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News 17/SSL/2017
Lunedì, 24 aprile 2017
Abrogazione voucher e gestone periodo transitorio, istruzioni Inps.
ROMA – Voucher. Sono state pubblicate da Inps con messaggio n.1652 del 14 aprile
le istruzioni per l’utilizzo dei buoni per lavoro accessorio acquistati prima del 17
marzo 2017, ovvero prima dell’abrogazione della normativa di riferimento disposta
dal Decreto Legge 17 marzo 2017, n. 25.
Secondo quanto riportato nelle istruzioni Inps per i voucher acquistati entro il 17
marzo saranno possibili l’utilizzo e la comunicazione delle prestazioni entro e non
oltre il 31 dicembre 2017. “Non sarà possibile, invece, registrare tramite la procedura
telematica del lavoro accessorio prestazioni lavorative in assenza di buoni lavoro il
cui acquisto si sia perfezionato entro il 17 marzo 2017”.
Restano invariati a 24 mesi i termini per la riscossione del prestatore, 12 mesi per i
voucher distribuiti dai tabaccai e dalle banche popolari.
Info: nota Inps gestione periodo transitorio voucher
Fonte: quotidianosicurezza.it
Rischio stradale: gestire correttamente il sonno per prevenire i rischi.
Un convegno si sofferma sugli infortuni stradali e sull’importanza della guida sicura
per la tutela del lavoratore. Focus sulla gestione del sonno per la prevenzione dei
rischi, sulle conseguenze di una cattiva gestione e sulle apnee ostruttive.
Bologna, 21 Apr – Con riferimento ai preoccupanti dati relativi agli infortuni
professionali su strada - circa la metà degli infortuni mortali sul lavoro sono causati
da infortuni su strada – continua l’impegno informativo del nostro giornale per
migliorare la consapevolezza del rischio stradale e l’applicazione di misure di
prevenzione adeguate.
Dopo aver recentemente intervistato Federico Ricci (Psicologo del lavoro e docente
dell’Università di Modena e Reggio Emilia) sull’impatto del contesto sul
comportamento professionale dei guidatori e Andrea Bucciarelli (Consulenza
Statistico Attuariale dell’Inail) sui dati relativi agli infortuni in itinere, ci soffermiamo
oggi su un convegno dal titolo “ Cambia marcia: l’importanza della guida sicura per
la tutela del lavoratore”; un convegno organizzato dall’Associazione Italiana
Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro ( AiFOS) il 19 ottobre 2016a Bologna
durante la manifestazione “ Ambiente Lavoro”.
Il convegno ha affrontato diversi temi relativi agli infortuni su strada: dalla sicurezza
nell’autotrasporto alle buone e cattive prassi nella guida, dallo standard UNI ISO
39001 (Sistemi di gestione della sicurezza del traffico stradale) agli infortuni in itinere e
alla compilazione del modulo INAIL OT24 che consente alle aziende di usufruire della
riduzione del premio Inail.
Tuttavia il convegno si è soffermato anche su un aspetto rilevante che è alla base di
un grande numero di incidenti alla guida di autovetture: le conseguenze di una
cattiva gestione del sonno.
In “La corretta gestione del sonno per la prevenzione dei rischi”, a cura di Pierluigi
Innocenti, Presidente dell'Associazione Scientifica Italiana per la Ricerca e
l'Educazione nella Medicina del sonno ( ASSIREM), si ricordano le conseguenze di
una cattiva gestione del sonno.
Ad esempio gli effetti acuti:
- “sonnolenza;
- riduzione delle funzioni cognitive;
- stanchezza e faticabilità;
- irritabilità o umore depresso;
- ridotta perfomance al lavoro o a scuola”.
E gli effetti cronici:
- “ridotta aspettativa di vita;
- malattie cardiovascolari;
- ipertensione;
- infiammazioni;
- obesità;
- diabete e scarsa tolleranza al glucosio;
- disturbi psichiatrici (ansia e depressione)”.
Si ricorda poi che un sonno quantitativamente o qualitativamente insufficiente può
portare, ad esempio: colpo di sonno e microsleep; eccessiva sonnolenza diurna;
ridotta performance; distrazione e disattenzione; ridotte capacità di reazione; errata
valutazione del rischio; iperattività nei bimbi”.
Sono poi riportati vari dati sulla deprivazione di sonno.
Ad esempio si indica che circa 9 milioni di italiani soffrono cronicamente di insonnia
e circa 2 milioni di apnee nel sonno e si ricorda che “spesso i rimedi sono peggio del
problema” (uso ed abuso di farmaci, uso di alcool, caffè, energy drink, cola,
nicotina, …).
L’intervento si sofferma poi sulla Sindrome delle Apnee Ostruttive nel Sonno (OSAS).
Ricordiamo che l’apnea ostruttiva nel sonno (OSA) consiste in una transitoria ma
ripetuta interruzione del respiro durante il sonno che viene a determinare
un’alterazione qualitativa del riposo notturno. E quando le apnee ostruttive durante
il sonno vengono ad associarsi alla comparsa di sintomi, si viene a parlare di
Sindrome delle Apnee Ostruttive nel Sonno (OSAS).
Il relatore riporta alcune conseguenze di questa sindrome sulla qualità della vita:
- “compromissione delle relazioni di coppia;
- deficit di concentrazione, di attenzione e di memoria che pregiudicano lo
svolgimento delle attività lavorative, domestiche e scolastiche;
- aumento degli incidenti sul lavoro e sulle strade”.
E si sottolinea che sulle strade:
- un quarto degli incidenti stradali gravi “sono causati da pazienti con apnee nel
sonno”;
- il rischio stimato è “2-7 volte maggiore rispetto alla popolazione sana;
- raddoppia la mortalità negli incidenti (11,4% contro 5,62%)”.
Si segnala poi che negli autotrasportatori, “la prevalenza dell’OSAS è
particolarmente elevata: secondo stime, almeno un soggetto su dieci o anche di
più”.
In particolare sul lavoro:
- si “raddoppia il numero di incidenti”;
- si “riduce la produttività e l’efficienza lavorativa”;
- aumentano “le assenze per motivi di salute ed aumenta la spesa sanitaria”.
