Il mostro di Fi-Renzi.
Prima della chiusura feriale, avevamo lasciato questo Blog con il post dall’emblematico titolo “Matteo il cantastorie”. Oggi, al rientro, ritroviamo le solite renzianate nell’intervista pubblicata ieri da “Il Sole 24 Ore”.
1. Il mostro di Fi-Renzi
Prima della chiusura feriale, avevamo lasciato questo Blog con il post dall’emblematico titolo
“Matteo il cantastorie”. Oggi, al rientro, ritroviamo le solite renzianate nell’intervista pubblicata
ieri da “Il Sole 24 Ore”.
Uno dei vantaggi insiti nell’essere in ferie è quello di non doversi sciroppare (tal medicina, prima e
dopo i pasti) le quotidiane letture in materia fiscale o previdenziale cui siamo notoriamente
avvezzi e rotti, accontentandoci di fare quattro risate, tutti insieme sotto l’ombrellone, nel dare
giusto un’occhiata alle menate in tema di calcio-mercato. Una bella gara tra i giornalisti che la
sparano più grossa; ma pur sempre nulla se paragonate alle renzianate che erano pronte a darci il
bentornato al lavoro.
Il pistolero spara-balle più veloce del “West” dà l’ennesima emblematica dimostrazione delle sue
doti nell’intervista pubblicata ieri da “Il Sole 24 Ore”.
Prendiamola con filosofia e limitiamoci a fornire un rapido resoconto delle ulteriori vette delle Alpi
Fandonie raggiunte dal novello Pinocchio in cerca d’autore nel Belpaese di Bengodi.
In premessa, Matteo il cantastorie rassicura tutti coloro che, increduli, si preoccupano di
conoscere dove il Governo intenderà reperire le risorse finanziarie per dar corso alla millantata
rivoluzione copernicana del Fisco:
“Per la prima volta abbiamo ottenuto la possibilità di uno spazio della flessibilità del Patto di
Stabilità e Crescita di circa l'1%. Cercheremo di usare parte di quello”.
Il Patto di Stabilità e Crescita (PSC) è un insieme di regole volte a garantire che i Paesi dell’UE
perseguano una gestione corretta delle finanze pubbliche e coordinino le loro politiche di bilancio.
Alcune norme mirano a evitare che le politiche di bilancio vadano in direzioni potenzialmente
problematiche, mentre altre servono a correggere disavanzi di bilancio o livelli del debito pubblico
eccessivi. Il 13 gennaio del 2015, la Commissione ha emanato dei nuovi orientamenti sull’uso della
flessibilità nell’ambito del Patto, onde agevolare le riforme strutturali e gli investimenti che sono
indispensabili per stimolare la crescita e creare nuovi posti di lavoro in Europa, concedendo dei
margini anche a quei Paesi come l’Italia che non risultano essere tutt’ora all’interno dei parametri
PIL/Debito Pubblico originariamente fissati nel Patto. Detto in altri termini, la flessibilità serve a
non rendere così rigidi questi parametri, come – almeno in teoria – prevedevano le regole del
Patto prima del corrente 2015.
Personalmente, non penseremo ci sia un granché da vantarsi nel riconoscere di avere bisogno
della “flessibilità” (ossia, di una sorta di elemosina europea) per riuscire a intraprendere una
qualunque riforma interna. Ma Matteone, addirittura, si vanta di avere ottenuto un qualcosa “per
la prima volta” (certo, si tratta di una norma del 2015; prima, sarebbe stato alquanto improbabile),
lasciando oltre tutto intendere che questo “qualcosa” sia dipeso dai brillanti risultati ottenuti dal
suo Governo: “grazie al lavoro di tutti a partire da Padoan”.
2. Ciò detto, siccome quello che interessa è il risultato finale, passino pure le acclarate balle, purché
si faccia la fantomatica riforma atta a ridurre le tasse (questa, sì, sarebbe davvero la prima volta ed
ecco perché, scusateci, ma continuiamo a essere fortemente scettici).
