalmente essa è una
funzione sociale. Nel senso che la
società costruisce i suoi nessi e sistemi
proprio attraverso lo scambio dialogico
e ne conserva traccia attraverso gli
scritti.
CAPITOLO 1
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3. Questo ha portato Paul Watzlawick
- sociologo e psicologo della Scuola
di Palo Alto (1921-2007) – teorico
seguace del costruttivismo, ad
affermare che “Non è possibile non
comunicare”. Ossia non esiste un
comportamento che non sia
comunicativo. Questa affermazione
è anche uno dei suoi assiomi della
comunicazione
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4. Un’altra sua affermazione è :
« La credenza che la realtà che
ognuno vede sia l'unica realtà
è la più pericolosa di tutte le
illusioni »
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5. La comunicazione è un fatto esterno e
condiviso, da questo assunto non ci si può
scostare. Assolve ad una funzione. La
condivisione è l’elemento primordiale ed
essenziale della comunicazione che dà ragione
al modello di Jakobson elaborato per la prima
volta intorno al 1926/1927, pubblicato
definitivamente nel 1966
IL MODELLO TRASMISSIVO DI ROMAN JAKOBSON
CONTATTO
EMITTENTE MESSAGGIO RICEVENTE
CODICE
CONTESTO
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6. Jakobson, ha rilevato 6 funzioni della comunicazione :
emotiva (la capacità dell'emittentente di esprimersi)
fàtica (che consiste nel lavoro che si fa per garantire il contatto)
poetica (riguarda l'organizzazione interna del messaggio ed il suo
contenuto e forma)
metalinguistica (definisce il codice da usare e di conseguenza il rapporto
tra gli interlocutori)
referenziale (riguarda il riferimento a cosa si rapporta l'emittente, il tema
del messaggio)
conativa (è il fine del processo, gli effetti che si cercano sull'emittente)
Ed è importante sottolineare che ogni atto comunicativo
contiene tutte queste funzioni, per cui ogni distorsione sugli
elementi comunicativi rende inefficace il processo
comunicativo poiché vi è perdita d'informazione per la
funzione cui è destinata la comunicazione.
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7. Infine nel 1948 due matematici statunitensi
elaborarono un modello matematico della
comunicazione basandosi principalmente sugli
studi fisici dell'informazione. Elwood Shannon
e Warren Weaver.
I due studiosi avendo ormai evidenti i
problemi tecnici relativi al passaggio
comunicativo attraverso cavi telefonici,
telegrafici ed anche telematici, elaborarono lo
schema generale dei fattori della
comunicazione, assunta tutt'oggi come
riferimento basilare per ogni tipo di analisi
multidisciplinare della comunicazione e per la
descrizione degli eventi comunicativi.Bianca Clemente - copyright – I
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8. Lo schema grafico della comunicazione secondo Shannon
& Weaver
EMITTENTE
Segnale
inviato
Canale
Codifica messaggio
Segnale
effettivamente
ricevuto
Canale
decodifica Ricevente
RUMORE
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9. Capitolo 2
La comunicazione effettiva
Nel 2006 Tubbs e Moss danno una efficace
definizione di cosa sia la Comunicazione
effettiva: essa avviene quando la spinta
iniziale ed intenzionale dell'emittente, o
sorgente, corrisponde perfettamente allo
stimolo percepito ed alla risposta
pertinente data dal ricevente.
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10. Infatti la comunicazione
in sè, come detto, è un
processo che avviene
anche involontariamente
ma affinchè vi sia
comunicazione efficace è
necessario condividere
un codice, una
conoscenza a priori dei
segni di riferimento,
concordare sulla modalità
di associazione tra
significato e significante.
In questo modo si
ottiene il fine dell'atto
comunicativo – che è
sempre intenzionale.
Una trasmissione di
contenuto di senso. Alla
base vi è una
conoscenza a priori che
è condivisa.
Efficacemente la
comunicazione assolve
il suo compito perchè il
processo va a buon fine.
QUALUNQUE SIA LA
RISPOSTA O
REAZIONE.
