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In un contesto economico globale così
complesso e frazionato, in cui anche la
Cina mostra segnali di dif coltà,
Attualmente il subcontinente si
con gura infatti come
(abitato da oltre 1,2 miliardi
di persone)dopo la stessa Cina. Ma quali
sono le strategie migliori per approcciare
questo mercato con successo? Ne ab-
biamo parlato con Alessandro Fichera,
Senior Partner e Managing Director di
Octagona, società specializzata in servizi
di international business. Octagona è
presente in diverse aree alivello globale,
come Italia, Indiae area SAARC, Vietnam
e areaASEAN, Brasile eareaMERCOSUR,
Nord Africa, Est Europa, Turchia, Emirati
Arabi, Russia e Cina.
L’India ha ripreso a correre - sottolinea
Alessandro Fichera.
.
Ciò si deve in particolar
modo alle riforme im-
plementate dal Premier
Modi, volte all’attrazio-
ne di capitali e investitori
stranieri:
. Al di
là di queste considerazio-
ni attuali, l’India da anni
sperimenta un inarrestabile processo di
trasformazione socio-economica:
che si allargadi anno in anno mentre
il reddito medio è in crescita costante.
Soprattutto
, in particolar
modo nelle aree urbane e si assiste a una
migliore redistribuzione della ricchezza,
a una più forte penetrazione dei mass
media, a un af ancamento di nuovi va-
lori e di una nuova mentalità accanto a
quellatradizionale indianae all’affermarsi
di nuove tipologie di beni (indumenti
di moda, alimenti con-
fezionati, articoli di lusso,
viaggi, automobili, beni
hi-tech, ecc.).
. A partire dalla : oggi
l’India è alla disperata ricerca di partner
tecnologici e di know-how straniero in
grado di innalzare lapropriacompetitività
a livello internazionale e garantire un
grado signi cativo di ottimizzazione dei
propri asset industriali. Il mercato locale
è dunque particolarmente appetibile
per le nostre imprese, considerando le
dimensioni e la fame di tecnologia che
si registra nel Paese: le opportunità si
con gurano in vari segmenti,
. Cambiando ambito, anche il
retail offre enormi possibilitàdi business:
le moderne strutture al dettaglio sono
cresciute del 25-30%negli ultimi anni e il
segmento del “ retail moderno” rappre-
senta circa il 10% del mercato totale. Si
prevede che tale quota possa crescere
del 13-15% entro il 2018, dato che lo
spazio a retail (ed e-tail, ovvero il com-
mercio elettronico) aumenta in maniera
vertiginosa, così come l’interesse verso
i prodotti occidentali. Altri comparti si
con gurano di particolare interesse per
le aziende italiane: dal
all’ , dalla alle
. Insomma il mercato
indiano è una vera e propria miniera di
opportunità, anche se non si tratta di un
contesto semplice e richiede tempo e
investimenti per poter generare risultati.
Innanzitutto è opportuno specificare
che un’attività di internazionalizzazio-
ne nel subcontinente non può essere
improvvisata:
attraverso analisi speci che che tengano
conto della concorrenza, dei prodotti e
del pricing. L’approccio se non avviene in
modo strutturato, cosciente, organizzato
e mirato può essere molto pericoloso.
A seguito di queste analisi, l’azienda può
valutare la giusta strada, e ve ne sono
diverse per il mercato indiano. L’approc-
cio più light passaattraverso la
, mentre la
può essere un’operazione
interessante nel medio/lungo periodo
ma da valutare con molta attenzione.
In ne la
sono attività che consentono
alle imprese di radicarsi in maniera più
forte sul mercato locale e di conoscerlo e
servirlo direttamente, in un’ottica strate-
gica di lungo periodo. Recentemente la
nostrasocietà hacreato una
, composta da personale
locale con signi cative esperienze ver-
ticali, che in modalità temporary aiuta i
nostri clienti avendere i propri prodotti in
India. In questo modo riusciamo a unire
le competenze tecniche commerciali con
quelle culturali, temachiave del successo
nel subcontinente.
