Renzi e la rivoluzione copernicana.
Il premier, reduce da un inasprimento dell’imposizione fiscale, parla al congresso nazionale del suo partito, promettendo una rivoluzione copernicana in campo fiscale che produrrà una diminuzione generalizzata delle tasse.
1. Renzi e la rivoluzione copernicana
Il premier, reduce da un inasprimento dell’imposizione fiscale, parla al congresso nazionale del suo
partito, promettendo una rivoluzione copernicana in campo fiscale che produrrà una diminuzione
generalizzata delle tasse.
“Nel 2016 elimineremo la tassa sulla prima casa”.
Questo è solo il primo dei roboanti annunci che Matteo Renzi ha fatto dal palco del congresso
nazionale del PD. E’ una promessa o una minaccia? Dobbiamo ammetterlo, siamo molto
preoccupati…
“Non faremo come quelli che ci hanno preceduto che l’hanno detto e poi l’hanno tolto”.
Sorvoliamo sugli abituali problemi linguistici del premier, per ricordare al pubblico gaudente e
plaudente, presente al congresso, che quel signore aveva (in modo assolutamente identico ai suoi
predecessori, da lui, appena criticati) fatto lo stesso – se non peggio – con l’IRAP: prima diminuita
fittiziamente per pura propaganda nel giugno del 2014; poi, rimessa in maniera sostanzialmente
maggiore rispetto alla previgente versione, a dicembre dello stesso anno.
Ovverossia: intanto, mi prendo il consenso dicendo di far qualcosa che peraltro sono sicuro di non
essere in grado di attuare, ma ne posticipo subdolamente la reale entrata in vigore; dopo di che,
poco prima che la disposizione entri in vigore, infilo un nuovo provvedimento in un’altra legge ed
elimino l’abbuono promesso.
E’ da dire, peraltro, che l'abolizione della tassa sulla prima casa vanta oramai una storia decennale
(per non voler tornare indietro fino ai tempi in cui Berta filava).
Da sempre usata dal governo di turno come efficacissima arma di propaganda politica (che ha
sistematicamente trovato terreno fertile in un’Italia perennemente in campagna elettorale),
l’odiatissimo – a ragione – prelievo tributario sugli immobili usciva dalla porta e rientrava
regolarmente dalla finestra sotto mentite spoglie (e nomi), con – a conti fatti – maggiori aggravi
per i cittadini rispetto alla situazione pre-esistente.
Così, tolta l'ICI, ci siam beccati l’assai peggiore IMU. Poi, è stata la volta della TASI, a costituire la
IUC, insieme anche alla TARI e a una nuova rivisitazione dell’IMU. Tre tributi racchiusi sotto
l’acronimo: Imposta Unica Comunale (ma come unica, se son tre?)
Ora, il novello Niccolò Copernico, in arte Renzi, ci espone la nuova teoria Matteo-centrica: a
partire dall’anno prossimo, niente tassa sulla prima casa. Proclama che, invero, ci spiazza non
poco, atteso che eravamo tutti in trepida attesa della preannunciata nuova Local Tax (Carneade,
chi era costui?)
In campo tributario, ci si lamenta del fatto che esistano troppe norme che si intrecciano fra loro,
prive di qualunque logica, dando vita alle interpretazioni più disparate. Ciononostante, ogni
Esecutivo, anziché provare a mettere ordine, complica la situazione producendo copiosamente
decreti legge confusionari e tecnicamente inadeguati. Ora, siamo arrivati al governo 3.0: i
2. provvedimenti vengono annunciati e modificati, prima ancora di essere trasmessi al Capo dello
Stato per la firma.
Rombo di Renzi continua: “Daremo vita a una riduzione di imposte che non ha paragoni nella
storia repubblicana”.
A questo non facciamo alcuna fatica a credere, posto che non ci vuol molto a superare qualcosa
che non è mai esistito, se non a livello di mero proclama elettorale.
La domanda che, però, tutti si pongono è: come verranno rimpiazzati i 50 miliardi di entrate che
sono assicurati all’Erario dalla tassa sulla prima casa?
Niente paura: “Se le riforme vanno avanti saremo in condizione di abbassare di 50 miliardi le tasse
agli Italiani”. Che suona alquanto intimidatorio: come a dire che il Parlamento è obbligato a fare
quello che vuole lui; in caso contrario, la colpa sarà degli “altri”. Ma chi mai sarebbero questi
“altri”, se non i suoi stessi amici/fans/colleghi di partito et similia?
“Il debito non crescerà.” Benissimo! Ma noi desidereremmo avere una spiegazione – se non
tecnicamente inappuntabile, che sarebbe chieder troppo – quanto meno razionale. Non limitarci
ad ascoltare l’oracolo di Delfi. Tra l’altro, il tempio di Apollo (o quel che ne resta), oggigiorno, è
particolarmente impegnato in ben altre cruciali questioni greche.
In definitiva, la domanda resta senza risposta. Questo signore sale sul palco, prende tutti per
deficienti e viene pure premiato con gli applausi. Fin dai tempi dell’antica Roma, il metodo pane et
circenses non smette mai di dare i suoi frutti. Per essere osannati, in Italia, è sufficiente raccontare
al popolo quello che vuole sentirsi dire, anche se si tratta di una bufala stratosferica. La verità non
piace a nessuno.
D’altronde, seppure i contribuenti italiani possano comprendere la necessità civica del pagare in
generale le tasse pur non amandole, non si potrebbe certo pensare che mai qualcuno, al mondo,
capirebbe il dover subire un’imposizione fiscale come quella sulla casa in cui vive.
Per quale razionale motivazione, si dovrebbero pagare fior di imposte su un bene proprio,
indispensabile per la sopravvivenza, faticosamente acquistato a costo di inenarrabili sacrifici, su cui
si sono già scontati numerosi altri tributi, che genera solo costi e non redditi (locazioni, a parte), e
in merito al quale non ci si possono nemmeno interamente detrarre gli interessi concernenti il
finanziamento richiesto per poterlo acquisire?
Difficile persuadere qualcuno relativamente a questioni che, da un punto di vista strettamente
logico, fatichiamo ancora noi stessi a comprendere…
E a proposito di immutabilità dello status quo, a ben vedere, siamo passati dal buffone di corte
Berlusconi che firma il contratto con gli Italiani senza che nessuno possa chiedergli i danni per non
averlo rispettato, allo scolaretto Renzi che, ai microfoni del TG2, propone “Un nuovo patto con gli
Italiani”, che – vogliamo azzardare una previsione – non verrà parimenti mai mantenuto (una volta
votato, chissenefrega?)