L’intervento si sofferma infine sul testo di alcune normative nazionali ed europee:
- Direttiva 2014/85/UE della Commissione del 1° luglio 2014 recante modifica della
direttiva 2006/126/CE del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la
patente di guida: “Il richiedente o il conducente in cui si sospetti una sindrome da
apnea ostruttiva notturna moderata o grave deve essere sottoposto a un consulto
medico approfondito prima dell’emissione o del rinnovo della patente di guida. A
tali soggetti si può consigliare di non guidare fino alla conferma della diagnosi”;
- Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Decreto 22 dicembre 2015 -
Recepimento della direttiva della Commissione 2014/85/UE recante modifica della
direttiva 2006/126/CE del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la
patente di guida: “La patente di guida non deve essere né rilasciata né rinnovata a
candidati o conducenti affetti da disturbi del sonno causati da apnee ostruttive
notturne che determinano una grave ed incoercibile sonnolenza diurna, con
accentuata riduzione delle capacità dell'attenzione non adeguatamente
controllate con le cure prescritte”;
- Decreto attuativo del 3 febbraio 2016: “I richiedenti il rinnovo o il rilascio della
patente di guida individuati dal medico monocratico come ‘soggetti con sospetta
OSAS’ sulla base dei criteri prima riportati, dovranno essere oggetto di ulteriore
approfondimento mediante il questionario allegato, per indagare le condizioni di
sonnolenza diurna presentate (Allegato II). Sulla base dei risultati del questionario
somministrato direttamente dal medico monocratico potranno essere individuati i
seguenti profili di rischio per la circolazione stradale: basso, medio, elevato”.
Infine la relazione si conclude ricordando che il sonno e la veglia si influenzano
reciprocamente e sottolineando che è importante che ciascuno impari a gestire
correttamente il proprio sonno. (Articolo di Tiziano Menduto)
“ La corretta gestione del sonno per la prevenzione dei rischi”, a cura di Pierluigi Innocenti (Presidente
dell'Associazione Scientifica Italiana per la Ricerca e l'Educazione nella Medicina del sonno),
intervento al convegno “Cambia marcia: l’importanza della guida sicura per la tutela del lavoratore”
(formato PDF, 1.46 MB).
Fonte: puntosicuro.it
Oltre lo stress da tecnologia e modernità. Eu-Tecno e Smart Working.
Le conseguenze dell’innovazione tecnologica, il disadattamento evolutivo e le
caratteristiche dello smart working. L’approccio Eu-Tecno e i 4 pilastri relativi a
responsabilità, gestione, organizzazione ed ergonomia. A cura di Andrea Cirincione.
Pubblichiamo un contributo di Andrea Cirincione, psicologo del lavoro, per
affrontare e andare “oltre” lo stress da tecnologia e modernità, con riferimento
anche al tema dello smart working e all’organizzazione da parte dell'Associazione
AiFOS di recenti corsi e convegni sul tema.
L’innovazione tecnologica ci accompagna dalla notte dei tempi, solo con un passo
sempre più spedito. E come sempre la soluzione di vecchi problemi ha determinato
grande progresso ma anche nuovi problemi. Basti pensare alle nevrosi da lavoro
prodotte dalla velocità e dallo stress. La modernità ha certamente migliorato la
salute fisica (l’età media aumenta) ma non si può dire che abbia migliorato la
salute mentale. I rischi psicosociali sono dilaganti, specie in contesti nei quali il lavoro
viene smaterializzato, riducendo i rischi fisici tipici del lavoro industriale e manuale.
L’uomo contemporaneo è alla ricerca di un riequilibrio, dettato da una sorta di
disadattamento evolutivo che è il frutto di un corredo genetico che, per quanto
flessibile, sembra soffrire di meccanismi sviluppati per altri ritmi. È un fiorire di
riscoperta della natura, della meditazione, del tempo come risorsa perduta.
Come formatori e consulenti della salute e sicurezza sul lavoro siamo chiamati a
riflettere sugli effetti delle innovazioni, senza nessun pregiudizio a favore o contro.
Siamo consapevoli di dover massimizzare i benefici del cambiamento e ridurne gli
“effetti collaterali”.
Già da qualche decennio si parla di “tecnostress”, qualificando così le implicazioni
“al negativo” del progresso. In effetti, si studiano gli effetti dell’uso di strumenti
tecnologici, e qualcuno suona il campanello d’allarme. Quando Johannes
Gutenmberg inventò la stampa in senso moderno arrivò a pubblicare la prima
edizione della Bibbia (erano gli anni attorno al 1450). Immaginiamo cosa potesse
essere il lavoro dei monaci copisti, una fatica che “annebbia la vista, incurva la
schiena, schiaccia le costole ed indolenzisce il corpo”, come scrisse un amanuense
nel colophon del suo libro. Queste parole oggi fanno pensare a quale responsabilità
gravasse su questi monaci per garantire la trasmissione della conoscenza, a quale
metodo di gestione del lavoro fosse insegnato, a quale modello di organizzazione
abbiano usato per predisporre lo “scriptorium” dell’abbazia, e quale ergonomia
guidasse la concezione della postazione lavorativa. Sappiamo che lo sciptorium era
l’unica stanza sempre riscaldata e col massimo delle risorse di luce possibili (finestre
e candele), perché le dita fossero calde e gli occhi non si rovinassero. L’avvento
della stampa rese obsoleto tutto questo, e il libro stampato ebbe una diffusione
inarrestabile.
Oggi conosciamo le rivoluzioni in atto: l’inchiostro elettronico si è affiancato a quello
tradizionale. Il luogo di lavoro è esteso ben oltre la classica postazione. La transizione
rientra, anche nel giuslavorismo, sotto il termine di smart working: “modalità flessibile
di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato allo scopo di incrementare la
produttività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro” (Jobs Act).
Dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano riferiti al 2016 parlano di 250.000
lavoratori “smart”, numero in crescita nelle grandi imprese e stabile nelle PMI. Si può
dire che in questo momento circa il 7% dei lavoratori italiani è flessibile nel luogo,
nell’orario e negli strumenti di lavoro. La collaborazione tra lavoratori è sempre più
social grazie a internet. Le attuali evidenze rilevano un buon feedback di tutto
questo, ma di certo non è tutto oro quel che luccica.