In lineadi massima
tale percorso richiede dai 2 ai 4 mesi,
in quanto molto dipende dalla velocità
dell’azienda interessata nella predispo-
sizione dei documenti richiesti e dalla
rapidità degli uf ci di competenzaindiani:
Gli step da seguire sono diversi. In primo
luogo
DIN e DSC, utili per poter operare
localmente. In secondo luogo
,
e
con le autoritàcompeten-
ti, per poi passare alla
necessari per concludere l’iter relativo
alla costituzione della società. Nella
l’impresadeve occuparsi
dell’apertura del conto corrente locale,
del versamento dei fondi, dell’emissione
delle azioni, dell’ottenimento dei certi-
 cati azionari e, in ne, dell’attivazione
delle certi cazioni per la speci ca attività
(PAN, TAN, Service Tax, ecc.). Sul tema
delle è oppor-
tuno segnalare un importante aspetto:
esse cambiano in base al settore in cui
opera l’azienda e alla legislazione dello
Stato in cui l’impresa intende insediarsi.
Le aziende che vogliono fare businessin
India non possono agire con improvvisa-
zione e super cialità, madevono operare
con organizzazione e metodo:
non si può avviare un progetto
nel subcontinente senza un’accurata rac-
colta di informazioni, una conoscenza da
un punto di vista pratico e una minima
competenza in tema di
che solo chi opera già con
l’India è in grado di fornire.
Per fare qualche esempio, la cultura in-
diana non presuppone che la mancanza
di puntualità sia un elemento negativo,
ha un ritmo non lineare quando si tratta
di business, un’opportunità incagliata
per mesi a volte viene  nalizzata durante
un breve incontro informale. Inoltre
, dal momento che
le relazioni sono molto importanti se si
vogliono fare affari nel Paese asiatico.
Innanzitutto, come già visto in preceden-
za,
. In secondo
luogo,
Il subcontinente infatti è
un mercato unico nel suo genere, com-
plesso e non privo di insidie, e richiede un
percorso speci co e dettagliato: avviare
un percorso di internazionalizzazione in
maniera super ciale e per “ sentito dire”
senzalapreparazione di un businessplan
strutturato non rappresenta certamente
la base migliore su cui partire. Un altro
errore è costituito dalla
spesso le aziende
si aspettano risultati facili e rapidi, quan-
do in realtà il mercato indiano va visto
con un orizzonte temporale di almeno
5 anni e non in ottica di breve periodo.
In ne
non si può
approcciare l’Indiasenzaconoscerlae non
ci si può af dare al proprio istinto o alle
promesse del primo interlocutore locale
che si incontra, è invece essenziale
Tutte queste tipologie di errori
si ri ettono nella gestione pratica del
proprio business in India: nel corso della
mia esperienza mi è capitato di lavorare
con aziende che dopo essersi  date delle
indicazioni di un agente locale e non aver
ottenuto nessun risultato, si sono rivolte
a Octagona, accorgendosi, a seguito di
una nostra analisi, che si erano posizio-
nate nel mercato in modo sbagliato. Un
altro esempio che posso citare, riguarda
il caso di un’azienda che ha attuato una
politicadi pricing errata, in quanto cercava
di vendere i propri prodotti a un prezzo
non conforme a quello indiano (sostan-
zialmente il prezzo adottato era lo stesso
di quello utilizzato in altri mercati). Ho
inoltre incontrato diverse imprese il cui
export manager si reca in India solo una
voltaall’anno.
se non si dedica suf ciente
tempo alla comprensione e allo sviluppo
del mercato non si è di conseguenza in
grado di generare un businessadeguato.
In primis
Poi è importante
, veri cando la concor-
renza e segmentando il mercato in linea
con la propria offerta: una delle prime
regole per il mercato indiano è quella di
, costruendo proposte
commerciali in grado di rispondere alle
esigenze del mercato e del consumatore
(il consumatore indiano è particolarmen-
te price sensitive quindi l’argomento di
discussione deve essere focalizzato su al-
tre tematiche quali l’aspetto tecnologico
o il design). La terza e la quarta regola
riguardano lagiustaconsiderazione verso
, alle
quali gli indiani prestano molta attenzio-
ne. L’ultimaregola, amio modo di vedere
la più importante, riguarda la valutazione
e l’identi cazione della migliore strategia
operativa: le regole precedentemente
menzionate hanno poco valore se l’azien-
danon è in grado di costruire un percorso
serio e organizzato. Il consiglio che mi
sento di dare alle PMI italiane è questo:
il mercato indiano non è semplice, ma l’I-
talia,
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severato, implementando lacorrettastra-
tegia, ha sempre ottenuto ottimi risultati.

