1. Il caso Apple/Irlanda e la strana equazione: imposizione fiscale ridotta = illeciti aiuti di Stato
Secondo quanto riportato dal Financial Times, a seguito di un'indagine partita circa due anni fa, la
Commissione dell'UE potrebbe infliggere una multa record di diversi miliardi di dollari alla Apple,
per aver usufruito di illegittimi aiuti di Stato, rappresentati dal naturale assoggettamento dei
redditi prodotti in Irlanda alla locale imposizione fiscale, particolarmente favorevole. Prendiamo
spunto dalla notizia per alcune brevi riflessioni.
La normativa afferente gli aiuti di Stato fissa dei limiti massimi temporali entro i quali le imprese
possono approfittare delle varie agevolazioni contributive esistenti negli Stati membri.
Allorquando detti massimali risultino superati, si configura l’illecito. La ratio della norma è,
evidentemente, quella di evitare potenziali discriminazioni tra soggetti che ricevono di più e altri
che ottengono di meno, così creando – tra l’altro – una situazione di concorrenza sleale all’interno
del mercato unico europeo.
Posto che si tratta di “agevolazioni” finanziarie e contributive da intendersi in senso lato, appare
palese come anche una diminuzione soggettiva di imposizione fiscale (esempio: l’impresa
irlandese X è soggetta all’aliquota del 27%, mentre l’impresa irlandese Y versa le imposte sul
reddito in funzione di un’aliquota pari al 5%), possa configurare un illegittimo ottenimento di aiuti
di Stato e debba essere perseguito dall’UE.
Nel caso della Apple, peraltro, siamo di fronte a una multinazionale che, avendo insediato (in
misura fissa e non temporale) una sede/stabile organizzazione in Irlanda che effettivamente svolge
attività principale, viene ordinariamente assoggettata, per i redditi ivi prodotti, alla vigente
tassazione di quello stesso Paese. Francamente, non si intravvede alcun tipo di discriminazione in
questo comportamento (di regola, proprio di tutte le multinazionali – basta ricordare, per citare
quello più recente a noi maggiormente noto, il caso della nuova FCA di Marchionne). Qualunque
società che stabilisca una sede/stabile organizzazione in Irlanda (ovviamente, purché dotata di
tutti i caratteri legislativamente prescritti), sarà assoggettata alla medesima imposizione fiscale.
Se, viceversa, ci trovassimo di fronte a un’ipotesi “stile” Svizzera (con il contribuente che, spesso e
volentieri, contratta liberamente con l’Erario l’aliquota o il monte imposte da versare
annualmente), allora il problema di un illegittimo aiuto di Stato sarebbe senz’altro configurabile.
Gli organi di stampa parlano di un indebito spostamento di materia imponibile da parte delle altre
varie sedi della Apple a favore di quella localizzata in Irlanda. Non abbiamo elementi al riguardo
per poter esprimere una qualsivoglia opinione; ma, francamente, l’obiezione non ci pare
conferente. Se così è stato, è giusto che la Apple venga sanzionata (ci mancherebbe!); ovviamente,
però, dagli organismi preposti in tale settore e per motivazioni di carattere tributario. Che
c’entrano gli illeciti aiuti di Stato?
Da un punto di vista etico, il comportamento del colosso americano è riprovevole e meritevole di
censura (comportamento, peraltro, non dissimile da quello quotidianamente messo in atto da ogni
multinazionale, il cui unico scopo è la massimizzazione del profitto). Ma qui, il thema decidendum
è di altro tipo.
2. Quello che preoccupa non è certo la multa ad Apple, quanto piuttosto il precedente che si viene a
creare: come detto, tutte le multinazionali hanno comportamenti non dissimili; se si stabilisce (con
una bizzarra equazione del tipo: imposizione fiscale ridotta = illeciti aiuti di Stato) che trattasi di
una violazione della normativa in questione, si sta di fatto bandendo dal nostro mercato – già così
tanto asfittico – dei soggetti imprenditoriali capaci di creare un notevole volano economico. Il che
ci pare anacronistico, fuori luogo e contrario ai nostri stessi interessi europei.
Determinate legislazioni sono create per attirare gli investitori stranieri, non per farl i scappare.
Semmai, ciò di cui ci si dovrebbe preoccupare sono le modalità ferree da imporre, onde assicurare
che, a fronte di un innegabile minore imposizione fiscale, si ottenga un effettivo e concreto
aumento del lavoro e della ricchezza economica all’interno dell’Unione Europea. Considerato che
pensare a un’unica imposta internazionale (Ved. Tobin Tax) è pura utopia.
Ma questa è solo un’opinione personale…