Guardando al livello di concentrazione e performance, al confine tra vita personale
e lavorativa, alla sensazione illusoria che un software risolva tutto, alla stessa
interazione tra uomo e tecnologia, i dati tendono a delineare quel contesto di
“società dello stress” che è sotto gli occhi di tutti: tempi stretti, programmazione
sofferente, conflitti interni ed esterni, competitività, redditività. L’epoca del
tecnocentrismo ben delineata da Mc Luhan tra il 1960 e il 1980 si è affacciata con
molte delle caratteristiche da lui immaginate.
Col nome di Approccio Eu-Tecno vogliamo circoscrivere un ambito di studio e
formazione che proponga l’accostamento alla tecnologia nella sua migliore
versione, quella che massimizza i benefici e minimizza i rischi. Siamo pertanto nel
pieno rispetto di quanto previsto dal D.Lgs. 81/08, dalle certificazioni di qualità,
norme ISO e quant’altro giri attorno al mondo produttivo. Compresi i benefici
richiesti dalle logiche del mercato.
Non deve stupire vedere aziende che portano avanti politiche di diversity
management, valorizzando le differenze, la genitorialità e in generale il Benessere
Organizzativo. A questo proposito è interessante il cosiddetto paradosso di Easterlin,
secondo il quale l’aumento di reddito fa crescere la soddisfazione solamente fino a
un certo punto, poi ristagna anzi decresce. Al netto dei gravi problemi che abbiamo
a livello nazionale e internazionale, molti osservatori affermano che sotto molti punti
di vista viviamo un’epoca positiva (rispetto al passato) in tema di qualità della vita.
Viviamo un’insoddisfazione sostanziale, che in parte potrebbe dipendere da come
affrontiamo, o per dirla col lessico dello stress “fronteggiamo”, le odierne difficoltà.
La proposta di AiFOS è nel solco della propria tradizione formativa e consulenziale,
quindi vuole fare l’occhiolino al futuro ma guardando bene a quanto di buono c’è
nella storia e nella cultura che sono patrimonio collettivo. Qualsiasi attività deve
essere valutata per i rischi che comporta in termini di sicurezza, salute e
organizzazione. Le attività dello stakeholder di sicurezza vanno pertanto improntate
su 4 pilastri:
- la responsabilità: un concetto tecnico, giuridico e umanistico;
- la gestione: l’attività che prevede l’inquadramento progettuale del lavoro umano,
in qualsiasi sua forma;
- l’organizzazione: la scienza che integra il contratto tra struttura sociale, persone,
scopi e tecnologia in un dato ambiente;
- l’ergonomia: la scienza che mette insieme ingegneria, medicina e psicologia.
Abbiamo forte e chiaro il concetto che anche la valutazione dei rischi, da smart
working e da uso delle tecnologie, prevede una “dovuta diligenza” che non
esitiamo a definire due diligence rispetto a un DVR che tenga conto delle nuove
forme di lavoro e degli strumenti innovativi utilizzati.
Anche perché, ne siamo certi, altre rivoluzioni ci attendono senza che passino intere
generazioni.
Andrea Cirincione
Psicologo del Lavoro
Fonte: puntosicuro.it
Sicurezza sul lavoro, autonomo con pari tutele del dipendente.
In materia di sicurezza sul lavoro, la nozione di lavoratore, ai fini dell’applicabilità
delle norme antinfortunistiche, è indipendente dalla definizione di lavoratore
subordinato, rilevando le mansioni di fatto svolte.
La Corte di Cassazione, con sentenza 11 aprile 2017, n. 18396 ha confermato che la
definizione di lavoratore ex articolo 2, Dlgs. 81/2008 va intesa nella sua accezione
più ampia, ossia non si può confinare al lavoratore subordinato, ma ben può
comprendere un lavoratore autonomo, che di fatto svolga mansioni tipiche del
lavoratore dipendente. Con conseguente applicabilità al datore di lavoro degli
obblighi di cui all’articolo 18, Dlgs. 81/2008, anche nei confronti di chi, seppur
autonomo, eserciti mansioni da dipendente.
Nel caso concreto, il datore emiliano è stato ritenuto responsabile ex articolo 18,
Dlgs. 81/2008 per non aver fornito adeguata formazione all’artigiano che di fatto
svolgeva mansioni sotto il suo indirizzo e con i suoi strumenti. (Articolo di Costanza
Kenda)
Fonte: reteambiente.it
Alimentazione, lavoro e benessere: l’importanza di una dieta adeguata.
Un intervento si sofferma sul tema dell’alimentazione e del rapporto con il
benessere. La qualità di un alimento, la densità e il contenuto energetico, la
biodisponibilità, le diete normocalorica e equilibrata e gli alimenti funzionali.
Imola, 21 Apr – In questi mesi il nostro giornale si sta soffermando sempre più su un
rischio emergente che può incidere sulla capacità funzionale e lavorativa della
persona e che spesso non è adeguatamente percepito e valutato: il rischio
alimentare. Affrontando adeguatamente questo rischio e promuovendo modelli
comportamentali nuovi e regimi alimentari sani, non solo si potrebbe produrre un
miglioramento della qualità della vita, ma anche del lavoro e del clima
organizzativo con riduzione di malattie e infortuni.
Proprio partendo da questi presupposti e per ricercare stimoli adeguati agli obiettivi
suddetti, ci soffermiamo oggi molto brevemente su un intervento al convegno
“Alimentazione, salute, sicurezza” che si è tenuto a Imola il 19 novembre 2015
nell’ambito delle Settimane della Sicurezza 2015 organizzate dall' Associazione
Tavolo 81 Imola.