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11. Possiamo comunicare anche
con un gatto, o un cane o un
canarino, qualsiasi animale
che biologicamente ci somigli
appena un po' nella struttura
mentale e biologica, come
anche con una macchina – il
computer ad esempio - che
riesca a concordare con noi
un qualunque segno
convenzionale arbitraio o
evidente, per ottenere
un'azione, uno scopo o una
conoscenza.
In tutti questi casi la risposta
o reazione può corrispondere
o meno alle aspettative.
E’ il caso della
comunicazione efficace,
dove il senso della
controazione allo stimolo
comunicativo non
interessa, l'importante è
che vi sia un segnale di
invio e relativa azione
finale di ricezione e rinvio
dello stimolo. Un po' come
l'esperimento della stanza
cinese di John Searle
utilizzato per
controribattere al Test di
Turing, inventato per
dimostrare l'intelligenza
dei computers.
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12. Alla base del ragionamento di Searle è che la sintassi
(grammatica che si può associare alla comunicazione) non è
equivalente alla semantica (significato che si può associare
all'informazione). In pratica immettendo un segnale in una stanza
buia dove vi è un uomo con a disposizione vari oggetti per
rispondere ai segnali ma senza comprensione alcuna dei segnali,
egli imparerà in breve, meccanicamente, a dare risposta anche
senza conoscenza dei significati. Il Pc in pratica. La
comunicazione, allora sarà efficace, tecnicamente corrispondente,
ma non sarà veramente pertinente. Un metodo di esemplificazione
che fu già precedentemente usato da Cartesio, in altre forme, per
arrivare all'assunto socratico che l'unica verità è sapere di non
sapere. Il rapporto tra comunicazione ed informazione è
l'equivalente del rapporto tra cornice e tela: formano un tutt'uno
pur essendo indipendenti ma interdipendenti. Il quadro acquista
maggiore o minore importanza in merito alla propria cornice, così
la comunicazione assume senso o meno a seconda delle modalità
di veicolazione e se l’azione è puro fatto tecnico o di significato.
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13. Insomma, l'informazione è un dato,
statistico, nozionistico, matematico, testuale,
gestuale... un puro e semplice dato,
insomma. La conoscenza è altra cosa, è un
elemento intellettuale nozionistico che
comporta una necessaria modifica del
pensiero – maggiormente elaborato e
cognitivo – e/o del comportamento. La
conoscenza è una elaborazione
dell'informazione. Ma non tutte le
conoscenze assolvono alla positiva funzione
sociale di condivisione su stessi livelli, del
sapere.
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14. A questo proposito ho elaborato i vari livelli di
«comunicazione» e «non comunicazione», così
come maggiormente nella società liquida, essi
si presentano
Tra Jackobson e Shannon
COMUNICAZIONE EFFETTIVA
E
COMUNICAZIONE EFFICACE
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15. COMUNICAZIONE CONDIVISA
E DIALOGICA
EMITTENTE
Canale condiviso
senza disturbo RICEVENTE
Decodifica corretta
Risposta
pertinente
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16. Nella comunicazione condivisa e dialogica
la comunicazione si svolge sullo stesso
piano, nessuna delle parti è intenzionata a
creare disturbo o alterazione.
La comunicazione è effettiva ed efficiente
da un punto di vista relazionale e sociale.
Assolve alla sua funzione di atto condiviso
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La NON COMUNICAZIONE per
volontà dell’emittente
EMITTENTE
Comunicazione
con disturbo
intenzionale
RICEVENTE
RISPOSTA PILOTATA NON
CONTROLLATA DAL RICEVENTE
REAZIONEAvanzamento su
un piano falsato,
menzogna,
arbitrarietà, caos
Azione molto
conforme alle
aspettative
dell’emittente
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La non comunicazione per volontà dell’emittente,
tende a stabilire un rapporto diseguale tra i
comunicanti. L’emittente è intenzionato/a a
distorcere il dato affinchè riceva una risposta dal
ricevente che costruisca un altro tipo di realtà. Una
realtà che l’emittente può agevolmente controllare.
Si verifica quando l’emittente manomette i dati o li
omette. Non sta comunicando. Eppure la
comunicazione è efficace. L’atto non ha subito
intralci. L’aazione ha avuto successo, ma la
comunicazione non è effettiva !