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  • 1. In un contesto economico globale così complesso e frazionato, in cui anche la Cina mostra segnali di dif coltà, Attualmente il subcontinente si con gura infatti come (abitato da oltre 1,2 miliardi di persone)dopo la stessa Cina. Ma quali sono le strategie migliori per approcciare questo mercato con successo? Ne ab- biamo parlato con Alessandro Fichera, Senior Partner e Managing Director di Octagona, società specializzata in servizi di international business. Octagona è presente in diverse aree alivello globale, come Italia, Indiae area SAARC, Vietnam e areaASEAN, Brasile eareaMERCOSUR, Nord Africa, Est Europa, Turchia, Emirati Arabi, Russia e Cina. L’India ha ripreso a correre - sottolinea Alessandro Fichera. . Ciò si deve in particolar modo alle riforme im- plementate dal Premier Modi, volte all’attrazio- ne di capitali e investitori stranieri: . Al di là di queste considerazio- ni attuali, l’India da anni sperimenta un inarrestabile processo di trasformazione socio-economica: che si allargadi anno in anno mentre il reddito medio è in crescita costante. Soprattutto , in particolar modo nelle aree urbane e si assiste a una migliore redistribuzione della ricchezza, a una più forte penetrazione dei mass media, a un af ancamento di nuovi va- lori e di una nuova mentalità accanto a quellatradizionale indianae all’affermarsi di nuove tipologie di beni (indumenti di moda, alimenti con- fezionati, articoli di lusso, viaggi, automobili, beni hi-tech, ecc.). . A partire dalla : oggi l’India è alla disperata ricerca di partner tecnologici e di know-how straniero in grado di innalzare lapropriacompetitività a livello internazionale e garantire un grado signi cativo di ottimizzazione dei propri asset industriali. Il mercato locale è dunque particolarmente appetibile per le nostre imprese, considerando le dimensioni e la fame di tecnologia che si registra nel Paese: le opportunità si
  • 2. con gurano in vari segmenti, . Cambiando ambito, anche il retail offre enormi possibilitàdi business: le moderne strutture al dettaglio sono cresciute del 25-30%negli ultimi anni e il segmento del “ retail moderno” rappre- senta circa il 10% del mercato totale. Si prevede che tale quota possa crescere del 13-15% entro il 2018, dato che lo spazio a retail (ed e-tail, ovvero il com- mercio elettronico) aumenta in maniera vertiginosa, così come l’interesse verso i prodotti occidentali. Altri comparti si con gurano di particolare interesse per le aziende italiane: dal all’ , dalla alle . Insomma il mercato indiano è una vera e propria miniera di opportunità, anche se non si tratta di un contesto semplice e richiede tempo e investimenti per poter generare risultati. Innanzitutto è opportuno specificare che un’attività di internazionalizzazio- ne nel subcontinente non può essere improvvisata: attraverso analisi speci che che tengano conto della concorrenza, dei prodotti e del pricing. L’approccio se non avviene in modo strutturato, cosciente, organizzato e mirato può essere molto pericoloso. A seguito di queste analisi, l’azienda può valutare la giusta strada, e ve ne sono diverse per il mercato indiano. L’approc- cio più light passaattraverso la , mentre la può essere un’operazione interessante nel medio/lungo periodo ma da valutare con molta attenzione. In ne la sono attività che consentono alle imprese di radicarsi in maniera più forte sul mercato locale e di conoscerlo e servirlo direttamente, in un’ottica strate- gica di lungo periodo. Recentemente la nostrasocietà hacreato una , composta da personale locale con signi cative esperienze ver- ticali, che in modalità temporary aiuta i nostri clienti avendere i propri prodotti in India. In questo modo riusciamo a unire le competenze tecniche commerciali con quelle culturali, temachiave del successo nel subcontinente. In lineadi massima tale percorso richiede dai 2 ai 4 mesi, in quanto molto dipende dalla velocità dell’azienda interessata nella predispo- sizione dei documenti richiesti e dalla rapidità degli uf ci di competenzaindiani: Gli step da seguire sono diversi. In primo luogo DIN e DSC, utili per poter operare