In “Alimentazione è benessere”, a cura di Alessandra Bordoni (Università di Bologna -
Dip. Scienze e Tecnologie alimentari), si ricorda che un alimento è una “sostanza
che, introdotta nell’organismo animale, sopperisce al suo dispendio energetico,
fornisce i materiali di reintegrazione, quelli necessari per l’eventuale accrescimento
e quegli elementi indispensabili al normale svolgimento di funzioni fondamentali per
l’individuo e per la specie”. Nell’intervento si ricorda che gli alimenti possono avere
macronutrienti (ad esempio proteine, lipidi, carboidrati), micronutrienti (vitamine e
minerali), componenti energetici non nutrienti e componenti bioattivi. E la qualità di
un alimento dipende da:
- sicurezza d’uso: possibilità di consumare un alimento “senza rischio per la salute”;
- caratteristiche sensoriali;
- composizione chimica e biodisponibilità (la biodisponibilità è la “possibilità di
essere utilizzato dall’organismo, cioè essere digerito, assorbito e impiegato per le
funzioni biologiche”);
- adeguatezza a coprire i fabbisogni di energia e nutrienti”.
L’intervento, che vi invitiamo a visionare integralmente, si sofferma poi sulla densità
energetica, sulla densità nutrizionale e riporta indicazioni su:
- dieta normocalorica: l’alimentazione fornisce una quantità di energia equivalente
all’energia che viene spesa dal soggetto in esame;
- dieta equilibrata: l’alimentazione fornisce una quantità di nutrienti atti a coprire i
fabbisogni del soggetto in esame.
E si sottolinea che una dieta normocalorica può non essere equilibrata e una dieta
equilibrata può non essere normocalorica. Sono riportati esempi di diete non
equilibrate o non normocaloriche e si indica che la quantità di energia che
spendiamo è sempre più bassa.
E per avere una dieta normocalorica ed equilibrata è possibile:
- “aumentare la spesa energetica;
- scegliere alimenti a bassa densità energetica e ad alta densità nutrizionale”.
Si segnala che la densità energetica degli alimenti si ottiene sommando il contenuto
in g dei nutrienti calorici presenti in 100 g dell’alimento per il rispettivo valore calorico
biologico.
Tuttavia il contenuto energetico di un alimento “non dipende solo dalla quantità di
macronutrienti presente, ma anche dalla loro reciproca proporzione, dalla loro
digeribilità, dalla biodisponibilità, dal tipo di microbiota intestinale, dalla
composizione totale della dieta, dallo stato del soggetto”. Ed è sempre più evidente
“che i comuni indici di contenuto energetico degli alimenti non rappresentino il loro
reale contributo all’introduzione energetica”.
La densità nutrizionale ora si basa “non solo sulla concentrazione dei micronutrienti,
ma anche sulla presenza (e concentrazione) dei componenti bioattivi” (molecole
presenti negli alimenti “in grado di esercitare un’azione protettiva o preventiva
sull’uomo”).
La relatrice si sofferma poi sul concetto di alimenti funzionali:
- “un alimento può essere definito funzionale se è dimostrato con sufficiente
chiarezza il suo effetto positivo su una o più funzioni dell’organismo in maniera tale
da essere rilevante per il miglioramento dello stato di salute o il benessere o nella
riduzione del rischio di malattie;
- devono essere sotto forma di alimenti, e devono poter esercitare i loro effetti sulla
base di un normale consumo;
- non devono necessariamente esercitare effetti su tutta la popolazione”;
- “possono essere alimenti naturali in cui uno o più componenti con effetti positivi
sono naturalmente più concentrati (selezione di specie);
- possono essere alimenti naturali in cui si è ottenuta una maggiore concentrazione
di uno o più componenti con effetti positivi (o minore concentrazione componenti
negativi) (modifiche di coltivazione, allevamento);
- possono essere alimenti a cui sono stati aggiunti componenti con effetti positivi
(modifiche tecnologiche del processo produttivo);
- possono essere alimenti da cui sono stati rimossi componenti con effetti negativi
(modifiche tecnologiche del processo produttivo);
- possono essere alimenti in cui uno o più componenti sono stati modificati
chimicamente, ad esempio per incrementare la biodisponibilità (modifiche
tecnologiche del processo produttivo)”.
Tuttavia – continua la relazione - affinché gli alimenti funzionali “funzionino” “non
basta aumentare la concentrazione dei componenti bioattivi, ma bisogna verificare
che essi siano realmente biodisponibili e raggiungano le concentrazioni idonee per
esercitare il loro effetto”.
In definitiva, conclude la relatrice, “oggi più che mai l’alimentazione è una scienza
che unisce in maniera indissolubile l’alimento e l’uomo”.
E “occorre un approccio scientifico concreto e affidabile, per evitare di perdere la
grande occasione di mantenersi in buona salute grazie all’alimentazione e ai nuovi
alimenti”.
Senza dimenticare, infine, che la corretta alimentazione oggi “è anche etica e
sostenibilità è riduzione degli sprechi”.
“ Alimentazione è benessere”, a cura di Alessandra Bordoni (Università di Bologna - Dip. Scienze e
Tecnologie alimentari), intervento al convegno “Alimentazione, salute, sicurezza” che si è tenuto a
Imola nell’ambito delle Settimane della Sicurezza 2015 (formato PDF, 587 kB).
Fonte: puntosicuro.it
Inail, ponteggi metallici fissi, metodologia prove rigidezza e resistenza.
ROMA – Ponteggi metallici fissi di facciata. È stato pubblicato da Inail un volume
tecnico che analizza rigidezza e resistenza dei dispositivi di collegamento montante-
traverso modulari. Un volume che riporta prove tecniche e sperimentali finalizzate
alla verifica del carico massimo delle opere provvisionali, per la compatibilità delle
stesse con quanto previsto dalla norma UNI EN 12811-3:2005.
Obiettivo del documento è analizzare le caratteristiche delle strutture e in
particolare dei nodi montante-traverso/corrente e testarne preliminarmente con
prove pilota la resistenza al carico, la corretta modellazione strutturale. Un’indagine
scientifica, seconda fase di un progetto iniziato nel triennio 2009-2012, che ha come
obiettivo primario quello di “individuare una metodologia sperimentale che
consenta la caratterizzazione dei nodi strutturali, sia in termini di rigidezza, che di
resistenza, come previsto dalla UNI EN 12810-2 [1] e dalla UNI EN 12811-3 [2]”.