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LA NON COMUNICAZIONE CON PROBLEMI
SUL RICEVENTE
EMITTENTE
Canale senza
disturbo -
condiviso
Ricevente
Decodifica
volontariamente
falsata – chiusura
Decodifica
involontariamente
falsata – problemi
strutturali
Risposta scorretta - Frizione –
comunicazione non effettiva
benchè efficace
Risposta non pertinente –
comunicazione non efficace,
non effettiva
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Nella non comunicazione con problemi sul ricevente, le
possibilità sono due:
1) Il ricevente non vuole rispondere o intavolare dialogo e
la sua risposta generalmente tenderà a creare frizione o
a fingere di porsi sullo stesso piano dell’emittente. La
situazione è la stessa di quella con disturbo volontario
da parte dell’emittente, solo che in questo caso è
rovesciata
2) Il ricevente ha problemi strutturali che impossibilitano
la comunicazione
Questo modello presenta anche altri risvolti che vedremo
nella Parte II
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LA NON COMUNICAZIONE PER DISTURBO
INVOLONTARIO
EMITTENTE
Messaggio con
disturbo
involontario –
tecnico sul
canale o da parte
dell’emittente
Ricevente
Non risposta o
risposta
imprecisa
Perdita di dati o
memoria – incertezza
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La non comunicazione per disturbo
involontario tecnico, è il più classico
degli esempi.
Si risolve con l’eliminazione del
disturbo tecnico ma fintanto che
esso persiste vi è perdita di dati e di
informazioni. La comunicazione
non risulta effettiva
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Quindi quello che si voleva dimostrare è che
la comunicazione effettiva ottiene risposte;
mentre la comunicazione efficace ottiene
solo reazioni. Meglio si può argomentare
che lo scopo della comunicazione effettiva è
ottenere risposte mentre lo scopo della
comunicazione efficace è ottenere semplici
reazioni.
CONCLUSIONI
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A questo punto possiamo estrapolare i due
paradigmi della comunicazione EFFETTIVA
ed EFFICACE
La comunicazione effettiva :
Ogni atto intenzionale orientato verso l'esterno
assolvente lo scopo di ottenere una risposta
congruente dal ricevente, mediante un canale
condiviso in funzione della caratteristica del
messaggio e del piano e/o tipo di relazione tra i
comunicanti.
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IL PARADIGMA DELLA COMUNICAZIONE
EFFICACE :
Una comunicazione si dice efficace quanto il
segnale inviato dall'emittente produce una
reazione pertinente o non pertinente sul
destinatario
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Infine si può ricavare un ultimo
paradigma : quello della non
comunicazione, diciamo in senso
«generalista» , ovvero come
sintesi generale di quanto fin qui
esposto, comprensivo dei
paradigmi precedenti
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Il Paradigma della Non comunicazione:
LA NON COMUNICAZIONE È UN PASSAGGIO
INTERPRETATIVO DI CONTENUTI IL CUI
OBIETTIVO È LA GENERAZIONE DI
INCERTEZZA - QUANDO VOLONTARIAMENTE
NON «INFORMA» - OPPURE E' GENERATIVO
DI ENTROPIA IN PRESENZA DI «DIFFICOLTA’»
DEL PASSAGGIO INFORMATIVO.
In pratica tende a stabilizzare l’informazione
caotica .
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IL MODELLO DELLA NON COMUNICAZIONE –
Sintesi
Emittente
Messaggio
ambiguo
Ricevente
decodifica
Codice condiviso
COMUNICAZIONE
EFFICACE
Difficilmente
effettiva dipende dai
dialoganti
Codice non condiviso
COMUNICAZIONE
NON EFFICACE
E mai effettiva
Non decodifica
In definitiva tutto dipende dal ricevente e dalla sua
volontà/capacità interpretativa o sua intenzione di
ascolto
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La non comunicazione e l'interpretazione
costituiscono il limite della società liquida
di Baumann, è il muro contro cui
s'infrange la trasmissione effettiva di
contenuti. Sono la deviazione della linea
retta relazionale.
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FINE
I PARTE