localmente. In secondo luogo , e con le autoritàcompeten- ti, per poi passare alla necessari per concludere l’iter relativo alla costituzione della società. Nella l’impresadeve occuparsi dell’apertura del conto corrente locale, del versamento dei fondi, dell’emissione delle azioni, dell’ottenimento dei certi-  cati azionari e, in ne, dell’attivazione delle certi cazioni per la speci ca attività (PAN, TAN, Service Tax, ecc.). Sul tema delle è oppor- tuno segnalare un importante aspetto: esse cambiano in base al settore in cui opera l’azienda e alla legislazione dello Stato in cui l’impresa intende insediarsi. Le aziende che vogliono fare businessin India non possono agire con improvvisa- zione e super cialità, madevono operare
  • 3. con organizzazione e metodo: non si può avviare un progetto nel subcontinente senza un’accurata rac- colta di informazioni, una conoscenza da un punto di vista pratico e una minima competenza in tema di che solo chi opera già con l’India è in grado di fornire. Per fare qualche esempio, la cultura in- diana non presuppone che la mancanza di puntualità sia un elemento negativo, ha un ritmo non lineare quando si tratta di business, un’opportunità incagliata per mesi a volte viene  nalizzata durante un breve incontro informale. Inoltre , dal momento che le relazioni sono molto importanti se si vogliono fare affari nel Paese asiatico. Innanzitutto, come già visto in preceden- za, . In secondo luogo, Il subcontinente infatti è un mercato unico nel suo genere, com- plesso e non privo di insidie, e richiede un percorso speci co e dettagliato: avviare un percorso di internazionalizzazione in maniera super ciale e per “ sentito dire” senzalapreparazione di un businessplan strutturato non rappresenta certamente la base migliore su cui partire. Un altro errore è costituito dalla spesso le aziende si aspettano risultati facili e rapidi, quan- do in realtà il mercato indiano va visto con un orizzonte temporale di almeno 5 anni e non in ottica di breve periodo. In ne non si può approcciare l’Indiasenzaconoscerlae non ci si può af dare al proprio istinto o alle promesse del primo interlocutore locale che si incontra, è invece essenziale Tutte queste tipologie di errori si ri ettono nella gestione pratica del proprio business in India: nel corso della mia esperienza mi è capitato di lavorare con aziende che dopo essersi  date delle indicazioni di un agente locale e non aver ottenuto nessun risultato, si sono rivolte a Octagona, accorgendosi, a seguito di una nostra analisi, che si erano posizio- nate nel mercato in modo sbagliato. Un altro esempio che posso citare, riguarda il caso di un’azienda che ha attuato una politicadi pricing errata, in quanto cercava di vendere i propri prodotti a un prezzo non conforme a quello indiano (sostan- zialmente il prezzo adottato era lo stesso di quello utilizzato in altri mercati). Ho inoltre incontrato diverse imprese il cui export manager si reca in India solo una voltaall’anno. se non si dedica suf ciente tempo alla comprensione e allo sviluppo del mercato non si è di conseguenza in grado di generare un businessadeguato. In primis Poi è importante , veri cando la concor- renza e segmentando il mercato in linea con la propria offerta: una delle prime regole per il mercato indiano è quella di , costruendo proposte commerciali in grado di rispondere alle esigenze del mercato e del consumatore (il consumatore indiano è particolarmen- te price sensitive quindi l’argomento di discussione deve essere focalizzato su al- tre tematiche quali l’aspetto tecnologico o il design). La terza e la quarta regola riguardano lagiustaconsiderazione verso , alle quali gli indiani prestano molta attenzio- ne. L’ultimaregola, amio modo di vedere la più importante, riguarda la valutazione e l’identi cazione della migliore strategia operativa: le regole precedentemente menzionate hanno poco valore se l’azien- danon è in grado di costruire un percorso serio e organizzato. Il consiglio che mi sento di dare alle PMI italiane è questo: il mercato indiano non è semplice, ma l’I- talia, e chi ha per- severato, implementando lacorrettastra- tegia, ha sempre ottenuto ottimi risultati.