Questo l’indice:
• Riferimenti;
• Definizione dei requisiti delle prove sperimentali (Requisiti delle prove pilota;
Requisiti delle prove di rigidezza e di resistenza cicliche);
• Prove sperimentali (Prove pilota old; Prove pilota new, Prove di rigidezza e
resistenza cicliche);
Conclusioni. (Articolo di Corrado De Paolis)
Info: Inail, I ponteggi metallici fissi di facciata.
Fonte: quotidianosicurezza.it

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  • 1. News 17/SSL/2017 Lunedì, 24 aprile 2017 Abrogazione voucher e gestone periodo transitorio, istruzioni Inps. ROMA – Voucher. Sono state pubblicate da Inps con messaggio n.1652 del 14 aprile le istruzioni per l’utilizzo dei buoni per lavoro accessorio acquistati prima del 17 marzo 2017, ovvero prima dell’abrogazione della normativa di riferimento disposta dal Decreto Legge 17 marzo 2017, n. 25. Secondo quanto riportato nelle istruzioni Inps per i voucher acquistati entro il 17 marzo saranno possibili l’utilizzo e la comunicazione delle prestazioni entro e non oltre il 31 dicembre 2017. “Non sarà possibile, invece, registrare tramite la procedura telematica del lavoro accessorio prestazioni lavorative in assenza di buoni lavoro il cui acquisto si sia perfezionato entro il 17 marzo 2017”. Restano invariati a 24 mesi i termini per la riscossione del prestatore, 12 mesi per i voucher distribuiti dai tabaccai e dalle banche popolari. Info: nota Inps gestione periodo transitorio voucher Fonte: quotidianosicurezza.it Rischio stradale: gestire correttamente il sonno per prevenire i rischi. Un convegno si sofferma sugli infortuni stradali e sull’importanza della guida sicura per la tutela del lavoratore. Focus sulla gestione del sonno per la prevenzione dei rischi, sulle conseguenze di una cattiva gestione e sulle apnee ostruttive. Bologna, 21 Apr – Con riferimento ai preoccupanti dati relativi agli infortuni professionali su strada - circa la metà degli infortuni mortali sul lavoro sono causati da infortuni su strada – continua l’impegno informativo del nostro giornale per migliorare la consapevolezza del rischio stradale e l’applicazione di misure di prevenzione adeguate. Dopo aver recentemente intervistato Federico Ricci (Psicologo del lavoro e docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia) sull’impatto del contesto sul comportamento professionale dei guidatori e Andrea Bucciarelli (Consulenza Statistico Attuariale dell’Inail) sui dati relativi agli infortuni in itinere, ci soffermiamo
  • 2. oggi su un convegno dal titolo “ Cambia marcia: l’importanza della guida sicura per la tutela del lavoratore”; un convegno organizzato dall’Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro ( AiFOS) il 19 ottobre 2016a Bologna durante la manifestazione “ Ambiente Lavoro”. Il convegno ha affrontato diversi temi relativi agli infortuni su strada: dalla sicurezza nell’autotrasporto alle buone e cattive prassi nella guida, dallo standard UNI ISO 39001 (Sistemi di gestione della sicurezza del traffico stradale) agli infortuni in itinere e alla compilazione del modulo INAIL OT24 che consente alle aziende di usufruire della riduzione del premio Inail. Tuttavia il convegno si è soffermato anche su un aspetto rilevante che è alla base di un grande numero di incidenti alla guida di autovetture: le conseguenze di una cattiva gestione del sonno. In “La corretta gestione del sonno per la prevenzione dei rischi”, a cura di Pierluigi Innocenti, Presidente dell'Associazione Scientifica Italiana per la Ricerca e l'Educazione nella Medicina del sonno ( ASSIREM), si ricordano le conseguenze di una cattiva gestione del sonno. Ad esempio gli effetti acuti: - “sonnolenza; - riduzione delle funzioni cognitive; - stanchezza e faticabilità; - irritabilità o umore depresso; - ridotta perfomance al lavoro o a scuola”. E gli effetti cronici: - “ridotta aspettativa di vita; - malattie cardiovascolari; - ipertensione; - infiammazioni; - obesità; - diabete e scarsa tolleranza al glucosio; - disturbi psichiatrici (ansia e depressione)”. Si ricorda poi che un sonno quantitativamente o qualitativamente insufficiente può portare, ad esempio: colpo di sonno e microsleep; eccessiva sonnolenza diurna; ridotta performance; distrazione e disattenzione; ridotte capacità di reazione; errata
  • 3. valutazione del rischio; iperattività nei bimbi”. Sono poi riportati vari dati sulla deprivazione di sonno. Ad esempio si indica che circa 9 milioni di italiani soffrono cronicamente di insonnia e circa 2 milioni di apnee nel sonno e si ricorda che “spesso i rimedi sono peggio del problema” (uso ed abuso di farmaci, uso di alcool, caffè, energy drink, cola, nicotina, …). L’intervento si sofferma poi sulla Sindrome delle Apnee Ostruttive nel Sonno (OSAS). Ricordiamo che l’apnea ostruttiva nel sonno (OSA) consiste in una transitoria ma ripetuta interruzione del respiro durante il sonno che viene a determinare un’alterazione qualitativa del riposo notturno. E quando le apnee ostruttive durante il sonno vengono ad associarsi alla comparsa di sintomi, si viene a parlare di Sindrome delle Apnee Ostruttive nel Sonno (OSAS). Il relatore riporta alcune conseguenze di questa sindrome sulla qualità della vita: - “compromissione delle relazioni di coppia; - deficit di concentrazione, di attenzione e di memoria che pregiudicano lo svolgimento delle attività lavorative, domestiche e scolastiche; - aumento degli incidenti sul lavoro e sulle strade”. E si sottolinea che sulle strade: - un quarto degli incidenti stradali gravi “sono causati da pazienti con apnee nel sonno”; - il rischio stimato è “2-7 volte maggiore rispetto alla popolazione sana; - raddoppia la mortalità negli incidenti (11,4% contro 5,62%)”. Si segnala poi che negli autotrasportatori, “la prevalenza dell’OSAS è particolarmente elevata: secondo stime, almeno un soggetto su dieci o anche di più”. In particolare sul lavoro: - si “raddoppia il numero di incidenti”; - si “riduce la produttività e l’efficienza lavorativa”; - aumentano “le assenze per motivi di salute ed aumenta la spesa sanitaria”. L’intervento si sofferma infine sul testo di alcune normative nazionali ed europee: - Direttiva 2014/85/UE della Commissione del 1° luglio 2014 recante modifica della