“Io le tasse le ho abbassate sul serio”, prosegue Renzi, “mi riferisco innanzitutto agli 80 euro. Chi
guadagna meno di 1.500 euro al mese se n'è accorto eccome”.
E qui concordiamo; se ne è accorto eccome in fase di conguaglio annuale: considerato che la legge
impone dei limiti minimi e massimi e degli obblighi di erogazione mensile, senza tener conto che
assai di frequente gli stipendi variano (e non di poco) da un mese all’altro, molti lavoratori si sono
visti decurtare, improvvisamente e tutte insieme, le svariate rate da 80 euro prima incassate
mensilmente. In pratica, in numerosissimi casi, la tredicesima del 2014 è stata completamente
assorbita dal conguaglio annuale. Immaginiamo che bel Natale abbiano trascorso grazie al “Pacco-
Renzi”.
Il problema è che, tanto per cambiare, la legge partorita è un vero e proprio aborto. Pertanto, le
conseguenze non possono che essere particolarmente dolorose per tutti. Ma, data la
“formazione” tributaria del nostro menestrello, sentirlo disquisire su argomenti indigeribili anche
per i c.d. addetti ai lavori, appare tanto azzardato quanto ridicolo.
“Abolire la tassa sulla prima casa significa mettere fine a un tormentone decennale. Lo aveva
proposto Berlusconi? Certo. Che male c'è? Questo approccio per cui se una cosa l'ha proposta
Berlusconi allora è sbagliata è figlio di una visione ideologica.”
No, purtroppo, sulla base di incontrovertibili dati empirici, non è tanto questione di ideologia,
quanto di dimostrata fanfaronata da propaganda elettorale: come la famigerata creazione di un
milione di posti di lavoro, il contratto sottoscritto con gli Italiani e via discorrendo. In tale modus
operandi, l’equazione [Berlusconi = Renzi], o quanto meno la proporzione [Berlusconi : 1.000.000
di posti di lavoro = Renzi : abbassamento tasse], dimostrano avere piena valenza matematica. E’ in
questo che c’è male; e tanto; non tiriamo in ballo pure l’ideologia; il Paese ha bisogno di fatti
concreti, non di mediocri cabarettisti da avanspettacolo.
La ciliegina sulla torta arriva con l’abituale presa per i fondelli del profanum vulgus:
“Cresciamo all'incirca come Francia e Germania: poco, ma finalmente come loro”.
Senonché lo 0,5% di 1.000 non è esattamente come lo 0,5% di 10. Anche questa è matematica,
evidentemente, un’altra materia particolarmente ostica per il premier. Se la nostra economia
fosse al livello in cui è quella della Germania, e crescesse dello 0,5%, saremmo tutti entusiasti,
considerata la situazione generale mondiale. Il problema è che noi siamo quasi a zero: crescere
dello 0,5% da tale livello, in gergo economico, significa essere in un periodo di stagnazione. Ma già,
pure questi argomenti potrebbero essere compresi solo da chi ha una minima infarinatura di
economia.
Dunque, riepilogando, dall’intervista emerge palesemente che Renzi non capisce praticamente
nulla di fisco, di matematica e di economia. La domanda sorge allora spontanea: di cosa capisce?
3. Proviamo ad azzardare: a nostro avviso sarebbe il migliore, per esempio, nell’andare in giro di
piazza in piazza, portando un carretto pieno di medicinali miracolosi da vendere al popolino; una
sorta di prodigiosa panacea che cura tutti i mali: dall’alluce valgo all’emorroidi. Una figura le cui
gesta restano ancora vivide nell’immaginario collettivo nonostante gli anni trascorsi.
Certo, a quei tempi, nessuno avrebbe mai potuto nemmeno lontanamente ipotizzare a quali
illustre e onorifiche cariche governative avrebbero potuto condurre certe mostruose competenze:
il mostro di Fi-Renzi