1. Meno lavoro per Thanatos
Confabulava imprecazioni a caso ad ogni singola spalata compiuta.
Sorella Pioggia provvedeva ad infradiciarlo e pareva persino provarci gusto.
Lui lavorava.
Lei sghignazzava.
Molti supponevano che fosse solito parlare o brontolare da solo, ignari che riuscisse
realmente ad interloquire con gli agenti atmosferici.
Nessuno sapeva il suo nome, nonostante tutti lo chiamassero almeno una volta nella vita.
La sua vita era costituita da un unico e monotono ritmo, che di recente pareva essersi
intensificato. Non aveva neanche il tempo per riprendere fiato, che il suo datore di lavoro lo
costringeva ad eseguire la solita danza macabra a cui ormai, lui e la pala, sua fedele
compagna, si erano abituati.
Non aveva il diritto di prendersi una pausa?
Il messaggio che il suo superiore gli rivolgeva era anche sin troppo chiaro: “Tu lavori e io
dormo!” e volente o nolente, lo sventurato doveva accettarlo, nel bene come nel male.
Un'ennesima spalata seguì i suoi torvi pensieri, difficilmente intuibili, nonostante il suo
volto raggrinzito e contratto dall'irritazione.
Quell'ennesima bara da imprigionare nel terreno non poté far altro che ricordagli quanto
altro lavoro lo attendesse ancora.
La povera anima chiamata tra le sue braccia divine quella volta era un semplice muratore
ammalato di Mesotelioma dovuto all'amianto. Uno dei tanti che aveva lavorato per vivere e
lavorando era morto.
Lo spalatore detestava coloro che lo facevano lavorare per incidenti sul lavoro.
Valeva la pena sfamarsi della morte?
Nonostante fosse immerso nei suoi pensieri, si accorse che una bambina frattanto gli si era
accostata ed ora squadrava tristemente il cumulo di terra, che lo spalatore aveva accatastato
sul catafalco di legno. «Sono certo che... dovunque lui ora si trovi, è in pace» disse svelto.
Lei annuì tristemente. «Io gli dicevo sempre che la polvere fa male, ma lui non mi
ascoltava. Era mio padre.»
L'anziano s'intristì, capendo che la fantomatica polvere di cui parlava la bambina si riferiva
con molta probabilità alle fibre di Eternit che lo avevano ucciso. «Come ti chiami?» chiese
abbozzando un sorriso.
La bambina si stropicciò gli occhi prima di rispondere e tirò su col naso. «Ginevra, tu?»
Lo spalatore trasalì per qualche istante. Davvero qualcuno stava chiedendo di lui senza
intermediari?
Lei voleva un nome, ma lui non ne aveva uno. O meglio, ne aveva talmente tanti che non
sapeva quale riferire alla bambina.
Che nome riferire? «Thanatos...» disse, lasciando trapelare nel tono una nota di ironia.
Ginevra lo squadrò intensamente, faceva una certa scena parlare con una persona dal nome
inconsueto e gli strambi modi, tuttavia, non seppe precisamente il perché, ma le risultò
gradevole. «Grazie» concluse sincera, prima di allontanarsi dal cimitero, in direzione della
chiesa incupita.
Thanatos la salutò celere. «È stato un piacere!» le urlò. «Tuo padre ti saluta...» aggiunse
sommessamente, certo di non essere stato udito.
AΩ
2. Trent'anni dopo.
«Come!? Scusate, potete ripetere?!» Thanatos disegnò sul volto un'espressione mista tra
meraviglia e sgomento. Non poteva credere che finalmente gli avevano concesso un giorno
libero. «Mi perdoni capo, ma ho il mondo che mi aspetta!» sbottò soddisfatto.
Si chiedeva quale posto avrebbe potuto visitare per primo. «Un bel caffè darà sollievo ai
miei nervi» si disse allegro.
Il tempo di formulare quel pensiero e già si ritrovò di fronte il grazioso bar, ghirlandato da
fiori di svariato genere e impreziosito da una minuta insegna dorata.
“Chissà perché non ho morti da seppellire quest'oggi” si chiese rallegrato. Frattanto
qualcuno lo osservava con una certa insistenza: una donna.
Thanatos la scrutò, inarcando le sopracciglia.
«È lei il signor Thanatos?» disse la donna, una volta accortasi di essere stata scoperta.
Lo spalatore si sentì raggelare il sangue.
«Immagino non mi riconosciate.»
Lui scosse la testa per riconferma, tuttavia dovette ammettere di essere leggermente scosso
da tale confidenza. Nessuno gli si era mai rivolto con così cortesi atteggiamenti.
«Immaginavo. Mentre io invecchio, lei non pare essere cambiato molto rispetto a trent'anni
fa... Sono stupita lo ammetto. Non immaginavo di...»
«Trovarmi ancora in vita» la precedette lui. «O Ginevra, che bella donna sei diventata!»
esclamò teneramente.
La donna sorrise. «Vi ricordate di mio padre?»
Un rapido cenno d'assenso le diede lo stimolo per proseguire il discorso. «Ebbene, da
qualche anno a questa parte sono diventata una dei principali membri di un'associazione che
garantisce sulle vite dei lavoratori e sulla relativa sicurezza.»
«Ha portato risultati?» chiese Thanatos dubbioso.
«Di certo le morti sono esponenzialmente diminuite... e questo grazie alla mia tragica
esperienza.»
«Mia cara, voi quest'oggi mi avete dimostrato che se lo desidera, anche una singola persona
può fare grandi cose... e voi avete fatto tanto. Quest'oggi avete provato che anche una
singola morte può salvare molte vite.» “Ed alleggerirmi il lavoro” pensò sarcastico. «E per
questo vi sarò per sempre grato» detto ciò si chinò leggermente verso la donna e fece per
entrare nel bar, ma Ginevra lo richiamò a gran voce. «Aspetti!»
Il vecchio concentrò nuovamente la sua attenzione su di lei.
«C'è un'altra cosa che volevo dirle da tanto... Thanatos significa morte in greco. Sbaglio?»
Fine