La svalutazione è inutile perché si traduce in inflazione
1. COME CONFUTARE LA SEGUENTE AFFERMAZIONE:
1) La svalutazione è inutile perché si traduce in inflazione (svalutazione alias inflazione e
rivalutazione alias no inflazione), dato che con una valuta più debole pago di più i prodotti
importati: quindi, se da un lato io "drogo" la competitività perché faccio pagare di meno la
mia valuta, dall'altro il prezzo dei miei beni aumenta (perché aumenta il costo degli input
importati), e quindi per l'acquirente estero la situazione rimane invariata: paga meno le
"lire", ma paga di più i beni italiani, i due effetti uguali e contrari si annullano: la
svalutazione non aiuta la competitività;
La svalutazione è inutile perché si traduce in inflazione (svalutazione
alias inflazione e rivalutazione alias no inflazione).
Al fine di procedere alla dimostrazione della inconsistenza di tale affermazione, utilizzeremo un
grafico che mette in relazione l’indice del tasso di cambio effettivo (TCE) nominale con l’indice dei
prezzi al consumo (IPC), precisando che il TCE viene espresso “incerto per certo”.
La quotazione “incerto per incerto” rispondeva alla domanda “Quante lire ci vogliono per
comprare un dollaro?” (vi ricordate come veniva quotata la lira? Quando passava da 1200 a 1250
sul dollaro significava che ci volevano 50 lire in più per acquistare un dollaro, cioè che la lira si era
svalutata (e quindi che ci sarebbe dovuta essere inflazione...). Pertanto un incremento dell’indice
nel grafico rappresenta una svalutazione, mentre una riduzione dell’indice rappresenta una
rivalutazione.
La quotazione "incerto per certo" rende più semplice verificare se una svalutazione si traduce
immediatamente in altrettanta inflazione: se questa asserzione è vera, i due indici, quello del
cambio e quello dei prezzi, dovrebbero muoversi insieme e nella stessa misura. Un "aumento"
dell'indice del cambio vorrebbe dire che la lira ha perso forza, si è svalutata (occorrono più lire per
acquistare la valuta straniera), e questo dovrebbe essere correlato "one to one" a un aumento
dell'indice dei prezzi.
2. Vediamo cosa dice la figura 1.
Intanto, sul periodo dal 1975 al 2009, l'Italia ha complessivamente svalutato in termini nominali
del 45% (l'indice TCE, Tasso di Cambio Effettivo, vale 66 nel 1975 e 96 nel 2009), mentre
l'inflazione complessiva è stata dell'840% (l'Indice dei Prezzi al Consumo, IPC, vale 12 nel 1975 e
108 nel 2009). Quindi? Quindi evidentemente nella dinamica dei prezzi c'è molto di più che non il
tasso di cambio, che, qualora anche contribuisse, certo non pare possa contribuire in modo
molto significativo, visto che l'aumento dei prezzi è stato circa 19 volte quello del cambio!
Inoltre, nel 1979, in corrispondenza con l'inizio dell'avventura italiana nell'area del marco allargata
(si chiamava Sistema Monetario Europeo, ora si chiama euro), la lira rivalutò del 22% (vedete
come diminuisce bruscamente la linea blu?), ma l'inflazione aumentò dal 14% al 22% (vedete che
la linea rossa diventa più inclinata?). Insomma: il contrario di quello che viene affermato.
E volete il controesempio? Eccolo servito: fra 1992 e 1993, come sapete, la lira svalutò del 20%
(vedete come si innalza bruscamente la linea blu?), ma l'inflazione diminuì dal 5% al 4% (vedete
che la linea rossa diventa meno inclinata?).
Più in generale, vedete che il tasso di cambio, pur avendo minor varianza nel lungo periodo (si
muove di meno: aumenta solo del 45%, mentre i prezzi aumentano dell'840%), ne ha molta di più
nel breve: vedete come si agita la linea blu: sale, scende... si chiama volatilità. La linea rossa,
invece, cioè i prezzi, è liscia: si chiama persistenza.
3. Ecco: già la figura 1 dimostra, in due modi molto eloquenti, che non è vero che i prezzi si
muovono in modo da annullare gli effetti dei movimenti del cambio:
1) non è vero, perché nel breve periodo il cambio si muove molto di più dei prezzi (quindi questi
non riescono comunque a "cancellare" gli effetti di svalutazioni e rivalutazioni);
2) non è vero, perché in numerosi episodi i prezzi si sono mossi in senso opposto ai cambi
(quindi, ad esempio, le svalutazioni - aumento del cambio - non sono state cancellate da
inflazione - aumento dei prezzi).