  • 4. direttiva 2006/126/CE del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la patente di guida: “Il richiedente o il conducente in cui si sospetti una sindrome da apnea ostruttiva notturna moderata o grave deve essere sottoposto a un consulto medico approfondito prima dell’emissione o del rinnovo della patente di guida. A tali soggetti si può consigliare di non guidare fino alla conferma della diagnosi”; - Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Decreto 22 dicembre 2015 - Recepimento della direttiva della Commissione 2014/85/UE recante modifica della direttiva 2006/126/CE del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la patente di guida: “La patente di guida non deve essere né rilasciata né rinnovata a candidati o conducenti affetti da disturbi del sonno causati da apnee ostruttive notturne che determinano una grave ed incoercibile sonnolenza diurna, con accentuata riduzione delle capacità dell'attenzione non adeguatamente controllate con le cure prescritte”; - Decreto attuativo del 3 febbraio 2016: “I richiedenti il rinnovo o il rilascio della patente di guida individuati dal medico monocratico come ‘soggetti con sospetta OSAS’ sulla base dei criteri prima riportati, dovranno essere oggetto di ulteriore approfondimento mediante il questionario allegato, per indagare le condizioni di sonnolenza diurna presentate (Allegato II). Sulla base dei risultati del questionario somministrato direttamente dal medico monocratico potranno essere individuati i seguenti profili di rischio per la circolazione stradale: basso, medio, elevato”. Infine la relazione si conclude ricordando che il sonno e la veglia si influenzano reciprocamente e sottolineando che è importante che ciascuno impari a gestire correttamente il proprio sonno. (Articolo di Tiziano Menduto) “ La corretta gestione del sonno per la prevenzione dei rischi”, a cura di Pierluigi Innocenti (Presidente dell'Associazione Scientifica Italiana per la Ricerca e l'Educazione nella Medicina del sonno), intervento al convegno “Cambia marcia: l’importanza della guida sicura per la tutela del lavoratore” (formato PDF, 1.46 MB). Fonte: puntosicuro.it Oltre lo stress da tecnologia e modernità. Eu-Tecno e Smart Working. Le conseguenze dell’innovazione tecnologica, il disadattamento evolutivo e le caratteristiche dello smart working. L’approccio Eu-Tecno e i 4 pilastri relativi a responsabilità, gestione, organizzazione ed ergonomia. A cura di Andrea Cirincione. Pubblichiamo un contributo di Andrea Cirincione, psicologo del lavoro, per
  • 5. affrontare e andare “oltre” lo stress da tecnologia e modernità, con riferimento anche al tema dello smart working e all’organizzazione da parte dell'Associazione AiFOS di recenti corsi e convegni sul tema. L’innovazione tecnologica ci accompagna dalla notte dei tempi, solo con un passo sempre più spedito. E come sempre la soluzione di vecchi problemi ha determinato grande progresso ma anche nuovi problemi. Basti pensare alle nevrosi da lavoro prodotte dalla velocità e dallo stress. La modernità ha certamente migliorato la salute fisica (l’età media aumenta) ma non si può dire che abbia migliorato la salute mentale. I rischi psicosociali sono dilaganti, specie in contesti nei quali il lavoro viene smaterializzato, riducendo i rischi fisici tipici del lavoro industriale e manuale. L’uomo contemporaneo è alla ricerca di un riequilibrio, dettato da una sorta di disadattamento evolutivo che è il frutto di un corredo genetico che, per quanto flessibile, sembra soffrire di meccanismi sviluppati per altri ritmi. È un fiorire di riscoperta della natura, della meditazione, del tempo come risorsa perduta. Come formatori e consulenti della salute e sicurezza sul lavoro siamo chiamati a riflettere sugli effetti delle innovazioni, senza nessun pregiudizio a favore o contro. Siamo consapevoli di dover massimizzare i benefici del cambiamento e ridurne gli “effetti collaterali”. Già da qualche decennio si parla di “tecnostress”, qualificando così le implicazioni “al negativo” del progresso. In effetti, si studiano gli effetti dell’uso di strumenti tecnologici, e qualcuno suona il campanello d’allarme. Quando Johannes Gutenmberg inventò la stampa in senso moderno arrivò a pubblicare la prima edizione della Bibbia (erano gli anni attorno al 1450). Immaginiamo cosa potesse essere il lavoro dei monaci copisti, una fatica che “annebbia la vista, incurva la schiena, schiaccia le costole ed indolenzisce il corpo”, come scrisse un amanuense nel colophon del suo libro. Queste parole oggi fanno pensare a quale responsabilità gravasse su questi monaci per garantire la trasmissione della conoscenza, a quale metodo di gestione del lavoro fosse insegnato, a quale modello di organizzazione abbiano usato per predisporre lo “scriptorium” dell’abbazia, e quale ergonomia guidasse la concezione della postazione lavorativa. Sappiamo che lo sciptorium era l’unica stanza sempre riscaldata e col massimo delle risorse di luce possibili (finestre e candele), perché le dita fossero calde e gli occhi non si rovinassero. L’avvento della stampa rese obsoleto tutto questo, e il libro stampato ebbe una diffusione inarrestabile.
  • 6. Oggi conosciamo le rivoluzioni in atto: l’inchiostro elettronico si è affiancato a quello tradizionale. Il luogo di lavoro è esteso ben oltre la classica postazione. La transizione rientra, anche nel giuslavorismo, sotto il termine di smart working: “modalità flessibile di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato allo scopo di incrementare la produttività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro” (Jobs Act). Dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano riferiti al 2016 parlano di 250.000 lavoratori “smart”, numero in crescita nelle grandi imprese e stabile nelle PMI. Si può dire che in questo momento circa il 7% dei lavoratori italiani è flessibile nel luogo, nell’orario e negli strumenti di lavoro. La collaborazione tra lavoratori è sempre più social grazie a internet. Le attuali evidenze rilevano un buon feedback di tutto questo, ma di certo non è tutto oro quel che luccica. Guardando al livello di concentrazione e performance, al confine tra vita personale e lavorativa, alla sensazione illusoria che un software risolva tutto, alla stessa interazione tra uomo e tecnologia, i dati tendono a delineare quel contesto di “società dello stress” che è sotto gli occhi di tutti: tempi stretti, programmazione sofferente, conflitti interni ed esterni, competitività, redditività. L’epoca del tecnocentrismo ben delineata da Mc Luhan tra il 1960 e il 1980 si è affacciata con molte delle caratteristiche da lui immaginate. Col nome di Approccio Eu-Tecno vogliamo circoscrivere un ambito di studio e formazione che proponga l’accostamento alla tecnologia nella sua migliore versione, quella che massimizza i benefici e minimizza i rischi. Siamo pertanto nel pieno rispetto di quanto previsto dal D.Lgs. 81/08, dalle certificazioni di qualità, norme ISO e quant’altro giri attorno al mondo produttivo. Compresi i benefici richiesti dalle logiche del mercato. Non deve stupire vedere aziende che portano avanti politiche di diversity management, valorizzando le differenze, la genitorialità e in generale il Benessere Organizzativo. A questo proposito è interessante il cosiddetto paradosso di Easterlin, secondo il quale l’aumento di reddito fa crescere la soddisfazione solamente fino a un certo punto, poi ristagna anzi decresce. Al netto dei gravi problemi che abbiamo a livello nazionale e internazionale, molti osservatori affermano che sotto molti punti di vista viviamo un’epoca positiva (rispetto al passato) in tema di qualità della vita. Viviamo un’insoddisfazione sostanziale, che in parte potrebbe dipendere da come affrontiamo, o per dirla col lessico dello stress “fronteggiamo”, le odierne difficoltà.
  • 7. La proposta di AiFOS è nel solco della propria tradizione formativa e consulenziale, quindi vuole fare l’occhiolino al futuro ma guardando bene a quanto di buono c’è nella storia e nella cultura che sono patrimonio collettivo. Qualsiasi attività deve essere valutata per i rischi che comporta in termini di sicurezza, salute e organizzazione. Le attività dello stakeholder di sicurezza vanno pertanto improntate su 4 pilastri: - la responsabilità: un concetto tecnico, giuridico e umanistico; - la gestione: l’attività che prevede l’inquadramento progettuale del lavoro umano, in qualsiasi sua forma; - l’organizzazione: la scienza che integra il contratto tra struttura sociale, persone, scopi e tecnologia in un dato ambiente; - l’ergonomia: la scienza che mette insieme ingegneria, medicina e psicologia. Abbiamo forte e chiaro il concetto che anche la valutazione dei rischi, da smart working e da uso delle tecnologie, prevede una “dovuta diligenza” che non esitiamo a definire due diligence rispetto a un DVR che tenga conto delle nuove forme di lavoro e degli strumenti innovativi utilizzati. Anche perché, ne siamo certi, altre rivoluzioni ci attendono senza che passino intere generazioni. Andrea Cirincione Psicologo del Lavoro Fonte: puntosicuro.it Sicurezza sul lavoro, autonomo con pari tutele del dipendente. In materia di sicurezza sul lavoro, la nozione di lavoratore, ai fini dell’applicabilità delle norme antinfortunistiche, è indipendente dalla definizione di lavoratore subordinato, rilevando le mansioni di fatto svolte. La Corte di Cassazione, con sentenza 11 aprile 2017, n. 18396 ha confermato che la definizione di lavoratore ex articolo 2, Dlgs. 81/2008 va intesa nella sua accezione più ampia, ossia non si può confinare al lavoratore subordinato, ma ben può comprendere un lavoratore autonomo, che di fatto svolga mansioni tipiche del
  • 8. lavoratore dipendente. Con conseguente applicabilità al datore di lavoro degli obblighi di cui all’articolo 18, Dlgs. 81/2008, anche nei confronti di chi, seppur autonomo, eserciti mansioni da dipendente. Nel caso concreto, il datore emiliano è stato ritenuto responsabile ex articolo 18, Dlgs. 81/2008 per non aver fornito adeguata formazione all’artigiano che di fatto svolgeva mansioni sotto il suo indirizzo e con i suoi strumenti. (Articolo di Costanza Kenda) Fonte: reteambiente.it Alimentazione, lavoro e benessere: l’importanza di una dieta adeguata. Un intervento si sofferma sul tema dell’alimentazione e del rapporto con il benessere. La qualità di un alimento, la densità e il contenuto energetico, la biodisponibilità, le diete normocalorica e equilibrata e gli alimenti funzionali. Imola, 21 Apr – In questi mesi il nostro giornale si sta soffermando sempre più su un rischio emergente che può incidere sulla capacità funzionale e lavorativa della persona e che spesso non è adeguatamente percepito e valutato: il rischio alimentare. Affrontando adeguatamente questo rischio e promuovendo modelli comportamentali nuovi e regimi alimentari sani, non solo si potrebbe produrre un miglioramento della qualità della vita, ma anche del lavoro e del clima organizzativo con riduzione di malattie e infortuni. Proprio partendo da questi presupposti e per ricercare stimoli adeguati agli obiettivi suddetti, ci soffermiamo oggi molto brevemente su un intervento al convegno “Alimentazione, salute, sicurezza” che si è tenuto a Imola il 19 novembre 2015 nell’ambito delle Settimane della Sicurezza 2015 organizzate dall' Associazione Tavolo 81 Imola. In “Alimentazione è benessere”, a cura di Alessandra Bordoni (Università di Bologna - Dip. Scienze e Tecnologie alimentari), si ricorda che un alimento è una “sostanza che, introdotta nell’organismo animale, sopperisce al suo dispendio energetico, fornisce i materiali di reintegrazione, quelli necessari per l’eventuale accrescimento e quegli elementi indispensabili al normale svolgimento di funzioni fondamentali per l’individuo e per la specie”. Nell’intervento si ricorda che gli alimenti possono avere macronutrienti (ad esempio proteine, lipidi, carboidrati), micronutrienti (vitamine e
  • 9. minerali), componenti energetici non nutrienti e componenti bioattivi. E la qualità di un alimento dipende da: - sicurezza d’uso: possibilità di consumare un alimento “senza rischio per la salute”; - caratteristiche sensoriali; - composizione chimica e biodisponibilità (la biodisponibilità è la “possibilità di essere utilizzato dall’organismo, cioè essere digerito, assorbito e impiegato per le funzioni biologiche”); - adeguatezza a coprire i fabbisogni di energia e nutrienti”. L’intervento, che vi invitiamo a visionare integralmente, si sofferma poi sulla densità energetica, sulla densità nutrizionale e riporta indicazioni su: - dieta normocalorica: l’alimentazione fornisce una quantità di energia equivalente all’energia che viene spesa dal soggetto in esame; - dieta equilibrata: l’alimentazione fornisce una quantità di nutrienti atti a coprire i fabbisogni del soggetto in esame. E si sottolinea che una dieta normocalorica può non essere equilibrata e una dieta equilibrata può non essere normocalorica. Sono riportati esempi di diete non equilibrate o non normocaloriche e si indica che la quantità di energia che spendiamo è sempre più bassa. E per avere una dieta normocalorica ed equilibrata è possibile: - “aumentare la spesa energetica; - scegliere alimenti a bassa densità energetica e ad alta densità nutrizionale”. Si segnala che la densità energetica degli alimenti si ottiene sommando il contenuto in g dei nutrienti calorici presenti in 100 g dell’alimento per il rispettivo valore calorico biologico. Tuttavia il contenuto energetico di un alimento “non dipende solo dalla quantità di macronutrienti presente, ma anche dalla loro reciproca proporzione, dalla loro digeribilità, dalla biodisponibilità, dal tipo di microbiota intestinale, dalla composizione totale della dieta, dallo stato del soggetto”. Ed è sempre più evidente “che i comuni indici di contenuto energetico degli alimenti non rappresentino il loro reale contributo all’introduzione energetica”. La densità nutrizionale ora si basa “non solo sulla concentrazione dei micronutrienti, ma anche sulla presenza (e concentrazione) dei componenti bioattivi” (molecole presenti negli alimenti “in grado di esercitare un’azione protettiva o preventiva sull’uomo”).
  • 10. La relatrice si sofferma poi sul concetto di alimenti funzionali: - “un alimento può essere definito funzionale se è dimostrato con sufficiente chiarezza il suo effetto positivo su una o più funzioni dell’organismo in maniera tale da essere rilevante per il miglioramento dello stato di salute o il benessere o nella riduzione del rischio di malattie; - devono essere sotto forma di alimenti, e devono poter esercitare i loro effetti sulla base di un normale consumo; - non devono necessariamente esercitare effetti su tutta la popolazione”; - “possono essere alimenti naturali in cui uno o più componenti con effetti positivi sono naturalmente più concentrati (selezione di specie); - possono essere alimenti naturali in cui si è ottenuta una maggiore concentrazione di uno o più componenti con effetti positivi (o minore concentrazione componenti negativi) (modifiche di coltivazione, allevamento); - possono essere alimenti a cui sono stati aggiunti componenti con effetti positivi (modifiche tecnologiche del processo produttivo); - possono essere alimenti da cui sono stati rimossi componenti con effetti negativi (modifiche tecnologiche del processo produttivo); - possono essere alimenti in cui uno o più componenti sono stati modificati chimicamente, ad esempio per incrementare la biodisponibilità (modifiche tecnologiche del processo produttivo)”. Tuttavia – continua la relazione - affinché gli alimenti funzionali “funzionino” “non basta aumentare la concentrazione dei componenti bioattivi, ma bisogna verificare che essi siano realmente biodisponibili e raggiungano le concentrazioni idonee per esercitare il loro effetto”. In definitiva, conclude la relatrice, “oggi più che mai l’alimentazione è una scienza che unisce in maniera indissolubile l’alimento e l’uomo”. E “occorre un approccio scientifico concreto e affidabile, per evitare di perdere la grande occasione di mantenersi in buona salute grazie all’alimentazione e ai nuovi alimenti”. Senza dimenticare, infine, che la corretta alimentazione oggi “è anche etica e sostenibilità è riduzione degli sprechi”. “ Alimentazione è benessere”, a cura di Alessandra Bordoni (Università di Bologna - Dip. Scienze e Tecnologie alimentari), intervento al convegno “Alimentazione, salute, sicurezza” che si è tenuto a Imola nell’ambito delle Settimane della Sicurezza 2015 (formato PDF, 587 kB).
  • 11. Fonte: puntosicuro.it Inail, ponteggi metallici fissi, metodologia prove rigidezza e resistenza. ROMA – Ponteggi metallici fissi di facciata. È stato pubblicato da Inail un volume tecnico che analizza rigidezza e resistenza dei dispositivi di collegamento montante- traverso modulari. Un volume che riporta prove tecniche e sperimentali finalizzate alla verifica del carico massimo delle opere provvisionali, per la compatibilità delle stesse con quanto previsto dalla norma UNI EN 12811-3:2005. Obiettivo del documento è analizzare le caratteristiche delle strutture e in particolare dei nodi montante-traverso/corrente e testarne preliminarmente con prove pilota la resistenza al carico, la corretta modellazione strutturale. Un’indagine scientifica, seconda fase di un progetto iniziato nel triennio 2009-2012, che ha come obiettivo primario quello di “individuare una metodologia sperimentale che consenta la caratterizzazione dei nodi strutturali, sia in termini di rigidezza, che di resistenza, come previsto dalla UNI EN 12810-2 [1] e dalla UNI EN 12811-3 [2]”. Questo l’indice: • Riferimenti; • Definizione dei requisiti delle prove sperimentali (Requisiti delle prove pilota; Requisiti delle prove di rigidezza e di resistenza cicliche); • Prove sperimentali (Prove pilota old; Prove pilota new, Prove di rigidezza e resistenza cicliche); Conclusioni. (Articolo di Corrado De Paolis) Info: Inail, I ponteggi metallici fissi di facciata. Fonte: quotidianosicurezza.it